Il sostegno fornito dal governo federale a Wirecard per entrare in Cina e i contatti fra l'azienda bavarese e i lobbisti vicini ai servizi segreti mettono sotto pressione gli ambienti governativi di Berlino. Che cosa sapevano al Ministero delle finanze e alla Cancelleria di Berlino sulla reale situazione dell'azienda? Il sempre ben informato German Foreign Policy ricostruisce la vicenda Wirecard e le responsabilità degli ambienti politici di Berlino.
Colloqui con il Segretario di Stato
Dopo lo scoppio del "caso Wirecard" il Ministero delle finanze tedesco è finito al centro del dibattito pubblico. Il ministero infatti, è responsabile per il controllo sull'Autorità federale di vigilanza finanziaria (BaFin), la quale a inizio 2019 dopo una dettagliata inchiesta del Financial Times sulle irregolarità di Wirecard, aveva reagito aiutando addirittura l'azienda bavarese con il divieto di praticare la "vendita allo scoperto" sul titolo azionario e presentando al contempo una denuncia contro il giornalista investigativo autore dell'inchiesta e inoltre sottoponendo l'azienda ad un semplice controllo da parte della Deutsche Prüfstelle für Rechnungslegung (DPR), che prevedibilmente non avrebbe portato ad alcun risultato [1]. Il Consiglio di Amministrazione del BaFin è guidato da Jörg Kukies, Segretario di Stato presso il Ministero delle Finanze. Come recentemente confermato da Kukies ai presidenti della Commissione Finanze del Bundestag, è da inizio 2019 che egli tiene aggiornato il Ministro delle finanze Olaf Scholz sugli sviluppi del caso Wirecard. Ha inoltre avuto almeno due colloqui con il CEO di Wirecard Markus Braun, uno il 4 settembre, e uno il 5 o il 15 novembre 2019. Il ministero ha mantenuto segreto il contenuto dei colloqui; si dice anche che dopo la riunione di novembre non sia stato redatto alcun verbale [2]. Questa circostanza è ancora piu' controversa in quanto il BaFin, sotto il suo Presidente del Consiglio di Amministrazione, Kukies, anche solo per motivi formali, avrebbe dovuto continuare a tenere Wirecard sotto osservazione.
L'ingresso nel mercato cinese
Quel 5 novembre 2019 Wirecard registrava un successo strategicamente importante: il suo ingresso nel mercato cinese. Come annunciato dall'azienda bavarese, infatti, proprio quel giorno, era stato raggiunto un accordo per l'acquisizione dell'elaboratore di pagamenti cinese AllScore Payment Services, inizialmente all'80%; il restante 20% sarebbe stato acquisito due anni dopo. L'acquisizione completa è stata possibile solo dopo che Pechino, durante una visita del ministro delle Finanze Scholz nel gennaio del 2019, ha confermato che nell'ambito dell'iniziativa per il "Dialogo finanziario tedesco-cinese" avrebbe accolto le aziende tedesche "nel mercato cinese dei servizi di pagamento" - un passo verso una ulteriore apertura della Cina agli investimenti stranieri, come ripetutamente richiesto non solo dal governo tedesco. [3] È ancora più degno di nota il fatto che la parte tedesca abbia iniziato ad approfondire la collaborazione economica tramite una società le cui attività sono oggi considerate uno dei più gravi casi di truffa nella storia dell'economia tedesca e che, inoltre, ha rilevato proprio una società cinese già presa di mira dalle autorità cinesi a causa di numerose transazioni illegali, in particolare a causa della gestione dei pagamenti relativi al gioco d'azzardo, proibito in Cina. La AllScore Payment Services, come conseguenza, in aprile è stata condannata a pagare la più grande multa mai comminata fino ad oggi nel settore, pari a 9,3 milioni di dollari USA [4].
Accompagnato dalla Cancelleria
Sul lato tedesco, l'accordo era stato concretamente preparato non solo dal Ministero delle Finanze, ma anche dall'Ufficio della Cancelleria di Berlino (Kanzleramt) - su iniziativa di un ex ministro federale, ora attivo come lobbista: Karl-Theodor zu Guttenberg, il quale era già stato nel 2009 ministro federale dell'Economia, e dal 2009 al 2011 aveva poi rivestito il ruolo di ministro federale della Difesa, e che attualmente è a capo della società di consulenza Spitzberg Partners a New York, da lui fondata. Secondo quanto riportato dalla stampa, il collega di Guttenberg alla "Spitzberg Partners", Urs Gatzke, dal 2004 al 2013 responsabile per l'ufficio di Washington della Hanns-Seidel-Foundation (CSU), aveva chiesto per telefono e per e-mail al Ministero delle Finanze di informare gli uffici governativi responsabili di Pechino, dell'interesse di Wirecard ad entrare sul mercato cinese. La richiesta, si dice, era stata accolta nel giugno 2019 dal segretario di Stato Wolfgang Schmidt, il "più stretto confidente" di Scholz. [5] Il 3 settembre 2019, subito prima di un viaggio della Cancelliera tedesca nella Repubblica Popolare, Guttenberg ne aveva parlato personalmente con Angela Merkel. Successivamente, aveva informato via e-mail il più vicino consulente economico di Merkel, Lars-Hendrik Röller, in merito al previsto ingresso di Wirecard nel mercato cinese, chiedendo di avere delle "misure di accompagnamento" [6]. Nel frattempo, il governo federale ha ammesso: "la Cancelliera ha sollevato la questione dell'acquisizione di AllScore da parte di Wirecard durante il suo viaggio in Cina". L'8 settembre, dopo il ritorno della Cancelliera, Röller aveva scritto in una e-mail a Guttenberg, secondo quanto riferito da un portavoce del governo, che "l'argomento" era stato "sollevato durante la visita in Cina"; sarebbero state prese inoltre "ulteriori misure di accompagnamento" [7].
Evidentemente informata
La Cancelleria era evidentemente consapevole delle gravi accuse mosse nei confronti di Wirecard, accuse che avevano già portato a indagini da parte di una procura, non in Germania, ma a Singapore; e Singapore è uno dei Paesi in cui Wirecard aveva liberamente scelto di far parcheggiare i saldi miliardari a credito, saldi completamente inventati. Il 13 agosto la Cancelleria aveva anche ricevuto una richiesta dal suo ex funzionario Klaus-Dieter Fritsche, nella quale egli - come Guttenberg, attivo come lobbista di Wirecard - chiedeva un appuntamento per poter discutere dell'azienda di Aschheim. La Cancelleria aveva quindi richiesto informazioni più dettagliate su Wirecard al Ministero delle Finanze, informazioni ricevute via e-mail poi il 23 agosto [8]. In questa e-mail, il Ministero delle Finanze faceva anche riferimento alle "accuse già pubblicamente note nei confronti della società", conferma un portavoce del governo. Nei documenti ricevuti dalla Cancelleria in allegato all'e-mail del 23 agosto si parlava, tra l'altro, di "accuse di riciclaggio di denaro sporco e di manipolazione di mercato" - che tuttavia non sono state un ostacolo per Röller e Merkel nell'aprire la strada a Wirecard per poter entrare in Cina.
Contatti dei servizi segreti
Ci sono molte domande ancora aperte sul ruolo svolto da Fritsche nella vicenda. Dal 1996 al 2005, infatti, è stato vicepresidente dell'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bundesamts für Verfassungsschutz, BfV), prima di diventare a fine 2005 coordinatore dei servizi segreti alla Cancelleria; a fine 2009 è passato poi al Ministero dell'interno come segretario di Stato, prima di tornare alla Cancelleria a inizio 2014 - ora come commissario per i servizi segreti federali. Ha ricoperto questa carica fino al suo pensionamento nel marzo 2018. Si dice anche che Jan Marsalek, la presunta mente dietro la frode di Wirecard, abbia avuto contatti intensi con i servizi segreti. A tal proposito, Stephan Thomae, vicepresidente del gruppo parlamentare della FDP al Bundestag e membro della Commissione parlamentare di controllo (PKG), responsabile per i servizi segreti, chiede che "in questo contesto" si "discuta" anche del "ruolo" avuto da Fritz nella vicenda. [9] Thomae chiede a tal fine una seduta speciale della PKG.
FPÖ e la difesa della costituzione
Si sa che Fritsche a inizio 2019 era stato ingaggiato dal Ministero degli Interni austriaco sotto la guida dell'allora ministro Herbert Kickl (FPÖ) come consulente per portare avanti "lo sviluppo" dell'Ufficio austriaco per la difesa della Costituzione [10]. Marsalek contemporaneamente, stando a quanto riferito, non solo conosceva l'ex leader del partito Heinz-Christian Strache, ma aveva anche incontrato più volte il suo allora intimo Johann Gudenus, e aveva stretti contatti con la FPÖ. Durante il mandato di Kickls al Ministero degli Interni austriaco, Marsalek aveva anche promosso un progetto; le ricerche della stampa lo identificano come uomo di collegamento che intercettava informazioni dall'Ufficio austriaco per la tutela della Costituzione e le passava alla FPÖ.[11] Non è stato ancora chiarito, tuttavia, se Marsalek abbia avuto contatti anche con Fritsche.
[2] Tim Bartz, Anne Seith, Gerald Traufetter: Finanzministerium sprach mit Wirecard-Chef über brisante Sonderprüfung. spiegel.de 15.07.2020.
[3] Joint Statement of the 2nd China-Germany High Level Financial Dialogue. Beijing, 18.01.2019.
[4] Zhang Yuzhe, Guo Yingzhe: Central Bank Imposes Another Record Penalty on Payment Provider. caixinglobal.com 08.05.2020.
[5] Der Mann, der vieles wusste. spiegel.de 24.07.2020.
[6] Eckart Lohse: In die Offensive. Frankfurter Allgemeine Zeitung 23.07.2020.
[7] Sven Becker, Rafael Buschmann, Nicola Naber, Gerald Traufetter, Christoph Winterbach, Michael Wulzinger: Kanzleramt setzte sich für Wirecard ein. spiegel.de 17.07.2020.
[8] Eckart Lohse: In die Offensive. Frankfurter Allgemeine Zeitung 23.07.2020.
[9] FDP beantragt Sondersitzung des Geheimdienstausschusses. spiegel.de 24.07.2020.
[10] Stefan Buchen: Rechtsabbieger: Der neue Job von Merkels Geheimdienstmann. daserste.ndr.de 07.03.2019.
[11] Anna Thalhammer: Flüchtiger Wirecard-Manager war geheimer FPÖ-Informant. diepresse.com 09.07.2020.
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