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mercoledì 9 agosto 2023

L'ombra di Jan Marsalek, l'uomo dei servizi segreti: tutti lo cercano ma in realtà nessuno vuole rivederlo in Germania

CHE FINE HA FATTO JAN MARSALEK? SONO ORMAI 3 ANNI CHE L'EX NUMERO 2 DI WIRECARD HA FATTO PERDERE LE TRACCE. UNA FUGA ANCORA OGGI AVVOLTA NEL MISTERO, PERCHE' SENZA L'AIUTO DEI SERVIZI SEGRETI AUSTRIACI E TEDESCHI PROBABILMENTE NON CE L'AVREBBE FATTA. NE SCRIVE L'OTTIMO FABIO DE MASI SULLA BERLINER ZEITUNG

Poco piu' di tre anni fa, la società tedesca di servizi di pagamento, Wirecard AG, è stata rivelata per quello che era: un ampio sistema di riciclaggio di denaro e un sistema di frode. Il dirigente di Wirecard, Jan Marsalek, circondato dai servizi segreti, è scomparso e sembra che le autorità tedesche non abbiano alcun interesse ad ottenere un'estradizione, secondo l'editorialista Fabio De Masi. Quest'ultimo è stato il primo membro del Bundestag a criticare Wirecard ancora prima dell'insolvenza.

Marsalek è sulla lista dei ricercati da parte dell'Interpol ed è stato presentato nel programma "Aktenzeichen XY... Ungelöst" su ZDF nel giugno del 2020, quando Wirecard è andata in insolvenza. Le forze politiche e quelle di sicurezza sembrano voler simulare la ricerca frenetica di un uomo che non vogliono riportare in Germania: Jan Marsalek, ex Chief Operating Officer e responsabile per l'Asia di Wirecard AG, che ha lasciato indisturbato la Germania tre anni fa, il 19 giugno 2020.

Jan Marsalek ha una storia affascinante. Sebbene sia il nipote di Hans Marsalek, un combattente antifascista sopravvissuto ai campi di concentramento e diventato poliziotto in Austria, Jan ha abbandonato la scuola, imparato la programmazione ed è diventato poi membro del consiglio di amministrazione di un'azienda che in futuro sarebbe arrivata sul DAX. Si è circondato di servizi segreti dell'est e dell'ovest.

È convinzione sempre più radicata che Jan Marsalek fosse collegato alle agenzie di intelligence, inclusi i nostri servizi di sicurezza. Ha gestito progetti di pagamento per stati rivali dell'Occidente come la Russia e per paesi di rilevanza strategica come l'Arabia Saudita. La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha persino fatto pressione personalmente per Wirecard presso il presidente cinese Xi Jinping, nonostante ci fossero già state in precedenza le critiche dei media.

Le connessioni di Marsalek con la Russia e altre reti non sembrano preoccupare le autorità di sicurezza tedesche. Nonostante le numerose prove, le autorità insistono nel sostenere di non aver mai saputo chi fosse in realtà Marsalek. È probabile che i servizi di intelligence siano coinvolti in questa manovra, avendo avuto contatti con Marsalek tramite intermediari non ufficiali.

Le prove documentate rivelano legami tra Wirecard e i servizi segreti. Ad esempio, il servizio federale di intelligence (BND) utilizzava carte di credito di Wirecard. Inoltre, ex funzionari dei servizi segreti tedeschi e austriaci sono stati coinvolti in consulenze e rapporti con Wirecard.



L'ex coordinatore dell'intelligence tedesca per conto del governo federale, Klaus-Dieter Fritsche (CSU), ha fornito consulenza a Wirecard e all'ex Ufficio austriaco per la difesa della Costituzione (BVT), con l'approvazione della Cancelleria federale, durante lo scandalo BVT relativo all'influenza russa sui servizi segreti austriaci. Due figure chiave in questo scandalo, gli agenti austriaci Martin W. ed Egisto O., erano strettamente legati a Marsalek. Martin W. aveva addirittura un ufficio nella villa di Marsalek, entrambi sono stati poi accusati dai pubblici ministeri di aver aiutato Marsalek a fuggire.

L'ex coordinatore dei servizi segreti tedeschi Bernd Schmidbauer (CDU) ha ripetutamente aiutato pubblicamente entrambi gli agenti. Ha anche cercato Marsalek dopo che questi avrebbe mostrato documenti altamente riservati dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche davanti agli investitori britannici nel 2018, a seguito dell'attacco all'ex agente segreto russo Sergei Skripal. Il documento avrebbe negato un legame russo con l'attacco e avrebbe contenuto la formula dell'agente nervino Novichok. Ciò ha presumibilmente spinto i servizi britannici ad agire. Schmidbauer ha anche discusso con Marsalek della riforma dei servizi segreti. Un'area di interesse insolita per un dirigente di una società del DAX e un pensionato. Schmidbauer, infatti, afferma inoltre di aver scambiato idee con un "ex allievo" dei servizi di sicurezza e che avrebbe voluto affrontare più spesso missioni delicate.

Marsalek era anche interessato allo spionaggio informatico e alle tecnologie di sorveglianza. Ha partecipato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera a un "Forum sull'innovazione politica" organizzato dal miliardario tedesco della tecnologia Christian Angermayer, a cui hanno partecipato anche Jens Spahn (CDU) e l'ex ambasciatore di Donald Trump, Richard Grenell. Alla conferenza sulla sicurezza bisogna superare un controllo di sicurezza

Marsalek aveva anche un appuntamento con un ex politico e dirigente automobilistico della CDU, il presidente del consiglio di sorveglianza della società di consulenza Agora Strategy, fondata dall'ex presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, l'ex segretario di Stato e diplomatico Wolfgang Ischinger. Questo perché Marsalek cercava nuovi business per l'elaborazione dei pagamenti in Arabia Saudita dopo l'omicidio del membro dell'opposizione saudita Jamal Kashoggi e aveva bisogno di contatti, ad esempio con i principi sauditi. 

Tramite Agora Strategy, le aziende produttrici di armi e le dittature venivano messe in contatto con i sistemi per il trasferimento di denaro nell'ambito della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ad esempio, come riportato da Der Spiegel. In questo modo sipotevano concludere accordi con discrezione. In seguito, Der Spiegel ha anche riferito che l'azienda bavarese di armi Hensoldt AG riforniva i servizi segreti sauditi, nonostante gli embarghi sulle armi e la partecipazione del governo tedesco nell'azienda di armi. Marsalek sarebbe stato interessato a creare un'infrastruttura di pagamento per la futuristica megalopoli Neom, che la famiglia reale saudita vorrebbe costruire nel deserto con i suoi petrodollari. Le autorità di sicurezza tedesche non avrebbero avuto nulla in contrario nel tenere un piede nella porta dell'Arabia Saudita attraverso Marsalek, nonostante l'embargo, e ad acquisire informazioni sui flussi finanziari. Dopo l'inizio della guerra in Ucraina, il governo tedesco ha cercato un riavvicinamento con il regime. Scholz ha recentemente visitato l'Arabia Saudita. Con lui, sull'aereo del governo, c'era un'azienda che si occupa di tecnologie di pagamento e che voleva creare una cosiddetta carta per rifugiati con Wirecard.



L'ex manager di Wirecard Burkard Ley, che a tutt'oggi non è stato perseguito nonostante fosse una figura centrale nello schema di frode di Wirecard, ha a sua volta aiutato l'ex coordinatore dei servizi segreti Fritsche per consentire a un investitore francese di entrare nel capitale del produttore di armi tedesco Heckler & Koch. Ciò ha richiesto la creazione di una complicata struttura di società di comodo, poiché l'azienda faceva parte delle infrastrutture critiche e l'approvazione era soggetta all'approvazione del governo tedesco.... Il governo federale ha dato il via libera all'affare.

In un'altra iniziativa, Marsalek avrebbe sviluppato dei piani per formare una milizia di difesa dei rifugiati in Libia in collaborazione con le truppe mercenarie russe della Wagner, in stretta collaborazione con funzionari conservatori di alto livello dei ministeri della Difesa e dell'Interno austriaco. Questo piano è emerso in un momento in cui l'intervento militare occidentale aveva gettato il paese nel caos e il dibattito sulla crisi dei rifugiati infervorava, facendo arrivare al potere in Austria Sebastian Kurz (ÖVP). Marsalek e il vicecancelliere austriaco dell'ÖVP stavano seguendo un progetto relativo a una carta digitale per i rifugiati, inclusa successivamente nell'accordo di coalizione bavarese. Marsalek è stato direttamente coinvolto in queste consultazioni, il che solleva ulteriori interrogativi sulla portata del suo coinvolgimento. E ci sono molti altri dettagli da esplorare.

Il ruolo del gioco d'azzardo online

Wirecard nasce dalla fusione tra EBS e Wire Card, crescendo inizialmente attraverso la gestione dei pagamenti per il gioco d'azzardo online e il settore del porno nei primi anni del nuovo millennio. In quel periodo, i pagamenti su Internet stavano appena iniziando a svilupparsi. Il panorama online era ancora inesplorato, caratterizzato da velocità ridotte e dipendenza dalla connessione telefonica. Era un'epoca senza Amazon e smartphone.

Tuttavia, questa era anche un'era di avventura e sfide, simile al Far West. Wirecard all'epoca conduceva pratiche ingannevoli indirizzando gli utenti verso numeri a pagamento 0190 durante la visualizzazione di contenuti per adulti attraverso dialer nascosti, senza il consenso degli utenti. Questo percorso ridefinito "superstrada dei dati" spesso portava a bollette telefoniche esagerate, causate da adolescenti curiosi o da coniugi imbarazzati, almeno fino a quando gli esperti di difesa dei consumatori non sono intervenuti. Inoltre, la gestione dei pagamenti è stata associata a rischi legali significativi, dato che si sospettava che venissero elaborati pagamenti per contenuti legati all'abuso minorile.

Verso la fine del mandato di George W. Bush negli Stati Uniti, il gioco d'azzardo online è stato oggetto di pesanti sanzioni tramite l'"Unlawful Internet Gambling Online Act". Questo settore, infatti, veniva visto come un possibile magnete per il riciclaggio di denaro da parte della criminalità organizzata e per il finanziamento del terrorismo, poiché i ricavi potevano essere facilmente manipolati. Inoltre, i servizi segreti erano interessati a monitorare flussi finanziari sospetti e a coinvolgere personaggi discutibili in questo ambito.

Fabio De Masi, ex deputato della Linke al Bundestag


Un esempio di tale coinvolgimento è rappresentato da Hans-Georg Maaßen, ex capo dell'ufficio tedesco per la difesa della Costituzione, e August Hanning, ex capo del BND, entrambi coinvolti con il gruppo aziendale svizzero Pluteos AG e la sua controllata System 360 Deutschland, come riportato da Hans-Martin Tillack su Stern. Pluteos si autodefinisce come una "agenzia di intelligence privata", mentre System 360 offre "consulenza aziendale nel campo delle azioni legate al crimine economico". Si è sollevata l'ipotesi che Pluteos AG fosse collegata al fondatore della catena di scommesse sportive Tipico, il cui franchising è stato oggetto di indagini per riciclaggio di denaro legato alla criminalità organizzata. Hanning è stato anche membro del consiglio di sorveglianza di una banca lettone insieme all'ex capo della NATO Anders Fogh Rasmussen, inizialmente di proprietà di un magnate russo. Un informatore avrebbe segnalato reti criminali all'interno di questa banca alle autorità di polizia lettone, portando all'intervento della Banca Centrale Europea (BCE) e dell'ente di vigilanza bancaria lettone, con conseguente divieto delle operazioni bancarie. A Hanning è stata minacciata la confisca di proprietà immobiliari, quote societarie e parte della sua pensione. Hanning ha quindi trasferito quote aziendali alla famiglia e ceduto parte dei beni immobili alla moglie, secondo quanto riportato dal giornale Welt.

Wirecard sotto pressione

La società britannica di pagamento Neteller si è trovata in difficoltà, rischiando pesanti condanne a causa delle leggi sempre più stringenti sulla gestione dei pagamenti per il gioco d'azzardo online negli Stati Uniti. Questa pressione ha portato l'azienda a ritirarsi dal mercato americano. Inoltre, l'aumento dei contenuti per adulti gratuiti online ha ulteriormente inciso sul modello di business di Wirecard, dato che gli Stati Uniti rappresentavano un mercato chiave per l'azienda. Nonostante ciò, il consiglio di amministrazione sembrava esitante a intraprendere azioni negli Stati Uniti, forse temendo possibili conseguenze legali.

Da quel momento in poi, Wirecard ha cercato di ridefinirsi come un'azienda che, partendo da una posizione marginale nella new economy, si è affermata come un vero e proprio miracolo tecnologico, attraverso una trasformazione radicale. I ricavi e i profitti hanno mostrato una crescita costante anno dopo anno, quasi in maniera impeccabile. Tuttavia, nel 2015, gli Stati Uniti hanno sollevato una richiesta di assistenza giudiziaria riguardante la controllata di Wirecard, Click2Pay, che gestiva pagamenti per il poker online negli Stati Uniti. La Procura di Monaco ha condotto perquisizioni in relazione a questa indagine, e Jan Marsalek è stato coinvolto come indagato.

Quando in seguito è arrivato Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, Jan Marsalek ha cercato il supporto di un ex funzionario della CIA con collegamenti con Trump. Questi sforzi hanno portato a una sospensione delle indagini su Wirecard in seguito a intensi negoziati con le autorità statunitensi. Wirecard in seguito ha ottenuto il contratto per il settore delle carte prepagate di CitiGo negli Stati Uniti, consentendo ricariche di denaro per somme importanti. Le carte prepagate erano considerate strumenti chiave per la criminalità organizzata, in quanto davano la possibilità di occultare flussi di denaro illeciti. La comunicazione con l'ex funzionario della CIA suggerisce un possibile accordo con le autorità statunitensi: Wirecard avrebbe potuto operare senza restrizioni, mentre le autorità avrebbero avuto accesso a informazioni sui flussi finanziari di criminali e terroristi.

Poco dopo due ex governatori della CDU, Ole von Beust e Peter Harry Carstensen, hanno sostenuto attivamente Wirecard e la liberalizzazione del gioco d'azzardo online in Germania. Questo impegno è culminato con la liberalizzazione stessa, che avrebbe dovuto consentire a Wirecard di diventare il principale operatore nei servizi di pagamento nel settore. Questi sforzi hanno coinvolto incontri con il primo ministro dell'Assia, Volker Bouffier, e il commissario europeo Guenther Oettinger, quest'ultimo noto anche per la sua relazione con un presunto membro chiave della mafia italiana. La collaborazione tra CDU e Verdi ha contribuito alla spinta verso la liberalizzazione del gioco d'azzardo online.

Marsalek e la Procura

La Procura di Monaco e il coinvolgimento di Jan Marsalek meritano un'attenzione particolare. La Procura ha adottato un divieto di vendita allo scoperto per le azioni di Wirecard AG, nell'intento di prevenire potenziali manipolazioni di mercato da parte di speculatori anglosassoni. Questa decisione rappresentava un precedente, dato che era la prima volta che un divieto di vendita allo scoperto veniva applicato per una singola azienda nella storia della Repubblica Federale. Il divieto si basava su una narrativa insolita, secondo la quale l'agenzia di stampa Bloomberg avrebbe cercato di ottenere sei milioni di euro da Wirecard minacciando di pubblicare notizie negative attraverso il Financial Times. Il testimone chiave di questa storia era un trafficante di droga britannico. Questa versione dei fatti è stata presentata da Jan Marsalek, già coinvolto nelle indagini giudiziarie statunitensi. Contestualmente, l'autorità di vigilanza ha presentato una denuncia penale presso la Procura di Monaco contro il giornalista del Financial Times Dan McCrum, che aveva rivelato in anticipo le irregolarità di Wirecard a Singapore. A McCrum è stato attribuito il ruolo di complice con i venditori allo scoperto. Le indagini sono state concluse solo nel 2020, quando il presidente uscente dell'autorità di vigilanza, Felix Hufeld, aveva difeso queste accuse durante un summit economico della Süddeutsche Zeitung, suscitando uno scandalo.

All'inizio del 2020, venne effettuata una perquisizione nell'appartamento di Jan Marsalek. Tuttavia, a causa di una presunta carenza di forze di polizia, non furono in grado di sequestrare tutte le prove cruciali. Il 16 giugno 2020, l'autorità di vigilanza ha informato la Procura che i presunti estratti conto bancari che attestavano l'esistenza di 1,9 miliardi di euro di fondi in conti fiduciari nelle Filippine erano falsi. Questo è accaduto dopo che gli ispettori speciali di KPMG avevano sollevato dubbi sull'esistenza di tali fondi, i quali rappresentavano un terzo del totale del bilancio della società quotata in DAX.

Questo aspetto era sotto la diretta responsabilità del Chief Operating Officer e del responsabile per l'Asia Jan Marsalek. La Procura tuttavia ha lasciato che Jan Marsalek lasciasse il paese senza ostacoli, supportato da un ex agente austriaco del BVT e da un membro del partito FPÖ. La Procura ha persino aspettato prima di emettere un mandato di arresto internazionale, almeno fino a quando Marsalek non si è recato a Monaco per un appuntamento con il suo avvocato, il quale aveva dichiarato che Marsalek intendeva "seguire" i soldi nelle Filippine.

Alla mia domanda sul perché la Procura non abbia convocato Marsalek immediatamente dopo l'informazione da parte della BaFin sull'inesistenza dei fondi fiduciari (dopo aver già effettuato una perquisizione), la procuratrice ha risposto davanti alla commissione d'inchiesta del Bundestag tedesco che ciò non avrebbe avuto senso, poiché la consegna della posta a Monaco era così lenta e Marsalek sarebbe comunque già fuggito.

È importante notare che la procuratrice non poteva conoscere in anticipo l'intenzione di Marsalek di fuggire tre giorni dopo, quindi la sua spiegazione non ha senso. Questo perché non giustifica l'omissione di convocare o arrestare Marsalek sulla base di questa spiegazione. In effetti, pochi giorni dopo, è stato emesso un mandato di ricerca attraverso l'Interpol. Ma in maniera alquanto sorprendente, la registrazione audio dell'insolita testimonianza del procuratore davanti al Bundestag tedesco sembra non funzionare a causa di un errore tecnico. Tuttavia, l'inattività della Procura rappresenta solo una delle tante "coincidenze" o "strane coincidenze" che hanno permesso di archiviare le indagini sui complici della fuga di Marsalek nell'ambito dei servizi austriaci. E questo è avvenuto perché al momento della partenza di Marsalek dall'Austria non era ancora stato emesso alcun mandato di arresto.

Nel frattempo, Henry O'Sullivan, braccio destro di Marsalek, viene arrestato a Singapore. Fino a oggi, la Procura di Monaco, stando alle autorità di Singapore, non ha avanzato alcuna richiesta di assistenza giudiziaria per interrogare O'Sullivan. Anche contro gli altri indagati, come l'ex partner d'affari di Marsalek nel fondo di investimento privato IMS Capital, l'ex manager di Tui Aleksandr Vucak o l'ex direttore finanziario Burkhard Ley - che ha effettuato donazioni per la campagna di Christian Lindner e che è stata una figura chiave - fino ad oggi non è stata presentata alcuna accusa, almeno secondo le mie conoscenze. (...)

Lo scandalo Wirecard e la figura di Jan Marsalek possono sembrare un caso criminale complesso. Tuttavia, alla base c'è un concetto molto semplice: l'affermazione secondo la quale le agenzie di sicurezza tedesche non sapevano chi fosse Marsalek deve essere considerata falsa. E se le agenzie di sicurezza hanno mentito davanti alla commissione d'inchiesta del Bundestag, deve esserci una ragione di fondamentale importanza per farlo. Una cosa è certa: sembra che non ci sia alcun interesse a riportare Jan Marsalek in Germania e a farlo testimoniare, in quanto in possesso di molti segreti oscuri.


Leggi i precedenti articoli sullo scandalo Wirecard-->>


martedì 28 luglio 2020

Perché lo scandalo Wirecard potrebbe diventare un affare complicato per il governo di Berlino

Il sostegno fornito dal governo federale a Wirecard per entrare in Cina e i contatti fra l'azienda bavarese e i lobbisti vicini ai servizi segreti mettono sotto pressione gli ambienti governativi di Berlino. Che cosa sapevano al Ministero delle finanze e alla Cancelleria di Berlino sulla reale situazione dell'azienda? Il sempre ben informato German Foreign Policy ricostruisce la vicenda Wirecard e le responsabilità degli ambienti politici di Berlino.

scandalo wirecard


Colloqui con il Segretario di Stato

Dopo lo scoppio del "caso Wirecard" il Ministero delle finanze tedesco è finito al centro del dibattito pubblico. Il ministero infatti, è responsabile per il controllo sull'Autorità federale di vigilanza finanziaria (BaFin), la quale a inizio 2019 dopo una dettagliata inchiesta del Financial Times sulle irregolarità di Wirecard, aveva reagito aiutando addirittura l'azienda bavarese con il divieto di praticare la "vendita allo scoperto" sul titolo azionario e presentando al contempo una denuncia contro il giornalista investigativo autore dell'inchiesta e inoltre sottoponendo l'azienda ad un semplice controllo da parte della Deutsche Prüfstelle für Rechnungslegung (DPR), che prevedibilmente non avrebbe portato ad alcun risultato [1]. Il Consiglio di Amministrazione del BaFin è guidato da Jörg Kukies, Segretario di Stato presso il Ministero delle Finanze. Come recentemente confermato da Kukies ai presidenti della Commissione Finanze del Bundestag, è da inizio 2019 che egli tiene aggiornato il Ministro delle finanze Olaf Scholz sugli sviluppi del caso Wirecard. Ha inoltre avuto almeno due colloqui con il CEO di Wirecard Markus Braun, uno il 4 settembre, e uno il 5 o il 15 novembre 2019. Il ministero ha mantenuto segreto il contenuto dei colloqui; si dice anche che dopo la riunione di novembre non sia stato redatto alcun verbale [2]. Questa circostanza è ancora piu' controversa in quanto il BaFin, sotto il suo Presidente del Consiglio di Amministrazione, Kukies, anche solo per motivi formali, avrebbe dovuto continuare a tenere Wirecard sotto osservazione.

L'ingresso nel mercato cinese

Quel 5 novembre 2019 Wirecard registrava un successo strategicamente importante: il suo ingresso nel mercato cinese. Come annunciato dall'azienda bavarese, infatti, proprio quel giorno, era stato raggiunto un accordo per l'acquisizione dell'elaboratore di pagamenti cinese AllScore Payment Services, inizialmente all'80%; il restante 20% sarebbe stato acquisito due anni dopo. L'acquisizione completa è stata possibile solo dopo che Pechino, durante una visita del ministro delle Finanze Scholz nel gennaio del 2019, ha confermato che nell'ambito dell'iniziativa per il "Dialogo finanziario tedesco-cinese" avrebbe accolto le aziende tedesche "nel mercato cinese dei servizi di pagamento" - un passo verso una ulteriore apertura della Cina agli investimenti stranieri, come ripetutamente richiesto non solo dal governo tedesco. [3] È ancora più degno di nota il fatto che la parte tedesca abbia iniziato ad approfondire la collaborazione economica tramite una società le cui attività sono oggi considerate uno dei più gravi casi di truffa nella storia dell'economia tedesca e che, inoltre, ha rilevato proprio una società cinese già presa di mira dalle autorità cinesi a causa di numerose transazioni illegali, in particolare a causa della gestione dei pagamenti relativi al gioco d'azzardo, proibito in Cina. La AllScore Payment Services, come conseguenza, in aprile è stata condannata a pagare la più grande multa mai comminata fino ad oggi nel settore, pari a 9,3 milioni di dollari USA [4].



Accompagnato dalla Cancelleria

Sul lato tedesco, l'accordo era stato concretamente preparato non solo dal Ministero delle Finanze, ma anche dall'Ufficio della Cancelleria di Berlino (Kanzleramt) - su iniziativa di un ex ministro federale, ora attivo come lobbista: Karl-Theodor zu Guttenberg, il quale era già stato nel 2009 ministro federale dell'Economia, e dal 2009 al 2011 aveva poi rivestito il ruolo di ministro federale della Difesa, e che attualmente è a capo della società di consulenza Spitzberg Partners a New York, da lui fondata. Secondo quanto riportato dalla stampa, il collega di Guttenberg alla "Spitzberg Partners", Urs Gatzke, dal 2004 al 2013 responsabile per l'ufficio di Washington della Hanns-Seidel-Foundation (CSU), aveva chiesto per telefono e per e-mail al Ministero delle Finanze di informare gli uffici governativi responsabili di Pechino, dell'interesse di Wirecard ad entrare sul mercato cinese. La richiesta, si dice, era stata accolta nel giugno 2019 dal segretario di Stato Wolfgang Schmidt, il "più stretto confidente" di Scholz. [5] Il 3 settembre 2019, subito prima di un viaggio della Cancelliera tedesca nella Repubblica Popolare, Guttenberg ne aveva parlato personalmente con Angela Merkel. Successivamente, aveva informato via e-mail il più vicino consulente economico di Merkel, Lars-Hendrik Röller, in merito al previsto ingresso di Wirecard nel mercato cinese, chiedendo di avere delle "misure di accompagnamento" [6]. Nel frattempo, il governo federale ha ammesso: "la Cancelliera ha sollevato la questione dell'acquisizione di AllScore da parte di Wirecard durante il suo viaggio in Cina". L'8 settembre, dopo il ritorno della Cancelliera, Röller aveva scritto in una e-mail a Guttenberg, secondo quanto riferito da un portavoce del governo, che "l'argomento" era stato "sollevato durante la visita in Cina"; sarebbero state prese inoltre "ulteriori misure di accompagnamento" [7].


Evidentemente informata

La Cancelleria era evidentemente consapevole delle gravi accuse mosse nei confronti di Wirecard, accuse che avevano già portato a indagini da parte di una procura, non in Germania, ma a Singapore; e Singapore è uno dei Paesi in cui Wirecard aveva liberamente scelto di far parcheggiare i saldi miliardari a credito, saldi completamente inventati. Il 13 agosto la Cancelleria aveva anche ricevuto una richiesta dal suo ex funzionario Klaus-Dieter Fritsche, nella quale egli - come Guttenberg, attivo come lobbista di Wirecard - chiedeva un appuntamento per poter discutere dell'azienda di Aschheim. La Cancelleria aveva quindi richiesto informazioni più dettagliate su Wirecard al Ministero delle Finanze, informazioni ricevute via e-mail poi il 23 agosto [8]. In questa e-mail, il Ministero delle Finanze faceva anche riferimento alle "accuse già pubblicamente note nei confronti della società", conferma un portavoce del governo. Nei documenti ricevuti dalla Cancelleria in allegato all'e-mail del 23 agosto si parlava, tra l'altro, di "accuse di riciclaggio di denaro sporco e di manipolazione di mercato" - che tuttavia non sono state un ostacolo per Röller e Merkel nell'aprire la strada a Wirecard per poter entrare in Cina.

Jan Marsalek ricercato
Jan Marsalek ricercato



Contatti dei servizi segreti

Ci sono molte domande ancora aperte sul ruolo svolto da Fritsche nella vicenda. Dal 1996 al 2005, infatti, è stato vicepresidente dell'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bundesamts für Verfassungsschutz, BfV), prima di diventare a fine 2005 coordinatore dei servizi segreti alla Cancelleria; a fine 2009 è passato poi al Ministero dell'interno come segretario di Stato, prima di tornare alla Cancelleria a inizio 2014 - ora come commissario per i servizi segreti federali. Ha ricoperto questa carica fino al suo pensionamento nel marzo 2018. Si dice anche che Jan Marsalek, la presunta mente dietro la frode di Wirecard, abbia avuto contatti intensi con i servizi segreti. A tal proposito, Stephan Thomae, vicepresidente del gruppo parlamentare della FDP al Bundestag e membro della Commissione parlamentare di controllo (PKG), responsabile per i servizi segreti, chiede che "in questo contesto" si "discuta" anche del "ruolo" avuto da Fritz nella vicenda. [9] Thomae chiede a tal fine una seduta speciale della PKG.

FPÖ e la difesa della costituzione

Si sa che Fritsche a inizio 2019 era stato ingaggiato dal Ministero degli Interni austriaco sotto la guida dell'allora ministro Herbert Kickl (FPÖ) come consulente per portare avanti "lo sviluppo" dell'Ufficio austriaco per la difesa della Costituzione [10]. Marsalek contemporaneamente, stando a quanto riferito, non solo conosceva l'ex leader del partito Heinz-Christian Strache, ma aveva anche incontrato più volte il suo allora intimo Johann Gudenus, e aveva stretti contatti con la FPÖ. Durante il mandato di Kickls al Ministero degli Interni austriaco, Marsalek aveva anche promosso un progetto; le ricerche della stampa lo identificano come uomo di collegamento che intercettava informazioni dall'Ufficio austriaco per la tutela della Costituzione e le passava alla FPÖ.[11] Non è stato ancora chiarito, tuttavia, se Marsalek abbia avuto contatti anche con Fritsche.



[1] S. dazu Der Fall Wirecard.
[2] Tim Bartz, Anne Seith, Gerald Traufetter: Finanzministerium sprach mit Wirecard-Chef über brisante Sonderprüfung. spiegel.de 15.07.2020.
[3] Joint Statement of the 2nd China-Germany High Level Financial Dialogue. Beijing, 18.01.2019.
[4] Zhang Yuzhe, Guo Yingzhe: Central Bank Imposes Another Record Penalty on Payment Provider. caixinglobal.com 08.05.2020.
[5] Der Mann, der vieles wusste. spiegel.de 24.07.2020.
[6] Eckart Lohse: In die Offensive. Frankfurter Allgemeine Zeitung 23.07.2020.
[7] Sven Becker, Rafael Buschmann, Nicola Naber, Gerald Traufetter, Christoph Winterbach, Michael Wulzinger: Kanzleramt setzte sich für Wirecard ein. spiegel.de 17.07.2020.
[8] Eckart Lohse: In die Offensive. Frankfurter Allgemeine Zeitung 23.07.2020.
[9] FDP beantragt Sondersitzung des Geheimdienstausschusses. spiegel.de 24.07.2020.
[10] Stefan Buchen: Rechtsabbieger: Der neue Job von Merkels Geheimdienstmann. daserste.ndr.de 07.03.2019.
[11] Anna Thalhammer: Flüchtiger Wirecard-Manager war geheimer FPÖ-Informant. diepresse.com 09.07.2020.


domenica 5 luglio 2020

Wirecard - Bilanci falsi già dal 2014

Per la Procura di Monaco i bilanci di Wirecard sarebbero stati falsi già dal 2014 mentre i revisori di Ernst & Young e le autorità di controllo tedesche si sarebbero fatte fregare dall'azienda bavarese per almeno 5 anni. Da chiarire anche il ruolo di Credit Suisse che nel 2019 ha collocato un bond convertibile di Wirecard per quasi un miliardo di euro. Ne scrivono la Süddeutsche Zeitung e Infosperber.ch


Secondo quanto risulta agli investigatori, la frode su larga scala operata da Wirecard, il fornitore di servizi di pagamento ora insolvente, probabilmente era in piedi da molto più a lungo di quanto non si sospettasse. Gli inquirenti, infatti, ipotizzano che già dal 2014 il management del gruppo Internet con sede ad Aschheim, vicino a Monaco di Baviera, gonfiasse artificialmente i ricavi delle vendite e i guadagni con delle entrate fittizie, cioè completamente inventate. E' l'ipotesi formulata dalla  procura di Monaco secondo le informazioni disponibili alla Süddeutsche Zeitung, alla NDR e alla WDR.


La Procura della Repubblica di Monaco sta indagando sull'ex CEO Markus Braun, sull'ex membro del consiglio di amministrazione Jan Marsalek e su altri dirigenti per varie ipotesi di reato, tra le quali la falsificazione dei bilanci e la manipolazione del prezzo di borsa. I pubblici ministeri sospettano che Wirecard operasse con delle cifre false già a partire dal bilancio annuale del 2015. I presunti conti fiduciari, nei quali, secondo le informazioni ufficiali del gruppo, sarebbe stato depositato un miliardo di euro, non sarebbero mai esistiti.

L'obiettivo della presunta frode era quello di far apparire il gruppo finanziariamente più forte e quindi più attraente di quanto non fosse in realtà. L'ipotesi del pubblico ministero si basa su numerosi documenti interni di Wirecard. Se le recenti scoperte e i sospetti degli investigatori fossero corretti, allora tutti gli organi di vigilanza e i revisori dei conti non avrebbero notato, o voluto notare, quello che stava effettivamente accadendo dentro Wirecard da almeno mezzo decennio. Ciò vale anche per l'autorità di vigilanza finanziaria tedesca Bafin, che a causa dello scandalo miliardario è finita nell'occhio del ciclone.


Nei suoi documenti sull'indagine, infatti, la Procura della repubblica fa riferimento al fatto che già dal 2016 i singoli media riferissero di ricavi apparentemente fittizi realizzati da Wirecard con delle società partner. Gli inquirenti annotano che i media sottolineavano il fatto che questi partner fossero essenzialmente società fittizie o società di comodo. La prima importante denuncia penale presentata dal Bafin, che risale all'aprile 2019, tuttavia, non era diretta contro Wirecard.

Marsalek è in fuga, Braun vuole collaborare

Il Bafin invece ha preferito denunciare diversi operatori di borsa e due giornalisti del quotidiano britannico Financial Times (FT) per una presunta manipolazione del prezzo delle azioni Wirecard. Il FT da anni riferisce delle presunte truffe da parte di Wirecard. Solo ora però le autorità tedesche si sono decise ad indagare con coerenza sul caso. La procura di Monaco sta indagando Braun, Marsalek e altri manager di Wirecard anche per il reato di appropriazione indebita di beni aziendali. Il gruppo aveva infatti concesso in prestito fino a 365 milioni di euro a delle società asiatiche senza chiedere garanzie collaterali.


Altrettanto discutibile per i pubblici ministeri sembrerebbe essere anche una transazione tramite una società fittizia alle Mauritius, alla quale sarebbero stati versati 315 milioni di euro. Non è chiaro dove si trovino ora i soldi. Soprattutto, il ruolo di Marsalek in questo affare sembrerebbe essere alquanto opaco. C'è un mandato di arresto contro Marsalek, il quale al momento si troverebbe in fuga. Braun invece si è consegnato agli investigatori e vuole collaborare.




Il ruolo di Ernst & Young e del Credit Suisse

Secondo quanto riportato dalla stessa Ernst & Young (EY), gli attivi dichiarati come depositati in Estremo Oriente già da molto tempo ormai non erano nient'altro che il frutto di una invenzione. Nonostante ciò, EY ha continuato a certificare i bilanci dell'azienda. Mentre Credit Suisse (CS) invece ha collocato degli strumenti di investimento collegati ad azioni Wirecard.

Per due fra le piu' grandi e importanti aziende nel settore finanziario, EY e Credit Suisse, la debacle di Wirecard sarà un duro test. La società di revisione, infatti, ha continuato a certificare i bilanci annuali fino al 2018 senza verificare se i presunti conti in Asia esistessero veramente.


Nel frattempo, nell'autunno del 2019, CS ha collocato presso gli investitori un'obbligazione convertibile Wirecard per un importo di quasi 1 miliardo di euro. Secondo CS, tuttavia, non ci sarebbero fondi pensione fra gli acquirenti delle obbligazioni.

Che cosa avevano effettivamente controllato EY e CS? Quali sforzi hanno fatto le due rinomate aziende del settore finanziario con dipendenti in tutto il mondo, prima di dare la loro benedizione ai conti di Wirecard?

Il caso potrebbe portare a delle costose cause legali. CS dice di non aspettarsi gravi conseguenze. "Allo stato attuale, non ci aspettiamo alcun impatto finanziario significativo", ha detto un portavoce la scorsa settimana. Nel frattempo, EY si è rifugiata nel ruolo della vittima. Anche loro sarebbero stati ingannati da Wirecard.


Ernst & Young conosceva molto bene Wirecard

EY è stato il revisore contabile di Wirecard per almeno un decennio. Nei soli anni 2017 e 2018, la società di revisione, infatti, avrebbe incassato un totale di 4,5 milioni di euro per la certificazione dei due bilanci e delle attività connesse.

Un articolo della Süddeutsche Zeitung del 29 giugno getta una cattiva luce sia su su EY che su CS. Da quanto riportato si giunge alla conclusione che la truffa di ampie dimensioni fosse evidente ormai da tempo. EY recentemente ha esaminato più da vicino i conti falsi in Asia e si sarebbero resi conto che la frode ha una storia molto più lunga, scrive la Süddeutsche Zeitung. Le indagini mostrano che "mancano soldi e i documenti sono falsificati non solo nell'esercizio 2019, ma anche per l'esercizio 2018". Ciò fa nascere il fondato sospetto che anche le conferme dei saldi a nostra disposizione relative al trust e le informazioni a noi fornite sui saldi dei conti al 31 dicembre 2018 fossero false", cita il giornale riferendosi alla lettera dei revisori dei conti Ernst & Young  alla direzione di Wirecard.

Il giornale conclude: "ciò a sua volta significa che c'è il sospetto che anche il bilancio del 2018 possa essere stato falsificato. Wirecard ormai da molti anni sembrerebbe un castello di carte". Ma anche il 2018 sarebbe stato troppo tardi. Un giornalista del Financial Times, infatti, già dal 2015 era sulle tracce del dramma che circondava questa possibile frode su larga scala.

I boss di Wirecard hanno sempre cercato di cambiare le carte in tavola. Il giornalista era il cattivo in combutta con gli speculatori.



venerdì 3 luglio 2020

Il caso Wirecard e la difesa dell'interesse nazionale tedesco

Wirecard era la grande speranza dei tedeschi nel Fintech. Per questa ragione probabilmente le autorità di controllo e i revisori dei conti, in nome dell'interesse nazionale, hanno preferito chiudere piu' di un occhio facendo finta di non vedere quello che stava realmente accadendo nell'azienda prodigio. E' una storia piena di strane coincidenze e collusioni. Ce la racconta il sempre ben informato German Foreign Policy.


Speranze spazzate via

Già dopo il referendum sulla brexit del 23 giugno 2016, negli ambienti economici e finanziari tedeschi c'era la speranza di poter rafforzare sensibilmente il ruolo della Germania come piazza finanziaria. Sullo sfondo c'era l'ipotesi che dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'UE, molte istituzioni finanziarie con sede a Londra si sarebbero dovute trasferire nel continente  in quanto avrebbero avuto bisogno di una sede all'interno dell'UE. Francoforte sul Meno, il grande centro finanziario nella forte Germania, avrebbe potuto sviluppare una certa attrattività. Uno studio pubblicato nell'estate del 2017 ipotizzava che circa 10.000 posti di lavoro nel settore finanziario sarebbero stati spostati dal Tamigi al Meno; Francoforte sarebbe stata la piazza finanziaria a trarre i maggiori vantaggi dalla Brexit [1]. La speranza tuttava è stata tradita. Sebbene 31 banche si siano effettivamente trasferite da Londra a Francoforte, in realtà hanno portato con sé pochissimo personale: in totale circa 1.500 nuovi posti di lavoro, mentre la stragrande maggioranza è rimasta nella capitale britannica. Al momento si pensa che non appena l'uscita della Gran Bretagna dall'UE sarà completata, ci saranno altri 2.000 posti di lavoro che probabilmente saranno trasferiti nella Repubblica Federale. Nella migliore delle ipotesi, quindi, ci si potrà aspettare un terzo dell'aumento originariamente sperato [2].

Una doppia possibilità

Anche Wirecard AG negli ultimi anni aveva alimentato le speranze della Germania di rafforzarsi come piazza per le attività finanziarie. Da qualche tempo, infatti, le cose non vanno molto bene per le principali banche della Repubblica Federale Tedesca; Deutsche Bank è una delle prime 20 banche europee (al 4° posto), ma è l'unica grande banca tedesca - insieme a cinque banche britanniche e cinque francesi, due spagnole, italiane, olandesi e svizzere e una svedese. Attualmente sia Deutsche Bank che Commerzbank stanno pianificando un numero a quattro cifre in termini di tagli di posti di lavoro; Commerzbank inoltre è già uscita dal Dax nel settembre del 2018. Sebbene Wirecard disponesse solo di una banca piuttosto piccola, sembrava offrire i presupposti per un avanzamento verso la leadership mondiale nell'ambito dell'elaborazione dei pagamenti con carta nel settore Fintech - una doppia opportunità per la Repubblica Federale, che nel settore digitale non ha alcun attore globale, a parte la più tradizionale società di software SAP. Dopo il recente scandalo Wirecard, il segretario generale della CSU Markus Blume, ad esempio, in riferimento al settore Fintech ha dichiarato: "abbiamo bisogno di piu' campioni nazionali in questo settore".

Singapore: aperta un'inchiesta su Wirecard

Da più di dieci anni ormai, contro la ex-speranza del settore finanziario tedesco veniva sollevata l'accusa di aver smarrito la retta via sui conti aziendali. Il Financial Times, con sede a Londra, a tal proposito all'inizio del 2019 ha condotto una ricerca particolarmente intensa, pubblicando diversi rapporti alquanto critici sulle pratiche della società [4]. Fra le altre cose c'erano anche i ricavi, apparentemente falsificati, relativi agli affari del gruppo a Singapore. Il caso aveva fatto scalpore a livello internazionale. Ed aveva spinto le autorità della città-stato del sud-est asiatico a prendere di mira Wirecard, che nel febbraio dell'anno scorso hanno anche condotto una perquisizione domiciliare dei locali dell'azienda. Nel marzo 2019, infatti, la pubblica accusa di Singapore si lamentava del fatto che la società tedesca ostacolasse le indagini con ogni mezzo possibile; le indagini non procedevano con il ritmo auspicato [5]. Persino uno studio legale di Singapore, incaricato dalla stessa Wirecard di indagare sulle irregolarità, si era sentito costretto ad attribuirne la "responsabilità penale" ai dipendenti della società [6]. L'allora amministratore fiduciario locale della star del Fintech tedesco, nel frattempo, si è dato alla clandestinità. Le indagini del pubblico ministero a Singapore continuano ancora oggi.[7]

Germania: deununce penali contro i giornalisti

Le reazioni delle autorità tedesche alle accuse contro Wirecard, invece, sono state completamente diverse. Nel febbraio 2019, infatti, l'Autorità tedesca di vigilanza finanziaria (BaFin) ha convocato la Deutsche Prüfstelle für Rechnungslegung (DPR, Bilanzpolizei) commissionandogli una revisione completa del bilancio consolidato. La revisione dei conti non è ancora stata completata. E questo del resto era prevedibile: come è consuetudine, la Bilanzpolizei ha assegnato a questo compito un solo dipendente, anche se il bilancio di Wirecard ha la fama di essere estremamente opaco. La società di revisione KPMG in seguito ha avuto bisogno di 40 dipendenti per svolgere una revisione straordinaria sui conti di Wirecard. [8]. Nel febbraio 2019, inoltre, il BaFin aveva vietato le cosiddette vendite allo scoperto ("short selling") contro Wirecard per proteggere l'azienda da pericolose speculazioni. Nell'aprile 2019 aveva addirittura presentato una denuncia penale contro un giornalista del Financial Times, la cui inchiesta giornalistica aveva anche contribuito alla divulgazione delle pratiche di Wirecard. In Germania, la stessa Wirecard - a differenza di Singapore - se l'era cavata senza delle indagini ufficiali degne di questo nome.



Screenshots certificati

Degno di nota è anche il ruolo svolto dalla società di revisione EY nell'ambito del caso di frode Wirecard. EY aveva sempre certificato i conti del bilancio consolidato, anche se secondo una ricerca del Financial Times, almeno per gli anni dal 2016 al 2018, aveva avuto a disposizione solo delle fotocopie e degli screenshot relativi ai presunti crediti della società nel sud-est asiatico [9]. Nel 2018, sarebbero stati proprio questi screenshot la presunta prova di un saldo a credito di circa un miliardo di euro presso la seconda più grande banca di Singapore, la OCBC Bank. La Banca OCBC tuttavia dichiara di non aver mai avuto rapporti commerciali con Wirecard. Il miliardo di euro, apparentemente creato dal nulla, è stato poi "trasferito" nelle Filippine, dove sarebbe stato "rabboccato" fino a raggiungere 1,9 miliardi di euro e li' "depositato" - e quindi suddiviso - fra la seconda e la quarta banca del Paese, la Banca de Oro Unibank (BDO) e la Bank of the Philippine Islands (BPI). BDO e BPI confermano all'unanimità di non aver creato alcun conto per Wirecard. EY non ha mai verificato l'esistenza di questi conti apparentemente inventati - un errore clamoroso che, secondo gli esperti, non capita nemmeno ai principianti. Secondo il Financial Times, dal 2015 al 2017, l'allora dipendente di EY, Andreas Lötscher, avrebbe svolto un ruolo di primo piano nella verifica dei bilanci di Wirecard. Lötscher nel 2018 è passato direttamente a Deutsche Bank come capo della contabilità [10]. EY, a sua volta, nel frattempo si occupa anche della revisione dei bilanci di Commerzbank, Munich Re e Deutsche Bank.

"La Germania come piazza finanziaria ne esce fortemente danneggiata"

In merito all'azione intrapresa, in particolare dal BaFin, nei giorni scorsi gli osservatori commentavano che "i supervisori in Germania" avrebbero dovuto "controllare più da vicino e porre delle domande molto prima"; solo così si sarebbe potuto evitare lo scandalo. Ora, però, in merito all'invenzione di sana pianta dei crediti miliardari di Wirecard e delle altre irregolarità, una cosa è certa: "le turbolenze intorno a Wirecard hanno gravemente danneggiato la Germania in quanto piazza finanziaria" [11]. Dal momento che "la qualità della supervisione ... è un importante criterio per gli investimenti, soprattutto per gli investitori internazionali", ha commentato Volker Brühl, amministratore del Centro per gli studi finanziari della Goethe University di Francoforte, giudicando lo scandalo Wirecard come "un grave danno per la reputazione della Germania in quanto centro finanziario" [12].





[1] Matthias Goldschmidt: Studie prognostiziert nach Brexit starken Jobaufbau in Frankfurt. finanzen.ch 25.08.2017. S. auch Die Brexit-Zwischenbilanz.
[2] Finanzplatz Frankfurt sieht sich als größten Brexit-Gewinner. boerse.ard.de 22.06.2020.
[3] Daniel Delhaes, Jan Hildebrand: CSU-Generalsekretär: "Wirecard ist nicht systemrelevant". handelsblatt.com 30.06.2020.
[4] Dan McCrum, Stefania Palma: Executive at Wirecard suspected of using forged contracts. ft.com 30.01.2019. Dan McCrum, Stefania Palma: Wirecard: inside an accounting scandal. ft.com 07.02.2019.
[5] Ingo Malcher: Behindert Wirecard Ermittlungen? zeit.de 13.03.2019.
[6] Wirecard-Affäre - Finanzaufsicht Bafin zeigt FT-Journalisten an. manager-magazin.de 17.04.2020.
[7] Christoph Hein: Finanzplatz Singapur zieht Zügel gegen Wirecard an. faz.net 30.06.2020.
[8] Georg Giersberg: Die Bilanzpolizei wird entlassen. Frankfurter Allgemeine Zeitung 29.06.2020.
[9], [10] Olaf Storbeck, Tabby Kinder, Stefania Palma: EY failed to check Wirecard bank statements for 3 years. ft.com 26.06.2020.
[11] Kathrin Jones: Die Wirecard-Krise ist auch ein Totalschaden für den Finanzplatz Deutschland. handelsblatt.com 18.06.2020.