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sabato 23 marzo 2013

Schäffler: la zona Euro è un club fondato sul ricatto


Frank Schäffler, deputato FDP euroscettico e ribelle, sempre piu' vicino agli eurocontrari di Alternative für Deutschland, torna ad attaccare gli eurosalvataggi e lancia un'accusa: l'Euro-club ormai si fonda sul ricatto e il mercanteggiamento a oltranza, la costruzione europea sta per crollare. Da Handelsblatt.de
Il caso di Cipro mostra: le politiche di salvataggio hanno trasformato l'Europa in un bazar. Se non si cambia, il progetto di integrazione europea è destinato a fallire.

Tutti minacciano tutti. Recentemente ho scritto che l'Irlanda si è trovata nelle condizioni di ricattare la Germania e l'intera zona Euro. In quel caso si trattava di ottenere nuove e piu' vantaggiose condizioni per le banche irlandesi. Ora la Troika ricatta Cipro con un'offerta da 10 miliardi di Euro: prendere o lasciare. Il governo ha accettato, ma il parlamento invece ha votato contro. Cipro allora ha tentato di migliorare la sua posizione negoziale mettendo sotto scacco la Troika con l'aiuto dei russi.

La BCE ha offerto immediatamente supporto minacciando l'interruzione dei prestiti ELA, con cui per oltre 2 anni nel totale silenzio ha rifinanziato le banche cipriote. Durante questo periodo ha assistito senza muovere dito al deflusso di capitali. Le politiche di salvataggio hanno trasformato l'Eurozona in un club fondato sul mercanteggiamento e il ricatto. 

Dalla costruzione europea esce fumo. Se la politica europea non cambia, presto vedremo uscire anche le fiamme e i salvatori europei resteranno fermi a fissare le rovine fumanti, che un tempo erano il progetto di integrazione europea. In piu' occasioni ho chiesto e descritto una diversa gestione politica. Voglio spiegare ancora una volta il mio piano C e poi entrare nel dettaglio del caso Cipro.

Abbiamo bisogno -  in termini generali - di un ritorno all'economia di mercato e allo stato di diritto. Vale a dire: lo stato puo' tollerare che le imprese vadano in bancarotta. Quello che va bene per Schlecker e Opel, deve essere valido anche per le banche. Se il fallimento di Schlecker è stato gestito senza il denaro del contribuente, lo stesso deve accadere anche per il fallimento di ogni banca.

La politica deve concentrarsi sul quadro generale, lo stato deve mettere a disposizione i giudici fallimentari. Le insolvenze sono basate su procedimenti stabiliti dalle leggi. Se ne occupano i curatori fallimentari e i giudici preposti, non una Troika o un governo. L'economia di mercato significa: chi prende rischi ha la possibilità di avere un guadagno. L'economia di mercato significa anche: i rischi possono concretizzarsi. Questo vale sia per gli investitori che per gli obbligazionisti bancari. Lo stesso vale per chi investe in titoli di stato.

Nel caso specifico di Cipro significa che le banche cipriote devono essere trattate in maniera separata rispetto ai problemi dello stato cipriota. La Troika sostiene che il settore bancario cipriota abbia bisogno di 10 miliardi di Euro di ricapitalizzazione. Si riferisce alla sua generalità, ma questo è semplicemente assurdo. Non è il settore bancario ad avere bisogno di denaro, piuttosto alcune banche. In un'economia di mercato non esiste un settore collettivo. Al contrario, ogni impresa agisce in maniera individuale ed è responsabile per se stessa. E questo è vero soprattutto in considerazione della sua struttura di finanziamento.

Se una banca è in difficoltà finanziarie, devono essere coinvolti prima di tutto i diversi gruppi di creditori e azionisti. Questi hanno sottoscritto contratti molto complessi. Dai quali risulta, in caso di insolvenza, in quale grado di priorità si troveranno. Da questi contratti risulta anche la procedura necessaria in caso di insolvenza. Per i creditori e gli azionisti potrebbe anche risultare vantaggioso versare altro denaro. Se ad esempio gli investitori russi o i creditori delle banche cipriote lo ritengono opportuno, potrebbero fare un aumento di capitale. Ci sono già riflessioni in questa direzione.

A volte è necessario aggiungere denaro buono dopo averne perso un po' con un investimento cattivo. In questo caso i creditori e gli azionisti stringono i denti e incassano la perdita. E' l'economia di mercato, e nelle banche cipriote dovrebbe funzionare allo stesso modo.

Se la politica lasciasse funzionare l'economia di mercato, allora il destino delle banche non graverebbe sul bilancio dello stato cipriota. In una economia di mercato, i salvataggi bancari sono realizzati senza il denaro dei contribuenti. Se il denaro dei contribuenti è coinvolto, significa: lo stato si immischia nell'economia e interferisce con il funzionamento del mercato. Ne consegue che il problema della banche in crisi è indipendente dal bilancio dello stato. 

Se il problema delle banche fosse gestito in questo modo e se i il loro fallimento fosse lasciato al finanziamento fatto attraverso i mercati, allora i problemi di Cipro sarebbero di gran lunga piu' piccoli.

Secondo i dati della Troika, saranno 7 i miliardi di Euro destinati al finanziamento del bilancio pubblico e al rimborso dei titoli di stato in scadenza. Cipro nel terzo trimestre del 2012 aveva circa 15 miliardi di debito pubblico, pari all'84% del suo PIL. Supponendo che Cipro fino al proprio risanamento dovrà fare altri 5 miliardi di Euro di debito aggiuntivi, l'onere del debito salirebbe fino al 110 % del PIL.

Il danno per l'Europa è già smisurato

Questi debiti sarebbero sostenibili, soprattuto perché i creditori di Cipro sanno che il paese non intende gettare il denaro nel salvataggio delle proprie banche e che non intende garantire per i debiti bancari. Per gli investitori in titoli pubblici le necessità di finanziamento sarebbero prevedibili, in quanto lo stato non sarebbe costretto a farsi carico degli imponderabili rischi bancari. Nella partita doppia di Cipro, sul lato Avere, ci sarebbero anche i potenziali ricavi dei giacimenti di gas davanti alle sue coste.

La mia tesi: Cipro non ha piu' accesso al mercato dei capitali perché gli investitori ritengono che dovrà garantire per le sue banche. E nel peggiore dei casi anche Cipro dovrà trovare un accordo negoziale con i suoi creditori. Per i creditori degli stati le cose non dovrebbero essere molto diverse rispetto a quelli delle banche. Ogni investitore si sceglie il proprio debitore, e deve sopportarne le perdite in caso di errore oppure se valuta in maniera sbagliata il merito di credito.

Queste sono le regole fondamentali dell'economia di mercato. Le politiche di salvataggio hanno sostituito queste leggi con un mercanteggiamento politico. Hanno trasformato il semplice eccesso di indebitamento di una banca - negli Stati Uniti dal fallimento di Lehmann il 15 settembre 2008 sono state smantellate 458 banche - in una farsa politica di dimensioni gigantesche.

Tutta l'Europa sta discutendo sul futuro delle banche cipriote. Fino a poco tempo fa nessuno le conosceva e nemmeno c'era bisogno di conoscerle. Per il normale cittadino non avevano alcuna reale importanza. Ma i salvatori europei hanno trasformato in un dramma il destino imprenditoriale di alcune banche estere di medie dimensioni, come se si trattasse di una catastrofe naturale.

Il danno per il progetto di pace europeo già oggi è immenso. Le politiche di salvataggio sono la negazione dell'economia di mercato e dello stato di diritto.
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