Sulle riviste specializzate tedesche si torna a parlare della necessità di trasformare la Germania in una potenza nucleare. Consapevoli tuttavia delle difficoltà che una simile scelta comporterebbe, i tedeschi ipotizzano di condividere il potenziale nucleare francese facendolo passare come un progetto di difesa europeo. Ne parla il sempre ben informato German Foreign Policy
Il Trattato per la proibizione delle armi nucleari
La "classe politica della Repubblica federale tedesca" deve "tornare a prendere la parola in merito alle questioni nucleari". E' quanto chiede Michael Rühle, un dirigente NATO di lungo corso, nell'ultimo numero della rivista "Internationale Politik" pubblicato dalla Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP). Rühle, attualmente a capo della sicurezza energetica nel Dipartimento NATO che si occupa delle nuove sfide alla sicurezza, fa riferimento al fatto che il nuovo Trattato per la proibizione delle armi nucleari espone anche la Germania ad un certo livello di pressione. Il trattato è stato elaborato nell'ambito delle Nazioni Unite e vieta di sviluppare, fabbricare, provare, possedere, immagazzinare, trasferire o utilizzare ogni arma atomica. Viene espressamente vietata anche ogni minaccia di un loro possibile uso. Il 20 settembre 2017, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha presentato il trattato per sottoporlo alla firma dei membri. Finora 69 stati l'hanno firmato, 19 lo hanno già ratificato. Entrerà in vigore 90 giorni dopo il deposito del cinquantesimo attestato di ratifica. Per ora tra i firmatari ci sono solo quattro paesi europei (Austria, Irlanda, Liechtenstein, Vaticano). Non un solo membro della NATO sostiene l'accordo. [2]
L'alleanza nucleare
Rühle rifiuta categoricamente l'idea che il governo tedesco possa firmare il trattato per la proibizione delle armi nucleari. Berlino, constata il dirigente di unità NATO, non solo condivide "la maggiore enfasi sull'importanza del deterrente nucleare presente nei documenti pertinenti della NATO", ma "non intende in alcun modo sconvolgere il ruolo della Germania nella cosiddetta compartecipazione nucleare" all'interno dell'alleanza militare. La NATO, a sua volta, "secondo il parere di tutti gli alleati, dovrà rimanere un'alleanza nucleare fino a quando esisteranno le armi nucleari". C'è probabilmente da aspettarsi che il trattato per la proibizione delle armi nucleari "presto diventi una realtà politica e morale di lungo periodo". In tale caso Rühle chiede che "la leadership politica e militare sia in grado di difendere il deterrente nucleare dai suoi critici, ... i quali cercheranno costantemente di screditarne il concetto di fondo". A ciò si aggiunge che "i dubbi circa l'affidabilità degli Stati Uniti come alleato dell'Europa permarranno anche nel prossimo futuro". Per questa ragione Berlino dovrebbe posizionarsi con convinzione a favore delle armi nucleari.
La Germania potenza nucleare
Rühle in questo quadro si esprime esplicitamente contro la richiesta di dotare la Germania di una propria arma nucleare. Una richiesta che recentemente è stata avanzata più volte pubblicamente. Cosi' ad esempio il professore emerito di scienze politiche di Bonn Christian Hacke nel mese di luglio su diversi giornali e in diversi articoli di riviste chiedeva di "discutere pubblicamente e senza riserve" la seguente questione: "Come potremmo affrontare il tema di una Germania potenza nucleare?". [4] Hacke scriveva che "una futura difesa nazionale tedesca fondata su di un proprio deterrente nucleare, alla luce delle nuove incertezze transatlantiche e dei potenziali conflitti, dovrebbe avere la priorità". E' necessario capire a "quali condizioni e con quali costi," la "potenza centrale europea potrebbe trasformarsi in una potenza nucleare". Rühle, al contrario avverte con insistenza che una "bomba tedesca" avrebbe delle gravi conseguenze negative - "dai limiti imposti dal diritto internazionale alle conseguenze per la non proliferazione nucleare fino alle gravi e inevitabili controversie intra-europee e transatlantiche" [5]. Allo stesso modo si era già espresso in estate Wolfgang Ischinger, capo della Conferenza per la sicurezza di Monaco di Baviera". Se la Germania "dovesse uscire dallo stato di potenza non nucleare", cosa potrebbe impedire ad esempio alla Turchia o alla Polonia di fare lo stesso passo?", si chiedeva Ischinger, "la Germania sarebbe il becchino del regime internazionale di non proliferazione" [6]
"Deterrente esteso"
Nel nuovo dibattito berlinese sul nucleare, discussione che vorrebbe sfruttare le attuali divergenze con gli Stati Uniti per chiedere un "ombrello nucleare europeo" come possibile alternativa alla "bomba tedesca", spesso si fa riferimento alle forze nucleari francesi. Ad esempio Ischinger ha messo in campo l'opzione secondo la quale Parigi in futuro potrebbe "assumere un ruolo nucleare esteso nel senso di deterrenza ampliata a livello europeo". In questo ambito "paesi partner come la Germania potrebbero contribuire alle necessarie spese dei francesi" [7]. Ischinger tuttavia non menziona il fatto che al cofinanziamento è solitamente associato anche il diritto di co-decidere. Il suo intervento, tuttavia, è in linea con altre proposte fatte a Berlino per avviare la cooperazione nucleare con Parigi [8].
Una nuova garanzia nucleare
Il giornale "Internationale Politik" elenca invece delle opzioni concrete. Come scrive Bruno Tertrais, vicedirettore della Fondation pour la Recherche Stratégique di Parigi, nell'ultima edizione della rivista, la Francia sicuramente non permetterà "nessuna forza nucleare europea comune sotto la guida dell'UE" [9]. E' inoltre completamente "irrealistico" che "i partner europei possano co-finanziare le forze armate francesi" - e "in cambio ottengano il diritto di essere interpellati sulla politica di sicurezza francese". E' pensabile piuttosto che Parigi interpreti la clausola di mutua assistenza dell'UE nel senso di una garanzia di protezione nucleare e, per sottolineare questo, ad esempio possa far stazionare a turno gli aerei da combattimento nelle basi degli alleati dell'UE. Se gli Stati Uniti dovessero ritirare inaspettatamente le loro armi nucleari dall'Europa, sarebbero allora possibili dei passi più ampi, conclude Tertrais. Ad esempio Parigi potrebbe "collocare una parte del suo arsenale (ad esempio, dieci missili) in Germania o in Polonia". Sarebbe anche ipotizzabile l'impegno delle potenze non nucleari a "partecipare ad un attacco nucleare con mezzi convenzionali ".
"Discussione aperta"
Tertrais conclude: "Non sappiamo come le relazioni transatlantiche si svilupperanno, ed è per questo che è arrivato il momento di avviare una discussione aperta e onesta sulla questione nucleare tra i politici europei e gli esperti" [10].
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[1] Michael Rühle: Debatte der Extreme. Internationale Politik, November/Dezember 2018. S. 102-107.
[2] Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons. New York, 7 July 2017. treaties.un.org.
[3] Michael Rühle: Debatte der Extreme. Internationale Politik, November/Dezember 2018. S. 102-107.
[4] Christian Hacke: Falsches Hoffen auf die Zeit nach Trump. cicero.de 20.07.2018. Christian Hacke: Eine Nuklearmacht Deutschland stärkt die Sicherheit des Westens. welt.de 29.07.2018. S. dazu Die deutsche Bombe.
[5] Michael Rühle: Debatte der Extreme. Internationale Politik, November/Dezember 2018. S. 102-107.
[6], [7] Wolfgang Ischinger: Ein atomares Deutschland wäre verhängnisvoll. welt.de 30.07.2018.
[8] S. dazu Make Europe Great Again und Der Schock als Chance.
[9], [10] Bruno Tertrais: Europas nukleare Frage. Internationale Politik, November/Dezember 2018. S. 108-115.