Siccome alle favole non crede piu' nessuno è arrivato il momento di smontare la narrazione Merkeliana del paese ricco e felice e cercare di capire qual'è la vera eredità dei 13 anni di dominio incontrastato della Cancelliera. Ci prova Daniel Stelter, brillante economista e commentatore, che dal suo blog e nel suo nuovo libro ci spiega perché dietro di sé Merkel lascia molte macerie e un paese messo peggio di quanto potrebbe sembrare. Da Beyond the Obvious un ottimo Daniel Stelter
Congratulazioni Ralph Brinkhaus. Finalmente abbiamo la speranza che il dramma di questa Cancelleria e di questo governo possano finire presto.
In Germania abbiamo bisogno di un cambiamento. Lontano dalla politica degli ultimi dodici anni, che non solo ha danneggiato in maniera massiccia la democrazia, ma ha anche distrutto la nostra ricchezza in una dimensione che si muove nell'ordine dei trilioni di euro. (...)
E dietro tutto ciò c'è la donna che con l'unico obiettivo di preservare il proprio potere ha fatto a meno di qualsiasi principio, e invece di cercare una soluzione duratura ai problemi, talvolta dolorosa, ha sempre cercato di occultarli e nasconderli ricorrendo a scorciatoie di breve periodo. Sì, non è la sola ad esserne responsabile. E' stato possibile anche grazie a noi elettori che piu' volte abbiamo appoggiato e votato una politica che ha messo i consumi davanti agli investimenti. Ma la politica della signora Merkel per troppo tempo ha impedito una vera discussione anche all'interno del suo stesso partito e in questo modo ha danneggiato non solo l'Unione, ma l'intero paese.
L'elenco delle colpe è lungo:
Riforme: mentre pretendiamo a gran voce che gli altri paesi facciano le riforme, la Germania si trova nella parte bassa della classifica OCSE. Anche Francia e Italia ne hanno fatte piu' di noi. Dopo il cambio di governo di tredici anni fa, la politica è rimasta ferma alle riforme fatte dal governo Schröder.
Debito pubblico: ci piace celebrare lo „Schwarze Null“, ma se volessimo fare un calcolo veramente corretto del debito pubblico, scivoleremmo sempre piu' in basso. Tenendo conto dei costi futuri dovuti all'invecchiamento della società, avremmo un debito pubblico significativamente piu' alto rispetto alla tanto rimproverata Italia.
Pensioni: mentre paesi come l'Italia negli ultimi anni hanno riformato i loro sistemi pensionistici in modo da ridurre gli oneri futuri, il nostro governo, accecato dalla attuale buona congiuntura, ha ulteriormente aumentato il peso dei contributi. Parole chiave: pensione a 63 anni, pensione per le mamme etc.
Infrastrutture: mentre un paese come la Francia continua ad investire in infrastrutture pubbliche, noi abbiamo lasciato che le nostre andassero in rovina. Nell'ultimo decennio gli investimenti sono stati inferiori rispetto al minimo necessario per il mantenimento delle infrastrutture. Il governo giustifica il collo di bottiglia negli investimenti con la mancanza di capacità di pianificazione. Tuttavia, queste strutture sono state smantellate proprio a causa di questa stessa politica.
Schwarze Null: mentre il governo rivende lo "schwarze Null“ come un proprio successo, in realtà dovremmo ringraziare la politica della BCE. Negli ultimi anni solo lo stato tedesco ha risparmiato 240 miliardi di euro di interessi. Non è davvero una grande impresa politica quella di presentare un bilancio in pareggio.
Eurocrisi: mentre la politica criticava a gran voce la BCE per la sua politica monetaria - anche se lo stato tedesco era fra i principali beneficiari di questa politica - ci piace rimuovere dalla nostra mente il fatto che è stata proprio la politica fallimentare dello stare fermi a guardare la crisi che in primo luogo ha reso necessarie le misure della BCE. Fino ad oggi la politica tedesca si è rifiutata di riconoscere che l'euro è una costruzione totalmente sbagliata, che ha portato ad un enorme aumento del debito pubblico e privato nei paesi attualmente in crisi. Per risolvere la situazione è necessaria una pulizia dall'eccesso di debito, in maniera diretta attraverso un taglio del debito, e indirettamente attraverso una ricapitalizzazione del sistema bancario ancora insolvente. Inoltre, i paesi in crisi non sono riusciti a colmare il divario competitivo con la Germania. Ciò significa o un'unione di trasferimento permanente senza la speranza di un miglioramento o, più realisticamente, la fine della zona euro. Solo una cosa a lungo termine non puo' funzionare: stare fermi a guardare.
Economia dell'export: anche se crediamo di essere i "principali beneficiari dell'euro", in realtà siamo fra i perdenti della moneta unica. In primo luogo l'introduzione dell'euro all'inizio del millennio a un tasso di cambio eccessivo sul Marco ha favorito la recessione, forzando una successiva svalutazione interna tramite la moderazione salariale. Dopodiché l'euro è diventato sempre più un programma di sussidi a carico di tutti i cittadini del nostro paese a favore dell'industria dell'export, dei suoi azionisti e dei dipendenti. Cosa che andrebbe anche bene se nei confronti dei paesi esteri stessimo accumulando dei crediti esigibili. Ma non è così, ed è per questo che dal punto di vista economico sarebbe lo stessa cosa se le nostre auto le regalassimo.
Garante e finanziatore: mentre crediamo di essere quelli che in Europa dettano la linea, ogni giorno che passa in realtà siamo sempre più ricattabili. I crediti TARGET2 della Bundesbank hanno raggiunto un altro record. Stiamo finanziando la continua fuga di capitali dai paesi in crisi. Ogni cittadino in pratica ha concesso più di 10.000 euro a titolo di prestito senza interessi, senza rimborso e senza alcuna garanzia. Se un paese dovesse uscire dalla zona euro, secondo la BCE questi crediti dovrebbero essere rimborsati. In realtà cio' non accadrà mai. Al piu' tardi nel 2019 l'Italia potrebbe minacciare sia un'insolvenza su tali crediti che l'uscita dalla zona euro e quindi ricattare con successo la politica tedesca, fino ad ora basata sull'immobilismo e sulla rimozione dei problemi, al fine di assicurarsi un trasferimento permanente. Nel frattempo anche Macron vuole i nostri soldi. In sostanza, anche se nascosto dietro molti concetti astratti ("bilancio della zona euro", "ministro europeo delle finanze", "Fondo monetario europeo"), si tratta solo di fare strada a un modo per redistribuire un po' piu' di denaro (a spese della Germania) e soprattutto per fare nuovo debito.
Istruzione: mentre in Asia sta crescendo una nuova élite ben istruita, gli studenti della grande nazione esportatrice altamente dipendente dall'high tech continuano a peggiorare proprio nell'istruzione. Non solo non si è ancora riusciti a stabilire un sistema scolastico uniforme a livello nazionale. Ancora peggio, perché secondo gli standard internazionali il livello scolastico nella migliore delle ipotesi è mediocre. Alcune eccezioni come la Baviera e la Sassonia e il leggero miglioramento dei risultati nei test PISA non dovrebbero illuderci. Il confronto internazionale si basa soprattutto sui risultati raggiunti nelle materie matematiche e scientifiche. Queste materie e i programmi di laurea basati su di esse determinano in ultima analisi le prestazioni tecnologiche di un paese. Al vertice ci sono i paesi asiatici come Singapore e la Cina. Anche in Svizzera, la percentuale dei top performer in matematica è di 43 ogni 1.000 studenti, in Germania invece solo 26. Se la politica chiede che "l'istruzione non costi nulla, ma solo lo sforzo", mostra un atteggiamento particolarmente cinico.
Controllo dell'immigrazione: mentre altri paesi cercano di indirizzare l'immigrazione a vantaggio della propria economia, noi ci rifiutiamo di farlo. L'Australia e il Canada sono i più coerenti nella selezione degli immigrati sulla base della qualifica ed hanno quindi i migliori risultati nell'integrazione. La Germania, invece si basa sul principio del "chi riesce ad arrivare da noi, puo' anche rimanere", che unito ad uno stato sociale molto generoso rappresenta un incentivo perverso ad intraprendere un viaggio pericoloso. Le frontiere aperte e lo stato sociale - come sapeva già il premio Nobel Milton Friedman - non sono fra loro compatibili. Una legge sull'immigrazione giusta sarebbe una legge sul modello canadese associata a un rigoroso rimpatrio di coloro che non hanno diritto all'asilo.
Finanziamento dell'immigrazione: mentre altri paesi come ad esempio la Svizzera traggono dei vantaggi enormi dall'immigrazione economica, il tipo di immigrazione che arriva da noi causa una duratura pressione finanziaria sulla spesa sociale. In Germania l'aumento generale della povertà degli ultimi dieci anni può essere attribuito in buona parte ai cambiamenti nella struttura della popolazione. I migranti provenienti dai paesi extra-UE guadagnano molto meno e hanno un tasso di partecipazione al mercato del lavoro inferiore rispetto alla popolazione senza un background migratorio e sono quindi chiaramente anche a rischio povertà. Se oggi avessimo la stessa proporzione di migranti di dieci anni fa, il rischio povertà in relazione alla popolazione totale sarebbe rimasto invariato.
Emigrazione dalla Germania: mentre si continua a parlare di immigrazione, ignoriamo che ogni anno circa 140.000 tedeschi lasciano il nostro paese e tendenzialmente si tratta di persone ben istruite e altamente produttive. Sono sempre meno coloro che devono farsi carico di sorreggere il peso della società. Sono sempre di meno i lavoratori che devono pagare per gli assegni scoperti dovuti all'invecchiamento della società e per un'immigrazione economicamente sbagliata. È quindi probabile che l'emigrazione anche nei prossimi anni continui ad aumentare indebolendo ulteriormente la posizione economica della Germania
Automazione: mentre alcuni paesi come il Giappone per poter gestire il cambiamento demografico sono impegnati nello sviluppo dell'automazione, da noi domina la paura. Non c'è modo migliore di rispondere al cambiamento demografico che farlo con lo sviluppo dell'automazione. I robot sono un'opportunità, non sono un rischio, perché non portano via il lavoro, ma sostituiscono i lavoratori che vanno in pensione. L'immigrazione - e in particolare il tipo di immigrazione praticato nel nostro paese - non colmerà questa lacuna. Chi oggi si affida all'automazione e alla digitalizzazione può occupare una posizione di forza nei mercati importanti del futuro. Il Giappone lo fa.
Politica industriale: mentre altri paesi fanno affidamento sui punti di forza della propria industria, noi invece continuiamo a danneggiare la nostra. Prima abbiamo spinto la nostra industria automobilistica verso la tecnologia diesel, soprattutto in considerazione dei cambiamenti climatici, poi in una indicibile collaborazione tra governo e produttori abbiamo abbellito i valori sulle emissioni, per poi infine attaccare l'industria che più di ogni altra è la colonna portante della nostra prosperità. Impensabile che ciò possa accadere in altri paesi. Dopo la politica energetica affrettata (le stime dei costi anche qui sono nell'ordine dei 1.000 miliardi di euro) siamo ora minacciati da un cambiamento altrettanto precipitoso nella politica dei trasporti che aumenterebbe ancora il danno. Ciò è sintomatico della politica degli ultimi anni, una politica determinata dalle emozioni degli elettori che non è stata affatto "saggia, prudente e decisa", come invece ripete la CDU.
Digitalizzazione: mentre altri paesi investono nella digitalizzazione dell'economia, la politica tedesca promette - come nella campagna elettorale del 2013 - un vasto programma di digitalizzazione, senza peraltro averlo mai avviato. Nel frattempo nel confronto internazionale siamo passati dal 15 ° al 17 ° posto. Per l'accesso alla banda larga siamo alla posizione 28 su un totale di 32 paesi. Nel ministero competente ci si concentra piu' che altro sull'introduzione di un pedaggio autostradale, facendo affidamento magari su una tecnologia arretrata (vignetta), invece di una soluzione piu' moderna basata sulle App.
Queste sono le conseguenze di una politica tedesca che ha troppa fiducia in se stessa. Invece di riconoscere le conseguenze dei fallimenti e agire coerentemente, i nostri politici continuano a sproloquiare facendo riferimento a una "Germania ricca" senza nemmeno pensare per un solo secondo al fatto che le famiglie tedesche sono fra le più povere dell'Eurozona.
Tutti sanno che l'era della signora Merkel sta per finire. Tuttavia le sue dimissioni - come nella scena della morte all'opera - potrebbero prolungarsi ancora per mesi. Mesi in cui il paese continuerà ad andare incontro a dei seri problemi economici. Quindi il senso è solo uno: politici, fate finire il periodo di Merkel il prima possibile. Non si tratta delle persone, ma del paese. Abbiamo bisogno anche di una nuova politica. Una politica che garantisca il benessere e aumenti la ricchezza invece di sperperarla.
Ora vedremo se ci sono ancora dei politici che pensano davvero al benessere del paese.