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lunedì 16 dicembre 2019

Le relazioni post-Brexit secondo Berlino

Anche dopo la Brexit i tedeschi sanno bene che se vorranno impostare con successo una politica di respiro mondiale, avranno necessariamente bisogno della cooperazione britannica. Il governo tedesco, dopo la vittoria dei conservatori di Johnson, ha optato per una linea soft finalizzata a non allontanare troppo Londra dall'UE. Se il piano per creare "un rapporto equilibrato, stretto ed equo con la Gran Bretagna", secondo le parole usate da Maas, dovesse fallire, allora Berlino potrebbe tornare a provocare la Gran Bretagna alimentando l'indipendentismo scozzese, come del resto ha già fatto nei mesi scorsi. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy.


UE: non è piu' un'esclusiva

Lo sfondo sul quale si collocano le esternazioni di Berlino in merito alla vittoria elettorale di Boris Johnson riguardano il fatto che il Regno Unito, dopo l'imminente uscita dall'UE, avrà la possibilità di ridefinire a livello internazionale le sue coordinate economiche e politiche. Johnson cercherà di raggiungere un nuovo accordo sulle future relazioni economiche con l'UE. Nel complesso, l'UE è ancora il più grande mercato di sbocco per la Gran Bretagna; ma la sua quota sull'export complessiva è diminuita passando negli ultimi dieci anni da poco meno del 50 % a circa il 45 %, tenendo conto di beni e servizi. Allo stesso tempo, la quota delle esportazioni britanniche verso gli Stati Uniti è passata dal 16,8% al 18,8%, quella dell'Asia addirittura dal 14,9% al 19,1%. La situazione per gli investimenti è simile. Nel lungo periodo, tuttavia, i legami economici esclusivi con l'UE non sembrano essere più l'unica alternativa possibile. Londra non solo sta cercando di intensificare le sue relazioni finanziarie con la Repubblica popolare cinese [1], ma Johnson è anche alla ricerca di un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Secondo l'ex ambasciatore britannico presso l'UE, Ivan Rogers, Johnson "nei colloqui sugli accordi di libero scambio del prossimo anno potrebbe mettere l'UE in competizione con gli Stati Uniti". [2] Il primo ministro britannico ha quindi un certo potenziale di manovra per fare pressione.

Opzioni multiple

La situazione è simile anche in politica estera. Negli ultimi tempi Londra ha chiarito che si sta sforzando di mantenere una posizione congiunta con Berlino e Parigi, anche prendendo le distanze da Washington. Ad esempio, ha aderito, in contrasto con l'amministrazione Trump,  all'accordo sul nucleare con l'Iran e, almeno finora, si oppone alla pressione degli Stati Uniti affinché la società cinese di telecomunicazioni Huawei venga esclusa dalla creazione della rete britannica 5G. In altri ambiti, invece, Johnson è pronto a collaborare con gli Stati Uniti nel caso in cui non riesca a realizzare i suoi interessi insieme alle principali potenze dell'UE. Cosi' all'inizio di agosto, quando è diventato chiaro che l'operazione navale dell'UE sullo Stretto di Hormuz richiesta dal governo britannico non avrebbe avuto luogo ([3]), Londra ha annunciato un intervento navale a fianco degli Stati Uniti. Di fatto il Regno Unito è ancora coinvolto nell'International Maritime Security Construct guidato da Washington (precedentemente Operation Sentinel [4]) nel Golfo Persico.

Spinto alla rivalità

L'esempio del jet da combattimento franco-tedesco Future Combat Air System (FCAS), attualmente in fase di progettazione, mostra che ignorare con una certa freddezza gli interessi britannici può rivelarsi rischioso. L'azienda britannica BAE Systems, operante nel settore della difesa, infatti, sin dal 2014 stava collaborando con la francese Dassault per la realizzazione di un aereo da caccia di nuova generazione, quando nel 2018 il gruppo franco-tedesco Airbus è riuscito a far fuori dall'affare la concorrenza britannica per concentrarsi poi insieme a Dassault sulla realizzazione del FCAS. Il motivo addotto era che la Brexit avrebbe ostacolato la partecipazione di BAE Systems alla costruzione di un caccia da combattimento per l'UE ([5]). BAE Systems inizialmente ha continuato a lavorare in autonomia sul suo jet, che al momento è stato rinominato "Tempest", e nel frattempo ha ottenuto la collaborazione di 2 importanti aziende operanti nel settore della difesa, la Leonardo (Italia) e la Saab (Svezia); entrambe erano state escluse da Airbus e Dassault. Londra ha anche preso in considerazione il Giappone come possibile partner con cui cooperare per la realizzazione di "Tempest" [6]. Se la Gran Bretagna riuscisse ad ottenere la cooperazione di Tokyo per la realizzazione del progetto, avrebbe di fatto guadagnato dei punti importanti nei confronti del consorzio franco-tedesco FCAS nell'ambito della battaglia per assicurarsi dei mercati di vendita globali per il costoso progetto di difesa. È improbabile, infatti, che vi possano essere in parallelo abbastanza acquirenti per entrambi gli aerei da combattimento, tali da coprirne gli immensi costi di sviluppo. A tal proposito, "Tempest", nato come risposta all'esclusione operata da Berlino e Parigi, rappresenta un concorrente pericoloso per il progetto FCAS di Airbus e Dassault.

Obiettivo: "una stretta collaborazione"

In considerazione della portata economica e politica che la Gran Bretagna potrebbe ottenere con l'uscita dall'UE, Berlino vorrebbe  assumere un tono diverso nelle relazioni con Londra; di fatto sta cercando di fare in modo che nel raggiungimento delle sue ambizioni globali all'interno del quadro della politica tedesco-europea, la Germania possa fare ricorso al potenziale politico e soprattutto militare del Regno Unito. "Attendo con impazienza ogni nostra forma di ulteriore cooperazione data l'amicizia e la stretta collaborazione fra i nostri paesi", ha fatto sapere la Cancelliera Angela Merkel. [7] Il ministro degli Esteri Heiko Maas ha invece spiegato: "vogliamo che la Gran Bretagna rimanga un partner stretto anche dopo la Brexit, sia in termini economici che di politica estera e di sicurezza." [8] Norbert Röttgen, presidente della Commissione per gli affari esteri del Bundestag, commenta: "il nostro obiettivo ora dovrà essere quello di  mantenere quanto piu' possibile vicine le relazioni con la Gran Bretagna" [9]. Recentemente il Ministro della difesa Annegret Kramp-Karrenbauer ha chiesto che il  "formato E3 venga stabilizzato". "E3" indica le tre potenze dell'Europa occidentale che cooperano in maniera stretta nei negoziati per l'accordo nucleare con Teheran. Tale formato dovrebbe collegare Londra all'UE. Kramp-Karrenbauer ha recentemente annunciato che dovrà essere "saldamente istituito a livello dei ministri della difesa", con una riunione da tenersi entro la fine dell'anno. [10] I principali media, inoltre, suggeriscono la volontà di mantenere "stretti legami con Londra attraverso il formato dei summit EU plus 1" [11]

Cambiare le priorità

In questo contesto non è chiaro se Berlino nei prossimi mesi manterrà il suo aperto sostegno nei confronti dei nazionalisti scozzesi. Alle elezioni della scorsa settimana gli indipendentisti scozzesi sono stati in grado di aumentare la loro percentuale in Scozia portandola al 45 % dei voti; ora chiedono un nuovo referendum sulla secessione, che il Primo Ministro Boris Johnson ha già dichiarato di non volere. Dopo il referendum sulla Brexit del 23 giugno 2016, alcuni politici tedeschi avevano offerto un convinto sostegno alla causa dello Scottish National Party (SNP) e al suo presidente Nicola Sturgeon. A tal proposito in piu' occasioni si era apertamente sostenuto che la Scozia avrebbe "certamente" aderito all'UE se si fosse separata dalla Gran Bretagna. [12] A settembre, alla presenza di importanti politici tedeschi, tra cui il presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble, Sturgeon era stata onorata con il conferimento di un importante premio mediatico tedesco - le era anche stata data l'opportunità di utilizzare il suo discorso di accettazione del premio per promuovere mediaticamente la causa dell'indipendenza della Scozia. E' altamente improbabile, tuttavia, che tali provocazioni oggi potrebbero essere ancora tollerate senza che il governo britannico vi opponga resistenza, proprio nel momento in cui Londra dispone di diverse opzioni in termini di politica estera e non dipende necessariamente dalla cooperazione con l'UE. Nel fine settimana il Ministro degli Esteri Maas, infatti, quando gli è stato chiesto se "una Scozia indipendente sarebbe benvenuta nell'UE" ha risposto: "La Scozia è parte del Regno Unito e pertanto la questione non si pone." [13] "La questione principale al momento" spiega Maas, "è quella di creare per il futuro un rapporto equilibrato, stretto ed equo con la Gran Bretagna". Maas tuttavia non ha detto nulla su quali sarebbero i rapporti fra Scozia e Germania se la relazione con la Gran Bretagna non dovesse svilupparsi secondo i desideri di Berlino.



[1] S. dazu Aufrüstung trotz Streit.
[2] Carsten Volkery: Ivan Rogers: "Johnson wird die EU gegen die USA ausspielen". handelsblatt.com 15.12.2019.
[3] S. dazu EU-Mächte planen Marineeinsatz im Persischen Golf.
[4] S. dazu Deutschlands Gestaltungsanspruch.
[5] S. dazu Führungskampf in der EU-Rüstungsindustrie.
[6] Demetri Sevastopulo, Robin Harding: Trump puts Tokyo under pressure to choose US fighter jet over rival BAE. ft.com 10.12.2019.
[7] Frust und Hoffnung nah beieinander. tagesschau.de 13.12.2019.
[8] "Wir wollen, dass Großbritannien auch nach dem Brexit ein enger Partner bleibt". auswaertiges-amt.de 14.12.2019.
[9] Frust und Hoffnung nah beieinander. tagesschau.de 13.12.2019
[10] S. dazu The Germans to the Front.
[11] Jochen Buchsteiner: Johnsons Mehrheit. Frankfurter Allgemeine Zeitung 14.12.2019.
[12] S. dazu Britannien spalten.
[13] "Wir wollen, dass Großbritannien auch nach dem Brexit ein enger Partner bleibt". auswaertiges-amt.de 14.12.2019.


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sabato 30 novembre 2019

Avanti, marsch! - Perché la politica e il mainstream spingono verso una militarizzazione del paese e del continente

"Ormai non si tratta più di stabilire "se" ci sarà una militarizzazione, ma solo del "come" e a quale velocità ciò accadrà", scrive Gert-Ewen Ungar su RT Deutsch. AKK, il ministro degli esteri Maas e la Von der Leyen in questi giorni hanno ridefinito l'orizzonte geo-politico della Germania e dell'UE, individuando gli avversari dei prossimi anni: Russia e Cina. Una riflessione interessante che arriva da una testata molto lontana dalle veline e dagli spin-doctor filo-governativi di Berlino. Da RT Deutsch.


Non si può fare a meno di pensare che sia in corso una ridefinizione dell'orientamento della politica estera della Repubblica federale e dell'UE per i prossimi decenni. E i segnali indicano tutti un aumento dell'aggressività. Nel dibattito non si parla affatto di superare lo scontro con la Russia o di avviare una cooperazione con la Cina. Al contrario, è evidente che secondo la volontà degli attori politici tedeschi, nei prossimi decenni a dominare il continente eurasiatico saranno il conflitto con la Russia e l'escalation dello scontro con la Cina.

Si va nella direzione di una militarizzazione della politica estera e dello scontro aperto. Non si fa un'analisi oggettiva delle minacce, che invece sembrano frutto di una percezione soggettiva. Al contrario si continua a ripetere la storia della Russia aggressiva facendo riferimento anche ai presunti desideri espansionistici della Cina.


Che al momento sia stia ridefinendo la direzione della politica estera dell'UE e della Germania, lo si può capire da tre contributi sull'argomento degni di nota ed emersi uno dopo l'altro e dalla loro risonanza mediatica. Lo scontro è stato aperto da una dichiarazione di intenti aggressiva da parte del ministro della difesa Annegret Kramp-Karrenbauer, la quale ha lanciato la sua proposta di istituire una zona di sicurezza in Siria sotto il comando e con la partecipazione tedesca. Per quanto questa proposta fosse lontana dalla realtà, ha dato il via alla discussione su ogni ulteriore impegno militare della Germania nel mondo.

I media mainstream hanno prontamente rilanciato e sostenuto questo slancio. Kramp-Karrenbauer in seguito ha precisato questa idea di un maggiore impegno militare tedesco nel mondo in occasione di un discorso all'Università delle forze armate di Monaco. Gli interessi tedeschi dovranno essere difesi anche nel Mar Cinese Meridionale, ci ha fatto sapere. Dopotutto, la Germania, in quanto potenza commerciale, avrebbe un interesse vitale nel mantenere le rotte commerciali aperte. Per una dichiarazione simile, il presidente federale Horst Köhler qualche anno fa si era dovuto dimettere. Oggi una tesi del genere viene ampiamente - e soprattutto pacificamente - discussa in pubblico. 

Quale interesse la Cina potrebbe avere nel bloccare le rotte commerciali, Kramp-Karrenbauer non lo spiega apertamente, perché ovviamente tutto ciò non ha senso. La tesi secondo cui la Cina potrebbe fare una cosa del genere è priva di fondamento, perché con il progetto della Nuova via della seta, nessun'altro paese ha mostrato un interesse così forte nel mantenere le rotte commerciali aperte come ha fatto la Cina. Al contrario: la Nuova Via della Seta è un piano pacifico di collegamento attraverso progetti infrastrutturali congiunti, scambi commerciali e culturali. Kramp-Karrenbauer nel suo discorso ha voluto ingannare il suo pubblico. Evoca uno scenario di minaccia che non esiste, ma che dovrebbe fornire le basi per la militarizzazione della politica estera tedesca. È qui - bisogna dirlo chiaramente - si tratta della provocazione e dell'aggressività tedesca, non della messa in sicurezza delle rotte commerciali e ancora meno della presunta difesa dei preziosi valori occidentali.

Kramp-Karrenbauer esprime apertamente questa volontà di conflitto, che dovrà essere implementata militarmente, quando nel suo discorso all'Università della Bundeswehr ha detto: 

"So esattamente quanti siano i nostri soldati che sono stati uccisi e feriti durante l'operazione dell'International Security-Assistance-Force. E proprio perché lo so, l'importanza dell'impiego dei nostri partner e alleati è ancora più preziosa."

Qui qualcuno sta parlando in modo chiaro: maggiori saranno le perdite, più forte sarà la partnership dell'alleanza. Anche la morte di piu' persone non metterà nulla in discussione, non c'è nulla che debba essere ripensato. Eppure la missione in Afghanistan è altamente discutibile, anche da un punto di vista militare  e strategico. Questa guerra non è solo costosa, ma è anche  da tempo già persa.

Poco dopo da un altro pulpito Ursula von der Leyen, in qualità di presidente designato della Commissione europea, ha tenuto un discorso sullo stato dell'Europa. Anche lei vede un'Europa minacciata da Cina e Russia. Ad essere in pericolo sarebbero i valori occidentali, la libertà e la società aperta. Tali affermazioni tuttavia non resistono alla prova dei fatti. Nulla mette in pericolo i valori dell'Occidente liberale tanto quanto le politiche dell'Occidente liberale stesso, in particolare le sue politiche economiche. In nessun luogo la democrazia e le conquiste del liberalismo borghese vengono smantellate attivamente come sta accadendo nell'UE.

Lo si vede chiaramente: c'è una "narrazione" che ci viene proposta per i prossimi decenni, ma non ha nulla a che fare con gli sviluppi della realtà. La narrazione è: noi come nazioni pacifiche e liberali saremmo minacciati dalla Cina e dalla Russia, che non condividono i nostri valori. Al contrario, dobbiamo difenderci, soprattutto militarmente. In realtà, ciò è falso, ma non ha più nessuna importanza una volta che questa idea è entrata nelle menti della gente. Per la Russia, è già tutto stabilito, per la Cina, dovrà essere ulteriormente abbellito e rafforzato. 

Gli argomenti utilizzati in questa discussione sono alquanto evidenti. Tradotto in un linguaggio comprensibile, Von der Leyen sostiene che gli stati-nazione democratici riuniti nell'UE devono rinunciare a una parte della loro sovranità in favore di organizzazioni non democratiche e transnazionali come la UE e la NATO, rimuovendo così ogni controllo democratico al fine di preservare il valore della "democrazia occidentale". Lo si vede chiaramente in questo ragionamento: il costrutto sta marcendo dall'interno. 

Quando von der Leyen parla di "Europa", in realtà si riferisce all'UE. E anche questo è un trucco retorico praticato da tempo. I maggiori paesi europei in termini di superficie non fanno parte dell'UE, perché sia ​​la Russia che l'Ucraina ne sono fuori. Nel complesso ben oltre la metà della superficie del continente europeo si trova al di fuori della prevalentemente occidentale UE. A Von der Leyen cio' non importa piu' di tanto. Nel suo discorso prende la "sua" parte, la considera come la totalità e la mette al vertice. Se l'Unione europea viene equiparata all'Europa intera, allora è probabile che in questa Europa non siano necessari ulteriori sforzi di pace. In questa logica è già tutto pronto. La possibilità  di risolvere diplomaticamente le crisi europee attraverso la cooperazione, derivante dall'attuale debolezza degli Stati Uniti, con la retorica della Von der Leyen di fatto viene meno.

In occasione del suo discorso ha espresso molto rammarico in merito al fatto che dopo il crollo dell'Unione Sovietica si sarebbe persa l'opportunità storica di costruire la casa comune dell'Europa. Ora, con la debolezza degli Stati Uniti, questa opportunità si presenta un'altra volta. Ma ciò di fatto diventa impossibile se nel vocabolario usato l'Europa viene equiparata all'UE, se si pensa che l'Europa sia composta solo dall'UE. Ma questo ci chiarisce ancora una volta da quale fonte arrivi l'aggressività. 

In generale il discorso della Von der Leyen è uno straordinario testimone di una nuova fase nella sua carriera. Dal discorso di un presidente in erba della Commissione certamente non ci si poteva aspettare alcuna critica fondamentale sullo stato dell'UE. Ma quello che Von der Leyen ha detto in questa occasione, con una gestualità fra il materno e il presidenziale, ha il carattere di una negazione della realtà. 

Poco dopo è stato il ministro degli Esteri Maas in un'intervista a Der Spiegel a confermare il suo impegno irrevocabile nei confronti della NATO. La scelta delle parole è la stessa di von der Leyen e Kramp-Karrenbauer. La minaccia ai valori europei rappresentata dalla Russia e dalla Cina "ci costringe" alla militarizzazione.

Il mainstream accetta tutto con disponibilità e riconoscenza. La discussione sulla spesa militare, ridefinita spesa per la "difesa", finalizzata alle missioni straniere e all'impegno mondiale è in pieno svolgimento. Se "noi" ci siamo, sarà un bene perché "noi" abbiamo "valori", gli altri no - questo il tenore generale. La NATO viene concepita come una presunta alleanza di valori. Può anche essere divertente vedere il socialdemocratico Maas proporre la creazione di un gruppo di lavoro come metodo per riformare la NATO. Non si tratta tuttavia della proposta stessa, che ovviamente non deve essere presa sul serio. Si tratta di continuare a inviare lo stesso messaggio di sempre.

Allo stesso tempo, il presunto "pericolo" proveniente dalla Cina e dalla Russia non può essere in alcun modo affrontato con mezzi militari. L'Ucraina ne è un esempio chiaro, e nel vero senso della parola, un "ovvio" esempio di ciò. Il sostegno alle presunte "forze democratiche" da parte dell'UE, dell'Occidente e, soprattutto, della Germania in breve tempo ha ridotto l'Ucraina in macerie. L'Ucraina ora è il secondo paese più povero d'Europa dopo la Moldavia. Le cose invece sembrano andare in maniera molto diversa nella "annessa" Crimea: lì lo sviluppo economico - grazie anche a degli enormi investimenti - è molto forte. Prosperità e crescita a cui tutti prendono parte. Qui è visibile un'alternativa al tanto lodato modello occidentale del liberalismo imperante.

Anche il vertice africano, tenuto la settimana scorsa dal governo federale, ha rivelato quanto il modello occidentale sia poco attraente. Erano presenti solo dodici stati africani. Come promemoria: al vertice Russia-Africa nella metropoli russa di Sochi sul Mar Nero a fine ottobre, erano presenti ben 44 capi di stato africani. La Germania può garantire investimenti, ma solo se i paesi si sottopongono a delle "riforme", vale a dire la riduzione degli standard sociali, lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, la deregolamentazione dei mercati etc. Quindi l'intero armamentario del veleno neoliberista. Tutto ciò non sembra molto attraente. 

Russia e Cina invece agiscono diversamente perché sono in grado e disposte a creare delle situazioni vantaggiose per entrambi (win-win). Grazie a questa capacità dei due attori, "noi", l'Occidente, l'UE, e la Germania siamo costretti a restare indietro. Esatto. Ciò tuttavia non può essere risolto con dei mezzi militari, ma solo con un riorientamento della strategia economica. E questo deficit non viene superato attraverso lo scontro e l'aggressività, ma dalla rete e dalla cooperazione. 

Un semplice elenco cronologico degli eventi in Europa, inoltre, lascerebbe pensare che la Russia agisce poco, e certamente non lo fa in modo aggressivo, ma reagisce passo dopo passo. Non c'è stata alcuna aggressione da parte della Russia. L'UE e la NATO sono aggressive, come emerge chiaramente dalla crescente militarizzazione del Mare del Nord e del Mar Baltico. Questa aggressione è diretta contro gli interessi di sicurezza della Russia. Di conseguenza anche la Russia dovrà rispondere.(...)

In Germania manca di fatto un correttivo. Non si tratta più del "se" ci sarà una militarizzazione, ma solo del "come" e a quale velocità ciò accadrà. Questa è la portata della discussione in corso nel mainstream. Si parlerà molto e intensamente degli aspetti finanziari, dei partner, dell'importanza del progetto, della pressione temporale e di molto altro ancora. Ma il progetto stesso non è più in discussione.

Il correttivo arriverà dall'esterno, poiché l'aggressività occidentale, e sempre più anche quella tedesca, restano in gran parte senza risposta. E quanto più resteremo indietro economicamente a causa di politiche economiche fallimentari, tanto più insignificanti resteranno le nostre "provocazioni". La seconda possibilità di costruire una casa comune europea, tuttavia, ancora una volta viene messa in discussione dalla politica tedesca. Ancora una volta, a causa della volontà tedesca, non avremo la pace permanente, la sicurezza e la prosperità da Lisbona a Vladivostok...