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mercoledì 8 dicembre 2021

Da Hartz IV verso un nuovo reddito di cittadinanza: con la Ampelkoalition arriva il Buergergeld

Nelle città tedesche l'inflazione viaggia al 6% mentre i sussidi per i disoccupati di lungo periodo (ALG II) a partire da gennaio aumenteranno di appena 3 euro. Per questo i percettori di un sussidio Hartz sperano nella Ampelkoaltion e nella promessa fatta dai socialdemocratici in campagna elettorale di introdurre un Buergergeld, vale a dire un nuovo redditto di cittadinanza privo di sanzioni e con meno obblighi e meno burocrazia. Ne scrive T-Online


Un nuovo "Buergergeld" in futuro dovrà sostituire Hartz IV. T-online chiarisce che cosa nel dettaglio dovrà cambiare secondo il piano della Ampelkoalition e quali sono le principali differenze con il sistema attuale.

Nemmeno una parola, e questo la dice lunga. I leader della SPD, dei Verdi e della FDP mercoledì scorso alla presentazione dell'accordo di coalizione hanno parlato per circa 40 minuti - e non hanno nemmeno menzionato un argomento che invece non sarebbe mai potuto mancare in nessun dibattito da campagna elettorale: il cosiddetto reddito di cittadinanza o Buergergeld, il candidato alla successione dell'attuale Hartz IV.

Cosa era successo?

Prima delle elezioni, infatti, era stata soprattutto la SPD a preparare il terreno per superare Hartz IV. Per anni, infatti, il partito aveva lottato con se stesso. Durante la campagna elettorale, la leader della SPD Saskia Esken aveva annunciato in un'intervista alla "Taz" che il nuovo "Buergergeld" doveva essere "adeguato" e ricalcolato. I Verdi avevano anche fatto intendere di volere un aumento del sussidio previsto dall'Arbeitslosengeld II - e durante la campagna elettorale avevano anche indicato una cifra concreta: 50 euro in più.

Dopo le elezioni, tuttavia, sembrava ovvio che un aumento del sussidio per i disoccupati di lungo periodo sarebbe stato imminente. La domanda era piuttosto un'altra: a partire da quale importo le parti potranno rivendere un aumento come un successo?

Ma ora che l'accordo di coalizione è pronto, nessuno sembra esserne piu' cosi' convinto, come ad esempio sostiene Holger Schäfer, economista presso lo Institut der Deutschen Wirtschaft (IW), vicino ai datori di lavoro: "Prima di tutto, Burgergeld è solo il nuovo nome dato ad Hartz IV", ha dichiarato a t-online.

Wohlfartsverband sulle tariffe standard: "Eccezionalmente deluso".

Se date un'occhiata all'accordo di coalizione fra i tre partiti, noterete ciò che non viene affatto menzionato - vale a dire un aumento delle tariffe standard.

Anche Ulrich Schneider lo ha notato immediatamente. In un'intervista a t-online, l'amministratore delegato della Paritätischer Wohlfahrtverband ha detto: "Il Buergergeld non è ancora la soluzione promessa per il superamento di Hartz IV. La sua associazione, infatti, riunisce organizzazioni come il Kinderhilfswerk, il Sozialverband o le Tafeln locali, tra le altre. "Siamo estremamente delusi dal fatto che non ci sia stato alcun movimento verso l'alto delle tariffe standard", ha continuato Schneider.


Ma non è solo questo. In considerazione delle promesse fatte in campagna elettorale, molti disoccupati di lunga durata si auguravano un aumento dei sussidi. E le critiche, sempre piu' forti, ora arrivano anche dal mondo accademico. Martin Seeleib-Kaiser, professore di politica sociale all'Università di Tubinga, ad esempio, ha detto a t-online: "Il fatto che le tariffe standard non vengano aumentate dalla Ampelkoalition è alquanto deludente, perché a quanto pare non sarà possibile superare la soglia di povertà generalmente considerata - i beneficiari resteranno così in una situazione di povertà". E questa situazione sembrerebbe essere fatale alla luce del tasso di inflazione attuale, che si riflette anche sui prodotti alimentari di base, "e che quindi va a colpire in maniera massiccia proprio questi gruppi".

Attualmente i singoli beneficiari del sussidio sociale ricevono 446 euro al mese, nel gennaio 2022 l'importo sarà aumentato di tre euro secondo quanto previsto dalle tariffe. Il presidente dell'associazione delle Wohlfahrtsverband, Ulrich Schneider, chiede un "adeguamento delle tariffe standard, secondo le necessità, ad almeno 600 euro".

La SPD ha cercato di prendere le distanze dalle riforme Hartz

Tutte queste dichiarazioni probabilmente nei prossimi giorni faranno sentire la loro eco tra i partner della Ampelkoalition, soprattutto tra i socialdemocratici. Erano stati proprio loro, infatti, sotto l'allora cancelliere Gerhard Schröder, a introdurre le riforme Hartz.

Da allora Hartz IV è sempre stato collegato alla freddezza sociale e alla paura del declino sociale. Anche se i Verdi all'epoca erano al governo - e anche se la CDU/CSU ha sostenuto queste riforme - esse generalmente vengono attribuite solo alla SPD. E i risultati deludenti dei socialdemocratici ottenuti nel corso degli anni vengono spesso spiegati da questa politica. Ecco perché al partito sembrava così importante segnalare una vera e propria rottura con Hartz IV.

La riforma che ora viene presa in considerazione dalla SPD, dai Verdi e dalla FDP, tuttavia, sembra più che altro essere una ridenominazione - che, tuttavia, trova anche qualche approvazione. L'economista dello IW Holger Schäfer, ad esempio, trova la parola "Buergergeld", sulla quale i partner della coalizione si sono accordati sin dall'inizio, molto meglio del termine "Hartz IV", ormai carico di connotazioni negative.




Le opportunità per guadagnare un reddito aggiuntivo dovranno essere migliorate

Ci sono tuttavia dei cambiamenti positivi su piccola scala, come ci spiega lo scienziato sociale Seeleib-Kaiser. La Ampelkoalition ad esempio promette di migliorare le opportunità di reddito aggiuntive, anche se non è ancora chiaro in che modo ciò sarà possibile.

Anche il fatto che nei primi due anni la dimensione degli appartamenti dei destinatari di un sussidio non venga presa in esame (come era già avvenuto durante la pandemia) è positivo: "A seconda del Jobcenter, infatti, sembra che in passato ci sia stata una gestione molto rigida di questo aspetto - con conseguenze fatali per le persone colpite", dice Seeleib-Kaiser. Ad esempio, c'è stato chi dopo essere diventato disoccupato ha dovuto abbandonare il proprio appartamento perché misurava qualche metro quadrato in più del consentito.

Anche l'economista dello IW Schäfer elogia alcuni dei cambiamenti. Con le maggiori opportunità di poter guadagnare un reddito aggiuntivo e un miglioramento del sostegno, le richieste centrali della comunità imprenditoriale sembrano essere state soddisfatte. Considera anche ragionevole, inoltre, l'annunciata riduzione della burocrazia attraverso l'erogazione di prestazioni forfettarie - cioè il pagamento di somme forfettarie invece dei calcoli sui casi individuali.

Al contrario l'economista resta critico nei confronti di altri cambiamenti, come ad esempio l'abolizione della priorità nel collocamento. L'obiettivo primario deve rimanere quello di reintegrare le persone nel mercato del lavoro, ha detto Schäfer. Considera quindi opportuno mantenere l'obbligo di cooperare.

Se la logica del nuovo Buergerld sarà effettivamente diversa dal precedente Hartz IV resta tutto da vedere, dice Seeleib-Kaiser, professore di politica sociale. Questo perché si tratta di una riforma che dovrà coordinare le varie prestazioni sociali - compreso il Buergergeld - e deve essere ancora elaborata da una commissione. "Questo significa che ancora non sappiamo esattamente come sarà il nuovo Buergergeld", dice Seeleib-Kaiser.

Moratoria sulle sanzioni: "Un passo nella giusta direzione".

E questo sembra essere particolarmente vero per quanto riguarda le sanzioni: più volte, infatti, è stato criticato il fatto che le prestazioni, in determinate circostanze, possono essere ridotte. Dopo tutto, il sostegno al reddito di base è già per definizione il minimo sociale, quindi pagare ancora di meno non sembra appropriato. Anche la Corte costituzionale federale la vede allo stesso modo e ha stabilito che questa pratica sanzionatoria in parte è incostituzionale.

Questo è probabilmente uno dei motivi per cui la Ampelkoalition intende sospendere le sanzioni almeno per un anno. "La moratoria sulle sanzioni è un passo nella giusta direzione", dice Schneider. Dopo di che, ci sarà il cosiddetto obbligo di cooperazione.

Ci sono già oggi molti obblighi per i beneficiari di Hartz IV: devono essere disponibili per il centro per l'impiego, devono presenziare agli appuntamenti, devono rivelare la loro situazione finanziaria. L'accordo di coalizione non chiarisce esattamente cosa dovrebbe accadere se questi "doveri di cooperazione" non venissero rispettati. Alla fine forse saranno solo delle sanzioni con un nuovo nome.

A questo punto, però, è probabile che anche le associazioni giovanili della SPD e dei Verdi facciano pressione: la riforma del sistema Hartz IV era una tema molto importante per entrambi i gruppi, anche prima delle elezioni. Per la portavoce della Gioventù Verde, Sarah-Lee Heinrich, "Hartz IV resta un sistema disumano".

"Fino a quando le tariffe standard non saranno aumentate, una vita da Hartz IV resta una vita al di sotto del livello di sussistenza minimo e quindi non vi sarà nessuna sicurezza sociale", ha detto a t-online. Chi veramente intende contrastare la "crisi sociale" deve fare in modo che lo stato sociale riesca veramente ad aiutare le persone - e non è questo il caso. Si sta solo risparmiando deliberatamente "sui più poveri della società", dice Heinrich, lei stessa cresciuta in Hartz IV.




domenica 11 novembre 2018

Intervista a Clemens Fuest sulla situazione italiana: "come creditori siamo ricattabili"

Clemens Fuest, il presidente del prestigioso Istituto Ifo di Monaco di Baviera, intervistato da T-Online ci spiega quanto il rischio di implosione della moneta unica sia reale e ci ricorda un concetto di base, apparentemente molto chiaro anche ai tedeschi: i creditori sono sempre ricattabili. Da T-Online


T-Online: Herr Fuest, i partiti di governo nel nostro paese attualmente sono molto presi da questioni personali. Un altro tema con conseguenze enormi per la Germania sta invece passando in secondo piano: la crisi economica in Italia. Il nuovo governo di Roma vuole fare piu' deficit. La Commissione europea ha respinto il bilancio. E ora?

Clemens Fuest: un paese senza una propria moneta non può permettersi un debito pubblico superiore al 130% del PIL. Il vero problema in Italia non è l'eccesso di indebitamento, ma la stagnazione economica. L'Italia non cresce, la produttività del lavoro ristagna dagli anni '90. L'economia italiana è stata duramente colpita dalla globalizzazione e non è riuscita ad adattarvisi. Le ragioni risiedono in un sistema educativo mal funzionante, in un sistema giudiziario poco efficace e in una regolamentazione del mercato del lavoro paralizzante.

T-Online: Quindi l'Italia ha bisogno di riforme Hartz sul modello tedesco?

Clemens Fuest: bisogna essere molto attenti con il messaggio: fate come i tedeschi! L'Italia è un paese con condizioni diverse. Nel mercato del lavoro, a differenza della Germania prima delle riforme Hartz, il problema non è che i benefici per i disoccupati sono troppo generosi. Si tratta piuttosto del fatto che chi ha un impiego ha delle forti tutele e che i giovani hanno scarse possibilità di essere integrati nel mercato del lavoro.

T-Online: ciò si riflette anche sul mercato dei capitali, dove il nervosismo si sta diffondendo e i rendimenti dei titoli di stato italiani stanno crescendo. Un problema per il mercato finanziario dell'UE?

Clemens Fuest: i rendimenti crescenti dimostrano che il mercato finanziario funziona e che i rischi vengono prezzati. Se in Italia arriva una crisi finanziaria, i creditori avranno un problema. Lo stato italiano e le banche sono fortemente indebitate con i propri cittadini. Per quanto riguarda i paesi esteri, le banche tedesche sono molto meno coinvolte in Italia rispetto ad esempio a quelle francesi. Un terzo della cosiddetta esposizione verso l'estero dell'Italia, circa 300 miliardi di euro, è nei confronti della Francia. Ma difficilmente questo ci aiuterebbe in caso di emergenza, perché se la Germania ha prestato poco all'Italia, è invece molto esposta nei confronti della Francia. Il problema ci colpirebbe comunque.

T-Online: quanto è concreto il rischio di una bancarotta pubblica in Italia?

Clemens Fuest: nel breve periodo il rischio maggiore risiede in un'ondata di panico sul mercato dei capitali che potrebbe portare rapidamente alla bancarotta di stato. Sarebbe una situazione in cui gli investitori avrebbero dei dubbi sul fatto che l'Italia possa rifinanziare i propri debiti. Per questo i titoli di stato in scadenza non verrebbero riacquistati e il paese diverrebbe insolvente. Nel lungo periodo il rapporto debito/PIL dovrebbe scendere, altrimenti l'Italia nella prossima recessione economica si troverebbe in gravi difficoltà.

T-Online: se il gioco si fa duro, si aspetta che l'UE usi lo scudo salva stati e aiuti l'Italia a suon di miliardi?

Clemens Fuest: l'Italia è dieci volte più grande della Grecia. Stiamo parlando di molti soldi. Ma non penso che i fondi per il salvataggio siano insufficienti, come spesso si sostiene. Se l'Italia chiedesse un programma di aiuti al Meccanismo europeo di stabilità (ESM), la BCE potrebbe acquistare obbligazioni governative italiane e mantenere l'Italia liquida. La vera domanda è: possono ancora esserci programmi ESM?

T-Online: si riferisce alla questione delle competenze nazionali?

Clemens Fuest: sì. Non è chiaro se il Bundestag possa ancora approvare i programmi di salvataggio dell'ESM. Secondo la sentenza della Corte costituzionale tedesca, il programma OMT (acquisto illimitato di titoli di stato da parte della Banca centrale europea) costituisce un superamento delle competenze della BCE, mentre la Corte di giustizia europea afferma il contrario. Ciò solleva la questione su quale Corte il Bundestag dovrebbe seguire. Ancora più importante, in Italia c'è un governo che non vuole attenersi ai regolamenti dell'UE. In questa situazione i fondi di salvataggio europei non sono disponibili. Gli aiuti sarebbero disponibili solo se collegati a dei requisiti di ristrutturazione.

T-Online: qual'è influenza reale della Commissione europea nel tiro alla fune politico con il governo italiano?

Clemens Fuest: l'importanza del tiro alla fune politico fra Bruxelles e Roma è sovrastimata. E' il governo italiano che prende le decisioni in materia di bilancio, per questo è stato eletto. L'UE non sarà in grado di impedirlo. Le regole europee aiutano i governi che vogliono rispettare i criteri europei e implementarli contro le resistenze del proprio paese. L'idea che Bruxelles possa imporre le regole europee contro la volontà di un governo nazionale è un'illusione. Non funziona cosi'. Non possiamo costruire l'Eurozona su queste basi.

T-Online: e allora su quali?

Clemens Fuest: la chiave di tutto sta nella disciplina di mercato. Da un lato è corretto dire che gli elettori italiani hanno democraticamente deciso di indebitarsi. Ma ciò significa anche dire che non possono trasferire i costi ai contribuenti degli altri Stati dell'euro.

T-Online: sembra ragionevole, ma anche un po troppo semplice. Di nuovo piu' concretamente: quale margine di manovra ha a disposizione l'UE per impedire alla crisi italiana di infettare il resto d'Europa?

Clemens Fuest: in sostanza, l'Unione europea deve fare due cose: in primo luogo tenere aperto un canale di dialogo. Abbiamo un interesse fondamentale affinché in Italia non vi sia una bancarotta dello stato. In secondo luogo l'UE deve prepararsi per una crisi. Ciò significa che bisognerebbe ridurre l'esposizione al rischio Italia e quindi essere meno ricattabili.

T-Online: quindi ritirare il denaro dall'Italia, denaro che lì è effettivamente necessario e farlo in maniera urgente.

Clemens Fuest: non è compito degli altri stati della zona euro mantenere liquido uno stato italiano che intende abbandonare le regole del gioco concordate con gli altri paesi. Il problema è che come creditore sei ricattabile. Le banche nel resto dell'eurozona dovrebbero ridurre i loro crediti finanziari verso lo stato italiano e le sue banche o meglio coprirli con il patrimonio netto. Altrimenti, in caso di crisi, saremo costretti a salvare un'altra volta le nostre banche con i soldi dei contribuenti.

T-Online: guardiamo avanti: cosa succede se il governo italiano non si ferma, ma si attiene al suo corso e continua a fare debito per ampliare lo stato sociale?

Clemens Fuest: lo scenario più probabile è che il paese al prossimo rallentamento economico finisca in una crisi finanziaria: una bancarotta statale in Italia porterebbe a una crisi dei mercati finanziari sulla cui portata si può solo speculare. Se il sistema bancario italiano dovesse essere di fronte ad un crollo, l'Italia potrebbe introdurre volontariamente una nuova valuta. C'è anche la variante della valuta parallela, i cosiddetti mini-Bot. Tutto ciò, tuttavia, porterebbe a degli scontri molto forti all'interno della zona euro.

T-Online: quindi un fondo europeo di garanzia sui depositi bancari potrebbe essere una soluzione, come alcuni stanno chiedendo?

Clemens Fuest: nella situazione attuale sarebbe un grave errore. L'Italia in questo modo potrebbe  vendere più titoli di stato alle proprie banche. Se dovessero fallire, le perdite verrebbero trasferite alla comunità dell'Eurozona. La pressione dei mercati finanziari sull'Italia si ridurrebbe, e verrebbe incentivato il superamento dei limiti all'indebitamento concordati con gli altri stati. Se vogliamo che l'eurozona nel lungo periodo funzioni, abbiamo bisogno di un'assicurazione comune sui depositi. Tuttavia, il prerequisito obbligatorio per fare ciò è che le banche abbandonino completamente o almeno in gran parte il finanziamento dei loro rispettivi stati di appartenenza. Altrimenti è meglio lasciar stare.

T-Online: detto in maniera piu' semplice: da anni l'Italia scivola da una situazione di precarietà politica ed economica all'altra. Il Paese è riformabile?

Clemens Fuest: credo di sì. Possiamo guardare alla situazione italiana anche in modo diverso. Immaginate che la Germania abbia attraversato un periodo stagnazione di 20 anni. Come sarebbe il nostro paese dal punto di vista politico? Il fatto che la società italiana sia rimasta stabile per così tanto tempo merita rispetto. Ciò che manca sono delle riforme convinte; forse arriveranno quando sarà chiaro che la politica attuale sta solo esacerbando i problemi.

T-Online: diamo un'occhiata alla Germania. In che modo la crisi italiana ci influenzerà?

Clemens Fuest: la Germania ha un interesse urgente affinché in Italia possa arrivare quanto prima una ripresa economica. Il governo tedesco dovrebbe rivolgersi al governo di Roma e cercare di convincerlo a fare politiche europee che dal punto di vista finanziario possano ridurre il peso sugli altri paesi membri. Invece da Berlino arriva solo un silenzio minaccioso.

T-Online: cosa potrebbero fare insieme Germania e Italia per stabilizzare la situazione?

Clemens Fuest: la Germania e l'Italia potrebbero sviluppare una politica estera e di sicurezza europea e cooperare più strettamente nella politica  migratoria e dello sviluppo. Acquisti militari congiunti, la messa in comune di ambasciate e consolati, aiuti allo sviluppo europei invece che nazionali e frammentati, tutto ciò ridurrebbe il peso sul bilancio dello Stato. Si ha l'impressione che la Germania sia troppo impegnata con se stessa e troppo poco con l'Europa.

T-Online: perché è così?

Clemens Fuest: nella Große Koalition si tengono sotto controllo a vicenda. Fanno allo stesso tempo lavoro di governo e di opposizione.

T-Online: il governo federale non sta quindi lavorando efficacemente?

Clemens Fuest: bisogna essere prudenti con simili giudizi. Ma la lotta per il potere a Berlino è una realtà. Gli argomenti europei passano in cavalleria. Sono importanti almeno quanto la questione abitativa o la migrazione. Il pericolo che l'UE e l'euro cadano in pezzi è molto reale.
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