Cari latini, vi avevamo dato la straordinaria possibilità di diventare tedeschi, ma l'avete sprecata. Adesso vi aspettano le sofferenze e la crisi, ma avete ancora un'ultima possibilità: riducete prezzi e salari e tornerete alla crescita, amen. Holger Stelztner, uno dei direttori di Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Alcuni paesi europei pensavano che l'unione europea fosse un paradiso di benessere senza alcuno sforzo. Ma senza finanze statali solide e senza riforme strutturali non può funzionare. La BCE non può risolvere tutti i problemi. Deve soprattutto fare attenzione a non preparare il terreno della prossima crisi.
La crescita a debito riporta l'Europa all'inizio della crisi, ha detto giovedi scorso Merkel in un discorso al Bundestag. Questo è vero, abbiamo già visto tutto. Con l'introduzione dell'Euro ci sono già stati in pratica 10 anni di Eurobond. Per gli investitori le obbligazioni statali erano identiche, i rendimenti dei titoli di stato dalla Grecia fino alla Finlandia erano tutti sullo stesso livello. Purtroppo i paesi debitori non hanno utilizzato gli insoliti bassi tassi di interesse per la riduzione del debito, ma hanno colto l'occasione per prendere piu' capitale a prestito: hanno consumato sempre di piu' o hanno finanziato dubbiose opere infrastrutturali. I paesi debitori hanno sprecato il regalo dell'unione monetaria (interessi bassi come in Germania) lasciando crescere troppo in fretta i salari e i prezzi.
La storia economica conosce molti esempi di recessioni difficili dopo gli eccessi del debito. Ogni volta c'è voluto molto tempo prima che gli stati, le aziende, o i privati cittadini potessero ripagare i debiti; per anni si è investito e consumato poco. Le banche devono concedere poco credito, per poter rimettere a posto i loro bilanci: anche l'eurocrisi porterà una crescita molto bassa in questi paesi. Al contrario delle fluttuazioni congiunturali di breve periodo, al crollo economico non segue un rapido recupero, perchè le strutture economiche gonfiate devono essere corrette (ad esempio la bolla finanziaria irlandese, le costruzioni spagnole, o il settore pubblico greco). Non a caso il premio Nobel James Tobin ha definito un alto indebitamento come "il tallone di Achille del capitalismo".
La Germania è l'esempio - ma in Europa ha poco sostegno.
Poiché nel nostro paese non c'è stata nessuna bolla immobiliare e la struttura economica era pronta per la competizione mondiale, la Germania è uscita con slancio dalla crisi; per questo è ammirata e invidiata. Se il governo federale di Berlino suggerisse ai partner europei le stesse ricette - adeguamento delle tassazione e del sistema sociale, freno ai debiti, pensione ritardata, piu' lavoro allo stesso salario - il governo otterebbe un certo successo nei sondaggi in Germania, ma avrebbe poca considerazione in Europa.
Questo è dovuto agli elevati costi sociali, che adesso dovranno sostenere quei paesi che hanno scambiato l'Eurozona per il paradiso del benessere senza sforzo. La valvola usata in precedenza per recuperare la competitività perduta a causa dei prezzi e dei salari troppo alti, vale a dire la svalutazione, non esiste piu'.
Le strutture economiche devono allora essere riformate, i posti di lavoro devono essere ridotti - e di conseguenza i consumi e la performance dell'economia soffrono. I costi del risparmio si percepiscono immediatamente, a differenza degli effetti di lungo perido delle riforme strutturali. Di cui c'è grande bisogno, per far crescere l'economia in maniera duratura. Il mezzo migliore per ottenere una crescita duratura è una politica dell'offerta con un mercato del lavoro e delle merci flessibile che permetta di allocare efficientemente il lavoro, il capitale e le idee. I programmi congiunturali di stato sono solo un fuoco di paglia, come si vede in America e in Giappone. E queste politiche anticongiunturali i paesi europei sovraindebitati non potrebbero permettersele.
Anche la banca centrale non può risolvere l'Eurocrisi, la sua potenza di fuoco non è illimitata. Con una politica monetaria espansiva e molti aiuti nei casi di emergenza, la BCE sta acquistando tempo per i pesi indebitati e per le banche in difficoltà, mettendo a rischio la propria credibilità e il proprio mandato: la stabilità dei prezzi. Con i bassi tassi di interesse non solo cerca di ridurre le sofferenze dovute agli sforzi di risanamento nei paesi in crisi, ma spiazza il normale funzionamento dei mercati e mantiene in vita banche zombie senza un modello di business credibile. La BCE deve fare attenzione con le proprie misure straordinare a non preparare il terreno per la prossima crisi.
"La politica monetaria è al 50% psicologia" diceva Ludwig Erhard, il padre del miracolo economico tedesco. "L'altro 50% lo fanno una politca orientata al mercato e alla competizione" Della seconda parte della frase di Erhards a Brussel non se ne vuol sapere, lì si scrive molto piu' volentieri il prossimo piano decennale, soprattutto quando l'ultimo è stato di così grande successo.
Alla base della crisi Euro c'è una perdita di fiducia nella volontà e capacità dei paesi Euro di soddisfare le richieste per un'unione monetaria. All'inizio dell'unione monetaria c'erano già gli Eurobonds, e con i fondi EU, avevamo un inizio di unione di trasferimento fatta con i miliardi di sovvenzioni per i paesi del sud. Come è possibile riconquistare la fiducia con l'istituzionalizzazione di questo esperimento? Per il proprio finanziamento l'unione monetaria ha bisogno del mercato, che garantisce finanze dello stato solide e riforme strutturali. Se Eurolandia non è pronta a questo, l'Euro sarà una moneta debole e non potrà sopravvivere.