La politica tedesca, a corto di argomenti, ci ricorda che prima di scomodare il contribuente tedesco, sarebbe auspicabile tassare i patrimoni privati e (s)vendere i beni pubblici del sud Europa: tutto in nome della moneta unica. Da Handelsblatt.de
La ricchezza dei ceti abbienti nei paesi Euro in crisi suscita interesse. I politici tedeschi vorrebbero una tassa patrimoniale. Grazie a questi introiti, il contribuente tedesco sarebbe sollevato dagli aiuti finanziari.
CDU, SPD e perfino la FDP, in via eccezionale, sono d'accordo sul tema della tassa patrimoniale per i ricchi. Tutti e 3 i partiti vorebbero far pagare i ricchi - non in Germania, ma nei paesi Euro in crisi. Un segnale come questo, in Germania sarebbe particolarmente benvenuto: il paese infatti garantisce per la parte principale degli eurosalvataggi. Soprattutto per contrastare le critiche crescenti verso le misure di aiuto, espresse dai partiti e dai cittadini.
Il ministro delle finanze Schäuble aveva già dichiarato in passato il suo interesse per un prestito forzoso nei paesi in crisi. Anche nella SPD ci sarebbe approvazione: si spera che "le abbondanti ricchezze private" non fuggano dai paesi in crisi, ma piuttosto "possano essere impiegate per la risoluzione della crisi" ha dichiarato il vice presidente del partito Joachim Poß. I prestiti forzosi "sono decisamente ipotizzabili", tanto piu' che i ricchi dei paesi mediterranei, fino ad ora, pare non abbiano avuto l'abitudine di pagare le tasse.
Poß appoggia una proposta del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW). Gli economisti chiedono che siano i detentori di patrimoni dei paesi in crisi a sostenere il risanamento delle finanze statali con un prestito forzoso o una tassa patrimoniale .
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I prestiti forzosi o i prelievi patrimoniali una tantum hanno 2 vantaggi, scrive il DIW in uno studio: non deprimono la domanda dei consumatori - diversamente dall'IVA, e sono un segnale verso i paesi donatori: anche i paesi riceventi, si stanno dando da fare.
Squilibri evidenti
In Germania è sempre piu' forte l'impressione che i poveri del Sud Europa non siano poi così poveri come sembra. E per questo potrebbero permettersi un grosso contributo al risanamento delle finanze statali. Di fatto in Italia ci sono circa 270.000 famiglie con un patrimonio superiore al milione di Euro, settima posizione mondiale secondo una lista redatta dal Boston Consulting Group.
Anche in Spagna e Portogallo gli squilibri sono evidenti: mentre regna la disoccupazione di massa e le casse statali sono vuote, nei 2 paesi gli affari per Porsche vanno a gonfie vele. Nel 2011, il marchio di lusso ha venduto nella penisola iberica il 18% in piu' rispetto all'anno precedente. E in Italia le vendite di Cayenne sono cresciute addirittura del 66%.
Il successo di Porsche ci dice: nonostante la crisi, che mette sempre piu' stati in ginocchio, anche nei paesi superindebitati esiste ancora una considerevole ricchezza privata.
E questa ricchezza dovrà essere impiegata per disinnescare la crisi. "Prima che altre misure di aiuto vengano accordate, ci si puo' aspettare che un paese in crisi mobiliti la propria ricchezza nazionale", ci dice il vice presidente SPD Joachim Poß.
Anche il segretario generale della FDP Patrick Döring non è contrario alla proposta "Ulteriori impegni dei contribuenti in Spagna, Grecia e Italia per il risanamento - ad esempio attravero la sottoscrizione del debito pubblico o l'incremento degli investimenti nel settore industriale - sarebbero desiderabili", ha dichiarato.
La Spagna ha ancora molta argenteria
I politici non vogliono coinvolgere solamente i ricchi nella risoluzione della crisi sul debito. Prima che il contribuente tedesco garantisca con i 310 miliardi Euro, gli stati in crisi del sud dovrebbero iniziare a vendere il loro patrimonio pubblico. "E' auspicabile, laddove la situazione lo permetta, che i grossi patrimoni pubblici non restino inosservati" ha detto il segretario generale della FDP Patrick Döring.
In effetti le statistiche mostrano che la Spagna potrebbe teoricamente coprire, attraverso la vendita delle sue partecipazioni nelle aziende, la metà delle esigenze di rifinanziamanto del debito pubblico fino a fine 2013. E se in Italia si utilizzasse solo l'1% dei patrimoni privati per il risanamento delle casse statali, lo stato sarebbe piu' ricco di 37 miliardi di Euro.
I governi di Madrid e di Roma hanno ancora partecipazioni aziendali del valore di 100 miliardi di euro. A queste si aggiugnono le riserve di oro e di divise. La Germania non deve "stendere l'amaca" per la Spagna, l'Italia o la Grecia, ha dichiarato il portavoce per la politica finanziaria della CDU/CSU, Klaus-Peter Flosbach. La privatizzazione del patrimonio statale potrebbe essere "una misura appropriata per il consolidamento delle finanze pubbliche". "La solidarietà non è un binario a senso unico", ha detto anche Herbert Reul, presidente del gruppo CDU/CSU al parlamento europeo. "Prima che i paesi in crisi cerchino aiuti all'esterno, devono esplorare tutte le possibilità, per tenere i problemi sotto controllo con le proprie forze".
Da Brussel arrivano tuttavia anche voci di avvertimento: la vendita di partecipazioni statali è una misura una tantum, il cui effetto scompare alla svelta, ci dice dalla commissione EU. "Vendere i gioielli di famiglia può essere una misura di supporto. Ma non può certo sostituire le misure di risparmio strutturale".