Jens Weidmann, intervistato da Deutschlandfunkradio torna a parlare della sua ricetta per risolvere la crisi e conferma: Cipro è un punto di svolta nella storia degli eurosalvataggi. Da dradio.de
Il presidente Bundesbank Jens Weidmann si auspica un nuovo sistema per la gestione delle crisi bancarie nella zona Euro. A questo progetto sta lavorando la Commissione europea. L'obiettivo: creare una "catena di responsabilità" che risparmi il contribuente europeo.
Silvia Engels: Herr Weidmann, l'Eurosistema e la Bundesbank hanno appena attraversato un periodo di grande tensione. Un paese dell'Eurozona, Cipro, è finito quasi in bancarotta. Lei temeva che alla riapertura delle banche potesse esserci una assalto alle banche?
Weidmann: C'era naturalmente la paura che l'incertezza sul futuro di Cipro potesse influenzare il comportamento dei depositanti ciprioti. Ma con il controllo sui movimenti di capitale erano state prese misure preventive per arginare l'insicurezza. E come ci mostrano i fatti, le misure hanno funzionato.
Non si sono viste lunghe code davanti alle banche. Se ci fossero state, che cosa avrebbe significato per l'intera Eurozona?
Io credo sia importante trarre una lezione da Cipro: le banche potranno essere ristrutturate, nonostante tutte le difficoltà nell'applicare le decisioni prese. E questo è un segnale positivo, perché ci aiuterà a limitare l'incertezza.
Il piano negoziato sarà sufficiente per superare i problemi di Cipro?
Io credo sia importante, e non solo in relazione a Cipro ma in relazione all'intera Eurozona, ricordarsi che gli squilibri sono nati e cresciuti per un lungo periodo di tempo, e quindi non potranno essere risolti in un giorno. La crisi ci farà compagnia ancora per un po' di tempo, perché è necessario affrontarne le cause strutturali. E questo richiede tempo.
Pensa che Cipro avrà bisogno di altra liquidità?
La situazione a Cipro negli ultimi giorni si è stabilizzata. Non mi sentirei di escludere un maggiore fabbisogno di liquidità. Il punto centrale è che la liquidità non risolve i problemi di Cipro. I problemi hanno una natura strutturale, e per il loro superamento è necessario tempo.
Si è deciso che il settore finanziario a Cipro dovrà essere ridimensionato. Ritiene che in futuro sarà possibile coinvolgere anche i creditori, gli azionisti o magari i correntisti? Cipro è un caso unico oppure un modello?
Cipro non puo' essere un modello perché li' il settore finanziario era eccezionalmente grande e anche la struttura di finanziamento delle banche molto diversa da quella degli altri istituti di credito europei. Tuttavia è naturale che nel processo di stabilizzazione del sistema bancario venga applicato un principio di responsabilità, e che quindi chi ha preso le decisioni che hanno portato alla situazione di crisi sia chiamato a risponderne - prima di tutto gli azionisti, poi i creditori e solo alla fine della catena di responsabilità il correntista, e possibilmente non il contribuente, sia quello nazionale che quello europeo.
Quindi secondo la sua proposta, nei prossimi programmi di salvataggio è possibile che i risparmiatori nella parte che eccede i famosi 100.000 € garantiti dallo stato possano subire delle perdite?
Questa non è esattamente la mia idea. Si sta pero' lavorando a livello europeo su di un possibile modello di ristrutturazione bancaria. Si tratta soprattutto di non dover sempre e necessariamente salvare le banche in difficoltà con il denaro del contribuente, e di fare in modo che secondo un principio di responsabilità le banche possano essere ristrutturate, senza per questo rappresentare un problema per l'intero sistema finanziario. Per questa ragione l'obiettivo è rendere possibile le ristrutturazioni bancarie facendone gravare gli oneri su coloro che hanno preso le decisioni che hanno portato a questa difficile situazione. E la commissione sta lavorando proprio a questo, vale a dire una direttiva che possa istituire un quadro normativo per la liquidazione delle banche.
In concreto come dovrebbe funzionare?
I lavori al momento sono ancora in corso. In particolar modo si tratta di poter definire una corretta catena di responsabilità. E' la catena delle responsabilità prevede sicuramente che gli azionisti, vale a dire coloro che sopportano il rischio d'impresa, dovranno necessariamente farsi carico dell'onere dell'aggiustamento.
Cio' significa che coloro che in qualsiasi forma hanno investito capitale nelle banche saranno chiamati a pagare. E in caso di difficoltà estrema, si lasceranno anche fallire le banche?
Nella catena delle responsabilità gli azionisti sono al primo posto. Alla fine della catena ci sono i depositanti e i depositi sotto i 100.000 € - garantiti dalla legge EU - che possibilmente non dovranno essere toccati. E la giusta sequenza di responsabilità. L'obiettivo è evitare che le banche in difficoltà debbano essere salvate con il denaro dei contribuenti ed escludere crisi finanziarie future dovute ai rischi eccessivi assunti dalle banche.
Significa che questo è l'inizio della strada che ci porta ad una unione bancaria europea in cui i creditori garantiscono internamente per le possibili perdite? E' la sua idea?
No, questo non è il punto centrale di una unione bancaria. L'unione bancaria, che viene descritta in maniera molto diversa, a mio avviso si compone di due elementi fondamentali. Da un lato una vigilanza bancaria che opera secondo criteri rigorosi e unitari. E dall'altro un sistema per le ristrutturazioni bancarie con il quale le banche potranno essere anche liquidate. A cio' si aggiungono altri elementi, che sicuramente hanno un grande significato, ad esempio elementi regolatori che impediscano alle banche di assumere un livello eccessivo di esposizione verso i titoli di stato. Come del resto è accaduto in passato, fatto che a Cipro ha avuto un ruolo molto importante, ma anche in Grecia.
Il risparmiatore tedesco pensa che i suoi risparmi oltre i 100.000 € potrebbero non essere sicuri. Lei cosa gli direbbe per rassicurarlo?
Per prima cosa bisogna dire che il risparmiatore è anche contribuente. L'alternativa a questo approccio è che il contribuente di ciascun singolo paese o forse in tutta Europa sia chiamato a pagare per errori che hanno fatto altri. E questa è una situazione che vogliamo evitare, una lezione che ci arriva dalla crisi. Per questo motivo adesso stiamo discutendo di un sistema per le liquidazioni bancarie piu' ragionevole. E questo regime di liquidazione alla fine, insieme ad altre regole, farà in modo che i depositi bancari possano essere considerati sicuri. Ad esempio, con le nuove regole sul capitale proprio chi si trova all'inizio della catena di responsabilità, vale a dire gli azionisti, avrà una funzione di buffer da cui in caso di problemi si dovrà attingere. Questo deve essere il nostro obiettivo. Che non significa far sostenere agli investitori l'onere di decisioni economiche sbagliate o di fallimenti bancari. Il vero obiettivo sarà rendere il sistema bancario piu' stabile attraverso una vigilanza piu' attenta e un maggiore capitale proprio. Solo se necessario si arriverà alla liquidazione delle banche, fatto che renderebbe il comportamento bancario piu' sensibile verso i rischi.
Ma anche se il risparmiatore è in fondo alla catena delle responsabilità, continuerà a preoccuparsi in quanto non potrà mai sapere quanto è sicura la banca in cui ha depositato i suoi risparmi.
Per questa ragione stiamo lavorando per rendere il sistema piu' stabile. Capisco perfettamente che i depositanti dopo la discussione sul salvataggio di Cipro sono diventati piu' insicuri. Possiamo pero' combattere queste incertezze in un solo modo: dobbiamo mostrare che attraverso le diverse regole che stiamo discutendo queste situazioni difficili che causano una perdita anche per i depositanti, sono meno probabili e che il sistema nel suo complesso è diventato piu' sicuro.
Dall'altro lato l'incertezza dei depositanti potrebbe portare alla fugua dei capitali. Non crede che i capitali possano fuggire dalla zona Euro?
Non credo che la fuga di capitali verso i paradisi fiscali sia collegata al tema delle liquidazioni bancarie.
Sicuramente fra coloro che hanno depositato il loro denaro a Cipro ci saranno alcuni che ora rimpiangono il fatto di non averlo portato alle Cook-Islands
Io non so se il sistema bancario alle Isole Cook alla fine è piu' sicuro di quello nella zona Euro. Io credo che il concetto principale resta lo stesso: il tasso di interesse è collegato in maniera diretta con il livello di rischio a cui ci si espone. Quando un investitore riceve un interesse elevato, nella maggior parte dei casi, è perché sta assumendo un rischio maggiore. Questo, a mio parere, è un concetto molto importante. In aggiunta, tutti gli sforzi di regolamentazione sono finalizzati a rendere il sistema finanziario piu' sicuro, sia per il risparmiatore che per il contribuente.
Il contribuente fino ad ora ha sostenuto le ristrutturazioni bancarie perché si diceva che le banche avevano rilevanza sistemica. A sentirla parlare questo principio non sembra piu' valido.
Si' certo questo è ancora un problema. Ma l'esempio di Cipro ci mostra che le banche possono essere liquidate senza mettere in pericolo l'intero sistema. E questo è un elemento positivo. Tuttavia resta il problema: le banche possono essere troppo collegate oppure troppo grandi per essere liquidate senza pericolo per l'intero sistema. E per questa ragione le banche dovranno essere sorvegliate in maniera particolarmente attenta e dovranno valere anche le nuove regole sulla capitalizzazione. Avranno l'obbligo di detenere una quantità maggiore di capitale proprio come buffer per coprire i rischi.
Piu' capitale, e meno rischi, è una cosa. Dall'altro lato pero' si parla sempre piu' spesso di una garanzia europea sui depositi. E qui crescono le preoccupazioni del contribuente tedesco, che dovrà garantire anche i depositi presso le banche in difficoltà
Si, condivido le preoccupazioni. Un'assicurazione comune sui depositi significherebbe un'ampia messa in comune delle garanzie e cio' non è certamente appropriato al sistema attuale. A fronte di questa garanzia, non esiste un corrispondente controllo. Non posso certo garantire per qualcosa su cui non ho alcun controllo. Le Banche o i bilanci bancari alla fine sono uno specchio dell'economia nel suo complesso. In essi si riflettono gli andamenti congiunturali dell'economia e in essi si rispecchia la solidità delle finanze pubbliche dei singoli paesi.
E per tali rischi potro' garantire solo se avro' la possibilità di esercitare un controllo complessivo. E fino a quando questo controllo non esiste, una messa in comune delle garanzie bancarie ci condurrebbe ad un sistema non coerente e ad una eccessiva assunzione di rischi. Per queste ragioni non me la sentirei di sostenerlo.
Secondo alcuni la BCE durante la crisi di Cipro ha lanciato un vero e proprio ultimatum all'isola mediterranea in merito alla fornitura di ulteriore liquidità, fatto che ha condotto Cipro ad accettare le condizioni dell'Eurogruppo. La BCE ha oltrepassato il proprio mandato?
Prima di tutto è vero che la BCE e l'Eurosistema forniscono liquidità solo sulla base delle proprie regole. E queste regole non permettono di continuare il finanziamento in determinate condizioni. E' un compito della politica fiscale. Alla fine arriviamo al punto veramente importante: è necessario separare la politica monetaria dai compiti di politica fiscale. E un altro punto rilevante è che l'indipendenza della banca centrale è fondamentale per mantenere la stabilità dei prezzi. L'indipendenza è giustificata solo quando la banca centrale ha un mandato molto limitato. E questo mandato è definito nei trattati EU e a questo mandato dobbiamo attenerci.
La decisione è stata giusta?
Riteniamo che l'offerta di liquidità debba essere soggetta a determinate regole. Con la liquidità di emergenza non potremmo finanziare una situazione di crisi che uno stato o la comunità degli stati potrebbero risolvere solo attraverso un programma di aiuti.
Anche il capo-economista del FMI Blanchard ha messo in guardia da un eccesso di potere tecnocratico nelle banche centrali indipendenti. Quando le competenze della banca centrale sono cosi' ampie, è necessario esercitare una maggiore influenza politica?
Nel corso della crisi abbiamo assistito ad un ampliamento del ruolo delle banche centrali. Abbiamo ricevuto un nuovo mandato, sia in Germania che a livello europeo, un mandato potenzialmente ampio, che ci assegna una responsabilità nella stabilizzazione del sistema finanziario. La BCE otterrà inoltre le funzioni della vigilanza bancaria. In molti considerano le banche centrali il solo attore in grado di negoziare e decidere durante la crisi. In cio' io vedo il pericolo che il compito della banca centrale venga esteso. La crisi potrà essere risolta solo dalla politica europea, affrontando le cause strutturali della crisi, e non attraverso la politica monetaria.
Questa crescita dei compiti e delle attese ci conduce ad una politicizzazione della banca centrale che puo' distrarre dal nostro obiettivo principale: la difesa della stabilità dei prezzi. Ed è molto importante - un punto da me sempre ribadito - chiarire ancora una volta che il nostro obiettivo è la difesa della stabilità dei prezzi. Non ci facciamo distrarre nel percorso per raggiungere questo obiettivo e non ci facciamo coinvolgere troppo nel campo della politica fiscale. Se la banca centrale accetta compiti di politica fiscale e redistribuisce i rischi fra i contribuenti dei singoli paesi, ad esempio con i programmi di acquisto di titoli di stato, non mi posso allora meravigliare se ci sono voci che dicono: questo ambito dovrebbe appartenere al controllo democratico, è il dominio dei parlamenti e dei governi. Pertanto è importante restare fuori da questo ambito.
Da tempo lei mette in guardia da un tale programma di acquisto di titoli pubblici. Ma se la BCE non avesse agito, la crisi non si sarebbe mai calmata. Le sue argomentazioni sono sempre a medio termine, ma cosa possiamo fare nel breve periodo? Coloro che sostengono una politica monetaria piu' espansiva, non hanno ragione?
Da un lato Cipro ci mostra che la crisi non è superata né risolta con l'annuncio, piuttosto che la crisi ha cause strutturali, che potranno essere superate solo attraverso l'azione politica. Questo è un punto. L'altro punto è che con il programma di acquisto dei titoli di stato, iniziato già nel maggio 2010, possiamo trattare solo i sintomi della crisi, ma non le cause. E questa terapia sui sintomi, come un antidolorifico, porta con sé effetti collaterali e spinge la banca centrale nel territorio della politica fiscale, se si decidesse di seguire le richieste da lei appena menzionate.
E non credo nemmeno vera l'affermazione secondo cui la banca centrale è il solo attore in grado di agire. Esiste l'ESM, fondato esattamente con questi compiti, vale a dire mettere a disposizione dei paesi in crisi un finanziamento d'emergenza per tutta la durata del processo di aggiustamento. L'approccio "aiuti condizionati", per il quale l'ESM è stato creato, dovrebbe essere in grado di funzionare. Pertanto la non azione della banca centrale o il non acquisto dei titoli di stato non porta necessariamente ad una escalation della crisi, ma costringe la politica ad agire con i propri strumenti. E per questo è legittimata. Si tratta di una decisione politica.
E' possibile che nel medio periodo anche la Slovenia abbia bisogno di un antidolorifico, vediamo infatti che nel frattempo gli interessi sui titoli di stato sono cresciuti. La BCE dovrà intervenire di nuovo?
I problemi dei singoli paesi non potranno essere risolti dalla banca centrale. Coinvolgere la banca centrale in questi salvataggi comporta rischi molto elevati. Se la Slovenia ha delle esigenze di finanziamento - parliamo di deficit pubblici o di liquidazioni bancarie - allora il giusto destinatario è il fondo ESM, cioè il fondo di salvataggio. Per le banche centrali il finanziamento degli stati è proibito dai trattati. E lo è per buoni motivi: in passato abbiamo visto che questa politica suscita desideri che alla fine possono distrarre dall'obiettivo della difesa dei prezzi.
Ma ora abbiamo alcuni paesi Euro, recentemente l'Italia, il Belgio ma anche la Slovenia che non riusciranno a raggiungere i loro obiettivi di risparmio. Dipende dal fatto che non sono state fatte sufficienti riforme o che la fase di recessione europea nella zona Euro rende difficili queste politiche?
Dipende da entrambi i fattori. Naturalmente il bilancio pubblico di uno stato dipende dallo sviluppo congiunturale, ma vediamo che in alcuni paesi lo zelo riformatore o la volontà di fare tagli e riforme è venuta meno. E questo è il problema.
Si riferisce all'Italia?
La pressione ad agire puo' essere ridotta anche dalle misure della banca centrale. Soprattutto se esiste una via di uscita piu' comoda da percorrere con il finanziamento della banca centrale. E questa diminuzione della pressione puo' far si' che le vere cause della crisi non siano affrontate.
E' una critica all'Italia per lo stallo attuale?
In Italia prima di tutto è necessaria la formazione di un governo in grado di agire. Questo è il problema centrale. Dal punto di vista della politica fiscale al momento è in azione il pilota automatico, se lo vuole chiamare cosi', che non è certo la situazione peggiore. Allo stesso tempo a causa della mancanza di un governo c'è una certa insicurezza che non aiuta a creare il clima di fiducia necessario per affrontare i problemi.
Il problema nella zona Euro non è che abbiamo poca liquidità o che la banca centrale non è sufficientemente attiva. Abbiamo tassi ai minimi storici, e ogni banca riceve tutta la liquidità di cui ha bisogno. I problemi riguardano molto di piu' la mancanza di competitività in alcuni paesi e i dubbi sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. Ma questo potranno farlo solo i governi.
Per quanto tempo ancora vivremo le conseguenze della crisi debitoria?
Io sono del parere che la crisi non possa essere misurata in mesi, ma ci terrà occupati ancora per anni, perché il recupero della competitività e il consolidamento delle finanze statali sono sfide complesse e di vasta portata che ci impegneranno ancora a lungo.
Per quanto tempo ancora vivremo le conseguenze della crisi debitoria?
Io sono del parere che la crisi non possa essere misurata in mesi, ma ci terrà occupati ancora per anni, perché il recupero della competitività e il consolidamento delle finanze statali sono sfide complesse e di vasta portata che ci impegneranno ancora a lungo.