Die Zeit prova a delineare la politica europea della sempre piu' probabile Große Koalition: meno austerità, piu' crescita e forse gli eurobond light. E' solo fantapolitica oppure la SPD riuscirà davvero a cambiare la politica europea dei tedeschi? Da Die Zeit.
Il governo nero-rosso potrebbe trovare un accordo su di un programma di crescita per i paesi in crisi e sugli eurobond in versione light. Ma non ci saranno importanti riforme strutturali - per paura degli euro-critici.
La nuova sfumatura la si è potuta ascoltare lo scorso mercoledì, quando Angela Merkel ha parlato della futura politica europea. La Cancelliera, che nella crisi Euro fino ad ora ha avuto il ruolo di commissario al risparmio, durante un congresso del sindacato dei chimici e dell'energia, da sempre vicino alla SPD, ha parlato della necessità di avere solide finanze, di ridurre il deficit e finalmente anche di qualcos'altro: della crescita.
Se ci fosse ancora il governo nero-giallo (CDU-FDP) le cose sarebbero andate diversamente. Ma ora i vertici della CDU vogliono costruire dei ponti verso la SPD. Che gli ha sempre rimproverato di essersi affidata unicamente a misure di risparmio per i paesi in crisi e di dimenticare le drammatiche conseguenze per la popolazione. Per questa ragione ora Merkel inizia a muoversi verso la SPD.
Non ha bisogno dei socialdemocratici solo per continuare a governare. Sa bene che la sua euro-politica l'ha resa vulnerabile: da un lato l'accusano di essersi spinta troppo in là con gli aiuti ai paesi in crisi. Dall'altro l'accusano per la sua politica di austerità con la quale è riuscita a mantenere integra l'Eurozona, ha fatto partire le riforme nei paesi in crisi - ma con costi politici e sociali molto pesanti.
Piu' stimoli per la crescita
Non da ultimo Merkel con la sua euro-politica ha facilitato l'avvento e la crescita di AfD e degli euroscettici in Germania. Sia la CDU che la SPD temevano allo stesso modo l'ingresso in parlamento di una forza euro-contraria. E cio' non potrà non avere un effetto sulla politica europea di una possibile grande coalizione.
Sicuramente il governo nero-rosso troverà un accordo sul proseguimento delle politiche per la riduzione del debito in Europa - ma con delle differenze. La Germania ha imposto a livello europeo il Fiskalpakt e il pareggio di bilancio. Ora CDU e SPD dovranno mettersi d'accordo su delle ulteriori misure da inserire in un eventuale accordo di coalizione, per stimolare la crescita nei paesi in crisi e per combattere l'elevata disoccupazione giovanile. E un tale accordo allo stesso tempo rafforzerebbe la fiducia verso l'UE nei paesi in crisi. Lo strumento da utilizzare a tale scopo potrebbe essere la tassa sulle transazioni finanziarie, che fino ad ora 11 stati UE, fra cui Germania e Francia, hanno detto di voler introdurre. La tassa potrebbe essere inserita nel contratto di coalizione. Che cosa esattamente se ne farà, pero', è un'altra storia.
Non è ancora chiaro come si potranno finanziare i programmi di crescita e la creazione di posti di lavoro. L'Unione si affida ai fondi già presenti all'interno dell'UE, la SPD insiste sulla richiesta di emettere obbligazioni comuni. Su questo punto lo scontro è già programmato. Per la CDU gli eurobond sono un tabu'; Merkel ha dichiarato che non ci saranno fino a quando lei resterà in vita.
La bad-bank dei paesi Euro
La SPD rema in un'altra direzione. Ma un compromesso potrebbe essere un accordo per la creazione di un fondo per l'ammortamento del debito. Che non è stato proposto solo dalla SPD, ma di recente anche dal Consiglio dei saggi economici (Wirtschafts-Sachverständigenrat). In una tale "bad-bank" i paesi Euro potrebbero spostare tutti i debiti che superano il limite del 60% del PIL. Il fondo sarebbe poi responsabile per il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale. Potrebbe emettere le proprie obbligazioni - garantite da tutti i membri dell'unione monetaria, soprattutto dalla Germania.
In questo modo i paesi piu' indebitati avrebbero una riduzione del carico debitorio. Potrebbero concentrarsi sulle riforme strutturali e forse tornare sui mercati con emissioni proprie. E la SPD avrebbe raggiunto il suo obiettivo in maniera indiretta, senza che la CDU e la CSU debbano rinunciare al loro "Nein" verso la messa in comune del debito.
Già ora la BCE con il suo programma per l'acquisto di titoli di stato garantisce per i debiti dei paesi in crisi - di fatto sono stati messi in comune. Anche la Germania garantisce. "Merkel prima o poi dovrà dirlo con chiarezza. La BCE sta facendo quello che noi chiediamo", dice il portavoce per la politica europea della SPD, Michael Roth. Ammette pero' che il suo partito non è riuscito a chiarire il tema, e non ha saputo comunicare l'appello per l'emissione di titoli di debito comuni. In questo modo ha scoperto il fianco agli euro-contrari.
Roth ribadisce che le obbligazioni europee comuni dovranno essere emesse solo a certe condizioni. Ci saranno solo quando i rispettivi stati si saranno impegnati in un consolidamento delle finanze e avranno fissato degli standard comuni in politica economica, sociale e finanziaria. La solidarietà è una "strada a due direzioni". Ma tutto questo suona un po' come il mantra di Merkel, "aiuti solo in cambio di riforme".
Probabilmente nessuna modifica ai trattati
Molto piu' complesso è invece il tema della democratizzazione dell'EU e dell'unione politica. Tutti i partiti si sono resi conto che la continua richiesta di "piu' Europa" non fa altro che rafforzare la riluttanza dei cittadini, anche se questo dovesse significare un maggior coinvolgimento del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali nelle decisioni di Bruxelles. In primo piano nel dibattito c'è il trasferimento a livello europeo di ulteriori competenze nazionali.
Molto controversa è la possibilità per la Commissione europea di concludere accordi bilaterali con i singoli paesi membri. Con questi accordi gli stati si impegnerebbero ad attuare le riforme e a rilanciare la crescita. In cambio ci sarebbero nuove risorse finanziarie da attingere da un nuovo budget dell'Eurozona. Un'idea tedesca, che circola da almeno un anno, e di cui lunedi "Der Spiegel" è tornato a parlare. Ma che si scontra con una mancanza di interesse da parte dei paesi beneficiari. I governi di questi paesi dovrebbero infatti costantemente spiegare ai loro elettori che non si lasciano comprare da Bruxelles. Al vertice UE di dicembre i capi di governo toneranno a discutere delle possibili riforme ai trattati. Ma al momento nessuno crede che l'idea possa essere realizzata nei prossimi anni.
I politici europei, a Berlino come a Bruxelles, criticano il fatto che i capi di governo e di stato, sulla scia dell'eurocrisi, sono gli unici ad avere voce in capitolo sui temi piu' importanti e che alle istituzioni europee non resta che prendere atto delle decisioni o semmai cambiarle solo leggermente. E anche un governo nero-rosso su questo tema non cambierebbe molto. Un riorientamento dell'EU in direzione di uno stato federale o di una confederazione è molto difficile, non solo per la resistenza della Gran Bretagna, che continua a rifiutare le necessarie modifiche ai trattati, ma anche e soprattutto perchè fra gli europei lo scetticismo è sempre piu' diffuso.
Il nuovo slogan di Berlino non sarà quindi "piu' Europa", ma "un'Europa migliore". "Dobbiamo spiegare meglio l'Europa", dice Roth della SPD. E' qui la mancanza principale di Merkel, ma anche del suo partito. In futuro dovremo spiegare ai cittadini che solo quello che non puo' essere gestito a livello nazionale dovrà essere trasferito a livello europeo, "perché li' potrà essere gestito in maniera migliore"; il ben noto principio della sussidiarietà. E anche quando i singoli stati come la Gran Bretagna cercheranno di bloccare il processo, gli altri stati dovranno andare avanti da soli.
Il politico europeo della CDU Elmar Brok ha descritto le consultazioni per formare una coalizione in questo modo: "siamo d'accordo sull'obiettivo di un'Europa unita. Ma ora dobbiamo concentrarci su cio' che è ragionevole e possibile".