Su Kontrast.at un articolo molto interessante ripercorre le origini intrinsecamente fasciste e reazionarie del cosiddetto "freno all'indebitamento" (Schuldenbremse), la legge tedesca che ha ispirato il pareggio di bilancio inserito poi nella Costituzione italiana. Sia in Italia che in Germania non sarebbe mai stato introdotto senza il voto favorevole dei principali partiti socialdemocratici. Da Kontrast.at
Il
cosiddetto "freno all'indebitamento" (Schuldenbremse) è
un'idea peculiare degli anni '40 riconducibile ad un ristretto gruppo di uomini facoltosi che erano soliti riunirsi sulle Alpi svizzere. Nato dalle idee di uno strano personaggio con una certa
predilezione per i regimi autoritari, ha avuto bisogno di un po' di tempo
prima di affermarsi economicamente; una rete
neo-liberale fatta di giornalisti, politici e think tank con molto
denaro e molto potere nel corso degli anni è riuscita a farlo emergere e a dargli una
grande visibilità. Con un grande danno per la collettività.
Era
il 1947 quando sulle montagne svizzere poco piu' di una decina di uomini decise di
cambiare radicalmente le regole della convivenza globale: era nata la
„Mont Pèlerin Society“. Da allora un network di giornalisti,
politici e think tank finanziati da super-ricchi, industriali ed
ereditieri si riunisce regolarmente per portare avanti un progetto finalizzato ad imporre
l'ideologia economica neoliberista - nella gestione dello stato,
nell'economia e nella mente delle persone. "Il liberalismo in
quanto principio dominante se non principio assoluto di
organizzazione sociale" in molti campi ha imposto un
pensiero che considera l'uomo un „Homo oeconomicus“
interamente orientato al raggiungimento del profitto e al
perseguimento del proprio interesse economico. L'amicizia, l'amore,
oppure il prendersi cura dell'altro, secondo questa ideologia non avrebbero alcuna importanza.
Una concezione dell'uomo che ci rivela molto sui seguaci di questo pensiero.
Negli
anni '40 il neoliberismo era ancora marginale, nessuno lo prendeva sul
serio. Tuttavia nel corso dei decenni il lavoro sistematico condotto da una rete di think
tank, politici e giornalisti è riuscito a trasformarlo in una corrente mainstream.
Gli
inventori del pareggio di bilancio - non erano amici della democrazia
E'
proprio da questa area politica che arriva l'idea del cosiddetto
"freno all'indebitamento" (Schuldenbremse). L'ideatore è stato il defunto economista ed ex presidente
della „Mont Pèlerin Society“, James McGill Buchanan. Quando la
storica Nancy MacLean dopo la scomparsa di Buchanan ha perlustrato la sua tenuta, ha scoperto che l'economista per diversi anni era stato
finanziato direttamente dall'industriale statunitense Charles G.
Koch, il nono uomo piu' ricco al mondo. Tra Koch e Buchanan non
scorreva solo denaro ma anche idee. Si incontravano regolarmente per
lo scambio di opinioni, occasioni in cui ad esempio i due parlavano
di come si potevano contenere e
limitare le istituzioni democratiche:
"Buchanan
non era un grande amico della democrazia, per lui il dispotismo era
un'alternativa possibile e forse migliore. In questo senso Buchanan
era convinto che i politici eletti democraticamente e le loro azioni
dovevano essere fortemente limitate. Ad esempio attraverso un "freno
all'indebitamento" che stabilisca quanto uno stato puo'
spendere, indipendentemente da cio' che è necessario socialmente o
dall'andamento dell'economia."
Buchanan
nella sua avversione per la democrazia si è spinto ancora oltre appoggiando la sanguinosa dittatura in Cile attiva sotto
Augusto Pinochet. Ha contribuito a scrivere la Costituzione dello
stato autoritario sud-americano ed è stato consigliere di Pinochet sulle questioni
di politica economica. Le conseguenze di quelle politiche furono
tagli radicali, privatizzazioni catastrofiche e lo smantellamento dei
diritti dei lavoratori.
Bilanci
pubblici e privati sullo stesso piano.
Per
decenni il debito pubblico è stato considerato una conseguenza delle
crisi economiche, non una sua causa. Le reti neo-liberiste hanno
tuttavia cercato di capovolgere la situazione e negli anni successivi al
2008/2009 sono riuscite ad imporsi e a far passare l'idea che i bilanci pubblici e privati possano essere messi sullo stesso piano. Il risultato è
stato un programma di austerità che ha fatto scivolare le economie
in una crisi sempre piu' profonda.
L'idea
alla base del "freno all'indebitamento" risiede nella
convinzione che i bilanci pubblici e quelli privati funzionino allo
stesso modo. L'intero quadro finanziario riguardante diversi milioni di persone
dovrebbe essere organizzato esattamente come il bilancio di una famiglia di 3 o 4
persone. E' ovvio che si tratta di una conclusione completamente
errata: il settore pubblico investe nelle infrastrutture, costruisce
e gestisce gli ospedali, le scuole e le università, finanzia i
vigili del fuoco, la protezione civile e la polizia. Ed è grazie ad
una migliore formazione, ad infrastrutture piu' solide e ad una
maggiore sicurezza che gli investimenti contribuiscono ad
incrementare i redditi. Una riduzione delle uscite porta spesso anche
ad una riduzione delle entrate. Per le famiglie private non puo'
valere la stessa dinamica delle entrate e delle uscite.
Il
freno all'indebitamento è un freno agli investimenti
Dal
punto di vista macroeconomico il freno all'indebitamento
(Schuldenbremse) è un freno agli investimenti: i margini di manovra
politici vengono fortemente limitati, coloro che vivono del loro
lavoro subiscono i tagli, i titolari dei grandi patrimoni invece
ottengono vantaggi fiscali. Il freno agli investimenti è esattamente
il contrario del concetto di giustizia - sia all'interno della
società che tra le generazioni: la ricchezza viene infatti redistribuita da coloro che lavorano a coloro che invece vivono dei
loro patrimoni e possedimenti. Il motore economico dello sviluppo si ferma e le
società neo-liberiste vivono consumando le loro risorse. Sarebbe
molto piu' importante invece investire nell'economia reale e rafforzare i settori fondamentali per il futuro invece di seguire un
piano egoistico creato da un piccolo e bizzarro gruppo di persone.
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