Visualizzazione post con etichetta pareggio di bilancio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pareggio di bilancio. Mostra tutti i post

lunedì 11 settembre 2023

Günther Grunert - E' ora di fermare la follia dello Schuldenbremse!

"I deficit di bilancio possono essere sostenuti indefinitamente senza generare pressioni inflazionistiche, a condizione che la domanda aggregata non superi la crescita delle capacità produttive. Sarebbe sensato quindi abolire il "freno al debito" il più rapidamente possibile, ma ciò richiederebbe un emendamento costituzionale, che richiede a sua volta una maggioranza qualificata dei due terzi nel Bundestag. E questo probabilmente non accadrà nell'immediato futuro...la discussione quindi continuerà, accompagnata da bilanci ombra che aggirano il "freno al debito" in modi creativi, come ad esempio i fondi speciali miliardari." scrive l'economista tedesco Guenther Grunert su Makroskop. Una riflessione molto interessante sull'assurdità del cosiddetto freno al debito, lo Schuldenbremse, vale a dire il pareggio di bilancio aggiustato per il ciclo, un vero tabu' intoccabile della politica tedesca, ora difeso anche dalla Ampelkoalition. Da Makroskop.eu


schwarze Null, zero nero, schauble

Cresce l'incertezza in merito alle regole sullo Schuldenbremse. Alcuni ne chiedono una nuova sospensione a causa degli investimenti statali necessari durante le crisi economica. Tuttavia, la maggioranza continua a sostenere la regola suldebito,  basandosi essenzialmente sull'argomento della giustizia intergenerazionale.

L'ex ministro delle Finanze della SPD, Peer Steinbrück, quando gli è stata posta la domanda su cosa ricorderà del suo mandato, ha risposto: "Il freno al debito. Ne sono orgoglioso". E questo sembra essere un successo, ma in realtà lo strumento del freno all'indebitamento è stato controverso fin dall'inizio ed è ora nuovamente al centro di un acceso dibattito.

Il freno all'indebitamento venne introdotto nel 2009 e stabilisce che la Federazione e i Länder hanno l'obbligo fondamentale di chiudere i propri bilanci in pareggio, tenendo conto delle condizioni economiche. Per il governo federale, la regola del bilancio strutturalmente equilibrato è considerata rispettata se il deficit strutturale, cioè il nuovo debito depurato dalle fluttuazioni cicliche, non supera lo 0,35% del prodotto interno lordo (PIL).

A differenza dell'approccio dello "schwarze Null", che implica un divieto generale di indebitamento per lo Stato, indipendentemente dalla situazione economica, il freno al debito consente un certo margine di manovra per l'assunzione di prestiti statali in periodi di recessione, con l'obiettivo di ripagare il debito nella successiva fase di ripresa. In definitiva, ciò comporta un divieto di indebitamento a medio termine nel corso del ciclo economico.

leader della ampelkoalition


Posizioni contrastanti e alleanze insolite

Dopo una pausa di tre anni dovuta alla pandemia di COVID-19 e alle conseguenze della guerra in Ucraina, il freno al debito dovrà essere nuovamente rispettato. Tuttavia, si sta verificando una resistenza.

Nonostante i partiti della Ampelkoalition abbiano concordato nell'accordo di coalizione di rispettare la regola sul debito, questa potrà essere sospesa in caso di catastrofi naturali o altre situazioni di emergenza straordinarie "che sfuggono al controllo dello Stato e che incidono significativamente sulla situazione finanziaria dello Stato".

Gli oppositori di un ritorno allo Schuldenbremse fanno appello a questa clausola. Ad esempio, il capo del governo di Berlino, Kai Wegner (CDU), ha proposto di sospendere la norma per (altri) cinque anni per consentire gli investimenti necessari, come nuove scuole, aiuti per l'edilizia residenziale e l'accesso all'energia economica. Wegner ha ottenuto il sostegno di Michael Hüther, capo dell'Istituto dell'economia tedesca (IW), vicino ai datori di lavoro, il quale in un'intervista a Der Spiegel ha affermato che "sono necessari ulteriori investimenti statali, per i quali dovremmo contrarre nuovi prestiti in modo mirato".

Come già sottolineato da Malte Kornfeld su MAKROSKOP, si stanno udendo toni insoliti nel dibattito attuale. In passato, membri della CDU ed economisti vicini ai datori di lavoro erano noti per sostenere il risparmio e opporsi all'indebitamento pubblico. Quindi, il nuovo orientamento rappresenta una sorpresa, soprattutto considerando che il Cancelliere Olaf Scholz (SPD) ha recentemente appoggiato in maniera chiara lo Schuldenbremse nella legge di bilancio. Ha dichiarato che i limiti all'indebitamento previsti nel progetto di bilancio sono "un passo nella giusta direzione" e ha affermato che il bilancio è ora "sulla giusta strada".

Anche il Ministro dell'Economia Robert Habeck (Verdi) ha respinto le richieste di sospensione del freno al debito in una recente intervista, sempre che non accadano eventi imprevisti. Egli ritiene che la sospensione "non sia giustificata dai dati economici né dall'accordo di coalizione".

Tuttavia, è da notare che questa nuova dinamica non ha completamente ribaltato le posizioni politiche. Alcuni membri della SPD, come Franziska Giffey, leader della SPD di Berlino, e il membro del Bundestag Sebastian Roloff, sostengono la sospensione temporanea del freno al debito. D'altro canto, molti politici della CDU si oppongono fermamente a qualsiasi modifica al freno al debito, tra questi il segretario generale della CDU Carsten Linnemann, il segretario generale della CDU/CSU Thorsten Frei e il presidente federale della JU Johannes Winkel.

Anche Habeck difende lo Schuldenbremse


Tuttavia, come osserva giustamente Malte Kornfeld, le tradizionali linee di demarcazione tra conservatori, che solitamente sostenevano una rigorosa disciplina di bilancio, e la sinistra sociale, che spesso ha visto la spesa pubblica finanziata dal debito come necessaria e sensata, stanno diventando sempre più sfocate. L'unico partito che sembra coeso nella sua opposizione al cambiamento del freno al debito è l'FDP. Al contrario, i Verdi, con la leader Ricarda Lang in testa, non chiedono l'abolizione dello Schuldenbremse ma piuttosto la sua elusione.

E questa rappresenta una differenza chiave rispetto a una precedente commissione di esperti dei Verdi guidata da Anja Hajduk, che aveva in passato chiesto un rafforzamento del freno al debito e un avanzo di bilancio permanente "di almeno l'1% del PIL all'anno".

I sostenitori della FDP giustificano la loro posizione sostenendo l'argomento della "giustizia intergenerazionale". La FDP bavarese sottolinea che una politica di bilancio sostenibile implica anche la giustizia tra le generazioni, sostenendo che il rispetto del freno al debito serve a proteggere le future generazioni dalle tasse necessarie per ripagare il debito contratto oggi. Lo stesso argomento è fatto proprio anche dalla CDU, con membri come Thorsten Frei e Christian Haase che vedono il freno al debito come un modo per evitare di gravare eccessivamente sulle spalle delle generazioni future.

In sintesi, il dibattito sul freno al debito è diventato più complesso, con una crescente sfumatura di posizioni tra i diversi partiti politici. La giustizia intergenerazionale rimane un argomento centrale nel dibattito.

È sorprendente che l'argomento riguardante il debito accumulato dalla generazione attuale a scapito delle future generazioni sia stato propagato per decenni, nonostante possa essere facilmente smentito dalla realtà. Ad esempio, negli Stati Uniti, dove sono disponibili dati storici completi e affidabili, durante la Seconda Guerra Mondiale, la spesa pubblica ha portato a deficit di bilancio enormi, superando il 20% del PIL in alcuni casi. Questi deficit hanno triplicato il debito nazionale, passando dal 38,6% del PIL nel 1941 al 116% nel 1945, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Secondo l'argomento del debito futuro, questa situazione avrebbe dovuto causare un onere insostenibile per le generazioni successive.

Tuttavia, la realtà è stata diversa. Né i "baby boomers" nati tra il 1946 e il 1964 né i loro genitori sono stati gravati dal debito pubblico accumulato durante la guerra. Anzi, tra il 1950 e il 1973, hanno vissuto un periodo di crescita economica elevata, aumento dei redditi, bassa disoccupazione e bassa inflazione, noto come l'"età dell'oro del capitalismo".

Questo è stato possibile perché il debito pubblico non è stato ripagato direttamente attraverso tasse più elevate che avrebbero ridotto i redditi privati. Il debito pubblico, infatti, viene spesso "rollato", ovvero quando scadono i titoli di Stato, ne vengono emessi di nuovi per rimborsare quelli scaduti. In pratica, l'ammontare totale del debito pubblico di solito non diminuisce significativamente e cresce più o meno in linea con l'economia. Questa pratica è comune non solo negli Stati Uniti ma in tutti i Paesi sviluppati.

Pertanto, l'idea che il governo possa risparmiare in modo discrezionale per ridurre il debito è errata. La posizione di bilancio è influenzata da molti fattori, tra cui lo sviluppo economico e gli equilibri fiscali settoriali. Non è unicamente determinata dalla volontà di risparmiare del governo.

La dipendenza dall'andamento economico influisce notevolmente sul saldo di bilancio, il quale non è sotto il controllo diretto dei responsabili politici. Mentre i politici possono stabilire alcune spese, fissare aliquote fiscali e fare previsioni sul totale delle entrate e delle spese a fine anno, non possono influenzare attivamente le dinamiche di bilancio durante l'anno. Il saldo fiscale, che può essere avanzo, pareggio o deficit, è un risultato residuale del processo economico.

Poiché il saldo di bilancio è ampiamente determinato dalle esigenze del sistema economico, non può essere fissato arbitrariamente come un obiettivo in anticipo. L'uso di regole fiscali rigide e arbitrarie, come i limiti al deficit, non ha senso. Ad esempio, se il governo federale taglia la spesa durante una recessione economica per evitare di superare un limite prefissato di deficit, ciò può peggiorare e prolungare la recessione a causa degli effetti in termini di feedback negativi. E questo può creare un circolo vizioso di tagli alla spesa federale, calo della crescita economica, aumento della disoccupazione, riduzione delle entrate fiscali, aumento della spesa sociale, aumento del deficit di bilancio e nuove misure di riduzione della spesa.



È importante considerare anche gli equilibri fiscali settoriali, poiché esiste un'interdipendenza tra i saldi dei vari settori economici. I saldi finanziari dei settori economici devono sempre sommarsi a zero.

Se il governo federale punta a un saldo di bilancio che non è compatibile con il saldo di bilancio desiderato dal settore non federale, il reddito nazionale si aggiusta verso l'alto o verso il basso quando i sottosettori del settore non federale modificano i loro livelli di spesa. Gli stabilizzatori automatici portano quindi il saldo di bilancio verso il livello desiderato dal settore non federale.

In sintesi, il saldo fiscale e la crescita del debito pubblico sono influenzati principalmente dal desiderio del settore privato nazionale e di altri settori di accumulare attività finanziarie nette. I disavanzi pubblici vengono assimilati da questi settori come entrate, e solitamente essi desiderano risparmiare parte di queste entrate in modo netto per ragioni di sicurezza finanziaria o preparazione alle emergenze, come la disoccupazione o le spese mediche, o per il risparmio previdenziale.

Gli aumenti del debito pubblico spesso suscitano preoccupazioni, sostenendo erroneamente che innalzino i tassi di interesse, rallentino la crescita economica e alimentino l'inflazione. Tuttavia, questa valutazione non solo è imprecisa ma sottostima anche i benefici che i deficit di bilancio e il debito pubblico apportano all'economia.

In primo luogo, i deficit di bilancio supportano i redditi privati, poiché aumentano la liquidità nell'economia più di quanto venga prelevato attraverso le tasse. Inoltre, rafforzano gli investimenti privati stabilizzando i volumi delle vendite previsti e l'utilizzo delle capacità produttive, che sono i principali driver degli investimenti aziendali.

In secondo luogo, i deficit di bilancio si riflettono nel debito pubblico, ma i titoli di stato sono strumenti finanziari privi di rischio e altamente liquidi, essenziali per il sistema finanziario. Consentono al settore non federale di investire in modo sicuro e fungono da garanzie per le banche e altre istituzioni finanziarie, come i fondi pensione.

In terzo luogo, non esiste una correlazione tra il bilancio del governo e i tassi di interesse. I deficit di bilancio non innalzano i tassi di interesse, mentre i surplus di bilancio non li abbassano. I tassi di interesse sono determinati dalla politica monetaria della banca centrale, con i tassi d'interesse nominali come principale strumento.

La banca centrale regola i tassi d'interesse a breve termine e influenza notevolmente quelli a lungo termine. Anche se la banca centrale non interviene direttamente nei mercati obbligazionari, di solito i tassi d'interesse a lungo termine seguono quelli a breve termine. La banca centrale può acquistare o vendere titoli di stato per influenzare i tassi a lungo termine.

In quarto luogo, il legame spesso sottolineato tra deficit di bilancio e inflazione non è valido. I deficit elevati, come durante la Seconda Guerra Mondiale o la pandemia di COVID-19, non sono correlati a un'alta inflazione. I deficit di bilancio regolari inferiori al 5% del PIL sono associati a diverse dinamiche dei prezzi, tra cui alta inflazione e deflazione. Un deficit può essere inflazionistico solo se le risorse reali (lavoro, capacità produttiva, tecnologia, materie prime) sono limitate, e se non si prendono misure per contrastare l'inflazione quando si raggiunge la piena occupazione.

In conclusione, le preoccupazioni riguardo alle conseguenze dei deficit elevati e dell'indebitamento pubblico crescente sono infondate. Il governo dovrebbe invece cercare di adattare il proprio bilancio alle esigenze del settore non pubblico in termini di risparmio netto e per mantenere la piena occupazione. I deficit di bilancio possono essere sostenuti indefinitamente senza generare pressioni inflazionistiche, a condizione che la domanda aggregata non superi la crescita delle capacità produttive.

Sarebbe sensato quindi abolire il "freno al debito" il più rapidamente possibile, ma ciò richiederebbe un emendamento costituzionale, che richiede a usa volta una maggioranza qualificata del due terzi nel Bundestag. Attualmente, sembra che questo non possa avvenire nell'immediato futuro, quindi la discussione continuerà, accompagnata da bilanci ombra che aggirano il "freno al debito" in modi creativi, come ad esempio i fondi speciali miliardari.


Günther Grunert è socio-economista e scienziato sociale. Ha lavorato presso le scuole professionali della città di Osnabrück fino al 2020 e pubblica regolarmente su temi macroeconomici. La sua ricerca si concentra sulla teoria monetaria e sulla politica economica.



Leggi gli altri articoli sullo Schuldenbremse-->>


domenica 21 febbraio 2021

Quanto ha risparmiato il governo tedesco grazie ai tassi di interesse a zero?

Se sulla stampa popolare Mario Draghi diventa Draghila, la verità è che dati alla mano, grazie alla liquidità illimitata della banca centrale e allo status di titolo "risk-free" di cui godono i bund tedeschi, il governo federale nell'ultimo decennio ha risparmiato oltre 200 miliardi di euro in termini di interessi passivi sui titoli di stato. Risparmi che molto probabilmente si sono tradotti in minori tasse e in un generoso aumento delle retribuzioni per i dipendenti pubblici. Ne scrive Handelsblatt.de



È sempre lo stesso rituale: ogni anno, quando l'uomo di Olaf Scholz (SPD) al bilancio pubblico, il segretario di Stato Werner Gatzer (SPD), presenta il prossimo bilancio federale, ogni volta gli chieodono quanto potrebbe ancora risparmiare sulla spesa per interessi. E ogni volta, Gatzer afferma che siamo già al "capolinea". Non c'è davvero più nulla da risparmiare. E ogni volta che si parla di bilancio pubblico i politici si sentono presi in giro.

E il 2020 è un esempio perfetto di come funziona. Nel 2016, infatti, il governo federale nella sua pianificazione finanziaria per il 2020 ipotizzava una spesa per interessi pari a 21,9 miliardi di euro. Alla fine, invece, sono stati spesi appena 6,5 miliardi di euro, quindi molto meno di quanto era stato pianificato. E così va avanti da anni. Dallo scoppio della crisi finanziaria, infatti, i tassi d'interesse sono scesi ai minimi e poi lì sono rimasti. Molti risparmiatori sono sull'orlo della disperazione perché sui loro risparmi non incassono più interessi. Ma c'è anche un grande vincitore: lo Stato.


Dalla crisi finanziaria del 2008, infatti, grazie ai bassi tassi d'interesse, il governo federale in totale ha risparmiato 210,8 miliardi di euro in termini di interessi  passivi non sborsati rispetto a quanto era stato originariamente preventivato. Questo è il risultato di una risposta del Ministero delle Finanze a una interrogazione parlamentare dei Verdi a disposizione di Handelsblatt.

Nella sua pianificazione finanziaria per gli anni dal 2008 al 2020, infatti, il governo federale originariamente aveva previsto di dover spendere un totale di 533,9 miliardi di euro per il pagamento degli interessi sul debito. "La somma degli importi riportati al termine degli esercizi di bilancio negli anni dal 2008 al 2020" alla fine è ammontata invece a soli 323,1 miliardi di euro, secondo la risposta all'interrogazione del Ministero federale delle Finanze. Una differenza di quasi 211 miliardi euro.

Con i titoli di stato di nuova emissione, il governo federale lo scorso anno ha addirittura guadagnato 6,9 miliardi euro. Invece di pretendere interessi, infatti, quando lo stato si è indebitato con loro, gli investitori hanno dovuto pagare al governo tedesco del denaro aggiuntivo.


La Germania come porto sicuro

La ragione di questa assurdità è dovuta al fatto che gli investitori di tutto il mondo sono in cerca di investimenti sicuri. I requisiti normativi stanno costringendo le assicurazioni, ad esempio, a investire i loro soldi in titoli considerati sicuri. E I titoli di debito tedeschi vengono considerati particolarmente sicuri. Il fatto che il governo non debba quasi più pagare alcun interesse sul debito, e in alcuni casi quando deve emettere nuovo debito ci possa anche guadagnare, sta giocando un ruolo decisivo nel dibattito tedesco sull'indebitamento.



Per molto tempo, infatti, lo "Schwarze Null", cioè il bilancio federale in pareggio, è stato considerato accettabile da una ampia maggioranza politica. E il pareggio di bilancio ancorato nella Legge Fondamentale era ritenuto sacrosanto. A causa del Coronavirus, però, lo "Schwarze Null" ormai fa parte del passato, ma anche il pareggio di bilancio in Costituzione è sempre più sotto tiro, recentemente è stato addirittura il capo ufficio alla Cancelleria Helge Braun (CDU) a suggerirne l'allentamento.

La SPD, i Verdi e la Linke, ma anche molti economisti, chiedono di sfruttare la fase dei bassi tassi d'interesse per fare più debito e di usare 500 miliardi di euro per programmare un piano di investimenti.

Secondo Sven-Christian Kindler, dei Verdi, dagli anni '80 i tassi d'interesse reali nei principali paesi industrializzati, compresa la Germania, sono in costante calo. "L'allarmismo dell'Unione sul pericolo di un aumento dei tassi d'interesse serve solo a giustificare la loro posizione ideologica contro l'indebitamento, e non ha nulla a che fare con la realtà economica. Chi in una situazione simile intende rinunciare a prendere denaro in prestito per finanziare il costo della crisi e gli investimenti sta agendo contro ogni razionalità economica".

L'argomento è il seguente: quando i tassi di interesse sono bassi e il debito non costa nulla, sarebbe da stupidi non approfittarne. La Germania ha bisogno di fare degli importanti investimenti pubblici, investimenti nella protezione del clima, nella digitalizzazione, nell'educazione e nella costruzione di alloggi a prezzi accessibili. "Ecco perché ora è arrivato il momento giusto per lanciare un grande fondo di investimento da 500 miliardi di euro da spendere in dieci anni", ha detto Kindler. Per questo, il pareggio di bilancio dovrebbe essere riformato.

L'Unione tuttavia non vuole allontanarsi dal pareggio di bilancio. Ci sono anche economisti che mettono in guardia dall'accettare i bassi tassi d'interesse come se fossero un dono di Dio. Se i tassi d'interesse dovessero aumentare di nuovo, la spesa per interessi della Germania tornerebbe rapidamente a crescere, sostengono. Nel 2008, ad esempio, il governo federale spendeva 40 miliardi euro solo per pagare gli interessi - e all'epoca il livello di indebitamento era più basso di quello attuale.

Questo è il motivo per cui la CDU/CSU non vogliono allontanarsi troppo dal pareggio di bilancio. La politica finanziaria potrebbe diventare quindi un punto centrale della contesa durante la prossima campagna elettorale.

venerdì 29 gennaio 2021

Perché i pezzi grossi della CDU ora vorrebbero affondare il pareggio di bilancio

Dopo anni e anni di austerità imposta agli eurodeboli del sud-Europa e dopo aver fatto introdurre il pareggio di bilancio anche nella Costituzione italiana, ora che la Germania si trova in una profonda crisi economica e sociale e a pochi mesi dalle elezioni, i pezzi grossi della CDU si rendono conto che per evitare una batosta elettorale bisogna cambiare musica e narrazione: contrordine sudditi, il pareggio di bilancio è una caxxta pazzesca!  Gabor Steingart su Focus.de commenta la proposta del braccio destro di Merkel, Helge Braun, il quale nei giorni scorsi su Handelsblatt ci aveva spiegato che è arrivato il momento di superare il pareggio di bilancio. Da Focus.de


In ogni produzione cinematografica per le scene piu' pericolose e di azione si ricorre ad una controfigura. Per Angela Merkel, questo ruolo viene svolto dal suo capo ufficio alla Cancelleria. Helge Braun è coraggioso e leale. E come nessun altro conosce a memoria il copione dettato dell'attrice protagonista. Si diverte a prendere i colpi destinati a lei e afferra le schegge che altrimenti volerebbero vicino alle orecchie della Cancelliera.

E questa volta su "Handelsblatt" si è pronunciato in favore di una nuova politica sociale finanziata a debito, il che non significa altro che un allontanamento dalla tradizionale politica fiscale tipica dei partiti borghesi.

Braun propone di finanziare lo stato sociale in maniera sistematica e fino al 2023, non solo con i contributi, ma anche con le entrate fiscali. In questo modo sarà possibile evitare l'aumento dei contributi sociali per i dipendenti e i datori di lavoro.

Questa sovvenzione permanente dello stato sociale da parte delle casse dello stato avrà delle conseguenze sulla politica fiscale, come riferito dalla nostra controfigura. L'ex medico-assistente, che ha scritto la sua tesi di dottorato sulle "palpitazioni cardiache durante un'operazione", scrive infatti su "Handelsblatt":

"Il pareggio di bilancio (Schuldenbremse) nei prossimi anni non potrà essere rispettato, anche nel caso di una disciplina di bilancio estremamente rigorosa. “

"La deviazione da questa regola sul debito non dovrebbe in nessun caso essere legittimata da decisioni individuali singole ai sensi dell'articolo 115 della Legge fondamentale“

"Pertanto in Germania avrebbe senso combinare una strategia per la ripresa economica con un emendamento alla Legge fondamentale che preveda un percorso affidabile per fare nuovo debito su base limitata, almeno nei prossimi anni“

Come promemoria, la regola attuale prevede che il governo federale possa fare nuovo debito solo in misura molto limitata, cioè fino a un massimo dello 0,35% del PIL. Questo limite all'indebitamento già nel 2009 era stato inserito nella Legge fondamentale e può essere revocato solo temporaneamente e in situazioni di emergenza - come durante una pandemia.

Helge Braun e il freno all'indebitamento: CDU e CSU indignati dalla proposta

C'è grande indignazione anche all'interno del partito in merito alla proposta di smantellamento dello Schuldenmbremse. Il nuovo leader della CDU Armin Laschet, infatti, ha espresso un chiaro rifiuto nei confronti di Braun: l'Unione è sempre stata il partito delle finanze pubbliche solide, ha detto il primo ministro del Nord Reno-Westfalia durante la riunione online del gruppo parlamentare della CDU/CSU, riferiscono i partecipanti. E rivolgendosi a Braun:

"Se i membri del governo dovessero trovare necessario cambiare la Legge fondamentale, dovrebbero prima di tutto coordinarsi con il partito e il gruppo parlamentare “

Il leader del gruppo parlamentare dell'Unione Ralph Brinkhaus ha classificato la proposta di Braun come "espressione di una opinione personale".

"Questa non è la mia posizione, non è la posizione dei nostri politici esperti di economia e di bilancio, e non è nemmeno una posizione capace di ottenere la maggioranza nel gruppo parlamentare della CDU/CSU. “

Anche la reazione dei media indica quanto con la sua proposta Braun stia scuotendo l'Unione dalle fondamenta. Una Unione che ancora nel 2019 su Twitter si faceva pubblicità con la seguente frase:



Sulla Neue Zürcher Zeitung, il corrispondente economico da Berlino René Höltschi nota:

"Da un punto di vista economico, la sua proposta è un'idea assurda“

Ulf Poschardt, caporedattore su "Die Welt", nota:

"Il fatto che il ministro alla Cancelleria senza essersi precedentemente consultato possa aver lanciato nello spazio politico questo tema è impensabile. E questo rende sempre piu' chiaro il fatto che la Cancelliera si sta spostando sempre più lontano dal centro politico e verso sinistra“

Sulla "Frankfurter Allgemeine Zeitung" il redattore economico Manfred Schäfer scrive:

"Armin Laschet, come nuovo presidente, sta cercando di unire il partito e di contenere Merz. Il fuoco incrociato dall'ufficio della Cancelleria non è di grande aiuto. “

Su "Handelsblatt" il capo della sezione politica Thomas Sigmund commenta cosi':

"Armin Laschet è presidente della CDU solo da una settimana, la Cancelliera gli sta mostrando chi è il cuoco e chi è il cameriere. “

Il vice direttore editoriale dell'ufficio parlamentare della "SZ" Cerstin Gammelin, considera invece il cambiamento di strategia come un avvicinamento ai Verdi:

"I Verdi vogliono in ogni caso aggiungere alla regola sull'austerità già presente in Costituzione, una nuova regola sugli investimenti, per evitare di avere anche in futuro, ponti, amministrazioni e scuole distrutte a causa di un risparmio eccessivo. A ciò si aggiungono anche i vincoli della pandemia. Era abbastanza facile capire che non tutto sarebbe rimasto com'era. E chissà che il dibattito alla fine non serva a far avvicinare i Verdi all'Unione più di quanto si pensava possibile“.

In conclusione: la controfigura ha fatto un ottimo lavoro. Le schegge volano ovunque, ma la protagonista è rimasta illesa.


domenica 12 maggio 2019

Trucchi tedeski - Verso il superamento del pareggio di bilancio

Dopo aver imposto il loro Schuldenbremse in Europa, ai primi segnali di rallentamento dell'economia i tedeschi si rendono conto che il pareggio di bilancio è un problema serio e che hanno necessariamente bisogno di qualche trucchetto per aggirarlo. Il fatto che in Germania si torni a parlare dell'assurdità del pareggio di bilancio è sicuramente un buona notizia, la politica di Berlino tuttavia non puo' perdere la faccia e avrà bisogno di qualche soluzione creativa. Ne scrive Mark Schieritz su Die Zeit


Ci sono molti modi per superare una legge che non si adatta più al clima politico del tempo. I politici possono abolirla, possono riformarla o ricorrere alla variante più popolare: interpretarla in maniera creativa. Ed è esattamente questo il destino che minaccia lo Schuldenbremse (il pareggio di bilancio), introdotto quasi dieci anni fà. Mentre nell'opinione pubblica si continua a discutere se la legge sia ancora adeguata ai tempi, a Berlino si sta già pensando al modo migliore per superarla.

Come promemoria: lo Schudenbremse limita il ricorso all'indebitamento del governo. In tempi normali, i governi regionali e statali in linea di principio devono presentare un "bilancio in pareggio". In pratica ciò significa che i Laender non saranno autorizzati a fare nuovo debito, e il governo federale potrà farlo, ma solo in misura molto modesta. La legge era stata introdotta al culmine della crisi finanziaria, quando la spesa per i programmi di stimolo pubblico e per il salvataggio delle banche avevano fatto aumentare il debito pubblico. Solo in Germania, il debito era passato dal 60 % a oltre l'80% del PIL.

Nel frattempo il rapporto debito/PIL è tornato nuovamente a scendere. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, nei prossimi cinque anni in Germania scenderà al 43% del PIL. Si tratterebbe del livello più basso dalla riunificazione. Alla luce di tali previsioni, anche tra gli economisti conservatori le richieste di una riforma dello Schuldenbremse stanno diventando sempre più forti. Ad esempio, Michael Hüther, direttore dell'Institut der deutschen Wirtschaf, da sempre vicino ai datori di lavoro, afferma che dal punto di vista della politica economica si tratta di una legge miope, in quanto "a causa del blocco all'indebitamento non è piu' possibile fare importanti investimenti per il futuro".

L'unica problema: la legge è ancorata nella Costituzione, e per cambiarla, è necessaria una maggioranza di due terzi sia al Bundestag che al Bundesrat. Ma di fronte a un paesaggio politico sempre più frammentato, sarà molto difficile da organizzare. Al momento nemmeno i due partiti piu' grandi messi insieme avrebbero abbastanza voti per farlo. In ogni caso, al Ministero delle Finanze federale guidato dalla SPD si è arrivati alla conclusione che lo Schuldenbremse resterà per anni, se non per decenni.

Per questo i critici si concentrano sui dettagli della legge. Il testo della legge infatti contiene delle scappatoie che in casi speciali consentono allo stato di spendere di più. In particolare, secondo quanto previsto dallo Schuldenbremse, la vendita di beni pubblici non è da considerarsi come un'entrata pubblica. Ciò era pensato per impedire allo stato di risanare il proprio bilancio privatizzando il suo patrimonio e i suoi terreni. Dall'altro lato, ciò significa che l'acquisizione di proprietà da parte dello stato non viene considerata spesa pubblica.

Quindi, se il governo federale si indebitasse per acquistare azioni di una società pubblica che fa investimenti, queste spese, a determinate condizioni, non sarebbero calcolate nel bilancio dello Stato. "Lo Schuldenbremse offre maggiori possibilità di investimento rispetto a quanto a prima vista potrebbe sembrare", afferma Jeromin Zettelmeyer, esperto di finanza pubblica presso il Peterson Institute for International Economics di Washington. Zettelmeyer sa di cosa sta parlando: è stato capo dipartimento al Ministero degli affari economici sotto Sigmar Gabriel e si è confrontato con la necessità di far aumentare gli investimenti pubblici in Germania.

All'epoca della sua introduzione, probabilmente la politica non se ne era interessata piu' di tanto, lo stato anno dopo anno incassava sempre piu' tasse, e c'erano abbastanza soldi. La situazione tuttavia per la prima volta da diversi anni a questa parte sembra essere cambiata. A maggio il Ministero federale delle finanze ha presentato una nuova stima relativa allo sviluppo delle entrate fiscali. Già oggi si può prevedere che lo Stato da ora in poi dovrà accontentarsi di entrate inferiori rispetto a quanto precedentemente ipotizzato, perché l'economia negli ultimi tempi ha perso slancio. I soldi a disposizione diminuiscono, soprattutto perché la coalizione di governo ha già deciso di spendere miliardi di euro per le pensioni, che dal punto di vista politico difficilmente potranno essere recuperati.

Con ogni probabilità, tuttavia, la questione dello Schuldenbremse presto tornerà ad essere al centro del dibattito politico. Perché i grandi partiti vogliono arrivare alla prossima campagna elettorale con dei piani costosi da presentare agli elettori. La SPD per mobilitare la sua base elettorale vorrebbe utilizzare gli investimenti pubblici nell'edilizia abitativa o nella scuola. Poiché molte imprese costruttrici in Germania hanno già cosi' tanti ordini da non poterne piu' accettare di nuovi nel breve periodo, si sta già lavorando a un programma pluriennale di investimenti.

L'Unione, d'altra parte, con il taglio delle tasse vorrebbe recuperare dei punti di consenso politico nel mondo economico e fra i contribuenti. Si stima tuttavia che la completa abolizione del contributo di solidarietà, da solo avrebbe un costo di circa 11,5 miliardi di euro, anno dopo anno. Il freno all'indebitamento perciò, con grande dolore per l'Unione, rappresenta un limite alla riduzione delle imposte. Se fosse possibile spostare gli investimenti su dei bilanci secondari, allora ci sarebbero più soldi per abbassare le tasse.

La tempistica di una tale azione sarebbe favorevole: grazie ai bassi tassi di interesse il governo tedesco al momento può indebitarsi a un costo estremamente basso. Se oggi prende a prestito un euro, fra 10 anni dovrà rimborsarne alle banche meno di 90 cent, dedotta l'inflazione. I partiti perciò sono sempre piu' interessati a dei suggerimenti sul modo in cui il freno all'indebitamento può essere aggirato.

Fra gli economisti si stanno già diffondendo i corrispondenti modelli. La Bundesanstalt für Immobilienaufgaben di Bonn potrebbe essere dotata di capitale, e quindi essere utilizzata per la costruzione di alloggi sociali. In alternativa, il governo federale potrebbe concedergli il diritto di contrarre prestiti che non verrebbero calcolati nel bilancio dello Stato. Anche le ferrovie - una società per azioni di cui il governo federale detiene il 100 % delle azioni - potrebbe procurarsi del capitale aggiuntivo.

Alcuni stati federali stanno già sperimentando tali approcci alternativi. Il Senato di Berlino, ad esempio, per ristrutturare e costruire nuove scuole si sta concentrando sempre di più sui cosiddetti partenariati pubblici-pubblici. Il Land trasferisce i terreni o le scuole da ristrutturare ad una società per l'edilizia residenziale municipale. Questa si fa prestare denaro sul mercato dei capitali, costruisce o rinnova le scuole e le affitta per 25 anni ai diversi municipi della capitale. In questo modo, "nonostante lo Schuldenbremse, gli investimenti necessari per il futuro vengono realizzati su ampia scala", afferma Sebastian Dullien, il nuovo direttore dell'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung di Dusseldorf.

Lo svantaggio: ci sono dei costi aggiuntivi. Una società per l'edilizia abitativa, a causa del suo basso merito di credito, quando deve ottenere nuovo capitale, lo può fare solo pagando tassi di interesse più elevati rispetto allo stato. E una tale società non è nemmeno controllata direttamente dal parlamento. Ciò potrebbe rappresentare un problema se il modello venisse trasferito a livello federale, visto che il Bundestag  solo con una certa riluttanza sarebbe disposto a rinunciare ai diritti di partecipazione in materia di bilancio.

Anche da un punto di vista politico, una tale elusione dello Schuldenbremse per la coalizione di governo non sarebbe di aiuto. L'Unione teme che ciò comprometta la sua reputazione di partito delle finanze pubbliche sane. Scholz, d'altra parte, è preoccupato che i tagli alle tasse indeboliscano permanentemente la base delle entrate dello stato. Ciò potrebbe essere un problema quando i tassi di interesse  a un certo punto torneranno ad aumentare. Perché allora finanziare gli investimenti con dei prestiti potrebbe diventare troppo costoso. Gli aumenti delle tasse, infatti, spesso dal punto di vista politico sono difficili da far accettare, e allora lo stato dovrebbe tagliare la spesa.

Pertanto non è ancora chiaro se i vari piani di simulazione potranno essere implementati nella realtà. Ma è chiaro che più la situazione finanziaria si deteriora, maggiore sarà la pressione per farlo.



Se ne era parlato anche qui:


Marcel Fratzscher: "potrebbe accadere anche in Germania"


-->

domenica 13 maggio 2018

Lo schwarze Null e il fallimento della socialdemocrazia

Nel rivendicare con orgoglio lo schwarze Null i socialdemocratici non riusciranno a  contrastare l'avanzata di AfD e si condanneranno all'irrilevanza politica. Perché fra l'austerità tedesca, l'avanzata di AfD e il tramonto della socialdemocrazia c'è un chiaro legame. Ne parla l'ottimo De Lapuente su Neuland Rebellen


Oh che bei tempi, quelli in cui il capo dei socialdemocratici eletto con il 100% dei voti dei militanti saliva sul podio e annunciava la lotta contro i populisti di destra. Voleva tenergli testa. Ne aveva abbastanza. Martin Schulz e i bei vecchi tempi andati, da poco - è difficile credere che le cose possano peggiorare cosi' alla svelta. Ovviamente non si doveva dare per scontato che il buon uomo avesse qualcosa di sostanziale da mostrare e soprattutto sapesse con quali mezzi poteva togliere acqua dal mulino di AfD. E' vero, si udivano frasi come quella secondo cui bisogna dare maggiore ascolto alle preoccupazioni e ai bisogni delle persone comuni, ma per il resto sembrava tutto un po' superficiale.

Una che all'epoca applaudiva sempre, quando l'uomo del 100% chiamava alla lotta contro le destre, era la donna del 66%, che nel frattempo è diventata la "Sozi" suprema del suo partito (Andrea Nahles). Anche lei approvava con entusiasmo quando si proclamavano gli slogan popolari, vale a dire quelli secondo cui in futuro bisognerà prendere i cittadini sul serio. E non appena la signora è stata cooptata ai vertici del partito ha voluto ricordare quello che a lei sembrava più urgente: lo zero nero, cara Cancelliera, cari colleghi e cari cittadini, ci sarà anche con noi socialdemocratici! Eccolo di nuovo, il complesso di inferiorità socialdemocratico, che spinge i compagni e le compagne all'ubbidienza. Non si vuole correre il rischio di dare troppo nell'occhio e risultare inaffidabili.

Non male, la metà delle ragioni per cui AfD è riuscita a diventare un fenomeno di massa hanno a che fare direttamente con lo zero nero, l'austerità e i diktat di risparmio. E cosa fa il nuovo vento della SPD: torna a ripetere che la parsimonia deve continuare. Vada come vada...

L'infrastruttura è obsoleta, i trasporti pubblici sono usurati, c'è carenza di personale e in alcuni ambiti i comuni, le regioni e il governo federale non svolgono più' i compiti loro assegnati. La polizia è al limite. Alle dogane mancano i dipendenti. Gli investigatori doganali in alcuni Laender sono ormai da tempo una professione estinta. Quello a cui stiamo assistendo è la trasformazione dell'austerità in un feticcio che ci porta sull'orlo del disastro. Il settore pubblico si sta prosciugando, i centri giovanili stanno chiudendo, le biblioteche non possono essere piu' finanziate e per nuotare bisogna andare in un paradiso termale privatizzato che offre i suoi servizi a costi sociali ridicolmente alti. Certo, ci sono posti di lavoro, diversi come non mai. Molti di questi pero' arrivano dal settore a basso salario. Li' la forza lavoro viene svenduta per una paga da fame, tanto a pagare quello che manca per vivere c'è sempre la collettività con le integrazioni salariali della sicurezza sociale. La tassazione sui profitti aziendali resta pero' moderata, sebbene beneficino di questo programma di sussidi grazie alle integrazioni salariali.

Fatti noti da tempo. Non è certo una novità che questa costellazione contribuisca a disintegrare la base democratica. I cittadini sono insoddisfatti, si rivolgono a delle false alternative oppure con rassegnazione voltano le spalle alla politica. Chi vuole impegnarsi nella lotta contro AfD, deve mettere dei soldi a disposizione. Specialmente per i comuni, non solo per delle misure di formazione alquanto astratte oppure per le offerte di qualificazione professionale che in realtà non servono a nessuno. I cittadini hanno bisogno di avvertire una scossa nel paese e vedere che gli investimenti necessari a rinnovare, modernizzare e semplificare la loro vita vengono realmente fatti.

Riconoscersi nell'obiettivo dello schwarze Null è esattamente l'opposto. Chiunque si riconosca in questo traguardo, non può' prendere sul serio la lotta contro gli intrighi dei populisti di destra, cioè il grande obiettivo dei socialdemocratici. Gli zeri rossi si sono arresi. Al momento c'è solo un'alternativa per la Germania in grado di indebolire quella con lo stesso nome: la fine dell'austerità. Forse Martin Schulz non era poi cosi' male, dopo tutto. La nostalgia è una cosa anche bella. Soprattutto se il presente sembra il completamento dello sviluppo evolutivo dell'imbecillità. Perché prima tutto era meglio, anche se non era buono. Anche se l'uomo avesse detto qualcosa di positivo sullo zero nero, lo abbiamo dimenticato. Come del resto faremmo con questa critica all'impegno di Nahles nei confronti dello zero nero, se nel prossimo discorso domenicale dovesse dichiarare la lotta ad AfD.

domenica 25 febbraio 2018

Le radici intrinsecamente antidemocratiche e fasciste del pareggio di bilancio

Su Kontrast.at un articolo molto interessante ripercorre le origini intrinsecamente fasciste e reazionarie del cosiddetto "freno all'indebitamento" (Schuldenbremse), la legge tedesca che ha ispirato il pareggio di bilancio inserito poi nella Costituzione italiana. Sia in Italia che in Germania non sarebbe mai stato introdotto senza il voto favorevole dei principali partiti socialdemocratici. Da Kontrast.at


Il cosiddetto "freno all'indebitamento" (Schuldenbremse) è un'idea peculiare degli anni '40 riconducibile ad un ristretto gruppo di uomini facoltosi che erano soliti riunirsi sulle Alpi svizzere. Nato dalle idee di uno strano personaggio con una certa predilezione per i regimi autoritari, ha avuto bisogno di un po' di tempo prima di affermarsi economicamente; una rete neo-liberale fatta di giornalisti, politici e think tank con molto denaro e molto potere nel corso degli anni è riuscita a farlo emergere e a dargli una grande visibilità. Con un grande danno per la collettività.

Era il 1947 quando sulle montagne svizzere poco piu' di una decina di uomini decise di cambiare radicalmente le regole della convivenza globale: era nata la „Mont Pèlerin Society“. Da allora un network di giornalisti, politici e think tank finanziati da super-ricchi, industriali ed ereditieri si riunisce regolarmente per portare avanti un progetto finalizzato ad imporre l'ideologia economica neoliberista - nella gestione dello stato, nell'economia e nella mente delle persone. "Il liberalismo in quanto principio dominante se non principio assoluto di organizzazione sociale" in molti campi ha imposto un pensiero che considera l'uomo un „Homo oeconomicus“ interamente orientato al raggiungimento del profitto e al perseguimento del proprio interesse economico. L'amicizia, l'amore, oppure il prendersi cura dell'altro, secondo questa ideologia non avrebbero alcuna importanza. Una concezione dell'uomo che ci rivela molto sui seguaci di questo pensiero.

Negli anni '40 il neoliberismo era ancora marginale, nessuno lo prendeva sul serio. Tuttavia nel corso dei decenni il lavoro sistematico condotto da una rete di think tank, politici e giornalisti è riuscito a trasformarlo in una corrente mainstream.

Gli inventori del pareggio di bilancio - non erano amici della democrazia

E' proprio da questa area politica che arriva l'idea del cosiddetto "freno all'indebitamento" (Schuldenbremse). L'ideatore è stato il defunto economista ed ex presidente della „Mont Pèlerin Society“, James McGill Buchanan. Quando la storica Nancy MacLean dopo la scomparsa di Buchanan ha perlustrato la sua tenuta, ha scoperto che l'economista per diversi anni era stato finanziato direttamente dall'industriale statunitense Charles G. Koch, il nono uomo piu' ricco al mondo. Tra Koch e Buchanan non scorreva solo denaro ma anche idee. Si incontravano regolarmente per lo scambio di opinioni, occasioni in cui ad esempio i due parlavano di come si potevano contenere e limitare le istituzioni democratiche:

"Buchanan non era un grande amico della democrazia, per lui il dispotismo era un'alternativa possibile e forse migliore. In questo senso Buchanan era convinto che i politici eletti democraticamente e le loro azioni dovevano essere fortemente limitate. Ad esempio attraverso un "freno all'indebitamento" che stabilisca quanto uno stato puo' spendere, indipendentemente da cio' che è necessario socialmente o dall'andamento dell'economia."

Buchanan nella sua avversione per la democrazia si è spinto ancora oltre appoggiando la sanguinosa dittatura in Cile attiva sotto Augusto Pinochet. Ha contribuito a scrivere la Costituzione dello stato autoritario sud-americano ed è stato consigliere di Pinochet sulle questioni di politica economica. Le conseguenze di quelle politiche furono tagli radicali, privatizzazioni catastrofiche e lo smantellamento dei diritti dei lavoratori.

Bilanci pubblici e privati sullo stesso piano.

Per decenni il debito pubblico è stato considerato una conseguenza delle crisi economiche, non una sua causa. Le reti neo-liberiste hanno tuttavia cercato di capovolgere la situazione e negli anni successivi al 2008/2009 sono riuscite ad imporsi e a far passare l'idea che i bilanci pubblici e privati possano essere messi sullo stesso piano. Il risultato è stato un programma di austerità che ha fatto scivolare le economie in una crisi sempre piu' profonda.

L'idea alla base del "freno all'indebitamento" risiede nella convinzione che i bilanci pubblici e quelli privati funzionino allo stesso modo. L'intero quadro finanziario riguardante diversi milioni di persone dovrebbe essere organizzato esattamente come il bilancio di una famiglia di 3 o 4 persone. E' ovvio che si tratta di una conclusione completamente errata: il settore pubblico investe nelle infrastrutture, costruisce e gestisce gli ospedali, le scuole e le università, finanzia i vigili del fuoco, la protezione civile e la polizia. Ed è grazie ad una migliore formazione, ad infrastrutture piu' solide e ad una maggiore sicurezza che gli investimenti contribuiscono ad incrementare i redditi. Una riduzione delle uscite porta spesso anche ad una riduzione delle entrate. Per le famiglie private non puo' valere la stessa dinamica delle entrate e delle uscite.

Il freno all'indebitamento è un freno agli investimenti

Dal punto di vista macroeconomico il freno all'indebitamento (Schuldenbremse) è un freno agli investimenti: i margini di manovra politici vengono fortemente limitati, coloro che vivono del loro lavoro subiscono i tagli, i titolari dei grandi patrimoni invece ottengono vantaggi fiscali. Il freno agli investimenti è esattamente il contrario del concetto di giustizia - sia all'interno della società che tra le generazioni: la ricchezza viene infatti redistribuita da coloro che lavorano a coloro che invece vivono dei loro patrimoni e possedimenti. Il motore economico dello sviluppo si ferma e le società neo-liberiste vivono consumando le loro risorse. Sarebbe molto piu' importante invece investire nell'economia reale e rafforzare i settori fondamentali per il futuro invece di seguire un piano egoistico creato da un piccolo e bizzarro gruppo di persone.