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sabato 2 maggio 2020

Per molti lavoratori autonomi Hartz IV è l'unica via d'uscita

Se per il governo di Berlino non è un problema trovare 9 o 10 miliardi di euro per salvare Lufthansa, i soldi per gli aiuti immediati promessi ai lavoratori autonomi in molti casi non si sono ancora visti e forse non si vedranno mai. Per alcuni di loro non resta altro che richiedere l'aiuto di Hartz IV. Ne scrive la Frankfurter Rundschau


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Mareike Kesten (nome inventato) pensa che probabilmente non riuscirà piu’ ad avere i soldi. Il 25 marzo, infatti, la proprietaria del salone per la cura delle unghie ha presentato una domanda per l'erogazione degli aiuti d'emergenza al Land Brandeburgo - e poi, tranne una conferma di ricezione, per settimane non ne ha piu' saputo nulla. Su sua richiesta, la Brandenburg Investment Bank le ha assicurato che chiunque avesse presentato una domanda corretta avrebbe ricevuto i soldi sul conto nel corso del mese di aprile. Ma dopo un mese, durante il quale molti altri lavoratori autonomi della sua regione sono rimasti a mani vuote, la questione per lei è già "conclusa": "Non arriverà nulla", Kesten ne è convinta. Ora posso solo sperare che i saloni di bellezza riaprano quanto prima.

Kesten non è sola. Mentre molti piccoli imprenditori subito dopo l'inizio del programma per l'erogazione degli "aiuti d'emergenza" si sono rallegrati per aver ricevuto sul conto il denaro dal governo regionale o statale, cresce invece il numero di coloro che stanno ancora aspettando i soldi e che sono sempre più preoccupati per il loeo sostentamento. Un gruppo di Facebook, fondato il 10 marzo, sul quale i piccoli imprenditori si scambiano informazioni sulla loro situazione e sugli aiuti di stato, ha raggiunto quasi 19.000 membri, e ogni giorno se ne aggiungono di nuovi in cerca di consigli e incoraggiamento.

La maggior parte di questi gestisce piccole imprese o sono lavoratori autonomi, in una ampia gamma di settori: dai tuttofare, ai consulenti assicurativi, ai piccoli spedizionieri, agli showmen oppure fotografi. Il problema principale è l'erogazione lenta degli aiuti di emergenza da parte dei Laender. "È quasi passato un mese ormai e non ci sono ancora né soldi né una risposta dal Land dello Schleswig-Holstein", ha scritto un uomo. "Come va da voi?" Quasi 50 persone hanno risposto: aiuto richiesto il 24 marzo - ancora nessuna risposta. Inviato il primo aprile - non ho ancora sentito nulla. Il 27 marzo inviato - finora ho ottenuto solo l'approvazione.

I ritardi ci sono in quasi tutti gli stati federali, ma un numero particolarmente elevato proviene dal Nord Reno-Westfalia. Lì la Cancelleria di Stato poco prima di Pasqua ha completamente interrotto il pagamento degli aiuti dopo aver scoperto che dei truffatori avevano tentato di utilizzare dei siti web fasulli per ottenere gli aiuti immediati. All'inizio il NRW aveva infatti posto una particolare enfasi nel cercare di rendere il processo particolarmente veloce, completamente digitale e "il più semplice, snello e non burocratico possibile". Così aveva affermato il ministro delle finanze del NRW Andreas Pinkwart (FDP). (...)

Ma non ci sono solo i ritardi a causare una forte incertezza per i tanti che ora sono seriamente preoccupati per la loro esistenza professionale; molte procedure e regolamenti non solo differiscono da uno stato federale all'altro, ma cambiano anche all'interno del singolo Land. Le differenze sono evidenti, ad esempio, quando si tratta di capire ciò che può essere pagato con i fondi degli aiuti di emergenza. Il contesto: secondo le linee guida federali, gli aiuti dovrebbero essere utilizzati solo per coprire i costi operativi come gli affitti degli uffici o i costi del personale. Le perdite in termini di reddito, invece, non devono essere compensate. Molte società individuali sono quindi escluse dalla rete di assistenza per il Coronavirus in quanto non hanno quasi nessun costo operativo. Finanziano le loro spese di sostentamento direttamente con i loro redditi.

La crisi causata dal Coronavirus colpisce i lavoratori autonomi: i regolamenti sono "lontani dalla realtà"

I regolamenti pertanto sono "lontani dalla realtà della maggior parte dei lavoratori autonomi", afferma Robert Flachenäcker. È un fotografo e gestisce un piccolo studio a Francoforte. La sua specialità sono le fotografie dell'iride in grande formato. Con il suo studio sicuramente ha dei costi operativi e per questo in parte ha potuto beneficiare anche degli aiuti. Ma non trova giusto che il titolare di una Srl (GmbH), ad esempio, possa usare gli aiuti per farsi un proprio stipendio, mentre un libero professionista come lui se dovesse avere problemi a coprire le sue spese di sostentamento dovute alla perdita di guadagno dovrebbe richiedere Hartz IV.

Perché Hartz IV attualmente per molti lavoratori autonomi resta l'ultima risorsa. Almeno nella maggior parte degli stati federali. Alcuni Laender - come il Baden-Württemberg, Amburgo e la Turingia - sono andati oltre le normative federali e concedono sussidi agli autonomi per le spese di sostentamento. All'inizio anche il NRW e Berlino avevano gestito gli aiuti in modo simile, ma ora li hanno aboliti. In Baviera, sono stati pagati 1.000 euro al mese anche agli artisti indipendenti.

Queste differenze regionali, tuttavia, non sono l'unica cosa a confondere i lavoratori autonomi e i proprietari di piccole imprese che si tengono da soli la propria contabilità. Molti a causa della fretta hanno commesso degli errori durante la compilazione dei documenti per la  domanda. Il ministro dell'economia bavarese Hubert Aiwanger (Freie Wähler) ha spiegato così i lunghi tempi per l'elaborazione delle domande nel suo Land. Durante una conferenza stampa di metà aprile, si è infatti lamentato del fatto che molte delle persone colpite, apparentemente non erano in grado di completare in maniera corretta la domanda di due pagine. E questo avrebbe causato un sacco di lavoro inutile per l'amministrazione.

In Baviera, secondo il quotidiano regionale Mainpost, fino al 17 aprile, solo 150.000 delle 400.000 richieste di aiuti di emergenza ricevute erano state elaborate, nonostante il massimo utilizzo del personale.

La crisi del Coronavirus colpisce i lavoratori autonomi: rabbia e paura per la propria esistenza

Nella loro grande incertezza, molte persone colpite cercano consigli nei forum e nei social network, dove le voci, la rabbia e la paura esistenziale provocano una miscela esplosiva. Robert Flachenäcker nella sua cerchia di conoscenti ha osservato che per molte persone la rabbia "cuoce a fuoco lento". Lentamente tutti si stanno svegliando dalla prima ondata di "shock" e iniziano a mettere in discussione i requisiti legali, a causa dei quali a soffrire sono soprattutto le piccole imprese: "Chiedono: perché posso mettermi in fila davanti a Obi, ma non posso farlo da solo ad un tavolo fisso nel negozio di kebab?"

Non è sorpreso dall'impazienza: "Molti finiranno per restare strozzati". Anche lui avrebbe chiuso il suo studio se non avesse ricevuto dei soldi entro la fine di questo mese. Perché Flachenäcker presume che molti lavoratori autonomi alla fine dovranno anche investire in pubblicità e promozioni speciali prima di riavviare la propria attività dopo il blocco.

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sabato 25 aprile 2020

L'export italiano stava asfaltando quello tedesco...

Breve post per ricordare come la congiuntura del settore industriale tedesco anche prima del Covid-19 non fosse affatto buona, mentre sul fronte italiano c'erano segnali incoraggianti. E infatti nei primi 2 mesi del 2020 l'export italiano era partito molto bene proseguendo il trend positivo del 2019 e registrando un ottimo +4,7% rispetto ai primi 2 mesi del 2019, mentre l'export tedesco nei primi due mesi dell'anno scendeva addirittura in territorio negativo segnando un -0,1%, coerentemente con il risultato decisamente deludente dell'export germanico nel corso di tutto il 2019.


Qui sotto i dati relativi all'export tedesco nei primi due mesi dell'anno (fonte Destatis.de). L'export passa dai 217,7 miliardi di euro nei primi mesi del 2019 ai 216 miliardi del 2020. 







domenica 29 marzo 2020

Perché anche nel pieno della crisi Berlino rifiuta l'aiuto della Cina

Nonostante una evidente mancanza di materiale protettivo e di mascherine, il governo di Berlino rifiuta categoricamente ogni aiuto da parte della Repubblica popolare cinese, mentre sulla stampa che conta parte una campagna per stigmatizzare gli aiuti e gli interventi cinesi nell'Europa del sud. Anche nel pieno della crisi causata dal coronavirus, il governo di Berlino si percepisce come un attore geopolitico autonomo in grado di sfidare i cinesi sul terreno dell'egemonia mondiale. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


(...) Offerta ignorata

Secondo quanto riportato dalla stampa, il presidente cinese Xi Jinping, nell'ambito della lotta al virus Covid 19, avrebbe offerto il suo aiuto anche alla cancelliera Angela Merkel. Lo sfondo è quello di un paese, la Germania, con il terzo maggior numero di infezioni in Europa, dopo Italia e Spagna. Se nella Repubblica Federale ce ne fosse "necessità", Pechino ovviamente sarebbe "pronta ad aiutare, nei limiti delle nostre capacità", avrebbe detto Xi: le crisi sanitarie sono "sfide comuni per l'umanità"; "unità e cooperazione" sono "le armi più potenti" contro di esse. [3] La Repubblica popolare cinese potrebbe anche immaginare di cooperare con la Germania in altri campi, come ad esempio lo sviluppo di vaccini. Finora da Berlino non è arrivata alcuna risposta all'offerta. La Germania è l'unico paese in Europa ad aver effettivamente rifiutato il sostegno di Pechino, almeno fino ad oggi.

"Non una singola mascherina"

Ciò è ancora piu' degno di nota perché in Germania c'è una palese carenza di materiali e di dispositivi di protezione. Nel frattempo, oltre l'80 percento dei medici tedeschi si lamenta della mancanza di dispositivi di protezione come mascherine respiratorie o tute protettive. Dato che il mercato mondiale si è praticamente svuotato, la sua organizzazione già diverse settimane fa si era rivolta al governo federale per avere supporto, spiega Walter Plassmann, presidente dell'Associazione delle casse mediche di Amburgo, il quale recentemente ha dichiarato: "non è successo nulla. Non abbiamo ottenuto nessuna mascherina". [4] La situazione negli ospedali è simile, anche lì mancano mascherine respiratorie e tute protettive. Il ministro della sanità del Nord Rhein-Westfalia, Karl-Josef Laumann, recentemente ha ordinato un milione di mascherine; tuttavia ne sarebbero arrivate solo 20.000, riferiva la stampa alla fine della scorsa settimana. Il Nordrhein-Westfalen è lo stato più colpito dalla pandemia; nella sola Heinsberg, l'epicentro dell'epidemia di Covid 19 della regione, sarebbero necessarie giornalmente almeno 7.500 mascherine protettive per bocca e naso e 2.200 maschere FFP2 [5]. C'è anche una carenza di attrezzature speciali come i ventilatori, ma anche di materiali semplici come i disinfettanti. I produttori stanno esaurendo le materie prime per la loro fabbricazione. [6]

"Ben preparato"

Da tempo vengono formulate gravi accuse nei confronti del governo federale, in particolare contro il ministro della sanità Jens Spahn. Spahn alla fine di gennaio e anche in seguito aveva ripetutamente dichiarato che il governo federale era "ben preparato" per tutti i casi immaginabili e possibili. Il suo ministero tuttavia non ha fatto nulla per ovviare alla prevedibile carenza di indumenti protettivi, nei confronti della quale l'Organizzazione mondiale della sanità aveva ufficialmente messo in guardia già il 7 febbraio. Documentato, ad esempio, è il caso di un imprenditore la cui azienda produce mascherine e indumenti protettivi per gli ospedali. L'uomo con diverse lettere aveva fatto presente al Ministero della Salute il rischio di una imminente carenza. Nell'occasione l'imprenditore aveva offerto al ministero la possibilità di riservare 1,5 milioni di mascherine facciali e 200.000 maschere respiratorie per gli ospedali tedeschi, nonostante l'enorme domanda globale, aveva concluso la sua lettera con una nota: "Mi appello a Lei, non sottovaluti il problema di questo virus". [7] L'imprenditore afferma di non aver ricevuto alcuna risposta da Berlino. A sua volta, il Ministero respinge qualsiasi responsabilità: "L'approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale" in Germania è coordinato attraverso l'ufficio acquisti della Bundeswehr.

Campagna di propaganda

Mentre il governo federale continua a ignorare l'offerta di aiuto cinese nonostante la palese mancanza di dispositivi di protezione, i principali media tedeschi hanno iniziato a screditare sistematicamente le consegne di aiuti da parte di Pechino agli altri paesi europei. Un importante quotidiano tedesco, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, ad esempio, afferma che "l'aiuto fornito con dei grandi gesti" semplicemente fa "parte di una campagna di propaganda" con cui Pechino vuole distrarre dal fatto che in realtà la Cina è stata "la causa della crisi". [8] Un altro giornale (Tagesspiegel) afferma: "L'immagine di paese causa della pandemia, ora dovrebbe essere sostituita dall'immagine del paese soccorritore." [9] I partner della cooperazione cinese in Europa vengono deliberatamente presi di mira dalla stampa. Ad esempio, WirschaftsWoche scrive che se "la narrazione della Cina come grande soccorritore... dovesse prevalere", è "perché i cinesi trovano alleati in Europa a cui piace lavorare su questo mito". Uno di questi "alleati" sarebbe il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, che "nel suo paese" è già stato ridefinito il  "Ministro cinese" [10].

Lotta per il potere contro Pechino

In effetti, i commenti dei media citati e il precedente rifiuto di Berlino di accettare aiuti dalla Cina fanno parte della grande lotta globale per l'egemonia mondiale, a cui la Repubblica Federale non si sottrae nemmeno durante la crisi causata dal coronavirus. Il governo federale invece vi si sta preparando, a prescindere dalla crisi.
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[1] Michael Peel, Tom Hancock, Valerie Hopkins, Miles Johnson: China ramps up coronavirus help to Europe. ft.com 18.03.2020.
[2] Alan Crawford, Peter Martin: 'Health Silk Road:'ssx China showers Europe with coronavirus aid as both spar with Trump. fortune.com 19.03.2020.
[3] Stuart Lau: Coronavirus: Xi Jinping calls leaders of France, Spain, Germany and Serbia with offers of support. scmp.com 21.03.2020.
[4] Cornelia Stolze: "Wir haben gemahnt, und keiner hat uns gehört". spiegel.de 19.03.2020.
[5] Lukas Eberle, Hubert Gude: "Liefert irgendwas!" spiegel.de 20.03.2020.
[6] Hersteller von Desinfektionsmitteln starten Hilferuf: Ethanol wird knapp. rnd.de 22.03.2020.
[7] Cornelia Stolze: "Wir haben gemahnt, und keiner hat uns gehört". spiegel.de 19.03.2020.
[8] Friederike Böge, Stephan Löwenstein, Michael Martens, Matthias Rüb: Vom Verursacher der Krise zum Retter in der Not? Frankfurter Allgemeine Zeitung 18.03.2020.
[9] Gloria Geyer: Wie sich China in der Corona-Krise Einfluss in Europa sichert. tagesspiegel.de 19.03.2020.

[10] Silke Wettach: China wirft die Propaganda-Maschine an. wiwo.de 19.03.2020.
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