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mercoledì 3 luglio 2024

Quella Strana Passione per il riarmo di Berlino

Negli ultimi tempi, una strana passione per il militare ha pervaso la Germania, soprattutto a livello politico. Il “Blob” di Berlino, come lo ha definito recentemente Hans Kundnani, ovvero il complesso scientifico-mediatico-politico della capitale, sembra avere un unico messaggio: più armi, più soldati, più soldi per la difesa. Se non si provvede a tutto ciò, “arriva il russo”. Ne scrive Ernst Hillebrand sulla IPG

L’Incomprensibile Richiesta di Più Risorse Militari

Per i cittadini orientati ai fatti e ai numeri, queste richieste non sono facili da comprendere. Qualsiasi indicatore si esamini, il risultato è sempre lo stesso: la NATO è di gran lunga superiore alla Russia. Soprattutto la richiesta di maggiori fondi appare grottesca. Nel 2023, le spese combinate per la difesa dei membri della NATO hanno superato quelle della Russia di quasi tredici volte: quasi 1,3 trilioni di dollari contro circa 110 miliardi di dollari spesi dalla Russia. Anche senza contare la quota degli Stati Uniti, le spese per la difesa dei membri europei della NATO superano ancora quelle della Russia di tre volte.

Da decenni esiste un rapporto di spese militari di circa dieci a uno a favore della NATO. Se ciò non ha garantito sufficiente sicurezza, cos’altro potrebbe farlo?

Superiorità della NATO

Non è che queste spese non si riflettano nelle capacità militari. Qualsiasi indicatore – sia numerico che qualitativo – si utilizzi, la NATO è enormemente superiore alla Russia. Secondo il sito web Global Firepower Index, la NATO sarebbe superiore anche se impiegasse solo il 25% delle sue capacità contro il 75% della Russia.

L’argomento che un attacco russo al territorio della NATO sarebbe solo una questione di tempo dopo una non-sconfitta in Ucraina sembra quindi alquanto forzato. Con l’Ucraina, la Russia ha attaccato un paese molto inferiore sulla carta (18° nel Global Firepower Index). Un attacco a un paese più debole ha una sua logica militare: si può vincere. Ma attaccare un avversario molto superiore non ha questa logica: si può solo perdere. Anche se i decisori politici possono sbagliarsi sulle prospettive di vittoria in un conflitto militare, l’invasione russa dell’Ucraina è l’esempio migliore. Tuttavia, data la totale asimmetria degli arsenali militari tra la NATO e una Russia esaurita in Ucraina, un attacco russo alla NATO sembra estremamente improbabile.

esportazioni di armi dalla germania

Compensazione per Errori di Valutazione Passati

Sotto molti aspetti, l’attuale entusiasmo militarista di Berlino sembra una compensazione eccessiva per errori di valutazione passati. Questo vale in particolare per i Verdi, che con Anton Hofreiter hanno recentemente chiesto un ulteriore pacchetto di 100 miliardi di euro per spese militari e l’abolizione del freno al debito. Lo stesso Hofreiter, a luglio 2020, ha presentato una mozione per ridurre le emissioni di CO2 della Bundeswehr. Una posizione ben diversa da quella attuale.

Le Contraddizioni della Politica Tedesca

Queste incongruenze non sono limitate ai Verdi. La CDU, con la ministra della Difesa Ursula von der Leyen, ha cercato di trasformare la Bundeswehr in un “datore di lavoro a misura di famiglia”, paralizzando temporaneamente le capacità operative di metà delle armi. Annegret Kramp-Karrenbauer, anche lei della CDU, ha promosso l’idea di una Bundeswehr climaticamente neutrale.

In passato, un partecipante polacco a una conferenza di esperti di difesa ha riassunto così lo stato d’animo tedesco degli ultimi anni di Merkel: “Quando parliamo di minacce alla sicurezza, parliamo di missili a medio raggio a Kaliningrad. Quando i tedeschi parlano di minacce alla sicurezza, parlano della morte delle api.

esportazioni di armi dalla germania

Una Nuova Valutazione della Difesa

La Germania ha bisogno di una rivalutazione della sua politica di difesa, ma non per un urgente bisogno di riarmo contro un avversario superiore. Il lungo “cavalcare gratis” della Germania negli sforzi di difesa dell’Occidente non è più accettato dai partner. Come economia più ricca dell’UE, per tre decenni la Germania si è affidata non solo agli Stati Uniti, ma anche a stati molto più poveri che hanno investito quote molto più elevate del PIL negli sforzi di difesa collettiva. Quei tempi sono finiti.

Priorità Diverse

Una distribuzione più equa dei carichi di difesa è necessaria, ma l’attuale entusiasmo per il riarmo e la militarizzazione sociale sembra esagerato. La Germania ha molte altre priorità: edilizia abitativa, istruzione, infrastrutture, transizione energetica, integrazione, assistenza, digitalizzazione. La destabilizzazione politica e sociale derivante dai problemi irrisolti in questi ambiti potrebbe rivelarsi più reale di un improbabile attacco russo alla NATO. Anche il senso di sicurezza della popolazione potrebbe essere più minacciato da attacchi con coltelli negli spazi pubblici che dalla paura del “russo che bussa alla porta”.

Conclusione

La compensazione eccessiva per errori di valutazione passati è comprensibile umanamente, ma non è una giustificazione razionale per una politica. Per tutti coloro che preferiscono una politica basata sui fatti, l’entusiasmo militarista del “Blob” di Berlino è ben riassunto nella vecchia, buona frase di Joschka Fischer: “Spiacente, ma non sono convinto!”


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martedì 19 marzo 2019

Peter Bofinger: perché dobbiamo liberarci quanto prima dall'ideologia dello Schwarze Null

Il grande economista Peter Bofinger, per oltre 15 anni membro del prestigioso Consiglio degli esperti economici tedeschi, dalle pagine della IPG (Internationale Politik und Gesellschaft) ci spiega perché la Germania deve liberarsi quanto prima dalla assurda ideologia dello Schwarze Null. Ne scrive Peter Bofinger sulla rivista IPG.

Quando i nostri figli e nipoti fra 30 anni guarderanno indietro per capire cosa è accaduto in questo periodo, probabilmente si chiederanno per quale motivo un paese civile come il Regno Unito abbia potuto prendere in considerazione l'idea di uscire dall'Unione Europea rinunciando alle sue prospettive economiche e politiche. Guardando alla Germania invece, si chiederanno perché la terra dei poeti e dei pensatori abbia scelto di seguire ciecamente l'ideologia dello "Schwarze Null": come è possibile che la Germania abbia intenzionalmente deciso di rinunciare gli investimenti per il futuro - credendo anche di fare un favore alle generazioni future?

La SPD sembra essere in procinto di correggere gli errori del passato. Ciò vale in particolar modo per le riforme del mercato del lavoro realizzate nel 2005 sotto il cancelliere federale Gerhard Schröder, il quale aveva incaricato una commissione sotto la presidenza di Peter Hartz, l'ex direttore del personale della Volkswagen. Le riforme Hartz per molti anni sono state celebrate come una grande conquista. Ad un esame più attento, tuttavia, è chiaro che assomigliano molto alla fiaba "I vestiti nuovi dell'Imperatore".


Perché i successi dell'economia tedesca sui mercati mondiali non hanno nulla a che fare con il fatto che con Hartz IV i  benefici per i disoccupati di lunga durata sono stati ridotti. Se una tale riforma fosse davvero un punto di svolta, allora l'economia italiana e greca dovrebbero prosperare, dopotutto, i disoccupati di lunga durata in quei paesi non ricevono alcun sostegno statale. È quindi positivo che la SPD abbia iniziato a mettere sotto esame Hartz IV, casualmente anche con effetti positivi sui risultati dei loro sondaggi.

Proprio per questa ragione la SPD dovrebbe essere coraggiosa e prendere le distanza dall'ideologia dello "Schwarze Null", ideologia secondo la quale i bilanci pubblici devono essere sempre in pareggio. Perché a sostegno di questa regola, che a partire dalla crisi finanziaria globale è stata inserita anche in Costituzione con il nome di "freno all'indebitamento", non ci sono argomenti economici validi.

In Germania, il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo attualmente è del 56%. Questa cifra è inferiore al limite del 60% fissato dal Trattato di Maastricht e ben al di sotto del livello degli altri paesi del G7: il Giappone ha il più alto rapporto debito PIL, al 237% del PIL, seguito dall'Italia (129%), Stati Uniti Stati (108%), Francia (96%), Regno Unito (87%) e Canada (85%).

Finora la scienza economica non è riuscita a calcolare un limite massimo convincente per il rapporto debito/PIL degli Stati. Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff nel 2010 in un articolo scritto per l'American Economic Review avevano identificato una soglia del 90 %, lo studio tuttavia conteneva alcuni dati errati. Inoltre, nonostante il suo elevato rapporto debito/PIL, il Giappone non ha mai avuto problemi a prendere in prestito nuovo denaro. Non c'è mai stata una grande crisi di fiducia nei confronti dello yen. Al contrario, la valuta giapponese spesso in passato è andata meglio di quanto non abbia fatto l'economia giapponese.

Ma anche supponendo che un rapporto debito/PIL al 60% per la Germania sia appropriato, lo Schwarze Null non è giustificato. Supponiamo che il prodotto interno lordo nominale continui a crescere di circa il 3% all'anno. In questo caso, il deficit di bilancio annuale della Germania potrebbe ammontare all'1,8% del PIL, quindi il rapporto debito/PIL rimarrebbe al livello attuale. Ciò deriva da una formula semplice: il livello di deficit, che consente di mantenere costante il rapporto debito/PIL è il prodotto del tasso di crescita del PIL nominale e del rapporto debito/PIL (3 x 0,6 = 1,8). La Germania, quindi, ogni anno potrebbe spendere circa 60 miliardi in più in investimenti pubblici.

Con un deficit di questa portata, la Germania si troverebbe ad un livello simile al resto del G7. Attualmente il deficit è del 5,0% negli Stati Uniti, del 2,8% in Giappone, dell'1,7% nel Regno Unito e in Italia e dell'1,1% in Canada.

Sebbene non esista una solida base teorica per stabilire un limite massimo nel rapporto debito/PIL, si può affermare che l'indebitamento di un paese sovrano può essere giustificato se il denaro viene utilizzato per finanziare gli investimenti per il futuro. Questa è la "regola d'oro" delle politiche di finanza pubblica, che può essere dedotta dalla ottimale distribuzione delle risorse nel tempo. La logica di questa regola è tanto semplice quanto intuitiva: se lo stato costruisce un nuovo ponte che può essere utilizzato nei prossimi 50 anni, non vi è alcun motivo per pagarlo solo con le entrate dell'anno in corso.

Persino l'ultra-conservatore "Consiglio tedesco dei saggi economici" nel 2007 ha esplicitamente confermato il principio della regola aurea in una relazione speciale pubblicata sotto il titolo: "Limitare in modo efficace il debito pubblico". Gli economisti sostenevano che la richiesta di un generale divieto all'indebitamento era "economicamente priva di senso, come lo sarebbe proibire ai privati ​​o alle aziende di prendere denaro in prestito".

Se la Germania rinunciasse allo Schwarze Null come leitmotiv della sua politica fiscale e iniziasse invece a seguire la regola aurea, si potrebbe fare molto per migliorare la prosperità e la qualità della vita delle generazioni future. Il risultato sarebbe una maggiore stabilità politica: migliori infrastrutture pubbliche e maggiori risorse da dedicare all'istruzione contrasterebbero una insoddisfazione ampiamente diffusa nei confronti della classe politica. Con i fondi pubblici sarebbe possibile aumentare considerevolmente le attività di ricerca nel nostro paese e l'uso di energie rinnovabili - in linea con la già pianificata transizione energetica.

Più investimenti pubblici in Germania, inoltre, darebbero un contributo alla riduzione dell'eccedenza commerciale tedesca e a riequilibrare gli squilibri economici all'interno dell'area dell'euro. Questo, a sua volta, potrebbe togliere il vento dalle vele del protezionismo del governo americano, particolarmente critico nei confronti della Germania a causa del suo surplus di conto corrente molto elevato.

I vantaggi economici e politici di un simile cambio di paradigma fiscale sono ovvi. Allo stesso tempo è difficile capire cosa la Germania potrebbe avere da guadagnare se restasse ancorata allo Schwarze Null. In termini puramente matematici nei prossimi 20 anni il rapporto debito/PIL scenderebbe dall'attuale 56% al 31%. Nessun economista serio potrebbe ragionevolmente giustificare perché un rapporto debito/PIL così basso dovrebbe essere vantaggioso.

La più importante sfida politica del futuro sarà quella di superare la  profonda riluttanza dei tedeschi ad accettare l'indebitamento. A differenza di altre lingue, il termine "Schulden" (debito) in tedesco porta dentro di sé il significato di "Schuld" (colpa) e quindi ha una particolare connotazione negativa. A ciò bisogna aggiungere il fatto che è molto difficile spiegare il meccanismo tramite il quale il rapporto debito/PIL rimane stabile quando il debito pubblico aumenta in proporzione al PIL nominale.

Ciò tuttavia non dovrebbe essere una scusa per attenersi allo Schwarze Null e rinunciare all'enorme potenziale economico e politico di un simile cambio di paradigma per la Germania. Nella storia dei "Vestiti nuovi dell'imperatore", un bambino pronuncia l'ovvio: il re è nudo. La SPD dovrebbe avere il coraggio di fare la stessa cosa nei confronti del mito dello zero nero.

La retromarcia della SPD sulle riforme Hartz dimostra che tale coraggio può anche pagare. Già oggi ci sono dei prominenti economisti tedeschi pronti a mettere in discussione il pareggio di bilancio. Adesso anche la politica dovrebbe cedere. E in questo modo tutti noi fra 20 o 30 anni non dovremo confrontarci con la domanda dei nostri figli e nipoti su come sia stato possibile sprecare una così grande occasione per migliorare il loro benessere economico e politico, proteggendo l'ecosistema.