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venerdì 5 giugno 2020

Breitscheidplatz - "Non sappiamo se Anis Amri fosse alla guida del camion"

A dirlo non è il solito blog complottaro ma un deputato del Bundestag membro della commissione d'inchiesta parlamentare sull'attentato terroristico di Breitscheidplatz a Berlino a conclusione dell'inchiesta. Un altro grande mistero tedesco pilotato dalle solite fake news diramate da spin doctor sapienti, e destinato probabilmente a restare irrisolto. Era abbastanza difficile del resto credere alla versione ufficiale del terrorista solitario che in un normale giorno lavorativo, in una normale periferia industriale di Berlino da solo fa fuori un corpulento autista polacco e poi con il suo camion gira per la città indisturbato fino a sera. Un articolo molto interessante da Heise.de



È una frase che sembra un verdetto, ed esprime dei dubbi molto forti sulla versione ufficiale dell'attentato di Breitscheidplatz a Berlino: "Non sappiamo se Anis Amri fosse alla guida. Ma secondo le prove disponibili, c'erano altre persone sul camion". Lo ha detto il deputato al Bundestag dei Verdi Constantin von Notz durante l'ultima riunione della commissione d'inchiesta. La frase era diretta a un commissario investigativo del BKA (Bundesskriminalamt) che non ha saputo spiegare molte delle tracce, ma che tuttavia si è attenuto alla versione ufficiale di Amri attentatore solitario - come del resto avevano fatto altri colleghi del BKA, prima e dopo di lui.

Il lavoro della commissione d'inchiesta porta ad una domanda: Amri era davvero l'unico uomo nel camion? "Non sappiamo se è stato Amri", non significa "non è stato Amri". Ma siamo comunque molto vicini a poter fare questa affermazione. Von Notz parla piuttosto di "Amri possibile colpevole". Decisamente meno della formula del "presunto colpevole" e molto meno dell'affermazione: "Amri è colpevole".

L'urgenza di arrivare alla conclusione comprende anche una domanda: perché le autorità investigative centrali si sono concentrare quasi eclusivamente sul presunto assassino solitario Anis Amri? Il tunisino al momento dell’attentato senza dubbio si trovava nelle vicinanze della scena del crimine. Lo dimostra la registrazione video delle 20:06 nel sottopassaggio della metropolitana di Bahnhof Zoo. Ed era in possesso dell'arma del delitto. Faceva probabilmente parte di un gruppo di criminali. Ma se non era lui il conducente, allora c'era qualcun’altro al volante del veicolo dell’attentato.

Questo significa anche che l'attentato è aperto. I colpevoli e i complici devono ancora essere trovati. Amri può essere considerato come il primo complice sicuro. Ci sono piu' elementi in favore di questo scenario, rispetto a quello della versione ufficiale. Gli investigatori della polizia, ma anche quelli politici nelle commissioni d'inchiesta, hanno avuto a che fare con altre persone collegate ad Amri – inclusi gli informatori delle autorità di sicurezza attivi in questo ambiente. Concentrandosi quasi esclusivamente su Amri, tuttavia, si è perso molto tempo prezioso.

Il caso è anche un esempio di come un intero apparato possa essere manipolato e guidato in una certa direzione indicando semplicemente un nome - sia esso in maniera volontaria o meno.

L'affermazione: "non sappiamo se fosse Amri a guidare il camion" tra l'altro emerge da uno schema probatorio alquanto dubbio. Quali sono le prove forensi che supportano l'ipotesi che Amri abbia guidato il camion, sia responsabile dell'attacco e abbia sparato al camionista Lukasz Urban? Come si fa a dimostrare che il fuggitivo era alla guida del camion, se non si trovano le sue tracce all’interno del camion? La polvere di vetro è stata trovata anche sui vestiti di Amri, proprio come sui vestiti di Urban, che erano nel camion? Sono solo alcune delle domande della commissione, alle quali i criminologi della BKA non possono rispondere in maniera chiara.

Al contrario, lo schema complessivo delle prove rende ipotizzabile che ci fossero altre persone sul camion.

Nel frattempo è un dato di fatto che non sono state trovate impronte di Anis Amri nella cabina di guida del camion. Non sul volante, né sulla leva del cambio, né sul cruscotto o all'interno della portiera del conducente, per esempio.

Sono state riscontrate solo due impronte digitali o impronte di Amri sulla parte esterna della portiera del conducente. Una comprende il palmo, il pollice e le tre dita della mano destra. Secondo il BKA, l'impronta è stata fatta "come se la porta fosse stata chiusa dall'esterno". Come si può chiudere una porta dall'esterno per poi sedersi in cabina? E come è possible che Amri abbia compiuto un "trucco magico" (Konstantin von Notz), vale a dire lasciare le sue impronte digitali sulla portiera del conducente, e poi, supponendo che sia rimasto e si sia spostato sul camion per altri 30 minuti, non averne lasciata neanche una all’interno? Gli investigatori hanno ignorato tutte queste contraddizioni solo perché non corrispondono alla teoria dell'Amri attentatore solitario?

"Non abbiamo prove per escludere che Amri è l’assassino"

La risposta del coordinatore dell'inchiesta della BKA, l'ispettore capo A.Q., equivale ad un giuramento: "Non abbiamo prove per escludere che Amri sia l'autore del reato". Affermazione che spinge il deputato dei Verdi a porsi la domanda retorica: perché funziona cosi’ bene questa interpretazione tendenziosa delle tracce che porta solo e sempre ad Anis Amri. Von Notz allo stesso tempo si dà anche una risposta: "Perché il colpevole è morto". Se non fosse morto, se ne dovrebbe provare la colpevolezza davanti al tribunale, e con queste prove sarebbe alquanto difficile.

Quindi niente impronte digitali di Amri nel camion - e come siamo messi con il DNA? Anche qui gli elementi sono alquanto scarsi. Al volante è stato trovato un mix fra due persone, ma non è stato tracciato un profilo completo di DNA. A dominare è la parte del camionista Urban. L’annotazione corrispondente nel rapporto riporta alquanto vagamente che Amri è "da considerare" come la seconda persona responsabile delle trace di DNA.

Un profilo misto di tre tracce di DNA era stato trovato anche sul minaccioso foglietto di carta con la scritta "HARDENBERGSTR B" (in lettere maiuscole), scoperto nella cabina del camion solo dopo tre settimane. La Hardenbergstraße è la strada di ingresso per Breitscheidplatz. Ancora una volta a dominare è il DNA del camionista Urban, in secondo luogo si "deve considerare quello di Amri", e in aggiunta c'è il DNA di una terza persona sconosciuta.

Si dice che le prova sia stata trascurata dal Gruppo della polizia criminale intervenuto sul luogo del delitto. Cioè sia durante la prima ispezione avvenuta il 30 dicembre 2016, che durante una seconda ispezione da parte dei coordinatori della BKA fatta il 10 gennaio 2017. Fino ad allora il camion era stato spostato due volte attraverso la città. La nota era nel cruscotto davanti al display del tachimetro. Era stato trascurato dal gruppo della polizia intervenuto sulla scena del crimine originale? È difficile da immaginare. E il fatto che sia stato ignorato deliberatamente non ha molto senso.

L’uomo della BKA A.Q., infatti, non può dire se l’annotazione si trovasse nel camion sin dall'inizio ed è stata trascurata, oppure se "qualcuno l'ha messa lì". Ciò significa: non si può escludere una manipolazione. Per inciso, si tratta solo di un pezzo di carta, il retro è stampato. Da dove provenga non è nemmeno chiaro.

A parte l'inspiegabile traccia di DNA sulla nota, ci sono altri 13 profili di DNA aperti, ha detto il membro della BKA alla commissione. Queste 13 tracce di DNA sono state trovate nella cabina del camionista e "davanti al camion", fra l’altro. Non è chiaro che cosa si intenda per "davanti al camion". Forse il cellulare HTC. Un'altra traccia di DNA sconosciuta è un frammento di pelle sul poggiatesta del sedile del conducente.

Se, oltre a delle tracce inspiegabili di DNA, ci siano anche delle impronte digitali non riconducibili, in commissione non è stato discusso.

Strane foto

Sul cellulare HTC di Amri, stranamente trovato in un buco nella carrozzeria del camion, ci sono due foto scattate dopo l'attacco. I membri della commissione del Bundestag hanno affrontato il tema nel dibattimento in aula. 

L'inspiegabile scoperta è stata oggetto di discussione per settimane. Nel frattempo, la BKA ha rilasciato una spiegazione tecnica ufficiale. In una lettera alla commissione si legge: "si può escludere che i file delle immagini siano stati ripresi con l'HTC di Amri". Si tratterebbe di file di immagini provenienti da pagine web che sono state offerte automaticamente all'utente sul suo dispositivo da una app di Google sotto forma di immagini di anteprima e memorizzate in un file cache. La BKA aveva anche identificato gli indirizzi web dai quali le 2 immagini erano state visualizzate. Non è stato però trovato un collegamento diretto tra le immagini e la pagina web, ma "probabilmente questa è disponibile solo sul lato dei server di Google", si legge nel documento. La BKA tuttavia ipotizza che le immagini possano essere assegnate ai siti web corrispondenti.

Domande irrisolte sul camion del crimine

Sono state sollevate inoltre delle questioni essenziali sul mezzo utilizzato per l’attentato, il camion Scania da 40 tonnellate. Aveva raggiunto il suo peso massimo in quanto caricava travi d'acciaio ed aveva una massa superiore a quella del camion dell’attentato di Nizza, che il 14 luglio 2016 aveva causato oltre 80 morti. Amri sapeva che il camion era carico? – ha chiesto Volker Ullrich (CSU), membro della commissione. È stata una coincidenza - o qualcuno ha scelto deliberatamente questo mezzo perché aveva un carico pesante? Qualcuno in Italia sapeva che il camion stava andando in Germania? Chi l'ha caricato? La scelta dell'arma del delitto forse era già stata fatta in Italia?

Domande alle quali anche il BKA non sa rispondere, ma che portano alla scena italiana dell'attentato terroristico di Berlino e alla fine della fuga di Amri a Sesto San Giovanni vicino Milano. Lì, vicino a dove è morto, il camion successivamente diventato il mezzo dell’attentato del 16 dicembre 2016, nell'ultimo luogo di carico aveva ritirato un pacco.

Quali competenze necessita una persona che vuole guidare un veicolo così pesante, lungo e ingombrante? Soprattutto di notte, nel traffico delle ore di punta di una grande città. Non si sa nemmeno se Amri avesse la patente di guida dell'auto. Una volta l’informatore "Murat" lo aveva accompagnato in auto dal Nordreno-Vestfalia a Berlino facendogli da autista. Ma il padrone di casa di Amri, Kamel A, era un camionista di professione.

Il camion entra nel mercatino di Natale a circa 50 km/h, poi entro una distanza di 70 - 80 metri viene frenato fino a fermarsi, come sarebbe accaduto in un grave incidente stradale. Eppure l'autista non dovrebbe aver lasciato tracce? Sudore, sangue, capelli, scaglie di pelle. E l'incidente non ha lasciato segni su di lui? Lesioni, abrasioni, contusioni, sangue. Con o senza cintura di sicurezza. C'erano segni corrispondenti sul corpo di Amri? Anche questo non è chiaro.

Nessun confidente, sostenitore o complice?

Il numero di persone, possibili complici, che si trovavano in prossimità della scena del crimine al momento del delitto continaua ad aumentare: oltre al coinquilino di Amri, Khaled A., al suo confidente Ben Ammar, Walid S. o ai fratelli Ahmad e Bilel M., la commissione ha scoperto che anche Feysel H. potrebbe essere stato in Breitscheidplatz poco dopo il delitto. Amri probabilmente aveva incontrato Feysel H. nella moschea di Fussilet un'ora prima dell'attacco. Come ha scoperto la commissione, c'era anche Ahmad M., che poi ha lasciato la moschea qualche minuto prima di Amri. Ciò significa che sono già state identificate dalle tre alle quattro persone sul luogo dell’incontro.

La BKA ha individuato un totale di oltre 300 possibili referenti di Amri in Germania. 43 sono stati classificati come "potenzialmente rilevanti per il reato". Tra questi, soprattutto l’ambiente di Berlino, compresa la moschea radicale di Fussilet. A Berlino e nel Nordreno-Vestfalia sono state effettuate una serie di intercettazioni telefoniche e di ispezioni in appartamenti. A Dortmund, Amri aveva anche utilizzato un alloggio che, curiosamente, si trova in Mallinckrodtstraße, vicino alla scena di un crimine della NSU.

In nessun caso ci sono confidenti, sostenitori o complici, non "rilevanti per il reato". Almeno nel caso di Ben Ammar, tuttavia, c'era un fondato sospetto di complicità. E’ stato comunque espulso, così come è accaduto a una mezza dozzina di altri contatti di Amri espulsi dopo di lui. I sospettati sono stati ignorati o depotenziati – sia che si trattasse della presenza sulla scena dell'attenato o del DNA sull'arma del delitto.

Il suo giro di persone era composto da jihadisti violenti, spacciatori di droga e criminalità organizzata, che tuttavia fra loro non erano strettamente separati; ma che al contrario, si sovrapponevano e si mescolavano. L'esempio migliore è stato lo scontro fisico nel luglio 2016 tra i complici di Amri e altri arabi in un bar del clan Abou Chaker. Ahmad M., che era insieme ad Amri nella moschea di Fussilet la sera dell'attentato, utilizzava per inciso lo pseudonimo di "Ahmad Abou-Chaker".

Sconosciuta l’identità degli informatori

Il rappresentante della BKA, il Kriminalhauptkommissar (KHK) D.G., responsabile per le indagini sugli informatori, quando gli è stato chiesto se ci fossero fonti della BKA nel giro di Amri ha scrollato le spalle. Ci sono state segnalazioni da parte di fonti che hanno fornito informazioni? Allo stesso modo: nessun ricordo.

È noto che la BKA di Berlino avesse almeno due informatori inseriti nell’ambiente.

Il Dipartimento di sicurezza del LKA (Landeskriminalamt) di Berlino, che ha assunto immediatamente la direzione dell’indagine il 19 dicembre 2016, si è rapidamente convinto che l'evento di Breitscheidplatz fosse un attacco islamista. Ha compilato immediatamente una lista di 40 persone su Berlino classificate come possibili colpevoli e che sono state perquisite a casa o nelle moschee dalle 23.00 in poi. La maggior parte di questi controlli, tuttavia, non sono stati effettuati immediatamente.

L'altra commissione d'inchiesta, quella della Camera dei rappresentanti di Berlino, non sapeva di chi si trattasse. Ma il nome Anis Amri non era tra quei 40, ha spiegato Stefan Redlich, che all'epoca era responsabile delle task force mobili (MEK) e dei gruppi di ricerca che effettuavano questi controlli. Circa la metà dei sospetti era stata scagionata quando il nome di Amri è diventato noto nel pomeriggio del 20 dicembre 2016. I controlli sulle persone sono stati interrotti e successivamete è stato ricercato solo il fuggitivo. Il confidente di Amri, Ben Ammar, si è nascosto per dieci giorni. A tutt'oggi, gli investigatori non sono ancora in grado di dire dove si trovava.