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sabato 18 aprile 2020

Jörg Meuthen: se italiani, francesi e spagnoli sono piu' ricchi dei tedeschi, perché dovremmo pagare per i loro debiti?

Questo non è il blog di AfD in lingua italiana, ma ogni tanto vale la pena andare a sbirciare cosa scrivono i vertici di AfD, vale a dire il partito che in Germania nella battaglia contro gli eurobond probabilmente detta la linea alla FdP, alla CDU e alla CSU.  Il leader di AfD Jörg Meuthen su FB



Cari lettori, per favore provate a fare una stima: qual'è la ricchezza mediana del tedesco "medio" (adulto) (cioè quella esattamente nel mezzo tra la metà più povera e più ricca del nostro paese)?

E qual'è invece la ricchezza mediana dell'italiano, dello spagnolo, e del francese?

Allora deve essere proprio vero che il tedesco medio è molto più ricco degli altri europei, giusto? Dopotutto, ce lo hanno inculcato per anni: da una parte i ricchi tedeschi, dall'altra gli altri europei piu' poveri (in parte). Poveri europei che, nonostante la loro povertà, hanno anche finanziato la nostra prosperità acquistando i nostri prodotti.

E ora in questi tempi di Corona-virus, è arrivato il momento di dare finalmente qualcosa in cambio e di mostrare la nostra solidarietà, non è vero, soccorritori europei riuniti?

Quindi ora per dare una risposta alla domanda posta. Ci sono varie statistiche su questo argomento, ma tutte, senza eccezioni, puntano nella stessa direzione. Ora citerò una statistica che è persino usata su Wikipedia (nota per essere piuttosto di sinistra).

Secondo queste statistiche, l'italiano medio ha un patrimonio netto mediano, dedotti i suoi debiti, di circa 84.500 euro.

Lo spagnolo ha un patrimonio mediano netto di circa 87.700 euro.

Il francese addirittura ha una fortuna mediana corrispondente a circa 93.700 euro.

Tutti questi importi, ovviamente, non sono nulla in confronto al presunto "ricco" tedesco: questo egoista che si occupa solo del proprio benessere, può dire di avere accumulato solo circa 32.500 euro.

Sì, avete letto bene, non manca uno zero e non è uno scherzo: in tutti i paesi citati, la ricchezza pro-capite mediana è più di due volte, e nel caso della Francia, è quasi tre volte più alta che in Germania.

Chi non ci crede, vada a leggersi la colonna mediana (tenere presente che i valori indicati sono in dollari USA, mentre i valori menzionati sopra sono già stati convertiti in euro):

Non ci hanno forse sempre detto che siamo noi tedeschi a trarre i maggiori benefici dall'euro? Come è possibile che siamo rimasti cosi' indietro rispetto ai paesi la cui performance economica è inferiore rispetto alla nostra?

Oltre ad alcuni fattori - come ad esempio un livello di tassazione più basso rispetto alla Germania (motivo per cui questi paesi hanno piu' debito pubblico di noi, che ora vorrebbero scaricare su di noi!) - ad essere responsabili per questa situazione sono stati gli errori di progettazione dell'euro, che ora gravano su di noi.

Proprio all'inizio della mia carriera professionale, quando ero consulente presso il Ministero delle finanze dell'Assia, avevo messo in guardia molto chiaramente dalle enormi difficoltà che sarebbero sorte con questa valuta e che il Trattato di Maastricht non valeva nemmeno la carta su cui era scritto.

In quella fase, avevo anche sperimentato personalmente come Theo Waigel, ovviamente proprio come lo era Helmut Kohl, si era completamente disinteressato alla politica monetaria, avviando una campagna per l'introduzione dell'euro.

L'euro, insieme ad altri effetti estremamente spiacevoli, fa in modo che, ad esempio, noi tedeschi fortemente orientati all'export, garantiamo ai paesi abituati ad una valuta debole nel sud del nostro continente (ma anche sostanzialmente a tutti coloro che vogliono utilizzare il sistema per se stessi) una struttura di scoperto di conto corrente completamente illimitata e anche completamente non garantita all'interno del quadro dei sistemi di pagamento dell'eurozona. 

Questo scoperto illimitato, tuttavia, non viene chiamato "scoperto illimitato" ma "saldo Target II".

Ed è così che funziona: se, ad esempio, un italiano acquista una nuova auto da uno dei nostri produttori tedeschi, non c'è un flusso di denaro che passa direttamente da un conto bancario italiano a un conto bancario tedesco, ma la tedesca Bundesbank, che deve inviare l'importo al produttore in Germania, riceve un messaggio dalla BCE secondo il quale ora ha un credito corrispondente nei confronti della banca centrale italiana. È così facile!

Ed è così facile spennare un paese orientato all'export. L'importo totale dei crediti nei confronti degli altri paesi, già maturato, è quasi di 1 trilione (!) di euro. Niente di tutto ciò, nemmeno un centesimo, sarà recuperabile se l'eurozona dovesse rompersi.

Ora, dopo la crisi finanziaria e la crisi greca, abbiamo già la prossima crisi (c'erano davvero così tante crisi ai tempi del D-Mark?), e ancora una volta sarà a spese nostre. In maniera spudorata e in parte con parole che ricordano la retorica di guerra, i paesi citati all'inizio chiedono a noi tedeschi di garantire la prossima orgia del debito appena iniziata.

In Germania, a dare sostegno a questo progetto ci sono prima di tutto i politici dell'area verde e di sinistra che probabilmente non otterranno molto dall'usare il loro lavoro in favore di altri paesi - paesi in cui la ricchezza pro capite è più alta e l'età pensionabile è più bassa. Quanto si può essere ciechi? (...)

E' arrivato il momento di avere una valuta in grado di aiutare il nostro paese invece di danneggiarlo. E' il momento di porre fine al prolungamento dell'insolvenza degli stati a spese dei paesi del nord. Tempo per #AfD.


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giovedì 9 aprile 2020

Voci dalla stampa tedesca sugli Eurobond

Frammentazione alquanto prevedibile nella linea editoriale adottata dalla stampa tedesca per affrontare il dibattito sugli eurobond. Al fronte dei contrari appartiene sicuramente Die Welt che da diversi giorni ormai porta avanti la sua linea secondo la quale con i titoli di stato comuni i soldi degli onesti e operosi contribuenti tedeschi finirebbero nelle mani della mafia italiana:

"Frau Merkel non cedere" titola il quotidiano di Amburgo, che poi scrive: "La solidarietà in Europa è un'importante categoria, ma anche la sovranità nazionale e la responsabilità dei politici nazionali nei confronti degli elettori del loro paese sono fondamentali". Prosegue  Die Welt: "deve essere chiaro che gli aiuti all'Italia - paese in cui la mafia a livello nazionale è molto forte e sta solo aspettando una nuova manna da Bruxelles - dovranno essere spesi esclusivamente nel settore sanitario e non finire nel sistema sociale e fiscale italiano". Conclude il quotidiano: "E, naturalmente, anche gli italiani dovranno essere controllati da Bruxelles e dimostrare che stanno usando i soldi correttamente"

Anche la FAZ resta decisamente scettica e teme che i corona-bond si trasformino nel Vaso di Pandora e siano l'inizio della tanto temuta unione di trasferimento:


Scrive infatti il quotidiano di Francoforte: "I sostenitori di tali obbligazioni sanno benissimo che se venissero introdotti come una forma di aiuto di emergenza, cambierebbero per sempre l'architettura della zona euro. Questo probabilmente non è nemmeno l'obiettivo minimo di molti sostenitori". Prosegue il commento della FAZ: "l'affermazione difensiva di chi sostiene che rimarrà un caso eccezionale mostra perfettamente l'ingenuità politica....chi apre il vaso di Pandora non sarà piu' in grado di chiuderlo".

Anche la BILD, che qualche giorno fa parlava addirittura dei "fratelli italiani" rema contro gli eurobond e con un commento rivolto al governo di Berlino si chiede "chi sarà alla fine a dover pagare il conto per gli aiuti a Italia e Spagna?"


Scrive il tabloid di Amburgo: "In considerazione delle ingenti somme, il governo federale deve fare ciò che altrimenti sarebbe riluttante a fare: dire chiaramente ai contribuenti quanto costerà loro il salvataggio di Italia, Spagna e Co. E se possiamo permettercelo".

Linea invece piu' pragmatica e sempre piè europeista quella adottata negli ultimi giorni dal quotidiano della grande industria e della finanza Handelsblatt, in un importante commento di mercoledi il quotidiano titola infatti: "In gioco c'è la moneta unica"


Il quotidiano di Duesseldorf attacca addirittura il ministro delle finanze olandese: "Un governo responsabile spiega al popolo e ai suoi rappresentanti parlamentari che la prosperità e la coesione europea e quella del singolo paese sono fra loro reciprocamente dipendenti. Uno non può esistere senza l'altro

Nessun paese può solo beneficiare dell'unione monetaria, senza contribuire ai suoi costi in tempi di crisi. Coloro che non vogliono comprenderlo stanno volontariamente mettendo a rischio la moneta unica europea".

Sempre su Handelsblatt di oggi una importante intervista al grande imprenditore Wuerth, aperto sostenitore degli eurobonds, il quotidiano infatti titola: "quello che sta succedendo a Berlino in merito all'Europa è una catastrofe", il miliardario in favore di una forte "unità politica" e di un programma da "trilioni di eurobond"


Contro gli eurobond ma decisamente in favore di un ESM senza condizioni il quotidiano liberal di Amburgo Die Zeit, peraltro diretto da un italiano, che titola: "Solidarietà sì, ma niente eurobonds!".


Scrive il prestigioso quotidiano di Amburgo in un commento: "Ogni mancanza di empatia sarebbe fuori luogo in considerazione dell'orrore causato dal corona-virus in Italia. Gli italiani in effetti hanno bisogno della nostra solidarietà attraverso gli aiuti d'emergenza e i prestiti dal fondo europeo ESM per salvare il loro sistma sanitario e le loro aziende o per pagare la cassa integrazione. Per favore siate generosi e non arroganti! E se i soldi non dovessero bastare, i partner dovranno aggiungere altri mezzi. L'Europa deve trovare un accordo su tutti gli aiuti necessari entro questa settimana. Deve esserci per i paesi che piu' stanno soffrendo. Dopotutto, può colpire tutti in maniera particolarmente grave, anche i tedeschi che da sempre tendono ad essere arroganti"

Anche Der Spiegel nel dibattito si posiziona in favore della solidarietà europea, titola infatti un importante commento sul prestigioso settimanale di Amburgo:  "La Germania egoista, meschina e vigliacca"


Scrive il settimanale: "Non c'è un'alternativa ai corona-bond in questa crisi. Ma invece di dirlo onestamente ed apertamente agli elettori, la Cancelliera fa capire che c'è qualcosa che non va. Che alla fine a pagare saranno i laboriosi contribuenti tedeschi perché apparentemente gli italiani non sono mai stati in grado di gestire il denaro. La Cancelliera ha usato questa narrativa così spesso che qualsiasi concessione agli spagnoli e agli italiani sembrerebbe una sconfitta. Non avrebbe mai dovuto spingersi cosi' lontano".








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martedì 7 aprile 2020

Le perplessità della SPD nella disputa sui Coronabond: perché alla fine il governo tedesco potrebbe dire di sì

Questo blog è lieto di rilanciare un'ottima traduzione appena ricevuta da Carsten sul dibattito in corso nella SPD in merito ai Coronabond. L'autore, l'ottimo Michael Wendl, sindacalista, sociologo e giornalista, manifesta un certo ottimismo in quanto il dibattito all'interno della SPD sta facendo passi in avanti e alla fine il governo e la Cancelliera potrebbero accettare un'emissione unica e limitata nel tempo finalizzata a combattere gli effetti economici della pandemia. Da Makroskop.de, grazie Carsten per l'ottima traduzione!





A causa della Coronacrisi, la vecchia disputa sugli Eurobond - ora Coronabond – si riaccende. La SPD non è contraria all'idea, solo Olaf Scholz ha ancora delle riserve.



I Coronabond sono titoli di stato comuni di tutti i paesi dell'euro. Gli Eurobond vengono emessi a un gruppo selezionato di banche europee, che li depositano presso la BCE come garanzia per prendere in prestito denaro dalla banca centrale. A tale proposito, la BCE finanzia gli Stati nazionali tramite le banche commerciali e la creazione di credito del sistema bancario a due livelli.

Il vantaggio principale degli Eurobond è che sono emessi a un tasso di interesse uniforme. Ciò impedisce i cosiddetti spread, le differenze tra i tassi di interesse nazionali, che sono costantemente più elevati nei paesi fortemente indebitati. I titoli di stato sono negoziati sui mercati finanziari. Se si prevede che un paese non sarà in grado di riscattare i suoi titoli di Stato in conformità con il contratto, i prezzi di questi titoli diminuiranno e i rendimenti aumenteranno. Questo è il motivo per cui la BCE acquista costantemente titoli di Stato sui mercati secondari, il che li toglierà dal mercato e i loro prezzi non potranno più scendere. Ciò rende la BCE il creditore dei paesi interessati. Da un punto di vista legale, è controverso se questa pratica violi il principio di non salvataggio della legge europea.

Gli Eurobond impediscono tali aumenti dei tassi di interesse e quindi facilitano il finanziamento pubblico attraverso le obbligazioni. Questo è un motivo importante per cui il governo tedesco rifiuta gli Eurobond, perché la raccolta di titoli di stato per finanziare compiti governativi contraddice gli specifici principi tedeschi della gestione parsimoniosa del bilancio. Per applicare i principi tedeschi, i mercati finanziari devono disciplinare i governi nazionali con l'aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato. La "democrazia conforme al mercato" della Merkel.

Gli Eurobond sono visti come uno strumento per aumentare i prestiti da parte dei paesi indebitati e quindi una deviazione dalle politiche attuate nell'UE. Il potere dei mercati finanziari sulla politica sarebbe notevolmente ridotto dalle obbligazioni comuni. Di conseguenza, in caso di crisi di lunga durata e indebitamento eccessivo nei paesi, i prestiti alla BCE possono essere annullati attraverso la riduzione del debito. Un'idea assolutamente horror per i politici tedeschi.

L'ordoliberalismo come centro ideologico di resistenza

Il fatto che la maggior parte dei politici non ha familiarità con i metodi di finanziamento dello stato tramite le obbligazioni ha un certo ruolo. I prestiti pubblici sono visti come prestiti privati. Questa incompetenza macroeconomica porta a un'elevata dipendenza dai consiglieri dei ministeri, che a loro volta chiedono il parere dei consigli consultivi scientifici del ministero della finanza e dell'economia, la maggior parte dei quali è occupata da economisti ordoliberali o neoclassici. Dal punto di vista di questi economisti, il debito pubblico al di sopra della norma del 60% del rispettivo PIL dovrebbe essere respinto.

L'ordoliberalismo, che è ancora popolare in Germania, non è strettamente una scienza economica, ma un'ideologia che prescrive i principi di un'attività economica che si presume siano ragionevoli. Questa si chiama politica di regolamentazione. Lo stato stabilisce un quadro politico per l'attività economica individuale. Gli interventi statali in questo quadro macroeconomico sono concepibili come misure in una crisi economica. In questo caso, vengono utilizzati i metodi di gestione economica anticiclica, che si affermarono negli anni '60/70 come gestione anticiclica globale. Alla fine della crisi, la strategia di consolidamento del bilancio e austerità viene nuovamente implementata.

Il pensiero ordoliberale come ideologia delle virtù economiche porta anche alla legittimazione della punizione per comportamento illecito, che è stata dimostrata spietatamente e con successo nei confronti della Grecia.

Questa ideologia ordoliberale, che ha trovato i suoi grandi eroi in Walter Eucken e Ludwig Erhard, si è consolidata a seguito del successo economico del modello di esportazione tedesco. La gestione economica del bilancio unita a una politica salariale moderata e una politica monetaria restrittiva da parte della Bundesbank hanno causato un'inflazione inferiore alla media in Germania dagli anni '50, aumentando così la posizione competitiva internazionale. Di conseguenza, il capitalismo tedesco del dopoguerra è stato trasfigurato in un modello generale di successo ed è attraente persino nella SPD e nei sindacati. I Coronabond contraddicono questi "principi tedeschi" ed esperienze.

La perplessità della SPD

Dopo le dimissioni di Oskar Lafontaine al più tardi nel marzo 1999, questa comprensione della politica di regolamentazione - anche se è stata gestita solo pragmaticamente e senza alcun ragionamento teorico - ha determinato il pensiero politico-economico della SPD. Ciò vale anche per le questioni relative all'Unione europea e all'unione monetaria. Il declino del pensiero keynesiano standard nel contesto della sintesi neoclassica è iniziato nella SPD negli anni '80 e ha successivamente portato all'appiattimento del livello delle discussioni di politica economica.

Di conseguenza, le dimensioni macroeconomiche non sono più state prese in considerazione e i metodi per creare denaro attraverso i prestiti e gli strumenti della politica monetaria della BCE o il pensiero in termini di contesti economico-bilaterali sono in gran parte sconosciuti nella SPD. Ciò significava che la politica economica e finanziaria antisociale nell'era Schröder era stata accettata senza resistenza fino al 2009 e che la SPD aveva contribuito a far rispettare il pareggio di bilancio nel 2009. Durante questo periodo non vi furono discussioni di politica economica nel partito. La crisi dei mercati finanziari del 2008/09 non ha praticamente cambiato nulla.

Gli economisti vicini alla SPD, che sono in gran parte organizzati nell’Associazione Keynes, vivevano ai margini del partito e il loro consiglio non aveva un ruolo. La burocrazia ministeriale e i consigli consultivi economicamente liberali dei ministeri hanno fornito consulenza ai ministri dell'economia e delle finanze socialdemocratiche.

Anche per questi motivi, l'Unione europea e l'unione monetaria sono principalmente un progetto moralmente carico, i cui problemi economici, disuguaglianze e restrizioni non sono visti o attribuiti a una mancanza di empatia per l'Europa.

Tuttavia, il "capo economista" del ministro delle finanze di Schäuble, Ludger Schuknecht, un duro Ordoliberale, Olaf Scholz lo licenziò e lo sostituì con Jakob von Weizsäcker, che non è un Ordoliberale. Come deputato al Parlamento europeo, era aperto all'introduzione di Eurobond.

È stato quindi iniziato un cambio di rotta nel Ministero delle finanze, che attualmente è stato rafforzato più volte. Innanzitutto attraverso un Position Paper di alcuni deputati di sinistra del Bundestag, in cui sono stati richiesti programmi di investimento e un corso macroeconomico. In secondo luogo, attraverso l'elezione della nuova leadership del partito, in particolare da Norbert Walter-Borjans. In terzo luogo, attraverso il programma di investimento congiunto di DGB (l’organizzazione capo dei sindacati tedeschi) e BDA (la confindustria tedesca), che è stato preparato dall'IMK (istituto di ricerca economica) e dall'Institute of German Business (IW) (istituto di economia vicino al BDA). A ciò si aggiunge l'elezione di Gustav Horn, direttore scientifico dell'IMK fino ad aprile 2010, nel consiglio di amministrazione dell’SPD.

Questi eventi hanno aumentato l'influenza degli economisti keynesiani nel partito nel suo insieme. Horn è a capo di un comitato consultivo economico della SPD, in cui gli economisti keynesiani e i deputati di sinistra del Bundestag dovrebbero lavorare insieme. C'è anche un rappresentante dello stesso Ministero delle Finanze.

Come riporta la SZ (Süddeutsche Zeitung) nell’edizione del 1 ° aprile, vi è attualmente un accenno di cambiamento di direzione riguardo all'emissione di titoli di stato europei. Questo non sarà portato avanti da Scholz. Scholz sicuramente conosce i vantaggi degli Eurobond - per questo ha consulenti che vengono nuovamente consigliati. Scholz sa anche che una posizione aperta per gli Eurobond danneggerà la sua popolarità in Germania. L'opinione pubblica o il pensiero pubblico economico quotidiano in Germania considerano gli Eurobond come se la Germania dovesse essere sicuramente responsabile per i debiti di altri paesi.

Ciò è evidentemente sbagliato, ma determina il discorso nazionale sui Coronabond. Scholz ritiene pertanto che il governo federale nel suo insieme - e quindi Angela Merkel a seguito dell'aumento della pressione europea - accetterà i Coronabond come un'eccezione una tantum.

Forza e coraggio!
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sabato 4 aprile 2020

Thomas Mayer - Chi ci chiede di fare gli Eurobonds non ha capito nulla dell'euro

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, su "Die Welt" replica indirettamente all'appello delle "truppe Calendate" e ci spiega perché dal punto di vista tedesco, chi si ostina a chiedere gli eurobonds probabilmente non ha ancora capito la natura dell'euro: un progetto che secondo Mayer resta molto piu' simile ad un accordo di cambio fisso che non ad una moneta unica. Ne scrive Thomas Mayer su Die Welt


Lo scorso settembre, il Consiglio della BCE ha deciso di riprendere il programma di acquisto dei titoli di stato con 20 miliardi di euro di acquisti mensili. Il 12 marzo, il board della banca centrale ha annunciato che il programma sarebbe stato aumentato a 120 miliardi di euro per il 2020 e il 18 marzo si è aggiunto un "programma pandemico per l'acquisto di obbligazioni " pari a 750 miliardi di euro.


Cosi' quest'anno la BCE, attraverso l'acquisto di obbligazioni, avrà messo a disposizione dell'economia e dei paesi dell'eurozona 1,11 trilioni di euro. Se si includono anche i generosi programmi di prestito per le banche, si potrebbe pensare che a nessun paese dell'eurozona alla fine dovrebbe mancare il denaro per combattere la pandemia da corona-virus.

Tuttavia, c'è una lunga lista di capi di stato ed economisti che chiedono l'emissione di titoli di stato con una garanzia condivisa da parte di tutti i paesi dell'euro. La vecchia proposta degli eurobonds viene ora nuovamente riscaldata e rilanciata sotto il nuovo nome di Corona-Bonds

Il cambio di nome ci rivela che si sta cercando di utilizzare la crisi per moralizzare la politica. Al di là delle reali necessità, si sta esercitando una irresistibile pressione sui politici piu' refrattari ed ostinati per convincerli ad accettare i corona-bonds, oppure per accedere al Meccanismo europeo di stabilità (MES) senza alcuna condizionalità.

I tedeschi e i cittadini di altri paesi vicini che ancora si oppongono alla messa in comune dei debiti vengono rappresentati come dei cattivi europei e dei cattivi vicini di casa. I politici italiani chiedono i corona-bonds sulla stampa tedesca, ma i media italiani ignorano l'accettazione dei pazienti italiani nelle unità di terapia intensiva tedesche.

È solo una questione di tempo prima che i politici tedeschi vengano ritratti con il baffo di Hitler e la fascia al braccio con la svastica, come era già accaduto nella crisi greca. Alla fine non saranno in grado di resistere alla pressione.

Ma come, argomenteranno i sostenitori e gli attivisti dei Corona Bonds, gli altri paesi del mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, non ci stanno mostrando la strada da percorrere? I governi centrali emettono obbligazioni per combattere la pandemia e sostenere l'economia, e la banca centrale assicura che tali obbligazioni possano essere vendute ad un basso tasso di interesse.

L'Unione monetaria europea dovrebbe prenderli ad esempio. Ciò che tuttavia viene taciuto è il fatto che esiste una differenza significativa tra i paesi con una loro valuta nazionale e la zona euro. Lì sono gli elettori a determinare fino a che punto lo stato e la banca centrale possono arrivare.

Nell'area dell'euro, tuttavia, i singoli paesi possono beneficiare degli acquisti di obbligazioni della BCE e dei titoli di stato condivisi e trasferire i costi di tale condotta ad altri paesi. Per limitare questo effetto, il meccanismo europeo di stabilità (MES) finora ha fornito gli aiuti solo a determinate condizioni e prima dello scoppio della pandemia di corona-virus, la BCE suddivideva i suoi acquisti sulla base della quota di capitale dei diversi paesi.

Ora la BCE vorrebbe rendere la distribuzione degli acquisti "flessibile" in modo da poter fornire maggiori aiuti ai paesi particolarmente indebitati. La Commissione europea ha sospeso le regole del Patto di stabilità e ora si argomenta che il denaro debba fluire attraverso l'emissione di euro-bonds senza condizionalità.

Le conseguenze possono essere illustrate in maniera seguente: un gruppo di colleghi va in un ristorante. Tutti ordinano ciò che vogliono e alla fine il conto viene suddiviso in importi uguali. Se ne approfitterà chi ha fatto l'ordine piu' costoso, ci perde chi è stato piu' umile.

Tutti quindi avranno un incentivo a rendere il conto il più salato possibile. Quando però arriverà il conto, il gruppo potrebbe scoprire che tutti insieme non hanno abbastanza soldi per pagare il conto.

Milton Friedman e il "problema del peso"

Sarebbe tuttavia ingenuo pensare che i mercati finanziari non vedrebbero nella messa in comune del debito un incentivo a spendere piu' denaro. I tassi di interesse ovviamente non aumenterebbero fino a quando sarebbero limitati dagli acquisti di obbligazioni da parte della BCE. Ma gli attori del mercato valutario trarrebbero le dovute conseguenze dalla monetizzazione dei debiti eccessivi.

Negli anni '70, Milton Friedman aveva usato l'esempio del peso messicano per descrivere come potevano reagire i mercati valutari. Il peso era stato ancorato al dollaro dal governo messicano. Nel tempo, tuttavia, si era sviluppato un differenziale in termini di tassi di interesse in favore del peso.

Sembrava che gli attori di mercato potessero realizzare profitti senza rischi investendo in pesos e finanziandosi in dollari. A causa delle politiche inflazionistiche del governo messicano, tuttavia, l'aggancio al dollaro alla fine è venuto meno e il peso all'improvviso si è deprezzato.

Il crollo improvviso della valuta entrò nella letteratura economica come il "problema del peso". Potremmo sperimentare il suo ritorno come il "problema dell'euro".

Gli investitori  pertanto dovrebbero prepararsi a un forte deprezzamento dell'euro. L'euro dalla metà dello scorso anno ha perso il 25 % del suo valore nei confronti  dell'oro. Se ci fosse l'impressione che la creazione di moneta da parte della BCE per finanziare il debito dell'eurozona stesse sfuggendo di mano, è probabile che l'euro potrebbe seguire il destino del peso messicano.



lunedì 30 marzo 2020

La profonda insostenibilità politica dell'unione di trasferimento - 10 Articoli

Questo umile blog di provincia nasce nel gennaio 2012 per tradurre in italiano il dibattito tedesco sulla crisi dell'euro e per raccontare la profonda insostenibilità politica dell'unione di trasferimento nell'elettorato tedesco. La situazione da allora non è cambiata molto, per questo VdG propone una piccola selezione di 10 articoli che nel corso degli anni ci hanno spiegato la posizione del governo e dell'elettorato tedesco sul tema dell'unione di trasferimento.




"La Baviera è la più grande istituzione caritatevole in Germania"


Hast du mal nen Euro?


Da Meseberg verso l'unione di trasferimento


Der Spiegel: dell'eurobudget di Macron praticamente non è rimasto nulla


Intervista a Lindner della FDP sull'unione di trasferimento


Roland Berger: "meglio la fine dell'euro che l'unione di trasferimento"


Il vero obiettivo della "unioncina di trasferimento" di cui si parla a Berlino


Hans Werner Sinn: nessun debito comune!



Il coro di Nein


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Da Berlino segnali di forte scetticismo sugli Eurobonds

I politici di Berlino dopo aver raccontato 10 anni di bugie sul presunto lassismo dei mediterranei come unica causa della crisi dell'euro, non hanno nessuna intenzione di perdere la faccia davanti ai loro elettori, proprio ora che a destra c'è un forte concorrente. Il rischio sarebbe proprio quello di aprire un nuovo fronte elettorale con la temutissima AfD. Si dovrà quindi trovare un modo per nascondere agli occhi degli elettori del nord l'unione di trasferimento, senza quindi far perdere la faccia ai politici di Berlino, e soprattutto salvaguardando la moneta unica, la vera gallina dalle uova d'oro per l'industria dell'export tedesca e la base su cui fondare una ambiziosa Weltpolitik.


La Oldenburger Onlinezeitung ci fa sapere che al Ministero dell'economia permane un forte scetticismo sul tema degli eurobond:

Al Ministero dell'economia resta soggetto a forti riserve il piano per la concessione di prestiti senza condizionalità da parte del fondo ESM nell'ambito della crisi causata dal coronavirus. "La solidarietà in Europa è importante, dobbiamo restare uniti, ma una messa in comune dei debiti e una confusione sulla responsabilità sarebbe pericolosa", ha dichiarato il Segretario di Stato per gli Affari economici Thomas Bareiß (CDU), ad "Handelsblatt" (edizione di martedì). La concessione di prestiti del MES "per una buona ragione, finora è sempre stata legata a delle condizionalità specifiche". 

"Non possiamo dall'oggi al domani superare questa regola", ha continuato il Segretario di Stato per gli affari economici. Tanto piu' che la Banca centrale europea (BCE) ha già fatto "annunci di vasta portata". I ministri delle finanze dell'euro stanno attualmente discutendo quale forma potrebbe assumere un aiuto aggiuntivo, ha affermato Bareiß. Non ha voluto anticipare quali. (...) 


Handelsblatt riporta invece lo scetticismo dei 5 Saggi economici (consiglieri del governo) in merito alla possibilità di concedere prestiti senza condizionalità, i cosiddetti saggi chiedono invece l'intervendo del MES affiancato dal programma OMT:

Secondo i 5 saggi economici (Wirtschaftsweise), anche dopo il recente pacchetto di salvataggio della BCE non si sarebbero ancora esaurite le possibilità di intervento delle autorità moneterie.

In una prima fase, tuttavia, i paesi dell'eurozona dovranno inviare "un segnale chiaro" per "rendere disponibili" fondi aggiuntivi, se necessario, ad esempio si dovrà ricorrere al fondo di salvataggio ESM, secondo quanto scritto in un rapporto speciale elaborato dai 5 saggi economici in merito all'impatto economico causato dalla pandemia di coronavirus e pubblicato questo lunedì.

La BCE garantirebbe la liquidità sufficiente e gli acquisti supplementari di obbligazioni. "In collaborazione con il MES, la banca centrale sarebbe quindi in grado di acquistare in modo specifico obbligazioni dei singoli paesi nell'ambito delle Outright Monetary Transactions (OMT)", continua il rapporto.

Il cosiddetto programma OMT era stato adottato dalla BCE nel 2012 al culmine della crisi del debito. Non è mai stato usato prima. All'epoca il solo annuncio era stato sufficiente per calmare i mercati finanziari.

L'OMT consente alle autorità monetarie in caso di emergenza di acquistare in maniera specifica i titoli di Stato di un paese sovraindebitato.

La BCE recentemente ha messo a punto un ampio pacchetto di salvataggio che prevede ulteriori acquisti di obbligazioni per 750 miliardi di EUR entro la fine del 2020. Questo programma, chiamato PEPP, presenta minori condizionalità rispetto all'OMT.

La potenza di fuoco del PEPP è stata rafforzata in quanto la banca centrale ha ormai superato determinati massimali di acquisto.

I saggi economici criticano l'attuale condotta delle autorità monetarie: “Dato che la BCE non sta mettendo a disposizione tutte le informazioni pertinenti, è difficile determinare fino a che punto la BCE possa espandere il suo programma di acquisto di titoli di Stato senza violare i limiti che essa stessa si era auto-imposta", afferma il rapporto.

In definitiva, potrebbero esserci ulteriori ricorsi contro la loro condotta dinanzi alla Corte europea di giustizia e alla Corte costituzionale federale.

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