domenica 1 luglio 2018

Da Meseberg verso l'unione di trasferimento

Sulla FAZ 4 economisti tedeschi di spicco, Thomas Mayer, Dirk Meyer, Gunther Schnabl e Roland Vaubel, consigliano di tenere gli occhi ben aperti sul progetto franco-tedesco di riforma dell'eurozona. Per i 4 economisti il documento di fatto aprirebbe la strada alla temutissima unione di trasferimento. Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung


Il presidente francese Macron e la cancelliera Merkel durante la riunione al castello di Meseberg del 19 giugno 2018 hanno trovato un accordo sulle misure "per un ulteriore rafforzamento dell'area dell'euro e per la trasformazione in una vera unione economica". Le misure proposte vanno nella direzione di una ulteriore espansione dell'unione bancaria e monetaria europea e di una loro trasformazione in una unione fondata sulla responsabilità comune, come temuto dai 154 professori di economia nel loro appello pubblicato sulla FAZ.

Il documento prevede una trasformazione del meccanismo europeo di stabilità (ESM) in un Fondo Monetario Europeo (FME) sottoposto alla legislazione dell'UE. A tal proposito si afferma nella dichiarazione:

"Come primo passo abbiamo bisogno di cambiare il trattato intergovernativo ESM per migliorare l'efficacia degli strumenti di prevenzione e per rafforzare il suo ruolo nella valutazione e nel monitoraggio dei programmi futuri. In una seconda fase potremo garantire l'integrazione dell'ESM all'interno della legislazione dell'UE, mantenendo al contempo i suoi elementi di controllo centralizzati".

Se l'ESM dovesse essere recepito nel diritto UE, il ruolo dei parlamenti nazionali nella concessione degli aiuti per gli aggiustamenti strutturali verrebbe notevolmente indebolito. Poichè nel nuovo FME i singoli paesi nel caso di decisioni urgenti potrebbero perdere il diritto di veto, i paesi creditori potrebbero essere messi in minoranza. Cosi' ad esempio il Bundestag tedesco perderebbe il suo diritto di controllo. Inoltre, se il FME dovesse passare sotto il diritto europeo, finirebbe sotto l'influenza di paesi non appartenenti all'area dell'euro.

Ristrutturazione del debito degli stati membri

"Al fine di migliorare l'attuale quadro di sostenibilità del debito e aumentarne l'efficacia, dovremmo iniziare a lavorare sulla possibilità di introdurre clausole di ristrutturazione del debito con un solo livello di aggregazione".

La proposta sembra andare nella direzione di quanto da noi auspicato, vale a dire un nuovo quadro normativo per l'insolvenza degli stati. Cio' aprirebbe la possibilità di ristrutturare il debito degli stati insolventi. Tramite "l'aggregazione ad un livello" dei voti dei creditori (piuttosto che una maggioranza a due livelli per tutte le serie di obbligazioni e poi per le singole obbligazioni) si ridurrebbe la possibilità dei singoli investitori di bloccare la ristrutturazione del debito. L'esecuzione della ristrutturazione in questo modo sarebbe piu' facile. E questa è una buona cosa.

"L'ESM avrà un ruolo maggiore nella progettazione e nel monitoraggio dei programmi in stretta cooperazione con la Commissione e in collaborazione con la Banca centrale europea (BCE) e sulla base di un compromesso da negoziare fra la Commissione e l'ESM. Dovrà essere in grado di valutare la situazione macroeconomica negli Stati membri e quindi contribuire a prevenire le crisi. Ciò dovrà essere fatto nel pieno rispetto dei trattati e senza riflettere il ruolo della Commissione"

L'integrazione dell'ESM con la politica monetaria europea contraddice con il mandato della BCE, vale a dire quello di definire la politica monetaria per l'area dell'euro nel suo complesso. Inoltre, l'ESM non avrà alcun interesse a sospendere i programmi in caso di non conformità delle condizioni, in quanto la concessione dei prestiti genera dei flussi di reddito.

"Ogni volta che uno Stato membro richiede l'assistenza finanziaria dell'ESM, potrà richiedere anche l'assistenza finanziaria del FMI".

Assistenza finanziaria del FMI solo quando il debito è sostenibile

Il sostegno finanziario da parte dell'FMI prevede che il debito del destinatario sia sostenibile. Al fine di garantire un'analisi politicamente neutrale, la richiesta di assistenza finanziaria al FMI non dovrebbe essere facoltativa, ma obbligatoria. 

"Come ulteriore sviluppo della linea di credito preventiva dell'ESM (PCCL,) il sostegno finanziario potrebbe essere invocato nel caso di problemi di liquidità, se vi è appunto il rischio che i membri del MES perdano l'accesso ai mercati, sebbene non vi sia la necessità di un programma completo".

In questo modo per un paese dovrebbe essere piu' facile ottenere la liquidità prevista da un "PCCL", senza dover quindi soddisfare tutte le condizioni necessarie per un programma completo. Inoltre un PCCL potrebbe aprire la porta del sostegno al paese attraverso il programma OMT della BCE. Tramite la cooperazione fra FME e BCE ciascun paese potrebbe ricevere un supporto illimitato di liquidità.

Il Bundestag perderebbe il controllo su oltre 60 miliardi di euro

Se il meccanismo europeo di stabilità (ESM) sarà utilizzato come una riassicurazione per il risanamento delle banche (Backstop) e avrà il diritto di prestare i 60 miliardi di euro previsti dall'ESM e tale importo dovrà essere rimborsato entro tre anni attraverso una tassa bancaria, sorgerebbero allora tre problemi seri:

1. L'ESM e quindi il Bundestag perderebbero il controllo su oltre 60 miliardi di fondi ESM.

2 Dato che la "tassa sulle banche" è tutt'altro che adeguata al rischio, le banche tedesche e i risparmiatori tedeschi dovranno sostenere gran parte dei costi di ristrutturazione delle banche greche, italiane e degli altri paesi

3. Poiché il Backstop dovrebbe entrare in vigore dal 2021, le banche in difficoltà e le loro autorità di regolamentazione avranno un incentivo a posticipare fino a quel momento la comunicazione e la ripulitura dei bilanci dai loro crediti inesigibili e la valutazione del rischio dei titoli di stato in loro possesso. Cio' a scapito della crescita economica e della stabilità finanziaria. 

Senza il backstop, la pressione per rafforzare i bilanci bancari e liquidare le banche insolventi sarebbe maggiore.

I negoziati potrebbero iniziare a giugno

"Il lavoro su una tabella di marcia per l'avvio delle trattative politiche sull'EDIS dovrebbe iniziare dopo il consiglio europeo di giugno".

Se il sistema di garanzia sui depositi bancari dovesse essere messo in comune come pianificato, ad essere socializzati sarebbero anche i costi degli errori che le banche e i governi hanno commesso in passato. 

"Siamo determinati a compiere progressi decisivi verso l'unione del mercato dei capitali in merito a tutti gli argomenti concordati dai nostri ministri delle finanze".

L'Unione del mercato dei capitali dovrebbe infatti essere completata, anche perché i movimenti internazionali dei capitali compensano gli shock asimmetrici.

"Proponiamo di istituire a partire dal 2021, nel quadro dell'Unione europea, un bilancio per la zona euro al fine di aumentare la competitività, la convergenza e la stabilizzazione nella zona euro."

Un bilancio comune porterà ad ulteriori trasferimenti verso quei paesi della zona euro che in passato non hanno adottato le necessarie misure di riforma. Sarebbe sbagliato premiare la cattiva condotta. Attraverso il sistema di pagamento interbancario Target2 la Germania si è già fatta carico di oltre 900 miliardi di euro di passività della BCE, che non hanno interessi e senza una scadenza. Ci sono già dei fondi disponibili sottoforma del cosiddetto fondo per gli investimenti di Juncker (EFSI, 500 Miliardi di euro) oppure il Fondo Europeo di coesione. Dovrebbero essere gli stati nazionali a garantire per la stabilizzazione della congiuntura nazionale.

"Esamineremo il tema di un fondo europeo per la stabilizzazione della disoccupazione in caso di gravi crisi economiche, senza che questo si trasformi in una unione di trasferimento".

La disoccupazione ha principalmente cause interne la cui responsabilità di solito è dei paesi membri. I prestiti UE non fanno altro che ritardare l'adeguamento necessario. Inoltre, un fondo comune per le indennità di disoccupazione costituisce un passo ulteriore verso la messa in comune delle prestazioni sociali.

lunedì 25 giugno 2018

Hans Werner Sinn: Merkel sbaglia e divide la Mitteleuropa

Anche il professor Hans Werner Sinn dalle colonne della Frankfurter Allgemeine Zeitung non si fa sfuggire l'occasione per attaccare Merkel sul tema dei migranti. Per il professore la Cancelliera in cambio dell'appoggio dei francesi avrebbe ceduto alla richiesta di Macron di creare un budget autonomo per l'eurozona, secondo Sinn si tratta di un errore di portata storica in quanto servirebbe solo a separare la Germania dalla sua area di influenza storica, la Mitteleuropa. Dalla FAZ.net


L'accordo è chiaro: Merkel sostiene la proposta di Macron per la creazione di un budget dell'eurozona e in cambio Macron appoggia Merkel sulla politica per i rifugiati. La Cancelliera tedesca è pronta a pagare miliardi su miliardi affinché gli altri paesi dell'UE accettino il fatto che la Germania possa respingere alla frontiera i richiedenti asilo provenienti da paesi terzi considerati sicuri. In questo modo riuscirà a soddisfare le condizioni che Horst Seehofer aveva stabilito per lei. Ma la Cancelliera si trova a dover pagare per qualcosa che è già una legge in vigore e che potrebbe essere applicata cosi' come è.

Il quadro giuridico è stato chiarito ancora una volta dall'ex presidente della Corte costituzionale federale, Hans-Jürgen Papier, in una storica conferenza sulla costituzione tedesca tenutasi lo scorso fine settimana a Frauenchiemsee. Il regolamento di Dublino prevede che di norma il primo paese sicuro raggiunto da un richiedente asilo sia quello responsabile per la procedura della richiesta d'asilo. Un altro paese UE puo' tuttavia dichiararsi responsabile e assegnarsi la procedura. Se il paese vuole avvalersi di questa possibilità, dovrà quindi osservare le proprie leggi, cioè la costituzione tedesca e la legge sull'asilo tedesca.

"Viene già comunque controllato"

Secondo la legge, chi entra in Germania attraverso un paese terzo sicuro non puo' chiedere asilo in Germania, e ai sensi della legge sull'asilo, l'ingresso nel paese deve essere negato qualora si cerchi di entrare per chiedere asilo. Il richiedente asilo deve essere respinto anche nel caso in cui venga acciuffato immediatamente dopo il confine. Se tuttavia ce l'ha fatta ad entrare nel paese, ha diritto ad avviare una procedura di asilo in Germania. Per i richiedenti asilo non vale quindi la libera circolazione all'interno dell'UE. Per loro non esiste un diritto alla libera scelta del paese di residenza o di asilo.

Il Trattato di Schengen potrebbe porre delle difficoltà in quanto non vengono piu' eseguiti controlli alla frontiera fra la Germania e i paesi vicini. Nel frattempo tuttavia il trattato è stato sospeso per un periodo di tempo limitato, mentre su molti confini interni sono stati reintrodotti i controlli alla frontiera. Dal momento che i controlli vengono già effettuati, non c'è nulla che ostacoli l'attuazione della legge.

La libertà di movimento rimane garantita

Anche i respingimenti dei richiedenti asilo provenienti dall'Italia al confine francese sono già da molto tempo una pratica diffusa e dimostrano che l'affermazione molto comune, secondo la quale il diritto europeo non sarebbe compatibile con i respingimenti alle frontiere, è semplicemente pretestuosa. Solo lo scorso anno la Francia ha respinto 85.000 persone. Seehofer vorrebbe fare un accordo simile con il cancelliere Kurz. Nei fatti è stata la Cancelliera a violare per anni la legge e ora critica Horst Seehofer, che invece vorrebbe iniziare ad applicare le norme. Che Angela Merkel, con l'appoggio dato al budget europeo sia pronta a pagare la Francia per avere un diritto di cui la Germania già dispone, è una mossa di una stupidità difficile da superare. La manovra della CSU vale davvero questo prezzo?

Consentire i controlli alle frontiere, contrariamente a quanto comunemente pensato, non significa limitare la libera circolazione, perché tali controlli non limitano il diritto dei cittadini UE a viaggiare liberamente attraverso i confini come turisti oppure per lavoro. I controlli alle frontiere consentono piuttosto di distinguere fra persone con o senza libertà di movimento. Dopotutto la libertà di movimento all'interno dell'UE vale anche per quei cittadini UE i cui paesi non appartengono all'accordo di Schengen. Proprio come il cancello davanti ad un'azienda, che serve a difendere i diritti di proprietà, non impedisce il libero commercio, ma piuttosto lo rende possibile, i controlli alle frontiere non sono in conflitto con i diritti di libertà interni all'UE, piuttosto aiutano a garantirli e a difendere i diritti di proprietà dei cittadini nei confronti del loro paese, delle infrastrutture e ad evitare gli abusi in merito alle prestazioni assicurative dello stato sociale 

"Non abbiamo bisogno di questa Europa"

Che la Cancelliera per ragioni evidenti ora accetti un budeget dell'eurozona, non è affatto nell'interesse tedesco, perché con un simile bilancio ci sarà un rafforzamento dell'area dell'euro e non dell'UE. E' giusto che l'integrazione europea faccia passi avanti, e sono senza dubbio importanti i progetti di Merkel e Macron nell'ambito della difesa, dell'economia digitale, degli aiuti all'Africa e dei controlli congiunti alle frontiere, è invece sbagliato porre l'accento solo sulla zona euro. Perché l'eurozona comprende solo una parte dei paesi dell'UE. Nel nord mancano la Danimarca e la Svezia e ad est la Polonia, la Rep. Ceca, l'Ungheria, la Croazia, la Bulgaria e la Romania. Per la maggior parte di questi paesi un'adesione all'euro è impensabile nel prossimo futuro. In questo senso, la politica di Angela Merkel, è quella di tracciare una linea di separazione ai confini settentrionali e orientali dividendo la Mitteleuropa.

Se si escludono le holding localizzate in Olanda per ragioni fiscali, la Germania resta di gran lunga il principale investitore nell'europa dell'est. I vicini dell'est storicamente sono sempre stati parte integrante dell'ambito culturale dell'Europa centrale. Non è assolutamente accettabile che la Cancelliera tedesca intenda tirare una linea divisoria attraverso quest'area culturale semplicemente per distogliere l'attenzione dai suoi fallimenti catastrofici nella politica per i rifugiati e per contrastare la CSU nella battaglia interna al gruppo parlamentare. La Commissione Europea rivende la sua politica di separazione con lo slogan "Europa a due velocità". Il presidente del Consiglio Europeo, il polacco Donald Tusk, ha detto in proposito che non abbiamo bisogno di una tale Europa, perché è quella che avevamo fino al 1989. Mi pare non ci sia molto da aggiungere.

sabato 23 giugno 2018

Perché il cammino verso la riforma dell'eurozona potrebbe essere tutto in salita

La riforma dell'eurozona, annunciata da Macron e Merkel questa settimana a Maseberg, potrebbe essere molto piu' complicata di quanto ipotizzato dalle gazzette dell'europeismo "senza se e senza ma". In Germania e in Europa ci sono già diverse voci contrarie mentre Merkel non riesce a domare la rivolta della CSU bavarese, che dopo aver dato battaglia sull'immigrazione intende aprire un nuovo fronte di conflitto proprio sulla riforma dell'eurozona. Ne parlano la Süddeutsche Zeitung, le Deutsche Wirtschafts Nachrichten, la Augsburger Allgemeine Zeitung e  Der Spiegel



Dodici paesi dell'UE si sono espressi contro la proposta franco-tedesca per la creazione di un bilancio proprio dell'eurozona. In una lettera congiunta al presidente dell'eurogruppo Mário Centeno, i ministri delle finanze della cosiddetta "Lega Anseatica" hanno contestato la creazione di un budget supplementare per l'unione monetaria. Il documento è stato redatto dal ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra in nome di Belgio, Lussemburgo, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia, Malta, Irlanda e Stati baltici. Il testo è a disposizione della Süddeutsche Zeitung. Nel documento si parla di "ampie divergenze in merito ai benefici di un nuovo bilancio per l'Eurozona" emerse durante l'incontro dei ministri delle finanze in Lussemburgo. In particolare ci sarebbe preoccupazione per "l'azzardo morale" e sul tema della "neutralità fiscale" (...)


Il governo olandese non crede nella proposta franco-tedesca per la creazione di un budget indipendente per l'eurozona. "A cosa serve?", ha chiesto retoricamente il ministro delle finanze dei Paesi Bassi, Wopke Hoekstra, venerdì sulla ZDF. "Per me si tratta di una soluzione senza che vi sia un corrispondente problema". L'eurozona deve dedicarsi alla soluzione di ben altri problemi. "E questo non fa parte dei problemi da risolvere", ha detto il ministro riferendosi alla proposta di un bilancio della zona euro lanciata dal presidente francese Emmanuel Macron.

Per quanto riguarda le singole crisi in Europa abbiamo già il meccanismo di stabilità ESM, che ha funzionato bene. "Ciò significa che abbiamo già un meccanismo per queste situazioni", ha detto il ministro. Dovremmo piuttosto fare attenzione a non creare con il nuovo budget dell'eurozona una unione di trasferimento. L'unione monetaria ha dei problemi completamente diversi da affrontare, come le riforme strutturali negli stati membri oppure il completamento dell'unione bancaria. Anche il rispetto del patto di stabilità e crescita deve essere messo in sicurezza (...)


Il segretario generale della CSU Markus Blume, dopo l'accordo fra Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron per la creazione di un budget dell'eurozona, mette in guardia da una messa in comune delle finanze europee. "Qualsiasi ingresso in una unione di trasferimento non sarà possibile con la CSU", ha detto alla nostra redazione. Blume è contrario al collegamento fra il tema del diritto d'asilo e le finanze europee. "Non possiamo far sorgere il sospetto che le politiche di asilo e quelle fiscali possano essere mischiate".

Per il politico della CSU è fuori questione: "in Germania non possiamo in alcun modo dare l'impressione che la soluzione alla questione migratoria europea sia stata comprata con il denaro tedesco. La stabilità finanziaria e la stabilità valutaria per la CSU non sono negoziabili". Come chiesto in precedenza dal primo ministro bavarese Markus Söder, anche Blume chiede un incontro del comitato di coalizione.(...)


Markus Söder nella sua vita precedente era un giornalista televisivo. In questi giorni, dato che fra CDU e CSU è scoppiata la battaglia piu' feroce degli ultimi decenni, il presidente bavarese sembra molto impegnato nel garantire notizie fresche su base quotidiana. Quando hai imparato qualcosa, è per tutta la vita.

Söder si trova in modalità  attacco. Prima di incontrarsi mercoledi a Linz con il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha preso di mira ancora una volta la Cancelliera tedesca. Questa volta non si è trattato solo della crisi migratoria, ma anche del piano per un budget dell'eurozona sul quale Angela Merkel e il presidente francese Emannuel Macron avevano trovato un accordo il giorno precedente.

"Non possiamo creare un ulteriore bilancio ombra, né cercare di ammorbidire la stabilità della moneta. Oppure alla fine cercare di raggiungere una qualche soluzione con i soldi dei tedeschi", ha detto il Presidente della Baviera.

E' un altro fronte nella battaglia fra CSU e Merkel. Sono frasi con le quali Söder dà l'impressione che sui temi europei la Cancelliera abbia intrapreso un corso solitario. Quanto annunciato da Merkel e Macron la sera prima presso il castello di Maseberg, tuttavia è un progetto che si muove nel quadro del bilancio esistente. Un progetto con il quale dovrebbe essere avviato un programma di investimenti nell'eurozona.

Il contratto di coalizione fra CDU, SPD e CSU prevede qualcosa di simile: si parla infatti di "sostegno alle riforme strutturali nella zona euro", "le quali potrebbero essere il punto di partenza per un budget autonomo per gli investimenti all'interno dell'eurozona". 

E' la SPD che in questi giorni sta ricordando alla CSU di quella formulazione. Ma nel frastuono l'appello resta inascoltato.

Perché nei fatti Söder non è  il solo ad attaccare il piano per l'eurozona. Lo stesso Seehofer, che ha firmato l'accordo di coalizione a Berlino, tiene alta la pressione sulla Cancelliera.

(...) Seehofer appoggia la linea di Söder e considera aperta la questione sul consenso al piano per l'euro di Merkel e Macron. Sin dall'inizio non c'è stata "alcuna votazione con noi", si è lamentato a margine di un evento, se non coinvolgi un partner di coalizione per tempo, in seguito dovrai rimediare. Si riferisce al comitato di coalizione che dovrebbe tenersi la prossima settimana. Aggiunge Seehofer: ci sono 3 soci della coalizione. "Io posso anche approvare tutto, ma allora potrei pretendere anche che gli altri facciano lo stesso".

Ogni volta una nuova discussione. L'impressione è che la CSU voglia assediare Merkel. La politica europea insieme a quella migratoria è un campo sensibile per l'Unione, su cui peraltro AfD potrebbe ottenere consenso, dopo tutto era il suo tema originale quando fu fondata nel 2013. Ma anche nel gruppo parlamentare della CDU al Bundestag ci sono deputati che devono ancora essere convinti dal piano Merkel-Macron.

"Ci sono molte cose ancora poco chiare che devono essere approfondite, ad esempio le dimensioni del nuovo budget europeo e l'importo dei contributi tedeschi. Al momento è troppo presto per dare una valutazione definitiva", ha risposto per scritto il portavoce del gruppo parlamentare dell'Unione, Eckhardt Rehberg.

Non si tratta piu' di dettagli o di questioni concrete. Sullo sfondo vengono pronunciate parole pesanti, si parla di "sommossa" o di "svolta a destra". La sfiducia fra i "merkeliani" della CDU e le figure di spicco del partito fratello - Söder, Seehofer e il capogruppo della CSU Alexander Dobrindt - è grande, il clima avvelenato. Non si risparmiano colpi, da entrambi i lati.

giovedì 21 giugno 2018

Merkel divide l'Europa ed è ricattabile

Nell'estate del 2015 Merkel decideva unilateralmente di far entrare in Germania un milione di migranti. Quella scelta ha avuto conseguenze enormi e ora i tedeschi devono pagare il prezzo di quell'errore: il ricatto dei francesi i quali avrebbero strappato a Merkel la promessa di creare un budget autonomo per l'eurozona in cambio dell'appoggio di Macron per fare fuori (politicamente) il leader della CSU Horst Seehofer. Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, un commento del condirettore Holger Steltzner.


Angela Merkel sostiene di voler evitare divisioni all'interno dell'UE. Allo stesso tempo pero' con la sua politica del benvenuto e con gli euro-salvataggi sta creando altre fratture fra gli stati membri. Anche se negli uffici della cancelleria federale di Berlino nessuno vorrebbe sentirlo dire: tre anni fa, improvvisamente e unilateralmente, senza consultare i suoi partner europei (ad eccezione dell'Austria) decise di aprire i confini ad oltre un milione di migranti senza prima aver chiarito la loro identità e il loro diritto a richiedere asilo. Le conseguenze sono state enormi: per la Germania, per l'UE, per i paesi arabi e per l'Africa. Merkel tuttavia insiste nel sostenere di non aver sbagliato.

Una conseguenza immediata è stato il voto sulla Brexit, perché le immagini di un afflusso illimitato sono state la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso britannico. In Germania la decisione solitaria di Merkel ha portato ad una seconda e duratura ripresa elettorale di AfD, e ad essere sotto stress non sono solo i gruppi parlamentari della CDU e della CSU. Anche il clima sociale da allora è diventato sempre piu' tossico. Il fallimento e gli scandali del Bamf lasciano sbalorditi, come del resto l'accumularsi dei cosiddetti casi isolati simili a quello di Susanna F. Nessuno capisce perché persino i terroristi islamici possano rientrare legalmente in Germania. Nemmeno la nazionale di calcio non è piu' un modello per un'integrazione di successo, dopo che Özil e Gündogan hanno posato con il "venerabile" presidente Erdogan in campagna elettorale, sebbene non abbiano un passaporto turco.

Si è resa ricattabile

Ad Annegret Kramp-Karrenbauer piace evocare l'eredità europea di Helmut Kohl. Ma c'è il rischio che le ricada addosso quando il segretario generale della CDU, nel pieno della battaglia con la CSU, vorrebbe erigere a principio europeo la necessità di evitare l'unilateralismo nazionale a scapito degli altri paesi europei. Il cancelliere federale austriaco Sebastian Kurz ha fatto un commento appropriato sull'argomento: "non siamo noi i colpevoli nella questione migratoria". Oppure, come dicevano i danesi: "puoi anche invitare qualcuno da te, ma dopo non puoi metterti a discutere su chi deve essere a pagare il conto".

Quella decisione unilaterale ha reso la Cancelliera ricattabile, come del resto hanno evidenziato le negoziazioni con il presidente francese Emmanuel Macron. La "Dichiarazione di Meseberg", messa insieme precipitosamente, rivela soprattutto una cosa: la situazione di emergenza di Merkel. Diversamente da quanto concordato con la CSU, la Cancelliera è dovuta andare incontro al desiderio di Macron di dotare l'eurozona di un budget autonomo, per questo il presidente francese la sostiene sui temi della politica di asilo. La CSU vorrebbe invece  convocare immediatamente una riunione di coalizione. C'è molto di piu' in gioco della stabilità finanziaria. Perché secondo i desideri di Macron a decidere sul budget della zona euro dovrebbero essere solo 19 stati. C'è il rischio di una nuova spaccatura con i vicini orientali della Germania, Polonia e Rep. Ceca, e con i vicini del nord, Danimarca e Svezia, che dell'euro non ne vogliono sapere.

La CSU non puo' aspettare perchè presto in Baviera si vota. Il Ministro dell'Interno Horst Seehofer (CSU), per buone ragioni, ha annunciato per il futuro di voler respingere alle frontiere tedesche i rifugiati già registrati, in quanto cio' corrisponde al quadro giuridico tedesco e all'attuale legislazione dell'UE, come spiegato anche da molti importanti giuristi. Riuscirà il vertice UE sull'asilo, convocato in tutta fretta per questo fine settimana, a impedire la divisione fra i "partiti gemelli" CDU e CSU?

La politica del benvenuto di Merkel ha trasformato la legge tedesca sull'asilo in una legge per la richiesta di asilo che quando deve decidere in merito all'ingresso nel sistema sociale tedesco non fa alcuna distinzione fra i rifugiati politici, i migranti economici e l'immigrazione. Chiunque alla frontiera pronunci la parola "asilo" avrà diritto ad una richiesta di durata per lo piu' indefinita, sebbene non esista alcun diritto a vivere in uno stato di propria scelta. Bisogna leggerlo lentamente per poterlo capire: il ministro dell'interno vuole applicare le leggi attualmente in vigore in Germania, motivo per cui la Cancelliera minaccia di licenziarlo. E poi Merkel promette a Macron anche i miliardi necessari per i suoi piani sull'eurozona, nel tentativo di farsi aiutare da Parigi a sconfiggere Seehofer.

mercoledì 20 giugno 2018

Cosa dicono le statistiche tedesche sulla criminalità fra i richiedenti asilo?

Trump accusa il governo tedesco di falsificare i dati sulla criminalità fra i migranti, è possibile, e non è certo il solo a pensarlo. Tuttavia vale la pena dare un'occhiata ai dati ufficiali presentati dal Ministero dell'Interno tedesco ad inizio maggio in merito alla criminalità fra i richiedenti asilo (Zuwanderer), vale a dire circa 1.6 milioni di persone in cerca di protezione, poco meno del 2% della popolazione complessiva. Anche i dati del ministero tuttavia evidenziano una forte crescita della criminalità, soprattutto rispetto al 2014, l'ultimo anno prima degli arrivi di massa. Il rapporto completo è disponibile qui. Ne parla Epoch Times



"La Germania sicura come non accadeva da 25 anni!", cosi' ripeteva con entusiasmo il coro mediatico quando ad inizio maggio il Ministro degli interni Horst Seehofer ha presentato le statistiche sulla criminalità (Polizeiliche Kriminalstatistik, PKS), lamentandosi allo stesso tempo del fatto che stranamente l'ingenuo cittadino tedesco si era fatto un'altra impressione.

Cio' di cui i summenzionati media a titolo precauzionale non hanno voluto parlare è stato invece pubblicato nel "Rapporto federale 2017 sulla criminalità nel contesto della migrazione". Il tentativo di non parlare dei contenuti del rapporto aveva naturalmente dei buoni motivi: la statistica mostra ancora una volta l'aumento della criminalità fra i richiedenti asilo a partire dal 2014 (attualmente in Germania ci sono 1.6 milioni di persone catalogate come richiedenti asilo, rifugiati riconosciuti o persone tollerate), vale a dire l'anno prima che il governo Merkel aprisse le frontiere per tutti.

Nel complesso, rispetto all'anno precedente, la proporzione dei reati commessi da questo gruppo è rimasta costante, ammonta tuttavia ad uno sbalorditivo 9.3% di tutti i reati risolti. Considerando una quota sulla popolazione complessiva inferiore al 2%, questo già di per sé solleva delle questioni (in particolar modo rispetto allo slogan ripetuto ad oltranza secondo il quale "i rifugiati non sarebbero piu' criminali dei residenti"). Piu' interessante tuttavia è il confronto con l'anno 2014, nei confronti del quale si registra un aumento del 252% ed una crescita da 115.000 a 290.00 dei reati commessi.


Ancora piu' drammatico è l'aumento nell'ambito della criminalità violenta, cioè i reati contro la vita, i reati sessuali e le cosiddette aggressioni violente (Roheitsdelikten). Per quanto riguarda i crimini contro la vita (omicidio, omicidio colposo, assassinio su commissione), rispetto all'anno precedente (2016), il numero dei casi con almeno un sospettato migrante è cresciuto di almeno il 16.1%, dal 2014 invece del 366 %, passando da 122 a 447 casi. Particolarmente sorprendente in questa area è l'elevata percentuale sul totale dei delitti commessi (15%). Meno del 2% della popolazione commette il 15% dei reati.


Le statistiche mostrano uno sviluppo simile anche fra i cosiddetti "delitti contro l'autodeterminazione sessuale". L'enorme aumento rispetto all'anno precedente è tuttavia dovuto principalmente ad un cambiamento delle leggi penali in materia di delitti sessuali. Ma anche ripulendo i dati secondo la vecchia legge, con 3.597 reati avremmo un nuovo record. Rispetto al 2014 l'aumento è stato del 379%, passando da 949 a 3.597 reati. Anche in questa area di criminalità meno del 2% della popolazione ha commesso l'11.9% di tutti i reati risolti.


Un po' meno drammatico rispetto all'anno precedente, ma solo ad un primo sguardo, è lo sviluppo nell'ambito delle cosiddette "aggressioni violente" (Roheitsdelikten). Queste comprendono principalmente le lesioni fisiche, le privazioni della libertà e le rapine. Rispetto all'anno precedente l'aumento è del 2.8%, mentre la quota di migranti sul numero totale dei reati commessi in questo ambito è del 10.3%. Ancora piu' drammatico è il confronto con il 2014, che registra un aumento del 383 %, passando da 18.512 a 71.000 casi. Questo numero cosi' alto ha sicuramente un ruolo nel determinare il senso di sicurezza percepito dai cittadini in quanto il pericolo di restare vittima di un reato commesso da questa parte della popolazione è aumentato significativamente.


Un altro dato sconcertante lo si trova a pagina 54 dell'opuscolo sotto la voce "costellazione di casi: sospettato migrante - vittime tedesche". Secondo questi dati nel 2017 è stato registrato un nuovo record con un + 23.7 % rispetto all'anno precedente (31.597). Nella costellazione inversa (sospettatto tedesco, vittima migrante) sono stati registrati 6.832 casi. Vale a dire un rapporto di 5.7 a uno.

Nella Germania piu' sicura dal 1992, o almeno cosi' ci dicono, ci sono state circa 40.000 vittime di reati presumibilmente commessi da persone in "cerca di protezione", vale a dire quasi sei volte in piu' che nella costellazione opposta.

Ciò significa che ogni singolo giorno dell'anno oltre 100 cittadini sono vittime di crimini con almeno un richiedente asilo come sospettato, e la tendenza è in aumento.




martedì 19 giugno 2018

Intervista a Lucio Baccaro: "a forza di tirare, la corda italiana potrebbe spezzarsi"

Non capita spesso che un italiano in Germania raggiunga una posizione di vertice, Lucio Baccaro, economista e filosofo italiano, da qualche mese invece è il nuovo direttore del prestigioso Max-Planck-Institut für Gesellschaftsforschung (MPIfG) di Colonia. Intervistato da Die Zeit prova a spiegare ai tedeschi che la fine dell'euro in Italia non è piu' un argomento tabu' e che forse bisognerebbe iniziare a parlare di un possibile divorzio consensuale fra i paesi della zona euro, prima che sia troppo tardi. Un'ottima intervista uscita pochi giorni fa su Die Zeit




Zeit: Herr Baccaro, l'Italia fa tremare l'Europa. Una Lega neofascista forma una coalizione con un Movimento 5 stelle difficile da collocare. Come siamo potuti arrivare a questo punto?

Baccaro: l'economia italiana ristagna da quasi 20 anni. Il prodotto interno lordo pro-capite è ancora inferiore rispetto a quello del 1999. L'alto livello di indebitamento pubblico deriva principalmente dagli anni '70 e '80, quando fu creato lo stato sociale italiano. E' in quel momento che si è creato l'enorme debito pubblico con il quale il paese ha dovuto lottare fino ad oggi. Sin dagli anni '90 - con l'eccezione del 2009 - l'Italia ha sempre registrato un avanzo primario di bilancio.

Zeit: apparentemente l'Italia dal punto di vista economico sta facendo passi avanti

Baccaro: io non credo. L'Italia è ancora il paese la cui economia sta crescendo meno di qualsiasi altro paese, incluso il Regno Unito. E gli ultimi dati suggeriscono che i consumi e l'export sono in calo.

Zeit: il filosofo Angelo Bolaffi sulla Süddeutsche Zeitung afferma che la crisi italiana ha poco a che fare con l'introduzione dell'euro

Baccaro: io credo che su questo punto abbia torto. A mio parere l'ingresso nell'euro ha ridotto il tasso di crescita italiano. Naturalmente non possiamo dirlo con certezza, perché non possiamo portare indietro la ruota della storia e vedere cosa sarebbe accaduto se l'Italia fosse rimasta fuori dall'euro. Una cosa è certa: prima dell'introduzione dell'euro l'economia italiana cresceva come quella degli altri paesi europei o addirittura piu' velocemente.

Zeit: come ricercatore si è fatto un nome in quanto è riuscito a coniugare l'analisi dei sistemi politici ed economici. Ora i neofascisti del nord si stanno coalizzando con un partito anti-establishment che ha un grande successo al sud. Entrambi formano, come direbbe lei, un blocco sociale. E' rimasto sorpreso?

Baccaro: soprattutto sono rimasto sorpreso dal fatto che il collasso del sistema dei partiti non si sia verificato prima. Il motivo per me - per dirla con una formula dello scienziato politico Fritz Scharp - è la cosiddetta mancanza di "legittimazione da risultato". I governi precedenti, da Monti, a Letta a Renzi a Gentiloni hanno ripetuto che la crisi era stata superata e che si poteva vedere la luce alla fine del tunnel. In verità le condizioni economiche non sono migliorate in maniera sostenibile. Matteo Renzi del PD inizialmente ha raccolto una grande approvazione in quanto era stato capace di presentarsi come un uomo politico nuovo che avrebbe portato la svolta decisiva. Ma non ci è riuscito.

Zeit: poichè i problemi sono rimasti gli stessi, gli elettori votano partiti sempre piu' radicali?

Baccaro: votano per le persone e i partiti che sono ancora piu' nuovi e che prometteno un cambiamento di rotta ancora piu' deciso. L'italia si trova alla continua ricerca di nuove persone e di nuovi partiti, mentre il loro ciclo di vita si accorcia sempre di piu'.

Zeit: che cosa unisce la sinistra anti-istituzionale con la destra radicale?

Baccaro: la coalizione fra Lega e Cinque Stelle è meno strana di quanto potrebbe sembrare ad un primo sguardo. Entrambi sono partiti anti-sistema, entrambi mettono il "popolo" al di sopra delle "elite". Entrambi sono euroscettici, la Lega piu' dei 5 Stelle, che negli ultimi tempi ha allentato la sua retorica anti-UE, soprattutto per motivi tattici. Hanno molto in comune - altrimenti non sarebbero mai stati in grado di mettersi d'accordo su di un programma di governo in cosi' poco tempo.

Zeit: il suo predecessore Wolfgang Streeck accusa l'UE di prescrivere ai suoi stati membri un insieme neoliberale di regole, fin nel piu' piccolo dettaglio, eliminando cosi' ogni spazio nazionale di manovra. La protesta populista si scaglia proprio contro questa punto, sia da sinistra che da destra. Condivide questa posizione?

Baccaro: sono d'accordo con questo punto di vista, ma lo riformulerei in un altro modo. Le regole di coordinamento dell'eurozona prevedono un solo meccanismo di aggiustamento all'interno dell'area dell'euro: la svalutazione interna. Se il paese ha un deficit della bilancia dei pagamenti dovrà compensarlo con una deflazione nei confronti degli altri paesi membri. E questo non solo è doloroso, ma anche inefficace. Le unioni monetarie possono funzionare solo se dispongono di meccanismi in grado di garantire aggiustamenti simmetrici. Vale a dire: i paesi in surplus devono fare la loro parte nell'aggiustamento strutturale. La strategia della svalutazione interna ha portato ad una perdita di credibilità della politica.

Zeit: sta parlando del paese dell'eccedenza, la Germania. Perché è la Germania ad avere il ruolo del  cattivo nel gioco?

Baccaro: la maggioranza degli italiani è stufa delle politiche di austerità. Non credono piu' all'argomento secondo il quale devono fare solo un'altra riforma strutturale per far tornare a splendere il sole. Negli anni scorsi si sono fatte molte riforme, ad esempio delle pensioni e del mercato del lavoro, ma la crescita non è tornata.

Zeit: lei è molto gentile nei confronti della Germania. Che cosa hanno fatto di sbagliato la sig.ra Merkel e il sig. Schäuble?

Baccaro: la rabbia degli italiani è diretta principalmente contro i loro stessi politici, non contro i tedeschi. E la maggioranza è contraria ad un ritorno alla lira. Tuttavia, gli articoli offensivi apparsi recentemente sulla stampa tedesca hanno attirato molta attenzione e causato molta animosità. E per quanto riguarda Frau Merkel, Herr Schäuble oppure gli altri politici, trovo difficile accusarli di qualcosa di diverso dalla miopia. Sono politici eletti e fanno cio' che pensano sia meglio per i loro elettori. Fino ad ora la strategia della crescita tedesca ha funzionato bene, anche se non per tutti allo stesso modo in Germania. L'errore di alcuni politici tedeschi è stato ritenere che cio' che ha funzionato per la Germania, probabilmente funzionerà anche altrove. Dovrebbero tuttavia capire una cosa: è impossibile che tutte le economie possano essere orientate all'export allo stesso tempo. E devono anche capire che la corda si puo' spezzare, se la si tira troppo. Forse ha già iniziato a rompersi.

Zeit: Emmanuel Macron vorrebbe evitarlo e per questo propone un parlamento della zona euro. Servirebbe ad evitare l'impressione fatale che sia la Germania in Europa ad avere l'ultima parola?

Baccaro: si' un parlamento dell'Eurzona potrebbe aiutare. Ma dovrebbe avere anche un potere reale su di un bilancio europeo con capacità di tassazione su scala europea. Inoltre, dovrebbe essere in grado di legittimare democraticamente l'introduzione di meccanismi di aggiustamento simmetrici. Cio' trasformerebbe l'Eurozona in una vera unione politica. Per il momento vedo poche possibilità. Non abbiamo bisogno di un parlamento che abbia solo un potere simbolico.

Zeit: Angela Merkel ha tenuto Emmanuel Macron per mesi in attesa di una risposta. Possiamo dire che l'iniziativa di Macron è già fallita - proprio ora, che in Italia al potere c'è un governo eurocritico e l'Europa dopo la debacle del G7 dovrebbe parlare con una sola voce?

Baccaro: al contrario, la posizione di Macron potrebbe essere rafforzata dalla turbolenze. Il governo tedesco potrebbe avere la sensazione di dover fare qualcosa. Dal mio punto di vista le proposte di Macron non si spingono sufficientemente avanti. Non sono in grado di risolvere la crisi italiana - e questa crisi rappresenta la piu' grande minaccia per l'UE.

Zeit: che cosa non le piace dei piani di Macron?

Baccaro: Macron vorrebbe un certo livello di messa in comune del rischio in materia di debito pubblico, per questo si scontra con la resistenza tedesca,. Allo stesso tempo vorrebbe rafforzare la capacità dei mercati finanziari di punire i paesi con un alto debito, come l'Italia. Temo che cio' accelererebbe la crisi, invece di fermarla. Supponiamo ci sia un attacco speculativo da parte dei mercati, il governo italiano non sarebbe tanto facilmente disposto a negoziare un memorandum con la troika di Bruxelles. A quel punto tutto sarebbe possibile. Potrebbe essere la fine dell'euro.

Zeit: il governo potrebbe semplicemente dimettersi

Baccaro: si' la pressione dell'eurozona e dei mercati finanziari potrebbe portare ad una capitolazione del governo, come nel caso del governo greco nel 2015. Questo scenario tuttavia secondo me è alquanto improbabile. La mia ipotesi è che se il nuovo governo dovesse trovarsi con le spalle al muro - come accadde allora al governo greco - preferirebbe far saltare in aria l'intero edificio. In un altro scenario invece l'UE accetterebbe che in Italia è la crescita ad avere la priorità e che il paese puo' applicare dei criteri meno stringenti sul deficit.

Zeit: i tedeschi non sarebbero particolarmente entusiasti

Baccaro: il governo tedesco dovrebbe modificare il suo corso politico in merito alla riforma dell'eurozona. Ma non credo sia molto probabile.

Zeit: non c'è altra soluzione?

Baccaro: tutt'altro. Si tratterebbe di ammettere che i sistemi economici dell'eurozona sono fra loro troppo diversi per una coesistenza pacifica. Per farlo bisognerebbe negoziare i termini di un divorzio consensuale. Questo dovrebbe essere fatto in modo che i partner, anche in seguito, possano continuare a parlarsi.

Zeit: se l'euro fallisce, fallisce l'Europa

Baccaro: credo di aver chiarito che è l'euro a rischiare di crollare, speriamo non accada all'Europa. Tuttavia ci troviamo ad un punto critico. Dobbiamo separare l'idea d'Europa dalla realtà concreta dell'euro. Il fallimento dell'euro, se dovesse arrivare, non dovrebbe portare al fallimento dell'Europa.


domenica 17 giugno 2018

Sie schaffte es nicht, ovvero la promessa non mantenuta di Merkel

All'apice della crisi dei migranti nel 2015 Merkel aveva solennemente promesso ai tedeschi: "wir schaffen das!". Lo scandalo Bamf ha mostrato invece l'inadeguatezza del governo nel gestire le richieste di asilo: il Bamf di Brema ha concesso lo status di rifugiato a migliaia di migranti senza che ne esistessero le condizioni giuridiche. Il brutale omicidio della bambina di Magonza ha ulteriormente contribuito a cambiare il quadro complessivo e ora Merkel deve fare i conti con chi l'accusa di aver fallito politicamente. Ne parla un ottimo Petr Bystron su The European.

Fu Merkel a decidere di aprire i confini. Ed è stata sempre Merkel a voler spostare su di sé anche i relativi processi decisionali - delegati all'allora capo della Cancelleria Peter Altmaier. Sebbene il piano operativo per la protezione delle frontiere fosse già stato definito, Merkel, senza preavviso, scelse di aprire le frontiere. Presumibilmente per ragioni umanitarie. O anche per evitare che nei media si diffondessero brutte immagini di migranti respinti alle frontiere.

Tutti probabilmente sono d'accordo sul fatto che nelle situazioni di estremo bisogno si possano garantire aiuti umanitari. Anche la FDP recentemente ha fatto sapere che per loro "alcuni giorni di apertura" sarebbero stati sufficienti. Merkel invece scelse i "confini aperti per tutti" e in maniera illimitata. Si tratta piu o meno della linea ufficiale della Linke. Qualcosa del genere sarebbe applaudito anche dall'estrema sinistra dei Verdi e della SPD. Negli ambienti borghesi e conservatori probabilmente nessuno aveva realmente capito il vero significato dell'apertura illimitata, con tutte le sue sfortunate conseguenze.

Le dimensioni del problema che la valanga dei migranti avrebbe causato probabilmente erano note fin dall'inizio. Invece di cercare una soluzione adeguata ai problemi, Merkel ha preferito nascondersi dietro uno slogan infantile: "possiamo farcela!" (Wir schaffen das!). E' probabilmente un caso unico nella storia delle democrazie occidentali: un capo di governo di un paese industriale che per gestire una crisi profonda fa affidamento sul motto di "Bob dem Baumaister" - un cartone animato per i bambini fra i 3 e i 5 anni.

La promessa di Merkel „Wir schaffen das!“ si orientava in due direzioni. Da un lato voleva dire ai tedeschi: possiamo affrontare e vincere questa enorme sfida. In altri tempi, recitata da un'altra persona e con un pathos diverso, sarebbe stato uno stimolo per la società a mobilitare tutte le forze, a restare unita e ad aiutarsi a vicenda. Ma la narrazione mancava di credibilità. Una nazione è in grado di fare grandi cose quando le motivazioni di fondo sono serie e vere. I tedeschi lo hanno già fatto piu' volte nella loro storia: nel 1945 hanno accolto milioni di sfollati dall'est, nel 1956 hanno integrato i rifugiati dall'Ungheria, nel 1986 quelli dalla Cecoslovacchia. Negli anni '90 molti rifugiati provenienti dalla Jugoslavia in guerra hanno trovato rifugio in Germania.

Ma per i migranti del Nord-Africa e del Medio Oriente, prevalentemente giovani, sin dall'inizio la domanda è stata solo una: se stavano fuggendo da una presunta persecuzione nel loro paese d'origine, per quale ragione dovevano assolutamente arrivare in Germania? Nella loro "fuga" hanno attraversato diversi paesi, paesi nei quali noi stessi andiamo in vacanza - fra questi l'Austria, la Croazia e l'Italia. Si' i tedeschi nella loro storia hanno già fatto molto - ma questa sfida non volevano proprio raccoglierla.

Gli unici che negli ultimi tre anni in nome della carità hanno continuato a chiedere piu' "integrazione" e che davanti ad ogni ragazza violentata o assassinata continuano a chiudere gli occhi, sono i profittatori dell'industria dell'asilo. Gli applauditori della stazione di Monaco erano stati reclutati proprio da questi ambienti, come del resto gli organizzatori delle "manifestazioni per i rifugiati" contro i respingimenti. Sono professionisti della sinistra che da anni difendono la loro ideologia a spese del nostro stato e della nostra politica. 

Ma Merkel, con il suo "wir schaffen das", è naufragata anche nella seconda direzione della promessa. Si trattava infatti di una promessa fatta al popolo tedesco, ma anche al mondo intero: i nostri funzionari, le nostre autorità, riusciranno a gestire l'assalto dei migranti. Con l'efficienza, la diligenza e l'accuratezza tedesche riusciremo a far fronte a questo problema - il Bamf in questo senso aveva un ruolo centrale. Come appare sempre piu' chiaro, il Bamf non ce l'ha fatta. La Cancelliera ha scaricato sul paese un compito impossibile. E questo è il vero fallimento di Merkel. Dopo 3 anni di cattiva gestione, bisogna dire: "Sie schaffte es nicht!"