martedì 19 marzo 2013

Münchau: per difendere l'Euro presto serviranno i panzer


Wolfgang Münchau, nel suo commento su Der Spiegel, attacca la patrimoniale cipriota e con il solito ottimismo rilancia: siamo di nuovo nel pieno della crisi Euro e non si vedono vie di uscita. Presto i panzer nelle strade? Da Der Spiegel.


I Ministri delle Finanze europei hanno deciso di espropriare i clienti delle banche cipriote - è il peggiore degli incidenti possibili all'interno dell'unione monetaria. Chi continua ad affidare i propri risparmi ad una banca sud-europea deve essere alquanto ingenuo.

E' stata senza dubbio la decisione piu' stupida e pericolosa che i politici dell'Eurozona potessero prendere. Forse è accaduto perché si sono incontrati nelle prime ore del mattino ed erano molto stanchi. O forse perché nella sala c'erano troppi giuristi che hanno finito per concentrarsi solo sui dettagli tecnici perdendo di vista il quadro d'insieme. I Ministri delle Finanze europei hanno partorito troppo in fretta il pacchetto di aiuti a Cipro - scatenando un incendio.

Con la decisione di far pagare prima di tutto i piccoli risparmiatori ciprioti, i Ministri delle Finanze europei ci hanno riportato nella fase acuta della crisi Euro. Perché ora i risparmiatori, non solo a Cipro ma in tutto il sud-Europa, cercheranno in ogni modo di mettere i loro risparmi fuori dalla portata degli stati. Ulteriori espropri forzati sono una certezza. La minaccia è concreta anche in Spagna e Italia. L'assalto alle banche è iniziato.

L'errore fatale è stato il tentativo di aggirare la garanzia sui depositi con un trucco legale. La garanzia sui depositi aveva proprio lo scopo di evitare un assalto alle banche. In questo caso non era importante la natura giuridica della garanzia, se direttamente offerta dallo stato oppure da un fondo di solidarietà, piuttosto la sua credibilità.  A Cipro e ovunque nella zona Euro i depositi fino a 100.000 Euro sono assicurati. Se ora arriva lo stato e dice: scusateci, con un escamotage brillante vi prendiamo i soldi, di fatto una tassa sui patrimoni, viene meno la fiducia. Da un punto di vista giuridico, si passa da una garanzia sui depositi a un furto sui depositi.

I risparmiatori ritirano i loro depositi

Non sono stati presi in considerazione i segnali economici che una tale decisione avrebbe lanciato: il crollo dei mercati azionari, la caduta dell'Euro, la corsa dei risparmiatori a ritirare i loro risparmi. E' una reazione a catena.

Nel caso di Cipro - almeno temporanemente -  ci si è accordati su di una debole progressività. I depositi sotto i 100.000 Euro sono tassati con un'aliquota del 6.75 %, quelli superiori al 9.9%. E' uno scandalo che il presidente cipriota  Nikos Anastasiades si preoccupi solamente dei depositi con importi elevati. Lui ovviamente non voleva far arrabbiare i milardari russi e far fuggire coloro che avevano scelto Cipro come porto sicuro per il riciclaggio di denaro. E cosi' i piccoli risparmiatori hanno dovuto colmare il buco nato dall'evidente solidarietà fra il presidente Anastasiades e i criminali. 

Quello che mi fa arrabbiare ancora di piu' del comportamento scandaloso del Presidente, è la complicità dei Ministri delle Finanze europei. Avrebbero dovuto insistere per far applicare la tassa patrimoniale solo oltre i 100.000 € in modo da evitare il rischio contagio.

Io credo che da qui a mercoledi si raggiungerà un accordo su una franchigia oppure le cifre saranno riviste, in modo da avere il voto favorevole del parlamento di Nicosia. Il danno pero' è già stato fatto. Il mondo intero sa che i Ministri delle Finanze europei non hanno alcun problema nell'aggirare l'assicurazione sui depositi. L'inaspettata dichiarazione pubblica del capo dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, secondo cui al momento non sarebbero in programma altre misure simili, parla da sé.

Reazione a catena, dopo Cipro, la Grecia, il Portogallo, la Spagna e poi l'Italia.

Le banche sono in difficoltà anche in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Questi stati sono troppo deboli per garantire l'assicurazione sui depositi in maniera credibile. In Spagna già si parla di una partecipazione dei piccoli risparmiatori. Alla prossima opportunità si tirerà fuori dal cassetto il modello Cipro e si chiederà ai risparmiatori di passare alla cassa. Chi non ritira il proprio denaro dalle banche sud-europee, è davvero un ingenuo. 

Per ripristinare la fiducia dopo questo strappo, si dovrebbe fare un passo che a Berlino invece si vuole evitare. Si dovrebbe introdurre una garanzia sui depositi a livello europeo, soprattutto senza clausole scritte con caratteri piccoli. Non penso che il governo attuale sia disponibile. Non posso nemmeno credere che un governo guidato dalla SPD sarebbe pronto a farlo. 

E siamo di nuovo al punto in cui eravamo la scorsa estate, prima che Mario Draghi calmasse i mercati. Abbiamo di nuovo una reazione a catena, da Cipro verso la Grecia, poi il Portogallo, dopo la Spagna e quindi l'Italia.

E siamo di nuovo ad un bivio, uno di quelli che Angela Merkel voleva evitare. O facciamo un passo in avanti verso una vera unione bancaria - oppure un passo indietro via dall'Euro. Naturalmente non faremo né l'uno né l'altro, si cercherà ancora una volta di apettare. E con ogni ritardo il conto sarà sempre piu' salato.

I lettori di questa rubrica sanno che sostengo con convinzione l'Euro, compresi gli strumenti necessari per garantirne il successo. Ma prima o poi si arriverà al punto in cui non c'è piu' nulla di ragionevole nel tenere in piedi una valuta, se ai governanti  manca la volontà e la competenza per gestirla in maniera saggia.

Si avvicina il giorno in cui l'Euro potrà essere difeso solo con i panzer. E allora non varrà piu la pena difenderlo.



lunedì 18 marzo 2013

Schieritz: il salvataggio di Cipro va nella giusta direzione


Mark Schieritz su Die Zeit giudica positivamente il salvataggio cipriota: non si poteva fare altrimenti, siamo ad una svolta. Di fatto in Germania nuovi salvataggi bancari esteri senza una partecipazione dei creditori privati sono ormai politicamente insostenibili.

L'accordo sul piano di salvataggio è stato attaccato da piu' parti. Come in ogni compromesso c'è qualcosa da criticare, ma io credo che la direzione presa sia quella corretta. Ecco i motivi:

1) Il principio di fondo della politica di salvataggio fino ad ora è stato: nessuno deve subire perdite. Per questo gli irlandesi hanno dovuto accollarsi i debiti delle loro banche. Io credo ci fossero dei buoni motivi. Il rischio contagio era molto grande. Ma una cosa è chiara: non si poteva andare avanti in questo modo, continuare a sborsare denaro per ogni piccola cassa di risparmio, solo perché si ha paura dei mercati finanziari.

2) L'UE oggi dispone di uno scudo di protezione migliore ed è attrezzata per le turbolenze

3) Perché non espropriare le banche (quindi i creditori bancari), invece dei risparmiatori? Risposta: perché a Cipro non ci sono obbligazionisti. Le banche cipriote si finanziano prima di tutto con i depositi. Jacob Funk Kirkegaard sulla base dei dati BCE ha evidenziato che le obbligazioni in circolazione sono solo l'1.8% del totale delle passività bancarie. Vale a dire: chi a Cipro vuole che le banche partecipino al salvataggio, deve coinvolgere i depositanti delle banche stesse.

4) Quanto è stato deciso a Cipro non è un Haircut, piuttosto una tassazione dei patrimoni. E non è scritto da nessuna parte che i patrimoni non possano essere tassati. Avrei preferito una soluzione un po' diversa: una franchigia per i piccoli risparmiatori e una maggiore progressività - e forse si sarebbero potute includere anche altre forme di patrimonio. Ma in linea di principio l'approccio è corretto.

5) Perché i detentori di titoli di stato non sono stati toccati? Lo si poteva naturalmente fare. Prima di tutto i titoli di stato sono detenuti dalle stesse banche cipriote, e il problema di fatto sarebbe solo stato rimandato. Secondo, sarebbe ripartito immediatamente il dibattito sulla sicurezza dei titoli di stato nell'Eurozona.

6) Nel caso di Cipro è stato riconosciuto - non da ultimo a causa delle pressioni del FMI - che non era solo una crisi di liquidità, piuttosto di solvibilità. Ne sarebbero risultate perdite, vale a dire distruzione di ricchezza e di patrimoni. Qualcuno doveva sostenerne i costi. E se non lo fanno i titolari dei depositi, lo dovranno fare i contribuenti.

7) Io credo che questa nuova consapevolezza influenzerà in maniera crescente la politica e che abbiamo raggiunto una nuova fase della crisi

8) I mercati lunedi' impazziranno? Non lo so, ho tuttavia la sensazione che non accadrà.

A tutti i miei critici indignati per il fatto che i titolari di depositi questa volta ci siano andati di mezzo: da dove sarebbe dovuto arrivare il denaro, se i contribuenti europei non potevano farsi carico di ulteriori garanzie? Come detto sopra non ci sono obbligazionisti bancari. Chi vuol far fallire le banche o far uscire Cipro dall'Eurozona, causa in ogni modo una riduzione di valore dei risparmi. Nel mondo reale devono essere prese decisioni, lamentarsi e basta non è una soluzione. 
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domenica 17 marzo 2013

Schäuble il cipriota


Ancora una volta è stato il ministro tedesco Schäuble a dettare le condizioni del salvataggio cipriota. A pochi mesi dalle elezioni, la coalizione di governo non poteva rischiare di subire gli attacchi dell'opposizione su un tema cosi' importante. Da FAZ.net
La storia degli Eurosalvataggi è una storia di continue violazioni delle regole - e di violazioni che preparano il terreno per quelle che seguiranno. I piccoli risparmiatori ciprioti saranno espropriati nella stessa misura dei riciclatori di denaro esteri.

La storia degli Eurosalvataggi è una storia di continue violazioni delle regole - e di violazioni che preparano il terreno per quella successiva. Se ci fosse bisogno di ulteriori prove, ce lo dimostra il programma di aiuti deciso per Cipro. E' difficile immaginare un danno alla fiducia peggiore di un esproprio dei risparmi fatto da un giorno all'altro. I piccoli risparmiatori ciprioti, secondo quando deciso a Bruessel, dovranno pagare come i presunti o reali riciclatori di denaro - che hanno sicuramente avuto il tempo di ritirare i loro risparmi.

La violazione delle regole avviene in maniera formale: in tutta la EU esiste - dall'inizio della crisi finanziaria - un'assicurazione sui depositi fino a 100.000 €. L'Eurogruppo ha scelto di ignorarla. La violazione consiste inoltre nella mancanza di certezza della legge, e in una penalizzazione dei piccoli risparmiatori. Il segnale lanciato non ha bisogno di ulteriori chiarimenti. Indipendentemente dal fatto che gli stati Euro non sono disponibili a finanziare il denaro riciclato dai russi - e dal fatto che il contribuente tedesco non è disponibile a salvare le disastrate banche cipriote.

Le richieste tedesche sono state la causa

Ancora una volta l'Eurogruppo ha sottolineato che la soluzione trovata è un caso unico - come a suo tempo sosteneva che la partecipazione dei creditori privati al taglio del debito pubblico greco era unica e non si sarebbe mai piu' verificata. Oggi come allora i responsabili portano sulla coscienza questa decisione, perché erano a conoscenza degli effetti collaterali negativi. E ora come allora, la presunta unicità è da ricondurre alle richieste tedesche.

Una nuova garanzia (prima di tutto) dei contribuenti tedeschi, non sarebbe stata politicamente sostenibile in Germania. Nel 2011 il Ministro delle Finanze aveva dichiarato: anche le banche dovranno sostenere i costi del salvataggio greco. Anche nel caso in cui questa partecipazione privata causi dei costi aggiuntivi. E proprio le banche cipriote, pesantemente esposte verso le banche greche, hanno perso una parte dei loro crediti e sono quindi finite sull'orlo del precipizio.

Schäuble si è trovato sotto la pressione politica interna

Adesso Wolfgang Schäuble potrà dire: sono riuscito ad imporre la partecipazione dei riciclatori al salvataggio bancario. Senza sapere quanto in realtà questo corrisponda alla verità. Il ministro si è trovato sotto una forte pressione politica interna. Questa volta la pressione non è arrivata solamente dalla minoranza dei deputati che al Bundestag da sempre non appoggiano la politica dei salvataggi, ma anche dall'opposizione. Non potevano infatti farsi sfuggire la preziosa opportunità di considerare scandalosi gli aiuti versati ai riciclatori di denaro e il sostegno offerto al paradiso fiscale cipriota.

L'Eurogruppo ha cercato di convincere in ogni modo il berlinese a sostenere il costo del salvataggio. Visto che è difficile distinguere fra risparmiatori buoni e cattivi, i costi saranno per tutti i correntisti. In considerazione del dibattito tedesco attuale, chi ora avrà il coraggio di criticare la partecipazione del piccolo risparmiatore cipriota al salvataggio, con rispetto parlando, Herr Steinbrück, sarà un ipocrita.

Ed è ipocrita anche il capogruppo della FDP Rainer Brüderle quando chiede che sia dimostrata la rilevanza sistemica di Cipro, prima che il Bundestag ratifichi la decisione sugli aiuti. Anche Schäuble a Bruessel per un po' ha tentato la strada della non rilevanza sistemica ed ha fallito. Come criterio per un aiuto tedesco, la rilevanza sistemica di un paese non ha molto valore. Utilizzare il criterio della presunta "rilevanza sistemica" per la concessione degli aiuti serve quanto parlare di "ultima istanza". Se la BCE ritiene che Cipro abbia una rilevanza sistemica, nemmeno Brüderle riuscirà a dimostrare il contrario di quanto la banca centrale sostiene.
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Gedankenspiele: sarà la Germania ad uscire?


Frank Wiebe, redattore di Handelsblatt, propone una riflessione sugli scenari di uscita dall'Euro: la sola possibilità  è che i latini spingano i germanici fuori dalla moneta unica. da HandelsBlog

Nonostante il caos politico in Italia i mercati non sembrano essere molto preoccupati da una rottura della zona Euro. Anche io credo che le possibilità che cio' accada siano piuttosto basse. Tuttavia a volte mi chiedo: quale potrebbe essere uno scenario realistico di uscita? 

E' prima di tutto una questione politica. E da un punto di vista politico, io credo, ci sia solo uno scenario realistico: gli altri Euro-stati spingono la Germania fuori dall'Euro.

Diamo un'occhiata alle diverse possibilità. L'uscita di un Eurodebole avrebbe teoricamente effetti positivi sulla sua economia: la nuova moneta sarebbe piu' debole, il recupero di competitività molto piu' rapido rispetto alle politiche di austerità. Il problema è pero': il paese X, per non fare nessun nome, introdurrebbe la sua nuova X valuta, ma il debito pubblico ancora denominato in Euro in rapporto al PIL crescerebbe notevolmente, perché la valuta X perderebbe una parte del suo valore; lasciamo fuori dal discorso l'indebitamento privato. La situazione sarebbe probabilmente peggiore rispetto a prima. Una mossa del genere avrebbe senso se X, con una dichiarazione unilaterale, ridenominasse il suo debito nella moneta X. Di fatto questa sarebbe un'insolvenza, come una bancarotta di stato. Non è da escludere che accada qualcosa del genere. Molti governi potrebbe utilizzare questa possibilità per spingere i creditori a scendere a patti, nel tentativo di evitare lo scenario estremo.

E' anche possibile che un governo tedesco decida di uscire dall'Euro volontariamente. Probabilmente avrebbe l'approvazione di una larga parte dei cittadini e di molti professori, e forse anche di molte piccole imprese. Ci sarebbero effetti positivi e negativi. Positiva sarebbe la riduzione della spesa per il servizio del debito, se la Germania decidesse di lasciare il debito pubblico denominato in Euro. Per quanto riguarda i creditori nazionali, si avrebbe invece una levata di scudi e molti problemi: i cittadini sul conto si troverebbero il nuovo Euro indebolito, invece del piu' solido nuovo D-mark. Chiediamoci se questo è realistico. Sarebbe invece negativo: misurato in nuovi D-mark, la Germania dovrebbe rinunciare ad una parte importante dei crediti verso l'estero. Nonostante cio', una volta stimato il costo, ci sarebbero sicuramente euro-contrari pronti a prendere in considerazione questa possibilità; almeno fino a quando non ne sarebbero toccati personalmente.

L'unico problema: la Germania in Europa finirebbe per essere percepita come estremamente egoista. Si dovrebbe arrivare ad un livello di tensione davvero molto elevato, prima che un governo tedesco decida di fare un passo del genere contro il volere degli altri partner. Un passo che significherebbe percorrere nella direzione opposta una parte dell'integrazione europea e una parte della storia tedesca del dopoguerra.

Ma cosa succederebbe se gli altri paesi Euro, magari sotto la guida francese, dicessero ai tedeschi: "Avete una concezione della politica monetaria diversa, non riusciamo a venirne a capo e non possiamo accettare le vostre imposizioni per sempre. Bitte, uscite dall'Euro. Portate con voi qualche piccolo paese, con la vostra stessa cultura della stabilità. Lasciateci rimettere a posto l'Euro - come fanno i britannici e gli americani - per trovare la via di uscita dalla crisi".

E poi? Un governo tedesco potrebbe negare questa pretesa? Io non credo - con quale argomento?

L'ho già detto: è tutto molto ipotetico. Ma primo, i giochi mentali sono divertenti. Secondo, a volte è divertente pensare anche a scenari molto improbabili. 
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sabato 16 marzo 2013

L'Europa di Merkel (parte seconda)


Seconda parte dell'interessante analisi fatta da Telepolis sulla leadership merkeliana e le implicazioni europee. La prima parte è qui.
La difesa del potente settore finanziario tedesco

Il governo federale ha insistito per il rimborso possibilmente completo dei debiti sud Europei e difeso gli interessi della potente industria finanziaria tedesca. Deutsche Bank, sotto il suo capo di allora Josef Ackermann, ha plasmato la politica dei salvataggi bancari e la gestione della crisi del governo federale, riuscendo a guadagnare tempo per ridurre l'esposizione verso gli stati in crisi come Grecia  o Irlanda.

Da tempo i Ministeri federali di Berlino ricorrono alla consulenza dell'industria finanziaria, anche perché le competenze degli stessi ministeri non sono sufficienti : "Per decenni le competenze specifiche sono state ridotte; lo stato è rimasto fuori dall'economia, ha trionfato l'ideologia dominante", scrive il giornalista Wolfgang Storz:

"Oggi il Ministero dell'Economia è un guscio vuoto. Il Ministero delle Finanze, senza l'aiuto esterno (e gli interessi legati) degli studi legali, non sarebbe in grado di creare una sola legge sul mercato finanziario"

Sempre secondo Storz, "il Ministro delle finanze Schäuble nel 2011  ha avuto delle serie difficoltà nel coprire importanti posizioni all'interno del suo ministero. Il Dipartimento per la Politica Europa e quello per gli Affari monetari internazionali sono rimasti per mesi senza un capo". In parole semplici, l'influenza dell'industria finanziaria sulla politica è molto grande.

Con l'imposizione delle politiche di austerità, il governo federale ha agito a difesa degli interessi del mondo industriale e finanziario, tedesco ed europeo. Questo corso politico è tuttavia coerente con le posizioni  della coalizione di governo berlinese. Gli obblighi di risparmio degli stati europei in chiave morale sono il segno della colpa, di cui si loda la dolorosa purificazione attraverso l'autolimitazione.

La narrativa nazionale moralizzante.

Chi "ha vissuto al di sopra dei propri mezzi", ora dovrà "tirare la cinghia". Ecco perché fino ad ora è stata negata una messa in comune del debito, ad esempio attraverso gli Eurobond. In questo modo, sempre secondo la narrativa dominante, i "laboriosi tedeschi" hanno dovuto garantire "per i pigri sud-europei".

Con la sua interpretazione moralista della crisi, il governo ha finito per danneggiare se stesso. Nella Repubblica federale è sempre piu' diffusa l'immagine della Germania "ufficiale pagatore d'Europa", anche perché le responsabilità tedesche nella crisi non sono state sufficientemente dibattute, né dalla coalizione di governo né dall'opposizione.

Le campagne mediatiche contro i paesi beneficiari, come la Grecia, oppure le narrazioni in cui la garanzia debitoria tedesca viene presentata come una reale uscita finanziaria ed esagerata nelle sue dimensioni, rafforzano questa rappresentazione. A causa di questo clima - in parte creato dal governo - è diventato sempre piu' difficile riuscire ad ottenere la maggioranza per ulteriori crediti ai paesi partner.

L'autopercezione dell'ufficiale pagatore

La Germania è diventata quindi prigioniera della sua stessa ideologia e il governo ha fatto il possibile per evitare ogni dibattito sulla futura forma dell'Unione: una qualsiasi forma di stato federale porterebbe con sé un trasferimento delle entrate fiscali fra i paesi membri. Una tale forma di solidarietà istituzionalizzata fra i paesi europei, il governo federale potrebbe rivenderla ai suoi elettori, solo se accompagnata da rigidi meccanismi di risparmio applicati a tutti gli stati EU.

L'autopercezione di ufficiale pagatore è tanto piu' impressionante perchè è propio la Germania - almeno nel breve periodo - ad aver ottenuto dei vantaggi dalla crisi. Non solo il governo federale ha guadagnato un accresciuto peso politico ed economico in Europa, ma il debole corso dell'Euro durante la crisi ha reso l'export tedesco ancora piu' economico. Inoltre, il bilancio del governo federale ha avuto grandi vantaggi finanziari. Gli investitori chiedono tassi alti per i titoli sud-europei, considerati troppo rischiosi, e fuggono verso porti sicuri come la Germania. Per un lungo periodo il governo è riuscito a piazzare i suoi titoli a tasso zero, e nel gennaio 2012, per la prima volta nella storia, ad un tasso negativo.

Gli investitori hanno addirittura pagato per poter prestare denaro alla Germania. Nel complesso il governo federale si è potuto rifinanziare ad un tasso decisamente piu' basso rispetto agli anni precedenti. Tra il 2009 e il 2011 sui titoli a 2 anni ha pagato in media l'1.11 % - contro una media del 3.42% nei 9 anni precedenti.

I tassi sui Bund a 10 anni si sono mossi nello stesso modo: negli anni prima della crisi sono stati in media del 4.27%, tra il 2009 e il 2011 il valore medio è stato del 2.91 %. Con un tasso d'interesse uguale a quello fra il 2000 e il 2008, sulle obbligazioni emesse fra il 2009 e il 2011, la Repubblica Federale avrebbe dovuto pagare 45 miliardi di Euro di interessi in piu'. Il governo ha reagito a questa situazione favorevole sui mercati emettendo piu' debito.

Il potere della Cancelliera

Mentre il lavoro intergovernativo europeo ha favorito l'egemonia tedesca, nella Repubblica federale ha condotto ad un rafforzamento dell'esecutivo Merkel, e soprattutto della Cancelliera. Merkel in Germania è diventata sempre piu' presidenziale. "Il potere nella CDU di oggi si concentra nell'ufficio della Cancelliera. Tutti i ministri sono direttamente dipendenti da lei", cosi' dice Josef Schlarmann (CDU), presidente dell'Associazione delle medie imprese e da sempre critico verso Merkel. Nell'agosto 2012 diceva: "Non c'è piu' un dibattito approfondito, nella CDU di Frau Merkel tutto é presentato come privo di alternative".

Al Bundestag sempre piu' spesso viene lasciato solo un ruolo di ratifica degli accordi che i capi di governo europei hanno già firmato. Cio' mette la coalizione di governo sotto una forte pressione, perché una bocciatura degli accordi siglati a livello internazionale, metterebbe la Cancelliera in difficoltà sullo scenario europeo. Inoltre i deputati spesso si trovano a decidere con poco tempo a disposizione, a volte per le temute reazioni dei mercati finanziari, altre invece perché è il governo ad averlo deciso a tavolino.

Cosi' i parlamentari hanno dovuto votare, senza che i documenti e gli allegati tecnici, centinaia di pagine, potessero essere analizzati e se necessario modificati. Il governo ha anche direttamente ostacolato il Bundestag, ad esempio con la mancata trasmissione ai deputati di alcuni documenti sul fondo ESM. La Corte costituzionale si è pronunciata sul tema sostenendo che il governo in quel caso aveva violato i diritti del Parlamento.

La Linke è il solo partito di opposizione

Sulle questioni decisive c'è un ampio consenso fra la CDU/CSU, FDP, i Verdi e la SPD. I Socialdemocratici e i Verdi si comportano come partiti di governo in attesa, non formulano nessuna alternativa di fondo alla politica europea del governo federale e al Bundestag spesso votano insieme alla coalizione di governo. Il solo partito di opposizione è la Linke. A questi si aggiungono singoli parlamentari di altri partiti: sempre piu' Euroscettici ed Eurocontrari in uscita dalla coalizione.

Ad ogni tentativo di resistenza, il governo reagisce proseguendo con decisione nella sua politica di difesa aggressiva dello status quo: la sua politica europea consiste nel preservare l'orientamento dei trattati attuali e incoraggiare l'orientamento liberista di quelli futuri. Per fare questo si affida a completamenti e ampliamenti delle regole già in essere, come ad esempio in materia di accordi intergovernativi il Fiskalpakt. Il governo non ha saputo proporre un concetto di unione politica dell'EU, ad eccezione della sola iniziativa di Westerwelle e di altre poco concrete dichiarazioni d'intenti.

In ogni caso non possono fare affidamento su un ampio sostegno popolare. Secondo un sondaggio dell'agosto 2012, solo un tedesco su cinque si augura uno stato federale europeo, fra gli elettori della CDU solo il 17%. Solo fra gli elettori della Linke si registra un sostegno massiccio al progetto federale europeo, il 44 %. Al contrario, oltre un terzo degli elettori europei vorrebbe riportare l'EU ad una comunità puramente economica, un quarto sostiene lo status quo.

Il 15 % sono invece a favore di uno scioglimento dell'EU; nel 2009 erano solamente il 10 %. Soprattutto fra i sostenitori della FDP e dei Verdi, secondo l'indagine, crescono i critici dell'EU: se nel 2009 fra gli elettori dei Verdi nessuno sosteneva lo smantellamento dell'EU, oggi sono il 9%. Fra i Liberarali la quota degli oppositori EU è cresciuta dal 3 al 17%, e fra i Pirati è quasi un terzo.

Accanto alla politica di difesa degli interessi motivata dall'ideologia, il conflitto potenziale, suggerito da questi dati, potrebbe essere il motivo per cui il governo federale fino ad ora  non si è battuto per le riforme strutturali di lungo periodo necessarie ad affrontare la crisi. E' anche difficile immaginarsi che questo esecutivo possa fare proposte per combattere la recessione in mezza Europa oppure il crescente divario sociale all'interno del continente. Al contrario, il governo federale impone all'Europa una politica di risparmio distruttiva ancorata in maniera permanente al Fiskalpakt.
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venerdì 15 marzo 2013

Cosa vuole il professore anti Euro?


FAZ dedica un altro articolo alla nuova formazione politica anti-Euro „Alternative für Deutschland“. Chi è il suo leader Bernd Lucke e cosa vuole veramente? L'attenzione intorno al movimento è grande. Da FAZ.net
Bernd Lucke è il volto di „Alternative für Deutschland“. E' sempre gentile ed educato, ma per la politica gli manca aggressività. Il suo partito entrerà al Bundestag, lui ci crede.

Per il momento alla matricola politica Bernd Lucke le cose vanno piuttosto bene. Il suo partito, che si batte per la dissoluzione dell'Eurozona, ha appena una settimana di vita, ma lui non riesce a difendersi dai tanti interessati che lo cercano in continuazione. Il telefono del professore di economia e 5 volte padre suona senza pausa. Media nazionali ed esteri lo assalgono. La Bild Zeitung ha titolato: "Dobbiamo aver paura di questo professore anti-Euro?".

Anche i partiti tradizionali sembrano un po' nervosi. All'inizio volevano ignorare il nuovo concorrente. "No comment" si diceva qualche giorno fa dalla Adenauer-Haus. Adesso sembrano pero' inquieti, dopo che al primo incontro pubblico di „Alternative für Deutschland“  nella sala comunale di Oberursel sono accorsi oltre 1200 cittadini. La CDU teme che i suoi elettori possano uscire dal recinto. Il capogruppo dell'Unione Volker Kauder, uno degli uomini politici piu' influenti nella CDU, ha ritenuto necessaria una reazione. "Questo gruppo è la paura del futuro istituzionalizzata", ha criticato su Spiegel Online. "Dobbiamo essere coraggiosi e avere la volonta di progettare l'Europa, nonostante tutti i difetti delle regole che ci siamo dati sull'Euro fino ad ora". La Germania ha bisogno dell'Europa.

Tematizziamo le preoccupazioni della gente

Lucke non vuole sentirsi accusato di spargere paura. Il cinquantenne di Amburgo parla con calma e precisione, è esattamente il contrario di un chiassoso populista o di un agitatore. "Kauder ha ragione quando dice che tematizziamo la paura della gente. A causa dei cosiddetti Eurosalvataggi e delle garanzie miliardarie sottoscritte siamo finiti in una situazione molto pericolosa, ma il governo sembra minimizzare i rischi". Non si ritiene un anti-europeo, ma critica "l'eccessiva burocrazia" e il "deficit di democrazia" dell'Unione Europea.

Già due anni fa Lucke aveva organizzato una votazione fra circa 200 professori di economia, dei quali il 90% criticava le politiche di salvataggio Euro. Con gli Eurosalvataggi non si stanno salvando i paesi in crisi, perché questi sono scivolati in una profonda recessione; piuttosto si garantisce il denaro delle banche, dei fondi hedge, e dei creditori che hanno comprato i titoli di stato. A Cipro, teme Lucke, con il denaro dei contribuenti europei si stanno salvando i patrimoni degli evasori fiscali e della  mafia russa: "Per certi versi è perverso", secondo Lucke.

"Ora è il momento del salvataggio permanente dell'Europa del sud"

La strada che porta a fondi di salvataggio sempre piu' grandi è sbagliata. "Tre anni fa, nella primavera del 2010, il Ministro delle finanze Schäuble disse che i salvataggi non sarebbero costati nulla al contribuente e che i programmi di aiuto finanziario sarebbero durati al massimo altri 3 anni - ora è arrivato il momento del salvataggio permanente del Sud Europa". Il governo, offrendo garanzie sul debito, si è spinto sempre piu' avanti - "i salvataggi Euro sono un fiasco", aveva detto Lucke in un'intervista alla FAZ un anno fa. "Critico il governo perché non ha una exit strategy", ammonisce Lucke. Il macroeconomista che ha studiato a Bonn e Berkeley, ha fatto ricerca sulle teorie congiunturali ed è stato consigliere della Banca Mondiale, fa la sua proposta per la soluzione della crisi Euro. "Non sto parlando di un'uscita improvvisa dall'Euro, sono per un'uscita indolore dei paesi deboli come la Grecia attraverso l'introduzione di una valuta parallela". Con questa valuta nazionale parallela, ad esempio, il governo di Atene potrebbe pagare i suoi dipendenti.

Il denaro sui conti resterebbe denominato in Euro. "In questo modo non ci sarebbe alcun incentivo verso un bank-run e non ci sarebbero fughe di capitali spinte dal panico", dice Lucke. Cosi' i paesi che nell'Unione monetaria non ce la fanno, perchè non sono competitivi, a poco a poco potrebbero uscire. Molti economisti ritengono la dissoluzione dell'Euro come un'impresa impossbile. Il Consiglio dei saggi economici (Sachverständigenrat zur Begutachtung der gesamtwirtschaftlichen Entwicklung) lo scorso anno aveva messo in guardia: le conseguenze di una rottura incontrollata dell'Euro sarebbero una violenta recessione, gli investitori si troverebbero in stato di shock.

"Uscita dall'Euro ordinata"

Lucke vuole evitare proprio questo. Parla di un'uscita ordinata dall'Euro. Con il suo partito ha già causato le reazioni rabbiose di altri economisti. Sebbene Lucke resti lontano da posizioni nazionaliste e parli addirittura "di solidarietà con i paesi in crisi", il direttore di IMK (Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung ) Gustav Horn lo ha attaccato duramente. "Il tono nazionalista del fondatore del partito suona alquanto disgustoso", ha detto Horn ad „Handelsblatt Online“. "La professione in questo modo viene ulteriormente screditata, piu' di quanto non lo sia già".

In politica Lucke resta una matricola, sebbene sia stato per 33 anni membro della CDU. "Il partito incarnava i miei valori di fondo, quando si trattava di bilanciare solidarietà e libertà, inoltre sono cristiano e anti-comunista". Dopo la fine della DDR il giovane dottore in economia è stato per un breve periodo collaboratore del Comitato dei saggi per l'introduzione dell'economia di mercato nella DDR. In seguito è stato consigliere e redattore per il senatore berlinese Elmar Pieroth (CDU). Da 15 anni è direttore dell'Instituts für Wachstum und Konjunktur.

Nella CDU e nella FDP c'è preoccupazione

Chi farà le spese della nuova concorrenza? Nelle file della CDU e della FDP c'è preoccupazione. "Per noi non è un bene. Perché i voti potrebbero arrivare dal nostro elettorato", ha detto ieri il vice capogruppo dell'Unione Michael Fuchs. "Mi hanno già chiamato dei deputati della CDU per chiedermi di non scendere in campo", dice Lucke. E' in contatto anche con alcuni deputati della FDP. Altri stanno addirittura pensando di passare ad „Alternative für Deutschland“. Lucke ritiene che anche molti elettori della SPD e in generale molti contribuenti restano critici verso gli euro-salvataggi.

Tuttavia Lucke non è ancora un grande oratore. Ha qualcosa di professorale, sempre gentile e premuroso. Ma con le sue cravatte colorate fuori moda puo' sembrare anche un po' noioso. Per la politica gli manca la necessaria aggressività, e inoltre puo' risultare un po' accademico. „Herr Professor“, lo ha chiamato il capogruppo FDP Rainer Brüderle, per sottolinearne la presuntuosità, quando Lucke nel talk-show di  Maybrit Illner sulla ZDF ha ripetutamente parlato della violazione della clausola di "No bailout" nel trattato di Maastricht.

Lucke pensa di superare la soglia del 5%

Lucke è convinto che la sua „Alternative für Deutschland“ riuscirà a raccogliere le firme necessarie - 2000 in ogni Land - per l'ammissione alle elezioni federali. E' convinto di poter superare la soglia del 5 %. I ricercatori elettorali sono molto piu' scettici. Il primo tentativo di una cooperazione con i "Freie Wähler" è fallito. Secondo un recente sondaggio il 23 % dei tedeschi non esclude di votare per il nuovo partito euroscettico. Ma i risultati del sondaggio sarebbero solo un indicatore del livello generale di insoddisfazione presente fra la popolazione, sottolinea il presidente dell'Istitituo demoscopico Forsa, Manfred Güllner. "Se il partito dovesse realmente competere, raggiungerà a mio avviso un risultato simile a quello dell'iniziativa Pro DM", secondo Güllner.

Quel piccolo partito falli' raccogliendo nelle urne una percentuale inferiore all'1%. In quelle elezioni la CDU aveva preparato un manifesto con la famosa domanda: "Quanto ci costa l'Euro?". Il manifesto conteneva inoltre la promessa di escludere l'assunzione di una garanzia sul debito degli altri paesi. Il trattato di Maastricht lo proibiva. "Un eccesso di debito in uno stato membro è da escludere a priori".

giovedì 14 marzo 2013

Münchau: Angelina ha qualche problemino


Wolfgang Münchau, nel suo ultimo commento su Der Spiegel, torna ad attaccare la Cancelliera sulle politiche europee e fa una (facile) previsione: Merkel fallirà. Da Der Spiegel

Angela Merkel fino alle elezioni federali vorrebbe evitare di prendere decisioni impopolari. Una strategia rischiosa. Perché la crisi Euro rischia di degenerare su quattro possibili scenari.

Fino a poco tempo fa alla Cancelliera andavano tutte bene. Il presidente della BCE Mario Draghi la scorsa estate sembrava aver messo fine alla Eurocrisi - il programma di acquisto dei titoli di stato aveva calmato i mercati. Merkel si proponeva come la salvatrice dell'Euro. Restavo sbalordito quando nei sondaggi leggevo l'approvazione del popolo tedesco verso la gestione della crisi Euro da parte di Merkel.

La crisi non è ancora tornata, ma dopo le elezioni italiane l'ottimismo è svanito. Siamo di nuovo ad un pericoloso punto di svolta. Io vedo quattro possibili sviluppi, che già prima delle elezioni federali del settembre 2009 potrebbero rivelarsi fatali per la Cancelliera.

Il primo e piu' grande pericolo al momento arriva dall'Italia. Il paese si trova in una recessione che si autoalimenta ed è paralizzato da una crisi politica. Per restare nell'Euro avrebbe bisogno di riforme interne che politicamente non è in grado di realizzare. E la Germania rifiuta di fare concessioni dall'esterno. Secondo le conversazioni da me fatte nelle scorse settimane, la sola speranza di un governo stabile e moderno nei prossimi cinque anni è un cambio generazionale al vertice di entrambi i maggiori partiti. Il partito democratico al proprio interno è lacerato. Il leader del partito Bersani, che ora sta cercando disperatamente di formare un governo, e il suo giovane sfidante Matteo Renzi, sindaco di Firenze, sono acerrimi rivali. Renzi spinge per andare al potere. Tra i due c'è un divario di quasi due generazioni.

L'uscita dell'Italia è solo una questione di tempo?

C'è solo una piccola possibilità che questo cambio generazionale riesca. Ad oggi è piu' probabile un nuovo governo di tecnocrati non eletto democraticamente, che nel medio periodo finirà per rafforzare le forze radicali. In questo scenario si arriverebbe ad una maggioranza assoluta per il partito anti-establishment di Beppe Grillo. I miei interlocutori in Italia considerano questo scenario come il piu' probabile nel medio periodo. Non è ancora chiaro se si arriverà al promesso referendum sull'Euro. Ma non è nemmeno importante. Dalla recessione attuale si arriverà alla depressione, chi vorrebbe investire sotto Grillo? In questo scenario un'uscita dell'Italia dall'Euro sarebbe solo una questione di tempo.

La seconda difficile questione sono gli effetti congiunturali delle politiche di austerità, ampiamente sottovalutati dai governi. Siamo arrivati alla situazione da me prevista lo scorso anno: il piano di austerità ha fatto crollare la crescita in tutta Europa. Il rapporto debito-pil cresce, perché il denominatore (il PIL) diminuisce piu' rapidamente del numeratore (debito). L'Italia, a causa delle politiche di austerità, tanto elogiate dalla cancelliera, si dirige verso un rapporto debito/pil del 130 %. E fino ad ora anche in Germania la tanto pronosticata ripresa non è arrivata. In gennaio in Germania e Francia è scesa la produzione industriale. Con queste politiche, le possibilità che l'Euro sopravviva sono minime. Un'inversione di rotta sulle politiche di austerità sarebbe una grande sconfitta per Merkel.

Il terzo rischio è Cipro. La BCE, secondo quanto raccontato dalla FAZ, avrebbe evitato la pubblicazione di un rapporto sulla suddivisione dei patrimoni nei paesi Euro. Il rapporto è politicamente esplosivo, perché contiene un dato, che per molti lettori sarà sorprendente. Il tedesco medio è piu' povero dell'italiano medio o del francese - e non molto piu' ricco, se non per niente, del cipriota-medio.

Perchè il povero tedesco dovrebbe garantire per il ricco cipriota?

I tedeschi hanno redditi alti, ma patrimoni inferiori. La ragione principale è che i tedeschi piu' raramente sono proprietari di case o appartamenti rispetto ai cittadini degli altri stati EU. In altri paesi gli immobili sono la parte piu' importante dei patrimoni individuali. E con questa statistica arriva la domanda politica: perché i poveri tedeschi dovrebbero pagare per i ricchi ciprioti?

Il governo federale è consapevole del pericolo politico che arriva da un salvataggio di Cipro. A Bruessel si spera di raggiungere un accordo entro la fine del mese. Nella tarda primavera Cipro avrà un rimborso obbligazionario molto pesante. Ma come si fa ad ottenere il voto del Bundestag? Se il governo federale insiste sulla partecipazione del risparmiatore cipriota, va a sbattere contro i mercati finanziari. Se non lo fa, è possibile che la SPD si opponga al progetto e lo faccia cadere al Bundestag.

Il quarto rischio per Merkel è il nuovo partito anti-Euro nato questa settimana. Non credo riuscirano ad entrare al Bundestag, ma sicuramente avranno un certo successo mediatico, che  all'Unione costerà voti preziosi. L'esperienza dell'Eurocrisi mostra che ovunque, anche in Germania, c'è un terreno fertile per un movimento di protesta. E cosi' anche da noi le elezioni saranno imprevedibili.

La mia previsione è che Merkel sull'Euro fallirà. Il mio dubbio è se accadrà prima delle elezioni, oppure in un qualche momento dopo le elezioni.
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