Il grande economista tedesco Heiner Flassbeck, dalle pagine del suo blog, analizza le posizioni di Bernd Lucke, leader di "Alternative für Deutschland". Gli eurocritici non avranno il coraggio di raccontare ai tedeschi tutta la verità. Da flassbeck-economics.de
FAZ.net ha recentemente pubblicato un dibattito sugli sviluppi dell'unione monetaria fra Bernd Lucke, leader di „Alternative für Deutschland“, e Dennis Snower, presidente dell'Instituts für Weltwirtschaft di Kiel. Entrambi gli economisti sono unanimi nella descrizione delle ragioni della crisi: mancanza di competitività del sud-Europa causata da salari troppo alti in rapporto alla produttività. Tuttavia, quando si parla delle soluzioni per risolvere la crisi, i due incarnano posizioni opposte. Uno vorrebbe che gli europei del sud lasciassero l'unione monetaria, l'altro invece vorrebbe trattenere tutti i membri, e introdurre delle regole di bilancio flessibili.
Dal nostro punto di vista è molto piu' interessante quello che i due oratori non hanno detto, e quello che anche il moderatore della FAZ non ha avuto il coraggio di chiedere. Da un lato, la domanda fondamentale dovrebbe essere: qual'è il rapporto ideale fra salari e produttività all'interno di una unione monetaria? Dall'altro: quali conseguenze avrebbero per la Germania le soluzioni proposte?
Alla prima domanda i nostri lettori potrebbero rispondere con sicurezza: i salari nominali in ogni paese, fin dall'ingresso nell'Euro, sarebbero dovuti crescere quanto la produttività nazionale sommata al tasso di inflazione obiettivo fissato dalla BCE. I valori delle diverse valute, nel momento in cui sono confluite nell'Euro, dovevano corrispondere all'incirca alla parità di potere di acquisto, visto che prima del 1999 non vi sono stati grandi e duraturi squilibri delle partite correnti. Del resto non vi è alcuna prova del fatto che all'inizio dell'unione monetaria potesse esserci una evidente disparità di competitività fra i paesi Euro.
Che a partire dal 1999, non solo nell'Europa del sud, ma anche in Germania, i salari non siano cresciuti in base a questa regola, è empiricamente documentato. Probabilmente è un fatto cosi' spiacevole che si preferisce parlare solo di un lato della medaglia della competitività. E cioe', il superamento verso l'alto di questa regola da parte dei sud europei, mentre si preferisce tacere la ben maggiore deviazione verso il basso operata dai tedeschi. Bernd Lucke è chiaramente incoerente quando afferma che nell'Europa del sud i salari sono cresciuti del 30 o 50 % di troppo, ma preferisce non parlare di quanto è accaduto sull'altro lato. Nella zona Euro i prezzi sono cresciuti esattamente secondo l'obiettivo fissato dalla BCE, vale a dire il 2%. Ma se in un gruppo di paesi i salari sono cresciuti troppo in rapporto alla produttività, in un altro paese o in un altro insieme di paesi, sono rimasti troppo bassi, altrimenti la media non potrebbe corrispondere. A questa incoerenza di fondo si adatta molto bene anche la proposta fatta da Bernd Lucke: l'uscita dalla moneta unica dei paesi del sud Europa. Di una uscita della Germania pero' non vuole saperne, per questa ragione: "sarebbe molto meglio...perché i paesi del sud avrebbero la possibilità di svalutare, fatto che darebbe loro la possibilità di tornare competitivi".
Dennis Snower, in qualità di rappresentante di un istituto di ricerca in cui da decenni si porta avanti il pensiero main-stream neoclassico, si trova in difficoltà. Non puo' parlare degli errori della politica di moderazione salariale tedesca, perché è la politica da sempre consigliata dal suo istituto contro la disoccupazione. Deve necessariamente tacere l'altro lato della medaglia. Non puo' criticare l'assurdità della tesi di Bernd Lucke: l'uscita dei sud-europei dall'unione monetaria sarebbe meglio di un'uscita della Germania, poiché i sud-europei potrebbero svalutare. Che questa sia una stupidaggine è abbastanza chiaro. Non importa chi sarà ad uscire, la svalutazione di una (nuova) valuta, corrisponde alla rivalutazione dell'altra (nuova) valuta. Ma di questa situazione speculare Dennis Snower preferisce non parlare. Se lo avesse fatto probabilmente avrebbe dovuto necessariamente parlare della specularità della competitività. E questo ferro caldo preferisce non prenderlo nemmeno in mano.
Che cosa rispondere? Dennnis Snower si allontana, per quanto possibile, dal pericoloso scoglio dei prezzi ("La competitività di un paese non dipende dai suoi valori monetari"). E' un argomento pericoloso, in quanto contiene il tema dei costi e dei salari, che è proprio quello da evitare. Al suo posto preferisce parlare dei buoni e vecchi vantaggi comparati, che un paese deve sviluppare per mantenere la sua competitività nel commercio internazionale. E poiché i sud-europei non avrebbero piu' questi vantaggi, dovrebbero costruirsi una nuova struttura produttiva con l'aiuto dei beni strumentali stranieri (nel dubbio, probabilmente tedeschi). Che in caso di una svalutazione non sarebbero piu' in grado di procurarsi, perché un'uscita dall'Euro non sarebbe una buona soluzione per la loro competitività.
Che cosa di puo' dire di questo? Se il commercio internazionale fosse basato essenzialmente sui vantaggi comparati, come ipotizzato da Snower, chi non ha da offrire alcun vantaggio comparato in un commercio mondiale dominato da vantaggi comparati, sarebbe costretto ad uscire dal commercio internazionale?
Ancora una volta è chiaro che la teoria dei vantaggi comparati è del tutto insufficiente a spiegare la realtà. Non è possibile spiegare duraturi squilibri commerciali pari al 5% del PIL, senza parlare del diverso livello dei prezzi nazionali, e dei valori monetari. Il tentativo di giustificare la permanenza nell'Euro dei paesi del sud con la possibilità di acquistare beni di investimento stranieri è completamente inutile. Tanto piu' che ha ragione Snower, quando sostiene che uno scioglimento della zona Euro nelle modalità proposte da Bernd Lucke, sarebbe associato con gravi problemi economici e politici.
Totalmente inutile è anche il silenzio e le due parole ("Ja, ganz klar") con cui Dennis Snower risponde alla domanda di Lucke: "l'etica del lavoro nel sud Europa è peggiore di quella tedesca?" Avrebbe dovuto dargli la risposta che si meritava, e questo è stato un errore imperdonabile. Perché se non si è in grado di mettere in campo un ragionamento pro-Euro, bisognerebbe almeno opporsi a questi arroganti pregiudizi. Inoltre, anche se questi pregiudizi fossero veri, non sarebbero sostenuti da alcuna logica. Come già detto, i cambi fissati all'avvio della moneta unica, garantivano che i differenziali di produttività, che potrebbero essere basati anche su differenze di mentalità, all'inizio dell'unione monetaria fossero in equilibrio. E lo stesso Bernd Lucke non sarebbe in grado di sostenere che l'etica del lavoro dei sud europei negli ultimi 10 anni è crollata, rispetto a quella del decennio precedente. Chi vuole salvare l'Euro con l'argomento del "manteniamo l'armonia in Europa", e non riesce nemmeno a trovare le parole per difendere i nostri vicini, non dovrebbe partecipare a una tale discussione. Oppure è legittimo il sospetto: non sta argomentando per un suo profondo convincimento europeista, piuttosto in qualità di rappresentante dell'economia dell'export tedesca, che sa molto bene, quale sarebbe la minaccia, se l'Euro si dissolvesse.
Ma ora una seconda domanda: che cosa significherebbe un'uscita del sud Europa dall'Euro per la Germania? E' possibile che Bernd Lucke non abbia alcuna idea di quello che potrebbe accadere in Germania, oppure lo sa e preferisce tacere.
Chi voterebbe AfD, se egli dicesse che grazie ad un probabile forte apprezzamento del nuovo Euro nord, l'economia dell'export tedesca in poco tempo perderebbe una parte importante della propria competitività? E non solo nei confronti del sud-Europa, ma nei confronti di tutto il resto del mondo. Allora in un colpo solo sparirebbe il paravento dei deficit commerciali del sud Europa, che garantiscono alla Germania un gigantesco avanzo commerciale.
Chi voterebbe la AfD, se descrivesse i problemi occupazionali che emergerebbero non appena il sovradimensionato settore dell'export tedesco iniziasse a contrarsi? E allora arriverebbe la reazione degli economisti neoliberali tedeschi, che chiederebbero alla politica salariale tedesca di stringere ancora la cinghia. E Bernd Lucke difficilmente potrebbe uscire da questa logica, che oggi usa nei confronti del sud Europa. Soprattutto perché egli non conosce nessun'altra ricetta, diversa dalla lotta del "tutti contro tutti", che invece lui considera come concorrenza produttiva.
Chi voterebbe la AfD se egli ammettesse che anche il valore delle attività tedesche detenute all'estero, in caso di una uscita del sud Europa, verrebbe messo in questione, e quindi anche la stabilità delle banche e delle assicurazioni tedesche? E allora la frase usata da Lucke "La sola cosa che ha effetto sulla politica, è la disciplina del mercato dei capitali e i tassi di interesse", copiata da Hans Tietmeyer, potrebbe creargli qualche problema.
Lo abbiamo già detto: AfD con il suo slogan "Deutschland braucht den Euro nicht" inganna i cittadini. Nessun paese ha piu' bisogno dell'Euro della Germania. E se questo non viene compreso nel nostro paese, presto la Germania avrà una brutta sorpresa. I presunti difensori dell'Euro, che oltre alla minaccia del temuto disastro politico non sanno o non vogliono dare nessun'altra argomentazione a favore della moneta unica, e meno che mai sono capaci di sviluppare una seria strategia per la soluzione, fanno all'Euro un pessimo servizio. E anche loro possono essere accusati di non dire le cose come stanno veramente. Ogni giorno è sempre piu' chiaro che anche noi tedeschi non potremo uscire dalla crisi indenni - con o senza l'Euro. Nel continuo scarica barile europeo sulle colpe della crisi, ad avvantaggiarsi saranno soprattutto le forze nazionaliste e radicali. Povera europa!
-->