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mercoledì 19 luglio 2023

Perchè il salario minimo in Germania è stato di fondamentale importanza per oltre 6 milioni di lavoratori

"Ecco perché il salario minimo è così importante: ha un forte impatto su tutti gli altri salari. Se aumenta, aumenta anche il reddito complessivo dei lavoratori. Pertanto, è nell'interesse dei capitalisti mantenerlo basso, mentre è nell'interesse dei lavoratori aumentarlo", scrive Perspektive. L'introduzione del salario minimo in Germania ha dato dignità a oltre 6 milioni di lavoratori, vale a dire al 16% di tutti i lavoratori del paese che grazie al minimo salariale da ottobre 2022 hanno una retribuzione dignitosa di almeno 12 euro lordi l'ora, vale a dire 2.000 euro lordi al mese per un full time da 40 ore. Una riflessione molto interessante di Enver Liria su Perspektive


Nell'anno in corso non è previsto alcun aumento del salario minimo in Germania, e nei prossimi due anni ci saranno solamente aumenti minimi. Nel frattempo, l'inflazione sta erodendo per intero questo aumento e sta facendo anche di più. Un commento di Enver Liria sui calcoli alla base di questa situazione e su come stiamo mettendo il bastone fra le ruote ai governanti.

Molte persone si sono rallegrate quando è stato annunciato il progetto di aumentare il salario minimo a 12 euro l'ora. Dopo tutto, prima dell'introduzione di questo salario minimo, quasi sei milioni di persone avevano una retribuzione oraria inferiore, il che corrisponde a circa il 16% di tutti i lavoratori del paese, ovvero un lavoratore su sei. Tuttavia, la realtà dei fatti ha portato rapidamente ad una forte delusione.

Evoluzione del salario minimo in Germania

Quando il salario minimo è stato introdotto in Germania nel 2015, ammontava a 8,50 euro l'ora. Un lavoro a tempo pieno, di conseguenza, forniva un salario di poco meno di 1.450 euro al mese. Il salario minimo è rimasto a questo livello cosi' basso per molto tempo, con solo alcuni piccoli aumenti. A partire da ottobre 2022, tuttavia, è stato incrementato a 12 euro l'ora, corrispondenti a circa 2.000 euro lordi al mese.

A prima vista, questo aumento potrebbe sembrare un grande passo in avanti, ma il salario è rimasto indietro rispetto all'aumento dei prezzi. Il tasso di inflazione ufficiale è rimato a una cifra, ma la cosiddetta "inflazione percepita", ovvero l'aumento effettivo dei prezzi che i lavoratori sperimentano quotidianamente, è molto più alto. Nel mese di maggio, l'inflazione percepita è stata del 18%, ovvero tre volte superiore rispetto all'inflazione ufficialmente dichiarata del 6,1%.


Ora è stato annunciato un ulteriore "aumento" del salario minimo, praticamente insignificante rispetto all'inflazione. All'inizio dell'anno prossimo, il salario minimo sarà aumentato a 12,41 euro, e un anno dopo raggiungerà i 12,82 euro.

Questa situazione non solo impoverisce ulteriormente le persone più povere, ma colpisce anche gli apprendisti che non hanno ricevuto aumenti salariali da molto tempo o che, come accade nelle attuali trattative contrattuali, sono costretti ad accettare riduzioni salariali reali.

Quanti hanno beneficiato del salario minimo

Un'analisi delle diverse categorie salariali evidenzia il problema: ad esempio, un panettiere attualmente guadagna 14,70 euro all'ora nella fascia salariale media, che corrisponde a un reddito mensile di 2.426 euro. Oppure, un commesso al dettaglio in Nord Reno-Westfalia inizia con soli 13,50 euro l'ora. È difficile giustificare perché il salario di un lavoratore qualificato debba essere appena superiore al salario minimo.

Ecco perché il salario minimo è così importante: ha un forte impatto su tutti gli altri salari. Se aumenta, aumenta anche il reddito complessivo dei lavoratori. Pertanto, è nell'interesse dei capitalisti mantenerlo basso, mentre è nell'interesse dei lavoratori aumentarlo. Questo stato mette in evidenza la contraddizione fondamentale fra le 2 parti: noi lavoratori dobbiamo vendere la nostra forza lavoro per pagare il cibo, l'affitto, partecipare alla vita culturale e soddisfare tutte le altre esigenze, mentre i datori di lavoro vogliono mantenere i salari piu' bassi possibile, pagando anche meno ciò di cui i loro lavoratori hanno bisogno per soddisfare i loro bisogni primari.

In concreto, questa politica salariale da povertà comporta una riduzione della qualità della vita dei lavoratori: si può acquistare meno cibo di qualità e sano, si rinuncia ad andare al cinema optando per un video su YouTube, le vacanze in Italia vengono cancellate e sostituite con delle brevi uscite sul balcone, nel caso in cui almeno ce ne sia uno.

Al di là di questa disputa, sorge una domanda: quanto poco può guadagnare una persona? Quando la povertà è così scandalosamente diffusa che i lavoratori non possono essere ulteriormente spremuti? È evidente che la coalizione di governo attuale, con la sua facciata pseudo-progressista, non sta facendo nulla per invertire questa spirale negativa, anzi la sta aggravando ulteriormente. È urgente un cambio di rotta! Un movimento operaio autentico e forte deve prendere in mano la questione e ricorrere a scioperi per ottenere salari adeguati, cioè più elevati. Da tempo è necessaria anche una riduzione dell'orario di lavoro.


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