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lunedì 30 marzo 2020

La profonda insostenibilità politica dell'unione di trasferimento - 10 Articoli

Questo umile blog di provincia nasce nel gennaio 2012 per tradurre in italiano il dibattito tedesco sulla crisi dell'euro e per raccontare la profonda insostenibilità politica dell'unione di trasferimento nell'elettorato tedesco. La situazione da allora non è cambiata molto, per questo VdG propone una piccola selezione di 10 articoli che nel corso degli anni ci hanno spiegato la posizione del governo e dell'elettorato tedesco sul tema dell'unione di trasferimento.




"La Baviera è la più grande istituzione caritatevole in Germania"


Hast du mal nen Euro?


Da Meseberg verso l'unione di trasferimento


Der Spiegel: dell'eurobudget di Macron praticamente non è rimasto nulla


Intervista a Lindner della FDP sull'unione di trasferimento


Roland Berger: "meglio la fine dell'euro che l'unione di trasferimento"


Il vero obiettivo della "unioncina di trasferimento" di cui si parla a Berlino


Hans Werner Sinn: nessun debito comune!



Il coro di Nein


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sabato 18 gennaio 2020

"La Baviera è la più grande istituzione caritatevole tedesca"

"La Baviera è la più grande istituzione caritatevole tedesca" scrive Handelsblatt in riferimento al sistema di compensazione finanziaria fra i Laender tedeschi grazie al quale negli ultimi 10 anni i bavaresi hanno versato piu' di 50 miliardi di euro ai "fratelli" meno fortunati dell'est, una buona parte dei quali finiti ai berlinesi che in 10 anni hanno incassato quasi 40 miliardi. Dopo anni di proteste e un ricorso alla corte costituzionale, a partire dal 2020 il sistema della compensazione fra i Laender sarà smantellato, la domanda tuttavia è sempre la stessa: se un bavarese non vuole finanziare lo stile di vita rilassato dei berlinesi, perché dovrebbe essere disposto a pagare il sussidio per un disoccupato andaluso, greco o calabrese? Da Handelsblatt


La Baviera è la più grande istituzione caritatevole tedesca, almeno per quanto riguarda la politica finanziaria. Nell'ultimo decennio, infatti, il  Freistaat bavarese ha versato 50,7 miliardi di euro nel sistema della perequazione finanziaria statale (Länderfinanzausgleich). Gran parte del denaro proveniente da Monaco tuttavia è finito a Berlino: dal 2010 al 2019, infatti, la capitale tedesca ha ricevuto finanziamenti per 39,5 miliardi di euro provenienti dal fondo per la compensazione finanziaria ed il Land è stato il leader indiscusso fra i 16 stati federali. Lo mostrano i dati di Handelsblatt sulla base degli ultimi dati forniti dal Ministero delle finanze tedesco.

Solo nell'ultimo anno, la Baviera ha versato nel fondo per la compensazione finanziaria piu' di quanto non avesse mai fatto fino ad ora: 6,7 miliardi di euro. Il Freistaat da solo ha contribuito per più della metà dell'intero fondo. Segue a distanza considerevole il Baden-Württemberg, che ha contribuito con 2,44 miliardi di euro, circa 600 milioni in meno rispetto all'anno precedente. Al contrario è aumentata la quota degli altri due "paesi donatori": il Land Hessen ha pagato 1,91 miliardi di euro, Amburgo 120 milioni.

Markus Soeder presidente della Baviera
I restanti dodici stati federali hanno invece ricevuto denaro. Anche nel 2019 Berlino resta di gran lunga il principale Land destinatario: con 4,33 miliardi di euro ha ricevuto solo qualcosina in meno rispetto al 2018. Gli altri grandi Laender beneficiari sono stati la Sassonia con 1,18 miliardi, il NRW con 1,04 miliardi e la Bassa Sassonia, che per la prima volta in sei anni è scesa a 831 milioni di euro.

In totale nel 2019 sono stati redistribuiti circa 11,16 miliardi di euro, un po' meno rispetto all'anno record 2018, quando i miliardi distribuiti erano stati 11,45. 

Oltre alla Baviera, negli ultimi dieci anni anche il Baden-Württemberg ha versato molto denaro nel fondo per la compensazione: un totale di 24,24 miliardi di euro. L'Assia invece ha raggiunto i 18,39 miliardi di euro, Amburgo, che durante lo scorso decennio è stato sia un Land donatore che destinatario, ha versato nel fondo 440 milioni di euro.


Tra il 2010 e il 2019 i maggiori beneficiari, oltre a Berlino, sono stati la Sassonia, che ha ricevuto circa 10,5 miliardi di euro e il NRW con poco più di 8 miliardi di euro. Anche Brema in rapporto alle sue dimensioni, con circa sei miliardi di euro, ha incassato molto.

La perequazione finanziaria statale in Germania ha lo scopo di garantire condizioni di vita uniformi in tutto il paese. Viene calcolata sulla base di diversi parametri come la forze economica e fiscale di un paese. Ciò significa ad esempio che la Sassonia riceve molto denaro dal fondo, anche se non ha debiti, mentre da sola la Baviera deve farsi carico di più della metà della compensazione. Ci sono sempre stati da parte dei Laender pagatori delle forti critiche nei confronti della perequazione finanziaria fra le regioni, Baviera e Assia avevano anche minacciato un ricorso alla corte costituzionale.

Da quest'anno si applica un nuovo sistema 

Da quest'anno si applicherà un nuovo sistema, quello vecchio infatti è scaduto a fine 2019 insieme al Solidarpakt II pensato in favore dei Laender orientali. Il precedente sistema di compensazione finanziaria statale perciò non è più applicabile. I Laender federali in cambio riceveranno più di 9 miliardi di euro di stanziamenti dal governo federale e entro il 2030 l'importo aumenterà fino a 13 miliardi di euro ogni anno. In cambio il governo federale riceve maggiori diritti di intervento in aree che sono in realtà di competenza degli stati federali, come le autostrade, l'amministrazione fiscale, gli investimenti nelle scuole e la gestione delle amministrazioni online.


sabato 15 dicembre 2018

Der Spiegel: dell'eurobudget di Macron praticamente non è rimasto nulla

Secondo Der Spiegel anche Merkel avrebbe scaricato il giovane presidente francese e i suoi piani per una unione di trasferimento finanziata dai tedeschi. Con il vertice europeo di venerdì, di fatto, il progetto di una "Transferunion" finanziata dal lato nord dell'unione monetaria viene definitivamente sepolto e il finto europeismo di Macron smascherato per quello è: il tentativo di imporre gli interessi francesi a livello europeo. Anche la cosiddetta stampa di qualità tedesca, dopo l'apertura di lunedi' ai gilet jaunes e quindi ad un aumento del deficit, scarica definitivamente l'enfant prodige di Rotschild. Da Der Spiegel


(...) E' certo che il bilancio dell'eurozona troverà un posto nel futuro bilancio dell'UE. Ma è rimasto poco della grande idea di Macron, cioè quella di intervenire con diversi miliardi di euro in soccorso degli stati della zona euro in difficoltà. Certo, lo si puo' vedere come un inizio - e sia Macron che Merkel sono abbastanza intelligenti da rivendere il risultato del summit come un successo.

Macron, con alle spalle uno sfondo blu scuro e il tricolore, elogia le conclusioni del vertice sull'euro come "una svolta decisiva nei piani che la Francia ha presentato un anno fa" e loda la cooperazione con Merkel. "Svolgiamo un ruolo storico, insieme alla Germania, nell'andare avanti". Nella sala accanto Merkel fa lo stesso. Abbiamo trovato un accordo sulle proposte di Macron "in una versione alla quale tutti gli stati dell'Eurozona vi possano partecipare", afferma la Cancelliera. Sia lei che Macron sono "abbastanza soddisfatti di essere riusciti a farlo".

Ma la verità è amara: l'Europa ha lasciato Macron appeso. Da venerdì pomeriggio, la "finestra di opportunità", di cui spesso si è parlato, si è chiusa. Come previsto, al vertice UE, sono stati fatti solo dei piccoli passi in avanti in materia di riforma dell'Eurozona. Ci sarà un ulteriore scudo di emergenza per le banche in difficoltà, e il fondo di salvataggio ESM avrà dei nuovi compiti. Meglio di niente, ma non una ripartenza.

Questo vale soprattutto per il bilancio della zona euro. Nella dichiarazione finale del vertice di Bruxelles, sull'argomento c'è solo un paragrafo secco, che non contiene nemmeno la parola eurobudget. I soldi dovranno essere spesi per rendere i membri della zona euro più competitivi. Non viene affatto menzionata la funzione di stabilizzazione del bilancio, cosi' importante per Macron. L'obiettivo era, ad esempio, in caso di crisi sostenere con dei crediti le assicurazioni contro la disoccupazione degli Stati membri.

I ministri delle finanze ora dovranno presentare delle proposte per la struttura del bilancio. Alla dimensione del piatto, che in origine Macron voleva riempire con diversi punti di PIL dell'UE, i capi di stato e di governo non dedicano nemmeno una parola. Sarà deciso nel contesto dei negoziati sul prossimo bilancio pluriennale dell'UE, si dice. Che saranno completati non prima dell'autunno del 2019. Prima di ciò, entro giugno, sarà necessario trovare un "approccio generale" all'eurobudget.

Che tradotto significa: per ora non succede nulla. Le elezioni europee sono previste per maggio 2019 e poi si dovrà formare una nuova Commissione. È possibile che solo la prossima crisi costringa gli europei ad agire di nuovo.

La Germania esita, l'Austria frena

Tutto era iniziato in maniera così favorevole. Pochi giorni dopo le elezioni presidenziali, Macron nell'autunno 2017 aveva presentato la sua visione per una riforma dell'UE. Le richieste sull'euro rappresentavano solo una piccola parte di questo brainstorming pubblico, ma la più importante. Il presidente francese voleva riformare l'UE Insieme alla Cancelliera tedesca.

Ma la formazione del governo a Berlino si è trascinata a lungo. Quando l'accordo di coalizione con il suo capitolo introduttivo favorevole all'UE è stato finalmente concluso, probabilmente non valeva nemmeno la carta su cui era scritto. Anche se poi a giugno a Meseberg si è riusciti a trovare un accordo per andare avanti insieme sulle riforme. Il ministro delle Finanze federale Olaf Scholz (SPD) per molte notti si è anche sforzato insieme al suo collega francese Bruno Le Maire, di mettere nero su bianco un possibile bilancio della zona euro.

Ma alla fine tutto è rimasto molto incerto, il motore franco-tedesco non si è mai veramente messo in modo. A ciò si aggiunge anche la crescente resistenza da parte di altri stati dell'UE. Da un lato, ci sono gli stati dell'UE, come la Polonia o la Svezia, che non sono fra i 19 membri dell'Eurozona. Non è ben chiaro per quale motivo dovrebbero concordare su un budget che dovrebbe essere ritagliato dal bilancio effettivo dell'UE e dal quale non avrebbero nulla indietro.

Lo stesso Macron minaccia di diventare un peccatore finanziario

Ma ci sono anche massicce critiche dall'Eurozona, specialmente dai Paesi Bassi e dall'Austria. "Non sono un amico del bilancio della zona euro", ha detto il capo di governo di Vienna, Sebastian Kurz, a Bruxelles. L'UE ha già un budget. Un budget separato della zona euro "ai contribuenti finirebbe per costare solo molto denaro in piu'".

Per potersi ulteriormente avvicinare dal punto di vista della politica fiscale, cosi' secondo l'argomento preferito dai critici, bisogna prima ridurre i rischi nell'eurozona. Un primo esempio di ciò sarebbero i piani dei nazionalisti di destra italiani e dei populisti di sinistra per aumentare in maniera massiccia il debito pubblico. Ma proprio Macron ora rischia di atterrare nel club dei peccatori finanziari. I benefici socio-politici che ha promesso ai manifestanti dei "gilet jaunes" potrebbero indurre la Francia a oltrepassare nuovamente la soglia del deficit al 3 per cento.

I primi dubbi sull'immagine dell'europeista modello

Cosi' l'autorità di Macron a Bruxelles subisce un primo duro colpo. Una Francia riformata, che per un lungo periodo di tempo riesce a rispettare le regole del Patto di stabilità e crescita, era stata questa la promessa di Macron agli europei - e in particolare ai partner delle riforme a Berlino. Ma ora si accorgono che: se le cose per lui si mettono male, il presidente francese se ne frega delle regole finanziarie dell'UE.

È probabile che coloro che hanno sempre diffidato di Macron ora si sentano confermati. Come tutti gli altri, anche lui cerca di imporre gli interessi del suo paese, dicevano malignamente i rappresentanti di diversi paesi dell'UE, fra cui la Germania. La facciata del grande europeista è esattamente questa: una facciata.

L'euforia con cui gran parte d'Europa ha celebrato la vittoria elettorale di Macron sulla populista di destra Marine Le Pen è stata già dimenticata. Ma era solo un anno e mezzo fa - e i populisti di destra potrebbero presto contrattaccare. Prima di tutto con Matteo Salvini, il capo della Lega in Italia, un partito radicale di destra. Il quale alle elezioni europee vorrebbe inscenarsi come il grande avversario di Macron.

Puntate precedenti sullo stesso argomento:


Da Meseberg verso l'unione di trasferimento

Perché il bilancio dell'eurozona è un compromesso al ribasso che non serve a nessuno






Merkel ha già scaricato Macron?

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mercoledì 11 aprile 2018

Hast du mal nen Euro?

Se i tedeschi del sud non ne vogliono sapere di pagare per i berlinesi che reputano fannulloni e spreconi, perché dovrebbero avere cosi' tanta voglia di finanziare i disoccupati francesi, italiani o spagnoli, come invece chiedono con insistenza Macron e tutti gli amici del + Europa? Il Ländernanzausgleich, il meccanismo per trasferire denaro fra i Laender ricchi del sud e quelli (relativamente) poveri dell'est ha i giorni contati ed entro il 2020 dovrebbe essere smantellato. Era diventato ormai cosi' impopolare e politicamente insostenibile da spingere Baviera ed Hessen a presentare un ricorso alla Corte Costituzionale tedesca. Ne parla Handelsblatt.com

Markus Söeder, presidente della Baviera, a carnevale si diverte prendendo in giro gli scrocconi berlinesi


C'è una parola di 21 lettere che fa arrabbiare un sacco di gente. Ländernanzausgleich! (perequazione finanziaria). Dietro questo nome c'è un sistema con il quale lo stato trasferisce denaro dai Laender più' ricchi a quelli piu' poveri. Lo scorso anno la somma complessiva trasferita ha raggiunto il livello record di 11.2 miliardi di euro. Lo ha comunicato giovedì' scorso il Ministero delle Finanze tedesco. 



I dati in breve: i Bundeslaender piu' ricchi sborsano denaro che finisce ai Laender piu poveri del nord e dell'est. Nel 2017 la Baviera, con 5.9 miliardi di euro, fra i Laender, è stato il piu' grande pagatore, alle sue spalle ci sono il Baden-Württemberg e l'Hessen. Il piu' grande percettore è stato invece Berlino con 4.2 miliardi di euro ricevuti - piu' di un terzo della somma complessiva. In totale, piu' di due terzi del denaro redistribuito è andato verso i Laender dell'est. 

Il Ländernanzausgleich è un sistema creato per redistribuire denaro fra i diversi Bundesländer tedeschi. L'idea di fondo: le regioni finanziariamente piu' forti devono aiutare quelle piu' deboli. L'obiettivo è fare in modo che ovunque in Germania i cittadini abbiano a disposizione strade buone, oltre a scuole e ospedali decenti. Non tutti i Bundesländer tedeschi, infatti, offrono le stesse precondizioni per il successo economico. 

Secondo la Costituzione (art. 107, par. 2, frase 1) è compito dello stato "bilanciare adeguatamente la diversa capacità finanziaria delle regioni". 

Nel Baden-Württemberg ad esempio - il Bundesland che fin dall'introduzione della perequazione è stato un contribuente netto - hanno la loro sede molte imprese economicamente e finanziariamente forti: produttori di auto come Daimler e Porsche, componentistica come Mahle e Bosch, l'azienda di software SAP e il gruppo tessile Hugo Boss - solo per citarne alcune. 


Sebbene queste grandi aziende abbiano filiali in tutta la Germania, la maggior parte delle imposte viene pagata nel luogo in cui si trova la sede centrale, vale a dire laddove si paga l'imposta sulle società.

Allo stesso tempo i lavoratori impiegati presso queste aziende spesso hanno dei buoni stipendi. Una parte dei redditi percepiti viene ovviamente pagata allo stato centrale sotto forma di imposta sul reddito. Chi guadagna di piu', deve anche pagare di piu' - e sugli acquisti pagherà altre tasse: cioè l'imposta sul valore aggiunto, anche questa va allo stato centrale. 

Per questa ragione le entrate fiscali pro-capite nelle regioni economicamente piu' forti come la Baviera e il Baden-Württemberg oppure l'Hessen sono decisamente piu' alte rispetto a quelle di altre zone della Germania. Soprattutto nelle regioni della Germania dell'est non ci sono grandi imprese che hanno localizzato la loro sede centrale in uno di questi Laender. 


Perché è proprio la Baviera il piu' grande paese donatore nella perequazione finanziaria? 

I contribuenti netti sono i Laender che devono trasferire alle altre regioni una parte del denaro proveniente dalle loro entrate fiscali. La Baviera è il piu' grande contribuente netto, perché l'economia va bene, la disoccupazione è bassa - e perché molte grandi imprese hanno la loro sede in Baviera, esattamente il contrario di quanto accade nella Germania dell'est. 

Un esempio lo rende particolarmente chiaro: nel capoluogo regionale Monaco di Baviera ci sono oltre 1.3 milioni di abitanti, con oltre 28.000 imprese che pagano alla regione le imposte sulle società. 

Al contrario, nel distretto SpreeNeiße in Brandeburgo, con una superficie 5 volte superiore e con soli 128.000 abitanti, ci sono meno di 1.000 imprese. Lo mostrano i dati dello Statistisches Bundesamt. 

La Baviera ovviamente è alquanto contrariata dal dover trasferire ogni anno diversi miliardi di euro alle altre regioni. "La perequazione finanziaria incentiva il dolce far niente", ha detto qualche tempo fa in un'intervista il Presidente bavarese Markus Söder. Il miglior luogo per custodire il denaro bavarese è proprio la Baviera - "e non Berlino". Söder anche a carnevale ha voluto scherzare sull'argomento (foto in alto). 

La cosa interessante: i bavaresi, che si lamentano sempre e in maniera alquanto chiassosa per la perequazione finanziaria, in passato sono stati per molti anni una regione percettrice di trasferimenti. Dal 1950 fino al 1986 hanno incassato denaro dai Laender piu' ricchi. In totale 3.4 miliardi di euro, come calcolato dal Ministero delle Finanze. 

Solo negli anni '90 la Baviera è diventato un Land donatore e da allora ha pagato ogni anno almeno un miliardo di euro alle altre regioni. Nel complesso da allora la Baviera ha pagato piu' di 63 miliardi di euro. 

Cosa succederà alla perequazione finanziaria dal 2020? 

Il Ländernanzausgleich nella sua forma attuale terminerà a fine 2019. Dal 2020 sarà lo stato centrale a dover trasferire denaro alle regioni piu' povere. Lo ha deciso con una legge il governo federale nell'agosto del 2017. Il motivo: i Laender piu' ricchi come la Baviera sostengono che la perequazione non puo' essere un incentivo per migliorare le condizioni economiche. 

Secondo il motto: il denaro alla fine arriva sempre a Berlino. Al contrario la perequazione finanziaria nelle regioni piu' povere non crea nessun incentivo al miglioramento economico e fa in modo che le regioni piu' arretrate non si impegnino per cambiare le cose. E questo alla fine danneggerebbe l'intera economia tedesca. Nel 2013 la Baviera e l'Assia hanno addirittura presentato alla Corte Costituzionale tedesca un ricorso contro il sistema della redistribuzione fra le regioni. Dopo la nuova legge del 2017 tuttavia hanno deciso di ritirarlo.

Sullo stesso argomento: Anche in Germania c'è un po' di Grecia


martedì 27 marzo 2018

In piedi sotto la pioggia ad aspettare

Così la stampa tedesca descrive il giovane presidente francese alle prese con la grande temporeggiatrice Merkel, che evidentemente non ha nessun interesse ad accelerare l'integrazione europea e soprattutto puo' nascondersi dietro lo scetticismo del nuovo "fronte del nord". I tedeschi ancora una volta si mostrano disponibilissimi a sfruttare i vantaggi dell'unione monetaria quando si tratta di inondare i mercati europei e mondiali con le loro merci, ma diventano improvvisamente euroscettici quando c'è da cooperare con i paesi del sud. Ne parla German Foreign Policy


[…] Parigi vorrebbe un budget per la zona euro e un euro-ministro delle finanze; dell'introduzione degli Eurobond, originariamente prevista dal piano Macron, non c’è piu’ traccia. Durante la conferenza stampa congiunta in occasione dell‘ultimo vertice UE di venerdì scorso, la Cancelliera ha risposto alle proposte concrete del Presidente francese senza prendere impegni precisi oltre ad esprimersi in favore di un generico "proseguimento della discussione", riportano le corrispondenze; Merkel sta lasciando Macron "in piedi sotto la pioggia ad aspettare". Sorge spontanea la domanda: "quanto tempo ancora il presidente francese presterà il fianco alle tattiche temporeggiatrici di Merkel". La discussione su quale forma concreta dovrebbero prendere i trasferimenti finanziari nel quadro di una unione sociale europea non ha fatto passi avanti; c'è ancora disaccordo e "non si sa ancora da dove dovrebbe arrivare il denaro e in che modo dovrebbe essere speso"[2]. 


La tattica temporeggiatrice di Berlino 



E’ dalla vittoria elettorale del presidente francese che Berlino continua ad utilizzare la stessa tattica per temporeggiare. Macron era riuscito infatti a prevalere nei confronti dell'estrema destra del Front National promettendo una maggiore integrazione europea e una riforma dell'eurozona. All'inizio si è voluto far credere alla "speranza francese“ che sarebbe stato necessario aspettare le elezioni federali dell'autunno 2017. In seguito, si è voluto raccontare che la lunga fase necessaria per la formazione di un governo a Berlino avrebbe creato "un vuoto di potere" che invece ha permesso alla Cancelliera di "lasciare in attesa" le proposte di Macron.[3] Il "nuovo slancio", promesso dal presidente dall'aspetto giovanile subito dopo la sua elezione, ha lasciato il posto allo scetticismo di molti critici. Gli avversari di un budget della zona euro e di un ministro delle finanze dell'eurozona all'interno dell'UE sono molti, soprattutto se si tratta di "posticipare e disinnescare" dei piani cosi' impopolari a Berlino. Nel tentativo di sfruttare il temporaneo vuoto di potere a Berlino, il ministro delle finanze olandese e altri ministri nordici dell'UE si sono pronunciati contro i piani di Macron. Anche fra i paesi governati dall'ultradestra della periferia orientale dell'UE prevale il rifiuto nei confronti dei piani di Parigi. “E' diventato molto piu' facile per la Germania nascondersi dietro lo scetticismo degli altri paesi", conferma un esperto del Consiglio Tedesco per le Relazioni Estere (DGAP). La prolungata "incertezza" sulla posizione di Berlino ha spinto anche altri stati a criticare i piani di Macron. Ora "Berlino potrebbe appoggiarsi a questo rifiuto e invocare un compromesso oppure dei progressi decisamente piu’ piccoli". [4] 



La tradizione del blocco di Berlino 


Il temporeggiamento nei confronti degli sforzi francesi finalizzati alla creazione di un meccanismo intraeuropeo in grado di compensare la "Beggar-Thy-Neighbour-Politik" tedesca, a Berlino ha una lunga tradizione. Parigi ha sempre cercato di contrastare le enormi eccedenze commerciali tedesche, che di fatto equivalgono ad una esportazione di debito, cercando di spingere verso una integrazione europea accellerata; ma ogni volta le élite francesi si sono trovate di fronte ad un muro di gomma. Nel 2015 l'allora presidente francese Francois Hollande aveva suggerito una piu’ stretta cooperazione franco-tedesca e l'istituzione di un governo della zona euro – ricevendo pero' un rifiuto netto da parte di Berlino. Hollande vorrebbe "forzare l'Europa a stare insieme ricorrendo a dei tecnocrati. Ma questo non funziona"[5]. In precedenza il presidente francese Sarkozy ci aveva provato con l'idea di creare all'interno dell'eurogruppo un "governo europeo". La proposta francese formulata nell'autunno del 2008 - poco dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale - nasconde il rischio "di una divisione all'interno dell'UE" e tocca i "nervi" dell'Europa, aveva lasciato trapelare nell'ottobre 2008 la Cancelleria nei confronti dei media tedeschi.[6] Con queste dichiarazioni il tentativo di Sarkozy era stato rimosso dall'agenda.



[2] Silke Wettach: Warum die große Euro-Reform ausfällt. wiwo.de 23.03.2018.

[3], [4] Karin Finkenzeller: Merkel hat Zeit. zeit.de 21.03.2018.

[5] Albrecht Meier: Unions-Fraktionsvize Friedrich erteilt Hollandes Vorschlag Abfuhr. tagesspiegel.de 20.07.2015.

[6] Berlin: Sarkozy könnte die EU spalten. faz.net 24.10.2008. S. auch Tomasz Konicz: Aufstieg und Zerfall des deutschen Europa.

lunedì 26 marzo 2018

11.4 miliardi di euro all'anno

Continua l'offensiva dei francesi per convincere i tedeschi a cedere sul terreno dell'unione di trasferimento. Dopo Macron, questa volta è Christine Lagarde che a Berlino presenta il suo "fondo per il cattivo tempo", lo strumento con il quale secondo il presidente del FMI si potrebbero superare gli shock all'interno dell'eurozona. Ovviamente in Germania quando si tratta di aprire il portafogli permane un certo scetticismo. Ne parla Die Welt


[...] "Per evitare che la dolorosa esperienza degli anni della crisi economica 2008/2009 si ripeta, l'eurozona ha bisogno di creare una sorta di capacità fiscale centrale", ha detto Lagarde durante un evento organizzato dall'istituto di ricerca economica DIW a Berlino. Il cosiddetto "fondo per il cattivo tempo" dovrebbe rappresentare una parte centrale di questo progetto.

Secondo la proposta del presidente del FMI, i paesi della zona euro dovrebbero versare ogni anno lo 0,35% del loro prodotto interno lordo (PIL) all'interno di un fondo. A fronte di versamenti esigui, secondo Lagarde, si potrebbe ridurre di oltre il 50% il rischio di avere sconvolgimenti incontrollabili all'interno dell'eurozona. Il prerequisito per ricevere le prestazioni del fondo dovrebbe essere il rispetto delle regole fiscali dell'UE, ha chiarito sempre il presidente del FMI.

Il principio dell'assicurazione auto

Il fondo non è destinato a compensare le debolezze croniche e i deficit nazionali dei paesi dell'eurozona. Le risorse del fondo sarebbero destinate a coprire le lacune di bilancio causate dalle diverse situazioni di crisi dei rispettivi stati membri. La dimensione del fondo non sarà probabilmente sufficiente per risolvere la prossima crisi, ha detto Lagarde, "ma puo' aiutare a superarla".

Secondo il piano, i 19 Stati "negli anni buoni dovrebbero contribuire a costruire le riserve", vale a dire riempire il fondo. Al quale potrebbero poi ricorrere i paesi con problemi economici. "Il fondo dovrebbe operare secondo il principio dell'assicurazione auto", ha affermato il capo del FMI. "Solo chi in precedenza ha contribuito, potrà in seguito beneficiare delle prestazioni. E chi lo ha fatto, dopo aver superato la situazione difficile, dovrà pagare di piu".

Questo principio serve a impedire che il fondo si trasformi in un'unione di trasferimento. Non dovrebbe quindi funzionare in modo da incentivare i singoli paesi ad essere finanziati in maniera permanente da altri paesi, ha spiegato il presidente del DIW Marcel Fratzscher. L'obiettivo sarebbe quello di fare in modo che alla fine ogni paese possa ricevere prestazioni pari a quanto ha versato nel fondo. "Dal mio punto di vista, anche nel caso in cui i pagamenti da effettuare siano ingenti, non dovrà essere ampliato facendo ricorso a prestiti. Quando il fondo è vuoto, è vuoto", dice Fratzscher.

Rischi economici

Lagarde invece va oltre: in circostanze estreme, il Fondo dovrebbe essere autorizzato anche a prendere denaro in prestito. E questi prestiti in seguito dovrebbero essere rimborsati grazie ai contributi dei singoli membri. "Ma per essere chiari: questo fondo deve essere un buffer temporaneo, non uno strumento di salvataggio permanente" cosi' secondo Lagarde.

Lagarde ha inoltre sottolineato che in un contesto fatto di tendenze sempre più protezionistiche e populiste, è importante stabilizzare la zona euro e prepararla ad affrontare le crisi future. "In questi tempi difficili abbiamo bisogno di leadership", ha detto il capo del FMI, anche alla luce della disputa commerciale con gli Stati Uniti. "Il mio desiderio è che la zona euro sia una di queste istituzioni leader".

11.4 miliardi di euro all'anno

Per quanto è stato reso noto, i piani presentati non sono del tutto nuovi ed hanno alcuni punti deboli. Cosa suaccadrebbe in caso di crisi in uno stato membro in regola con i pagamenti, ma che sotto determinati aspetti non ha rispettato le norme fiscali dell'UE? 

Al Ministero delle Finanze Tedesco le reazioni alla proposta di Lagarde sono alquanto scettiche. "Le proposte in merito ai nuovi strumenti di bilancio sono un elemento della discussione in corso sull'approfondimento dell'unione economica e monetaria. Ci sono sul tema diverse considerazioni e suggerimenti, non da ultimo da parte della Commissione Europea, ma anche del FMI, che continuano ad essere oggetto di discussione", cosi' la risposta del ministero ad una nostra richiesta. "ll lavoro degli organismi europei è attualmente incentrato sullo sviluppo dell'Unione bancaria e del meccanismo europeo di stabilità".

"Mi sfugge completamente la necessità di un ulteriore strumento di compensazione dei deficit", ha detto a Die Welt Peter Bofinger, il membro piu' anziano del "Consiglio dei saggi economici". "E' una cosa a metà fra la concessione di un prestito nell'ambito dei pacchetti di stabilità e gli aiuti erogati attraverso il meccanismo europeo di stabilità (ESM). Che senso avrebbe un terzo strumento?", chiede Bofinger.

Bofinger sottolinea inoltre che i versamenti previsti dal FMI entro tre anni raggiungerebbero i 100 miliardi di euro. "Come si possono investire tutti questi soldi?" Alla fine ci troviamo in una fase di bassi tassi di interesse e "l'investimento di una somma simile non farebbe altro che ridurre ulteriormente i tassi di interesse", cosi' Bofinger.

La questione successiva è se il modello sia davvero praticabile. Dopo tutto, i beneficiari di aiuti finanziari dovrebbero aumentare i pagamenti subito dopo aver superato una crisi. I governi dei paesi da poco usciti da una crisi potrebbero essere meno disposti ad aumentare immediatamente i versamenti nel sistema di sicurezza.

Infine, l'entità del fondo delineato da Lagarde rischia di incontrare forti resistenze nella zona euro: lo 0.35% del PIL sono molti soldi, e per alcuni paesi potrebbero addirittura essere troppi. Per la Germania, con un PIL di circa 3,26 trilioni di euro, significa che ogni anno dovrebbe versare circa 11.4 miliardi di euro nel fondo, calcolati sui 10 anni sarebbero 114 miliardi di euro.

Nei periodi buoni, come quello attuale, si possono anche obbligare i governi a prendere un tale impegno. Ma cosa accadrebbe quando le nuvole piu' scure si radunano nel cielo economico? Christine Lagarde vede il problema, ma controbatte usando una espressione di saggezza che da mesi continua a ripetere come se si trattasse di un mantra: "bisogna riparare il tetto quando ancora splende il sole".

mercoledì 21 marzo 2018

Il doppio gioco di Merkel

Secondo Lost in Europe, un blog ben informato, Merkel nel confronto con Macron, avrebbe chiesto ad Altmaier (CDU) di spalleggiare il gruppo intransigente del nord guidato dall'olandese Rutte (qui la lettera uscita sulla stampa tedesca) per ritagliarsi un ruolo di mediazione con il fronte dei sud-europei, guidato da Macron, e per frenare ogni passo verso la temuta unione di trasferimento. Da Lost in Europe


E questo signori è stato "il motore franco-tedesco": poco prima del vertice UE di giovedì fonti vicine agli ambienti del governo di Berlino confermano che la Cancelliera Merkel appocggia l'iniziativa anti-Macron del Nord Europa.

In precedenza era trapelato che il braccio destro di Merkel - l'ex Capoufficio alla Cancelleria Altmaier - aveva partecipato a due dei tre incontri del gruppo guidato dal primo ministro olandese Rutte.

Si tratta del gruppo di paesi del nord che si oppone all'approfondimento dell'unione monetaria, come invece chiede Macron. Il gruppo inoltre è contrario ad un aumento dei contributi UE, come invece annuncia la "GroKo" nel contratto di coalizione.

"Ci fa sempre piacere partecipare quando si parla del futuro dell'UE", si dice in ambito governativo. Il NO del gruppo Nord al "piu' Europa" sarebbe "un contributo positivo al dibattito attuale".

Merkel sta cercando di posizionarsi come mediatrice - a metà fra gli intransigenti olandesi e il capo di stato francese. Non esiste un monopolio franco-tedesco, almeno cosi' si dice.

In verità Merkel vorrebbe solo rallentare Macron e preservare lo status quo all'interno dell'UE, cosi' favorevole alla Germania. Gioca un doppio ruolo che serve piu' che altro a rallentare la prevista riforma dell'UE.

E cio' farà in modo che dal vertice UE di giovedì e venerdì non ci si potrà aspettare nessun progresso concreto. "L'agenda dei leader" semplicemente non porta da nessuna parte.

Macron tuttavia è riuscito a mettere due temi all'ordine del giorno: una nuova tassa europea sulle società internet - e un vertice europeo nel quale si parlerà del futuro dell'unione monetaria.

Ovviamente Berlino frena anche su questi temi, non ci si puo' aspettare nessuna decisione...


domenica 18 marzo 2018

Hans Werner Sinn: la coalizione Jamaika è fallita a causa di Macron

Il Prof. Hans Werner Sinn, ormai in pensione, nei giorni scorsi è stato ospite di Markus Lanz sulla ZDF per parlare di Trump, dell'UE e dell'unione di trasferimento prossima ventura. Anche questa volta non ha deluso le aspettative e ha spiegato ai tedeschi la vera ragione dietro il fallimento della coalizione Jamaika. Ne parla epochtimes.de


Giovedì sera tardi, il più famoso e illustre economista tedesco è stato ospite di Markus Lanz.

Quello che il prof. Hans Werner Sinn ha detto, senza peli sulla lingua  e sempre in pieno accordo con il segretario della FDP Christian Lindner, anch'egli in studio, viene riportato di seguito.

Trump ha ragione con le sue accuse contro l'UE

Le auto americane, secondo il professore, partito subito in quarta, vengono importate nell'UE con dazi del 10%, le nostre auto vengono esportate negli USA solo con il 2.5% di dazio. Allo stesso tempo pero' l'UE accusa Trump di voler isolare gli Stati Uniti aumentando le tariffe doganali. In realtà accade il contrario, ha spiegato Hans Werner Sinn.

L'UE in realtà cerca di proteggersi applicando tariffe doganali molto alte con l'unico scopo di difendere gli interessi di una specifica lobby economica Tutto questo accade a spese dei consumatori europei e a spese degli Stati Uniti, ma anche del terzo mondo. Nella narrazione della stampa tedesca tuttavia i fatti vengono completamente travisati.

A spese dei consumatori europei, in particolare tedeschi

Lo stesso vale per i prezzi agricoli dell'UE. A causa delle barriere doganali i prezzi dei beni alimentari sono del 20% superiori rispetto ai prezzi presenti sul mercato mondiale e piu' alti rispetto ai prezzi degli Stati Uniti. Chi se ne avvantaggia e chi invece ci guadagna? A trarne vantaggio sono gli agricoltori europei che usano le loro lobby per convincere l'UE a proteggerli mediante alte tariffe doganali. E questo naturalmente a scapito dei consumatori tedeschi, che devono pagare di piu' per il cibo che comprano.

La carne bovina quando viene importata è sottoposta a un dazio del 69%, la carne di maiale al 26%. Negli Stati Uniti il cibo è molto piu' economico.

In un normale scambio libero da dazi, i consumatori ordinari, specialmente la gente comune, avrebbero enormi benefici. Spendendo gli stessi soldi, il loro tenore di vita sarebbe nettamente superiore, perché con prezzi alimentari piu' bassi potrebbero fare la spesa a prezzi decisamente piu' vantaggiosi.

La colpa è chiaramente dell'UE che ha una politica protezionista. E gli americani si sono stancati. Per questo Trump ha minacciato: se non la smettete tasseremo le vostre auto con un dazio piu' alto.

Perchè l'UE si comporta in questo modo? Cosa c'è dietro?

La risposta corretta sarebbe quella di non fare come vorrebbe fare l'UE, e cioè imporre tariffe punitive sulle Harley Davidson. La risposta giusta  sarebbe piuttosto quella di ridurre le proprie tariffe doganali e impegnarsi a praticare un commercio libero ed equo. Hans Werner Sinn ha spiegato anche perchè l'UE vuole elevate tariffe protezionistiche o punitive e addirittura ipotizza una guerra commerciale. 

Semplicemente perchè i dazi doganali finiscono nel bilancio dell'UE e costituiscono una parte importante del bilancio UE. Il Moloch-UE  grazie ai dazi doganali si finanzia autonomamente e perciò ha interesse ad aumentare le proprie entrate, ma a spese della propria popolazione, che deve pagare prezzi piu' alti.

Ma tutto cio' si spinge ancora piu' avanti. Tutti i regolamenti e le prescrizioni in cui i prodotti alimentari vengono descritti con esattezza, (come ad esempio la curvatura dei cetrioli, o le dimensioni delle mele e delle patata etc) servono ad un solo scopo: il mercato UE deve essere chiuso verso l'esterno a favore di determinate aziende e produttori (pura politica di lobby). E questo sempre a spese dei consumatori europei.

Il protezionismo dell'UE danneggia il terzo mondo più di ogni aiuto allo sviluppo

Alla domanda di Lanz, se tutto cio' non avvenga a scapito del Terzo Mondo, ad es. del piccolo contadino africano, l'economista ha risposto: si', certo. Un economista canadese ha fatto i calcoli.

Conclusione: gli aiuti allo sviluppo verso il terzo mondo sono molto inferiori rispetto al danno, causato al terzo mondo, dal fatto che i paesi sviluppati non facciano entrare i loro prodotti nei loro mercati, cioè che il commercio estero sia fortemente limitato. Questo vale soprattutto per i prodotti agricoli in cui il terzo mondo ha un vantaggio commerciale (di prezzo).

La discussione pubblica è completamente distorta. Si cerca di imporre ogni tipo di discorso moralizzeggiante per giustificare le tariffe protettive, che in realtà pero' finiscono per colpire solo la gente comune.

La vera ragione del fallimento della "Jamaica"

Il prof. Sinn ha quindi rivelato la vera ragione dietro il fallimento della coalizione Jamaica.

In verità si tratta dell'unione di trasferimento. Il  presidente francese Macron voleva un ministro delle finanze europeo, voleva le tasse europee, voleva la possibilità di mettere in comune il debito, un'assicurazione comune contro la disoccupazione, e un'assicurazione comune sui depositi etc.

Perchè Macron lo vuole e perché molti altri nell'UE lo vogliono?

Perché in questo modo potrebbero prosciugare il contribuente tedesco e il popolo tedesco. I quali sarebbero poi chiamati a rispondere dei debiti fatti dagli altri, a pagare per i disoccupati degli altri, e a garantire ogni volta per le loro banche pericolanti etc.

Macron: se Lindner entra nel governo, sono morto

Si tratta di grandi oneri a carico del contribuente tedesco. E Macron avrebbe anche detto: 

"Se Lindner entra nel governo, sono morto. "

E questo secondo Sinn sarebbe il vero motivo del fallimento della coalizione Jamaika: la Francia non avrebbe mai voluto la FDP al governo, perchè avrebbe ostacolato la trasformazione socialista dell'UE. 

L'Italia è a terra

In verità, afferma il Prof. Sinn con una certa decisione, la domanda finale che dobbiamo porci è questa: la Germania aprirà il portafoglio per sostenere i paesi non competitivi del sud attraverso una unione di trasferimento?

E su questo tema la FDP dice: Nein, non lo faremo. I contribuenti tedeschi non possono permetterselo. Non possono farlo, servirebbe una cifra troppo grande. Ognuno deve prendersi cura di se stesso.

E allo stesso tempo questi paesi, in particolare la Grecia, continuano ad avere una disoccupazione di massa perché non sono competitivi, perchè sono costretti a restare nell'euro.

Un problema ancora più grande della Grecia è l'Italia. In Italia, la frustrazione è al massimo. Il paese è a terra. La produzione industriale italiana è del 20% inferiore rispetto al livello di dieci anni fa. Un quarto delle aziende è fallito. Oggi gli italiani dicono: fuori i soldi oppure ce ne andiamo.

Il Professore non sa come se ne esce. Perché l'Italia non è la Grecia (oltre 60 milioni di abitanti rispetto a nemmeno gli 11 milioni della Grecia). In Grecia si è cercato di coprire tutto con il denaro, la causa dei problemi tuttavia non è stata rimossa. Il denaro per salvare l'Italia, come è stato fatto con la Grecia, semplicemente non c'è.

Dopo la Brexit è saltato l'equilibrio di potere fra nord e sud, il sud ora puo' fare quello che vuole

Il maggior problema della Brexit non è, come molti credono, il fatto che le esportazioni verso la Gran Bretagna potrebbero diminuire drasticamente, ma la scomparsa del pensiero liberista britannico all'interno dell'UE. Questa forma di pensiero e questa cultura economica sono invece decisivi. E a causa della Brexit potrebbero uscirne fortemente danneggiati.

In termini concreti: nel Consiglio Europeo c'è una minoranza di blocco per la quale è necessario avere il 35% della popolazione dell'UE. Fino ad ora abbiamo avuto un equilibro fra il nord (Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Austria, Paesi scandinavi ...) e Sud (Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia ...)

I paesi del nord fino ad ora avevano il 39%, i paesi del sud il 38 % della popolazione UE. Entrambi avevano una minoranza di blocco, il sud e il nord. Quando pero' la Gran Bretagna sarà uscita, il nord avrà solo il 30% della popolazione - e quindi non avrà piu' la minoranza di blocco - il sud avrà però il 43%. Cio' significa che in futuro il sud potrà fare ciò' che vuole.

I tedeschi si accorgeranno che i loro conti sono stati saccheggiati quando ormai sarà troppo tardi

Ma non potrà funzionare, secondo il Prof. Sinn. Lo spostamento dei rapporti di forza, verso un dominio del sud, è estremamente preoccupante. Stiamo andando verso una unione di trasferimento, dalla quale non potremo piu' difenderci, perché non avremo piu' una minoranza di blocco.

E tutto ciò è stato messo nero su bianco nell'accordo di coalizione fra CDU e SPD. Le crisi degli ultimi anni, a partire dal 2010, sono state "risolte" usando sempre lo stesso principio: in sostanza hanno messo il portafogli del contribuente tedesco sul tavolo e hanno detto: non abbiate paura, ci saranno sempre i tedeschi a pagare i debiti, anche se gli altri non dovessero essere in grado.

Ma cosa accadrà fra 15 anni, chiede Sinn, quando i baby boomer andranno in pensione e vorranno avere la loro pensione di vecchiaia dai figli, che in realtà non sono mai nati. Allora tutte le garanzie promesse all'interno dell'eurozona ci cadranno sui piedi. Che succede in Germania, chiede l'economista. Che i loro conti vengono saccheggiati, i tedeschi se ne accorgono sempre quando ormai è troppo tardi.


mercoledì 7 marzo 2018

L'alleanza del nord contro l'unione di trasferimento

Otto paesi del nord dell'UE non si fidano piu' di Angela Merkel e temono che la Germania della nuova Groko tradisca il fronte rigorista facendosi sedurre dalle proposte di Macron. Per questo hanno redatto un documento in cui chiedono di tornare al piano originario dell'ex Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Ne parla la Frankfurter Allgemeine Zeitung.


Nella discussione sul rafforzamento dell'unione monetaria, otto paesi del nord dell'UE mettono in guardia da piani troppo presuntuosi o irrealistici. "Ulteriori trasferimenti di competenze a livello europeo dovrebbero essere presi in considerazione solo nel caso in cui vi sia un vero valore aggiunto", è scritto in un documento congiunto dei Ministri delle Finanze dei  Paesi Bassi, Irlanda, Danimarca, Svezia e Finlandia e dei tre Stati baltici, pubblicato martedi'. L'UE deve concentrarsi su ciò che incontra il consenso di tutti i paesi membri. "Alla fine dobbiamo raggiungere un accordo su cio' di cui abbiamo veramente bisogno, non su cio' che alcuni membri vorrebbero", è scritto nel documento. 


Lo sfondo dell'iniziativa del nord sono le proposte dei mesi scorsi in merito all'approfondimento dell'unione monetaria. Al centro ci sono piu' mezzi e maggiori competenze da mettere a disposizione a livello europeo. La Commissione europea propone risorse di bilancio supplementari per i diversi obiettivi dell'area euro: come l'attenuazione dei cosiddetti shock asimmetrici nei singoli paesi, oppure la ricompensa per le riforme economiche effettuate oppure come sostegno per le economie piu' deboli che ancora non sono parte dell'unione monetaria ma che vorrebbero entrare nell'euro. Inoltre le autorità europee chiedono di trasformare il fondo ESM in un fondo monetario europeo (FME) fondato sul diritto europeo. Fino ad ora il fondo ESM è rimasto un trattato intergovernativo fra i paesi della zona euro. Le proposte della Commissione sono state integrate dalle idee del presidente francese Emmanuel Macron a favore di un bilancio separato dell'area euro. 

"Per rafforzare l'unione monetaria sono prima di tutto necessari dei passi decisivi nei singoli stati membri finalizzati al rispetto delle nostre regole comuni", si legge nel documento. Si deve partire dalle riforme strutturali e dal rispetto del Patto di Stabilità, mentre sarà necessario utilizzare gli strumenti economici e fiscali già esistenti. In questo modo ogni singolo paese potrà creare nel proprio bilancio lo spazio per i periodi difficili. Cio' consentirà all'unione monetaria di stabilizzarsi e di raggiungere una migliore convergenza fra tutti i paesi euro. Questa posizione puo' essere considerata come una bocciatura della "funzione di stabilizzazione" proposta dalla Commissione per la gestione degli shock asimmetrici.

La Germania, che fino ad ora era stato considerato il paese portavoce degli stati europei del nord, non è coinvolta nella stesura del documento. A Bruxelles si ritiene infatti che gli otto paesi abbiano voluto prendere l'iniziativa soprattutto perché temono un cambio di direzione del nuovo governo federale. "Fino ad ora per bloccare le ampie richieste di trasferimenti da parte del sud questi paesi potevano contare sul Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Schäuble ora ha un successore della SPD e dall'accordo di coalizione traspare una certa disponibilità ai trasferimenti", afferma un diplomatico dell'UE.

Un'altra ragione dell'iniziativa è la paura degli otto relativamente piccoli paesi di essere  travolti politicamente da un'iniziativa politica franco-tedesca. "Gli stati temono che l'alleanza di governo nero-rossa sia un po' troppo filo-francese. Vogliono anche impedire che siano solo i 2 paesi piu' grandi a decidere sulle riforme", dice un altro diplomatico. Questo ha spinto anche i due paesi non-euro Svezia e Danimarca ad aggiungersi all'iniziativa.

Per quanto riguarda la trasformazione dell'ESM in un FME gli otto stati insistono sulla precedente posizione di Schäuble: il processo decisionale "deve restare chiaramente nelle mani degli stati membri". Le regole di voto e l'organizzazione intergovernativa non devono cambiare. Si dovrà inoltre esaminare se sarà possibile inserire nelle future regole di funzionamento del FME le disposizioni per la ristrutturazione del debito sovrano dei paesi europei. Anche per quanto riguarda l'unione bancaria gli otto paesi mantengono la posizione di Schäuble: è necessario ridurre i rischi bancari prima di pensare di istituire un fondo europeo per i salvataggi bancari da finanziare con i mezzi del fondo ESM.