"Fino a quando l'Europa appoggerà la politica francese nella zona CFA, l'Europa dovrà anche sopportare le conseguenze di questa politica. Dovrete pertanto continuare a vivere subendo gli effetti delle migrazioni di massa provenienti dalle zone francofone dell'Africa" dice a Deutschlandfunk.de l'ex ministro delle finanze della Costa d'Avorio Koulibaly. Seconda parte dell'ottima inchiesta di Deutschlandfunk sull'arma invisibile dei francesi in Africa, il franco CFA. Si arriva da qui (prima parte)
"L'Africa è stata resa povera"
"Si dice sempre che l'Africa è povera. Non è vero. L'Africa è stata resa povera", dice Moona Ya. La giovane ha poco più di 30 anni e si considera parte di una nuova generazione che finalmente vuole farla finita con l'eredità coloniale. Insieme ai colleghi di tutta l'Africa occidentale, la musicista ha registrato una canzone di protesta. "Sept Minutes contre le Franc CFA". È convinta che i tempi siano maturi per il cambiamento.
Ma non c'è solo la Francia, ad essere responsabile è anche l'Europa. Fin dall'introduzione dell'euro, infatti, il franco CFA non è più agganciato al franco francese ma all'euro. Questo cambiamento nei fatti significa che da allora ogni euro-decisione presa dalla BCE a Francoforte colpisce direttamente 150 milioni di africani che non sono stati né inclusi né coinvolti nella decisione.
Moona Ya: "Ci è sempre stato detto che non ci potevamo gestire da soli perché siamo neri, perché siamo africani. Ci è stato detto che la democrazia non è per l'Africa, perché gli africani sono in un questo o in quel modo. Ma sono tutte sciocchezze! Ovviamente possiamo gestirci da soli il nostro denaro". Ci sono sempre più giovani che non vogliono più accettare il sistema creato intorno al franco CFA, dicono Moona Ya e i suoi colleghi. Quindi, perché il franco CFA non viene abolito?
Il franco CFA non è il solo responsabile
Ci sono diverse ragioni per la situazione attuale. In primo luogo, uno sguardo agli stati vicini mostra che l'abolizione del franco CFA è ben lungi dall'essere la panacea di tutti i mali. Un esempio è la Guinea. Il paese ha abolito il CFA nel 1960 sostituendolo con il franco della Guinea. Tuttavia, la situazione economica del paese è disastrosa almeno quanto quella nella maggior parte degli Stati CFA.
Dopo la riforma monetaria del 1960 la Francia ha fatto il possibile per punire la Guinea per aver lasciato l'Unione monetaria. Quella che per lungo tempo è stata solo una diceria ora può essere provata storicamente: la Francia all'epoca stampava moneta della Guinea contraffatta, inondando il paese di banconote e spingendo la moneta verso un'inflazione catastrofica. Una vergognosa espressione delle rivendicazioni coloniali francesi dell'allora capo di stato francese Charles de Gaulle. Tuttavia le ragioni degli odierni problemi economici del paese ricco di risorse naturali sono altre: la cattiva gestione, la corruzione e la svendita delle risorse minerarie hanno a lungo avuto un ruolo più importante in Guinea che nelle altre ex-colonie francesi.
Un altro caso è il Mali. Il paese dopo l'indipendenza del 1960 ha lasciato il franco CFA e poi vi è rientrato nel 1984. Ci sono anche paesi come la Guinea Bissau che non sono mai stati colonizzati dai francesi e che tuttavia alla fine hanno deciso volontariamente di essere parte dell'unione monetaria. Nonostante tutte le critiche legittime, il franco CFA ha un certo fascino: un'area economica comune, il commercio più facile con l'Eurozona e la stabilità monetaria restano argomenti convincenti
Anche le élite africane ne beneficiano
Ma c'è un'altra ragione se il franco CFA ancora oggi, più di mezzo secolo dopo l'indipendenza delle ex colonie, continua ad esistere. L'economista ed ex consigliere del FMI Abdourahmane Sarr dice: "potremmo riformare il Franco CFA domani. I capi di stato potrebbero incontrarsi e decidere di far rientrare le riserve dalla Francia. Il problema è che non abbiamo la giusta leadership politica. L'élite beneficia del CFA sopravvalutato. Queste persone non sono interessate ad alcun cambiamento del sistema che li ha resi ricchi. Non c'è nessuna pistola puntata alla tempia di nessuno. I nostri politici agiscono di loro spontanea volontà".
In effetti diversi presidenti francesi in passato hanno ripetutamente dichiarato di essere aperti nei confronti di una riforma del franco CFA. L'ultimo a dirlo è stato il presidente Emmanuel Macron nel novembre 2017 in un discorso agli studenti presso l'Università di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, "Nessuno obbliga gli stati a restare membri del franco CFA. Se il vostro presidente domani decidesse di lasciare l'Unione, il Burkina Faso domani sarebbe fuori dalla moneta. Gli stati africani membri del franco CFA sono essi stessi padroni del loro destino. La decisione spetta a loro".
Continuità coloniale e corruzione
L'ex ministro delle finanze-Koulibaly è scettico, ha avuto esperienze diverse, e dice: "io stesso come ministro delle finanze già nel 2000 ho pubblicamente respinto il franco CFA annunciando l'uscita del mio paese. Ma l'allora presidente francese Jacques Chirac ha chiamato tutti i presidenti africani e ha fatto in modo che il generale Robert Guei, l'ex capo del governo militare in Costa d'Avorio, mi buttasse fuori dal governo. Alla fine sono stato espulso dal Ministero delle Finanze e spostato alla carica di Presidente del Parlamento ".
Questa storia non può essere verificata. Ma si inserisce in una lunga serie di interventi politici simili da parte della Francia nelle sue ex colonie: tentativi di colpi di stato segreti, omicidi e ricatti politici. Anche se solo la metà di questi fosse vera si tratterebbe di un business alquanto dubbio che non teme confronti con quello degli Stati Uniti in America Latina e in parti del Medio Oriente. E questa miscela di continuità coloniale e sfruttamento economico, da un lato, e di corruzione, cattiva gestione e svendita delle materie prime da parte delle élite locali, dall'altro, costituisce la base per la povertà delle ex-colonie francesi
L'ex ministro delle finanze della Costa d'Avorio Koulibaly è convinto: "fino a quando l'Europa appoggerà la politica francese nella zona CFA, l'Europa dovrà anche sopportare le conseguenze di questa politica. Pertanto dovrete continuare a vivere subendo gli effetti delle migrazioni di massa provenienti dalle parti francofone dell'Africa".
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