lunedì 7 maggio 2012

Chi comanda davvero?

Su Die Zeit, il popolare economista Mark Schieritz, ci racconta che ad un anno dall'insediamento di Weidmann, è la Bundesbank a dettare le linee di politica economica al governo di Berlino. La banca centrale tedesca può contare sull'appoggio dell'opinione pubblica e il governo è appiattito sulle posizioni della BuBa.
La politica della Germania in tempo di crisi, si decide sempre di piu' a Francoforte. Che cosa vogliono le autorità monetarie di Francoforte?

Il 4 novembre dello scorso anno rimarrà a lungo nella memoria della cancelliera. In quel giorno, era un venerdì, Angela Merkel siedeva con i suoi omologhi del club G20. Si parla della crisi, e i francesi hanno fatto una proposta insolita: le banche centrali nazionali devono cedere una parte delle loro riserve in valuta estera al FMI, che con questo denaro dovrebbe calmare i mercati.

Un accordo sulla proposta viene raggiunto rapidamente, manca solo l'approvazione di Weidmann, che è rimasto in Germania. Viene informato - ma dice no alla proposta. Nella riunione ci si agita. "Chi è quest'uomo, chi ha il suo numero?" sbuffa Barack Obama. Il telefono di Weidmann continua a squillare, ma la sua posizione non cambia. Per lui il piano del G-20 resta un finanziamento agli stati da parte della banca centrale. I capi di stato se ne vanno senza avere ottenuto nulla.

Un banchiere centrale tedesco che si immischia nella politica internazionale? Non accadeva da tempo, ma ora dovremo abituarci. Nei mesi scorsi in Germania è emerso un nuovo centro di potere: la Bundesbank a Francoforte sul Meno. Un anno dopo l'avvio della presidenza di Weidmann la Bundesbank è sempre piu' protagonista sulla scena.

Da quando in Europa si sta cercando una via di uscita alla crisi, la Bundesbank ha un ruolo decisivo. Per le autorità monetarie è un esercizio di equilibrismo: devono lottare per difendere i loro principi, ma riconoscere quando questi minacciano di diventare un dogma. 

Con l'introduzione dell'Euro il potere della Bundesbank si era ridotto. Da allora infatti la BCE è responsabile per la politica monetaria. La Bundesbank era stata trasformata in un organo esecutivo, con pochissima voce in capitolo. La banca centrale tedesca aveva dovuto ridurre il personale, e i lavoratori rimasti ricordavano con piacere i bei tempi in cui una parola della Bundesbank faceva tremare i mercati mondiali e Jacques Delors, il presidente della Commissione EU, diceva: "non tutti i tedeschi credono in Dio, ma tutti credono nella Bundesbank".

Il punto piu basso è stato raggiunto in una sera di autunno di cinque anni fa, quando la Bundesbank ha festeggiato il suo 50 esimo anniversario allo Zoopalais di Francoforte. Il presidente della BCE vi ha partecipato, e la Cancelliera ha tenuto il suo discorso. Ha parlato dei successi del passato, del mito fondatore della Bundesbank, l'inflazione della Repubblica di Weimar, e del suo compito attuale: occuparsi della stabilità dei prezzi. Ma è un viaggio nel passato. Le notizie sui giornali suonano come necrologi.

Ancora oggi la banca centrale si trova in un complesso di edifici degli anni '70 alla periferia di Francoforte. L'interno è dominato da tappeti spessi e pareti rivestite in legno, su cui le opere della propria collezione d'arte sono un po' fuori luogo.

Già il predecessore di Weidman, Axel Weber, aveva portato nella banca centrale degli economisti giovani e intelligenti. Con l'aiuto della sua squadra finanziaria ha tenuto sotto controllo la crisi finanziaria. Quando Weidmann lo scorso anno dalla cancelleria di Berlino si è spostato alla Bundesbank, il rinnovamento è andato ancora avanti.

Ma il presidente della Bundesbank è tornato di nuovo potente. I disturbatori come Thilo Sarrazin sono stati fatti fuori e numerosi nuovi specialisti sono subentrati. Nel frattempo la banca centrale ha assunto di nuovo personale: dal 2010 sono stati assunti piu' di 100 esperti in materia di vigilanza bancaria e stabilità finanziaria.

Avranno sicuramente molto da fare. Secondo i piani del governo, al ministero delle finanze di Berlino a breve dovrà  essere operativo un comitato di specialisti per controllare i mercati finanziari. Sembra banale, ma è una piccola rivoluzione. Il gruppo potrà in questo modo obbligare le banche a ridurre la concessione di prestiti immobiliari, nel caso in cui i prezzi delle case dovessero crescere eccessivamente. In seno al comitato la Bundesbank si è aggiudicata un diritto di veto - e in questo modo un'ampia possibilità di influenzare i flussi di credito in Germania.

Weidmann nelle trattative politiche usa la sua buona relazione con la cancelliera, con cui ha lavorato per 5 anni come consulente economico. Nei mesi scorsi ha incontrato piu' volte a Berlino il suo precedente capo per dei lunghi colloqui . E in diverse occasioni, dopo questi incontri la Merkel ha pronunciato frasi, che la Bundesbank aveva utilizzato in precedenza come un motto. Il concetto di un'unione fiscale europea lo aveva accennato Weidmann per la prima volta in settembre in un discorso davanti all'associazione delle imprese familiari a Colonia. In un discorso di fronte al Bundestag, poche settimane, dopo la Cancelliera ha fatto proprio il concetto.

Anche la negoziazione di Cannes al G20 non è rimasta senza conseguenze. A Francoforte accusano l'ufficio della cancelliera di non aver bloccato per tempo le proposte francesi Dopo il vertice la Bundesbank ha inviato un proprio rappresentante a Berlino. E' rimasto piu' settimane ed ha lavorato in collaborazione con il successore di Weidmann alla cancelleria, Lars Hendrik Roeller. Il compito dell'inviato era di rafforzare le competenze monetarie del dipartimento di economia. Nella CDU è stata interpretata così: deve mettere il governo in linea con la banca centrale. 

La consulenza alla politica è uno dei compiti della Bundesbank - e Weidmann non si limita certo al governo in carica. Ha già incontrato Sigmar Gabriel, Frank-Walter Steinmeier e Jürgen Trittin e ha scambiato opinioni con i vertici della IG Metall. I socialdemocratici, come ha osservato la Bundesbank, da allora sono piu' cauti con le loro richieste di Eurobond. 

Alla Bundesbank non sono mai stati entusiasti della moneta unica. Una moneta unica doveva essere introdotta solo al termine di un lungo processo di integrazione politica ed economica; così argomentavano negli anni '90, quando sono state gettate le fondamenta dell'Euro. E di quell'analisi oggi sono un po' anche orgogliosi - ora che i governi vorrebbero creare una unione politica come reazione a questa crisi. 

Come questa dovrebbe essere, è stato l'oggetto di molte riflessioni - con a volte dei risultati sorprendenti. Così la Bundesbank ritiene una messa in comune dei debiti come realizzabile, solo se prima la politica di bilancio è stata messa in comune: altrimenti i viziosi potrebbero vivere a spese dei risparmiatori. E' anche a favore di un fondo di salvataggio per le banche europee, a patto che vi sia un'autorita di controllo bancaria europea, perché diversamente l'uso dei fondi di salvataggio non potrebbe essere controllato. 

Gli Stati Uniti d'Europa, questo sarebbe secondo la visione della Bundesbank un quadro coerente per l'Europa. Un federalismo leggero, nel quale ognuno è responsabile per il proprio destino, è all'incirca il concetto. Una via di mezzo, dove l'Europa è responsabile in solido, ma dove gli stati non rinunciano alla propria sovranità, non sembra essere gradito alla banca centrale.

La politica monetaria è positiva solo se gli incentivi sono giusti, da sempre questa è la visione della Bundesbank - e la continuità è un valore importante. I quasi 4000 dipendenti della banca centrale si danno molto da fare su ogni materia, prima che la banca centrale prenda una decisione. Una volta presa, raramente viene rivista. Il potere degli apparati è piu' grande che in ogni altra autorità tedesca.

Weidmann riesce a gestire l'intero sistema. Molto prima di entrare nella banca, ha lavorato come segretario generale del comitato di esperti per la definizione dell'Agenda 2010. Al dibattito sulle nuove misure di sostegno alla crescita, del resto, crede molto poco. L'allentamento delle misure di austerità in Europa sarebbe "controproduttivo", sostiene Weidmann. Proprio in tempi di  grande incertezza è importante che la politica resti credibile e che a questi principi si attenga. Il consolidamento fiscale e le riforme strutturali sono la migliore politica della crescita, perchè attraverso di queste le aziende riacquistano la fiducia perduta e la performance dell'economia migliora. 

Le riforme sono piu' importanti delle politiche anticongiunturali - ma non tutti la pensano così, e soprattutto di questi tempi, in cui è in gioco il futuro dell'unione monetaria. Weidmann per le sue convinzioni deve fare campagna. Come ad esempio un lunedi di 2 settimane fa. Il prestigioso Economic Club di New York l'ha invitato. L'associazione esiste già dal 1907, prima di lui solo 2 presidenti Bundesbank vi avevano tenuto un discorso: Karl Otto Pöhl e Hans Tietmeyer.

E' un territorio ostile per un uomo della Bundesbank: boss di Wall Street ed economisti amiericani - tutti in sala pensano che le grosse crisi si possono risolvere solo con grandi quantità di denaro e i tedeschi con le loro politiche rigoriste non fanno altro che peggiorare la situazione. La loro convinzione: senza il sostegno dei governi le economie in crisi collasseranno, e dopo non rimarrà nulla da poter riformare.

Weidmann tiene il suo discorso. Mette in guarda dagli effetti collaterali del denaro a buon mercato e dall'eccesso di compiti delegati alle banche centrali, che sempre di piu' sono chiamate a sostituire i governi nazionali. Poi è il turno delle domande. Lo sguardo esigente di Weidmann si rivolge verso il pubblico e risponde alle domande con una voce calma e un sorriso. Ai margini della sala si avvicina a lui John Paulson, uno dei piu' scaltri gestori di fondi del mondo. Gli confida le sue preoccupazioni: i sussurri del gigante finanziario al banchiere centrale.

Alla BCE le cose non vanno sempre così bene. Spesso la Bundesbank viene messa in minoranza - una delle ultime volte è stato in dicembre, quando il presidente Mario Draghi, contro la volontà dei tedeschi ha abbassato i tassi. Il presidente della Bundesbank nel consiglio direttivo della BCE ha solo un voto come tutti gli altri membri. E soprattutto le autorità monetarie del sud Europa, di fronte alla necessità economica, spingono la BCE ad agire rapidamente.

E Weidmann nel dibattito economico all'interno del circolo dei banchieri centrali può ancora guadagnare punti a suo favore. Ha una comprensione profonda e una posizione chiara - e nell'ufficio della cancelleria ha imparato come si stringono alleanze. Soprattutto ha un potente alleato: l'opinione pubblica tedesca che nel dubbio è quasi sempre a fianco della Bundesbank. E la banca centrale sa come usare questa stima.

Ciò ha conseguenze sugli equilibri di potere nel consiglio BCE. Mario Draghi non può  rischiare di perdere l'appoggio della popolazione tedesca alla BCE. Per questo si sforza di evitare uno scontro aperto con Weidmann. "Dobbiamo trovare delle soluzioni, con cui la Bundesbank può andare daccordo" ha dichiarato un membro del consiglio. Così Weidmann ha evivato che il fondo di salvataggio si rifornisse di denaro dalle banche centrali - ed è riuscito ad imporre che le banche centrali non debbano piu acquistare obbligazioni statali.

Quando la BCE ha messo a disposizione delle banche un trilione di Euro, Weidmann ha manifestato delle riserve. Ma alla fine ha deciso di evitare di mobilitare l'opinione pubblica tedesca. Forse perchè la decisione è stata presa in un momento in cui l'unione monetaria era sull'orlo di un precipizio. Una controversia nel consiglio della BCE sarebbe stato un colpo mortale per la moneta unica. 

Con la crescita di potere, cresce anche la responsabilità e la necessità di trovare compromessi. Per la Bundesbank questa è una sfida - che appartiene ugualmente alla sua identità: ai tempi del D-Mark le autorità monetarie hanno permesso in piu' occasioni che entrasse in circolo piu' denaro di quanto non suggerissero le sue stesse regole.

venerdì 4 maggio 2012

Scricchiola il ramo?


Lo Schadenfreude, un sentimento molto umano, ovvero "il piacere provocato dalla sfortuna dell'altro", che tanto si è visto all'opera nella crisi europea, questa volta va nella direzione opposta. Bild.de, il quotidiano popolare piu' venduto, ci dice che il mercato del lavoro si sta fermando e che sono partiti i licenziamenti di massa. 
Licenziamenti di massa  alla Lufthansa (3.500 tagli), Schlecker (10.000 posti), Neckermann (1.380 posti), Solar First (1.200 posti), Mueller Brot (600 lavoratori): anche il gigante del commercio al dettaglio Metro oggi ha annunciato una significativa riduzione dei dipendenti. 

"Dovremmo sicuramente tagliare dei posti di lavoro", ha detto il CEO Olaf Koch. Numeri concreti non ne ha voluti fare, ha annunciato però che il processo sarà doloroso. Metro punta a 100 milioni di Euro di risparmio. Lufthansa, la piu' grande compagnia aerea, ha reso noto oggi che 3.500 posti saranno tagliati nella parte amministrativa. 

Situazione della Lufthansa: la pressione delle linee a basso costo, la concorrenza della penisola arabica e gli alti prezzi del carburante obbligano la Lufthansa ad un risparmio obbligato: la piu' grande compagnia aerea ha deciso di cancellare 3.500 posti nell'amministrazione. Nel primo trimestre del 2012 l'azienda ha registrato perdite operative per 381 milioni di Euro.

Che cosa succede nel paese del Jobwunder?

Per l'azienda è sempre piu' difficile combattere contro la concorrenza. Così Lufthansa è impegnata ormai da anni nella battaglia con le compagnie low cost. In Europa Ryanair e Easyjet mettono Lufthansa sotto pressione. Nei trasporti intercontinentali è forte la concorrenza delle compagnie statali della penisola arabica che premono con qualità elevata e bassi costi.

Lo stesso quadro emerge dal gigante del commercio Metro.

Soprattutto nelle catene di elettronica Media Markt e Saturn l'azienda ha dovuto alla fine  abbassare i prezzi, per poter tenere testa alla concorrenza su Internet. Solo nel primo trimestre questo è costato 50 milioni di Euro. L'azienda ha investito ulteriori 23 milioni in azioni sul prezzo presso i propri rivenditori. 

Il miracolo economico è finito?

Secondo un sondaggio, gli affari delle aziende tedesche in aprile sono andati male come non accadeva da quasi 3 anni. 

L'indice dei responsabili degli acquisti è sceso di 2.2 punti a 46.2 punti, ha comunicato l'Istituto Markit. E' il dato peggiore dal luglio 2009. In questo modo il barometro si è allontanato dal valore di 50, che segnala la crescita: "L'abbassamento continuato della domanda ha portato le aziende a tagli di produzione" dichiare Tim Moore, economista di Markit.

Le imprese hanno perciò ridotto il numero dei posti di lavoro per la prima volta dal marzo 2010.

Prospettive incerte

Gli esperti parlano sottovoce. Si evita di fare delle previsioni sullo sviluppo nel mercato del lavoro. Soprattutto dopo la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione in aprile.

Nell'ultimo mese il numero dei disoccupati è sceso di 65.000 unità raggiungendo i 2.963 milioni. "E' una sorpresa negativa. Il tasso di disoccupazione destagionalizzato è salito", ci dice Heinrich Bayer di Postbank. "La debolezza economica comincia a lasciare il segno".

Gli osservatori parlano di "un fulmine sul mercato del lavoro tedesco". Che cosa significa questo?

Diversamente dall'anno precedente - secondo le valutazioni di alcune grandi banche interpellate in un sondaggio - il mercato del lavoro non ha mostrato nessun miglioramento congiunturale. La ripresa primaverile quest'anno è piuttosto debole. A confronto: gli anni scorsi la disoccupazione di aprile era diminuita ad una velocità doppia rispetto a quanto accaduto quest'anno. 

Gli esperti non sono meravigliati da questo sviluppo. Gli economisti delle banche avevano già previsto, dopo il rallentamento economico di fine 2011, che prima dell'estate 2012 ci sarebbe stata una flessione anche nel mercato del lavoro. Motivo: la flessioni economiche si riflettono sul mercato del lavoro con qualche mese di ritardo. 

"Molte aziende si muovono al momento con moderazione. Sui nuovi posti di lavoro ci si  muove a vista" ci dice  il capo economista di Commerzbank Eckart Tuchtfeld. "Adesso ci troviamo in una fase di stagnazione. Questa non è una tendenza al ribasso. La debole congiuntura invernale ha lasciato tracce nel mercato del lavoro. Anche se l'economia dovesse tornare a crescere, la disoccupazione potrebbe rimanere stabile nei prossimi mesi", sostiene l'analista di Postbank

giovedì 3 maggio 2012

Werner Sinn: i crediti Target mettono a rischio il risparmio del nord Europa

Continua sul blog di Handelsblatt.com la discussione sui saldi Target-2 e sui loro effetti: secondo Sinn la Bundesbank e i contribuenti tedeschi sono esposti a rischi eccessivi per i quali non sono remunerati. Questa la puntata precedente.
Caro sig. Gruener,

molte grazie per la sua risposta del 23 aprile. Mi lasci ricapitolare ancora una volta. Come critica alla mia posizione lei ha sostenuto che i saldi Target non potevano finanziare i deficit delle partite correnti, perchè questi deficit erano già presenti prima della crisi e prima della crescita dei saldi Target. A questo io ho risposto scrivendo che anche io non credo che i saldi Target abbiano creato un ampliamento dei deficit delle partite correnti, ma piuttosto provveduto al loro finanziamento. Un deficit delle partite correnti all'interno dell'Eurozona deve essere finanziato o con i crediti Target o attraverso l'importazione di capitali. Lei ha replicato nella sua ultima lettera, che i deficit delle partite correnti possono essere finanziati anche con i trasferimenti di capitale (ad es. donazioni o remissioni del debito), come avviene nei casi di insolvenza.

Quello che lei dice è corretto: un'insolvenza greca porta ad una rinuncia ad un credito dall'estero, che coincide con una riduzione dell'importazione di capitale da parte della Grecia. Fino ad ora, accanto alla normale importazione di capitali e ai crediti Target, questa è stata una fonte aggiuntiva per il finanziamento della bilancia delle partite correnti.

Tuttavia, nei 4 anni di crisi dal 2008 al 2011, ai quali si riferiscono le mie affermazioni, non c'è stata praticamente alcuna rinuncia dei creditori. Pertanto rimane valida la mia affermazione: in questi anni la Grecia non ha avuto in pratica nessuna importazione di capitali e ha finanziato per intero il suo deficit delle partite correnti con i crediti derivanti dal rifinanziamento, i quali hanno provveduto al mantenimento dell'economia greca. E se anche ci fosse stato un fallimento, sarebbe rimasta vera l'affermazione che l'intero deficit delle partite correnti è stato finanziato con i crediti Target.

Anche se in questo periodo ci fosse stato un fallimento senza l'aiuto della BCE, per la mia affermazione non ha alcuna importanza. E non è importante nemmeno il fatto che i deficit delle partite correnti reagiscano ai crediti Target. La mia tesi è che il normale import di capitale con cui si finanziava in precedenza il deficit delle partite correnti si è prosciugato, ed è stato rimpiazzato dai crediti Target. Per favore, legga ancora una volta il working paper con Timo  Wollmershäuser.

Timo Wollmershäuser e io condividiamo anche la sua osservazione, secondo cui la politica BCE nel dopo Lehman è stata utile e ha salvato molti posti di lavoro. Non c'è alcun dissenso sull'utilità di tale politica nei momenti di crisi acuta.

Differenze di opinione ci sono solamente nel lungo periodo, sebbene non posso immaginare che lei abbia un'altra opinione. Un allentamento dei vincoli di bilancio, che nel breve periodo può essere corretto, nel lungo periodo può essere dannoso.

Ci troviamo oggi nel quinto anno di crisi e nel quinto anno di finanziamento totale della Grecia. La Grecia fino ad ora sotto forma di crediti Target, crediti intergovernativi e tagli del debito ha ricevuto 500 miliardi di Euro, che in proporzione al PIL corrispondono a 125 piani Marshall. Il sospetto che siano stati già erogati piu' aiuti di quelli necessari a calmare una crisi di panico di breve periodo dei mercati, è molto forte.

Per quanto riguarda gli effetti di lungo periodo della politica BCE, in particolare l'abbassamento degli standard richiesti per il rifinanziamento del credito che ci ha portato ai crediti Target, dovremmo guardare ai tassi di interesse. Di per sé la politica della BCE ha evitato una stretta creditizia nel sud Europa, e spinto indirettamente verso un abbassamento dei tassi di interesse di lungo periodo in Germania, causato dalla sfiducia dei mercati. La politica della BCE ha inoltre stimolato una maggiore domanda nel sud Europa e quindi un aumento dell'inflazione, o in alternativa un rallentamento della deflazione. Entrambi i fattori hanno ridotto la crescita in Germania. Soprattutto se confrontiamo questa politica, con una caratterizzata da standard di sicurezza per il rifinanziamento meno generosi, e di conseguenza tassi piu' alti nel sud Europa.

Il problema della politica BCE è che il denaro del risparmiatore tedesco che non vuole piu' andare nel sud Europa, viene forzato ad andarvi con la protezione offerta dal contribuente tedesco, fino ad ora 619 miliardi di Euro. Con questa rinuncia al premio di rischio che i mercati pretenderebbero,  le banche centrali e gli stati vengono esposti a dei rischi per i quali non sono ricompensati. In questo modo si abbassa il tasso effettivo nel sud Europa, nel senso delle aspettative matematiche (tasso di interesse meno rischio di insolvenza),  grazie ai tassi effettivi del nord. I tassi di interesse effettivi diseguali portano ad una errata allocazione dei capitali e ad una perdita di benessere dovuta ad una crescita ridotta della zona Euro.  A causa di ciò nel  sud si finanziano progetti con un rendimento marginale minore di quelli che invece nel nord vengono trascurati. 

Nel sistema americano questo non sarebbe stato possibile. In quel sistema i saldi Target, vale a dire i crediti fra i diversi distretti della banca centrale, durante la crisi sono cresciuti fino ad un massimo del 3% del PIL e ogni aprile vengono saldati per mezzo di obbligazioni garantite, questo aprile fino allo 0.1 % pari a 21 miliardi. In Europa dove gli importi possono essere aggiunti al conto in maniera illimitata e dove si paga solo l'1% di interesse per i saldi Target, gli importi sono esplosi e al momento il saldo è pari al 9.8 % del PIL, vale a dire 925 miliardi di Euro. Se in Europa si dovessero saldare i crediti Target come avviene in USA, gli interessi nel sud sarebbero piu' alti. Perciò ci sarebbe da un lato un maggiore afflusso di capitale privato. Da un altro lato gli sforzi per il risparmio sarebbero stati maggiori, e allo stesso tempo gli squilibri esterni si sarebbero ridotti piu' rapidamente. La Bundesbank avrebbe ricevuto dalle altre banche centrali obbligazioni garantite pari a 600 miliardi di Euro, che la metterebbero in condizione di ripagare all'occorrenza le banche e i risparmiatori che hanno depositato il loro denaro. Credo che non sia possibile chiedere il pagamento dei crediti Target in una sola volta, ma gli importi dovrebbero essere limitati come avviene negli USA e in prospettiva i saldi dovrebbero scendere, senza la necessità di intervenire con un'altra forma di protezione per il capitale come ad esempio gli Eurobond o simili. 

Mit freundlichem Gruss

Vostro, Hans-Werner Sinn

mercoledì 2 maggio 2012

I sindacati non ci stanno

Sulla Frankfurter Rundschau leggiamo che al di sopra delle Alpi non ci sono solo Sinn, Weidmann, Schäuble e  il rigorismo merkeliano. I sindacati, in occasione del primo maggio, hanno manifestato il loro disaccordo verso le politiche di risparmio del governo di Berlino.
Migliaia di lavoratori in tutto il paese hanno sfilato nelle strade al grido di: "Lavori buoni per gli europei, salari equi e sicurezza sociale". "Non sono gli uomini ad aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità", ha dichiarato Sommer, il leader di DGB (confederazione sindacale tedesca). Le vere responsabili della crisi sono le elite avide di danaro.

I sindacati per il primo di maggio hanno avvertito i governi di non trasferire i costi della crisi sulla collettività. "Non sono le persone ad aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità" ha detto Michael Sommer, numero uno della DGB (confederazione sindacale tedesca) a Stoccarda. Sono le elite "avide di danaro che hanno derubato gli stati e che vogliono continuare a farlo". Il leader di Ver.di (il sindacato dei servizi) Frank Bsirske,  si è detto contrario a misure di risparmio a senso unico. 

Alle dimostrazioni nazionali del primo maggio, sotto il motto "Lavori buoni per gli europei,  salari equi e sicurezza sociale", hanno preso parte 420.000 persone, secondo quanto indicato da DGB.

Politica sbagliata

La vera responsabile della crisi è la politica sbagliata, ha detto Sommer. Chi non aumenta le tasse, permette la corruzione: "aver lasciato i mercati finanziari liberi di agire e il capitalismo predatorio privo di regole, è la vera causa della crisi vissuta in molti paesi europei". Invece di far risparmiare gli stati fino alla morte, sono necessari investimenti per il futuro dei paesi, ha continuato il leader di DGB. "L'alternativa alla capitolazione di metà delle economie europee non sono i programmi di risparmio, ma i programmi di rilancio economico".
Frank Bsirske alla manifestazione centrale di Ver.di a Saarbruecken ha detto che il Fiskalpakt "impone all'Eurozona una dose eccessiva di risparmio". Se l'Europa continua a risparmiare in maniera così forte durante la crisi, dovrà rassegnarsi alle differenze sociali fra gli stati membri e all'interno degli stessi paesi. Sono sotto attacco le conquiste sociali come la contrattazione collettiva e i sistemi di protezione sociale: "In questo modo si affonda la legittimazione dei progetti europei, questa politica è una bomba per l'integrazione europea" ha continuato Bsirske.

Richiesta di un piano Marshall

Per risolvere la crisi europea è necessaria una maggiore regolamentazione dei mercati finanziari e un piano Marshall che dia impulso alla crescita, ha dichiarato il leader della IG Metall Berthold Huber. La Germania ha bisogno di una Europa capace di avere un futuro e una politica, che abbia attenzione per il lavoro, rafforzi la sicurezza sociale e prenda in considerazione la questione ecologica. "Non si tratta di cambiare lato della strada e continuare a camminare nella direzione sbagliata - no, c'è bisogno di cambiare la direzione" ha detto Huber ad Amburgo.

Secondo il leader della Linke Gregor Gysi, i governi sarebbero all'opera per distruggere l'Europa come idea sociale. Tutti discutono di risparmiare e tagliare la spesa. "Mai una volta che quelli che dovrebbero farlo discutano di un aumento delle entrate fiscali". Ci sarebbe piu' solidarietà di quanta non ne serva, anche con la società greca, ha detto sempre Gysi.

martedì 1 maggio 2012

Ieri biochimico, oggi ragazzo alla pari, domani chi lo sa...

La Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), con un'intervista ad un giovane laureato, ci parla della speranza di un lavoro in Germania per i tanti spagnoli disoccupati e superqualificati: Baviera e Baden-Württenberg sono pronte ad accogliere gli altri 5 milioni di disoccupati spagnoli senza un titolo universitario?
Victor Mari non riusciva a trovare nessun lavoro come biochimico in Spagna. Ora il giovane laureato è arrivato a Francoforte come ragazzo alla pari. Un po' se ne vergogna. Ma non è certo il solo in questa situazione. 

FAZ: Signor Victor Mari Cervera, che cosa l'ha portata qui in Germania?

VMC: Ho studiato biochimica a Valencia e volevo lavorare come ricercatore. Ma a causa della crisi non ci sono lavori in laboratorio o presso le aziende

FAZ: E quindi è arrivato qui per lavorare come ragazzo alla pari?

VMC: No, prima ho fatto un master, per poter insegnare biologia e chimica nelle scuole. Ma al momento in Spagna non vengono assunti insegnanti. Non c'era per me alcuna possibilità, sebbene abbia una buona laurea. La sola cosa che poteva aiutarmi era una raccomandazione, ma non sono riuscito a trovarla.

FAZ: Non aveva pensato, che la situazione sarebbe peggiorata, quando ha iniziato con il master?

VMC: No, fare l'insegnante in Spagna mi sembrava una buona idea. In Spagna le scuole hanno bisogno di insegnanti di biologia. E negli ultimi anni erano stati assunti anche alcuni nuovi insegnanti. 

FAZ: Quando le è venuta l'idea di scappare?

VMC: E' arrivata immediatamente dopo la fine del mio master. Fuggire dalla Spagna per imparare una lingua. Avrei dovuto aspettare ancora un anno, perchè forse ci sarebbe stata la possibilità di ricevere un assegno di ricerca. Ma io non ho voluto, volevo solo andarmene. Ho 26 anni e non volevo piu' perdere tempo.

FAZ: Poteva immaginarsi di diventare un ragazzo alla pari, con una laurea in tasca?

VMC: Cercavo una possibilità di imparare la lingua e poi di potermi candidare in Germania come insegnante o in un centro di ricerca.

FAZ: Non ha mai la sensazione che il lavoro di ragazzo au pair per lei sia poco decoroso?

VMC: Naturalmente, quando incontro qualcuno qui in Germania, cerco di evitare il tema. All'inizio mi sono un po' vergognato. Ma la situazione attuale è solo un trampolino di lancio per imparare la lingua e trovare un lavoro. Inoltre mi piace il lavoro. Ha molto a che fare con l'educazione. Io amo l'insegnamento. Ed è un buona preparazione per il lavoro di professore.

FAZ: Si sta già candidando nelle scuole?

VMC: Si', e per ora la situazione è buona. Con la mia famiglia che mi ospita abbiamo l'accordo che io me ne posso andare quando troverò un buon lavoro. La famiglia  troverà rapidamente un sostituto, io credo, data la grande quantità di laureati spagnoli in attesa.

FAZ: Perchè?

VMC: La famiglia che mi ospita, per trovare un ragazzo alla pari, ha inserito un annuncio su un sito specializzato per ragazzi alla pari e ha ricevuto in poco tempo 30 candidature dalla Spagna: fra questi avvocati, architetti, ingegneri.

FAZ: Che cosa fanno i suoi colleghi di università, anche loro alla pari?

VMC: No, solo un'amica ad Amsterdam. Gli altri sono disoccupati o stanno cercando di aggiungere un titolo di studio al loro curriculum. Alcuni imparano le lingue, ma non all'estero. E pochi hanno trovato un buon lavoro.

FAZ: Può valutare quante persone del suo stesso anno accademico hanno trovato un lavoro?

VMC: Di 200 persone dello stesso anno accademico al massimo 50, e non sempre si tratta di un lavoro adeguato.

FAZ: Che cosa fanno allora?

VMC: Danno ripetizioni, o fanno i commessi da Zara o Massimo Dutti. Alcuni lavorano in discoteca, non importa se sono insegnanti o architetti. Ci sono molti architetti disoccupati in Spagna perché dopo la crisi immobiliare non si costruisce piu'. Fra i miei amici hanno trovato un lavoro solo una parrucchiera e due impiegati in una compagnia aerea. E tutti e tre non hanno fatto l'università. Per i laureati è sicuramente dura.

FAZ: Non sembra però che siano molte le persone a voler lasciare la Spagna.

VMC: No, fra i miei amici solo 2

FAZ: Dei portoghesi si dice che molti cerchino fortuna nella ex-colonia Brasile. C'è una tendenza fra i giovani spagnoli ad emigrare verso l'Argentina, il Cile o il Messico?

VMC: No, fra i miei conoscenti nessuno ha preso in considerazione questa possibilità.

FAZ: E che cosa fanno allora?

VMC: Aspettano tempi migliori

FAZ: I giovani ricevono aiuto dallo stato?

VMC: No, chi non ha mai lavorato, non riceve denaro dallo stato.

FAZ: Significa che i giovani vivono con il denaro dei genitori?

VMC: Tutti i miei amici vivono con i genitori e ricevono ancora supporto economico, anche dopo i 25 anni. Molti cercano di fare lavoretti. Io ad esempio ho lavorato in un bar. Non è bello, dopo una laurea essere ancora dipendenti dai propri genitori.

FAZ: I suoi genitori l'aiutano ancora?

VMC: Sì, ad esempio quando ho bisogno del denaro per i libri di testo

FAZ: Ma i giovani spagnoli nonostante tutto vanno ancora spesso nei bar e lì spendono soldi, l'abbiamo notato nei soggiorni in Spagna.

VMC: Sì, questo è vero, forse è necessario uscire almeno la sera, quando si vive a lungo a stretto contatto con i genitori. Forse anche i genitori trovano sia una buona idea, restare un po' senza i figli adulti.

FAZ: Pensa che il destino sia stato cattivo con la sua generazione?

VMC: In un certo modo sì. Ho studiato a lungo e con buoni risultati e nonostante questo non trovo nessun lavoro.

FAZ: Per i suoi genitori è stato piu' facile?

VMC: Anche per loro non è stato facilissimo. Ma in ogni caso hanno trovato un lavoro. I miei genitori gestiscono un'officina e vanno avanti abbastanza bene

FAZ: E i suoi fratelli?

VMC: Mio fratello studia meccanica, vedremo se entrerà nell'azienda dei miei genitori. In realtà voleva studiare. Mia sorella studia per diventare insegnante di scuola elementare. Le sue prospettive non sono buone. Oggi in Spagna è così: gli adulti hanno un lavoro, i giovani sono disoccupati, almeno il 50% dei giovani fino a 25 anni. Le aziende non assumono giovani.

FAZ: Da lontano si ha l'impressione che i giovani accettino con rassegnazione la situazione difficile e continuino a festeggiare. Perchè non c'è una rivoluzione?

VMC: La rabbia non aiuterebbe molto. Ci sono state grosse proteste, soprattutto il movimento 15 maggio in tutto il paese, ma anche proteste a Valencia.

FAZ: Ma ora la situazione è calma

VMC: Sì certo ora lo è.

FAZ: In Spagna c'è stato un cambiamento di governo. Il paese ora è governato dal partito conservatore. C'è stato un miglioramento?

VMC: No, nella mia città Valencia i conservatori governano da 20 anni. C'è solo crisi e corruzione

FAZ: I giovani come hanno votato?

VMC: Né i conservatori né i socialisti. I giovani che io conosco hanno votato un partito di sinistra chiamato Compromis.

FAZ: Il popolo è disilluso nei confronti della politica?

VMC: Sì, abbiamo un re che va a caccia di elefanti mentre il suo paese è in una crisi profonda, che cosa dovremmo pensare?

FAZ: Si immagina di poter restare in Germania?

VMC: Sì, sono stato a Valencia per due settimane poco tempo fa. Le persone hanno perso ogni speranza. Non mi sento più a mio agio nel mio paese. Tutti parlano delle loro preoccupazioni, trovare un lavoro e farsi bastare il denaro. Mi sono deciso a trovare qualcosa qui in Germania, in una scuola o in un laboratorio.

FAZ: Perchè la Germania?

VMC: 5 anni fa ero già stato qui e mi era piaciuta molto. Perciò ho deciso di tornare.

FAZ: Come si trova qui?

VMC: Mi trovo bene qui, Francoforte è una bellissima città.

FAZ: E con la lingua va già piuttosto bene

VMC: No, non ancora abbastanza. Ma ogni giorno imparo qualcosa. 

Ifo Institute: la domanda interna tedesca crescerà grazie al boom delle costruzioni


Secondo il prestigioso IFO Institute di Monaco, la crescita tedesca dei prossimi anni arriverà dalle costruzioni e non c'è alcuna bolla immobiliare in corso. Da Wirstschatswoche
Il settore delle costruzioni approfitta in maniera sempre piu' forte dell'Eurocrisi e potrebbe diventare il settore trainante della crescita economica tedesca.

"Il settore delle costruzioni in questo momento sta crescendo con grande slancio. La Germania trae vantaggio dal fatto che finalmente gli investitori tedeschi hanno deciso di investire in Germania, invece che all'estero" scrive il presidente IFO Hans Werner Sinn in un commento sulla Wirtschaftswoche. "La modifica nella destinazione degli investimenti è dovuta principalmente al fatto che le banche e le assicurazioni non si fidano piu' degli investimenti al di fuori della Germania ma preferiscono corteggiare i noiosi ma sicuri clienti del settore immobiliare". Il boom delle costruzioni e dell'immobiliare porta "ad una maggiore occupazione fra i lavoratori edili e da qui si espande a tutta l'economia interna tedesca. Questa è finalmente la tanto attesa crescita della domanda interna". 

Dopo che gli investimenti reali nelle costruzioni dal 1994 al 2009 erano caduti costantemente (in totale di un quarto), nel 2010 sono cresciuti del 2.2 % mentre nel 2011 addirittura del 5.8 %. I permessi di costruzione per i condomini nel 2011 sono saliti del 42.4 % rispetto all'anno precedente. 

Secondo Sinn al momento non ci sarebbe nessun rischio di una bolla sul mercato immobiliare "se consideriamo l'ancora basso prezzo degli immobili rispetto a quello degli altri paesi, sono preoccupazioni che non ci dovrebbero sfiorare" scrive sempre Sinn. Le previsioni di Werner Sinn sulla congiuntura tedesca "Ancora per molto tempo dovrebbe andarci meglio che ai nostri vicini europei".

Salari reali tedeschi invariati negli ultimi 20 anni

La Frankfurter Allgemeine Zeitung ci ricorda ancora una volta la misura della moderazione salariale degli ultimi anni in Germania. I dati sono quelli di uno studio dell'ufficio federale di statistica (Bundesamt).
I lavoratori producono oggi molto piu' di 20 anni fa. Ma per questo non ricevono salari maggiori. Hanno però altri vantaggi.

I lavoratori tedeschi lavorano meno, ma sono piu' produttivi di 20 anni fa. Un terzo della produttività in piu' per ogni ora lavorata. Tra il 1991 e il 2011 la "produttività per ora lavorata" è cresciuta del 34.8 %, secondo i dati comunicati dall'ufficio federale di statistica. Tra i fattori dell'incremento di produttività ci sono sicuramente migliori macchinari e computer piu' rapidi.

E qui in molti potrebbero pensare che i salari sono aumentati in maniera corrispondente. Alla fine dovrebbe valere la vecchia regola dei sindacalisti: i lavoratori devono ricevere un aumento salariale, che comprenda l'inflazione piu' l'aumento di produttività. In questo modo i lavoratori approfittano della produttività aggiuntiva, mentre i datori di lavoro pagano una parte di reddito aggiuntiva. 

Ma questo non è accaduto. Secondo i dati dell'Ufficio Federale di Statistica (Bundesamt),  i salari reali negli ultimi 20 anni non sono cresciuti. Il salario nominale medio è cresciuto di circa la metà rispetto al valore di 20 anni fa - ma i prezzi sono cresciuti quasi alla stessa velocità. Alla fine, dopo 20 anni, l'aumento del salario reale è stato solamente dell'1 %.

I salariati hanno comunque beneficiato di altri progressi. Da un lato lavorano molto meno di 20 anni fa: ogni lavoratore nel 2011 secondo dati del Bundesamt ha lavorato il 9.7 % in meno rispetto al 1991. Dall'altro lato oggi in Germania lavorano piu' persone di allora - nel complesso in Germania nel 2011 c'erano 2 milioni di lavoratori in piu' rispetto a 20 anni prima.

Ora che la disoccupazione è in discesa, molti sperano in salari crescenti. Almeno all'inizio di questo anno non è stato così - in gennaio gli aumenti salariali sono rimasti dietro all'inflazione, secondo i dati diffusi dal Bundesamt. 

L'aumento dei salari arriverà presto? Non necessariamente. La domanda di forza lavoro sembra rallentare, secondo quanto comunicato dall'agenzia federale per il lavoro - e nello Stelleindex di aprile, rispetto a marzo, è scesa di 5 punti a 171 punti. Questo può essere dovuto al fatto che l'agenzia ha misurato la domanda nel mezzo delle ferie pasquali. L'agenzia per il lavoro stessa conclude: "Il picco della domanda sembra essere stato superato".