lunedì 4 giugno 2012

Contratti di serie A solo per la metà degli occupati

Una recente analisi di IAB (Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung) ci dice che i contratti collettivi ormai si applicano solamente al 50% degli occupati. E' davvero un Jobwunder?
Nel 2011, i contratti collettivi di lavoro si applicavano solo a circa il 50% della forza lavoro occupata nelle aziende. Lo mostrano i dati del panel IAB ( Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung), una indagine annuale su oltre 15.000 aziende condotta da IAB.

Rispetto al 1996, primo anno in cui sono stati raccolti i dati sulla contrattazione collettiva, il numero dei salariati a cui si applicano i contratti collettivi è sceso fortemente. Nel 1996 nella Germania Ovest il 70% degli occupati lavorava in aziende alle quali si applicano i contratti collettivi di lavoro. Nel 2011 sono solo il 54%. Nella Germania Est, la corrispondente quota di occupati è scesa dal 56 al 37%. Rispetto al 2010 questo ha significato nell'ovest una discesa di 2 punti percentuali. Ad est, rispetto all'anno precedente non ci sono stati cambiamenti importanti. "Nel lungo periodo emerge chiaramente la tendenza al ribasso", hanno commentato Susanne Kohaut e Peter Ellguth, ricercatori IAB.

Per un altro 7% degli occupati nell'ovest e il 12% ad est, vengono invece applicati contratti negoziati su base aziendale (Firmentarifvertrag).

Crollano le esportazioni verso il sud Europa

Lo Statistisches Bundesamt ha recentemente pubblicato i dati sul commercio estero tedesco del primo trimestre. Come previsto crolla l'export verso il sud-Europa, ma cresce quello verso le altre aree del mondo. Restano intatti i giganteschi avanzi commerciali.
L'export tedesco nel primo trimestre 2012, rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente è cresciuto del 5.8% raggiungendo i 276 miliardi di Euro. La crescita verso i 26 paesi membri dell'Unione Europea è stata del 2.2% (a 161.2 miliardi), relativemante debole. La crescita verso i paesi dell'Eurozona è stata con uno 0.9% ancora piu' debole. Con grandi differenze fra i paesi partner. Sono così cresciute le esportazioni verso i vicini come la Francia (+6.7% a 27.3 miliardi di Euro), Olanda (+9.6 % a 18.5 miliardi di Euro ), Austria (+5.5 % a 14.9 miliardi di Euro). Allo stesso tempo sono invece diminuite le esportazioni verso i paesi del sud come Italia (-7.6% a 14.9 miliardi di Euro), Spagna (-7.8% a 8.4 miliardi di Euro), Portogallo (-14% a 1.7 miliardi di Euro) e Grecia (-9.8% a 1.2 miliardi di euro).

L'export verso i paesi extra UE è cresciuto dell'11.2% (raggiungendo i 114,8 miliardi di euro),  piu' di quanto abbiano fatto le esportazioni in generale. Le esportazioni verso gli Stati Uniti sono cresciute nel primo trimestre 2012 del 21.4% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Forte crescita delle esportazioni verso la Russia con un +17.5% (a 8.6 miliardi di Euro), Giappone con un +18.4% (a 4.3 miliardi di Euro), Corea del sud con un +17.% ( a 3.3 miliardi di Euro) e Brasile con un 15.6% (a 3.0 miliardi di Euro).

Le importazioni tedesche sono cresciute nel primo trimestre del 4.7 % (a 230,5 miliardi di Euro). Le importazioni dagli stati membri EU sono cresciute del 5.6% (a 129.8 miliardi ) piu' rapidamente di quanto abbiano fatto le importazioni tedesche in generale. Le importazioni dall'Eurozona sono cresciute del 4.6%.

Per la crescita delle importazioni sopra la media sono responsabilil le importazioni dall'Olanda con un +8.6% (a 21.6 miliardi), dall'Italia con un +8% (a 12.5 miliardi di Euro) e dal Regno Unito con un +9.4% (a 11.6 miliardi). Molto sotto il trend le importazioni dalla Francia con un +1.5% ( a 16.3 miliardi di Euro) e dalla Spagna con un +0.8% (a 6 miliardi di Euro).


1. trimestre 2012 1. trimestre 2011 Variazione percentuale rispetto al primo trim. 2011
Miliardi di Euro %
Totale esportazioni 276 260,9 5,8
di cui:
Verso la EU–27 161,2 157,7 2,2
verso l'Eurozona 107,4 106,5 0,9
di cui:
Francia 27,3 25,6 6,7
Olanda 18,5 16,9 9,6
Italia 14,9 16,1 – 7,6
Non Eurozona 53,8 51,3 4,9
di cui:
UK 18,1 16,8 8,2
verso Paesi extra EU 114,8 103,2 11,2
di cui:
USA 21,4 17,6 21,4
Giappone 4,3 3,6 18,4
Cina 16,7 15,8 6,1
Russia 8,6 7,4 17,5
Totale importazioni 230,5 220,1 4,7
di cui:
verso EU–27 129,8 122,9 5,6
verso Eurozona 86,7 82,9 4,6
di cui:
Francia 16,3 16,1 1,5
Olanda 21,6 19,9 8,6
Italia 12,5 11,6 8
Verso Non Eurozona 43 40 7,7
di cui:
UK 11,6 10,6 9,4
verso paesi Extra UE 100,8 97,2 3,7
di cui:
USA 12,5 12,1 3,3
Giappone 5,7 6 – 4,2
Cina 19 19,1 – 0,7
Russia 10,9 9,5 14,7

domenica 3 giugno 2012

Come Merkel intende salvare l'Europa


Deutsches Mittelstands Nachrichten ci ricorda il piano della cancelliera per salvare l'Europa dalla crisi del debito: strategia vincente oppure ennesimo fallimento?
La cancelliera Angela Merkel vuole far approvare l'ESM in maniera rapida: si aspetta un accordo con le opposizioni prima della pausa estiva. Se fosse così, il Bundestag potrebbe approvare in poche settimane l'ESM. Merkel considera l'ESM lo strumento principale per i salvataggi Euro, per questo ha rifiutato la proposta degli Eurobond. Una strategia rischiosa - che potrebbe essere superata dalla realtà.

In una conferenza stampa a Berlino, la cancelliera Merkel ha dichiarato che prima della pausa estiva si aspetta un accordo con l'opposizione sull'ESM e il Fiskalpakt. Per questa ragione la cancelliera vuole che l'ESM al Bundestag sia approvato piu' in fretta possibile. In parlamento il provvedimento non troverà tuttavia una grande opposizione: secondo le nostre informazioni, i membri del Bundestag osserveranno una rigida disciplina di partito. I pochi dissidenti non avranno un peso rilevante.

Durante la conferenza Merkel ha confermato la bocciatura  degli Eurobond: gli stati devono risparmiare, è stato un errore portare gli interessi in Europa sugli stessi livelli. Il Sud Europa ha consumato troppo a debito e ha trascurato le riforme. Merkel ha poi richiesto una maggiore integrazione. In un certo senso vorrebbe modificare il Fiskalpakt: vuole un diritto di azione contro i paesi debitori; una richiesta che era già presente in altre versioni del Fiskalpakt, ma che per la pressione dei francesi era stata eliminata.

La strategia della Merkel sull'ESM, sembra andare verso una centralizzazione delle politiche fiscali. La decisione su chi in Europa dovrà essere salvato e chi no, Merkel non intende lasciarla ai mercati. La separazione dei titoli del debito pubblico, la considera come una frusta che i mercati continueranno ad usare.  Ma se necessario, gli stati saranno salvati attraverso il fondo ESM. Allo stesso tempo, è necessario aumentare la pressione sugli stati, per fare in modo che le loro finanze siano portate in sicurezza.

Questa strategia è ovviamente piena di rischi. Le necessità di finanziamento in Europa sono  un multiplo  della potenza di fuoco del fondo ESM. Se la Spagna dovesse essere salvata, secondo le stime di JP Morgan, servirebbero 350 miliardi - piu della metà del fondo ESM. Di Italia e Francia non è nemmeno il caso di parlarne.

A parte la mancanza di legittimità democratica dell'ESM, Merkel ignora il fatto che la Germania nell'ESM potrà essere messa in minoranza. Allo stesso tempo l'idea di portare gli stati alla disciplina di bilancio con delle azioni legali è alquanto stravagante. Le formulazioni nel Fiskalpakt mostrano come sulla stessa definizione di deficit possano nascere delle differenze di interpretazione. Il risultato di queste azioni resta tuttavia sconosciuto. E tali azioni di regola durano meno della reazione dei mercati. E soprattutto se si ritiene che la Germania ha il compito di garantire i debiti di tutta Europa, il fondo ESM non potrà funzionare: le dimensioni dell'economia tedesca non sono sufficienti per far fronte a tutti i debiti accumulati in Europa. Il nuovo indebitamento dovrà comunque essere fatto sul mercato - un compito che sta diventando sempre piu' difficile, come i tassi per l'Italia e la Spagna mostrano.

Decisivo sarà il fattore tempo: tutte le idee di Merkel hanno bisogno di mesi, prima che la corrispondente modifica dei trattati sia ratificata. In alcuni stati è necessario chiedere al popolo di ratificare il trattato. Ma la crisi del debito, a causa dello sviluppo esponenziale dei tassi di interesse, ha assunto le dimensioni di uno Tsunami. E uno tsunami non lo si può fermare con dei raffinati meccanismi politici. Uno sguardo alla drammatica fine dell'Unione Sovietica e della DDR può aiutare molto, anche se non lo si vuole ammettere. Uno sguardo illuminato alla storia può aiutare a comprendere. Una visione naive del futuro, data l'entità del debito, è politicamente sciocca. A proposito dei rischi e degli effetti collaterali, Michael Gorbatschow ed Egon Krenz potrebbero aiutarci molto.

sabato 2 giugno 2012

L'unione bancaria è molto lontana

Dopo la proposta di una unione bancaria per sostenere le banche iberiche in difficoltà, Sabine Lautenschläger, membro del board Bundesbank, intervistata da FAZ ci dice: per ora non se ne parla. La strada da fare è ancora molto lunga.
Alcuni politici sperano, che gli stati UE supportino direttamente le banche. Ma per fare questo mancano condizioni importanti, ci dice Sabine Lautenschläger, che nel board della Bundesbank è responsabile per la vigilanza bancaria.

FAZ: Signora Lautenschläger, perché la salute delle banche non sembra fare progressi?

SL: Nella regolamentazione del sistema bancario abbiamo sicuramente fatto progressi.  Con Basilea III e con le nuove regole abbiamo creato un sistema molto piu' robusto. Le banche tedesche hanno utilizzato gli anni recenti per diventare piu' solide - questo riguarda il capitale, la liquidità e la gestione del rischio

FAZ: Le banche potranno resistere ad un'uscita della Grecia?

SL: Sull'uscita della Grecia non faccio alcuna speculazione. L'esposizione delle banche tedesche verso la Grecia è molto piccola. Le conseguenze immediate di un'uscita di Atene dalla zona Euro non sarebbero particolarmente gravi.

FAZ: E il rischio contagio?

SL: E' molto difficile prevedere gli effetti di un evento del genere. Per ridurre i pericoli di un'uscita della Grecia, sarà decisiva la gestione attenta della crisi. Sarà importante prevenire gli effetti di una possibile perdita di fiducia. E poi ci sono gli strumenti di crisi, come il fondo EFSF e ESM.

FAZ: Le somme previste saranno sufficienti?

SL: La questione non riguarda tanto le dimensioni dei mezzi messi a disposizione. Importi sempre maggiori non significano maggiore sicurezza. Ma fanno nascere domande sui limiti politici ed economici di questo approccio e possono distrarre da compiti piu' importanti. Il fondo di salvataggio potrà solo comprare tempo verso una soluzione di medio o lungo periodo. L'unica soluzione possibile potrà essere solamente aumentare la competitività dei singoli paesi della zona Euro. Ed è necessaria una chiara visione: dove l'Europa con la sua politica economica e le sue istituzioni vuole andare.

FAZ: Molti si augurano che in Europa venga messo in piedi un sistema di sorveglianza comune, insieme ad una garanzia europea dei depositi e ad un fondo comune per la liquidazione delle banche in difficoltà

SL: Questo potrà accadere solo alla fine di una lunga strada. Attualmente per l'applicazione mancano le condizioni legali. Sebbene le leggi sulla sorveglianza siano state armonizzate, in Europa manca un diritto amministrativo comune - e questa è la condizione vincolante per ogni funzionario, che deve agire direttamente. Un'autorità di vigilanza, dove il controllore deve monitorare le diverse regolamentazioni nazionali sulle società, le imposte e il diritto di insolvenza in 27 paesi, mi è difficile immaginarla. Anche le altre istituzioni che sono entrate nella discussione, hanno bisogno di una base giuridica, che le rendano capaci di operare.

FAZ: Queste istituzioni comuni, riunite sotto il concetto di "unione bancaria", potrebbero aiutare nel caso delle banche spagnole?

SL: E' ancora da chiarire, cosa si nasconde dietro questo concetto, tuttavia mi sembra emerga solo una proposta concreta. Con l'istituzione di  una garanzia europea sui depositi e di un fondo europeo di salvataggio si avrebbe una messa in comune dei rischi. Secondo la mia valutazione, questo potrebbe avere successo se all'interno di una unione fiscale venissero introdotti dei controlli centrali e dei diritti di intervento. Alla fine un tale approccio richiederebbe modifiche legislative, sia nei trattati EU che nelle costituzioni nazionali. Tuttavia, per motivi pratici, da solo non darebbe un contributo fondamentale alla soluzione degli attuali problemi.

FAZ: L'unione monetaria ha un unico tasso di interesse per tutti. Per questo nei diversi paesi ci sono sempre degli effetti indesiderati. La Germania potrebbe essere il prossimo candidato?

SL: L'economia in Germania è va molto meglio che altrove, ma la crescita dei prezzi è moderata, e in aggiunta, le aspettative di inflazione restano molto basse. Non mi pare ci siano degli eccessi.

venerdì 1 giugno 2012

Cittadini contro l'Euro -parte seconda-

Continua il racconto di Handelsblatt.de sui movimenti anti-Euro tedeschi. Prima parte qui
Ispirata dalla dichiarazione di Bogenberg, a febbraio è stata fondata la "Bündnis Bürgerwille" (alleanza di cittadini), una coalizione piuttosto ampia di euro-critici. Il leader dell'alleanza è Bernd Lucke, professore di economia ad Amburgo. Ha già ottenuto l'appoggio di altri 30 professori e colleghi, fra questi Charles Blankart e Carl-Christian von Weizsäcker. Si sono uniti all'alleanza anche veterani politici come Georg Milbradt, Burkhard Hirsch e il presidente federale della "Mittelstandsvereinigung der Union", Josef Schlarmann, e il presidente di Foodwatch Thilo Bode.

Piu' di 10.000 firmatari hanno sostenuto una petizione contro il passaggio da una unione monetaria ad una unione di trasferimento. L'azione è stata finanziata con le donazioni dell'alleanza e con il sostegno dei lobbysti dell'Associazione dei contribuenti (Bundes der Steuerzahler).

Al momento l'associazione si concentra sull'obiettivo di influenzare con le proprie tesi i deputati al Bundestag. Per l'autunno Lucke prepara una grossa campagna pubblica degli euro-critici. "E' un po' come negli anni '60 con le leggi di emergenza o negli anni '70 con il movimento anti-atomo o il movimento per la pace", dichiara Lucke ad Handelsblatt. "Nessun partito affronta realmente questo tema".

Nella campagna pianficata, l'alleanza intende lavorare con la ben organizzata "Zivile Koalition" . La sua portavoce, Beatrix von Storch, ci dice: "La via verso la costituzione di un partito è ben definita". "Il nostro compito è rafforzare il movimento". La Zivile Koalition avrebbe già raggruppato 60.000 sostenitori per la campagna contro i salvataggi Euro, secondo quanto sostiene Storch. I membri della "Zivile Koalition" hanno già inviato un milione di email ai deputati del Bundestag, per impedire l'approvazione dell'ESM. Il gruppo appartiene ad una ben strutturata piccola organizzazione di protesta con 14 dipendenti a Berlino, di cui fanno parte anche "Institut für Strategische Studien", la "Initiative Familienschutz" e il giornale online "FreieWelt.de". 

Un piano per una futura politica fiscale in Europa, per sua stessa ammissione, Storch ancora non ce l'ha. "Vogliamo prima di tutto affermare, che ci sono delle alternative alla politica dei salvataggi", ci dice. Insieme ai Freie Wähler, e all'associzione dei contribuenti "Steuerzahlerbund" la "Zivile Koalition" ha indetto una grande dimostrazione contro l'ESM a Monaco per il 2 giugno. 

Hans-Olaf Henkel ha una grande considerazione di Beatrix von Storch. "E' una grande donna, che fa tutto questo per convinzione personale". L'associazione dei cittadini è guidata "da persone istruite e riflessive", che "hanno intenzione di uscire dal gregge", ci dice Henkel.

Henkel stesso ha sostenuto il liberale ribelle Frank Schäffler (FDP) - nella speranza di poter portare i liberali su posizioni anti-Euro. Ma non c'è riuscito, e ora spera nei Freie Wähler, che al di fuori della Baviera sono una forza presente solo a livello comunale ed eterogenea. Henkel viagga nelle associazioni regionali e si impegna in un'opera di convincimento. "Io non voglio nessun ufficio politico" afferma. Il futuro ci mostrerà se il capo dell'istituto di ricerca sociale Forsa, Manfred Güllner, ha ragione quando sostiene che Henkel "non è in grado di mobilitare le masse".

Un ruolo centrale nella lotta contro gli euro-salvataggi lo gioca anche l'associzione delle imprese familiari (Familienunternehmer) guidata da Lutz Goebel. Goebel e la sua associzione hanno chiesto ai debutati al Bundestag "di non approvare in nessun modo l'ESM nella sua forma attuale". Le imprese familiari "condividono con gli economisti le grosse preoccupazioni sulla nostra moneta comune", afferma Goebel. Sostiene infatti che i rischi finanziari associati al fondo di salvataggio ESM e al suo precedente EFSF crescerebbero in maniera esorbitante. La BCE dovrà essere chiaramente indirizzata al mantenimento della stabilità finanziaria. 

Nel frattempo, anche alcun veterani della lotta anti-Euro, come il quartetto Joachim Starbatty, Dieter Spethmann, Wilhelm Nölling und Karl Albrecht Schachtschneider cercano un collegamento con il nuovo movimento. Starbatty e gli altri, senza successo, hanno già portato la decisione di introdurre l'Euro davanti alla corte costituzionale di Karlsruhe.

Ora sperano che la nuova opposizione extra-parlamentare proveniente dalla società civile possa spingere verso la "fine di questa unione monetaria mal costruita". Gli euroscettici di lunga data sperano inoltre in una nuova chance per una unione monetaria che non comprenda i paesi iperindebitati del sud Europa.

Le indagini demoscopiche giudicano le possibilità di successo dei partiti anti Euro in maniera molto diversa: "il 15-20 % degli elettori sarebbe disponibile a votare per  un partito di protesta fatto da cittadini", ci dice helmut Jung della società di ricerca di mercato GMS. Per il nuovo partito questi dati sono un forte incentivo ad andare avanti.

Il successo dei Freie Wähler come partito di protesta nelle elezioni del Bundestag , Richard Hilmer, direttore di Infratest Dimap, lo vede con un certo scetticismo: "In Germania c'è già un partito di protesta di successo, e sono i Pirati", dice Hilmer ad Handeslbatt. Laddove i Pirati si sono già insediati, non rimane spazio per un altro partito di protesta. Inoltre, anche "die Linke" viene considerato fra i partiti anti-Euro.

Secondo le valutazioni di Helmer, la cancelliera Merkel (CDU) non lascia molto spazio per proteste anti-Euro. "Affronta in Europa un percorso molto impegnativo" ci dice Hilmer. Inoltre, "gli elettori sanno che un'uscita dall'Euro porta con sé dei rischi". E improbabile che per un compito del genere, gli elettori possano avere fiduca in Aiwanger e Henkel.

Tuttavia i Freie Wähler potrebbero diventare un vero problema per la maggioranza giallo-nera (CDU-FDP). Soprattuto in Baviera dove i Freie Wähler sotto la guida di Aiwanger si lanceranno  fra un anno nella corsa per la presidenza del Lander, che si terrà in concomitanza con le elezioni federali, dando una mano a SPD e Verdi. L'alleanza a tre potrebbe rompere il dominio della CSU. Con la politica anti-Euro non sarà tuttavia molto semplice :"I Freie Wähler perderanno tutta la  credibilità della loro retorica anti-Euro, se intendono fare politica insieme all'allenza del debito SPD e Verdi" ha dichiarato il segretario generale della CSU Alexander Dobrindt ad Handelsblatt.

giovedì 31 maggio 2012

Cittadini contro l'Euro

Handelsblatt.de ci racconta che in Germania, il paese vincitore dell'unione monetaria, si rafforzano i movimenti anti-Euro, che ora vogliono entrare al Bundestag. Prima parte
Quando la  rabbia diventa politica: un'alleanza di cittadini mette sotto pressione le politiche di salvataggio di Berlino. Il movimento è guidato dai Freie Wähler, che con una politca anti-Euro voglino entrare al Bundestag.

Raramente il successo di un best seller era stato così prevedibile. Il nuovo libro di Thilo Sarrazin "Europa braucht den Euro nicht" in Germania incontra un sentimento diffuso. Secondo un recente sondaggio della N-TV, circa il 41% della popolazione vuole tornare al D-Mark. Questo sentimento anti-Euro, ora vuole fondare un partito - e con l'aiuto di una grossa coalizione di imprenditori, professori, e cittadini impegnati vuole diventare, dopo i pirati, il nuovo grande partito della protesta.

La frustrazione dei cittadini si dirige prima di tutto verso la Grosse Koalition, dalla CSU fino ai Verdi, che hanno approvato un piano di salvataggio dietro l'altro. La critica dei ribelli all'interno della FDP e dell'Unione, da Frank Schäffler a Klaus-Peter Willsch, con la loro "Alleanza contro l'ESM" sembra scomparsa senza aver lasciato grandi risultati. La frustrazione sul tema, ora inizia a produrre aggregazione.

Un'opposizione extraparlamentare contro le attuali politiche europee inizia a formarsi. Non è né chiassosa né violenta. La sua forma di azione preferita è la raccolta di firme piu' che i sit-in di protesta, preferisce le tavole rotonde agli scontri di strada. Tuttavia, la nuova opposizione potrebbe mettere in difficoltà l'intera struttura politica della Repubblica federale.

Al centro del nuovo movimento ci sono i  Freie Wähler, che fino ad ora hanno avuto un ruolo significativo solo in Baviera - e ora con l'appoggio degli eurocritici vogliono svilupparsi in un partito federale anti-Euro. Una riunione federale prevista il 16 giugno, deciderà sulla partecipazione per la prima volta dei  Freie Wähler alle elezioni politiche del 2013. L'ha confermato ad Handelsblatt il presidente federale dei  Freie Wähler, Hubert Aiwanger. Molto vicino al movimento è anche Hans-Olaf Henkel, ex presidente della BDI (Confindustria tedesca).

" Il rifiuto delle politiche di salvataggio Euro sarà la proposta politica centrale per le elezioni del Bundestag", ha dichiarato Aiwanger. A livello federale il movimento punta al 5% - in Baviera nel 2008 il partito è entrato nel parlamento regionale con quasi il 10% dei voti. In molte città - fra queste ULM, Görlitz, Zittau, e Pirna - i Freie Wähler sono entrati nei parlamenti comunali con oltre il 10% dei voti.

Nelle elezioni regionali del Nordrhein-Westfalen i Freie Wähler hanno ottenuto solo 17.722 voti (0.2%), nello Schleswig-Holstein 7.823 voti (0.6%) e in Saarland 4173 voti (0.9%). Dall'altro lato, l'associazione federale dei Freien Wähler ha già raccolto 280.000 cittadini - ad esempio la FDP ha solamente 63.000 membri.

Le rivendicazioni politiche dei Freie Wähler sono state formulate in una petizione al Bundestag. Hanno infatti chiesto ai deputati di votare contro il meccanismo di stabilità europeo da 500 miliardi e contro il Fiskalpakt. I Freie Wähler vogliono bloccare il passaggio da una unione monetaria ad una unione delle garanzie. L'ESM "non è né legittimato democraticamente, né vi è un controllo parlamentare", si dice nella petizione.

"Il Fiskalpakt, sulla politica fiscale, limita  la sovranità dei parlamenti nazionali e dei suoi membri eletti democraticamente". Il 16 giugno i Freie Wähler intendono presentare le loro posizioni ufficiali sulla politica europea. Henkel, che lavora al progetto, spera di convincere i Freie Wähler a condividere la sua proposta di spezzare l'unione monetaria in un Euro-nord e in un Euro-sud.

Ma i Freie Wähler sono solo la punta di un movimento, che si è formato contro la politica europea tedesca. Sempre piu' professori, imprenditori, cittadini impegnati, sono dell'opinione che la cosiddetta politica "senza alternative" della cancelliera, non può rimanere davvero senza alternative. Si riuniscono in coalizioni e allenze abbastanza fluide, dove la distinzione fra forze parlamentari, extraparlamentari e lobby di interessi non è molto semplice. La "Bündnis Bürgerwille" ad esempio appartiene alla "Allenza contro l'ESM" a cui appartengono anche il ribelle FDP Frank Schäffler, il deputato CDU Klaus-Peter Willsch, l'associzione dei contribuenti (Steuerzahlerbund), l'associazione delle imprese familiari (Familienunternehmer-Verband) e l'associazione dei Giovani imprenditori.

I critici delle attuali politiche di salvataggio Euro vogliono ad ogni costo evitare che la Germania accetti ulteriori garanzie verso i paesi iperindebitati come la Grecia e il Portogallo. I padri spirituali del movimento non sono Karl Marx e Herbert Marcuse. I padri del movimento sono il presidente dell'Istituto IFO Hans-Werner Sinn, la cui critica agli euro-salvataggi è stata la prima chiamata alla resistenza, e l'ex presidente BDI Hans Olaf Henkel, sostenitore di una separazione dell'unione monetaria in un Euro-nord e in un Euro-sud.

Sinn nell'ottobre 2011 ha pubblicato "La dichiarazione di Bogenberg". "Siamo preoccupati per l'Europa e la Germania" dichiara il documento, l'Euro non soffre di una crisi di fiducia temporanea, "ma di una profonda crisi strutturale, che con l'ampliamento degli aiuti finanziari pubblici sarà solamente prolungata". Il consiglio BCE, ammoniscono Sinn e i vertici dell'IFO Institute, ha superato il proprio mandato, quando ha trasferito alle banche centrali  il compito di finanziare i debiti privati e pubblici dei paesi in crisi.

"Solo una politica restrittiva, fatta di poco denaro per i salvataggi", scrivono gli autori, "offre agli stati superindebitati degli incentivi al risparmio e la possibilità d migliorare la competitività di prezzo attraverso una riduzione dei prezzi e la moderazione dei salari" - una posizione, che anche l'ex presidente Bundesbank Alex Weber e l'ex capo-economista BCE Jürgen Stark condividono.

Top manager come l'ex presidente di Metro Eckhard Cordes, Roland Berger,  Klaus Mangold, il capo della catena di drogherie Dirk Roßmann e Peter-Alexander Wacker, presidente di Wacker-Chemie AG, hanno firmato la dichiarazione, in cui si sostiene, che la Germania con l'approvazione di una unione di trasferimento "accetterebbe un impegno finanziariamente troppo gravoso" visto che il 40% della popolazione dell'Eurozona vive nei paesi in crisi.  ---CONTINUA--

mercoledì 30 maggio 2012

Stark: chi propone gli Eurobond lo fa solo per egoismo

Jürgen Stark, ex membro tedesco della BCE, ricorda ai suoi connazionali quanto potrebbero essere pericolosi gli Eurobond per la Germania: perderemmo la tripla A e faremmo un regalo ai francesi.  Da Handelsblatt.de
Gli Eurobond, che il presidente francese richiede in continuazione, nascondono rischi - soprattutto per la Germania. Ne trarrebbero vantaggio in primo luogo i paesi in difficoltà. Inoltre sarebbero in violazione del trattato di Maastricht.

Il nuovo presidente francese durante la campagna elettorale ha fatto delle promesse molto impegnative. Tuttavia, l'attuazione del suo programma politico, anche se con delle rinunce, potrebbe ulteriormente peggiorare lo stato delle finanze pubbliche francesi. Senza una credibile strategia di consolidamento, la Francia presto dovrà pagare un rischio di premio sul suo debito superiore a quello attuale, dopo aver già perso la tripla A.

Hollande ha reso di nuovo attuale la discussione sugli Eurobond. Senza dover aspettare molto, ha ricevuto l'approvazione dai governi dei paesi in crisi: paesi con una elevato indebitamento pubblico e con un deficit in crescita. La proposta di Hollande è un segnale di solidarietà ai paesi periferici? Il nuovo presidente francese ha veramente intenzione di spianare la strada ad una unione del debito, in cui la Francia dovrà garantire per i debiti degli altri paesi Euro? La Francia sarà in grado di sopportare tutti gli oneri finanziari aggiuntivi?

Bisogna essere daccordo con la cancelliera, quando dice che gli Eurobond violano la clausola di no-bail out del trattato di Maastricht. Ma che cosa significa questo dopo le ripetute violazioni dei trattati operate dai leader europei? Gli Eurobond sono attrattivi per tutti quei paesi che non dispongono della tripla A.

Anche gli operatori finanziari appoggiano la creazione di obbligazioni europee comuni, in quanto potrebbero creare un mercato del debito molto piu' liquido. Ma gli Eurobond non risolvano nessuno dei problemi strutturali dei paesi indebitati. Al contrario, forniscono gli incentivi sbagliati. La disponibilità alle riforme sarebbe indebolita, e l'indebitamento pubblico riprenderebbe a correre.

Gli Eurobond rappresentano un enorme trasferimento di ricchezza da un paese all'altro. La Germania perderebbe la propria tripla A. L'istituto IFO di Monaco prevede per la Germania costi aggiuntivi di finanziamento per decine di miliardi di Euro. E questo in aggiunta alle garanzie che il  Bundestag ha già approvato.

La Francia deve aver paura, di finire sotto l'attenzione dei mercati.

La Francia sarebbe davvero pronta a garantire per i debiti di altri paesi membri e ad accettare ulteriori rischi finanziari? Oppure Parigi solidarizza con i paesi in crisi per spostare il rischio su soggetti terzi e rendere gli altri responsabili delle promesse elettorali fatte?

Il motivo è comprensibile, se si segue lo sviluppo delle finanze francesi e lo stato dell'economia. La dinamica del debito è in crescita costante, le necessità di riforma dell'economia sono urgenti. Secondo i dati della commissione europea, il debito pubblico nel 2012 raggiungerà il 90.5 % del PIL  e nel 2013 salirà al 92.5 %. La quota dello stato nell'economia è del 56 %, di gran lunga la piu' alta nell'area Euro. La Francia non ha una forte classe media. Con una crescita dei salari dal 1999 di circa il 20% superiore rispetto a quella tedesca, la Francia ha perso competitività di prezzo; la disoccupazione è quasi il doppio che sull'altra sponda del Reno.

La Francia teme di dover pagare premi di rischio significativamente piu' alti  sui suoi futuri titoli di stato e di finire sotto l'attenzione dei mercati finanziari. Al momento gli interessi sulle obbligazioni francesi decennali sono di 135 punti superiori a quelli tedeschi.  Gli Eurobond potrebbero limitare il rischio di un ulteriore significativo aumento dei rendimenti. Questo signfica tuttavia, che gli altri stati membri dovrebbero accettare una responsabilità illimitata, senza avere alcun controllo sulle spese dei paesi beneficiari. Oltre a fornire gli incentivi sbagliati, per gli Eurobond non esiste alcuna legittimazione democratica. 

Con una ulteriore tassazione del settore finanziario non si otterrà molto fino a quando governi e i parlamenti spenderanno piu' di quanto incassano con le tasse. Questa differenza fra entrate e uscite deve essere colmata con il ricorso al mercato - secondo le condizioni dettate dal mercato. E ora, proprio questo correttivo del mercato,  verrebbe scardinato dagli Eurobond.