giovedì 16 agosto 2012

Non siamo né Malta né Cipro


Gli euroscettici di CDU e FDP tornano ad attaccare la BCE: è in corso un finanziamento diretto degli stati e la Germania deve avere un diritto di veto. La caccia al voto euroscettico continua. Da Handelsblatt.de
La crisi dell'Euro tiene occupata la BCE. I critici la accusano di aver trasformato le operazioni per il contenimento della crisi in un vero e proprio finanziamento degli stati. E chiedono una revisione delle istituzioni UE.

Il mantenimento della stabilità dei prezzi è il compito principale della BCE. Ma la crisi Euro ha cambiato radicalmente il ruolo delle autorità monetarie. Negli ultimi mesi infatti la BCE è stata costretta ad intervenire in maniera massiccia 2 volte. La prima, per assicurare la liquidità al sistema bancario, la seconda, per ridurre i costi di finanziamento degli stati. A causa delle sue operazioni per il contenimento della crisi, il costo del denaro è ai minimi storici e le banche in difficoltà sono state inondate dalla liquidità - ma non basta, la crisi va avanti. Ed è  molto probabile che la banca centrale torni ad essere attiva, visto che il presidente Mario Draghi ha recentemente spiegato di voler difendere l'Euro a tutti i costi.

In questo quadro sorge la domanda: il ruolo che la BCE ha assunto, è ancora coperto dal proprio mandato? La Bundesbank lo ha recentemente messo in dubbio. Questo hanno lasciato intendere le parole del capo della Bundesbank Jens Weidmann, che recentemente a Berlino ha affermato: "l'obiettivo di un Euro stabile e di una Stabilitätsunion non potrà essere raggiunto, se la politica monetaria sarà sempre piu' utilizzata per scopi che non corrispondono con il mandato originario".

Anche a Berlino l'attività della BCE viene valutata in maniera sempre piu' critica. I politici della CDU e della FDP ritengono addirittura necessaria una riforma della BCE. "E' necessario, in tutti gli organi della BCE, un riequilibrio del diritto di voto basato sulla quota di responsabilità assunta", ha dichiarato ad Handelsblatt Online il deputato CDU ed esperto di bilancio Klaus-Peter Willsch. "La Germania in qualità di creditore principale, su ogni decisione deve avere un diritto di veto". Willsch motiva la sua richiesta sostenendo che la BCE sotto la presidenza di Mario Draghi si è allontanata dal suo mandato: garantire la stabilità monetaria nell'area Euro. "La BCE sotto Draghi, contrariamente ai trattati europei, si è trasformata in un finanziatore degli stati e in una bad bank".

Allo stesso modo si è espresso l'esperto finanziariao della FDP al Bundestag, Frank Schäffler.  Ad inizio 2010 nel corso del primo pacchetto di salvataggio per la Grecia, "ha avuto luogo una riforma monetaria silenziosa", da cui è emersa una diversa politica monetaria della BCE. "Le regole formali ancora non sono presenti, ma in pratica sono state alterate in maniera irrecuperabile", ha detto Schäffler ad Handelsblatt Online. La Germania dovrebbe pertanto denunciare la continua violazione delle leggi istitutive della BCE. "Allo stesso tempo è necessaria una riforma delle procedure di voto nel consiglio BCE", ha sottolineato il membro del consiglio nazionale della FDP. "Che Malta e Cipro abbiano gli stessi voti della Germania, è un grave errore di costruzione".

Anche l'esperto di politiche di bilancio SPD Carsten Schneider ha chiesto un ritorno della BCE al suo compito centrale di difesa della stabilità dei prezzi nella zona Euro. "In nessun modo dovrà farsi carico del finanziamento degli stati, come già ora accade indirettamente con l'acquisto di obbligazioni", ha detto Schneider ad Handelsblatt Online. "Nei casi di emergenza, quando i mercati non funzionano, dovranno essere disponibili dei meccanismi di salvataggio". Schneider ha inoltre escluso che la BCE possa assumere anche il compito della vigilanza bancaria. "A causa della sua attivtà di concessione di credito alle banche, non è un soggetto indipendente".

Hartz IV compie 10 anni

Stampa conservatrice e progressista almeno su una cosa sono d'accordo: Hartz IV è stata una riforma di successo che ha migliorato il mercato del lavoro tedesco. FAZ.net celebra i 10 anni delle riforme con un'analisi dei risultati.


Sono passati 10 anni da quando la commissione Hartz ha presentato il progetto di riforma. "Hartz IV" è stata nel dopoguerra la piu' grande riforma sociale e del lavoro.

Nella riforma Hartz IV l'elemento centrale è stata la fusione del sussidio di disoccupazione con gli altri sussidi sociali. Secondo il principio dello "aiutare e svilppare", lo stato voleva mostrare che non intendeva solamente pagare gli alimenti, ma anche riportare le persone nel mercato del lavoro. Per questa ragione, nella scala internazionale, si è scelta una definizione di attività abbastanza rigida: chi può dedicarsi ad un lavoro per almeno tre ore al giorno, viene inserito nel sistema Hartz IV. Da allora, i sussidi sociali sono garantiti solo alle persone incapaci di lavorare e bisognose di aiuto. "Le riforme Hartz IV hanno portato chiarezza nelle statistiche e hanno reso pubblici i nostri problemi di occupazione", ci dice oggi Ulrich Walwei, vicedirettore del "Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung" (IAB).

Le conseguenze: per la prima volta ad inizio 2005 il numero dei disoccupati registrati ha superato i 5 milioni, il tasso medio annuo aveva raggiunto quasi il 12%. Sette anni dopo la situazione è cambiata radicalmente. I soli 3 milioni di disoccuapti attuali, secondo i ricercatori, non sono solo da ricondurre alla positiva congiuntura economica a alla demografia favorevole. Minacciati di finire nel sistema Hartz IV, molti disoccupati hanno dovuto accettare un lavoro, ci dice Walvei. Inoltre, le indennità di disoccupazione sono state limitate a soli 12 mesi. Per i lavoratori piu' anziani,  in seguito sono stati approvati termini piu' lunghi.

Attualmente gli occupati con un lavoro regolare sono circa 29 milioni, un numero in precedenza raggiunto solo per un breve periodo dopo la riunificazione. All'aumento dell'occupazione, accanto alle riforme Hartz IV, ha contribuito anche l'Agenda 2010 con la liberalizzazione del lavoro a tempo (Zeitarbeit), i Minijobs e l'allentamento delle leggi sull'ingresso nel mercato del lavoro, soprattutto per i lavoratori con basse qualifiche e i disoccupati di lungo periodo. I sindacati e i partiti di sinistra hanno criticato questi sviluppi: oggi infatti un tedesco su 5 ha un'occupazione con basso salario (Niedriglohnsektor). Per gli esperti il prossimo obiettivo sarà quello di riuscire a far funzionare bene non solo l'entrata, ma anche l'uscita. Dopo un periodo di occupazione, infatti, molti ritornano sotto Hartz IV. Inoltre c'è un grosso gruppo di centinaia di migliaia di beneficiari, che fin dall'introduzione della riforma non hanno mai lavorato. Tuttavia nel complesso, se confrontata con gli altri paesi, in materia di disoccupazione la Germania si è trasformata da caso problematico a prima della classe accanto a Olanda, Austria e Svizzera.


I costi della riforma.

Contrariamente alle promesse, la riforma non ha dato un contributo al risanamento dei conti. Nel 2004, l'ultimo anno prima dell'introduzione di Hartz IV,  per i disoccupati e per i beneficiari degli aiuti sociali, il governo federale e i comuni in totale hanno speso 38 miliardi di Euro. Dopo la fusione di entrambe le prestazioni nell'indennità di disoccupazione („Arbeitslosengeld II“) i costi nel 2005 sono saliti a 45 miliardi di Euro. A questi sono da aggiungere i costi per il sostentamento dei pensionati, dei malati e disabili non in grado di lavorare, e per i quali è previsto il classico aiuto sociale.

Ai destinatari Hartz IV il governo federale rimborsa le "passività regolari" e attraverso l'agenzia per il lavoro federale gli interventi per il ritorno sul mercato del lavoro. Nei casi particolari vengono rimborsate determinate ulteriori esigenze, come ad esempio per le madri single, o i malati cronici o i disabili. Inoltre, il governo federale sostiene i costi per l'assicurazione contro la malattia e la cura per i 3.3 milioni di nuclei familiari sotto Hartz IV.

Hartz IV nei tribunali

Le proteste della popolazione, le leggi e i regolamenti non molto chiari, uniti ad un'applicazione irregolare nei jobcenter sono sfociati in un fiume di ricorsi al tribunale federale sociale (Bundessozialgericht). Anno dopo anno, il tribunale sociale federale ha registrato un nuovo record di ricorsi, alla corte di Kassel è stato addirittura creata una nuova apposita sezione. Nel 2011 il trend si è finalmente invertito: sono stati contati infatti circa 170.000 nuovi ricorsi - 9000 in meno del 2010. A Berlino e Brandeburgo, dove da sempre ci sono molti ricorsi contro Hartz IV, i tribunali hanno registrato un aumento anche nel 2011. Il colpo decisivo contro la riforma è arrivato da Karlsruhe. Nel febbraio 2010 la Corte costituzionale ha deciso che la riforma conteneva già un errore quando è stata approvata: non assicurerebbe il diritto ad una sussistenza dignitosa. Il legislatore non avrebbe infatti utilizzato dei criteri di calcolo delle prestazioni sensati. Se si considerano le prestazioni ordinare per i bambini sotto i 14 anni, secondo il senato della Corte di Karlsruhe ci sarebbe un "fallimento completo nella determinazione delle esigenze dei bambini". Da allora il legislatore deve prevedere il calcolo delle prestazioni in maniera trasparente, controllandole e se necessario incrementandole, in modo che anche l'aumento dei prezzi e delle tasse possa essere preso in considerazione.

Il centro per l'impiego come punto focale.

L'amministrazione Hartz IV ha dovuto essere riorganizzata, dopo che alla fine del 2007 i vecchi gruppi di lavoro composti da governo federale e comuni erano stati definiti incostituzionali. Il punto di contatto per i destinatari Hartz IV sono diventati i jobcenter locale. Nella maggior parte dei casi sono strutture condivise dall'agenzia per il lavoro (federale) e dai relativi comuni. Jobcenter sono anche le strutture dei 110 comuni che hanno scelto di assumere la gestione degli aiuti Hartz IV in maniera autonoma. 

L'uomo dietro le riforme

Peter Hartz oggi ha 71 anni, grazie alle sue idee innovative sul lavoro, dopo essere stato il direttore del personale di Volkswagen, è diventato il padre delle riforme che portano il suo nome. La sua attività presso VW gli è costata però la reputazione. In relazione ad alcuni pagamenti speciali e ad alcuni viaggi di piacere del consiglio di fabbrica, nel 2007 è stato condannato per malversazione ad una pena di 2 anni, poi sospesa, e ad una multa di circa 500.000 Euro. In seguito ha cercato il ritorno con delle nuove proposte sul recupero dei disoccupati. Le idee non hanno però trovato ascolto. Peter Hartz è attualmente impegnato nella sua fondazione per lo sviluppo della Saarland.

martedì 14 agosto 2012

Giochi di prestigio a Francoforte


FAZ.net attacca la BCE guidata da Mario Draghi, rea di aver finanziato in maniera diretta uno stato in crisi. Tutto per aiutare Atene a rimborsare i titoli in scadenza la prossima settimana, titoli detenuti proprio dalla BCE. Continua il gioco delle parti. Markus Frühauf su FAZ.
Per rimborsare i titoli in scadenza la prossima settimana, martedi la Grecia è riuscita a procurarsi denaro fresco sui mercati con un'asta di bond. Ma ciò è stato possibile solo con il gioco di squadra della BCE.

Il presidente della BCE Mario Draghi con i suoi giochi di prestigio è andato molto lontano.  Lo dicono gli osservatori della politica monetaria nelle torri di Francoforte - naturalmente a porte chiuse. La causa:  i titoli del debito pubblico greci,  pari a 3.13 miliardi di Euro, in scadenza il prossimo lunedi. La BCE e le banche centrali collegate ne detengono 3,07 miliardi di Euro, il resto la Banca Europea degli Investimenti e l'Unione Europea.

Per poter rimborsare le obbligazioni, Atene martedi ha messo all'asta titoli per un valore di 3,125 miliardi di Euro con una durata di 13 settimane. A comprare sono state solo le banche greche. Ma la loro partecipazione è rimasta in dubbio fino a pochi giorni fa.  A metà luglio il consiglio della BCE aveva infatti deciso che i titoli pubblici greci e le obbligazioni bancarie garantite dallo stato non sarebbero piu' state accettate dalla banca centrale come garanzia per l'erogazione di credito.

Ma per garantirsi il rimborso delle obbligazioni che ha in portafoglio, il consiglio BCE in una seduta di inizio agosto ha concesso alla banca centrale greca di incrementare il credito di emergenza, Emergency Liquidity Assistance (ELA), da 3 a 7 miliardi di Euro. Le banche greche hanno cosi' potuto presentare i titoli alla banca centrale di Atene e ricevere la liquidità necessaria. I critici parlano già di un finanziamento dello stato da parte della banca centrale. Come ribadito da un portavoce della BCE, il rischio dei crediti ELA ricade unicamente sulla banca centrale greca. Ma questo presuppone che la Grecia resti solvente. 

Insolvenza in autunno?

Se i ministri delle finanze Euro decidessero di non trasferire ulteriore denaro, secondo Commerzbank, lo stato greco al piu' tardi in autunno sarebbe insolvente. Ma Draghi e la BCE hanno assicurato che Atene il prossimo lunedi potrà rimborsare il debito in scadenza. Nella tasca sinistra si aumentano i rischi nei confronti delle banche greche, in modo che nella tasca destra lo stato greco possa rimborsare le obbligazioni. Senza l'aiuto della BCE, la Grecia non sarebbe stata in grado di rimborsare le obbligazioni in scadenza.

Dal taglio del debito greco di questa primavera sono rimasti esclusi i creditori pubblici come la BCE. Gli investitori privati, soprattutto banche e assicurazioni, hanno dovuto rinunciare a piu' della metà delle loro obbligazioni. A questo taglio si aggiungono le perdite sui nuovi titoli, emessi con tassi piu' bassi di quelli di mercato; le perdite complessive sarebbero pari al 76%.

La BCE e le banche centrali della zona Euro hanno fatto in modo che i titoli in loro possesso rimanessero fuori dal taglio del debito. Come le obbligazioni attualmente in scadenza. La BCE da sola dovrebbe essere in possesso di titoli greci per un valore nominale di 55 miliardi di Euro, mentre le altre banche centrali per ulteriori 15 miliardi di Euro.


10 anni di Hartz IV


La Süddeutsche Zeitung, il quotidiano progressista di Monaco, ci ricorda che le riforme Hartz IV compiono 10 anni: grande successo socialdemocratico oppure responsabili della grave precarizzazione sul mercato del lavoro? Un commento di Guido Bohsem




Il vincitore della crisi si chiama Gerhard Schröder. Dieci anni fa l'allora cancelliere ha dato avvio alla cura drastica per la nostra Repubblica un po' arrugginita. Oggi il numero degli occupati in Germania è il piu' alto di sempre. Le riforme di Schröder restano molto ammirate all'estero, ma odiate dai tedeschi.


Volendo, il vero vincitore della crisi è Gerhard Schröder. Piu' la crisi finanziaria mette in ginocchio le altre economie europee, ad eccezione di quella tedesca, piu' cresce il prestigio del precedente cancelliere. L'uomo della SPD viene richiesto in tutto il mondo per fare consigliere. Tutti vogliono sapere da Schröder come ha fatto a somministrare una cura da cavallo ad un paese un po' incrostato. I suoi interlocutori vogliono conoscere il segreto del successo che ha reso cosi' brillante la Germania, mentre agli altri le cose vanno decisamente male. 

Il nucleo del pacchetto di riforme di Schröder giovedi' festeggia i 10 anni. Dieci anni fa, l'allora direttore del personale di VW, Peter Hartz, per conto del governo Schröder, presentò il suo programma di riforme del mercato del lavoro. Con molto pathos e grande risonanza, Hartz illustrò l'essenza di quelle idee, che poi dal 2005 sarebbero entrate in vigore come "Hartz IV".

Mentre all'estero la riforma viene ammirata, i tedeschi continuano ad odiarla. Nel nostro paese le riforme Hartz, infatti, restano legate ad un'immagine di devastazione sociale organizzata dallo stato. A torto, perché nonostante molti errori ed equivoci le riforme hanno cambiato in meglio e in maniera duratura il mercato del lavoro tedesco.

Era un programma molto consistente, che ha introdotto un insieme di strumenti completamente nuovi e arricchito la lingua tedesca di nuovi concetti poco comprensibili: Minijob, Ich-AG, Ein-Euro Job, comunità di bisogno (Bedarfgemeinschaft), Aufstocker (integrazione salariale), Midjob, anche Hartz IV e la fusione fra sussidi per la disoccupazione e aiuti sociali.

Hartz-IV ha terrorizzato milioni di persone con il rischio di poter diventare destinatario degli aiuti sociali entro un anno dalla perdita di un lavoro regolare. Ha mobilitato le masse che il lunedi si riunivano per dimostrare contro i provvedimenti. Hartz IV ha reso possibile la riunificazione dei socialisti dell'est e dell'ovest nel nuovo partito della Linke, ha spinto al ritorno l'ex presidente della SPD Oskar Lafontaine, e ha causato una spaccatura fra socialdemocratici e sindacati, che ancora oggi non si è del tutto sanata.

Nessun'altra riforma nella storia della Repubblica federale ha causato un'ondata di ricorsi al tribunale sociale tedesco come Hartz IV. Anche dopo sette anni dalla sua introduzione, ogni giorno vengono pronunciate nuove sentenze.

E' anche vero: molti lavoratori guadagnano meno di prima, e molti lavoratori interinali si augurano di avere presto un posto fisso e lo stesso salario per lo stesso lavoro. I disoccupati di lungo periodo non ricevono il sostegno necessario per avere un accesso al mercato del lavoro. Ma Hartz IV ha anche sancito il principio che è decisamente meglio lavorare per poco denaro, che tirare avanti in un perenne stato di dipendenza dagli aiuti pubblici. Questo è un successo che anche i lavoratori coinvolti sarebbero pronti a confermare.

Resta la difficile questione, qual'è il ruolo giocato delle riforme Hartz IV nell'attuale situazione positiva del mercato del lavoro tedesco? La risposta è: sicuramente ha avuto un ruolo, ma non così grande, come si è creduto fino ad ora. Che la Germania sia di nuovo la locomotiva economica della congiuntura europea, ha molto piu' a che fare con altri due fatti. Economicamente piu' importante delle riforme, è stata la moderazione salariale dei lavoratori. Se confrontati con i vicini europei, i prodotti tedeschi sono tornati di nuovo competitivi.

Hartz IV è solo la controparte statale della moderazione salariale. E poi c'è la politica dei tassi della banca centrale. Dieci anni fa ha impostato alti tassi di interesse, che hanno limitato lo sviluppo dell'economia tedesca ad alta intensità di capitali. Mentre per gli altri stati europei i tassi erano troppo bassi ed hanno causato un boom. Oggi la situazione è inversa, e il pericolo nel nostro paese è l'inflazione, non la stagnazione.

No, il piu' grande successo della riforma Hartz, se si vuole, è la riforma stessa. La Germania era il malato d'Europa. Nessuno credeva che la Repubblica federale fosse capace di un tale sforzo. Oggi nel nostro paese il numero degli occupati è il piu' alto di sempre. La riforma soprattutto ci ha mostrato una cosa: è possibile. La Repubblica può cambiare, se deve e se lo vuole.

domenica 12 agosto 2012

Mourir pour Madrid?


Querschuesse.de pubblica un riepilogo con le tendenze dell'export tedesco: i commerci con il resto dell'Eurozona stanno perdendo importanza mentre quelli con i paesi non EU sono in pieno boom. A Berlino qualcuno forse si sta già chiedendo se vale davvero la pena rinunciare ad una parte della sovranità per tenere in piedi l'Eurozona.
Come comunicato dall'ufficio statistico, nel giugno 2012 le esportazioni di beni e merci sono cresciute del +7.4% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente ed hanno raggiunto i 94.618 miliardi di Euro, dopo i 92.7 miliardi del mese precedente e rispetto agli 88.14 miliardi dello stesso mese del 2011. Il volume record di export è stato raggiunto in marzo 2012 con 98.759 miliardi di Euro. Il modello economico tedesco basato sull'export resta ancora molto forte, nonostante la crisi nei paesi del sud Europa.

Variazione % delle esportazioni tedesche rispetto allo stesso mese dell'anno precedente

La variazione percentuale dell'export tedesco in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (con riferimento ai valori originali non aggiustati) dal gennaio 1990. Nel giugno 2012 l'export è cresciuto del +7.4% sullo stesso mese dell'anno precedente


Export tedesco in miliardi di Euro, valori originali
Nel grafico i dati mensili sull'export dal gennaio 1990, con il dato di allora pari a 28.595 miliardi di Euro.

I dati destagionalizzati indicano una riduzione nel giugno 2012 dell'1.5% rispetto al mese precedente, dopo il +4.2% di maggio. I dati sull'export destagionalizzati da molti sono interpretati come un segno della crisi. Il grafico tuttavia non lo mostra, la tendenza non è realmente interrotta, e considerata la crisi nell'eurozona l'export tedesco dà una ulteriore prova di forza.

La parte piu' importante dell'export tedesco anche nel giugno 2012 è stata verso l'Europa: 53,6 miliardi di Euro di merci corrispondenti al 56.7% di tutto l'export sono andate nell'Europa dei 27. Nell'Eurozona (unione monetaria dei 17) sono state spedite merci per un valore di 35.5 miliardi di Euro, pari al 37.53% di tutto l'export tedesco. Nei paesi terzi (paesi esterni all'EU dei 27) sono state spedite merci per un valore di 41.1 miliardi di Euro, la quota è salita al 43.45%.

Export tedesco verso l'Eurozona in miliardi di Euro

Il grafico mostra il volume delle esportazioni tedesche nell'Eurozona da gennaio 1991 fino al giugno 2012. Nel giugno 2012 il volume dell'export è sceso a 35.5 miliardi di Euro, dai 35.8 del mese precedente.

Nonostante la crisi Euro, sono ancora dati molto sorprendenti. Possono sicuramente essere spiegati dal fatto che il denaro fornito dalla banca centrale sostituisce i capitali privati nella periferia del sud: per questa ragione l'export non si è completamente fermato. Ma soprattutto ciò accade perché la Francia continua ad importare, pur in deficit, merci in grande quantità. Nonostante ciò la quota di export diretta verso l'Eurozona è scesa ancora.

Percentuale dell'export tedesco diretto verso l'Eurozona in rapporto all'export complessivo.
Nel grafico lo sviluppo dell'export nell'Eurozona rispetto al totale delle esportazioni dal gennaio 1991 fino al giugno 2012. I dati mostrano chiaramente che prima dell'introduzione dell'Euro la quota di export tedesco diretto verso la zona Euro era perfino superiore a quella successiva all'introduzione dell'Euro.

La dinamica delle esportazioni si è poi sviluppata verso i paesi al di fuori dell'EU a 27 e questo ha compensato fino ad oggi la debolezza della zona Euro.

Export tedesco verso i paesi del Non EU (paesi terzi) in miliardi di Euro.
Nel grafico l'export tedesco verso i paesi terzi (Non EU) in miliardi di Euro dal 1993 fino al 2012. Nel giugno 2012 il volume dell'export è salito fino ai 41.1 miliardi di Euro, dopo i 39.11 miliardi di Euro del mese precedente e a confronto con i 34.3 miliardi di Euro dello stesso mese dell'anno precedente (+19.9%).

Import ed export mensile in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo dei dati originali dell'export (rosso) e dell'import (blu) di beni in miliardi di Euro dal giugno 1991 fino al giugno 2012.


Le importazioni tedesche nel giugno 2012 sono aumentate solamente dell'1.5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, raggiungendo i 76.741 miliardi di Euro, dopo i 77.151 miliardi di Euro nel mese precedente e dopo i 75.6 miliardi di Euro dello stesso mese nel 2011. Destagionalizzato, l'import nel giugno 2012 è sceso del -3% sul mese precedente.


Bilancia commerciale tedesca in miliardi di Euro

Nel grafico lo sviluppo della bilancia commerciale tedesca dal gennaio 1950. L'avanzo commerciale tedesco nel giugno 2012 è salito a +17.877 miliardi di Euro, dopo i +15.559 miliardi di Euro del mese precedente e dopo i +15.536 miliardi di Euro nello stesso mese dell'anno precedente. Questi dati sono una ulteriore prova degli enormi squilibri nel commercio fra Germania e resto del mondo: gli avanzi commerciali con la zona Euro perdono importanza e diventano invece sempre piu' rilavanti gli squilibri con i paesi terzi al di fuori dell'EU a 27.

Nell'anno 2011 in totale si è avuto un avanzo commerciale di +158.1 miliardi di Euro, dopo i 154.9 miliardi di Euro nel 2010 e dopo i +138.7 miliardi di Euro del 2009. Da gennaio a giugno 2012 l'avanzo commerciale si è ulteriormente espanso del 18.4 % a +93.9 miliardi di Euro, dopo i 78.8 miliardi di Euro dello stesso periodo dell'anno precedente.

Partite correnti tedesche in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo della bilancia delle partite correnti tedesca dal gennaio 1970 al giugno 2012. Nel giugno 2012 le partite correnti sono salite a +16.5 miliardi di Euro, dopo gli 8.96 miliardi di Euro del mese precedente e in confronto agli 11.4 miliardi di Euro dello stesso mese nel 2011. 

Ancora uno sguardo alle partite correnti con i membri dell'Eurozona:


Partite correnti tedesche con i membri dell'Eurozona in miliardi di Euro

Lo sviluppo delle partite correnti tedesche nei confronti degli stati membri dell'Eurozona su base trimestrale dal Q1 1971 fino al Q1 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo delle partite correnti è sceso a +17.563 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro come moneta unica nel 2002 la Germania ha accumulato un avanzo delle partite correnti con gli stati Euro pari a +824.014 miliardi di Euro!!

Partite correnti tedesche verso la Francia in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo delle partite correnti tedesche verso la Francia su base trimestrale dal Q1 1971 al Q1 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo commerciale è salito a +10.987 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro nel 2002 la Germania ha accumulato con la Francia un avanzo delle partite correnti pari a +261.435 miliardi di Euro!!


Partite correnti tedesche verso i paesi della periferia del sud in miliardi di Euro


Nel grafico lo sviluppo della bilancia delle partite correnti dei paesi del sud (Portogallo, Italia, Spagna e Grecia) su base trimestrale dal Q1 1971 fino al Q1 nel 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo delle partite correnti è salito a + 8.32 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro nel 2002 la Germania ha accumulato un avanzo delle partite correnti pari a 419.561 miliardi di Euro!

Dei +824.014 miliardi di Euro di avanzo delle partite correnti tedesche verso l'Eurozona, dall'introduzione dell'Euro nel 2002, 680.996 miliardi di Euro di avanzo sono stati ottenuti con il Portogallo, l'Italia, la Grecia la Spagna e la Francia. Questi enormi avanzi delle partite correnti in normali condizioni non si sarebbero mai potuti realizzare. Gli avanzi commerciali tedeschi sono stati ottenuti solo attraverso il finanziamento del deficit degli altri paesi. Senza i deficit dei paesi partner nell'Eurozona questi avanzi non sarebbero mai emersi. Gli squilibri accumulati nella zona Euro dovevano portare in maniera inevitabile ad una crisi da bilancia dei pagamenti.

venerdì 10 agosto 2012

La SPD cambia strategia e prova a stanare la CDU


Frank Walter Steinmeier, leader SPD, dopo l'apertura di Sigmar Gabriel agli Eurobond, intervistato da Rheinische Post rilancia sulla messa in comune del debito e attacca  la CDU: state ingannando i tedeschi, la condivisione del debito dietro le quinte è già in corso da molto tempo. 
Il leader del gruppo SPD al Bundestag, Frank-Walter Steinmeier, ci parla di come l'Eurozona potrebbe essere salvata.

RP: Il leader SPD Sigmar Gabriel considera la condivisione del debito fra i paesi europei come necessaria. Anche lei?

Steinmeier: Una responsabilità comune sul debito c'è già da molto tempo. La BCE, a cui anche la Germania ha conferito il capitale iniziale, acquista il debito pubblico dei paesi in crisi. Ma se questi falliscono, avremo una responsabilità illimitata, senza che il Bundestag abbia  votato una sola volta sull'argomento. Dobbiamo decidere, se la messa in comune deve essere limitata e deve avvenire sotto un controllo democratico, come ad esempio con la realizzazione di un fondo europeo per il rimborso del debito (Schuldentilgungsfonds), oppure in maniera illimitata e senza controlli come avviene ora attraverso la banca centrale. Il governo federale fino ad ora ha bocciato tutte le proposte per una messa in comune dei debiti, siano gli Eurobond o il fondo per il rimborso. Mentre ha chiaramente approvato l'intervento della BCE. Entrambe le strade espongono al rischio di fallimento. Ma la strada legittimata democraticamente per me resta la migliore.

RP: Lei propone un fondo per il debito, per il quale la Germania dovrebbe garantire. Potrebbe descriverlo?

Steinmeier: L'idea di un fondo per il debito non è caduta dal cielo, ma fa parte delle proposte del consiglio dei saggi economici del governo federale (Sachverständigenrates der Bundesregierung). La quota tedesca in un tale fondo dipende da come questo sarà progettato. Su questo si potrà decidere democraticamente. Se invece la BCE continua ad acquistare debito pubblico, probabilmente il sig. Brüderle non avrà alzato il suo dito, ma avrà comunque le mani sporche.

RP: Quali sarebbero le conseguenze?

Steinmeier: Si arriverà prima o poi ad un aumento di capitale della BCE sostenuto dai paesi membri, e anche la Germania dovrà pagare.

RP: E i tedeschi dovranno pagare interessi piu' alti per sostenere tassi piu' passi per i paesi in crisi?

Steinmeier: Non ci aiuta descrivere la situazione meglio di quanto effettivamente sia. Se vogliamo evitare la rottura della zona Euro, non potrà accadere senza rischi per la Germania. ll governo dovrebbe dirlo in maniera chiara al cittadini. Il rischio piu' grande per l'economia tedesca e per i posti di lavoro tedeschi è una rottura della zona Euro. I costi sarebbero sensibilmente piu' elevati. Per questo tutte le ipotesi sull'uscita di un paese dalla zona Euro, di cui si discute in questi giorni nell'Unione, sono estremamente pericolose e contrarie agli interessi tedeschi.

RP: La Grecia alla fine dell'anno sarà ancora un membro dell'Eurozona?

Steinmeier: Io non lo so. Su questo i greci dovranno decidere nei prossimi mesi. O il governo ottiene il sostegno per le dure e dolorose riforme, oppure nulla.

RP: L'Europa ha bisogno di una propria costituzione su cui anche i tedeschi dovranno votare?

Steinmeier: Ricordo ancora molto bene gli ultimi sforzi fatti per avere una costituzione europea. Non sarà facile convincere alcuni stati europei della necessità di una costituzione. Ma entro pochi anni gli stati europei dovranno mettersi d'accordo su una costituzione di base per l'Europa. Abbiamo un interesse a che questo avvenga. Il futuro della Germania può essere solo in Europa. Oppure come lo formula Hans-Dietrich Genscher: l'Europa è il futuro della Germania. Non ne abbiamo un altro.

giovedì 9 agosto 2012

L'export tedesco continua a crescere


Lo Statistisches Bundesamt pubblica i dati sul commercio estero del primo semestre. A sorpresa scopriamo che la bilancia commerciale con l'Eurozona è quasi in pareggio e le esportazioni verso i paesi della moneta unica rappresentano ormai solo il 38.5% del totale. Fortissima crescita delle esportazioni verso i paesi extra EU. Restano intatti i giganteschi avanzi commerciali


Nel giugno 2012 la Germania ha esportato merci per un valore di 94.6 miliardi di Euro mentre l'import è stato di 76.7 miliardi di Euro. Rispetto al giugno 2011 le esportazioni tedesche in giugno sono cresciute del 7.4 % mentre le importazioni dell'1.5%. Rispetto a maggio 2012 le esportazioni destagionalizzate sono scese dell'1.5 % e le importazioni del 3%.

La bilancia commerciale di giugno 2012 ha chiuso con un surplus di 17.9 miliardi di Euro. Nel giugno 2011 il saldo era stato di 12.5 miliardi di Euro. L'avanzo commerciale di giugno 2012 destagionalizzato è di 16.2 miliardi di Euro.

Nel giugno 2012 verso gli stati EU sono state inviate merci  per un valore di 53.6 miliardi di Euro e ricevute merci per un valore di 49.3 miliardi di Euro. Rispetto al giugno 2011 le esportazioni verso i paesi EU sono scese dello 0.5% e le importazioni dell'1.4%. Nei paesi dell'Eurozona sono stati spediti beni per un valore di 35.5 miliardi di Euro (-3%) e sono stati importati beni per un  valore 34.9 miliardi di Euro (-2.8%). Nei paesi EU non appartenenti all'Eurozona nel giugno 2012 sono state esportate merci per un valore di 18 miliardi di Euro (+4.8%) e importate per 14.4 miliardi di Euro (+2.2%).

Nei paesi al di fuori dell'UE (paesi terzi) nel giugno 2012 sono state esportate merci per 41.1 miliardi di Euro e importate merci per un valore di 27.5 miliardi di Euro. In rapporto a giugno 2011 l'export verso i paesi terzi è cresciuto del 19.8 % e l'importo del 7.2%.