German Foreign Policy, rivista online dedicata alla politica estera tedesca, propone un'analisi politica dell'attuale crisi Euro. Berlino difenderà l'Euro e l'Unione Europea perché restano gli strumenti indispensabili per lo sviluppo delle ambizioni mondiali tedesche.
La stabilizzazione dei paesi colpiti dalla crisi è "una condizione indispensabile" per una nuova politica estera mondiale della Germania. Sono le conclusioni di una analisi delle tendenze di lungo periodo della politca estera di Berlino fatta dal professore di scienze politiche Gunther Hellmann della Goethe-Universität di Frankfurt am Main. La Repubblica federale dal 1990 ha potuto rafforzare la propria posizione globale, perché diversamente da quanto accadeva durante la guerra fredda, non dipende piu' dal potere militare degli Stati Uniti e può contare su una stretta cooperazione con la Russia, scrive il professore. Recentemente a Berlino si è addirittura aperto un nuovo corso politico per lo sviluppo di un propria politica estera mondiale. Ma il ruolo della Germania dipende chiaramente dal successo dell'Unione Europea. E questo emerge anche dai sempre maggiori poteri di cui la EU dispone nei confronti della Germania. I benefici che la Germania trae dall'Unione sono ancora piu' grandi, in quanto, secondo l'autore dell'analisi, Berlino è emersa dalla crisi della moneta unica - rispetto a Francia e Gran Bretagna - come il potere egemone europeo.
Nuova consapevolezza del potere.
Come scrive Hellmann, la crisi Euro ha fatto emergere "in maniera molto chiara" una nuova "consapevolezza" delle elite tedesche. "I vecchi osservatori" ricordano ancora molto bene "con quali promesse e giuramenti, la classe politica aveva accompagnato la riunificazione del 1990": l'obiettivo della Repubblica federale riunificata doveva essere una "Germania europea", non una "Europa tedesca". "Ma nell'ottobre 2011" sono emersi chiaramente "nuovi toni", non piu' in linea con il mantra iniziale. Hellmann considera esemplare la dichiarazione del capogruppo CDU/CSU al Bundestag, Volker Kauder, "in Europa finalmente si parla tedesco". Ma l'affermazione di Kauder non è certo l'unico esempio. Ad inizio 2011 la principale rivista di politica estera tedesca aveva definito Merkel la "cancelliera d'Europa" - un passo, fino a poco tempo fa impensabile e che rispecchia la certezza delle elite tedesche di aver dimostrato la loro superiorità nella crisi europea.
Spostamenti di potere in Europa
Secondo Hellmann questo riflette la nuova consapevolezza delle elite tedesche, "la posizione della Germania in Europa e nel mondo è radicalmente cambiata rispetto al 1990". "La Repubblica federale è cresciuta ed è oggi molto piu' potente". Per un periodo di tempo ha dovuto combattere con le conseguenze economiche della riunificazione; ma negli ultimi 10 anni il paese è diventato economicamente molto piu' forte, mentre nello stesso tempo negli altri paesi europei le condizioni sono peggiorate. Questo vale anche per la Francia, "a cui riesce sempre piu' difficile imporre nell'EU la propria posizione". Parigi secondo Hellmann "esce perdente da questo sovvertimento", "e sempre piu' raramente può avere il ruolo di partner di pari importanza nel tandem EU con la Germania". Nel corso della attuale crisi Euro, "la declinante influenza francese viene vissuta dalle elite di Parigi come una perdita di prestigio nei confronti della Germania". Nel caso della Gran Bretagna, il significato dello "spostamento di potere a favore della Germania" è inferiore, in quanto Londra è sempre rimasta ad una certa distanza dalla EU - anche per "restare libera da ogni forma di dipendenza dalla Germania". "Il crescente disinteresse" ha una conseguenza: un potenziale contrappeso di Berlino, la Gran Bretagna appunto, "sempre piu' spesso, viene lasciata fuori quando si prendono delle decisioni importanti nell'EU".
Nuovi spazi di azione
Accanto allo spostamento di potere nella EU e all'affermazione dell'egemonia tedesca, Hellman constata, "che le precedenti forme di dipendenza della Repubblica Federale si sono chiaramente ridotte". Così rispetto ai tempi della guerra fredda, "il ruolo degli Stati Uniti" nella difesa della Repubblica federale si è chiaramente ridotto. Gli USA sono ancora un partner importante, ma è riconoscibile un interesse decrescente da parte della Germania: Berlino cerca di sviluppare una propria politica di potere mondiale, per questo "le divergenze di interesse emergono sempre piu' chiaramente". Allo stesso tempo anche il ruolo della Russia nella politica estera tedesca è cambiato considerevolmente: le relazioni fra Germania e Russia sono sempre caratterizzate da rivalità, ma anche da importanti momenti di cooperazione. La Repubblica federale è il paese piu' influente, in una Unione Europea che per Mosca diventa sempre piu' importante. Allo stesso tempo anche la Germania approfitta della cooperazione con la Russia, "grazie allo status di potenza nucleare ora come prima la Russia è fra i grandi poteri mondiali". Un ruolo sempre piu' importante nelle relazioni con la Russia e gli Stati Uniti è dato dal ruolo dominante della Germania nella EU - che le "permette di determinare la posizione europea nei confronti di entrambi i paesi ".
Nuovi orizzonti
Un nuovo elemento della politica estera tedesca viene riconosciuto da Hellmann "nel riposizionamento della Germania in un concerto globale di potenze emergenti". Le nuove potenze emergenti sono gli stati con cui la Germania non ha rapporti nell'ambito del G8, della Nato, o della EU ma il cui potenziale di sviluppo offre possibilità di estensione dell'attività politica a livello mondiale. Fra questi ci sono il Brasile, l'India e il Sudafrica. Il governo federale per la prima volta ha definito una strategia per le potenze emergenti, in cui si delinea un nuovo orizzonte di politica estera.
Inevitabile
Hellmann tuttavia fa notare che "le crescenti ambizioni in politica estera, spinte dalle elite" sono in contrasto con i mezzi che per questa vengono messi a disposizione. Così la quota del bilancio federale destinata alla difesa ha continuato a scendere fino a raggiungere il 9.5 % del 2002 - e nonostante la svolta del governo rosso-verde nel 2008 si è assestata all'11%. La somma delle quote per i 3 ministeri responsabili in maniera diversa per la politica estera (esteri, difesa e cooperazione economica), nel 2008 ha raggiungo il 14.3 % del bilancio federale, nonostante tutti gli sforzi fatti. Le voci di bilancio mostrano non solo che la crisi Euro con i necessari risparmi che saranno richiesti, minaccia la nuova politica mondiale tedesca. Ma rende ancora piu' chiaro che i mezzi e gli strumenti EU sono indispensabili alla Repubblica federale per portare avanti una politica mondiale tedesca. Ed Hellmann ritiene che ciò per il potere tedesco sarà inevitabile.