sabato 29 dicembre 2012

Wagenknecht contro Weidmann

Sahra Wagenknecht, capogruppo della Linke al Bundestag, compagna di Oscar Lafontaine, con un commento su Handelsblatt, quotidiano del mondo economico, attacca le posizioni Bundesbank e lancia una proposta alternativa: patrimoniale europea per abbattere i debiti degli stati. Da Handelsblatt.de
Il presidente Bundesbank Weidmann si lamenta per il denaro prestato ai paesi in crisi. Dovrebbe invece criticare la discutibile finanza derivata, i bilanci truccati e una regolamentazione bancaria eccessivamente permissiva.

Il presidente della Bundesbank Weidmann critica le banche. La massima autorità monetaria - oppure un attivista di "Occupy" mascherato? No, non sta criticando i pericolosi strumenti di finanza derivata che nel bilancio di Deutsche Bank sono centinaia di volte superiori al capitale proprio e ticchettano come una bomba a orologeria. Non sta parlando della contabilità creativa con cui molti istituti di credito hanno mentito su "Basilea III" - fatica inutile, visto che le nuove regole per il momento non entreranno in vigore. Non si lamenta affatto della troppo permissiva "Basilea III" e della ulteriore integrazione fra il sistema bancario ombra e le normali attività delle banche commerciali. Herr Weidmann non è mosso da tutto questo. Si lamenta per la concessione di credito agli stati in crisi. 

Le banche hanno in portafoglio titoli pubblici per un valore di 1.6 trilioni di Euro. Ed è vero: ci sarebbe un rischio concreto se gli stati Euro dichiarassero insolvenza. Weidmann, nel quadro delle riforme Basilea, vorrebbe obbligare le banche a garantire i titoli di stato con il capitale proprio. Il credito concesso agli stati diverrebbe in questo modo ancora piu' costoso. 

Weidmann tocca in questo modo dei punti importanti: il "patto diabolico tra banche e stati" (Spiegel) e la possibilità di una bancarotta dello stato. Le banche prendono a prestito   dalla BCE allo 0.75 % e prestano agli stati a quasi l'8%. E' un ottimo affare e una polizza assicurativa sulla vita delle banche in difficoltà: le obbligazioni emesse dagli stati iper-indebitati, infatti, restano nel campo delle garanzie accettate per i prestiti di emergenza. 

In questo modo le disastrate banche greche si assicurano un accesso alla liquidità. Nel mondo finanziario gira la battuta: la banca centrale greca in caso di necessità accetterebbe come garanzia anche le sedie d'ufficio. La BCE ha inoltre annunciato l'acquisto illimitato di obbligazioni in caso di sottoscrizione da parte degli stati delle condizioni dettate dal fondo ESM. I paesi coinvolti, con ulteriori misure di taglio, saranno spinti in depressione e sprofonderanno sotto il peso dell'alto indebitamento. 

Le misure necessarie. 

Invece di liberare gli stati dalla loro dipendenza dalle banche, Weidmann vuole esonerare le banche dalla concessione di credito agli stati. La sua proposta avrebbe il "vantaggio" di ridurre il tempo necessario per arrivare alla bancarotta di Spagna, Italia e di altri stati. C'è tuttavia una via piu' sensata. E dovrebbe contenere le seguenti misure: 

1. Un taglio del debito almeno pari all'importo dei debiti pubblici causati dai salvataggi bancari, prima che i crediti inesigibili finiscano nel bilancio BCE oppure siano scaricati sul contribuente europeo. Il settore finanziario ha volontariamente finanziato l'indebitamento degli stati e in parte - basta vedere Spagna e Irlanda - ne è la causa stessa. Dovrebbe pertanto subirne le conseguenze. 

2. Saranno prima di tutto gli azionisti e i creditori a dover garantire per le banche in difficoltà a causa del taglio del debito. Il denaro dei contribuenti dovrà essere utilizzato esclusivamente per garantire i depositi dei piccoli risparmiatori e per la concessione responsabile di credito. Nel bilancio di Deutsche Bank è solo il 4%, il resto è casino'. 

3. Deve fermarsi la speculazione con il debito pubblico. La BCE dovrebbe concedere credito agli stati in maniera limitata e al tasso ufficiale di sconto: la sola condizione è la tassazione ordinaria dei patrimoni e dei redditi piu' alti nei paesi coinvolti. Il rischio inflazione generato dal finanziamento diretto della BCE è decisamente inferiore rispetto all'acquisto di titoli sul mercato secondario o dalla concessione di credito al settore finanziario. In questo modo gli stati potrebbero rilanciare importanti investimenti, mentre le banche cesserebbero di speculare con le materie prime o con le bolle immobiliari. Entrambi portano i prezzi verso l'alto, senza nessuna crescita reale. 

Non esistono pasti gratis! Piu' della metà dei patrimoni finanziari europei è posseduto da circa l'1% della popolazione. Se fossero considerate le attività off-shore, saremmo all'80% dei patrimoni finanziari. Il patrimonio dei miliardari europei è superiore all'indebitamento pubblico europeo di oltre 11 trilioni di Euro. Chi vuole ridurre i debiti, alla fine dovrà ridurre anche i patrimoni. Dalla politica europea degli ultimi 15 anni, dai regali fiscali e dai salvataggi bancari, i ceti medi non hanno avuto alcun vantaggio, a differenza delle poche migliaia ai vertici. E' legittimo che ora siano proprio gli stessi a dover garantire per i danni causati. Una tassa europea sui patrimoni dei miliardari ridurrebbe sensibilmente l'indebitamento pubblico. Allora anche Herr Weidmann potrebbe dormire sonni tranquilli.

giovedì 27 dicembre 2012

E' davvero un Jobwunder?

Krisenvorsorge.com e jjahnke.net ci ricordano le dimensioni della politica di moderazione salariale tedesca e i suoi effetti sociali. Dati certificati da Eurostat.


Secondo quanto comunicato da Eurostat il 20 dicembre 2012, la Germania con il 22.2 % ha la quota piu' alta di lavoratori con un basso salario di tutta l'Europa occidentale. In Francia sono solo il 6.1 %, nei paesi scandinavi fra il 2.5 % e il 7.7 % mentre la media dell'Eurozona è del 14.8 %. 


La precaria situazione dei lavoratori tedeschi è confermata anche dai dati sui lavoratori a basso salario con un'istruzione media. E' evidente che non si tratta solo di un fenomeno legato alla bassa istruzione.


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Il rifiuto da parte del governo di introdurre un salario minimo, presente in altri paesi occidentali, la crescita del settore del lavoro in affitto, caratterizzato da precarietà e bassi salari, lo sfruttamento del lavoro femminile, grazie alla piu' grande differenza in europa occidentale fra il salario femminile e maschile, la disponibilità del governo a sovvenzionare i bassi salari con i sussidi Hartz IV, sono tutte parti di uno sandalo sociale che non ha eguali in altri paesi europei. 

In questo scenario non c'è da meravigliarsi, se il costo del lavoro per unità di prodotto, decisivo per la competitività, ha avuto uno sviluppo decisamente migliore rispetto ai nostri vicini europei. La Germania non ha alcun motivo di esserne orgogliosa, come il governo vorrebbe dare ad intendere. 


La Germania si è allontanata da cio' che un tempo si definiva economia sociale di mercato. Insieme alla Cina è diventata il Pariah dell'economia mondiale: compete in maniera sleale con i suoi partner, rubando posti di lavoro fino a quando questi non saranno costretti a elemosinare gli aiuti finanziari tedeschi. Fino a 20 anni fa una simile situazione sarebbe stata impensabile. La divisione della Germania e la paura del comunismo costringevano il capitalismo tedesco ad avere un maggiore orientamento sociale.

mercoledì 26 dicembre 2012

Qualche Euro in piu'

Inizia la stagione dei rinnovi contrattuali e si accende il dibattito sugli spazi di manovra per le parti sociali. Una cosa è certa: un paese con oltre 100 miliardi di avanzo commerciale, se lo vuole, puo' lasciar correre le retribuzioni e aiutare i vicini di casa. Da Der Spiegel

2%, 3% o addirittura il 4? Si accende il dibattito sui margini di aumento salariale. Mentre il presidente DIW, Gert Wagner, propone "il 4% o anche di piu'", il membro del Comitato dei Saggi economici Franz è a favore di "politiche contrattuali amiche dell'occupazione". 

Quanto dovrebbero guadagnare i tedeschi nei prossimi anni? Sul tema in Germania è inizato un dibattito. Il presidente del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW), Gert Wagner, lunedi ha proposto aumenti salariali "in media del 4% o anche di piu". Cio' "servirebbe a stimolare la domanda interna e a ridurre l'eccessiva dipendenza dall'export". 

Wolgang Franz, il presidente del Consiglio dei saggi economici, al contrario si è pronunciato in favore di aumenti salariali piu' contenuti. E' necessaria "una politica contrattuale che aiuti l'occupazione". Il "margine di aumento" per il 2013 sarebbe intorno al 2%. 

Sulla "Rheinischen Post" Franz si è detto convinto che le parti contrattuali non dovranno utilizzare fino in fondo lo spazio di negoziazione. In questo modo si darà un contributo alla creazione di nuovi posti di lavoro. Il presidente dei Saggi economici ha aggiunto: "prima di arrivare alla piena occupazione, c'è ancora un bel pezzo di strada da fare". 

"La Germania vive al di sotto delle sue possibilità" 

Wagner ha criticato la moderazione salariale: "E' arrivato il momento per le parti sociali di essere piu' coraggiose". La politica salariale "per un lungo periodo non ha utilizzato in pieno i margini di negoziazione che gli aumenti di produttività e l'inflazione hanno creato". Anche per l'anno in corso, se misurati in relazione all'aumento della produttività, gli accordi tariffari sono stati molto contenuti. 

Il numero uno di DIW ha aggiunto: "Lo so: elevati aumenti salariali hanno un rischio - ma anche accordi modesti, poiché viviamo in Europa e non in un'isola". La Germania vive al di sotto delle sue possibilità, e questo mette in pericolo l'Eurozona, avvisa Wagner: "Se qui in Germania consumassimo di piu', importeremmo di piu' dai nostri vicini. E questo potrebbe essere uno stimolo alla crescita, urgente e necessario se si vogliono ridurre i debiti". 

Bsirske: 6.5 % per il settore pubblico 

Il segretario di Ver.di (organizzazione sindacale nel terziario) Frank Bsirske difende la richiesta di un aumento del 6.5% fatta dai sindacati per i dipendenti dei Länder. "Le regioni hanno registrato un significativo aumento delle entrate fiscali". E' convinto che al tavolo delle trattative si arriverà ad un accordo. 

Bsirske avverte: "Se la trattativa si arenasse, ci saranno effetti sulle normali attività produttive. I lavoratori sono pronti a impegnarsi a fondo per le loro richieste, e lo hanno già dimostrato due anni fa in diverse ondate di scioperi". Le contrattazioni sindacali iniziano il 31 gennaio a Berlino. 

Secondo uno studio del Deutschen Gewerkschaftsbundes sono sempre piu' i tedeschi qualificati a finire nella fascia dei lavoratori a basso salario. Nel 2010 erano 2.2 milioni i tedeschi con uno stipendio modesto, nonostante una formazione professionale completata e un lavoro full time. Circa 150.000 in piu' rispetto al 1999, come mostrano le statistiche.

lunedì 24 dicembre 2012

Münchau: ricorderemo il 2012 con nostalgia

Wolfgang Münchau su Der Spiegel, in un grande slancio di ottimismo ricorda ai tedeschi: il 2012 non è stato un bell'anno, il 2013 sarà peggio. Buon Natale!
Un altro anno di crisi è finito allo stesso modo in cui iniziato: con uno stato d'animo migliore rispetto alla situazione reale. Che cosa ci possiamo aspettare per il 2013? Le bugie dei politici nei prossimi mesi si riveleranno per quello che sono.

Le ragioni della calma autunnale sui mercati è senza dubbio l'annuncio di Mario Draghi di questa estate e l'intenzione della BCE di acquistare titoli di stato in maniera illimitata. In molti hanno visto in questo annuncio la fine della crisi. 

La BCE per ora ha solo fatto "Buh" e non ha acquistato nessun titolo. Ma per i mercati è stato sufficiente l'annuncio. In estate un investitore mi ha detto che non sapeva piu' come scommettere contro l'Euro: Draghi gli aveva reso la vita difficile. Complimenti! E' stata la mossa di un maestro della politica monetaria.

Ma se ci stropicciamo gli occhi e ci chiediamo che cosa effettivamente nel corso di questo anno sia cambiato, si arriva esattamente alla conclusione opposta. A causa della recessione la sostenibilità dei debiti privati e pubblici in molte parti della zona Euro è peggiorata. La crisi Euro dopo tutto non è stata partorita dalla mente degli speculatori. Sappiamo dalla storia economica e dall'applicazione della logica elementare che una unione monetaria non puo' funzionare se ci sono grandi differenze fra le diverse economie reali, se non ci sono trasferimenti di denaro e senza la messa in comune dei debiti. Qualcosa nell'impalcatura dovrà crollare.

Anche la sorveglianza bancaria, su cui nelle scorse settimane ci si è riusciti a mettere d'accordo, non cambierà molto. Ogni paese continuerà a garantire per il proprio settore bancario. Per la Spagna significa: il riallineamento durerà ancora molto, molto tempo, piu' a lungo che in Giappone - e li' la crisi va avanti da oltre 20 anni.

Accanto ai problemi strutturali, che resteranno ancora, per il 2013 vedo altri due meccanismi di fondo che renderanno difficile la situazione nella zona Euro. Il primo e piu' importante è l'effetto della politica di risparmio sulla congiuntura e indirettamente sul livello di indebitamento. I modelli di previsione attuali hanno radicalmente sottovalutato gli effetti di una politica di austerity in una fase recessiva. Già da 5 anni questi modelli pronosticano per la Grecia un'inversione di tendenza a partire dall'anno successivo. Anche per quest'anno dicono la stessa cosa. 

Questi modelli hanno fallito perché tutta una serie di stabilizzatori non sta funzionando: tutti gli stati stanno contemporaneamente risparmiando; il settore finanziario è in difficoltà; la politica monetaria ha esaurito il suo spazio di azione.

La crisi tornerà il prossimo anno.

Il secondo pericolo riguarda la spirale di svalutazione globale. E questo aumenterà gli effetti dei programmi di risparmio congiunturali. La banca centrale americana (FED) ha recentemente annunciato di voler lasciare i tassi vicini allo zero, fino a quando la quota di disoccupazione non sarà scesa al 6.5 %. E' la prima volta che una banca centrale definisce il suo obiettivo in termini di disoccupazione. Un annuncio cosi' chiaro in Europa sarebbe impensabile.

Ma la Fed sta dettando il trend. Mark Carney, il governatore della Bank of England appena nominato, pensa ad un obiettivo in termini di PIL nominale. Cio' spingerebbe la banca centrale a generare inflazione, se la crescita reale dovesse essere troppo bassa - come ora. E il capo di governo giapponese appena eletto, Shinzo Abe, pretende che la banca centrale acquisti titoli pubblici per aumentare l'inflazione. Ovunque intorno a noi la politica monetaria viene allentata, solo nella zona Euro questo non succede.

La BCE invece deve continuare a rendere omaggio al solito obiettivo della stabilità dei prezzi. Cosi' è scritto nei trattati europei. Quotidianamente la Bundesbank e tutti i piu' importanti editoriali tedeschi la esortano in questa direzione. Le conseguenze di questa discrepanza di politica monetaria fra BCE e tutte le altre banche centrali non sono ancora state percepite dai mercati. Mi aspetto una forte rivalutazione dell'Euro, che aggraverà ulteriormente la situazione economica dell'Eurozona.

La Spagna non solo dovrà ridurre il debito e allo stesso tempo riallinearsi alle altre economie, ma dovrà fare tutto questo sotto il peso di un cambio che si rafforza. Per uscire dalla trappola dell'indebitamento la Spagna ha bisogno di un taglio del debito, di trasferimenti di denaro oppure di una svalutazione della moneta. Poiché la Germania rifiuta le prime 2 varianti e la BCE la terza, per la Spagna non è possibile alcun riallineamento.

Secondo le mie previsioni la crisi tornerà il prossimo anno - probabilmente prima delle elezioni politiche per il Bundestag. Non sono affatto certo che la Grecia riuscirà ad applicare politicamente e giuridicamente le proprie riforme. Spagna e Portogallo sono allo stesso modo in pericolo. E in Italia il 2013 sarà sicuramente un anno critico.

Ricorderemo con nostalgia il 2012...

venerdì 21 dicembre 2012

La Transferunion e i socialisti di Brüssel


La Transferunion agita il sonno della stampa conservatrice: il contribuente tedesco è sotto assedio, stiamo andando verso una nuova forma di socialismo. Da WirstschaftsWoche

Brüssel vuole estendere l'unione di trasferimento. Il piano è eclatante. Gli oneri per la Germania nei prossimi anni cresceranno ulteriormente.

E' difficile da capire. Dopo lunghe trattative il bilancio EU non è ancora operativo e già a Brüssel si lavora a un nuovo programma di redistribuzione. Questa volta pero' in ballo c'è molto di piu' e il presidente Van Rompuy ha già un piano per il contribuente tedesco.

La parola chiave è "capacità fiscale" (Fiskalkapazität). Sotto questo pseudonimo a Brüssel si discute sull'ampliamento della già ben avviata unione di trasferimento europea. E si procede alla svelta. Uno per tutti, tutti per uno. Ovviamente Brüssel non è ancora soddisfatta degli enormi effetti redistributivi di lungo periodo dell'unione di trasferimento. Un'altra parte del gettito fiscale tedesco dovrà essere redistribuito in Europa.

Secondo un documento preparato da Van Rompuy sulla trasformazione dell'unione monetaria, dal 2014 la cosiddetta "capacità fiscale" dovrà funzionare come ammortizzatore per gli shock economici. Le somme in discussione sono ancora modeste. Ma potrebbero crescere in futuro a seconda delle necessità. Per la capacità fiscale sono in discussione due modelli di base. In un modello i trasferimenti dipendono dalla rispettiva posizione nel ciclo economico. Uno stato in boom paga, uno in recessione riceve denaro.

I criteri di trasferimento sono decisi a Brüssel. Anche all'ultimo eurofilo dovrebbe essere chiaro come ragionano i burocrati di Brüssel. Gli unici capaci di trasformare l'europa in un parco giochi per la creazione di una società socialista. Gli imprenditori in questo modello diverrebbero una specie in via di estinzione.

Ma c'è ancora di piu'. Nel secondo modello i pagamenti in entrata e in uscita dipendono dal mercato del lavoro. La capacità fiscale funziona come integrazione alle assicurazioni nazionali contro la disoccupazione. In altre parole: chi si trova in crisi a causa di una politica economica sbagliata, riceve denaro. Chi invece applica politiche economiche di successo, dovrà pagare. Un sistema simile l'abbiamo visto all'opera una volta soltanto, fino ad ora.

Evidentemente a Brüssel nessuno ha intenzione di imparare dalla Eurocrisi. E perchè il contribuente tedesco dovrebbe essere arrabbiato e lamentarsi con Brussel?  E' Berlino stessa  ad essere responsabile. Anche se ora la Cancelliera impaurita cerca di fare marcia indietro. E' stata proprio lei ad aver sostenuto in ottobre il concetto di capacità fiscale, dopo la  presentazione della prima relazione. Il suo principio di "solidarietà europea e controllo" a Brüssel è stato solo reinterpretato in maniera nuova. 

Van Rompuy troverà sicuramente nel 2013 un numero sufficiente di sostenitori per i suoi piani. I vantaggi sono cosi' evidenti. La Germania pagherà per la solidarietà europea, mentre le decisioni sull'utilizzo del denaro saranno prese nella socialista Brüssel. Ebbene: Fröhliche Weihnachten und ein gutes neues Jahr!

lunedì 17 dicembre 2012

Italia, ufficiale pagatore d'Europa.


Un articolo su Der Spiegel ci ricorda che il nostro martoriato paese, in rapporto al PIL, paga il contributo piu' alto al bilancio EU. Basteranno questi dati a scalfire i soliti pregiudizi?
Prendere solamente, e non dare niente? L'Italia è considerato il piu' grande beneficiario della UE. Errore. Non sono Germania o Francia a pagare il contributo piu' alto - almeno in relazione al PIL del paese.

Ad Alexander Dobrindt piace usare parole drastiche: "Chi mette i risultati in secondo piano rispetto alle politiche lassiste del sud-Europa, minaccia l'idea stessa di Europa", scriveva il segretario generale della CSU in giugno sulla sua pagina Facebook. Parole a conferma di quello che molti pensano: nel sud amano solamente oziare, noi al nord lavoriamo duro e paghiamo anche per i loro debiti.

Tanto piu' il gioco si fa duro, tanto piu' cattivi si fanno i pregiudizi. In queste settimane si sta discutendo del bilancio EU dei prossimi anni. I presunti pigri hanno buone possibilità per pretendere piu' trasferimenti. Ma quando i capi di stato e di governo si incontreranno, sarà già chiaro chi si merita il titolo di ufficiale pagatore: l'Italia.


--> In rapporto al PIL, nel 2011 nessun'altro paese ha contribuito al bilancio EU quanto l'Italia. Il suo contributo lo scorso anno è stato pari allo 0.38 % del PIL, circa 5.9 miliardi di Euro. Stiamo parlando di contributi netti: cio' che l'italia riceve da Brussel è già calcolato nel contributo italiano, siano sovvenzioni per gli olivicoltori toscani o fondi strutturali per la disastrata economia siciliana.

Proprio l'Italia, il cui capo di governo Mario Monti nel fine settimana ha annunciato le dimissioni, ormai senza sostegno per la sua politica di risparmio. Proprio l'Italia, che da tempo paga alti tassi sul debito pubblico e che in passato ha sempre dovuto smentire di avere bisogno di aiuti.

Nessun dubbio sul perchè la quota italiana sia salita: il suo PIL a causa della crisi si riduce, si potrebbe argomentare. Non è cosi'. Nel 2009 in Italia, come in Germania, c'è stato un crollo del PIL. Nei 2 anni successivi - anche nel 2011 - la ricchezza prodotta è di nuovo tornata a crescere. Questo è il primo anno in cui l'economia italiana dovrebbe di nuovo tornare indietro.

E dov'è la Germania nella classifica? Anche il Belgio e l'Olanda in rapporto al loro PIL hanno una quota maggiore rispetto alla Repubblica Federale. La Germania segue con Finlandia e Danimarca in terza posizione. Certo, se si guardano i numeri assoluti, la Germania è ancora il piu' grande contribuente di Brussel - dopo tutto la Germania resta l'economia piu' grande, e anche una piccola percentuale è sempre un bel po' di denaro. Il contributo netto tedesco è di circa 9 miliardi di Euro, vale a dire lo 0.34 % del PIL.

Ma la Germania è sempre stato il piu' grande contributore netto, potrebbe essere l'obiezione. Per niente. Dal 2000 in poi a guidare la classifica sono stati i Paesi Bassi, o addirittura il Belgio, che con un debito pubblico di oltre il 100% del PIL appartiene al gruppo dei paesi problematici.

Il titolo di ufficiale pagatore segreto - e involontario - lo merita l'Italia, che dopo Germania e Francia, resta il terzo contribuente ai fondi di salvataggio. E nonostante il suo alto indebitamente non ha ancora ricevuto un cent dal fondo salva stati.

L'esempio italiano mostra che l'ammontare dei contributi netti all'EU si basa molto piu' sulle capacità di negoziazione che sulle dimensioni dell'economia. O si potrebbe anche dire: sulla sfacciataggine. Alcuni paesi hanno negoziato sconti generosi, primo fra tutti la Gran Bretagna. Altri ricevono sconti dovuti ai costi aggiuntivi causati dallo sconto britannico - l'Italia non appartiene né all'uno né all'altro gruppo.

Le condizioni speciali britanniche fanno si' che lo UK contribuisca per una piccola parte del suo PIL (0.32 %),  molto meno dell'Italia. Questo è ingiusto, secondo Mario Monti, il quale insieme alla Francia chiede di abolire per intero lo sconto britannico

domenica 16 dicembre 2012

Sinn: la Germania deve dire solo no

H.W. Sinn, intervistato da Handelsblatt, commenta gli ultimi avvenimenti: la Germania deve imporre la propria volontà sull'unione bancaria e Monti è una benedizione per l'Italia.




Handelsblatt: Professor Sinn, dopo mesi di turbolenze il 2012 volge al termine: il Presidente del consiglio italiano Mario Monti ha annunciato le sue dimissioni, non è ancora chiaro se la Spagna chiederà l'intervento del fondo salva stati, i tempi per il riacquisto del debito greco si allungano. Quale paese europeo la preoccupa di piu'?


Sinn: Sicuramente la Spagna. Perché il debito estero del paese è piu' alto di quello di tutti gli altri paesi in crisi messi insieme. A questo si aggiunge la situazione disastrosa nel mercato del lavoro, sui livelli greci. La combinazione è spaventosa

Handelsblatt: Quello che sta succedendo in Italia la spaventa?

Sinn: Aspettiamo di vedere se Monti si presenterà alle elezioni del 2013. Sarebbe una benedizione. E' un professore di economia ed è stato commissario europeo - una combinazione migliore fra competenze specialistiche e politiche è difficile da trovare. Le sue riforme si sono pero' arenate quando il presidente BCE, Mario Draghi, con la usa "dicke Bertha“ ha annunciato acquisti illimitati prospettando una diversa via di uscita. I sindacati hanno rallentato le riforme, realizzabili solo in condizioni di emergenza.

Handelsblatt: Anche lei si sente di lodare la gestione della crisi dei nostri politici?

Sinn: Prendo atto con grande interesse che il Ministro delle finanze procede in maniera molto decisa verso l'unione bancaria e che le preoccupazioni espresse dagli economisti e dall'associazione delle casse di risparmio saranno accolte nella sua decisione finale. Vuole una rappresentanza dei Lander secondo il loro peso nell'organo decisionale della vigilanza bancaria e la separazione dell'autorità di controllo dalla BCE. Entrambi i punti mi fanno stare piu' tranquillo.

Handelsblatt: Wolfgang Schäuble (CDU) riuscirà ad imporsi?

Sinn: Se lo vuole, la Germania puo' imporsi. Poiché le decisioni devono essere unanimi e si tratta di denaro tedesco, se il risultato non le sta bene, la Germania dovrà dire solo no.

Handelsblatt: Ma è una questione di pressione politica...

Sinn: E' vero. Ma il presidente francese François Hollande ha bisogno del nostro denaro. Dovrà acconsentire.

Handelsblatt: Se guardiamo indietro al 2012, la crisi nel corso dell'anno si è intensificata oppure calmata?

Sinn: La crisi finanziaria per la prima volta sembra essersi assestata. Ma la crisi ha ancora una seconda dimensione irrisolta: la mancanza di competitività di alcuni paesi. 

Handelsblatt: La crisi finanziaria si è in parte calmata grazie alla BCE?

Sinn: La BCE ha chiarito agli investitori che il contribuente tedesco e di altri paesi ancora sani risponderà per il debito dei paesi in crisi, garantendo per gli altri. Ma l'allentamento della crisi mi preoccupa. I problemi di competitività dei paesi in crisi non saranno risolti dalle promesse di Draghi. La sola via per ridurre i deficit delle partite correnti, senza che i paesi siano trascinati in recessione o depressione, consiste nello spostare la domanda dai beni esteri a quelli nazionali, facendo in modo che i prezzi calino rispetto a quelli degli altri paesi. Ad eccezione dell'Irlanda, cio' non è ancora accaduto.

Handelsblatt: Che cosa dovrebbe succedere invece?

Sinn: Nella zona Euro cio' potrà accadere solo con una lunga fase di stagnazione, durante la quale il tasso di inflazione sarà spinto ad un livello inferiore rispetto a quello tedesco. Non possiamo posticipare ulteriormente questa fase di adattamento, approvando sempre nuovi trasferimenti. Fino a quando il denaro pubblico continuerà a fluire, i paesi coinvolti non saranno pronti per una dolorosa svalutazione reale da realizzare con un contenimento dei prezzi. Alla fine, chi non intende ridurre i prezzi, dovrà uscire dall'Euro. I paesi fuoriusciti dovranno essere aiutati con un taglio del debito e ulteriori crediti per il sistema bancario. Quanto piu' a lungo si attenderà per applicare le misure radicali, sempre di piu' saranno gli investitori che riusciranno a vendere i loro titoli tossici ai fondi di salvataggio e sempre piu' cara diventerà l'operazione per i contribuenti e i pensionati tedeschi.

Handelsblatt: In questo momento il processo non sembra pero' molto rapido...

Sinn: Chiaro. Gli obbligazionisti guadagnano tempo, i contribuenti e i pensionati lo perdono. Se il governo intende guadagnare tempo in questo modo, la conclusione è che sta assumendo la posizione degli investitori. La potenza di fuoco dell'industria finanziaria sa influenzare l'opinione pubblica con grande successo. Per questa ragione la politica ritiene una buona soluzione calmare i creditori dei paesi del sud con il denaro dei contribuenti del nord.

Handelsblatt: Come sarà il 2013 per noi?

Sinn: Fino alle elezioni probabilmente tranquillo, perché la BCE continuerà la politica dei bassi tassi di interesse e il governo federale spera di essere rieletto in una situazione di calma generale. Dopodiche' saranno prese nuove decisioni. Nel lungo periodo la politica BCE potrebbe sfociare in una fase di inflazione europea. Soprattutto in Germania, perche il capitale resterà in un porto sicuro e i segnali ci lasciano ipotizzare una fase di crescita nel breve e nel lungo periodo.

Handelsblatt: La situazione di bassi tassi di interesse ha causato un boom nel mercato immobiliare tedesco. E' una bolla?

Sinn: Dopo aver superato la prima fase di crisi, la Germania ha vissuto una meravigliosa fase espansiva. Il settore delle costruzioni ha spinto la domanda interna creando crescita economica e posti di lavoro. L'industria delle costruzioni si indebolirà un po' nel 2012. Ma anche se questo non succedesse, non siamo di fronte ad una bolla, perchè i prezzi degli immobili in Germania sono ancora piuttosto bassi. Un boom immobiliare dura in media 17 anni. Alla fine del decennio ci potremo chiedere se si è formata una bolla immobiliare.

Handelsblatt: La fase di debolezza dell'economia tedesca durerà o sarà solo di breve periodo?

Sinn: Cosi' sembra. La Germania ha una situazione strutturalmente migliore rispetto agli altri paesi europei. La domanda mondiale dei nostri prodotti è ancora molto alta. 

Handelsblatt: Le elezioni federali riusciranno ad influenzare la congiuntura?

Sinn: La previsione è molto difficile, perchè il governo di solito fa il contrario di quanto annunciato - per togliore vento alle vele dell'opposizione. Schröder ha abbassato le tasse e con l'Agenda 2010 ha tagliato il welfare. Merkel ha introdotto il salario minimo e ha deciso l'uscita dal nucleare.

Handelsblatt: Quale candidato alla cancelleria ha maggiori competenze economiche: il socialdemocratico Peer Steinbrück oppure il leader della CDU Angela Merkel?

Sinn: Peer Steinbrück è un economista di grande esperienza e come ministro delle finanze ha introdotto in Costituzione un limite all'indebitamento (Schuldenbremse), è stato sicuramente un grande risultato. Ma se da un punto di vista economico sia il miglior candidato è ancora in discussione, perchè non è chiaro se saprà liberarsi dai desideri del suo partito - a volte ci sono richieste che in quanto economista non possono essere tollerate.