martedì 7 aprile 2020

I crediti Target della Bundesbank verso il trilione di euro

Mentre a Berlino la politica si sforza di concedere qualche decina di miliardi di euro di prestiti condizionati attraverso il MES e fa di tutto per non perdere la faccia davanti agli elettori tedeschi, i crediti Target della Bundesbank nel solo mese di marzo e dopo appena un mese di crisi sono cresciuti di 113,6 miliardi di euro raggiungendo i 935 miliardi. Secondo la Bundesbank il trilione è dietro l'angolo.  Da Handelsblatt.de


Con l'ampliamento del programma di acquisto di obbligazioni da parte della BCE, i crediti della Bundesbank nei confronti del sistema di pagamento delle banche centrali dell'eurozona si avvicina alla soglia del trilione. L'indicatore, noto con il nome tecnico di saldo Target-2, a marzo è aumentato di 113,6 miliardi di euro raggiungendo i 935,1 miliardi di euro complessivi, il livello più alto da giugno 2019, come annunciato martedì dalla Bundesbank.

I saldi Target 2 mostrano le passività e i crediti fra le banche centrali nazionali emersi nell'ambito delle transazioni transfrontaliere fra i diversi istituti di credito, che nella zona euro vengono gestiti tramite il sistema di compensazione Target. La Germania è il principale creditore.

Alcuni esperti considerano i saldi Target un pericolo: temono che la Bundesbank possa subire delle perdite su quei crediti nel caso di una rottura dell'area valutaria. Altri economisti invece pensano che queste paure siano esagerate.

La Bundesbank riconduce l'aumento del saldo Target-2 di marzo a diversi fattori: "Fra questi ci sono i consueti effetti tecnici alquanto pronunciati legati alla fine del trimestre", afferma la banca centrale tedesca. "Inoltre, anche gli effetti delle misure di politica monetaria, in particolare l'estensione del programma di acquisto titoli, hanno contribuito all'aumento." La Bundesbank, infatti, si aspetta che i crediti della Bundesbank nell'ambito del sistema di pagamento fra le banche centrali dell'euro continuino ad aumentare: "Nel medio termine, la politica monetaria e le condizioni di mercato restano decisive".

La Banca centrale europea (BCE) a marzo ha comprato titoli di stato dell'eurozona per un valore di 33,75 miliardi di EUR nell'ambito del suo programma di acquisto titoli attivo dal 2015. Le obbligazioni italiane da sole hanno rappresentato circa il 35 % degli acquisti complessivi. Per il paese duramente colpito dalla crisi causata dal coronavirus, è significativamente molto più di quanto stabilito dalle regole della BCE. Con gli acquisti le autorità monetarie tengono sotto controllo i rendimenti delle obbligazioni. In tal modo, fanno in modo che i paesi dell'eurozona possano continuare a rifinanziarsi sul mercato dei capitali ad un costo relativamente basso.
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Le perplessità della SPD nella disputa sui Coronabond: perché alla fine il governo tedesco potrebbe dire di sì

Questo blog è lieto di rilanciare un'ottima traduzione appena ricevuta da Carsten sul dibattito in corso nella SPD in merito ai Coronabond. L'autore, l'ottimo Michael Wendl, sindacalista, sociologo e giornalista, manifesta un certo ottimismo in quanto il dibattito all'interno della SPD sta facendo passi in avanti e alla fine il governo e la Cancelliera potrebbero accettare un'emissione unica e limitata nel tempo finalizzata a combattere gli effetti economici della pandemia. Da Makroskop.de, grazie Carsten per l'ottima traduzione!





A causa della Coronacrisi, la vecchia disputa sugli Eurobond - ora Coronabond – si riaccende. La SPD non è contraria all'idea, solo Olaf Scholz ha ancora delle riserve.



I Coronabond sono titoli di stato comuni di tutti i paesi dell'euro. Gli Eurobond vengono emessi a un gruppo selezionato di banche europee, che li depositano presso la BCE come garanzia per prendere in prestito denaro dalla banca centrale. A tale proposito, la BCE finanzia gli Stati nazionali tramite le banche commerciali e la creazione di credito del sistema bancario a due livelli.

Il vantaggio principale degli Eurobond è che sono emessi a un tasso di interesse uniforme. Ciò impedisce i cosiddetti spread, le differenze tra i tassi di interesse nazionali, che sono costantemente più elevati nei paesi fortemente indebitati. I titoli di stato sono negoziati sui mercati finanziari. Se si prevede che un paese non sarà in grado di riscattare i suoi titoli di Stato in conformità con il contratto, i prezzi di questi titoli diminuiranno e i rendimenti aumenteranno. Questo è il motivo per cui la BCE acquista costantemente titoli di Stato sui mercati secondari, il che li toglierà dal mercato e i loro prezzi non potranno più scendere. Ciò rende la BCE il creditore dei paesi interessati. Da un punto di vista legale, è controverso se questa pratica violi il principio di non salvataggio della legge europea.

Gli Eurobond impediscono tali aumenti dei tassi di interesse e quindi facilitano il finanziamento pubblico attraverso le obbligazioni. Questo è un motivo importante per cui il governo tedesco rifiuta gli Eurobond, perché la raccolta di titoli di stato per finanziare compiti governativi contraddice gli specifici principi tedeschi della gestione parsimoniosa del bilancio. Per applicare i principi tedeschi, i mercati finanziari devono disciplinare i governi nazionali con l'aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato. La "democrazia conforme al mercato" della Merkel.

Gli Eurobond sono visti come uno strumento per aumentare i prestiti da parte dei paesi indebitati e quindi una deviazione dalle politiche attuate nell'UE. Il potere dei mercati finanziari sulla politica sarebbe notevolmente ridotto dalle obbligazioni comuni. Di conseguenza, in caso di crisi di lunga durata e indebitamento eccessivo nei paesi, i prestiti alla BCE possono essere annullati attraverso la riduzione del debito. Un'idea assolutamente horror per i politici tedeschi.

L'ordoliberalismo come centro ideologico di resistenza

Il fatto che la maggior parte dei politici non ha familiarità con i metodi di finanziamento dello stato tramite le obbligazioni ha un certo ruolo. I prestiti pubblici sono visti come prestiti privati. Questa incompetenza macroeconomica porta a un'elevata dipendenza dai consiglieri dei ministeri, che a loro volta chiedono il parere dei consigli consultivi scientifici del ministero della finanza e dell'economia, la maggior parte dei quali è occupata da economisti ordoliberali o neoclassici. Dal punto di vista di questi economisti, il debito pubblico al di sopra della norma del 60% del rispettivo PIL dovrebbe essere respinto.

L'ordoliberalismo, che è ancora popolare in Germania, non è strettamente una scienza economica, ma un'ideologia che prescrive i principi di un'attività economica che si presume siano ragionevoli. Questa si chiama politica di regolamentazione. Lo stato stabilisce un quadro politico per l'attività economica individuale. Gli interventi statali in questo quadro macroeconomico sono concepibili come misure in una crisi economica. In questo caso, vengono utilizzati i metodi di gestione economica anticiclica, che si affermarono negli anni '60/70 come gestione anticiclica globale. Alla fine della crisi, la strategia di consolidamento del bilancio e austerità viene nuovamente implementata.

Il pensiero ordoliberale come ideologia delle virtù economiche porta anche alla legittimazione della punizione per comportamento illecito, che è stata dimostrata spietatamente e con successo nei confronti della Grecia.

Questa ideologia ordoliberale, che ha trovato i suoi grandi eroi in Walter Eucken e Ludwig Erhard, si è consolidata a seguito del successo economico del modello di esportazione tedesco. La gestione economica del bilancio unita a una politica salariale moderata e una politica monetaria restrittiva da parte della Bundesbank hanno causato un'inflazione inferiore alla media in Germania dagli anni '50, aumentando così la posizione competitiva internazionale. Di conseguenza, il capitalismo tedesco del dopoguerra è stato trasfigurato in un modello generale di successo ed è attraente persino nella SPD e nei sindacati. I Coronabond contraddicono questi "principi tedeschi" ed esperienze.

La perplessità della SPD

Dopo le dimissioni di Oskar Lafontaine al più tardi nel marzo 1999, questa comprensione della politica di regolamentazione - anche se è stata gestita solo pragmaticamente e senza alcun ragionamento teorico - ha determinato il pensiero politico-economico della SPD. Ciò vale anche per le questioni relative all'Unione europea e all'unione monetaria. Il declino del pensiero keynesiano standard nel contesto della sintesi neoclassica è iniziato nella SPD negli anni '80 e ha successivamente portato all'appiattimento del livello delle discussioni di politica economica.

Di conseguenza, le dimensioni macroeconomiche non sono più state prese in considerazione e i metodi per creare denaro attraverso i prestiti e gli strumenti della politica monetaria della BCE o il pensiero in termini di contesti economico-bilaterali sono in gran parte sconosciuti nella SPD. Ciò significava che la politica economica e finanziaria antisociale nell'era Schröder era stata accettata senza resistenza fino al 2009 e che la SPD aveva contribuito a far rispettare il pareggio di bilancio nel 2009. Durante questo periodo non vi furono discussioni di politica economica nel partito. La crisi dei mercati finanziari del 2008/09 non ha praticamente cambiato nulla.

Gli economisti vicini alla SPD, che sono in gran parte organizzati nell’Associazione Keynes, vivevano ai margini del partito e il loro consiglio non aveva un ruolo. La burocrazia ministeriale e i consigli consultivi economicamente liberali dei ministeri hanno fornito consulenza ai ministri dell'economia e delle finanze socialdemocratiche.

Anche per questi motivi, l'Unione europea e l'unione monetaria sono principalmente un progetto moralmente carico, i cui problemi economici, disuguaglianze e restrizioni non sono visti o attribuiti a una mancanza di empatia per l'Europa.

Tuttavia, il "capo economista" del ministro delle finanze di Schäuble, Ludger Schuknecht, un duro Ordoliberale, Olaf Scholz lo licenziò e lo sostituì con Jakob von Weizsäcker, che non è un Ordoliberale. Come deputato al Parlamento europeo, era aperto all'introduzione di Eurobond.

È stato quindi iniziato un cambio di rotta nel Ministero delle finanze, che attualmente è stato rafforzato più volte. Innanzitutto attraverso un Position Paper di alcuni deputati di sinistra del Bundestag, in cui sono stati richiesti programmi di investimento e un corso macroeconomico. In secondo luogo, attraverso l'elezione della nuova leadership del partito, in particolare da Norbert Walter-Borjans. In terzo luogo, attraverso il programma di investimento congiunto di DGB (l’organizzazione capo dei sindacati tedeschi) e BDA (la confindustria tedesca), che è stato preparato dall'IMK (istituto di ricerca economica) e dall'Institute of German Business (IW) (istituto di economia vicino al BDA). A ciò si aggiunge l'elezione di Gustav Horn, direttore scientifico dell'IMK fino ad aprile 2010, nel consiglio di amministrazione dell’SPD.

Questi eventi hanno aumentato l'influenza degli economisti keynesiani nel partito nel suo insieme. Horn è a capo di un comitato consultivo economico della SPD, in cui gli economisti keynesiani e i deputati di sinistra del Bundestag dovrebbero lavorare insieme. C'è anche un rappresentante dello stesso Ministero delle Finanze.

Come riporta la SZ (Süddeutsche Zeitung) nell’edizione del 1 ° aprile, vi è attualmente un accenno di cambiamento di direzione riguardo all'emissione di titoli di stato europei. Questo non sarà portato avanti da Scholz. Scholz sicuramente conosce i vantaggi degli Eurobond - per questo ha consulenti che vengono nuovamente consigliati. Scholz sa anche che una posizione aperta per gli Eurobond danneggerà la sua popolarità in Germania. L'opinione pubblica o il pensiero pubblico economico quotidiano in Germania considerano gli Eurobond come se la Germania dovesse essere sicuramente responsabile per i debiti di altri paesi.

Ciò è evidentemente sbagliato, ma determina il discorso nazionale sui Coronabond. Scholz ritiene pertanto che il governo federale nel suo insieme - e quindi Angela Merkel a seguito dell'aumento della pressione europea - accetterà i Coronabond come un'eccezione una tantum.

Forza e coraggio!
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Alice Weidel: "I corona-bonds non sono né solidali, né legali"

Anche Alice Weidel, leader di AfD, risponde indirettamente all'appello lanciato dalle "truppe Calendate" sulla stampa tedesca: per Weidel i corona-bonds non sono né solidali né legali e soprattutto sono una truffa da rispedire al mittente. Dal profilo FB di Alice Weidel


Il dibattito altamente emotivo sui cosiddetti corona-bonds non è altro che il tentativo disonesto e inappropriato di abusare della crisi al fine di introdurre gli euro-bonds dalla porta di servizio, dopo che la stessa operazione era già fallita piu' volte e per buone ragioni. La messa in comune del debito pubblico attraverso delle obbligazioni comuni contraddice il testo e lo spirito dei trattatai sull'euro. I corona-bonds, come lo erano gli eurobonds, non sono né solidali, né legali.

Non sono in alcun modo necessari e sono altrettanto superflui, come lo è il "pacchetto di stimolo" europeo finanziato dal debito per superare la crisi causata dal corona-virus. Anche i paesi fortemente indebitati del Sud-Europa, infatti, hanno sufficienti possibilità di prendere denaro a prestito sul mercato dei capitali a condizioni favorevoli. Traggono vantaggio dalla fiducia dei mercati nel merito creditizio dell'economia tedesca, nonché dai bassi tassi di interesse manipolati della BCE, per i quali i risparmiatori e i pensionati tedeschi stanno già pagando con delle gravi perdite in termini di benessere.

Ci troveremmo davvero all'opposto del concetto di solidarietà se di fronte a paesi in cui la ricchezza media delle famiglie è diverse volte superiore rispetto a quella delle famiglie tedesche, ora ci si aspettasse che attraverso gli euro-bond i contribuenti tedeschi si dovessero fare carico di debiti aggiuntivi anziché dei propri. Il governo federale è invitato a non cedere a nessun tentativo di ricatto di natura morale oppure fondato sulla storia politica e di continuare a respingere in maniera coerente la fregatura dei "corona-bonds"!
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domenica 5 aprile 2020

Perchè l'unione di trasferimento è già realtà e perché il governo tedesco non può spiegarlo agli elettori

"In un momento come quello attuale in cui così tante persone temono non solo per la loro salute e per quella dei loro genitori, ma anche per il loro lavoro e per la loro sopravvivenza economica, non sarebbe certo una buona idea quella di annunciare ufficialmente ai tedeschi che parole così belle come "Europa" e "Solidarietà” significano anche che alla fine probabilmente dovranno pagare per i danni fatti dagli altri" scrive Ferdinand Knauss su Tichys Einblick. E questo sembrerebbe il problema principale del governo tedesco: salvare la faccia davanti agli elettori, senza aprire un autostrada elettorale ai partiti che si trovano a destra dell'Unione, vale a dire FDP e AfD. Ne scrive Tichys Einblick, rivista online vicina appunto ad AfD e alla FDP.


Nessuno in realtà può essere seriamente sorpreso dall'immagine che l'UE sta dando di sé in questa crisi. Quando il bisogno si fa grande, quando potrebbe trattarsi di una questione di vita o di morte, le decisioni devono essere prese rapidamente e quindi le competenze dovrebbero essere chiare e inequivocabili. Non puoi fare summit di continuo. (...)

Ma l'UE, a differenza dei sogni di alcuni esaltati, non è una repubblica e probabilmente non lo sarà mai, e quindi non ci sarà mai un leader che ti dice cosa fare in una situazione di difficoltà. In questa crisi così reale, pertanto, non bisogna pensare male della Commissione europea o della confederazione degli Stati. In realtà non è così scandaloso che in questa crisi, come è accaduto in tutte quelle del recente passato, nella crisi finanziaria e dell'euro, nonché nella cosiddetta crisi dei rifugiati e anche nel caso delle guerre in Siria e in Libia, l'Unione Europea  in definitiva sia rimasta dietro la nebbia delle frasi su di un presunto terreno condiviso fra i vari paesi, restando tuttavia incapace di agire fino a quando gli Stati membri non hanno poi trovato un accordo. È scandaloso, no, ma alquanto  preoccupante o addirittura spaventoso il fatto che i circoli ai vertici della politica e gli opinion leader che dettano i temi sui quali discutere apparentemente si aspettino questa unità da una confederazione di stati con 27 o 26 stati membri. Ma forse stanno solo fingendo.

Queste aspettative e queste affermazioni sono alquanto presuntuose. E se nella classe politica e fra i leader d'opinione europei esiste ancora un po' di capacità di apprendimento, allora la lezione che ci arriva da questa grande crisi dovrebbe essere proprio questa. "Conosci te stesso!", l'iscrizione che si trova sull'oracolo di Delfi, vale a dire uno dei fondamenti spirituali della civiltà occidentale. Gli europei, in particolare quelli che a Bruxelles e nelle capitali hanno delle responsabilità politiche e giornalistiche, dovrebbero riconoscere ciò che la loro Unione può essere, e cosa invece non può essere. Coloro che arrivano troppo tardi a fare questa riflessione saranno puniti dalla vita.

I più grandi maestri dell'auto-illusione e dell'inganno nei confronti del loro popolo tuttavia risiedono a Berlino. Nella videoconferenza del Consiglio europeo (perché non ci avevano pensato anche prima del Corona-virus? Si potevano risparmiare molti soldi dei contribuenti e tonnellate di Co2), il governo tedesco si è messo di traverso sulla strada che porta ai cosiddetti corona-bonds. Certo, sarebbe solo un altro nome per gli eurobonds di cui si era già discusso a lungo durante la crisi greca e che anche allora erano stati respinti da Merkel. E certo, questo significherebbe l'ingresso in una unione fondata sulla garanzia comune sui debiti.

Ma questa unione fondata sulla responsabilità condivisa (Haftungsunion) è già ampiamente presente nella realtà dei fatti. E avviene per la via traversa della BCE, che acquista titoli di stato sul mercato secondario e di fatto indirettamente sta praticando il finanziamento pubblico. Ora nella crisi causata dal Coronavirus, la BCE ha già provveduto ad eliminare autonomamente gli ultimi ostacoli. Può acquistare i titoli di stato di alcuni paesi membri senza dover limitare le quote. E tutti gli altri stati, o in definitiva i loro cittadini, ne saranno garanti attraverso il bilancio della BCE. Al contrario, non c'è stata alcuna protesta da parte di Berlino. E anche i criteri di stabilità dell'Unione monetaria non vengono piu' applicati. Se ciò accadrà per un periodo di tempo limitato o meno, in definitiva è irrilevante. In ogni caso, nessuno avrebbe potuto far rispettare quei criteri a causa della mancanza di sanzioni.

Ma se il governo federale rifiuta la messa in comune dei debiti da realizzare attraverso i cosiddetti corona-bonds, non si tratta che di uno scontro fittizio. Evidentemente, sta ancora fingendo di difendere la non garanzia dei tedeschi. Ma non può sparare altro che fumogeni. A causa dell'unione monetaria, di fatto ci troviamo già sulla stessa barca insieme a  tutti i paesi membri. Non esiste nei fatti un'opzione di uscita, anche perché l'intera classe politica si è incatenata all'euro in una sorta di lealtà dei Nibelunghi.

Se la cancelliera e l'intera classe politica fossero onesti con se stessi e con i loro cittadini, verso i quali hanno una responsabilità, avrebbero fatto in modo che vi fossero dei rapporti chiari e quindi avrebbero accettato i corona-bonds. Con questo accordo, la Germania a Bruxelles avrebbe  almeno potuto portare a casa qualche concessione. Se fosse onesta Merkel sarebbe dovuta andare in televisione davanti ai suoi cittadini e dire: “Volevamo questa UE e l'euro - e voi eravate d'accordo, o almeno lo avete permesso. Non abbiamo mai affrontato il compito scomodo di considerare l'UE come il forum per una lotta in difesa dei vostri interessi materiali, come invece hanno fatto gli altri. Adesso è troppo tardi per farlo. Ora è già qui, l'unione di trasferimento, e voi in un modo o nell'altro dovrete pagare".

Ma invece alla gente si preferisce continuare a raccontare la fiaba della non garanzia. Nella speranza che la maggior parte di loro non capisca che prima Mario Draghi e ora Christine Lagarde, con modalità alquanto misteriose, li hanno messi a garantire. Soprattutto in un momento come quello attuale in cui così tante persone temono non solo per la loro salute e per quella dei loro genitori, ma anche per il loro lavoro e per la loro esistenza economica, non sarebbe certo una buona idea quella di annunciare ufficialmente ai tedeschi che parole così belle come "Europa" e "Solidarietà” significano anche che alla fine dovranno pagare per i danni fatti dagli altri.

Se i veli dovessero essere sollevati e gli effetti sulla prosperità in Germania diventassero evidenti, è probabile che la delusione dei tedeschi sarebbe decisamente maggiore. È improbabile che il loro entusiasmo per l'Europa possa durare piu' a lungo della crisi causata dal coronavirus.


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sabato 4 aprile 2020

Thomas Mayer - Chi ci chiede di fare gli Eurobonds non ha capito nulla dell'euro

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, su "Die Welt" replica indirettamente all'appello delle "truppe Calendate" e ci spiega perché dal punto di vista tedesco, chi si ostina a chiedere gli eurobonds probabilmente non ha ancora capito la natura dell'euro: un progetto che secondo Mayer resta molto piu' simile ad un accordo di cambio fisso che non ad una moneta unica. Ne scrive Thomas Mayer su Die Welt


Lo scorso settembre, il Consiglio della BCE ha deciso di riprendere il programma di acquisto dei titoli di stato con 20 miliardi di euro di acquisti mensili. Il 12 marzo, il board della banca centrale ha annunciato che il programma sarebbe stato aumentato a 120 miliardi di euro per il 2020 e il 18 marzo si è aggiunto un "programma pandemico per l'acquisto di obbligazioni " pari a 750 miliardi di euro.


Cosi' quest'anno la BCE, attraverso l'acquisto di obbligazioni, avrà messo a disposizione dell'economia e dei paesi dell'eurozona 1,11 trilioni di euro. Se si includono anche i generosi programmi di prestito per le banche, si potrebbe pensare che a nessun paese dell'eurozona alla fine dovrebbe mancare il denaro per combattere la pandemia da corona-virus.

Tuttavia, c'è una lunga lista di capi di stato ed economisti che chiedono l'emissione di titoli di stato con una garanzia condivisa da parte di tutti i paesi dell'euro. La vecchia proposta degli eurobonds viene ora nuovamente riscaldata e rilanciata sotto il nuovo nome di Corona-Bonds

Il cambio di nome ci rivela che si sta cercando di utilizzare la crisi per moralizzare la politica. Al di là delle reali necessità, si sta esercitando una irresistibile pressione sui politici piu' refrattari ed ostinati per convincerli ad accettare i corona-bonds, oppure per accedere al Meccanismo europeo di stabilità (MES) senza alcuna condizionalità.

I tedeschi e i cittadini di altri paesi vicini che ancora si oppongono alla messa in comune dei debiti vengono rappresentati come dei cattivi europei e dei cattivi vicini di casa. I politici italiani chiedono i corona-bonds sulla stampa tedesca, ma i media italiani ignorano l'accettazione dei pazienti italiani nelle unità di terapia intensiva tedesche.

È solo una questione di tempo prima che i politici tedeschi vengano ritratti con il baffo di Hitler e la fascia al braccio con la svastica, come era già accaduto nella crisi greca. Alla fine non saranno in grado di resistere alla pressione.

Ma come, argomenteranno i sostenitori e gli attivisti dei Corona Bonds, gli altri paesi del mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, non ci stanno mostrando la strada da percorrere? I governi centrali emettono obbligazioni per combattere la pandemia e sostenere l'economia, e la banca centrale assicura che tali obbligazioni possano essere vendute ad un basso tasso di interesse.

L'Unione monetaria europea dovrebbe prenderli ad esempio. Ciò che tuttavia viene taciuto è il fatto che esiste una differenza significativa tra i paesi con una loro valuta nazionale e la zona euro. Lì sono gli elettori a determinare fino a che punto lo stato e la banca centrale possono arrivare.

Nell'area dell'euro, tuttavia, i singoli paesi possono beneficiare degli acquisti di obbligazioni della BCE e dei titoli di stato condivisi e trasferire i costi di tale condotta ad altri paesi. Per limitare questo effetto, il meccanismo europeo di stabilità (MES) finora ha fornito gli aiuti solo a determinate condizioni e prima dello scoppio della pandemia di corona-virus, la BCE suddivideva i suoi acquisti sulla base della quota di capitale dei diversi paesi.

Ora la BCE vorrebbe rendere la distribuzione degli acquisti "flessibile" in modo da poter fornire maggiori aiuti ai paesi particolarmente indebitati. La Commissione europea ha sospeso le regole del Patto di stabilità e ora si argomenta che il denaro debba fluire attraverso l'emissione di euro-bonds senza condizionalità.

Le conseguenze possono essere illustrate in maniera seguente: un gruppo di colleghi va in un ristorante. Tutti ordinano ciò che vogliono e alla fine il conto viene suddiviso in importi uguali. Se ne approfitterà chi ha fatto l'ordine piu' costoso, ci perde chi è stato piu' umile.

Tutti quindi avranno un incentivo a rendere il conto il più salato possibile. Quando però arriverà il conto, il gruppo potrebbe scoprire che tutti insieme non hanno abbastanza soldi per pagare il conto.

Milton Friedman e il "problema del peso"

Sarebbe tuttavia ingenuo pensare che i mercati finanziari non vedrebbero nella messa in comune del debito un incentivo a spendere piu' denaro. I tassi di interesse ovviamente non aumenterebbero fino a quando sarebbero limitati dagli acquisti di obbligazioni da parte della BCE. Ma gli attori del mercato valutario trarrebbero le dovute conseguenze dalla monetizzazione dei debiti eccessivi.

Negli anni '70, Milton Friedman aveva usato l'esempio del peso messicano per descrivere come potevano reagire i mercati valutari. Il peso era stato ancorato al dollaro dal governo messicano. Nel tempo, tuttavia, si era sviluppato un differenziale in termini di tassi di interesse in favore del peso.

Sembrava che gli attori di mercato potessero realizzare profitti senza rischi investendo in pesos e finanziandosi in dollari. A causa delle politiche inflazionistiche del governo messicano, tuttavia, l'aggancio al dollaro alla fine è venuto meno e il peso all'improvviso si è deprezzato.

Il crollo improvviso della valuta entrò nella letteratura economica come il "problema del peso". Potremmo sperimentare il suo ritorno come il "problema dell'euro".

Gli investitori  pertanto dovrebbero prepararsi a un forte deprezzamento dell'euro. L'euro dalla metà dello scorso anno ha perso il 25 % del suo valore nei confronti  dell'oro. Se ci fosse l'impressione che la creazione di moneta da parte della BCE per finanziare il debito dell'eurozona stesse sfuggendo di mano, è probabile che l'euro potrebbe seguire il destino del peso messicano.



giovedì 2 aprile 2020

Jörg Meuthen e AfD contro gli eurobonds e l'unione di trasferimento

Questo non è il blog di AfD in lingua italiana, tuttavia vale la pena andare a leggere quello che scrive sugli eurobonds uno dei leader storici di AfD, Jörg Meuthen, e cioè l'anima piu' professorale e liberale di AfD dell'ovest. Per Meuthen gli eurobonds sarebbero una truffa ai danni del popolo tedesco, che si andrebbe ad aggiungere ai giganteschi saldi Target della Bundesbank e ai 10 anni di tassi a zero della BCE a guida italo-francese. I politici di Berlino sanno bene di non poter fare delle concessioni ai sud-europei sugli eurobond, se lo facessero perderebbero la faccia davanti agli elettori e aprirebbero un'autostrada elettorale alla temutissima AfD. Dal profilo FB di Jörg Meuthen



Cari lettori, in piu' occasioni ho avuto modo di commentare le competenze economiche di Robert Habeck: di fatto inconsistenti.

Cosa si dovrebbe pensare di un "verde" che con una certa convinzione raccomanda agli albergatori e ai ristoratori in grave difficoltà a causa del coronavirus di sostituire le caldaie dei loro riscaldamenti spendendo cosi' un sacco di soldi in questi tempi di grande incertezza? (..)

Ma c'è un'altra decisione molto diversa, e molto più importante per la Germania, che d'altra parte non può essere presa dai singoli, ma che deve essere presa dalla politica, e cioè la questione riguardante la responsabilità condivisa sul debito degli altri paesi europei.

Le forze di sinistra, di cui i "Verdi" da sempre fanno parte, la chiedono da tempo. Non puoi certo aspettarti che noi - contribuenti tedeschi decisamente esausti - alla fine si debba garantire anche per i debiti fatti dagli altri paesi europei.

Se tu ora caro lettore, ti stai chiedendo come sia possibile sostenere sciocchezze simili chiaramente dirette contro gli interessi del nostro paese e quindi anche contro ognuno di noi, allora ti renderai conto: la ragionevelezza non c'entra nulla, ciò ha solo a che fare con l'ideologia della redistribuzione di sinistra e internazionalista.

E questa è esattamente l'ideologia di Robert Habeck, rappresentata perfettamente dai suoi "Verdi" eco-sociali. E ancora una volta viene dimostrato dalla proposta di Habeck di introdurre finalmente nell'UE i cosiddetti "corona-bonds".

Questa sinistra semplicemente non molla la presa: dato che finora non sono stati capaci di introdurre gli "eurobonds", vale a dire obbligazioni degli stati UE per le quali tutti i contribuenti alla fine saranno responsabili con la loro capacità contributiva, superando la resistenza dei paesi del nord dell'UE più orientati alla stabilità, ora provano a far passare queste stesse obbligazioni attraverso la porta posteriore della crisi acuta causata dal coronavirus.

Questo punto però non migliora la proposta e dimostra ancora una volta che i cosiddetti "Verdi" sono completamente inadatti quando si tratta di dare una rappresentanza agli interessi della Germania - al contrario, stanno attivamente cercando di danneggiare i nostri interessi: questo partito vuole costringere la Germania ad entrare in una unione fondata sulla responsabilità condivisa sui debiti europei.

Nonostante tutta l'avversione per questa assurdità Verde, a onor del vero bisogna raccontare le cose come stanno: sfortunatamente, nella realtà dei fatti, già da tempo esiste una unione fondata sulla responsabilità condivisa, che tuttavia non viene presentata apertamente al pubblico come invece sarebbe opportuno fare.

Questa unione fondata sulle garanzie condivise di fatto riguarda l'euro, cioè la valuta comune di 19 dei 27 paesi dell'UE. I difetti di progettazione di questa valuta comune implicano che, contrariamente alle promesse elettorali fatte all'epoca dalla CDU e dalla CSU, noi tedeschi ormai da tempo siamo responsabili per i debiti degli altri paesi dell'eurozona.

Ciò è diventato chiaro durante la crisi greca e in seguito nella forma del cosiddetto "meccanismo europeo di stabilità" (MES), e secondo il testo di questo trattato nessuno può dire esattamente quale somma effettivamente noi stiamo garantendo per gli altri paesi.

Oltre a questa gravosa garanzia, bisogna aggiungere altre due dimensioni:

in primo luogo, le enormi perdite sui tassi di interesse subite dai risparmiatori tedeschi, dovute esclusivamente al fatto che la BCE sta proteggendo dal fallimento i paesi fortemente indebitati della zona euro.

Dall'altro lato, invece, il cosiddetto saldo Target II: dietro questo termine tecnocratico ci sono dei crediti nei confronti di altri paesi dell'eurozona derivanti dalla gestione corrente delle attività economiche fra gli attori nei diversi paesi partecipanti - crediti che in caso di emergenza non sarebbero esigibili.

Alla fine di febbraio, questi crediti ammontavano a 821.562.576.196,62 euro, una somma difficile anche solo da immaginare - non siamo lontani dalla soglia del trilione.

Quindi siamo chiari: di fatto, nella realtà, l'unione fondata sulla condivisione della responsabilità tanto desiderata da Habeck e dai suoi "Verdi" esiste già da tempo, ma questo partito abbagliato, data la sua profonda incompetenza economica, vorrebbe legare ancora di piu' le mani e i piedi dei tedeschi.

È giunto il momento per gli elettori tedeschi di punire i "Verdi" ovunque ciò sia possibile. È giunto il momento di rappresentare gli interessi del nostro paese e di non agire contro di loro. È giunto il momento di #AfD.


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lunedì 30 marzo 2020

La profonda insostenibilità politica dell'unione di trasferimento - 10 Articoli

Questo umile blog di provincia nasce nel gennaio 2012 per tradurre in italiano il dibattito tedesco sulla crisi dell'euro e per raccontare la profonda insostenibilità politica dell'unione di trasferimento nell'elettorato tedesco. La situazione da allora non è cambiata molto, per questo VdG propone una piccola selezione di 10 articoli che nel corso degli anni ci hanno spiegato la posizione del governo e dell'elettorato tedesco sul tema dell'unione di trasferimento.




"La Baviera è la più grande istituzione caritatevole in Germania"


Hast du mal nen Euro?


Da Meseberg verso l'unione di trasferimento


Der Spiegel: dell'eurobudget di Macron praticamente non è rimasto nulla


Intervista a Lindner della FDP sull'unione di trasferimento


Roland Berger: "meglio la fine dell'euro che l'unione di trasferimento"


Il vero obiettivo della "unioncina di trasferimento" di cui si parla a Berlino


Hans Werner Sinn: nessun debito comune!



Il coro di Nein


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