La grande dipendenza dell'industria tedesca dal mercato cinese spinge i commentatori ad ipotizzare che il recente accordo commerciale fra UE e Cina rappresenti un'ancora di salvezza per molti settori industriali tedeschi in difficoltà, come ad esempio il settore dell'auto, e allo stesso tempo sia uno strumento per estendere l'egemonia della Germania nell'UE. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy
Vendite record nonostante la pandemia
La pubblicazione dell'analisi sul "decoupling" dell'economia cinese giunge in un momento in cui l'importanza della Cina per l'industria tedesca continua a crescere; e ciò è dovuto al fatto che la Repubblica Popolare ha saputo gestire la pandemia da Covid-19 molto meglio rispetto a quanto hanno fatto i paesi occidentali. Il cambiamento in corso è chiaramente illustrato dall'esempio dell'industria automobilistica, uno dei pilastri dell'economia tedesca. Nel 2020, ad esempio, le tre grandi case automobilistiche tedesche hanno ottenuto in Cina risultati decisamente superiori rispetto al resto del mondo. Mentre le vendite del Gruppo Volkswagen nella Repubblica Popolare si sono ridotte solo del 9,1% e quindi molto meno rispetto alla media mondiale (- 15,2%), i produttori premium sono addirittura riusciti ad aumentare le loro vendite fino a raggiungere nuovi massimi da record: le vendite di BMW in Cina sono aumentate del 7,4% (in tutto il mondo hanno fatto - 8,4%) e quelle di Daimler addirittura dell'11,7% (in tutto il mondo hanno fatto - 7,5%). [1] Anche il marchio premium di Volkswagen, Audi, nel 2020 ha venduto in Cina circa il 5,4% in più di veicoli rispetto al 2019, mentre le vendite negli Stati Uniti sono crollate del 16,7% e in Europa del 19,5%. [2] BMW nel 2020 ha venduto in Cina il 33,4% della sua produzione totale, Daimler il 35,8% e Volkswagen addirittura il 41,4%. Tutti e tre i gruppi stanno pianificando investimenti nella Repubblica Popolare per importi miliardari a due cifre.
Anticipazione del decoupling
Le conseguenze che il proseguimento degli sforzi americani per isolare il più possibile la Cina dal mondo tramite sanzioni potrebbero avere sulle aziende tedesche sono evidenziate dai recenti sviluppi nel settore automobilistico. Da settimane, infatti, si registra una grave carenza di semiconduttori, come conseguenza della pandemia da Covid 19: i produttori di chip che durante la crisi causata dal coronavirus avevano ridotto la produzione, ora non riescono piu' a tenere il passo con gli ordini, in quanto le vendite di automobili e quindi anche la produzione di automobili, nella Repubblica Popolare sono aumentate molto più in fretta del previsto. Volkswagen-Cina, infatti, già ad inizio dicembre sosteneva che la carenza di semiconduttori avrebbe potuto ritardare la produzione di diversi mesi. Più recentemente anche le case automobilistiche tedesche in alcuni siti produttivi in Germania hanno dovuto trarre le conseguenze da questa carenza e annunciare una riduzione dell'orario di lavoro [3]. Le industrie del settore ora sostengono che le attuali difficoltà probabilmente sono solo un assaggio di ciò che le case automobilistiche tedesche in Cina potrebbero rischiare se Washington dovesse portare avanti i suoi sforzi di decoupling tagliando fuori la Repubblica Popolare dalle forniture di semiconduttori prodotti al di fuori della Cina per mezzo di sanzioni ancora più severe di quelle applicate fino ad ora.
Affrontare gravi perdite
Il nuovo studio sul "Decoupling", preparato congiuntamente dalla Camera di Commercio Europea in Cina e dall'Istituto Mercator per gli Studi sulla Cina (Merics) con sede a Berlino e presentato al pubblico la settimana scorsa, mette in guarda dalle gravi conseguenze che un costante decoupling cinese potrebbe avere per l'industria tedesca. Secondo il rapporto, infatti, il 96 % di tutte le aziende dell'UE che operano in Cina, in un modo o nell'altro sarebbero già interessate dal decoupling operato dagli Stati Uniti. Più della metà ne sta già registrando concretamente gli effetti negativi; il 72% si aspetta per il futuro degli effetti analoghi. "Vediamo una tempesta in arrivo", dice Jörg Wuttke, dal 1997 rappresentante generale di BASF in Cina e presidente della Camera di Commercio Europea. [4] Se la futura amministrazione Biden dovesse continuare a spingere in direzione decoupling, le aziende dell'UE che hanno solo una piccola parte del loro business internazionale in Cina probabilmente sarebbero costrette a ritirarsi del tutto dal paese, dice lo studio. D'altra parte, le aziende che generano una parte significativa delle loro vendite nella Repubblica Popolare - come le case automobilistiche tedesche - dovrebbero poi produrre i loro prodotti in due versioni: una per i mercati occidentali, l'altra per il mercato cinese, rinunciando quindi ai prodotti americani. In entrambi i casi, le aziende dell'UE dovrebbero affrontare delle perdite severe. [5]
La "duplice circolazione" della Cina
A peggiorare le cose, dice lo studio, c'è il fatto che la Cina, minacciata da sanzioni sempre più estese da parte degli Stati Uniti, con conseguenze disastrose per l'economia cinese, sta facendo di tutto per diventare tecnologicamente indipendente dalle forniture estere. Nel prossimo piano quinquennale, infatti, attualmente ancora in fase di messa a punto, viene delineata la dottrina della "duplice circolazione" che prevede soprattutto il rafforzamento del "mercato interno", vale a dire delle filiere produttive interne alla Repubblica Popolare, quindi senza acquisti dall'estero. Questo in futuro interesserà sempre di piu le aziende dell'UE, e in alcuni casi sta già accadendo oggi. Nicolas Chapuis, l'ambasciatore dell'UE in Cina, ha recentemente sottolineato che Pechino farà costruire solo l'11% delle reti 5G del paese a Ericsson (Svezia) e Nokia (Finlandia) [6]. In altri Paesi, si dice, che le due società in piu' occasioni siano riuscite a raggiungere quote di mercato anche del 30 %. Certo, la quota di mercato molto bassa in Cina è anche il risultato della scelta, da parte di un numero sempre maggiore di paesi occidentali, di escludere Huawei dalla costruzione delle loro reti 5G. Pechino in questo modo sta effettivamente fornendo alla società cinese una alternativa sul suo mercato interno. Lo studio della European Chamber/Merics teme conseguenze simili anche per altre aziende tedesche e dell'UE.
Il principale beneficiario
La Camera di commercio europea in Cina chiede all'UE e ai suoi Stati membri di adottare delle misure forti per contrastare un ulteriore decoupling ed evitare danni massicci e di lungo termine all'economia dell'Unione. In quest'ottica, il 30 dicembre scorso Bruxelles ha concordato con Pechino le linee di fondo di un accordo globale sugli investimenti (Comprehensive Agreement on Investment, CAI), che è in fase di finalizzazione e dovrebbe entrare in vigore già l'anno prossimo. L'accordo elimina in diversi settori l'obbligo di investire in Cina tramite joint-venture con aziende cinesi, e apre nuovi settori agli investimenti stranieri, tra questi i servizi cloud e le aziende di telecomunicazioni. Le aziende statali cinesi non potranno più dare la preferenza ai fornitori della Repubblica Popolare. Pechino compie così un ulteriore passo in avanti nella sua apertura alle economie dell'UE. L'accordo sugli investimenti va a vantaggio soprattutto delle imprese tedesche: dei 140 miliardi di euro che secondo la Commissione UE le imprese dell'Unione negli ultimi due decenni hanno investito in Cina, infatti, 86 miliardi provengono dalla Germania, stando ai dati della Bundesbank; dei 560 miliardi di euro di interscambio commerciale tra Cina e UE del 2019, 206 miliardi di euro sono da attribuire alla Repubblica Federale. In questo senso, la promozione del commercio con la Cina rafforza l'egemonia tedesca sull'UE.
[1] Daniel Zwick: Deutsche Autobauer rutschen immer mehr in die Abhängigkeit von China. welt.de 17.01.2021.
[2] BMW und Audi: Im Westen abwärts - Wachstum nur in China. sueddeutsche.de 12.01.2021.
[3] Joachim Hofer, Martin-W. Buchenau, Roman Tyborski, Franz Hubik, Stefan Menzel: Chipmangel bremst Autobauer: Daimler drosselt Produktion weiter, Kurzarbeit bei VW. handelsblatt.com 14.01.2021.
[4] Dana Heide, Till Hoppe, Stephan Scheuer: China entkoppelt sich zunehmend von der Weltwirtschaft - das sind die Folgen für europäische Unternehmen. handelsblatt.com 14.01.2021.
[5] European Chamber of Commerce in China, Mercator Institute for China Studies (Merics): Decoupling. Severed Ties and Patchwork Globalisation. Beijing, January 2021.
[6] Wei Sheng: EU diplomat says China favors domestic 5G suppliers. technode.com 01.12.2020.