In una recente intervista pubblicata sulla Berliner Zeitung l'economista olandese Michael Every arriva ad affermare che fra inflazione, crisi energetica, crollo dell'export e i tanti problemi che affliggono l'economia tedesca "la Germania sarebbe sulla buona strada per diventare un'economia in via di sviluppo". Probabilmente un giudizio severo ma che sicuramente contiene importanti spunti di riflessione, ne scrive Sven Brajer su Manova.news, dato che l'intervista originale a Michael Every sulla Berliner Zeitung è dietro paywall.
Amministrazione, infrastrutture e sicurezza pubblica si trovano in una situazione difficile. L'esproprio causato dall'inflazione a danno di impiegati, lavoratori, risparmiatori e contribuenti tedeschi nel corso del 2023 è entrato nel vivo. E non a caso, l'esperto finanziario Michael Every ha recentemente affermato: "La Germania è sulla buona strada per diventare un'economia in via di sviluppo".
5 euro per una birra alla spina nella provincia della Germania dell'Est, 50 euro per un biglietto ferroviario a lunga percorrenza che l'anno scorso costava 30 euro. "Prosperità per tutti" - il credo dell'ex cancelliere Ludwig Erhard nel 1957 - ma era un'altra epoca. Proprio come l'affermazione di Norbert Blüm del 1997: "La pensione è sicura", oggi sembra una battutaccia.
Dall'inizio della "crisi dei rifugiati" del 2015, dall'improvvisa apparizione di una Giovanna d'Arco climatica svedese nel 2018, dalla "crisi pandemica" nel 2020 e dalla svolta di Scholz nel 2022, la maggioranza dei tedeschi si è abituata a fare da ufficiale pagatore per tutto e tutti. Con un ditino sempre puntato, una cricca di politici, che sembrano essere controllati da altri, governa dall'alto verso il basso, presumibilmente senza alcuna alternativa.
Nulla viene più spiegato in modo oggettivo, il motto per il cittadino è: mangia questa minestra o muori. Chi non sta al gioco viene considerato un pazzo, un "negazionista" o nel peggiore dei casi - a volte a ragione, a volte a torto - viene etichettato come nazista.
Tuttavia, questa situazione sembra spaventare un numero sempre minore di persone, perché in ogni momento vale il detto dell'ex presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln:
"Puoi ingannare alcune persone per sempre e tutte le persone per un certo periodo; ma non puoi ingannare tutte le persone per tutto il tempo".
Nell'est del Paese - a causa della diversa esperienza storica e di un materialismo piu' spinto - questo stato di cose attualmente sembra ancora più evidente che nel resto del Paese, che si è nutrito con il transatlantismo per piu' di quarant'anni. Ma anche lì si sta entrando nel vivo. Il vassallaggio della Germania nei confronti degli Stati Uniti, in difficoltà economiche e in politica estera, ora si sta vendicando aspramente.
La deindustrializzazione come un incubo |
In un'intervista alla Berliner Zeitung, l'esperto di finanza Michael Every sottolinea che la malattia del sistema economico mondiale internazionale, dominato dal dollaro, che si trascina dalla crisi bancaria del decennio scorso, ora sta per scoppiare di nuovo. I sintomi sono stati curati, ma le cause della malattia si sono intensificate:
"Ciò che sta accadendo negli Stati Uniti con la crisi bancaria non può essere visto separatamente dall'intera struttura dell'economia mondiale.(...) Nelle economie occidentali sono stati offerti tassi di interesse incredibilmente bassi per 15 anni e improvvisamente nel giro di un anno i tassi di interesse vengono aumentati in modo molto aggressivo. Questo ha causato immediatamente dei problemi. Ma è miopia intellettuale pensare che gli eventi attuali siano una sorpresa o uno shock.
Si tratta piuttosto di un graduale calo della domanda e di un graduale inasprimento degli standard legati ai prestiti. Se i tassi di interesse rimarranno così alti, l'economia potrebbe superare un punto di svolta. La struttura economica che abbiamo conosciuto dopo la crisi finanziaria del 2008 è stata costruita su una struttura economica molto inefficiente e iniqua. Si è sviluppata una forma economica costruita sulla sabbia, e le fondamenta stanno diventando sempre più fragili".
Questo tuttavia non è vero per tutte le regioni e gli Stati del mondo. Se non ci credete, date un'occhiata a Cina, Vietnam, Uruguay, Nigeria o Emirati Arabi Uniti (EAU). I "partner" europei degli Stati Uniti nell'UE invece sembrano esserne stati colpiti in maniera molto dura. In prima linea: la Repubblica Federale, sempre più deindustrializzata e senile, che ha perso i suoi grandi poeti e pensatori di un tempo.
La massiccia dipendenza politica ed economica rispettivamente dagli Stati Uniti e dalla Cina, nonché l'improvviso prosciugamento dell'afflusso di materie prime russe - per motivi ideologici - e gli anni in cui è stata accumulata una gigantesca montagna di debiti a causa di una politica da primo della classe di stampo tedesco, che si preoccupa essenzialmente di salvare il mondo, hanno portato il Paese sull'orlo dell'abisso economico.
Every afferma senza mezzi termini che:
"La Germania dipende dalle esportazioni verso la Cina, dalle importazioni dalla Russia e per le armi dall'America. Se la Germania continuerà a dipendere dagli Stati Uniti, è destinata a fallire perché l'economia americana non può reggere il ritmo delle spese militari necessarie per difendere l'Europa dalla Russia e mantenere la sua presa sulla Germania e sull'Asia. L'America non ha più la base industriale per poterlo fare".
Se l'Europa ha bisogno di essere "difesa" dalla Russia è un'altra questione, ma ciò che è certo è che il periodo in cui la Germania era campione del mondo dell'export sembra appartenere per sempre al passato:
"Per quanto riguarda le esportazioni verso la Cina, la Germania ha sbagliato a fare i conti. L'economia politica del Paese è stata valutata in maniera completamente sbagliata. I dati commerciali attuali lasciano già presagire che le esportazioni tedesche non faranno più grandi balzi in avanti e si ridurranno nel prossimo futuro. Le aziende tedesche invece venderanno prodotti cinesi, entrando così in conflitto con gli Stati Uniti, subendo sanzioni, ecc. La Cina ha già superato la Germania come maggiore esportatore di automobili. Questo sviluppo era prevedibile da anni e ho cercato di spiegarlo ai miei clienti in Germania. Ma loro si sono limitati a sorridere e a dire: "Siamo imprenditori tedeschi, sappiamo cosa è meglio".
In Germania, inoltre, non avrebbero mai potuto immaginare che la fornitura di gas dalla Russia potesse crollare - ma è successo. E ora l'America ha messo all'angolo la Germania. I tedeschi devono acquistare gas naturale liquefatto molto costoso dall'America e spendere di più per la difesa. Questa è la dura verità".
Infine, Every descrive l'inizio della fine, cioè la situazione attuale, rispetto alla quale la politica federale sembra non avere più nulla in mano e si limita ad affidarsi al "business as usual":
"Ma il punto è che la Germania sta vendendo beni che non possiede nemmeno più, perché è stata privata dell'energia a basso costo. Allo stesso tempo, gli altri Stati imporranno dei dazi se ritengono che l'euro sia sottovalutato, e alla fine acquisteranno meno beni dalla Germania. In definitiva, l'euro si indebolirà e l'inflazione aumenterà. Per combattere l'inflazione, sarà necessario aumentare i tassi d'interesse di riferimento e la società ne risentirà. L'aumento delle esportazioni, inoltre, non sarà più in grado di generare ulteriori entrate. La Germania sarà declassata a economia in via di sviluppo".
Naturalmente, questa può essere una diagnosi shock solo per chi si fida degli economisti filo-governativi che da anni cercano di minimizzare la crisi permanente, sbagliando quasi sempre le loro previsioni, ma che non hanno più alcun nuovo concetto economico. Non sono in grado di impegnarsi in un nuovo ordine mondiale multipolare e di liberarsi dalle catene transatlantiche.
Pertanto, come spesso accade nella storia, le cose devono andare molto male prima di poter andare meglio.
Tuttavia, si pone la questione di quali basi politiche ed economiche debbano essere ricostruite, perché un nuovo "grande fratello" non sembra essere più in vista.
Sempre sul tema della deindustrializzazione tedesca:
E' l'inizio della deindustrializzazione?
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