Monopoly è un gioco da tavolo che tutti conosciamo, nato negli Stati Uniti e arrivato in molte case tedesche: il vincitore conquista la città, mentre i perdenti rimangono a mani vuote. Tuttavia, nella vita reale, quello che era un semplice gioco si è trasformato in un problema serio e in una drammatica crisi abitativa. E a Berlino, la capitale tedesca, questa situazione diventa un esempio lampante di come il mercato immobiliare stia sfuggendo di mano. Articolo molto interessante di Frank Blenz sulle Nachdenkseiten
Le conseguenze reali di un gioco spietato
Gli interessi e i diritti degli inquilini, dei cittadini berlinesi, vengono messi da parte, referendum popolari o meno. Nel peggiore dei casi, le persone si ritrovano senza un tetto sopra la testa in una profonda crisi abitativa, e questi casi sono in aumento.
Nel 2021, il referendum berlinese sulla socializzazione delle grandi società immobiliari private ha visto la maggioranza dei cittadini votare per l’esproprio di gruppi come “Deutsche Wohnen”. Tuttavia, nonostante il chiaro esito, nulla è cambiato. La politica è rimasta silente, e le promesse fatte non sono state mantenute.
Die Linke, partito di opposizione, ha recentemente dichiarato con fermezza:
“Il voto dei berlinesi è stato chiaro. Ancora più chiaro è il fatto che CDU e SPD non siano interessati a rispettare il risultato del referendum e, quindi, la volontà dei berlinesi.”
La frustrazione cresce, così come gli affitti, e la fiducia nella democrazia diminuisce.
Una crisi immobiliare senza fine
Tre anni dopo il successo del referendum, la politica non ha ancora agito concretamente. Il Senato ha promesso una “legge quadro per la socializzazione”, ma le azioni concrete contro la crisi abitativa a Berlino tardano ad arrivare. Stefan Evers, senatore delle Finanze, ha recentemente ammesso che la perizia necessaria per la redazione della legge non è ancora stata commissionata.
Nel frattempo, il mercato immobiliare continua a peggiorare. Gli affitti aumentano, le persone vengono sfrattate e i grandi gruppi immobiliari privati, insieme a investitori internazionali, ne approfittano.
Chi non ricorda la gioia maliziosa di acquistare la Schlossallee durante una partita di Monopoly? Ma nel mondo reale, i “signori della Schlossallee” – i grandi gruppi immobiliari e le società finanziarie – chiedono sempre di più. La crisi abitativa a Berlino è sfuggita di mano, come evidenziato dal cantautore Klaus Lage già nel 1984, quando criticava il mercato immobiliare nel suo brano “Monopoly”:
Monopoly, Monopoly, siamo solo comparse in un pessimo gioco. Monopoly, Monopoly. E i signori della Schlossallee chiedono troppo.
Gli effetti devastanti sulla città e i suoi abitanti
Berlino, una città una volta amata per la sua vitalità, sta diventando una fredda metropoli. Gli attivisti di “Deutsche Wohnen enteignen” nel 2021 avevano lanciato l’allarme:
“Berlino è la casa di tutti noi, ma rischia di diventare una città per ricchi. Gli affitti esplodono, siamo sfrattati, i profitti aziendali aumentano e i nostri politici stanno a guardare. Ne abbiamo abbastanza!”
E come dargli torto? Il mercato degli affitti continua a essere governato dalla legge della domanda e dell’offerta, ma con un twist: l’offerta di alloggi accessibili è troppo scarsa, e gli affitti non sono più equi, ma dettati dall’avidità.
Il risultato è una continua espulsione degli inquilini storici. A Friedrichshain, ad esempio, si parla di sfratti per necessità del proprietario, una tattica legale per rimuovere gli inquilini e affittare a prezzi più alti. Questo problema non riguarda solo una zona della città, ma tutta Berlino.
Chi trae profitto? Solo i grandi proprietari
La situazione è esasperata dalla presenza di grandi gruppi finanziari internazionali come Blackstone, che comprano appartamenti per venderli a ricchi investitori, trasformando case accessibili in appartamenti di lusso. Questi attori agiscono senza freni e senza vergogna, aumentando ulteriormente i prezzi.
Alla fine, chi soffre sono le persone comuni. Molti rimangono senza casa, e la situazione non sembra destinata a migliorare. Secondo le associazioni di beneficenza, la crisi della senzatetto a Berlino continuerà almeno fino al 2030.
Ursula Schoen, direttrice della Diakonie, ha dichiarato:
“Dovremo abituarci alla persistenza della senzatetto. Berlino ha un vero problema di dignità umana.”
Anche il supporto offerto dalle organizzazioni di assistenza, come il programma di aiuto invernale, non è sufficiente a fronteggiare l’emergenza crescente.
Negli ultimi tempi, ci siamo forse chiesti tutti se viviamo ancora in un paese che possa davvero definirsi “sicuro”, dove la pace sociale è garantita e le persone possono condurre una vita serena. La verità, purtroppo, è molto diversa.
La pace sociale non è solo minacciata; c’è una sensazione diffusa di insicurezza per ciò che sta accadendo nella nostra società, nella nostra comunità. Guardiamo Berlino, per esempio: i nostri diritti e bisogni, compreso quello fondamentale dell’abitare, sono in crisi. Non è solo una percezione, la pace sociale è stata revocata e la nostra società, libera e democratica per natura, sembra in ginocchio.
Libertà e democrazia: cosa ci insegna il Patto delle Nazioni Unite
Parlando di libertà e democrazia, vale la pena ricordare che il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite (UN-Sozialpakt) contiene un articolo che invita alla riflessione:
Ogni persona ha il diritto a un alloggio adeguato. Il diritto all’abitazione è parte del diritto a un livello di vita dignitoso, sancito dall’Articolo 11 del Patto.
Eppure, la realtà che viviamo è ben diversa. Se non sono i proprietari delle case ad adempiere ai loro obblighi derivanti dalla proprietà – perché, ricordiamolo, la proprietà comporta obblighi – chi altro dovrebbe farlo?
Il caso di Berlino e il fallimento del referendum sulla socializzazione degli alloggi
Guardiamo al caso di Berlino. Nonostante l’enorme necessità di cambiamenti per il bene comune, il referendum sulla socializzazione delle proprietà immobiliari non ha ancora portato al successo auspicato. Un risultato positivo sarebbe stato fondamentale per la nostra comunità e per i cittadini.
In un articolo pubblicato sul Tagesspiegel, un team di autori ha discusso i possibili vantaggi della socializzazione delle abitazioni.
Tra i principali obiettivi vi è quello di ampliare la partecipazione e il controllo da parte degli inquilini, trasferendo le abitazioni in una istituzione di diritto pubblico (AöR), che ne permetterebbe la gestione con la partecipazione democratica della comunità urbana e degli stessi inquilini. Questa maggiore partecipazione rappresenterebbe un’importante espansione della libertà d’azione umana – non solo individuale, ma collettiva.
Nel contesto attuale, gli inquilini hanno pochissime possibilità di decidere o partecipare attivamente, sia nel settore privato che in quello pubblico. Ma attraverso la socializzazione, la loro voce e il loro controllo sarebbero decisamente più forti.
Immaginate un mondo in cui gli inquilini possano decidere liberamente su questioni come:
- La ristrutturazione e le misure di protezione del clima
- La creazione di spazi comuni e il verde nei cortili
- La progettazione di parchi giochi e alloggi accessibili
- Sperimentare forme abitative alternative
In questo modo, più persone si assumerebbero la responsabilità per l’ambiente in cui vivono.