sabato 9 marzo 2013

L'Europa di Merkel (prima parte)


Prima parte di una riflessione sulla leadership Merkeliana pubblicata da Telepolis, interessante rivista on-line tedesca di analisi politica ed economica. La Cancelliera non ha il coraggio per fare un passo in avanti, riesce solo a difendere lo status quo. 
La Cancelliera è titubante? Pragmatica? Entrambi gli aggettivi non vanno bene. Di fatto la sua politica consiste nell'aggressiva e continuativa difesa dello status quo.

L'egemonia tedesca in Europa si fonda sulla forza economica - e la volontà politica di utilizzarla a proprio favore. Durante la crisi la Cancelliera ha indicato le priorità. Prima di tutto si è preoccupata del modello di export tedesco, dei profitti delle banche tedesche e del - presunto o reale - risentimento del contribuente tedesco.

Lo stato di salute dell'Euro, il volto futuro dell'Unione Europea e le prospettive della Grecia vengono dopo la difesa degli interessi economici nazionali. La responsabilità tedesca per il malessere europeo lasciano indifferente il governo Merkel. Jürgen Habermas descrive questo atteggiamento, in maniera prudente, quando scrive:

"La riunificazione in Germania ha messo in moto un cambio di mentalità (...) anche l'identità e l'orientamento della politica estera tedesca è cambiato e si è spostato in direzione di una maggiore concentrazione sugli interessi della Germania. Dagli anni '90 cresce a poco a poco la consapevolezza di essere una "media potenza" con una forza militare, che agisce come un attore sulla scena politica internazionale".

All'estero il nuovo ruolo della Germania provoca preoccupazione e disapprovazione. I giornali greci, i tabloid inglesi e la stampa di Berlusconi propongono paragoni con i nazisti e raccontano di un ipotetico "Viertes Reich": questa volta la Germania lo costruirebbe con le banche invece dei panzer. Anche i giudizi dei media con una  reputazione  migliore non sono diversi: un'analisi di Reuters identifica la Germania come "la piu' grande minaccia per l'Europa".

Invece di adattarsi ad un tentativo di dominio tedesco condannato al fallimento, gli altri stati, se necessario, dovrebbero formare un "fronte comune" contro la Repubblica Federale e costringerla a sottomettersi alle regole europee. In caso estremo si dovrebbe garantire la sopravvivenza della zona Euro senza la Germania. Anche secondo l'Economist, il governo tedesco ha le responsabilità maggiori nella crisi Euro, non da ultimo per la sua fissazione sui programmi di risparmio. Merkel tuttavia sembra ipotizzare che anche in caso di rottura dell'Euro, la Germania riuscirebbe comunque a cavarsela.

Un racconto opportunista

Mentre Merkel in Europa a causa della sua insistenza sull'austerità viene considerata ideologica e dominante, qui in Germania molti critici considerano il suo corso  pragmatico e un po' titubante. Le sue decisioni politiche sono molto spesso delle misure ad-hoc. Su questo punto è esemplare l'opinione di Jürgen Habermas, secondo cui, le elite tedesche stanno seguendo "senza vergogna il corso politico opportunista di una pragmatica di potere guidata dai sondaggi, che priva di ogni legame normativo" è scivolata verso "una politica senza bussola orientata dal breve termine".

Di fatto Merkel durante la crisi ha agito come perfetta rappresentante del dogma neoliberale. Se l'azione politica significa rispondere alle emergenze economiche oppure seguire i condizionamenti economici, non c'è piu' bisogno di giustificazioni normative. In questo senso Merkel ha evitato il pathos politico con cui Helmut Kohl proponeva il suo "progetto di pace europeo".

Generalmente Merkel lascia ad altri membri del governo il dibattito sulla crisi Euro. Ha scelto di rinunciare anche alla retorica roboante del suo predecessore Gerhard Schröder e al risentimento nazionalista contro la Grecia tipico di alcuni membri della coalizione. Puo' quindi passare per una pragmatica, che in realtà non è.

Ma cio' non puo' nascondere che è lei a definire le linee principali della crisi politica in Europa: prestiti in cambio di programmi di risparmio e lo stabile insediamento della politica di risparmio a livello europeo, fra questi il Fiskalpakt. Merkel si mostra determinata anche nella difesa del modello tedesco. Sulle questioni strategiche la Cancelliera in Europa è irremovibile e dominante, affidandosi pienamente a proposte neoliberiste.

Piccoli passi verso l'unione politica EU?

I cambi di posizione di Merkel riguardano questioni tattiche, come ad esempio nel dibattito sulla data di entrata in vigore del fondo ESM. Anche l'esitazione sui crediti promessi alla Grecia - con gravi conseguenze - aveva solo un motivo tattico: attendere le elezioni nel Land decisivo del Nordrhein-Westfalen. Quando si tratta del futuro d'Europa, Merkel segue una politica dei piccoli passi. La tanto propagandata unione politica rimane vaga. L'EU deve essere uno stato federale con un parlamento forte e un proprio governo? Oppure Bruessel deve ottenere solo qualche potere in piu' in materia di politica economica e sociale?

Un tale dibattito per lei è materia esplosiva, anche perché il suo partito non è unito sul trasferimento a Bruessel di ulteriori competenze. Il suo ministro degli esteri Guido Westerwelle nel settembre 2012 ha presentato un documento realizzato insieme ad un gruppo di ministri degli esteri EU. Nel gruppo erano rappresentati 11 membri, fra loro gli stati non Euro Polonia e Danimarca, ma non c'erano Grecia e Irlanda; la Francia si è unita solo piu' tardi con lo status di osservatore.

Il gruppo proponeva fra le altre cose una priorità della zona Euro, ulteriori controll sui bilanci pubblici ed un ruolo piu' importante del Parlamento europeo. Alcuni membri sostenevano un presidente EU eletto direttamente, altri un esercito europeo comune. Non è chiaro se il documento resterà un gioco intellettuale oppure sarà la linea guida per una riforma globale della EU.

Crediti a buon mercato e la concorrenza sotto prezzo della Germania

Nel complesso sotto la guida Merkel il governo federale ha offerto un quadro contraddittorio. Si è mostrato deciso quando si trattava di fare tagli oppure monitorare i bilanci nazionali. E' stato invece esitante e poco chiaro sul futuro istituzionale ed economico dell'EU. Il suo corso politico consiste in una difesa aggressiva dello status quo.

E cio' riguarda prima di tutto il ruolo economico della Germania nella EU. Mentre nel Sud Europa prima della crisi il credito facile alimentava i consumi, in Germania il governo e le imprese esercitavano una forte pressione sui salari. La Germania ha cosi' iniziato una concorrenza sul prezzo a spese dei suoi vicini di casa approfittando dell'aumento di domanda nel sud del continente. Le partite correnti di questi paesi sono andate in deficit, sul lato tedesco c'è stato invece un avanzo.

All'inizio della crisi il ministro francese dell'economia Christine Lagarde aveva richiamato l'attenzione su questo problema. Il governo federale avrebbe dovuto ridurre i suoi avanzi con un aumento della domanda interna, facendo crescere il livello dei salari e riducendo il lavoro precario. In questo modo la Germania avrebbe contribuito alla crescita nel sud Europa, ma avrebbe anche dovuto correggere la politica economica filoimprenditoriale fatta negli ultimi anni. La coalizione di Berlino ha negato ed ha insistito nello scaricare la responsabilità sui paesi in deficit, i quali hanno ora l'obbligo di diventare piu' competitivi attraverso programmi di austerità sul modello tedesco.

Il governo federale ha cosi' garantito il mantenimento del proprio modello e la vittoria dell'export tedesco su ogni possibilità di risolvere la crisi. La stessa industria dell'export ha sentito gli effetti del crollo della domanda nel sud Europa, riuscendo pero' a compensarla con i nuovi mercati extraeuropei. Soprattutto per le aziende operanti su scala globale la stabilità dell'Euro come moneta di riserva internazionale è di particolare importanza.

CONTINUA...


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giovedì 7 marzo 2013

Augstein: e se i veri clown d'Europa fossero i nostri leader politici?


Jakob Augstein, columnist progressista, su Der Spiegel ribalta le offese di Steinbrück e attacca la leadership tedesca: dell'Europa non abbiamo ancora capito nulla. 

Un voto svizzero contro l'avidità e un voto di protesta in Italia: l'Europa è stanca di questo capitalismo. Solo i tedeschi non l'hanno ancora capito. Steinbrück sicuramente no.

In Svizzera i cittadini hanno votato contro l'arricchimento illimitato dei manager. In Italia un governo di tecnocrati è stato bocciato dagli elettori. C'è un populismo della ragione che si chiama democrazia. La gente è stanca del capitalismo che distrugge la società. L'indignazione è cresciuta, e monta la rabbia. Prima di tutto contro i tedeschi. Ma questi continauno a preoccuparsi solo dei loro soldi e offendono.

La storia del clown ci mostra: ancora una volta il candidato cancelliere della SPD non capisce che cosa sta succedendo in Europa. La Germania è diventata un problema europeo - e Peer Steinbruck non è la soluzione.

Fortunata la Svizzera! A volte bisogna invidiare il paese e la sua democrazia. In un referendum popolare gli svizzeri lo scorso fine settimana hanno fermato la follia crescente dei bonus, delle buone uscite e degli stipendi: in futuro saranno gli azionisti a decidere, e non piu' i manager. Saranno vietat iI bonus all'ingresso e le buonauscite milionarie. Hanno avuto il coraggio di fare qualcosa, gli svizzeri.

L'austerità di Merkel è un inferno

Lo mostrano anche le reazioni alle elezioni italiane. Le "condizioni non sono chiare", è stata la prima risposta dei mercati. Sono i veri sovrani e si comportano come tali. Moody's ha minacciato un declassamento del merito di credito. E anche il mercato obbligazionario ha reagito: "l'Italia in cambio del caos elettorale ha ricevuto una fattura con interessi piu' alti da pagare", ha riferito la Deutsche Presseagentur. Perché per molti giornalisti è normale che siano "i mercati" a rilasciare una ricevuta alla politica.

Una domanda: perché allora non sono i mercati finanziari a eleggere direttamente i governi? In verità succede già da molto tempo. Il professore di economia Mario Monti in Italia e il banchiere centrale Loukas Papademos in Grecia erano tecnocrati insediati dai mercati - e da Angela Merkel.

La cancelliera tedesca ha incatenato alla sua disastrosa ideologia del risparmio l'intero continente. "Austerità", suona bene e sembra ragionevole. Ma in verità è l'inferno. Le misure di austerità fanno crollare l'economia. In questo modo si aumenta il peso del debito. E non si crea fiducia. Il denaro pero' è una questione di fiducia. Il saggio Wolfgang Münchau qualche giorno fa sempre su Der Spiegel ha scritto: "viene chiamata anche trappola del debito. Non se ne esce senza l'aiuto esterno. E piu' ci si dimena, piu' si scivola in profondità".

Non è solo il "nostro Euro"

Gli europei sono sempre piu' stanchi di Merkel e dei mercati. "Il sogno tedesco è l'incubo europeo", ha scritto il quotidano "Le Monde". Appena 25 anni dopo aver riconquistato la piena sovranità, la Germania in Europa si ritrova sulla via dell'isolamento politico.

Questa è l'eredità politica di questa cancelliera. Merkel non ha capito che l'Europa è un progetto politico. Non un progetto contabile. Non ha saputo spiegare ai tedeschi che cosa l'integrazione significhi: non solo gli altri dovranno integrarsi. Anche noi. "Schock dopo le elezioni italiane. Distruggeranno il nostro Euro?", scriveva l'edizione online della Bild-Zeitung. E qui c'è proprio un malinteso. Non è solo il "nostro" Euro.

Probabilmente il quotidiano popolare riesce a intercettare lo stato d'animo dei cittadini. E' come se i tedeschi non capissero che cosa c'è attualmente in gioco. Assistono all'indebolimento morale del loro sistema sociale con una strana indifferenza. Il movimento Occupy, che due anni fa ha avuto un forte successo, si è spento rapidamente, e nessuno sente la loro mancanza. La tassa sulle transazioni finanziarie, di forte importanza simbolica, viene frenata dal piccolo partito della FDP.

Ma anche lo sfidante di Merkel, Peer Steinbrück, non è certo colui che spiegherà ai tedeschi l'importanza dell'Europa. Non riesce nemmeno a comprendere che cosa sta succedendo intorno a lui. Steinbrück ha offeso il vincitore delle elezioni Grillo chiamandolo "Clown", ma non ha nessuna idea delle condizioni italiane.

Dove dominano la corruzione, la criminalità e la cleptocrazia il clown probabilmente è la sola alternativa ragionevole. Ma Grillo non è un clown. E' un moralista. Nella politica italiana non si è abituati - e nemmeno in quella tedesca. Le sue richieste - limite al numero di mandati, riduzione dei parlamentari, legge contro il conflitto di interesse dei politici - sono tutt'altro che clownesche. E i "grillini" che stanno per entrare in Parlamento, non sono tecnocrati o lobbysti, piuttosto eletti nel senso migliore del termine. 

Se Steinbrück fosse un socialdemocratico, avrebbe almeno un po' di simpatia per questi uomini e donne e augurerebbe loro un po' di fortuna per il difficile cammino che li attende.

Il sociologo Oskar Negt ha scritto: "Il presente soffre di una cronica malnutrizione dell'immaginazione produttiva". Per la Germania è una frase perfetta. Ma per fortuna non per tutta l'Europa.
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mercoledì 6 marzo 2013

Münchau: l'Italia tra farsa e tragedia


Wolfgang Münchau su Der Spiegel torna a parlare delle elezioni italiane: è solo l'inizio di un ciclo, Grillo è il vero capo dell'opposizione ad Angela Merkel e porterà Roma fuori dall'Euro. Da Der Spiegel.
Il risultato delle elezioni italiane non è stato un incidente di percorso - appartiene alla seconda parte di una tragedia: negli anni '30 le politiche di austerità hanno distrutto il Gold standard, oggi distruggeranno l'Euro.

Karl Marx con le elezioni italiane si sarebbe molto divertito. Il suo saggio "Il diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte" inizia con una frase: "Hegel da qualche parte scrive che tutti i personaggi e i fatti del mondo tornano sempre una seconda volta. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come una misera farsa". Marx si riferiva al colpo di stato di Luigi Napoleone del 1851 e al paragone con il Putsch del suo ben piu' cattivo zio nel 1799.

Si puo' fare un parallelismo simile fra la Germania di inizio anni '30 e l'Italia di oggi. In entrambi i casi c'era un sistema di cambi fissi, allora il Gold standard, oggi l'Euro. Ci fu anche allora una politica prociclica guidata dalla follia dell'establishment: l'austerità durante la recessione. Fini' con una disoccupazione di massa e la trappola del debito. In Germania la grande depressione termino' con una tragedia. L'Italia ha eletto un comico. Grillo ora è il capo del partito piu' grande, e gli altri partiti non sanno come formare un governo.

Un po' meno comico: lo stato d'animo inquieto degli italiani spazzerà via l'establishment, e probabilmente anche l'Euro, almeno in Italia. L'Euro era il tema piu' importante di Grillo. Gli sviluppi economici e politici hanno supportato il comico. Per quello che sappiamo, Grillo è un democratico. Non è un uomo di destra - al contrario degli euroscettici tedeschi dominati dai nazionalisti, pronti a fondare un nuovo partito.

Grillo sarà supportato da economisti rispettati. Il Nobel Paul Krugman ha già dialogato in video con Grillo. Il premio Nobel Joseph Stiglitz lo consiglia sui temi economici insieme all'economista francese Jean Paul Fitoussi. Il M5S di Grillo non è una versione sovradimensionata dei Pirati o dei Freie Wähler. I suoi elettori arrivano principalmente dalla sinistra. Grillo rappresenta la protesta contro un establishment che ha somministrato al paese una ricetta economica sbagliata: politicamente non sostenibile e che economicamente non funziona. Grillo è indirettamente il vero capo dell'opposizione in Germania - perché alla fine è stata la politica di Angela Merkel ad aver imposto all'Europa questo riequilibrio asimmetrico. 

Il crollo dell'economia italiana continua

Le elite europee non capiscono piu' il mondo perché non si sono mai confrontate intellettualmente con la grande depressione. E stanno ripetendo esattamente tutti gli errori del passato. Come i loro antenati stanno applicando alla macroeconomia tutte le inutili formule dell'economia aziendale continuando a sottovalutare gli effetti devastanti di tali politiche. Non capiscono il fenomeno Grillo, sia nella sua portata politica che in quella economica. 

Nel frattempo l'economia italiana continua a crollare. Secondo gli ultimi dati i tassi di interesse per le aziende in Italia e Spagna sono di nuovo cresciuti. L'effetto del programma di acquisto dei titoli di stato è quasi evaporato. Gli investimenti nel settore privato sono ai minimi. I consumi privati e pubblici cadono in picchiata. La recessione del 2012 si è tramutata nella depressione del 2013. Le elezioni del febbraio 2012 non sono state un piccolo incidente di percorso nel funzionamento della macchina democratica, da correggere con nuove elezioni.  Al contrario, sempre piu' elettori si avvicinano a Grillo.

E ora l'establishment politico italiano reagisce sconcertato con il tipico riflesso che non fa altro che peggiorare la situazione. Si chiede un governo di esperti - un nuovo Mario Monti, forse addirittura Monti stesso. Senza considerare il fatto che alle elezioni è arrivato ultimo. Probabilmente ci sarà qualcun'altro - qualcuno che continui con la narrativa di Monti, ma che della situazione italiana non puo' cambiare nulla. Per realizzare le riforme veramente importanti - fine della politica dei tagli, riforme politiche, liberalizzazione del settore dei servizi - c'è bisogno di un vero governo politico. La sola possibilità senza andare a nuove elezioni sarebbe una grande coalizione sull'esempio tedesco. Ma è destinata a fallire per l'eccesso di animosità degli attori principali.

Percio' siamo all'inizio di un ciclo di elezioni, governi tecnici, nuove elezioni, una probabile nuova vittoria di Grillo e di una fase che porterà l'Italia all'uscita dall'Euro. Fino a quando il tema sarà in discussione, nessuno investirà in Italia. Il sogno dell'uscita è una profezia che si autoavvera

Al differenza della Germania negli anni trenta, l'Italia resta una democrazia pacifica. Questa è davvero una buona notizia. La storia alla fine ci parla anche di avvenimenti che non si ripetono esattamente. Ma c'è un punto che in questo confronto storico si adatta perfettamente. Allora l'austerità distrusse il Gold standard. Oggi sta distruggendo l'Euro.
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"Alternative für Deutschland" (per ora) non fa paura

Il nuovo partito anti-Euro "Alternative für Deutschland" per ora non sembra preoccupare i partiti tradizionali. Per il neonato partito la strada da fare verso il successo elettorale è ancora molto lunga. Da FAZ.net


I vertici dei partiti berlinesi hanno reagito all'annuncio di un nuovo partito anti-Euro dimostrando una certa tranquillità. Un partito che non è stato ancora fondato non puo' essere ancora giudicato, si dice nella sede della CDU. La SPD si rifiuta di commentare.

Il nuovo partito chiede la dissoluzione dell'Unione monetaria e il ritorno alle monete nazionali, oppure ad aree valutarie piu' piccole, secondo quanto dichiarato dal fondatore Bernd Lucke, professore all'Universtità di Amburgo. Per questa ragione i trattati europei dovranno essere modificati con l'inserimento di una clausola per il diritto di uscita. "L'attuale e cosiddeta politica degli Eurosalvataggi è centrata esclusivamente sugli interessi di breve periodo delle banche", ha criticato Lucke. L'unione monetaria con i pacchetti di aiuto miliardari si è trasformata in una "florida unione di trasferimento". I paesi sovraindebitati dovrebbero fallire e gli investitori che finora hanno goduto di alti rendimenti dovrebbero sostenerne i costi, sempre secondo il partito „Alternative für Deutschland“.

La FDP mette in guardia dal disastro

Il capogruppo della FDP Florian Toncar ha invece messo in guardia: "Una rottura dell'Euro sarebbe politicamente ed economicamente molto costosa". Molti elettori di fronte a questa crisi provano un grande disagio, ha continuato Toncar, alla fine "avrà successo solo chi saprà offrire delle soluzioni".

Ulteriori temi dei partiti Euro-critici dovrebbero essere la richiesta di una drastica semplificazione del diritto fiscale e una svolta nella politica energetica al fine di ridurre i costi delle sovvenzioni. Il partito è sostenuto dall'ex presidente della BDI (Confindustria tedesca) Hans-Olaf Henkel e da molti esperti finanziari, come Stefan Homburg dell'Università di Hannover.

Il nuovo partito, già registrato presso il "Bundeswahlleiter" (Ufficio elettorale federale), si presenterà il 14 aprile a Berlino con un congresso fondativo. L'11 marzo a Oberursel, vicino Francoforte, è previsto un evento con importanti Euro-critici come l'economista di Tuebingen Joachim Starbatty. Secondo Starbatty, i partiti rappresentati al Bundestag "ci stanno portando verso il pantano del debito". La politica degli Eurosalvataggi in realtà sarebbe stata solo una politica dei salvataggi bancari.

La partecipazione alle elezioni per il Bundestag non è ancora certa

Per il momento la partecipazione alle elezioni federali di settembre non è stata ancora decisa, ha sottolineato Lucke. Per l'ammissione il partito dovrà raccogliere entro luglio diverse migliaia di firme. "Decideremo in base al nostro seguito, tuttavia le reazioni della popolazione fino ad ora sono state travolgenti". Sempre Lucke ha confermato alla FAZ di essere già in contatto con i deputati FDP al Bundestag critici verso gli eurosalvataggi e che per questa ragione saranno esclusi dalle liste del loro partito. Non ha voluto pero'  fare nomi.

Il deputato eurocritico dell'Assia Klaus-Peter Willsch (CDU) ha commentato la fondazione del nuovo partito: "Non è un piacere vedere che l'Unione (CDU-CSU) con la sua falsa politica monetaria allontani da sé professori eccellenti come Lucke e Homburg", ha detto Wilscher a questo giornale. Un nuovo partito Euro-critico porta "ad una nuova segmentazione nel ceto medio" e contrasta la sinistra politica che da sempre insegue una condivisione dei debiti in Europa. Il "superamento delle false politiche di salvataggio" potrà avvenire solo con un rafforzamento dei critici all'interno della coalizione cristiano-liberale. Il deputato Euro-critico FDP Frank Schäffler non ha voluto commentare le nostre domande.

Nelle elezioni del Land Bassa Sassonia, i Freie Wähler, appoggiati da Lucke, hanno ottenuto solamente l'1.1 % dei voti. Stephan Werhahn, il candidato dei Freie Wähler alle elezioni politiche, ritiene che la nuova formazione porterà solo ad una ulteriore dispersione dei voti. Lucke al contrario sostiene che i Freie Wähler sono una formazione orientata solo ai temi locali. La loro Euro-critica agli elettori non sembra autentica.

Il sondaggista Thomas Petersen dell'Institut für Demoskopie Allensbach dà alla nuova formazione Euro-critica "poche possibilità di farsi notare e di ottenere consenso". Sicuramente i cittadini si sentono molto insicuri a causa della crisi Euro e insoddisfatti per le politiche degli Eurosalvataggi. "La fiducia nelle istituzioni EU è diminuita in modo significativo", ha continuato Petersen. Ma i cittadini in fondo si sentono ancora vicini all'Europa e percepiscono l'Euro come una materia per esperti. "Non sembra esserci il potenziale per un forte coinvolgimento popolare", ha detto Petersen. Ha fatto anche riferimento ad altri partiti anti-Euro già falliti in precedenza.

L'ultimo tango di Parigi


André Kühnlenz, ex redattore del Financial Times Deutschland, si chiede fino a quando i tedeschi potranno continuare a finanziare i  giganteschi disavanzi commerciali dei francesi. Siamo all'ultimo giro di tango? Da weitwinkelsubjektiv.com
Partite correnti tedesche verso la Francia e verso l'Eurozona.
E' davvero degno di nota. Quasi tutta l'Europa ha ridotto le importazioni dalla Germania - a causa della recessione e della mancanza di finanziamenti dall'estero. Ma c'è ancora un paese in Eurolandia dove i consumatori e le aziende non ne vogliono sapere della crisi: la Francia. I nostri resistenti vicini continuano a comprare a debito auto tedesche e macchinari come se nella zona Euro non ci fosse mai stata una crisi.

I francesi contribuiscono ancora alla mini crescita tedesca. Ma per quanto tempo potrà continuare? Nei giorni scorsi si sono fatte sempre piu' forti le voci dalla Germania che esortavano Parigi a raggiungere gli obiettivi di bilancio fissati per quest'anno. Apparentemente si tratta di rafforzare la credibilità delle severe regole di bilancio del patto di stabilità e crescita. Ma dietro non c'è forse un'altra strategia?

Se guardiamo alle partite correnti della Germania con il resto dei paesi Euro, si potrebbe immaginare che gli squilibri delle partite correnti dovranno scomparire completamente. Se il mercato non effettua piu' trasferimenti di risparmio fra i diversi paesi, scompare il pericolo che prima o poi debba intervenire il contribuente tedesco. Dopo tutto, l'Unione di trasferimento dopo l'Unione dell'inflazione è da sempre l'incubo peggiore dei tedeschi.

Sembra che nel nostro paese non si debbano temere le conseguenze di questo processo.  Lo mostra il modo in cui senza timore il resto del mondo - soprattutto gli USA - continuano ad acquistare i nostri prodotti a debito. Percio' i tedeschi, dopo un momento di difficoltà in inverno, potranno di nuovo ricominciare a pensare di essere un'isola di tranquillità risparmiata dalla recessione nell'Eurozona.

Manca solo la Francia come ultimo anello della catena - se anche i francesi cadono, potrebbero essere soddisfatte tutte le condizioni per una unione fiscale, si potrebbe pensare. Se anche loro finiranno in questa situazione, dipenderà dal credito che riceveranno dall'estero. Sarebbe molto efficace in questo senso un piccolo momento di panico sui mercati che allontani il nostro vicino dai creditori internazionali. Ma i partner tedeschi nel tango non saranno cosi' cinici - oppure no?

lunedì 4 marzo 2013

Sono state elezioni libere?


German-Foreign-Policy.com, osservatorio on-line sulla politica estera tedesca, propone un'analisi delle interferenze tedesche durante la campagna elettorale italiana: gli interventi all'estero saranno sempre piu' frequenti per sostenere il corso europeista.
Berlino ha reagito ai risultati elettorali italiani con un certo scetticismo. Il socialdemocratico Bersani a favore del quale il governo tedesco e i funzionari tedeschi della UE sono intervenuti massicciamente durante la campagna elettorale, ha ottenuto la maggioranza assoluta solo alla Camera dei Deputati. Secondo i piu' importanti commentatori tedeschi, in futuro sarà "sempre piu' normale" che i politici di Berlino - come nel caso italiano - intervengano nelle campagne elettorali dei paesi stranieri. Anche se nel caso attuale l'interferenza sembrava legittimata a livello popolare dagli scandali berlusconiani e dalle sue simpatie per Mussolini, nel complesso si tratta di una decisa limitazione della democrazia, sempre secondo gli osservatori. In questa situazione il Presidente della Repubblica Tedesca dichiara: "l'Europa non ha bisogno di scettici, ma di portabandiera".

Le conseguenze dell'austerità

Per Berlino le elezioni in Italia avevano una straordinaria importanza, in quanto era in gioco la subordinazione dell'Italia alle politiche di risparmio. Lo sfondo è la crisi economica, che negli ultimi due anni a causa dei diktat di risparmio si è acuita. Il PIL dopo una crescita molto debole nel 2010  e 2011 , dall'inizio del governo Monti è sceso del 2.2 %, e per l'anno in corso si prevede un ulteriore calo. Nel quarto trimestre del 2012 l'attività economica ha raggiunto un livello che l'Italia aveva visto solo 10 anni prima. Soprattutto è la produzione industriale ad essere crollata,  inferiore di un quarto rispetto al 2008. Sotto la pressione tedesca il governo Monti è riuscito a incassare piu' tasse che mai; e questo sarebbe accaduto "oltre i principi dello stato di diritto" [1]. Gli ispettori della finanza hanno cosi' ottenuto degli obiettivi fissi "su cio' che in termini di evasione fiscale dovevano recuperare nella loro provincia", e cosi' sono arrivati fino al ricatto pur di raggiungere il loro obiettivo. La pressione tedesca per la riduzione del debito si è fra l'altro mostrata anche nel settore pubblico, dove le fatture vengono ormai pagate solo con un forte ritardo; cio' ha ovviamente danneggiato le aziende di fornitura e ulteriormente peggiorato le dinamiche della crisi.

Con l'appoggio della SPD

Berlino riponeva da tempo le sue speranze nella vittoria del socialdemocratico Bersani: da sempre sulle politiche di soluzione della crisi era in sintonia con la tedesca SPD e da sempre si era mostrato favorevole a portare avanti la politica di austerità del governo Monti, politica imposta dal governo della Repubblica Federale Tedesca. In una dichiarazione di inizio dicembre della SPD per l'elezione di Bersani a candidato della coalizione si diceva, tra l'altro: "il politico potrà essere certo dell'appoggio di tutta la SPD"[2]. In novembre il candidato SPD Peer Steinbrück si era incontrato a Milano con Bersani per poter discutere sulle politiche anticrisi; anche Martin Schulz, il presidente del Parlamento Europeo, pochi giorni dopo si è incontrato con Bersani a Roma con lo stesso obiettivo. Ad inizio febbraio Bersani sempre con lo stesso obiettivo era andato fino a Berlino al fine di confermare il suo appoggio alle politiche anticrisi tedesche: in un discorso davanti alla  Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP), ha sostenuto la necessità portare avanti le riforme avviate da Monti, anche se ci si sarebbe potuti aspettare un ulteriore crollo dell'economia italiana[3].

Compatti contro Berlusconi

I politici tedeschi si sono immischiati spesso - fra questi anche i funzionari delle istituzioni europee come il Presidente del Parlamento Martin Schulz (SPD) - non necessariamente a favore del fedele Bersani, piuttosto con attacchi contro il principale oppositore dei diktat di risparmio tedeschi. Cio' è stato spesso giustificato con riferimento agli scandali sessuali di Berlusconi, ai suoi contatti con la mafia e al suo recente apprezzamento per il Duce Mussolini. [4] Con la scusa di una onesta indignazione, i politici tedeschi hanno ripetutamente indicato in che modo votare in Italia:  Berlusconi "ha messo il suo paese nei guai attraverso un'azione di governo irresponsabile e avventure personali", dichiarava il sostenitore di Bersani e Presidente del Parlamento EU Martin Schulz [5]. L'Italia ha bisogno di "una leadership politica proiettata verso il futuro", ha detto il presidente della Commissione affari esteri al Bundestag, Ruprecht Polenz (CDU) e ha continuato: "sicuramente Berlusconi non puo' esserlo". Lo stesso Ministro degli Esteri ha dichiarato che Berlino supporta "il corso europeista e il proseguimento delle necessarie riforme". [6] Questa è "con certezza" la posizione dell'intero governo federale, ha confermato il suo portavoce. [7] Secondo quanto riportato dalla stampa, la Cancelliera tedesca ha esercitato una forte pressione sul gruppo parlamentare conservatore al Parlamento Europeo, al fine di ottenere l'esclusione dal gruppo del Partito del "Popolo della Libertà" .[8]

Sono state elezioni libere?

In considerazione del livello di interferenza tedesco nelle elezioni di uno stato membro EU, che nel caso italiano si lasciava giustificare a livello popolare dagli eccessi di Berlusconi, nella stampa vicina al governo si lascia intendere che questi interventi "in futuro saranno sempre di piu' la regola". [9] "Gli elettori dovranno votare i partiti e i politici con un programma giusto e ragionevole e che promettono un corso proeuropeo?", si chiedeva un commentatore in considerazione dell'intervento tedesco nella campagna elettorale italiana, dandosi la risposta: "in qualche modo si'". In caso contrario "seguirà una punizione", "ad esempio sotto forma di tassi di interesse per i titoli di stato, o in forma di pressione del gruppo dei pari". "Si è mostrato necessario", ha continuato il commentatore, "mantenere un corridoio politico le cui massime sono: consolidare, riformare, restare competitivi". Già in molti si sono chiesti "che cosa resta della loro democrazia?", non solo in Italia, ma anche in Grecia, Spagna o Portogallo. I parlamenti nazionali ormai sono solo "organi d'esecuzione", mentre soprattutto i politici tedeschi, sempre piu' spesso, parlano di una "comunità di destini" europea a cui tutti gli stati dovrebbero subordinarsi - al prezzo di abbandonare di fatto una libera scelta politica.

Si', voglio l'Europa!

La risposta di Berlino alle possibili obiezioni l'ha data alla fine della scorsa settimana il Presidente della Repubblica Gauck. "L'europa non ha bisogno di scettici, piuttosto di portabandiera, non di tentennatori, ma di sostenitori", ha dichiarato Joachim Gauck in merito all'auspicata subordinazione alla EU e ai suoi concetti politici egemonici. Nonostante tutte le attuali difficoltà ognuno di noi puo' sicuramente trovare "un buon motivo per la frase: si', io voglio l'Europa".[10] La domanda decisiva oggi non dovrebbe essere quali sono i vantaggi che l'EU offre ad ogni cittadino, ma un'altra: "Non ti chiedere che cosa l'Europa puo' fare per te, chiediti piuttosto, che cosa tu puoi fare per l'Europa".

[1] Warten im Teufelskreis; Frankfurter Allgemeine Zeitung 25.02.2013
[2] Sigmar Gabriel und Peer Steinbrück gratulieren Pier Luigi Bersani. Pressemitteilung der SPD vom 03.12.2012
[3] Pier Luigi Bersani: "Il futuro dell'Europa: Una prospettiva Italiana"; German Council on Foreign Relations, Berlino, 5 febbraio 2013
[4] Holocaust-Gedenktag: Berlusconi schwärmt von Mussolini; www.spiegel.de 27.01.2013
[5] "Was erlaube Schulz?" Er warnt die Italiener vor Berlusconi; www.handelsblatt.com 21.02.2013
[6] Berlin warnt vor Berlusconi; www.sueddeutsche.de 19.02.2013
[7] Wahl in Italien: Deutsche Politiker fürchten Berlusconi-Comeback; www.rtl.de 19.02.2013
[8] Berlusconi gegen die "Berliner Allianz"; www.zeit.de 07.02.2013
[9] Rückkehr des Chaos? Frankfurter Allgemeine Zeitung 22.02.2013
[10] Rede zu Perspektiven der europäischen Idee; www.bundespraesident.de 22.02.2013

domenica 3 marzo 2013

Nasce "Alternative für Deutschland" - Il nuovo partito anti-Euro tedesco


Nasce Alternative für Deutschland, il nuovo partito anti-Euro in Germania. Ad animarlo, alcuni degli euroscettici piu' noti. Da Frankfurter Allgemeinen Sonntagszeitung
I critici degli Eurosalvataggi, secondo le informazioni raccolte da "Frankfurter Allgemeinen Sonntagszeitung", preparano la costituzione di un partito con il nome di „Alternative für Deutschland“. Il partito intende partecipare alle elezioni politiche di settembre.

Gli oppositori delle politiche di salvataggio europee intendono fondare un partito dal nome "Alternative für Deutschland“. Il partito sarà presente già nelle elzioni politiche del settembre 2013, o al piu' tardi nelle elezioni europee del giugno 2014. I fondatori sono l'economista Bernd Lucke, il pubblicista ed ex-redattore della FAZ Konrad Adam e Alexander Gauland, ex capo della cancelleria in Assia durante la presidenza di Walter Wallmann (CDU).

Lo staff dei promotori e dei sostenitori lascia ipotizzare che il partito possa avere buone possibilità di successo nel ceto medio. Fra i sostenitori ci sono in misura piu' che proporzionale professori liberali e conservatori che hanno o hanno avuto una cattedra di economia. Fra questi ci sono nomi noti come Stefan Homburg e Charles Blankart. Insegnano rispettivamente ad Amburgo e Berlino finanza pubblica. A questi si uniscono Joachim Starbatty, Wilhelm Hankel, Karl Albrecht Schachtschneider e Dieter Spethmann: insieme hanno presentato un ricorso alla Corte Costituzionale contro gli aiuti alla Grecia. Il nome piu' famoso nella lista dei sostenitori è l'ex-presidente dell'associazione degli industriali tedeschi, Hans-Olaf Henkel, già da tempo in stretta relazione con numerosi fondatori del partito.

Il principale ispiratore, Bernd Lucke, professore di macroeconomia ad Amburgo, è stato per 33 anni membro della CDU, prima della sua decisione di abbandonare il partito nel 2011, dovuta agli eurosalvataggi. L'economista, con la fondazione di un "Plenum degli economisti", aveva già cercato di ottenere influenza politica. 328 professori di economia, membri dell'Internet Plenum, già nel febbraio 2011 con una grande maggioranza si erano espressi contro l'estensione dei pacchetti di salvataggio EU. "Il suggerimento non ha tuttavia lasciato alcuna traccia", ha dichiarato Lucke. Il governo si è dimostrato resistente ai consigli.

Il nuovo partito si oppone ai cosiddetti Eurosalvataggi, ma resta pienamente impegnato in un processo pacifico di integrazione europea. Inoltre, intende tenere lontana ogni forma di estremismo e sostiene l'ordinamento liberal-democratico della Repubblica Federale. Il pubblicista Konrad Adam con le sue parole descrive le preoccupazioni per la democrazia in Germania. Nella politica di unificazione europea, per come viene condotta e realizzata da tutti i partiti in parlamento, la prima questione di principio dovrebbe essere la rappresentazione in Parlamento di un stato d'animo estremamente diffuso fra la popolazione.

Riunione inaugurale in aprile

"Diversamente da quanto accaduto nella disputa sullo stato di emergenza, i trattati orientali, piu' recentemente anche con la riunificazione, la coalizione di tutti i partiti al Bundestag discute sui tempi e le dimensioni degli aiuti finanziari, ma già sanno che alla fine saranno d'accordo sulla direzione", si lamenta Adam. Insieme ai suoi colleghi il pubblicista denuncia la violazione dei trattati: "Dopo che i principi di Maastricht per molti anni non sono stati rispettati, dalla notte al giorno sono stati letteralmente soppressi".

L'economista e sostenitore Stefan Homburg ha invece promesso di non voler piu' votare per un partito che appoggia il fondo di salvataggio ESM. Fino ad ora - ad eccezione della Linke - tutti i partiti al Bundestag avevano ricevuto almeno una volta il suo voto. Per lui ad essere sbagliata non è soltanto la politica degli eurosalvataggi. Da sola questa non sarebbe stata sufficiente per spingerlo a sostenere un nuovo partito. E' indignato per la rottura della legalità: la violazione continua dei criteri di Maastricht e la clausola di no bail out. L'intenzione è cresciuta "con la convinzione che lo stato di diritto resta  in ogni caso ad di sopra dell'opportunità" ha dichiarato Homburg a questo giornale.

„Alternative für Deutschland“ ha già avuto un primo test elettorale. Nelle elezioni regionali della Bassa Sassonia ha appoggiato i Freie  Wähler. Il risultato non è stato entusiasmante, dice Lucke. Adesso intendono diventare un partito vero e proprio con una riunione fondativa nel mese di aprile.

E' previsto anche un evento per il lancio: l'11 marzo alle 19.00 nella Stadthalle di Oberursel con il titolo: "Affinché l'Europa non fallisca a causa dell'Euro".