lunedì 30 marzo 2020

Da Berlino segnali di forte scetticismo sugli Eurobonds

I politici di Berlino dopo aver raccontato 10 anni di bugie sul presunto lassismo dei mediterranei come unica causa della crisi dell'euro, non hanno nessuna intenzione di perdere la faccia davanti ai loro elettori, proprio ora che a destra c'è un forte concorrente. Il rischio sarebbe proprio quello di aprire un nuovo fronte elettorale con la temutissima AfD. Si dovrà quindi trovare un modo per nascondere agli occhi degli elettori del nord l'unione di trasferimento, senza quindi far perdere la faccia ai politici di Berlino, e soprattutto salvaguardando la moneta unica, la vera gallina dalle uova d'oro per l'industria dell'export tedesca e la base su cui fondare una ambiziosa Weltpolitik.


La Oldenburger Onlinezeitung ci fa sapere che al Ministero dell'economia permane un forte scetticismo sul tema degli eurobond:

Al Ministero dell'economia resta soggetto a forti riserve il piano per la concessione di prestiti senza condizionalità da parte del fondo ESM nell'ambito della crisi causata dal coronavirus. "La solidarietà in Europa è importante, dobbiamo restare uniti, ma una messa in comune dei debiti e una confusione sulla responsabilità sarebbe pericolosa", ha dichiarato il Segretario di Stato per gli Affari economici Thomas Bareiß (CDU), ad "Handelsblatt" (edizione di martedì). La concessione di prestiti del MES "per una buona ragione, finora è sempre stata legata a delle condizionalità specifiche". 

"Non possiamo dall'oggi al domani superare questa regola", ha continuato il Segretario di Stato per gli affari economici. Tanto piu' che la Banca centrale europea (BCE) ha già fatto "annunci di vasta portata". I ministri delle finanze dell'euro stanno attualmente discutendo quale forma potrebbe assumere un aiuto aggiuntivo, ha affermato Bareiß. Non ha voluto anticipare quali. (...) 


Handelsblatt riporta invece lo scetticismo dei 5 Saggi economici (consiglieri del governo) in merito alla possibilità di concedere prestiti senza condizionalità, i cosiddetti saggi chiedono invece l'intervendo del MES affiancato dal programma OMT:

Secondo i 5 saggi economici (Wirtschaftsweise), anche dopo il recente pacchetto di salvataggio della BCE non si sarebbero ancora esaurite le possibilità di intervento delle autorità moneterie.

In una prima fase, tuttavia, i paesi dell'eurozona dovranno inviare "un segnale chiaro" per "rendere disponibili" fondi aggiuntivi, se necessario, ad esempio si dovrà ricorrere al fondo di salvataggio ESM, secondo quanto scritto in un rapporto speciale elaborato dai 5 saggi economici in merito all'impatto economico causato dalla pandemia di coronavirus e pubblicato questo lunedì.

La BCE garantirebbe la liquidità sufficiente e gli acquisti supplementari di obbligazioni. "In collaborazione con il MES, la banca centrale sarebbe quindi in grado di acquistare in modo specifico obbligazioni dei singoli paesi nell'ambito delle Outright Monetary Transactions (OMT)", continua il rapporto.

Il cosiddetto programma OMT era stato adottato dalla BCE nel 2012 al culmine della crisi del debito. Non è mai stato usato prima. All'epoca il solo annuncio era stato sufficiente per calmare i mercati finanziari.

L'OMT consente alle autorità monetarie in caso di emergenza di acquistare in maniera specifica i titoli di Stato di un paese sovraindebitato.

La BCE recentemente ha messo a punto un ampio pacchetto di salvataggio che prevede ulteriori acquisti di obbligazioni per 750 miliardi di EUR entro la fine del 2020. Questo programma, chiamato PEPP, presenta minori condizionalità rispetto all'OMT.

La potenza di fuoco del PEPP è stata rafforzata in quanto la banca centrale ha ormai superato determinati massimali di acquisto.

I saggi economici criticano l'attuale condotta delle autorità monetarie: “Dato che la BCE non sta mettendo a disposizione tutte le informazioni pertinenti, è difficile determinare fino a che punto la BCE possa espandere il suo programma di acquisto di titoli di Stato senza violare i limiti che essa stessa si era auto-imposta", afferma il rapporto.

In definitiva, potrebbero esserci ulteriori ricorsi contro la loro condotta dinanzi alla Corte europea di giustizia e alla Corte costituzionale federale.

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domenica 29 marzo 2020

Perché anche nel pieno della crisi Berlino rifiuta l'aiuto della Cina

Nonostante una evidente mancanza di materiale protettivo e di mascherine, il governo di Berlino rifiuta categoricamente ogni aiuto da parte della Repubblica popolare cinese, mentre sulla stampa che conta parte una campagna per stigmatizzare gli aiuti e gli interventi cinesi nell'Europa del sud. Anche nel pieno della crisi causata dal coronavirus, il governo di Berlino si percepisce come un attore geopolitico autonomo in grado di sfidare i cinesi sul terreno dell'egemonia mondiale. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


(...) Offerta ignorata

Secondo quanto riportato dalla stampa, il presidente cinese Xi Jinping, nell'ambito della lotta al virus Covid 19, avrebbe offerto il suo aiuto anche alla cancelliera Angela Merkel. Lo sfondo è quello di un paese, la Germania, con il terzo maggior numero di infezioni in Europa, dopo Italia e Spagna. Se nella Repubblica Federale ce ne fosse "necessità", Pechino ovviamente sarebbe "pronta ad aiutare, nei limiti delle nostre capacità", avrebbe detto Xi: le crisi sanitarie sono "sfide comuni per l'umanità"; "unità e cooperazione" sono "le armi più potenti" contro di esse. [3] La Repubblica popolare cinese potrebbe anche immaginare di cooperare con la Germania in altri campi, come ad esempio lo sviluppo di vaccini. Finora da Berlino non è arrivata alcuna risposta all'offerta. La Germania è l'unico paese in Europa ad aver effettivamente rifiutato il sostegno di Pechino, almeno fino ad oggi.

"Non una singola mascherina"

Ciò è ancora piu' degno di nota perché in Germania c'è una palese carenza di materiali e di dispositivi di protezione. Nel frattempo, oltre l'80 percento dei medici tedeschi si lamenta della mancanza di dispositivi di protezione come mascherine respiratorie o tute protettive. Dato che il mercato mondiale si è praticamente svuotato, la sua organizzazione già diverse settimane fa si era rivolta al governo federale per avere supporto, spiega Walter Plassmann, presidente dell'Associazione delle casse mediche di Amburgo, il quale recentemente ha dichiarato: "non è successo nulla. Non abbiamo ottenuto nessuna mascherina". [4] La situazione negli ospedali è simile, anche lì mancano mascherine respiratorie e tute protettive. Il ministro della sanità del Nord Rhein-Westfalia, Karl-Josef Laumann, recentemente ha ordinato un milione di mascherine; tuttavia ne sarebbero arrivate solo 20.000, riferiva la stampa alla fine della scorsa settimana. Il Nordrhein-Westfalen è lo stato più colpito dalla pandemia; nella sola Heinsberg, l'epicentro dell'epidemia di Covid 19 della regione, sarebbero necessarie giornalmente almeno 7.500 mascherine protettive per bocca e naso e 2.200 maschere FFP2 [5]. C'è anche una carenza di attrezzature speciali come i ventilatori, ma anche di materiali semplici come i disinfettanti. I produttori stanno esaurendo le materie prime per la loro fabbricazione. [6]

"Ben preparato"

Da tempo vengono formulate gravi accuse nei confronti del governo federale, in particolare contro il ministro della sanità Jens Spahn. Spahn alla fine di gennaio e anche in seguito aveva ripetutamente dichiarato che il governo federale era "ben preparato" per tutti i casi immaginabili e possibili. Il suo ministero tuttavia non ha fatto nulla per ovviare alla prevedibile carenza di indumenti protettivi, nei confronti della quale l'Organizzazione mondiale della sanità aveva ufficialmente messo in guardia già il 7 febbraio. Documentato, ad esempio, è il caso di un imprenditore la cui azienda produce mascherine e indumenti protettivi per gli ospedali. L'uomo con diverse lettere aveva fatto presente al Ministero della Salute il rischio di una imminente carenza. Nell'occasione l'imprenditore aveva offerto al ministero la possibilità di riservare 1,5 milioni di mascherine facciali e 200.000 maschere respiratorie per gli ospedali tedeschi, nonostante l'enorme domanda globale, aveva concluso la sua lettera con una nota: "Mi appello a Lei, non sottovaluti il problema di questo virus". [7] L'imprenditore afferma di non aver ricevuto alcuna risposta da Berlino. A sua volta, il Ministero respinge qualsiasi responsabilità: "L'approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale" in Germania è coordinato attraverso l'ufficio acquisti della Bundeswehr.

Campagna di propaganda

Mentre il governo federale continua a ignorare l'offerta di aiuto cinese nonostante la palese mancanza di dispositivi di protezione, i principali media tedeschi hanno iniziato a screditare sistematicamente le consegne di aiuti da parte di Pechino agli altri paesi europei. Un importante quotidiano tedesco, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, ad esempio, afferma che "l'aiuto fornito con dei grandi gesti" semplicemente fa "parte di una campagna di propaganda" con cui Pechino vuole distrarre dal fatto che in realtà la Cina è stata "la causa della crisi". [8] Un altro giornale (Tagesspiegel) afferma: "L'immagine di paese causa della pandemia, ora dovrebbe essere sostituita dall'immagine del paese soccorritore." [9] I partner della cooperazione cinese in Europa vengono deliberatamente presi di mira dalla stampa. Ad esempio, WirschaftsWoche scrive che se "la narrazione della Cina come grande soccorritore... dovesse prevalere", è "perché i cinesi trovano alleati in Europa a cui piace lavorare su questo mito". Uno di questi "alleati" sarebbe il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, che "nel suo paese" è già stato ridefinito il  "Ministro cinese" [10].

Lotta per il potere contro Pechino

In effetti, i commenti dei media citati e il precedente rifiuto di Berlino di accettare aiuti dalla Cina fanno parte della grande lotta globale per l'egemonia mondiale, a cui la Repubblica Federale non si sottrae nemmeno durante la crisi causata dal coronavirus. Il governo federale invece vi si sta preparando, a prescindere dalla crisi.
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[1] Michael Peel, Tom Hancock, Valerie Hopkins, Miles Johnson: China ramps up coronavirus help to Europe. ft.com 18.03.2020.
[2] Alan Crawford, Peter Martin: 'Health Silk Road:'ssx China showers Europe with coronavirus aid as both spar with Trump. fortune.com 19.03.2020.
[3] Stuart Lau: Coronavirus: Xi Jinping calls leaders of France, Spain, Germany and Serbia with offers of support. scmp.com 21.03.2020.
[4] Cornelia Stolze: "Wir haben gemahnt, und keiner hat uns gehört". spiegel.de 19.03.2020.
[5] Lukas Eberle, Hubert Gude: "Liefert irgendwas!" spiegel.de 20.03.2020.
[6] Hersteller von Desinfektionsmitteln starten Hilferuf: Ethanol wird knapp. rnd.de 22.03.2020.
[7] Cornelia Stolze: "Wir haben gemahnt, und keiner hat uns gehört". spiegel.de 19.03.2020.
[8] Friederike Böge, Stephan Löwenstein, Michael Martens, Matthias Rüb: Vom Verursacher der Krise zum Retter in der Not? Frankfurter Allgemeine Zeitung 18.03.2020.
[9] Gloria Geyer: Wie sich China in der Corona-Krise Einfluss in Europa sichert. tagesspiegel.de 19.03.2020.

[10] Silke Wettach: China wirft die Propaganda-Maschine an. wiwo.de 19.03.2020.
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sabato 28 marzo 2020

Così il governo tedesco vuole fermare l'offensiva sugli eurobonds

Il governo tedesco sa bene che nell'Eurogruppo, un organo informale e poco trasparente, nessuno avrà il coraggio di creare una coalizione contro la Germania, per questo il dossier sugli eurobond sarà tolto dalle mani dei 5 presidenti e passerà al gruppo dei ministri delle finanze europei. L'offensiva dei paesi latini è destinata ad arenarsi. Ne scrive Lost in Europe sui retroscena di Der Spiegel


A prima vista, è solo una questione minore: non saranno la Commissione europea, il Consiglio o la BCE a dover presentare nuove proposte per superare la crisi economica e finanziaria, ma saranno i ministri delle finanze dell'Eurogruppo. Dietro c'è la strategia mirata della Cancelliera Merkel.

Al vertice anti-crisi dell'UE, Merkel è stata messa sotto pressione. Nove paesi dell'UE, infatti, hanno chiesto nuovi strumenti finanziari comuni come i coronabonds. Le istituzioni dell'UE, secondo quanto affermato dal primo ministro italiano Conte, entro dieci giorni dovranno preparare una proposta congiunta.

Il problema per Merkel: i cinque presidenti delle istituzioni in realtà sono tutti in favore dei Coronabonds. È una situazione simile a quanto era già accaduto durante l'eurocrisi, quando tutti i leader dell'UE si erano pronunciati in favore degli eurobond. E all'epoca Merkel li aveva respinti.

Questa volta però non è stato così facile. Per risolvere il problema, Merkel allora ha escogitato un trucco. Non saranno le 5 istituzioni dell'UE responsabili, ma sarà l'Eurogruppo ad elaborare un piano. È questo è solo un corpo informale.

Varoufakis recentemente nel suo "Euroleaks" ha documentato quanto sia opaco e imprevedibile l'Eurogruppo. Nella cerchia dei ministri delle finanze dell'eurozona non si decide mai nulla contro la Germania. Ciò è stato dimostrato più volte durante la crisi dell'euro.

"Der Spiegel" descrive quanto sia intelligente il trucco di Merkel:

"La differenza non è decisiva solo per i raffinati intenditori dei grovigli di Bruxelles: i cinque presidenti delle istituzioni dell'UE, vale a dire i presidenti del Consiglio, del Parlamento europeo, della Commissione, della Banca centrale europea e dell'Eurogruppo, sono tra i sostenitori dei cosiddetti Coronabonds e degli strumenti comuni di debito. Se gli dai il compito di trovare il modo di affrontare la crisi, il risultato finale saranno i coronabonds. Nell'Eurogruppo, tuttavia, gli oppositori di questi strumenti, soprattutto i Paesi Bassi ma anche la Germania, hanno molto di piu' da dire"

Il trucco procedurale è quello di minare formalmente e legalmente le istituzioni dell'UE responsabili. Neanche l'amico del cuore di Merkel, la Von der Leyen, sarà autorizzata a partecipare al piano finanziario contro la mega-crisi. La Commissione europea di fatto è stata estromessa ed è priva di poteri.

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venerdì 27 marzo 2020

H. Flassbeck - La Germania ha risanato le proprie finanze pubbliche a spese degli altri paesi europei, per questo ora deve mostrarsi solidale

"La Germania ha accumulato avanzi di conto corrente a spese degli altri paesi europei dell'Unione monetaria, e non c'è nulla di cui essere felici. E' stato un grande errore, e per questo motivo, la Germania ora ha le finanze pubbliche migliori", dice il grande economista tedesco Heiner Flassbeck ai microfoni di Deutschlandfunk. Per Flassbeck il governo di Berlino dovrà mostrarsi solidale con i vicini di casa europei e soprattutto superare i soliti pregiudizi tedeschi sul debito pubblico. Un ottimo Heiner Flassbeck intervistato da Deutschlandfunk.de


Philipp May: le misure decise dal governo tedesco sono adeguate?

Heiner Flassbeck: beh, sono sicuramente appropriate nella loro dimensione. Il governo federale finalmente ha capito quanto sarà difficile la crisi. Sarà molto profonda, enorme, e di conseguenza bisognerà tenere duro. Per essere chiari: recessione è un'espressione sbagliata. Stiamo vivendo un crollo dell'attività economica che non è mai esistito prima e che non si è mai verificato con questa velocità, ed è quindi importante che tutte le misure di cui parla il governo federale vengano applicate quanto prima (...)

May: suona come una richiesta per avere più denaro. È abbastanza? Ce lo possiamo permettere?

Flassbeck: potrebbe essere necessario un po 'più di denaro, ma ci sarebbe un po' piu' di sicurezza e non sarebbe un trattamento iniquo. Perché non c'è nulla che giustifichi il fatto che alcune persone come i pensionati o i dipendenti pubblici continuano a ricevere i loro soldi mentre chi lavora in un'azienda che chiude non ottiene nulla oppure solo un po' di cassa integrazione, pari al 60 % dello stipendio. Non sono molti soldi. E la si dovrà ritoccare un'altra volta verso l'alto.

May: E chi dovrebbe pagarlo?

Flassbeck: Il governo federale. Io dico che non è molto più di quello che comunque viene fatto. Non prendiamoci in giro! Il denaro che sarà raccolto arriva dal mercato dei capitali, ma indirettamente arriva dalla Banca centrale europea, che mantiene bassi i tassi di interesse per i titoli di Stato. E bisogna sempre considerare: dobbiamo fare lo stesso per tutta l'Europa. Quando il ministro Scholz afferma che siamo in una buona posizione, io credo che sia molto, molto preoccupante. Questa è una frase stupida, dovrebbe lasciar perdere. Bisogna chiedersi, come stiamo andando tutti, come sta andando l'intera unione monetaria.

May: questo è vero!

Flassbeck: è vero, ma a spese degli altri. Negli ultimi anni abbiamo avuto enormi avanzi delle partite correnti e gli altri ci hanno finanziato in anticipo, e ora non c'è nulla di cui essere orgogliorsi, ma bisognerebbe fare in modo che l'unione monetaria funzioni nel suo insieme. Tale regola dovrebbe applicarsi all'intera unione monetaria. Queste sono le implicazioni dell'unione monetaria in Europa, ma non lo stiamo facendo, invece facciamo come vogliamo, come se quello che accade in Italia non ci interessasse.

May: la Germania in fondo non dovrebbe ritenersi fortunata, se negli ultimi anni, nonostante le numerose critiche, alla fine abbiamo sempre osservato la regola dello "schwarze Null"?

Flassbeck: No, per niente! Niente affatto! Non c'è nulla di cui essere felici. La Germania ha accumulato avanzi di conto corrente a spese degli altri paesi europei dell'Unione monetaria e non c'è nulla di cui felicitarsi. Questo è stato un grande errore, e per questo motivo, la Germania ora ha le finanze pubbliche migliori, oppure le finanze pubbliche apparentemente più sane. Ma queste regole ora non possono più svolgere alcun ruolo. Non importa se qualcuno ha il 60 % di rapporto debito/pil oppure 80 o 120.

In tutta Europa, o almeno in tutta l'unione monetaria, è necessario garantire che tali misure di stabilizzazione abbiano effetto. E la dimensione ovviamente è molto più grande. In realtà stiamo parlando di 1.000, 1.500 miliardi o qualcosa del genere. Si può fare tutto, vede. Il mondo non finisce qui.

May: Corona-bonds, ad esempio, altrimenti denominati eurobonds.

Flassbeck: lo si può fare tramite i titoli di stato, le obbligazioni nazionali, i corona-bonds, non importa! Ma i soldi devono comunque essere raccolti. Si può fare tutto, perchè non finisce il mondo e l'economia non affonda. Alla fine, il debito pubblico sarà molto elevato in rapporto al PIL, ma ciò non dovrebbe interessarci. Sono titoli nei bilanci pubblici e ci resteranno per 100 o 1000 anni. Il mondo non finisce qui e dobbiamo correggere i nostri pregiudizi.

May: Flassbeck, i numeri per una persona normale sono così vertiginosi, e per quanto riguarda i numeri tedeschi disponibili da oggi, mi atterrò brevemente alle opinioni presenti sul mercato, per per dirla in questo modo.

L'Istituto Ifo teme che il costo per il contenimento del virus superi qualsiasi altra cosa vista in precedenza per le catastrofi naturali e le crisi economiche. L'ha già detto. Potrebbe esservi una contrazione fino al 20 % della produzione economica. Espresso in euro: solo per la Germania se ne potrebbero andare oltre 700 miliardi di euro. Lo si può gestire in questo modo solo perché è denaro di natura contabile nascosto in qualche bilancio?

Flassbeck: Come ho già detto, è sicuramente gestibile. Il denaro alla fine viene stampato, non illudiamoci. Non si tratta di denaro raccolto da qualche parte, ma di soldi forniti dalla BCE. Sebbene ciò sia formalmente vietato in Europa, ma si tratta comunque di una regola senza senso. Di fatto gli Stati, pro-forma, prendono il denaro sul mercato dei capitali, ma è la BCE che finanzia il mercato dei capitali. Non prendiamoci in giro! E' gestibile, ed è abbastanza fattibile.

May: Ciò significa che non ce ne accorgeremo nemmeno?

Flassbeck: No, non noteremo nulla. Avremmo solo dei numeri più grandi sui bilanci. Non sarebbe affatto drammatico. Se dovesse accadere per cinque anni, bisognerebbe allora parlare in modo diverso, ma se parliamo di tre o quattro mesi. Si può fare.

I volumi di cui parla l'ifo sono assolutamente corretti. L'avevo già detto tre settimane fa che una crisi di 3-4 mesi avrebbe avuto un costo fra il 20 e il 25 %. È assolutamente realistico.

Dobbiamo vedere - l'ho detto all'inizio: niente, assolutamente nulla può essere paragonato a ciò che ora sta accadendo, e non sta accadendo solo in Germania, sta accadendo in tutta Europa, sta accadendo in gran parte del mondo. Accadrà lo stesso negli Stati Uniti. Abbiamo un crollo incredibile e dobbiamo fare una quantità incredibile di cose per evitare che i nostri interi sistemi politici ed economici crollino.

May: ciò significa che la prossima crisi del debito sovrano è inevitabile?

Flassbeck: No, questo non ha nulla a che fare con la crisi del debito sovrano. Ci mettiamo in testa sempre delle cose sbagliate. Non c'è crisi del debito sovrano. Non c'è mai stata davvero una crisi del debito sovrano. Solo se ci sono delle regole sbagliate, come ad esempio quelle che abbiamo applicato nei confronti dell'Italia, ci sarà una crisi del debito sovrano. Ma non ci sarà nessuna crisi del debito sovrano. Il Giappone da 30 anni ha una politica simile con un livello di debito pubblico doppio rispetto a quello italiano. Non c'è crisi del debito sovrano.

Dobbiamo correggere in modo massiccio alcuni dei nostri pregiudizi e dovremo anche capire che in questa situazione è essenziale che lo stato faccia questi debiti e che anche la Banca centrale europea - e i politici dovrebbero dirlo, dovrebbero dirlo chiaramente: la Banca centrale europea li sta finanziando.

May: ci sono già diverse voci dall'economia che dicono che questa medicina dello shutdown in linea di principio è troppo amara. Con queste misure rigorose si finisce per avere più danni che benefici. Ascoltandola, sembra quasi che potremmo continuare in questo modo per 2 o 3 anni - non ci sarebbe alcuna differenza?

Flassbeck: no, non l'ho detto. Ho detto facciamolo per tre o quattro mesi. Lo si può fare facilmente. Per quanto tempo lo si possa fare  è una questione aperta. Ma non voglio discuterne ora, si tratta di un orizzonte temporale che anche i virologi hanno fissato, prima di tutto bisogna ossservare questo shutdown per tre o quattro mesi.

Ovviamente poi bisogna vedere come funziona. Ma è abbastanza fattibile, anche se le dimensioni sembrano terrificanti. Le dimensioni somigliano alla fine del mondo, ma non è la fine del mondo perché è una misura deliberata e consapevole, e questa misura deve essere collegata ad una misura parallela, un finanziamento. Quindi non si tratta della fine del mondo.

May: Herr Flassbeck, in realtà non abbiamo molto tempo. Possiamo dire che dopo la crisi finanziaria, i milioni sono diventati miliardi e ora i miliardi stanno diventando dei trilioni, e questa è la differenza?

Flassbeck: lo si puo' dire. Ma non bisogna avere paura.

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mercoledì 25 marzo 2020

Uno smacco per il governo di Berlino

Mentre il governo di Berlino fino ad ora ha rifiutato ogni offerta di aiuto proveniente dalla Cina, dimostrando in questo modo le proprie ambizioni geo-politiche, il presidente del distretto di Heinsberg in NRW, zona gravemente colpita dall'epidemia, nei giorni scorsi ha compiuto un passo drammatico scrivendo una lettera aperta al presidente cinese Xi Jinping per chiedere l'aiuto della Cina e l'invio di materiale sanitario e di esperti. Un grave smacco per il governo di Berlino. Ne scrive RT Deutsch


L'amministratore distrettuale di Heinsberg, Stephan Pusch (CDU), ha inviato una lettera aperta al Presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, come riportato dalla Deutsche Presse-Agentur. Heinsberg è considerato un "hotspot corona". In questa regione, infatti, è stato registrato un numero particolarmente elevato di casi. Nella sua lettera, che ha indirizzato all'ambasciata della Repubblica popolare a Berlino, il politico conservatore ha fatto appello al paese asiatico chiedendo di fornire a Heinsberg i beni medici urgentemente necessari. Secondo Pusch, l'inventario delle mascherine e degli abiti protettivi del distretto potrebbe esaurirsi in pochi giorni.

La Cina recentemente si era offerta per fornire sostegno al governo tedesco nel caso in cui fosse stato necessario. Ma Berlino non ha accettato l'offerta, a differenza di numerosi altri paesi europei.

"Fino a quando il comitato anti-crisi e gli ospedali della zona non possono fornire materiale protettivo a sufficienza - molto difficile - ciò avrà delle conseguenze gravi e di vasta portata per il sistema sanitario distrettuale di Heinsberg e per le persone qui residenti. Nella mia funzione di amministratore distrettuale, pertanto, chiedo supporto alla Repubblica popolare cinese", afferma la lettera dell'amministratore distrettuale, scritta nella forma di una lettera aperta.



Secondo Pusch i funzionari sanitari cinesi avrebbero una maggiore esperienza nella lotta contro il coronavirus. La sua amministrazione distrettuale, sarebbe quindi anche interessata a uno scambio professionale con le autorità cinesi. Inoltre, l'amministratore distrettuale può ben immaginare una partnership con l'epicentro della pandemia di corona in Cina, nella provincia di Wuhan.

Il distretto di Heinsberg, situato nel Nord Reno-Westfalia, finora ha registrato 21 morti e oltre 1.000 persone infette. La causa della massiccia infezione è stata una festa di carnevale durante la quale in molti sono stati contagiati.

Secondo Pusch, i funzionari sanitari cinesi senza dubbio hanno una maggiore esperienza nella lotta contro il coronavirus. La sua amministrazione distrettuale è quindi interessata a uno scambio professionale con le autorità cinesi. L'amministratore del distretto, inoltre, può facilmente immaginarsi una partnership con l'epicentro della pandemia di coronavirus in Cina, nella provincia di Wuhan.

Il distretto di Heinsberg, situato nel Nord Reno-Westfalia, finora ha avuto 21 morti e oltre 1.000 persone infette. La causa della infezione di massa è stata una festa di carnevale durante la quale in molti  sono stati infettati.

Il drammatico appello a Pechino rappresenta una vergogna per il governo tedesco, il quale ha sempre sottolineato di avere la situazione sotto controllo. Pusch questo fine settimana su Der Spiegel aveva già fortemente criticato la condotta del suo collega di partito Armin Laschet, Presidente del Land Nord Reno-Westfalia:

"Abbiamo immediatamente chiuso le scuole e gli asili nido e mi sarei aspettato di vedere immediatamente lo stesso passo anche nel resto della regione", si è lamentato l'amministratore distrettuale. "Abbiamo avuto l'impressione che qualcuno pensasse: okay, questo è un problema solo del distretto di Heinsberg".

È discutibile, inoltre, fino a che punto le altre aree della Germania possano esssere effettivamente preparate per l'epidemia di coronavirus. Ad esempio, il presidente del consiglio di amministrazione della Kassenärztliche Vereinigung di Amburgo, Walter Plassmann, ha riferito al servizio di informazione del settore medico:

"Per settimane abbiamo cercato disperatamente di acquistare equipaggiamento protettivo in ogni parte del mondo, il che è quasi impossibile"

Sebbene il governo federale gli avesse assicurato aiuto, nulla nel frattempo si sarebbe concretizzato.

martedì 24 marzo 2020

Handelsblatt - Verso una linea di credito dell'ESM, ma niente eurobonds

"Sempre meglio di nulla", dice ad Handelsblatt un diplomatico dell'Europa del sud in riferimento al piano anti-crisi dell'UE. Ci sarebbe la disponibilità di tedeschi, olandesi e finlandesi, infatti, ad aprire una linea di credito anti-crisi nell'ambito del fondo ESM, di somme precise ancora non si parla, anche se sarà ben al di sotto dei 410 miliardi di euro di capacità residua del MES, e per Handelsblatt questo è il massimo che il fronte rigorista del nord potrebbe concedere ai latini. Niente eurobonds incondizionati quindi. Ne scrive Handelsblatt


Il fondo di salvataggio ESM dovrebbe stendere una rete di sicurezza per quei paesi dell'eurozona che non sono in grado di fronteggiare finanziariamente la crisi causata dal corona virus. L'istituzione di una „Enhanced conditions credit line“ (ECCL) sarà discussa nell'Eurogruppo di martedì sera e probabilmente sarà approvata giovedì dai capi di governo dell'UE, come ha appreso Handelsblatt dagli ambiti diplomatici dell'UE.

I ministri delle finanze europei e i capi di governo dell'UE si riuniscono infatti questa settimana in videoconferenza. Entrambi gli incontri virtuali riguarderanno principalmente il modo in cui l'UE potrà fronteggiare le conseguenze economiche della crisi.

Sul tavolo ci sarebbero diverse opzioni, secondo quanto viene riferito da fonti dell'UE. Fra queste la "linea di credito a condizioni migliorate" dell'ESM sembrerebbe essere di gran lunga la più probabile. La linea di credito dovrebbe essere aperta a tutti i paesi dell'eurozona. Se un governo fosse interessato, tuttavia, dovrebbe fare domanda tramite l'ESM. Nessun ministro delle finanze europeo per ora avrebbe mostrato un tale interesse all'interno dell'eurogruppo, si dice da Bruxelles.


Un paese finanziariamente forte come la Germania non ha bisogno di un prestito dal fondo di salvataggio europeo, mentre paesi finanziariamente deboli come l'Italia vorrebbero poterne fare a meno il più a lungo possibile. Il governo di Roma, infatti, teme che una domanda di aiuto al MES potrebbe avere delle conseguenze negative per le condizioni di finanziamento sui mercati finanziari. L'Italia potrebbe quindi essere stigmatizzata da parte degli investitori privati come uno stato in crisi ed essere costretta a pagare un premio al rischio più elevato, ha detto il ministro delle finanze italiano Roberto Gualtieri lamentandosene con l'Eurogruppo la scorsa settimana.

L'Italia, la Francia e gli altri paesi dell'Europa meridionale chiedono pertanto l'istituzione di un nuovo strumento di credito presso il MES: il fondo di salvataggio dovrebbe creare un "Fondo-corona" in grado di erogare prestiti incondizioni ai paesi piu' bisognosi dell'eurozona. Germania, Paesi Bassi e Finlandia, tuttavia, vi si oppongono. La ragione di fondo è la paura che i corona-bonds emessi dal MES nell'ambito di tale fondo di aiuto possano in definitiva trasformarsi in eurobonds.

Berlino, L'Aia ed Helsinki intendono continuare ad impedire ogni messa in comune del debito pubblico nell'eurozona, nonostante la crisi in corso. Il Fondo-corona dell'ESM, richiesto dagli europei del sud, resta tuttavia un'opzione all'ordine del giorno dell'Eurogruppo di martedì sera. Anche se resta difficile ipotizzare una decisione in tal senso, sia nell'Eurogruppo, che nella riunione virtuale dei capi di governo dell'UE di giovedì, sostengono i diplomatici dell'UE.

"Meglio di nulla"

Germania, Paesi Bassi e Finlandia per ora vogliono contenere le dimensioni della linea di credito ECCL. La portata dell'ECCL probabilmente non sarà quantificata o comunque in maniera molto vaga, si dice a Bruxelles. In teoria, l'ESM attualmente potrebbe prestare fino ad un massimo di 410 miliardi di euro. Tale importo, tuttavia, non fluirà in alcun modo interamente nella linea di credito ECCL.

I capi di governo probabilmente questa settimana non commenteranno la quantità di risorse riservata per la linea di credito dedicata al Corona-virus dell'ESM. Si preferisce  ovviamente attendere e vedere se uno Stato membro ne farà domanda. Finora nessun paese lo ha annunciato.

Gli europei del sud e la Francia sono alquanto delusi per questa prima risposta dell'UE alle conseguenze economiche della crisi, ma sono costretti ad accettarla. "Dobbiamo accettare la realtà politica, e questo è meglio di nulla", ha affermato un diplomatico UE di un paese dell'Europa del sud. Con la linea di credito ECCL, si farà ricorso ad uno strumento che l'ESM fino ad ora non aveva mai utilizzato. La volontà dell'eurozona di farlo in questo momento rappresenta un segnale importante per i mercati finanziari.

Non è chiaro se i paesi beneficiari di un prestito dalla linea di credito ECCL dovranno soddisfare dei requisiti. Secondo il regolamento dell'ESM, i paesi beneficiari sono tenuti ad accettare un programma di riforma della politica economica in cambio di un prestito ECCL. Questo è esattamente il punto che l'Italia considera inadeguato. La crisi causata dal virus sta colpendo il Paese senza che questo abbia alcuna colpa e non ha nulla a che fare con gli errori di politica economica del passato, sostiene Roma.

Altre due opzioni

L'eurozona potrebbe anche tenere conto di questa obiezione, discostarsi dal regolamento ESM e rinunciare ai requisiti di riforma in materia di politica economica. I circoli governativi di Berlino segnalano una volontà in tal senso.

Ci sono anche altre due opzioni sul tavolo dell'Eurogruppo. La Commissione europea potrebbe emettere delle obbligazioni proprie e finanziare un programma di aiuti. Quando  nel 2009 è esplosa l'eurocrisi, infatti, la Commissione aveva utilizzato questo strumento. La Banca europea per gli investimenti potrebbe anche lanciare un fondo-corona ed emettere obbligazioni sul mercato finanziario. Finora, entrambe le opzioni sono rimaste molto vaghe; una decisione in merito tuttavia, non è attesa per questa settimana, fanno sapere da Bruxelles.


lunedì 23 marzo 2020

Handelsblatt - Gli eurobonds possono attendere

Secondo quanto riportato da Handelsblatt, tedeschi, olandesi e finlandesi, anche nel pieno della crisi causata dal corona virus, non avrebbero nessuna intenzione di concedere dei prestiti incondizionati a francesi, italiani e spagnoli. Ne scrive Handelsblatt



Il corona virus ha portato a una rottura nella diga della politica fiscale: gli stati di tutto il mondo stanno lanciando programmi di aiuto per molti miliardi di euro al fine di evitare un crollo dell'economia. Anche gli europei stanno agendo in maniera rapida e decisa, ma solo a livello nazionale.

Finora l'Unione Monetaria Europea non è stata in grado di concretizzare nulla - al contrario: la crisi scaturita dal corona virus ha provocato una riapertura dei vecchi fronti all'interno dell'eurogruppo. Gli europei del sud, guidati da Italia e Francia, chiedono un programma di aiuti europei da molti miliardi di euro per combattere la crisi, mentre gli europei del nord, guidati da Germania e Paesi Bassi, frenano.

Il leader del'eurogruppo Mário Centeno non vuole accettare il blocco: per martedì ha invitato i ministri delle finanze dei 19 paesi dell'euro ad un incontro in videoconferenza. Ci sono forti dubbi sul fatto che in quella sede possano essere prese delle decisioni. "La resistenza della Germania e dei Paesi Bassi è enorme", riferisce un diplomatico dell'UE.

Il fulcro della controversia è il fondo di salvataggio MES. La Francia e gli europei del sud chiedono che il MES lanci un programma di prestiti multimiliardario aperto a tutti i paesi dell'euro. Per finanziarlo l'ESM dovrebbe emettere sul mercato le cosiddette obbligazioni corona.

I prestiti del nuovo programma di aiuti dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per combattere le conseguenze della crisi. Inoltre, i prestiti non dovrebbero essere soggetti ad alcuna condizionalità. In un appello congiunto, un gruppo di 13 economisti europei ha anche chiesto al MES di fornire una linea di credito per tutti i paesi in modo da poter affrontare in maniera congiunta la crisi causata dal corona virus.

Prestiti incondizionati?

Sarebbe una novità per il MES. Fino ad ora, infatti, i prestiti del fondo di salvataggio sono sempre stati soggetti a dei requisiti di politica economica: i paesi beneficiari hanno dovuto ristrutturare i propri bilanci e adottare riforme strutturali impopolari. Il rispetto di queste condizioni è stato attentamente monitorato dalla "Troika" composta dalla BCE, dal FMI e dalla Commissione europea.

Nonostante la crisi scaturita dal corona virus, per Germania, Paesi Bassi e Finlandia è impensabile che il MES possa erogare contemporaneamente e in maniera incondizionata dei prestiti a tutti i paesi dell'euro. Nel trattato ESM non è affatto previsto un tale programma di prestiti, e non ci sarebbe il tempo necessario per un cambiamento, si dice a Berlino.

La cassetta degli attrezzi esistente contiene già degli strumenti sufficienti per aiutare i paesi colpiti piu' duramente. Ad esempio, potrebbero richiedere una „Enhanced Conditions Credit Line“ (ECCL). Le condizioni per questi prestiti sono meno rigorose rispetto alla seconda  linea di credito possibile, vale a dire la "Linea di credito condizionata precauzionale" (PCCL).

Per la linea di credito PCCL, l'Italia dovrebbe impegnarsi a rispettare il Patto di stabilità. Ma Roma non lo faceva neanche prima del Corona virus. Gli ostacoli per accedere ad un prestito ECCL sono più bassi, sostengono alcuni diplomatici dell'UE. "Nessuno penserebbe di chiedere all'Italia di riformare il sistema pensionistico o il mercato del lavoro, se nella situazione attuale dovesse chiedere aiuto al MES", si dice a Berlino.

Un prestito ECCL avrebbe anche un altro vantaggio: la BCE potrebbe utilizzare il cosiddetto programma OMT per acquistare i titoli di stato del paese beneficiario, in modo da rassicurare i mercati finanziari e gli investitori. Normalmente, la BCE non è piu' autorizzata a farlo dal momento in cui un paese riceve credito dal MES.

Roma insiste su un programma di sostegno europeo

Alla banca centrale è stato permesso di acquistare titoli di Stato portoghesi e greci solo dopo che i 2 paesi sono usciti dal programma di sostegno. Il ministro delle finanze italiano Roberto Gualtieri non è ancora stato convinto da questi argomenti.

Gualtieri teme che se facesse domanda per avere un programma di aiuti del MES solo per l'Italia, il suo paese verrebbe stigmatizzato sui mercati finanziari. Anche se gli altri paesi dell'eurozona molto probabilmente approverebbero immediatamente il prestito: l'Italia teme che sarebbe messa alla berlina in quanto paese in crisi e dovrebbe pagare premi al rischio più elevati per i suoi titoli di Stato.

Ecco perché il governo di Roma insiste per ottenere un programma generale di sostegno europeo per tutti i paesi dell'euro, preferibilmente attraverso il MES. Il fondo di salvataggio avrebbe la potenza di fuoco necessaria, affermano i diplomatici dell'UE

Del capitale di 705 miliardi di euro dell'ESM, ci sarebbero circa 410 miliardi attualmente disponibili per prestiti, come ha confermato il presidente dell'ESM Klaus Regling lunedì scorso. Poiché la Germania e i Paesi Bassi attualmente respingono un programma generale di prestiti ESM, ci sarebbero altre opzioni in discussione.

Secondo i diplomatici, la Banca europea per gli investimenti (BEI) o la Commissione europea potrebbero emettere dei corona bonds e finanziare un fondo per gli Stati membri in difficoltà. Entrambi i costrutti, tuttavia, avrebbero bisogno di una garanzia - dal MES o direttamente dai paesi dell'UE.
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