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domenica 20 agosto 2023

Perchè la Cina sta facendo le scarpe all'export tedesco

Dati alla mano i prodotti da esportazione tedeschi stanno perdendo posizioni in favore della Cina anche all'interno dell'UE, fino a qualche anno fa il giardino di caccia esclusivo della manifattura tedesca. Un declino alquanto rapido per l'export tedesco che lascia presagire tempi difficili per l'industria dell'export in Germania. Ne scrive l'Institut der deutschen Wirtschaft (IW) in un paper uscito pochi giorni fa, qui sotto l'abstract, il documento completo può essere scaricato qui.

importazioni dalla Cina in Europa in costante crescita

Il presente documento esamina se le esportazioni cinesi stiano penetrando sempre più nei settori in cui l'economia tedesca ha i suoi punti di forza. Per indagare su questa questione, si analizzano in modo descrittivo le variazioni delle quote di importazioni cinesi e tedesche nell'UE nel periodo 2000-2022.

In primo luogo, si considerano le importazioni aggregate di beni e le importazioni di beni industriali sofisticati, in cui l'economia tedesca è specializzata. In una seconda fase, le importazioni dell'UE di beni industriali sofisticati sono analizzate in modo più dettagliato a livello di prodotto a 2 cifre. Infine, vengono considerati i gruppi di prodotti a 4 cifre, concentrandosi sui gruppi più importanti dal punto di vista tedesco. I risultati in queste diverse prospettive sono simili:

Importazioni in % dei paesi UE dalla Cina e dalla Germania sul totale delle merci importate. Negli ultimi anni la quota cinese cresce molto rapidamente a danno dell'export tedesco

La quota della Cina nelle importazioni dell'UE è aumentata in modo costante e molto significativo. Questo era inizialmente vero soprattutto per il primo decennio del periodo in esame e meno per il secondo, come ha dimostrato uno studio precedente con dati fino al 2019. Il presente aggiornamento, tuttavia, giunge alla importante conclusione che l'aumento della quota cinese ha ripreso slancio dal 2020. Per molti degli aspetti analizzati nel presente rapporto, la Cina nei soli due anni tra il 2020 e il 2022 ha aumentato la sua quota di importazioni dell'UE della stessa cifra, e in alcuni casi anche di più, rispetto all'intero decennio precedente. Ciò è particolarmente vero per i beni industriali sofisticati, nei quali la Germania si è finora specializzata.

Importazioni dei paesi UE in % di beni industriali sofisticati, è evidente il declino della Germania in favore della Cina


Dal 2005 la quota della Germania nelle importazioni dell'UE è diminuita in generale e in numerosi gruppi di prodotti industriali sofisticati. Questo declino si è recentemente accelerato in molti settori.

Sotto diversi punti di vista, i guadagni di quota della Cina e le perdite di quota della Germania vanno spesso di pari passo. Anche se il presente rapporto non esamina il nesso di causalità, questo dato suggerisce con forza che la Cina è sempre più in competizione con l'economia tedesca nel suo mercato interno dell'UE e nei suoi settori tradizionali. Il problema è che i successi della Cina nelle esportazioni si basano probabilmente anche su ampie sovvenzioni, il che solleva la questione delle risposte di politica commerciale.

% dell'import dei paesi UE da Germania e Cina relativamente ai beni industriali sofisticati. La Cina non esporta piu' solo "cinesate" ma in molti settori ad elevato valore aggiunto ha superato la Germania


I risultati empirici sono preoccupanti alla luce delle sfide della transizione energetica e dei problemi fondamentali di competitività e qualità della Germania come luogo di produzione industriale. Nel caso delle esportazioni dell'industria automobilistica, che sono un importante pilastro del successo delle esportazioni tedesche, il progresso della transizione energetica probabilmente intensificherà ulteriormente gli sviluppi problematici sopra descritti. La Cina sta conquistando i mercati europei dei veicoli elettrici, pur partendo da una base ancora ridotta. Sembra inoltre discutibile come sia possibile che l'industria chimica, ad alta intensità energetica, possa difendere i suoi successi in termini di export economicamente rilevanti con costi energetici così elevati, soprattutto perché la Cina ha recuperato terreno anche in questo settore. Anche il settore altamente specializzato dell'ingegneria meccanica, che tende a beneficiare della transizione energetica, sta perdendo la sua supremazia in favore degli ingegneria meccanica cinese in un numero sempre maggiore di aree. In tutti questi settori, il vantaggio della Germania sul mercato dell'UE si riduce sempre di più. Nell'industria elettrica, ad esempio, la Cina ha da tempo superato la Germania in termini di quote di importazione nell'UE. Il modello di esportazione industriale tedesco sembra vacillare.


Per scaricare il documento in pdf puoi utilizzare questo link -->>


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giovedì 6 luglio 2023

E' L'inizio della deindustrializzazione della Germania?

Secondo i dati appena pubblicati dal prestigioso Institut der deutschen Wirtschaft (IW) il 2022 registra un crollo degli investimenti diretti verso la Germania e un boom degli investimenti tedeschi in altri paesi. Diversi segnali lasciano ipotizzare l'inizio della deindustrializzazione della Germania. Ne scrive Business Insider facendo riferimento ad uno studio dell'IW




Mai prima d'ora le aziende avevano ritirato così tanto denaro dalla Germania come è accaduto l'anno scorso: lo dimostra un nuovo studio dell'Institut der deutschen Wirtschaft (IW). "Le cifre sono allarmanti: nel peggiore dei casi, questo è l'inizio della deindustrializzazione", commenta l'istituto vicino ai datori di lavoro.

L'anno scorso, infatti, sono usciti dalla Germania circa 132 miliardi di dollari (125 miliardi di euro) in più di investimenti diretti rispetto a quelli effettuati in Germania dall'estero. Il saldo descrive quindi la differenza tra gli investimenti delle aziende tedesche all'estero e quelli delle aziende straniere in Germania. 125 miliardi di euro rappresentano di fatto "il più alto deflusso netto mai registrato in Germania", riferisce l'IW.


L'andamento negativo per la Germania era già iniziato prima della pandemia, a causa delle strozzature nelle catene di fornitura, della guerra della Russia contro l'Ucraina e dell'aumento dei prezzi dell'energia.

Il motivo del deflusso record nel 2022 è senza dubbio il basso livello di investimenti esteri in Germania. Secondo i dati OCSE, l'organizzazione dei Paesi industrializzati, di fatto si sono quasi completamente annullati: nel 2022, le imprese straniere avrebbero investito direttamente in Germania solo circa 10,5 miliardi di euro.

Grafico investimenti diretti esteri in Germania negli ultimi 5 anni

Piu' di recente, una serie di grandi investimenti stranieri in Germania ha fatto scalpore. Tra questi, l'insediamento di Tesla nei pressi di Berlino. Intel, infatti, intende investire ben 33 miliardi di euro nella costruzione di due fabbriche di chip a Magdeburgo. Ai quali lo stato tedesco sta contribuendo con circa dieci miliardi di euro. Secondo il governo tedesco, si tratta del più grande investimento diretto estero in Germania di tutti i tempi. Questo investimento, tuttavia, non è ancora incluso nel calcolo dell'IW.

Secondo la loro analisi, gli economisti dell'IW individuano tre sviluppi relativi al 2022 che potrebbero rendere la Germania un luogo poco attraente per fare business.

Deindustrializzazione: tre pericoli per la Germania

- Carenza di manodopera qualificata: la mancanza di manodopera e di lavoratori qualificati rappresenta un enorme peso per le aziende. In un sondaggio, il 76% delle aziende del settore delle PMI industriali ha indicato il costo del lavoro e la mancanza di lavoratori qualificati come la sfida principale, prima degli alti prezzi dell'energia e della crescente burocrazia.

- Sovvenzioni all'estero: programmi come l'Inflation Reduction Act negli Stati Uniti hanno reso più interessanti gli investimenti fuori dalla Germania. Con iniziative europee simili, come il programma Next Generation EU, la maggior parte dei fondi non è arrivata in Germania.

- Industria automobilistica: "Con la scomparsa del motore a combustione, l'economia tedesca sta perdendo un importante punto di forza nel suo settore chiave", avverte l'IW.

"Le condizioni di investimento in Germania si sono ulteriormente deteriorate a causa dei prezzi elevati dell'energia e della crescente carenza di lavoratori qualificati", afferma Christian Rusche, economista dell'IW. Critica il fatto che molti problemi siano di origine nazionale e cita come esempi "le alte tasse sulle imprese, la burocrazia dilagante e le infrastrutture in crisi".


I dati sullo studio completo sono disponibili a questo link

sabato 28 settembre 2019

Verso la fine del boom immobiliare

Dopo il violento crollo della manifattura, gli istituti di ricerca tedeschi segnalano che il lunghissimo boom immobiliare ormai è agli sgoccioli e  anche per il mattone si avvicina il punto di svolta. Cosa accadrà alle banche e agli investitori una volta che la bolla immobiliare sarà scoppiata? Ne scrive Handelsblatt su dati forniti dall'Institut der deutschen Wirtschaft (IW)


Il mercato immobiliare tedesco si avvicina irrimediabilmente ad una svolta. "Siamo alla fine del boom", afferma Ralph Henger, specialista nel settore immobiliare presso l'Institut der deutschen Wirtschaft (IW). Ogni quattro mesi, infatti, l'IW redige un indice immobiliare disponibile in esclusiva per Handelsblatt. I dirigenti delle società di sviluppo immobiliare e gli investitori istituzionali valutano la situazione del settore e gli sviluppi sul mercato immobiliare tedesco.

Il risultato: in questo autunno è stato registrato il peggiore valore a partire dal 2014. Il clima nel  settore immobiliare è calato per la terza volta consecutiva. Per quanto riguarda gli uffici, la consulenza immobiliare internazionale di JLL prevede per quest'anno un calo dei nuovi spazi in affitto nelle sette maggiori città tedesche, tra cui Berlino, Francoforte e Monaco, di circa il 4 % rispetto al 2018. Alcuni esperti sono ancora più pessimisti per quanto riguarda il mercato degli spazi adibiti al commercio al dettaglio.


Il mutato clima immobiliare colpisce anche Henning Koch. Koch è un gestore che compra immobili in tutto il mondo per conto di Commerz-Real, la consociata di gestione dei fondi di Commerzbank, e si muove a livello internazionale alla ricerca di investimenti di valore  per i fondi dell'azienda - in particolare per il fondo immobiliare aperto da 15 miliardi di euro Hausinvest.

Negli ultimi tempi, tuttavia, si è mosso più che altro come venditore: nel suo bilancio di vendita di questi primi nove mesi dell'anno ci sono un edificio per uffici a Singapore, uno a Vienna, due hotel a Londra, un negozio al dettaglio vicino Lisbona. Koch vorrebbe investire il capitale il piu' rapidamente possibile, anche sul mercato interno. Ma è esigente: "nella situazione attuale, siamo molto selettivi quando si tratta di acquistare".

Il manager di Wiesbaden condivide questa sua riluttanza con molti colleghi. Dopo anni di boom, per la prima volta quest'anno, l'indagine autunnale sull'indice immobiliare IW è stata dominata da aspettative negative: "per i prossimi dodici mesi, nel settore ci sono più aziende che prevedono uno sviluppo negativo rispetto a quelle che ne prevedono uno positivo", sintetizza Ralph Henger. Ad essere sondati sono stati gli sviluppatori di grandi progetti di costruzione, gli investitori e i proprietari di uffici, centri commerciali o grandi complessi abitativi.


Le loro dichiarazioni sulla situazione attuale e sulle aspettative future del business nell'ultimo sondaggio autunnale hanno causato una discesa di quasi undici punti percentuali dell'indice sul clima degli affari, indice che ha raggiunto il livello più basso dall'inizio della raccolta dati nel 2014. "E' stato decisivo il fatto che il clima nel settore immobiliare sia peggiorato per la terza volta consecutiva", afferma Henger. Secondo la teoria della ricerca, ciò segnala un cambio di direzione nello sviluppo economico.

Inversione di tendenza con ritardo

Il mercato immobiliare quindi segue l'umore generale dell'economia tedesca. Nel secondo trimestre questa si è contratta dello 0,1 %. Molti esperti si aspettano un segno negativo anche per il terzo trimestre, e in quel caso la Germania entrerebbe ufficialmente in recessione. A ciò bisogna aggiungere che i principali istituti di ricerca tedeschi hanno recentemente abbassato le loro previsioni di crescita sia per il 2019 che per il 2020.

Ma l'inversione di tendenza sul mercato immobiliare non è ancora visibile. Per una semplice ragione: "il settore immobiliare è un settore in ritardo, il rallentamento dell'economia quindi si farà sentire con un certo ritardo sia sugli affitti che sui rendimenti", spiega Christian Schulz-Wulkow, Managing Partner di Ernst & Young Real Estate. Ciò può essere dimostrato, ad esempio, nel mercato immobiliare degli uffici.

Lì la domanda dipende dal fatto che le aziende creino o sopprimano posti di lavoro. Secondo una elaborazione della consulenza immobiliare internazionale JLL vi sarebbe una chiara correlazione tra il barometro sull'occupazione dell'istituto Ifo e la domanda di uffici. Se l'indice diminuisce di cinque punti percentuali, il numero di nuovi spazi per gli uffici diminuisce del dieci percento, con circa 3 trimestri di ritardo.


In effetti il barometro dell'occupazione Ifo nella prima metà dell'anno è sceso di circa il 5%. Ma questo calo non è ancora arrivato sul mercato dell'affitto per gli uffici. Entro la fine dell'anno, tuttavia, JLL prevede un calo significativo dello spazio affittato per i nuovi uffici.



La tendenza al ribasso tuttavia non è ancora visibile, afferma Timo Tschammler, capo tedesco della società di consulenza immobiliare internazionale JLL, e fa riferimento alla bassa percentuale di spazi inoccupati nelle grandi città. "A Berlino, ad esempio, meno del 2% di tutti gli uffici è vuoto. Prima che gli affitti diminuiscano, questa quota dovrà aumentare al 7,4 per cento, secondo i nostri calcoli".

Al momento secondo l'esperto dell'IW Henger non è questo il caso: "nel mercato degli uffici non c'è quasi nessuna costruzione speculativa". Molti degli edifici per uffici previsti sono già stati affittati prima del completamento. "Gli errori del passato, che hanno portato a edifici vuoti per ben oltre il 10% nei centri per uffici di Dusseldorf e Francoforte, non sembrano ripetersi", afferma l'economista dell'IW.


Le prospettive nel settore del commercio sono invece più pessimistiche: "stiamo osservando con preoccupazione il settore del commercio al dettaglio", afferma Koch, manager di Commerz-Real. "Sicuramente in questo settore ci troveremo di fronte ad un grande cambiamento" Non c'è da meravigliarsi quindi che le aspettative dei dirigenti immobiliari in nessun altro settore siano così negative come nel settore del commercio al dettaglio.

Nonostante ciò il manager di EY Schulz-Wulkow ritiene che l'industria abbia ancora risorse per attutire il rallentamento economico. Ma ne limita l'ambito: "gli investitori immobiliari a causa dei prezzi già alti, ora avranno bisogno di piani aziendali molto ambiziosi per ottenere nel lungo termine un risultato dai loro investimenti".

Alcuni dirigenti di società immobiliari intervistati dall'IW ne sono ben consapevoli: "le risposte alle nostre dettagliate domande ci mostrano che ci sono già i primi amministratori delegati che si aspettano addirittura una riduzione degli affitti e dei prezzi", afferma l'autore dello studio Henger. La maggior parte degli intervistati tuttavia prevede che gli affitti continueranno a salire, più dei prezzi di acquisto. Una novità per Henger e quindi un altro indizio del fatto che il punto di svolta è stato raggiunto: finora gli affitti sono sempre rimasti indietro rispetto ai prezzi di acquisto.

"Il cambio di aspettative per quanto riguarda i prezzi e gli affitti è il tipico segnale di un'inversione di tendenza sul mercato immobiliare." Gli aumenti degli affitti tuttavia non saranno in grado di compensare l'indebolimento della dinamica dei prezzi, Henger ne è convinto. Ciò significa che i rendimenti immobiliari storicamente bassi a causa dei prezzi esageratamente alti torneranno a crescere. "E i rendimenti più elevati sono un'espressione del fatto che i rischi dell'investimento immobiliare torneranno ad essere presi in considerazione", afferma l'economista.

I mercati immobiliari rimangono tesi

Gli inquilini e gli acquirenti di appartamenti nelle metropoli tedesche possono sperare in un imminente calo degli affitti e dei prezzi? Non proprio. Come la maggior parte degli osservatori, anche Henger prevede che la situazione di elevata domanda di alloggi e l'offerta ancora insufficiente nelle aree metropolitane per il momento resteranno invariate.

Tuttavia, sia per i proprietari che per gli sviluppatori di nuovi immobili, non sarà facile come lo è stato di recente imporre dei prezzi di vendita e degli affitti sempre più elevati. "Per le aziende che operano nelle aree residenziali, il motto attuale è: non potrà andare meglio di ora".

Per quanto tempo ancora il settore rimarrà sui livelli attuali non è prevedibile. Dopotutto, gli osservatori del mercato concordano sul fatto che l'allentamento monetario annunciato dalla BCE nella sua ultima seduta compenserà almeno parzialmente gli effetti economici negativi.

Gli assicuratori, i fondi pensione, i fondi di investimento e gli investitori privati ​​in cerca di investimenti relativamente sicuri continueranno a fare affidamento sul settore immobiliare per mancanza di alternative, afferma Tschammler, capo della JLL Germania. "Nonostante i prezzi siano cresciuti, ci sono ancora tassi positivi". Inoltre, secondo il sondaggio IW, la Germania resta una destinazione popolare per gli investitori stranieri. "E anche questo dovrebbe contribuire a supportare l' economia del settore", conclude Henger.

E anche se secondo il sondaggio dell'IW è cresciuto il numero di amministratori delegati locali che ora puntano sulle vendite, c'è ancora una maggioranza che punta sulla crescita del settore. Il manager di Commerz-Real Koch è ottimista: entro la fine dell'anno, vuole concludere diversi affari. Questa volta come acquirente.