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sabato 16 settembre 2023

Prosegue il crollo delle transazioni sul mercato immobilare tedesco

 Dopo il boom arriva lo sboom e anche il numero delle transazioni per l'anno in corso conferma la crisi profonda del mercato immobiliare tedesco: non si registrava un numero cosi' basso di compravendite dal 1995, primo anno delle serie storiche. Ne scrive il Tagesschau.de


Secondo un recente studio, il crollo del mercato immobiliare tedesco continuerà ad accelerare nell'anno in corso, senza previsioni di un miglioramento rispetto all'anno passato. L'Istituto Gewos di Amburgo, basandosi sulle transazioni registrate alla fine della prima metà dell'anno, prevede solo circa 591.800 contratti di acquisto, il che rappresenterebbe un calo di quasi un quarto rispetto al già debole anno 2022, segnando il valore più basso dal 1995, l'inizio delle serie storiche tedesche.

Secondo lo studio, il valore delle vendite a livello nazionale scendeà di quasi il 30% a circa 198 miliardi di euro. Nel 2022, il fatturato del settore immobiliare era crollato a 279,4 miliardi di euro, registrando un calo del 17,2% rispetto all'anno record del 2021, segnando così la fine brusca di un lungo periodo di boom. Il numero di transazioni è sceso del 16,1% a 787.700 casi.

Le conseguenze dell'aumento dei tassi d'interesse sono diventate sempre più evidenti nel corso 2023 rispetto al 2022. L'esperto di Gewos, Sebastian Wunsch, ha spiegato che il moderato calo dei prezzi di acquisto finora non è riuscito a compensare l'aumento dei costi di finanziamento. L'aumento dei costi di finanziamento e l'inflazione elevata stanno riducendo il potere d'acquisto, rendendo sempre più difficile l'acquisto di immobili per i proprietari-occupanti. Gli investitori, d'altra parte, sono principalmente influenzati dall'incertezza, e Wunsch ha sottolineato che "l'attuale situazione di mercato continua a essere caratterizzata da una marcata riluttanza all'acquisto", senza prevedere cambiamenti significativi nei fattori di mercato per il resto dell'anno. Poiché il tasso d'inflazione è lontano dagli obiettivi delle banche centrali, non si prevede un allentamento dei tassi d'interesse nel medio termine, i prezzi d'acquisto dovrebbero comunque stabilizzarsi alla fine dell'anno, dato che al momento stanno scendendo ad un ritmo piü lento.


venerdì 15 settembre 2023

Immobiliare tedesco in picchiata

 Sono finiti ormai gli anni d'oro dell'immobiliare tedesco e ora siamo nel pieno dello sboom con fallimenti di imprese edili, cancellazioni di progetti e difficoltà di finanziamento a causa dei tassi di interesse alle stelle. Gli ultimi dati dell'Ifo Institut di Monaco confermano un'ondata di ordini e progetti cancellati che non si registrava da piu' di 30 anni. Ne scrive Wirtschaftswoche


L'istituto Ifo di Monaco e l'Associazione dell'industria edile tedesca mettono in guardia sulla drammatica situazione del settore dell'edilizia residenziale e chiedono l'intervento del governo federale.

Sempre piu' profonda la crisi nel settore dell'edilizia residenziale tedesca, con un'onda record di cancellazioni, una crescente mancanza di ordini e il rischio di fallimenti aziendali. Questa crisi è stata innescata dall'aumento del costo del credito e dei costi dei materiali da costruzione, e sta ora raggiungendo il suo apice. Nel mese di agosto, il 20,7% delle imprese ha dichiarato di aver cancellato progetti, rappresentando un aumento di 1,8 punti percentuali rispetto al mese precedente. Questi dati sono stati resi noti dall'Istituto Ifo di Monaco di Baviera nella sua indagine sul settore delle costruzioni.

Klaus Wohlrabe, responsabile delle indagini per l'Ifo, ha affermato che "le cancellazioni nell'edilizia residenziale stanno raggiungendo un nuovo massimo", e che "non abbiamo mai visto nulla di simile dall'inizio delle nostre analisi nel 1991. L'incertezza sul mercato è enorme". Questa situazione è dovuta all'accelerato aumento dei costi di costruzione e ai tassi di interesse notevolmente più alti, che hanno reso molti progetti che all'inizio del 2022 erano ancora redditizi non piu' realizzabili. Inoltre, anche le riduzioni delle sovvenzioni causati dai requisiti più severi in materia di risparmio energetico stanno mettendo a dura prova i calcoli dei costruttori.

Le imprese di costruzione si trovano di conseguenza in crescente difficoltà, con casi di insolvenza come quello dell'impresa immobiliare Gerchgroup alla fine di agosto, e altre aziende del settore, che hanno presentato istanze di fallimento in luglio e agosto, tra cui Euroboden, Development Partner e Centrum e Project Gruppe. Anche se alcune aziende avevano un portafoglio ordini ancora ben fornito, ben il 44,2% delle imprese intervistate ha segnalato una mancanza di ordini, con un aumento del 3,9% rispetto a luglio. Wohlrabe ha sottolineato che "alcune aziende si trovano già in una situazione critica".

Tim-Oliver Müller, direttore generale della Federazione tedesca dell'industria edile (HDB), ha aggiunto che "alcune aziende stanno ancora completando gli ordini arretrati, ma senza una spinta positiva, potrebbero dover ricorrere alla cassa integrazione". Il futuro del settore sarà deciso in autunno.

L'11,9% delle aziende nel settore dell'edilizia residenziale segnala attualmente difficoltà di finanziamento, il che rappresenta il livello più alto degli ultimi 30 anni, secondo Wohlrabe. Per i prossimi sei mesi, la maggior parte delle aziende prevede un ulteriore calo degli affari, come indicato dall'indice delle aspettative imprenditoriali, che è a un "livello eccezionalmente debole" di meno 60,1 punti, secondo l'Istituto Ifo.

L'Associazione federale delle libere imprese del settore immobiliare e abitativo (BFW) chiede al governo federale di adottare misure urgenti per affrontare questa crisi. Il presidente della BFW, Dirk Salewski, ha dichiarato: "Il picco storico delle cancellazioni di ordini e la grave mancanza di ordini dimostrano che i nostri avvertimenti sul collasso del settore si stanno avverando".


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martedì 5 settembre 2023

Il cappio della crisi economica si stringe al collo dei grandi gruppi immobiliari tedeschi

I grandi gruppi immobiliari tedeschi ragiscono alla crisi immobiliare aumentando gli affitti e scaricano sugli affittuari il costo del risanamento di bilancio, la soluzione alla crisi abitativa potrebbe essere quella di una socializzazione degli immobili ma ovviamente buona parte della politica si oppone. Ne scrive la TAZ


crisi immobiliare germania


In quanto inquilino che sta affrontando un nuovo aumento dell'affitto dopo quello precedente, la situazione attuale risulta complessa da comprendere. È importante notare che anche le grandi società proprietarie di immobili stanno attraversando una fase di crisi, anche se non dovuta a una diminuzione dei redditi derivanti dagli affitti, bensì a causa di tassi di interesse sui prestiti che si sono quadruplicati nell'arco di un anno, rendendo gli investimenti immobiliari notevolmente più costosi.

Inoltre, recentemente i prezzi degli immobili sono scesi in molti luoghi, segnando una prima significativa diminuzione in un decennio. Questa tendenza ha messo sotto pressione gruppi come Vonovia, TAG Immobilien e Grand City Property, che stanno cercando attivamente di vendere appartamenti per ridurre il proprio debito e garantire la propria stabilità finanziaria. Tuttavia, l'ampia offerta di immobili sul mercato sta mettendo pressione sui prezzi.

Diminuzione ad agosto 2023 del prezzo medio degli immobili al mq dal picco massimo raggiunto nel corso del 2022 nelle diverse città tedesche (Fonte Immowelt)

StadtProzentualer Rückgang
Hannover-16,9 Prozent
Dresden-13,0 Prozent
Bremen-11,6 Prozent
Stuttgart11,1 Prozent
München-10,8 Prozent
Köln-9,7 Prozent
Düsseldorf-9,6 Prozent
Nürnberg-9,4 Prozent
Frankfurt-9,0 Prozent
Hamburg-7,2 Prozent
Essen-6,7 Prozent
Dortmund-5,7 Prozent
Leipzig-4,2 Prozent
Berlin-3,3 Prozent

Il sociologo urbano Andrej Holm ha recentemente evidenziato che i modelli di business delle società immobiliari quotate degli ultimi dieci anni stanno raggiungendo i loro limiti. Queste società avevano puntato a rivalutare le loro proprietà, ma sembra che abbiano sopravvalutato i valori contabili dei loro asset. Con la diminuzione dei valori, i bilanci non appaiono più così solidi, e la speculazione sui valori contabili sta perdendo credibilità, influenzando anche il valore delle azioni. Inoltre, a causa dell'incremento dei tassi di interesse e della necessità di rinnovare i prestiti, queste aziende si trovano ora in una situazione di liquidità precaria.

Tuttavia, Holm non prevede un crollo totale dei leader del settore come Vonovia, ma ritiene che dovranno adottare una nuova strategia. La principale questione ora è chi dovrà sostenere il costo delle valutazioni troppo alte degli immobili delle società, poiché i dividendi e il valore dei dossier continuano a diminuire. La gestione futura sembra destinata a incassare denaro principalmente attraverso l'aumento degli affitti e la riduzione della manutenzione.

Anche la vendita di immobili rappresenta un'opzione rischiosa, in quanto vendere a prezzi realistici potrebbe mettere in luce l'irrealisticità delle valutazioni precedenti. Inoltre, l'acquisizione di immobili diventa un'attività rischiosa in un contesto di tassi di interesse elevati.

In generale, la situazione riflette ciò che il movimento degli affittuari ha sostenuto per anni: gli appartamenti non dovrebbero essere nelle mani delle società quotate in borsa. La soluzione più realistica sembra essere una legge che preveda l'esproprio delle società immobiliari come Deutsche Wohnen e altre. Questa proposta è stata supportata dalla commissione di esperti sul referendum e dalla commissione edilizia.

Tuttavia, chi si oppone a questa idea è invitato a presentare alternative valide. L'alleanza tra l'industria immobiliare e la stimolazione della costruzione da parte delle aziende private sembra non essere un modo efficace per risolvere il problema.

Ulrike Hamann, dell'Associazione degli Inquilini di Berlino, teme che durante la crisi del settore immobiliare la pressione sugli affitti aumenterà ulteriormente. Le società immobiliari private sembrano non esitare ad aumentare gli affitti il più possibile, nonostante l'impegno volontario per una loro limitazione. Inoltre, Hamann sottolinea che le valutazioni troppo alte delle proprietà delle aziende private hanno permesso loro di ottenere prestiti considerevoli, ma ora, con la diminuzione delle valutazioni, ciò rappresenta una preoccupazione per gli inquilini.

La situazione delle diverse aziende immobiliari, come Vonovia, Signa, Heimstaden e Adler Group, riflette la crisi più ampia del settore immobiliare berlinese. Ognuna di queste aziende sta cercando di adottare strategie diverse per affrontare la situazione. Vonovia ha interrotto i progetti di costruzione e sta cercando di vendere appartamenti per ridurre il suo debito. Signa, che aveva investito pesantemente in progetti su larga scala, sta lottando con valutazioni in calo e crescenti costi di rifinanziamento. Heimstaden sta cercando di resistere alla crisi, ma ha visto il suo rating abbassato e sta vendendo alcune delle sue proprietà. Adler Group, nel frattempo, è stata coinvolta in vari scandali e ha visto il valore delle sue azioni diminuire drasticamente, con il rischio di insolvenza.

In conclusione, la crisi nel settore immobiliare berlinese sta influenzando sia gli inquilini che le società immobiliari, e sembra che siano necessarie soluzioni drastiche per affrontare la situazione. La discussione sulla socializzazione delle proprietà immobiliari è sempre più rilevante, ma ci sono ancora divergenze di opinioni su come affrontare questa sfida.


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venerdì 11 agosto 2023

Prosegue la discesa dei prezzi sul mercato immobiliare tedesco (ma crescono gli affitti)

Quanto costa un immobile in Germania nel 2023? I prezzi degli immobili stanno ancora scendendo oppure si sono fermati? Stando agli ultimi dati, l'effetto dell'aumento dei tassi sul calo dei prezzi degli immobili è evidente anche se a voler essere ottimisti si intravedono i primi segnali di una lateralizzazione dei prezzi al mq. Ne scrive Finanzmarkvelt.de analizzando gli ultimi dati prodotti dalla Vdp (Deutschen Pfandbriefbanken) sulla base dei dati dichiarati all'erogazione del mutuo.

crisi immobiliare in germania


A seconda delle fonti che elaborano i dati, che siano erogatori di mutui o portali immobiliari, si possono osservare variazioni nei dati delle ultime settimane. A volte i prezzi delle proprietà sono in diminuzione, mentre in altri casi si intravede un inizio di tendenza al rialzo. L'Associazione delle Banche Tedesche per il credito fondiario (vdp) ha appena fornito i dati relativi al secondo trimestre, ovvero fino alla fine di giugno. Tuttavia, è importante notare che l'indice dei prezzi immobiliari della Vdp si differenzia da altri indicatori immobiliari poiché si basa sulla valutazione dei dati delle transazioni immobiliari da oltre 700 banche, coprendo l'intero mercato tedesco su base trimestrale.

Prosegue la correzione dei prezzi sul mercato immobiliare


Nel secondo trimestre, i prezzi delle case hanno continuato a diminuire, ma la tendenza al ribasso è meno accentuata rispetto al trimestre precedente. Secondo il vdp, l'indice complessivo dei prezzi delle proprietà (residenziali e commerciali) si attesta ora a 182,4 punti (con anno base 2010 = 100 punti), corrispondente a una diminuzione dell'1,1% rispetto al primo trimestre di quest'anno e del 6,4% rispetto al secondo trimestre dell'anno precedente. Il grafico illustra l'andamento dei prezzi delle proprietà in Germania dal 2003.

Nel dettaglio, i prezzi delle proprietà residenziali sono diminuiti dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, mentre quelli delle proprietà commerciali sono scesi del 2,0%, con una diminuzione del 2,5% per i locali commerciali e un calo leggermente inferiore dell' 1,9% per le superfici adibite ad ufficio. Rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, i prezzi delle proprietà residenziali sono diminuiti del 5,4%, mentre quelli delle proprietà commerciali sono scesi del 10,3%. Nel settore commerciale, la tendenza al ribasso è stata più accentuata, con un calo del 11,7% per gli spazi commerciali rispetto a una diminuzione del 9,8% per gli uffici.

Preisatlas Immobilienscout24.de



La Vdp osserva che, sebbene la diminuzione dei prezzi delle proprietà tedesche sia continuata nel secondo trimestre, si è verificata un'apprezzabile attenuazione nella velocità della diminuzione, suggerendo la possibilità di una stabilizzazione nei prossimi trimestri. Ciò è particolarmente evidente per i prezzi delle proprietà residenziali, dove si intravedono segnali di un possibile movimento laterale.


Per avere informazioni dettagliate sull'andamento dei prezzi è possibile visitare il Preisatlas di Immobilienscout24.de 

Prezzi delle proprietà in calo, tassi elevati: conviene ancora acquistare?

Negli ultimi dodici mesi, i tassi di interesse sono aumentati in modo significativo. Nonostante la diminuzione, i prezzi delle proprietà rimangono notevolmente alti rispetto al livello di dieci anni fa. Ma potrebbe essere ancora vantaggioso acquistare ora una proprietà residenziale per poi affittarla? La richiesta di appartamenti in affitto continua a crescere con forza. I canoni di affitto in costante aumento potrebbero garantire dei rendimenti interessanti? Al riguardo, l'Associazione delle Banche Tedesche per il credito fondiario (vdp) fornisce le seguenti informazioni: "Rispetto ai trimestri precedenti, l'incremento dei rendimenti degli edifici plurifamiliari, misurato dall'indice del tasso di rendimento immobiliare, ha subito un'accelerazione ulteriore nel corso dell'anno (+14,2% rispetto a +10,9% e +6,0% nei trimestri precedenti). Il tasso di crescita dei nuovi contratti di affitto è stato del +6,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. "La domanda di alloggi rimane alta. Poiché l'acquisto di proprietà immobiliari è diventato meno conveniente a causa dell'aumento significativo dei tassi di interesse, gli appartamenti in affitto ora sono ancora più richiesti rispetto agli anni precedenti. L'aumento dei canoni sottolinea la crescente pressione sul mercato delle abitazioni."

Proprietà commerciali: Prospettive positive e sfumate

Da mesi, osservatori di tutto il mondo seguono con apprensione il mercato delle proprietà commerciali. Cosa afferma in proposito il vdp per il mercato tedesco? Ecco alcune dichiarazioni estratte dal comunicato: "L'andamento dei rendimenti e degli affitti per gli uffici suggerisce che il mercato immobiliare per uffici sta gradualmente riprendendo slancio. Tuttavia, permane ancora una notevole incertezza riguardo allo sviluppo economico futuro. Inoltre, non è ancora possibile valutare appieno l'impatto dell'incremento dell'uso dell'home office sulla domanda di spazi per uffici. Riteniamo che ciò continuerà ad avere un effetto frenante sui prezzi delle proprietà ad uso ufficio nel nostro Paese per diversi trimestri", ha dichiarato Tolckmitt. "Tuttavia, con un tasso di vacanza pari al 5,0% attualmente, il mercato immobiliare tedesco per uffici si presenta ancora significativamente più stabile rispetto ad altri mercati a livello internazionale."

andamento affitti Germania
I nuovi contratti di affitto continuano a crescere



Prospettive per i prezzi immobiliari tedeschi

Secondo il vdp, la ricerca di un nuovo equilibrio per i prezzi degli immobili in Germania è ancora in corso. L'associazione prevede che gli aggiustamenti dei prezzi, specialmente nel settore delle proprietà commerciali, continuerà almeno fino alla metà del prossimo anno. Il fatto che l'economia tedesca non stia crollando come alcuni esperti avevano previsto potrebbe fornire un impulso positivo. Inoltre, la stabilizzazione dei tassi di interesse, già in corso, rappresenta un motivo di ottimismo. L'incremento straordinariamente dinamico dei tassi d'interesse, inevitabile a seguito delle prolungate esitazioni delle banche centrali nella lotta all'inflazione, sembra in ogni caso essere giunto al termine. Secondo la vdp, quando le condizioni generali si stabilizzeranno, sia gli investitori che i privati saranno nuovamente propensi a effettuare transazioni.

Leggi gli altri articoli sulla crisi immobiliare in Germania nel 2023 -->>

martedì 27 giugno 2023

Perchè la crisi del mercato immobiliare tedesco fa sempre piu' paura

Situazione sempre piu' difficile sul mercato immobiliare tedesco dove l'aumento dei tassi di interesse, l'inflazione galoppante dell'ultimo biennio e l'arrivo di 1.5 milioni di immigrati nel corso del 2022 hanno creato le condizioni per una crisi sempre piu' profonda che presto si farà sentire anche nei bilanci delle grandi banche tedesche. La stampa popolare ovviamente non poteva fare a meno di addossarne la colpa al Mario Draghi e allla lunga stagione dei tassi a zero. Ne scrive Gabor Steingart su Fokus.de



Investitori e inquilini sono condannati a vivere una "crisi al rallentatore". Almeno così la pensa l'economista Thomas Mayer. Il motivo: gli alloggi stanno diventando sempre più costosi e allo stesso tempo sempre più scarsi.

Il mercato immobiliare tedesco offre uno spettacolo desolante. Narcotizzati dalla simultaneità di inflazione e aumento dei tassi d'interesse - e quindi senza possibilità di contromisure politiche - gli investitori e gli inquilini sono condannati a vivere "una crisi al rallentatore", secondo le previsioni del Prof. Thomas Mayer, ex capo economista di Deutsche Bank e ora a capo del think tank di Flossbach von Storch.

Il contesto: le forze economiche sembrano essersi messe all'opera con una meccanica quasi diabolica, alla quale non può sfuggire nessun costruttore, nessun proprietario di immobili e nemmeno il consiglio di amministrazione di una grande società immobiliare.

Gli effetti di questa crisi al rallentatore sul settore bancario e sul mercato immobiliare saranno avvertiti da tutti e, in ultima analisi, avranno un impatto sensibile anche sulla sfera privata dei cittadini, ovvero sulle loro case.

Andamento prezzo degli immobili in Germania primo trimestre 2023

La parola "carenza di alloggi" sarà presto sulla bocca di tutti.

Perchè gli spazi abitativi diventeranno contemporaneamente più costosi e più scarsi in un Paese che è cresciuto di circa 1,5 milioni di immigrati nel 2022 e che continuerà a crescere in considerazione delle tensioni globali.

La parola "carenza di alloggi" sarà presto sulla bocca di tutti. Nelle città - e non solo in quelle grandi - gli alloggi a prezzi accessibili stanno diventando la nuova questione sociale. Il cancelliere tedesco, che ha promesso personalmente 400.000 nuovi appartamenti all'anno, in nessun caso potrà mantenere la promessa fatta.

La BCE è responsabile dell'aumento dei prezzi a causa del rialzo dei tassi d'interesse, mentre gli investitori sono responsabili della carenza di alloggi, in quanto non hanno altra scelta se non quella di ridurre le loro attività a causa dell'aumento dei prezzi di costruzione e dei costi di finanziamento significativamente più elevati.

Grafico Vonovia a 5 anni


Da aprile 2022, gli ordini in entrata sono scesi in doppia cifra

La contrazione del mercato può essere osservata come se fosse una radiografia:

nel mercato immobiliare commerciale tedesco, questo movimento a tenaglia di aumento dei prezzi e sarsità può essere studiato con la massima chiarezza: da gennaio a marzo di quest'anno sono affluiti nel settore immobiliare commerciale tedesco solo 7,8 miliardi di euro, il che corrisponde a un calo del 67% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questa cifra rappresenta il valore più basso degli ultimi 12 anni per quanto riguarda il 1° trimestre.

Si tratta di una crisi al rallentatore, perché i problemi di finanziamento portano inizialmente a un calo delle transazioni e a perdite in termini di valutazione a bilancio e solo con un certo ritardo - ad esempio, quando gli immobili devono essere venduti - portano a una reale riduzione dei prezzi. Solo allora il dramma si ripercuote sui prezzi di mercato.

Dall'aprile 2022, e quindi in 12 mesi esatti, i nuovi ordini nell'edilizia residenziale sono diminuiti in doppia cifra. Per il primo trimestre del 2023 si parla addirittura di un calo del 36%.

L'immobilismo della crisi ha già infiammato il mercato azionario

Il più grande gruppo immobiliare europeo, Vonovia, ha già venduto immobili per un valore di oltre 1 miliardo di euro per ripianare le perdite. L'attività di costruzione per il 2023 è stata completamente bloccata.


I prezzi per gli immobili ad uso residenziale nelle grandi città sono scesi del 25-30%. Ad esempio, il prezzo al metro quadro per un edificio residenziale a Berlino nel 2021 era ancora di 3.000 - 3.500 euro; attualmente è di 2.000 - 2.500 euro, riferisce Jürgen Michael Schick, intermediario di appartamenti ed edifici commerciali a livello nazionale nonché presidente dell'Associazione immobiliare tedesca (IVD). Si può ipotizzare che questo calo dei prezzi almeno stia attirando investitori finanziariamente forti per i quali il finanziamento non gioca un ruolo importante.

Le richieste di nuovi progetti edilizi - che comprendono sia nuove costruzioni che nuovi appartamenti in edifici esistenti - sono drasticamente diminuite: Nel 2022 in Germania sono state approvate 354.400 abitazioni, con un calo del 6,9%, vale a dire di 26.300 abitazioni in meno rispetto all'anno precedente. L'ultima volta in cui il numero di permessi di costruzioni era stato così basso è stato nel 2018.

La calma della crisi si è già trasformato in una forte crisi sul mercato azionario. Dall'inizio dell'anno, i titoli immobiliari europei hanno registrato perdite significative, fra questi Vonovia (-23%) in Germania e Aroundtown (-53%) in Lussemburgo.

Anche le banche sono colpite

Anche le banche ne risentono. Deutsche Bank prevede di ridurre le sue attività di finanziamento al settore delle costruzioni. Si prevede il taglio di diverse centinaia di posti di lavoro.

Il contesto di questa decisione è chiaro: il calo della domanda e la riduzione dei margini di profitto stanno causando problemi alle banche che operano nel settore del finanziamento delle costruzioni. Nel 2022 i margini lordi sono scesi al livello più basso degli ultimi dieci anni e per il 2023 si prevede un ulteriore calo.

A peggiorare la situazione ci sono anche le persone con un reddito elevato in quanto i ricchi esitano ad acquistare immobili e si spingono sempre più verso il mercato degli affitti. Questo sta portando a un pericoloso circolo vizioso per la politica. Gli alloggi, che già scarseggiavano, ora stanno diventando sempre più costosi a causa di nuovi potenti gruppi di inquilini. La carenza di alloggi aumenterà in modo significativo.

I piccoli pagano per la strategia dell'inondazione di denaro

Conclusione: i piccoli cittadini stanno pagando un prezzo elevato per la strategia del denaro in abbondanza e con un'inflazione elevata - che li priva del loro potere d'acquisto - e con alloggi sempre più scarsi e più costosi - che ne riducono la felicità complessiva. E la politica sta pagando il prezzo con una società sempre piu' polarizzata che non riesce più a contenere con ulteriori programmi di indebitamento.

Il "whatever it takes" di Mario Draghi non è stato un colpo di fortuna, come è stato ribadito recentemente alla celebrazione dell'anniversario della BCE, ma l'errore del secolo.



Articoli precedenti sulla crisi immobiliare:


venerdì 7 aprile 2023

Heiner Flassbeck - Le gravi responsabilità della BCE nel crollo del settore immobiliare tedesco

Il settore delle costruzioni in Germania sta crollando ad un ritmo superiore rispetto a quanto avvenuto negli anni della crisi finanziaria, il grande economista tedesco Heiner Flassbeck ci spiega cosa sta accadendo e quali sono le gravi responsabilità della politica restrittiva della BCE. Ne scrive Heiner Flassbeck su relevante-oekonomik.com/

Heiner Flassbeck

L'Ufficio Federale di Statistica la scorsa settimana ha comunicato che i nuovi ordini (corretti per i prezzi) nel settore delle costruzioni nel gennaio 2023 sono stati di ben il 21% inferiori rispetto al livello dell'anno precedente (Figura 1). "L'ultima volta che si era registrato un calo maggiore ad inizio anno era stato nel gennaio 2009 (-21,8% rispetto al gennaio 2008)", ha dichiarato l'Ufficio di statistica. Da marzo dello scorso anno, la domanda totale nel settore edile è crollata del 24%.


Osservando le cifre (destagionalizzate) mese per mese, si nota che il crollo sta interessando tutti i settori nell'industria delle costruzioni. L'ingegneria civile (Figura 2), dominata dai contratti governativi, ha avuto una traiettoria ascendente fino al 2018, ha ristagnato in gran parte tra il 2019 e il 2022 e ora continua a scendere.


La più colpita è l'edilizia residenziale (Figura 3), di cui i nostri politici ci raccontano che la Germania ha tanto bisogno: rispetto al marzo dello scorso anno, questo settore ha registrato un calo degli ordini di un terzo.

Figura 3



A dire il vero, è già dal 2020 che non si registra più una chiara tendenza al rialzo. Il crollo drammatico tuttavia è iniziato solo dopo il marzo 2022, quando è stato raggiunto un valore dell'indice pari a 140,5. La velocità dell'attuale crollo non si era mai vista negli ultimi 20 anni, nemmeno in una recessione, nemmeno nel corso della grande crisi finanziaria del 2008/2009. E questo ha anche a che fare con il fatto che i costi di costruzione erano esplosi anche prima dell'attuale crollo rispetto a quanto accaduto negli ultimi due decenni (Figura 4).


Figura 4

Questo aumento dei prezzi, anch'esso speculativo e caratterizzato da vari shock dell'offerta, già di per sé avrebbe rallentato l'industria delle costruzioni spingendo verso un graduale calo dell'attività edilizia, come già evidente nell'edilizia residenziale dalla fine del 2020. Ma il rapido crollo avvenuto a partire dalla primavera del 2022 non può essere spiegato solo dall'andamento dei costi di costruzione. 

Figura 5

Figura 6

Il quadro della domanda nel settore delle costruzioni trova riscontro nel fatto che i prezzi degli immobili residenziali (Figure 5 e 6) nel quarto trimestre dell'anno scorso sono scesi del 3,6%, un calo significativo - su di una tale dimensione per la prima volta dal 2007, quando nel primo trimestre erano scesi del 3,8%. La situazione è quindi cambiata radicalmente e rapidamente, anche guardando a questo indicatore.


Inoltre, si può notare che sono soprattutto gli immobili residenziali esistenti e non quelli di nuova costruzione ad essere crollati a un ritmo molto sostenuto. Ciò è da associare ad una correzione dell'inflazione speculativa, da accogliere con favore. Questo sviluppo tuttavia - come lo scoppio di una bolla dei prezzi - rischia di frenare la propensione all'investimento: se i prezzi degli asset scendono, molti proprietari di case si sentiranno più poveri e più esitanti di prima nell'intraprendere una conversione ecologica della loro proprietà. Anche i potenziali acquirenti di immobili, per i quali il calo dei prezzi in realtà è un fatto positivo e lascia spazio al finanziamento di investimenti ecologicamente sensati negli immobili esistenti, potrebbero essere trattenuti: potrebbero infatti esitare prima di acquistare nella speranza che i prezzi scendano ulteriormente, oppure per il timore di acquistare un immobile il cui valore successivamente potrebbe ulteriorimente scendere mentre sono vincolati a dei tassi di interesse contrattualmente concordati e relativamente elevati.

Tra l'altro, già nel febbraio 2022, la BCE stava seriamente considerando (secondo Isabel Schnabel) la possibilità di tenere maggiormente in considerazione il prezzo degli immobili, cioè il prezzo di un asset, nelle decisioni di politica monetaria. Questa mossa è stata rilevante in quanto l'indice dei prezzi al consumo, il metro di misura della politica monetaria, riguarda essenzialmente i prezzi dei flussi, cioè dei beni che vengono consumati e utilizzati. Ad esempio, i prezzi delle azioni - anche i prezzi degli asset - non hanno alcun ruolo nel calcolo dell'indice dei prezzi al consumo. Nella misura in cui i prezzi degli immobili si ripercuotono sugli affitti (e sul costo delle abitazioni occupate dai proprietari), hanno sempre svolto e continuano a svolgere un ruolo nell'indice nazionale dei prezzi al consumo. 

I costi degli alloggi occupati dai proprietari, tuttavia, non sono inclusi nell'indice armonizzato su cui si basa la BCE. E questa è stata ovviamente una spina nel fianco di Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della BCE: "Quando si tratta di chiedere se le condizioni della nostra forward guidance sono soddisfatte, il Presidente ha sempre chiarito che alla fine questa valutazione non è meccanicamente legata alle proiezioni, ma è un giudizio del Consiglio direttivo. E qui dovrebbero entrare in gioco i prezzi delle abitazioni". 

Al momento, Isabel Schnabel non ha ancora dichiarato di voler prendere in considerazione, nella sua valutazione dell'attuale andamento dei prezzi, il calo dei prezzi degli immobili con la stessa serietà con cui teneva conto dello stesso aumento dei prezzi un anno fa. Ciò alimenta l'impressione che l'approccio basato sui dati, che la BCE  recentemente ha enfatizzato con forza come base per le sue decisioni di politica monetaria, non venga fatto in maniera sistematica, ma piuttosto che i dati empirici siano a volte inclusi nella valutazione della situazione e a volte no, a seconda che sostengano la posizione "desiderata" del momento o piuttosto la contrastino.

Le responsabilità della politica monetaria

Se si guarda alla costellazione complessiva della domanda di abitazioni, dei costi di costruzione e dei prezzi delle case, non c'è dubbio che la politica monetaria sia in buona parte responsabile del crollo del settore delle costruzioni e del mercato immobiliare. Non è una novità: i tassi di interesse erano già aumentati nel 2005 e nel 2006, ponendo fine all'espansione dell'industria delle costruzioni, in particolare dell'edilizia residenziale, come si evince dalla Figura 7, in cui vengono riportati i nuovi ordini per l'edilizia residenziale nel principale settore delle costruzioni, affiancati al tasso di interesse di riferimento della BCE. Oggi, tuttavia, parliamo di una dimensione diversa del problema. Questa volta, i tassi di interesse sono saliti in pochissimo tempo partendo da zero perché la BCE ha ritenuto di dover combattere un aumento temporaneo dei prezzi, la cui origine era chiaramente da ricercare negli eventi globali.

Gli investitori i cui investimenti hanno un rendimento atteso inferiore rispetto al tasso d'interesse non hanno modo di sottrarsi alla pressione dei tassi d'interesse fissati per contratto o alla pressione di investire i propri fondi in titoli sicuri, invece che in progetti d'investimento nell'economia reale alquanto incerti. Questo vale sia per le imprese che per le famiglie. Le persone le cui aspettative di reddito non consentono di sostenere un tasso di interesse più elevato devono rinunciare all'acquisto o alla costruzione di una casa.

Questa correlazione si applica anche agli investimenti industriali piu' in generale. Gli ordini interni ricevuti dai produttori di beni strumentali si sono indeboliti a partire dall'estate del 2021 e sono in netto calo dal primo trimestre del 2022 (Figura 8).


Per comprendere il grave pericolo che ciò rappresenta se combinato con l'attuale politica monetaria, è necessario considerare l'andamento precedente: la leggera ripresa che in Germania la domanda interna di beni di investimento aveva avuto dopo la crisi dell'euro, durata fino al 2018, si era già conclusa prima della pandemia - la domanda di investimenti inizialmente ha ristagnato ed è poi scesa per tutto il 2019. A partire da marzo 2020 è crollata a causa della pandemia, per poi risalire ai livelli di inizio anno. Nella prima metà del 2021 si era registrata una ripresa, tanto che la domanda di investimenti ha raggiunto un livello che proseguiva la fase ascendente durata almeno fino al 2018. Ma poi la situazione è precipitata di nuovo. La guerra in Ucraina, con tutte le sue conseguenze sul settore energetico, e le grandi incertezze innescate hanno fatto crollare nuovamente la disponibilità a investire. 

E nel bel mezzo di questa fase di debolezza, la politica monetaria europea è passata ad una fase fortemente restrittiva. La differenza con l'andamento degli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria è notevole: allora, l'aumento dei tassi d'interesse, più lento e meno esteso, era stato preceduto da una ripresa degli investimenti durata due anni, protrattasi anche durante il rialzo dei tassi d'interesse, prima che la crisi finanziaria la interrompesse bruscamente, così come il rialzo dei tassi d'interesse. Prima dell'inizio dell'attuale inasprimento della politica monetaria, invece, in Germania non si era registrata alcuna ripresa degli investimenti, al massimo una faticosa ripresa della domanda di investimenti avvenuta dopo lo shock pandemico, che lo shock della guerra in Ucraina però aveva prontamente ucciso.

La politica monetaria della BCE tuttavia non può essere guidata solo dalla costellazione economica del suo membro piu' grande. Qual è dunque la situazione della domanda di investimenti nell'Unione Monetaria Europea nel suo complesso? Purtroppo l'indicatore "nuovi ordini" a livello di statistiche europee non esiste. Dobbiamo quindi accontentarci delle statistiche sulla produzione. Tuttavia, quest'ultima non sempre corre parallela in termini temporali rispetto ai nuovi ordini.

Negli ultimi tre anni, in particolare, non è stato possibile evadere tempestivamente gli ordini a causa della pandemia e dei colli di bottiglia legati alla guerra. A tale proposito, il crollo della domanda verso la situazione estrema attuale, ancora non si è riflettuto sulla produzione, come dimostra l'esempio dell'attività edilizia (Figura 9).


Quale sarà il prossimo passo della politica monetaria europea? Il tasso di interesse è la controparte diretta del rendimento (atteso) degli investitori e quindi, in termini macroeconomici, la più importante variabile di controllo per qualsiasi tipo di investimento di cui la politica economica dispone. Può essere utilizzato per deprimere la domanda in aree cruciali dello sviluppo e del cambiamento strutturale, come dimostrano i dati, in maniera tale che la domanda aggregata finisce per crollare. Il tasso di inflazione ha lo stesso effetto. Ma è davvero questa la strada giusta da seguire se ci sono buone ragioni per credere che il tasso di inflazione tornerà a un livello accettabile nel prossimo futuro anche senza questo corso accelerato?

Politica macro o politica strutturale

Ogni medico, prima di intraprenderla, deve considerare gli effetti collaterali della terapia proposta. Operazione riuscita, paziente morto: non è un concetto sensato. La BCE rischia di infilarsi in un vicolo cieco da cui difficilmente riuscirà a venirne fuori. Immaginiamo che le attuali tensioni internazionali portino a ulteriori strozzature dell'offerta, compresa la corrispondente speculazione sui mercati delle materie prime, tali da fare in modo che l'aumento dei prezzi riprenda velocità. La BCE in quel caso continuerebbe il suo percorso e addirittura lo inasprirebbe? Dovrebbe farlo se non vuole perdere la faccia rispetto alle sue precedenti motivazioni politiche. Il risultato per l'economia reale sarebbe però disastroso, perché una forte recessione sarebbe a quel punto inevitabile in tutta Europa. Se la BCE se ne rendesse conto, dovrebbe prendere la strada opposta. Ma come potrebbe giustificare questa scelta?

Resta il fatto che chi non considera in modo differenziato le cause dell'andamento dei prezzi e non reagisce ad esse in maniera differenziata, ma ritiene tutti i settori ugualmente responsabili per gli shock imprevedibili, sta applicando il metodo della mazza di legno sul livello dei tassi di interesse, oltre a distruggere la volontà di affrontare gli investimenti in capitale fisso.

Non è forse questo il cambiamento strutturale che si voleva ottenere?

Non dobbiamo forse ridimensionare alcune attività economiche, come continuano a dirci, se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi climatici? Sì, probabilmente è così. Ma se è il risultato di una politica monetaria sbagliata e avviene mediante uno shock, avrà esattamente l'effetto opposto. Poiché sempre più persone avranno paura per il proprio posto di lavoro, e diventerà sempre più difficile per i politici chiedere la disponibilità a impegnarsi nel cambiamento strutturale necessario per raggiungere gli obiettivi climatici.

Il necessario cambiamento strutturale deve essere guidato dai giusti segnali di prezzo, ma non può essere il prodotto accidentale di una medicina di politica monetaria i cui effetti collaterali sono peggiori della malattia stessa. Il cambiamento strutturale guidato dai prezzi, come abbiamo descritto qui recentemente, deve essere affiancato da una redistribuzione in favore degli strati più poveri della popolazione, perché altrimenti lo Stato non ha la legittimità per attuare i suoi obiettivi. Ma deve anche essere accompagnata da una politica macroeconomica che faccia della piena occupazione il suo obiettivo primario e che, in questo modo, riesca a contenere il giustificato timore nei confronti del cambiamento strutturale in modo da riuscire ad ottenere la maggioranza necessaria per poter applicare questa politica nel quadro di una democrazia.



mercoledì 10 aprile 2019

Intervista al leader del movimento per l'esproprio degli immobili a Berlino

Nelle città tedesche la lunga stagione dei tassi a zero e l'enorme afflusso di migranti stanno alimentando la nuova frattura sociale: l'aumento incontrollato degli affitti. In un paese in cui la maggioranza delle famiglie non possiede una casa, senza dubbio un problema molto serio. A Berlino l'iniziativa di legge popolare per l'esproprio degli immobili sta raccogliendo un ampio consenso, ne parla uno dei promotori intervistato da DLF

referendum esproprio immobili a Berlino

Michael Prütz è uno dei due promotori dell’iniziativa di legge popolare denominata "Deutsche Wohnen und Co. enteignen“, partita oggi e con la quale a Berlino si vorrebbero espropriare le grandi società immobiliari e agire contro le grandi società in possesso di più di 3.000 appartamenti.
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DLF: Herr Prütz, in questa prima fase avrà bisogno di almeno 20.000 firme, il che non dovrebbe essere un problema. Cosa si aspetta, riuscirà a raccoglierle tutte già oggi?

Prütz: è possibile che già oggi si riesca  a raccoglierle tutte, ma forse ci vorrà un altro giorno o due. Il supporto che stiamo ricevendo in città è enorme, non sarà affatto un problema.

DLF: ma se la raccolta firme avesse successo e si arrivasse fino agli espropri, non ci sarebbe comunque un solo appartamento in piu’ - abbiamo sentito questo argomento. Vale la pena tutto questo sforzo?

Prutz: non abbiamo mai detto infatti che in questo modo sarebbero sorte delle nuove abitazioni, ma diciamo che con l'esproprio in città avremo 400-500.000 inquilini in piu’ protetti, avranno una maggiore possibilità di pianificare la loro vita e più sicurezza per il futuro, e come risultato di questa espropriazione anche i proprietari più piccoli si atterranno maggiormente alle regole ragionevoli che tutti noi vogliamo.
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DLF: ma le grandi aziende, ad esempio Deutsche Wohnen, sostengono di essere sensibili alla situazione attuale. L‘azienda dice che i suoi affitti sono relativamente economici. È così falso?

Prütz: tutte le società dicono che i loro affitti sono intorno ai 6,60 euro al metro, è naturale, ma non dicono - o lo scrivono solo nei loro rapporti annuali - che l’aumento potenziale degli affitti nei prossimi anni a Berlino sarà del 50%. Vale a dire tre o quattro euro di affitto in piu’ al metro quadrato, ecco a cosa aspirano, e questo la maggioranza dei berlinesi non se lo puo’ proprio permettere.

DLF: a cosa serve ora raccogliere le firme, se poi il Senato di Berlino non dà seguito alla richiesta? Il sindaco Müller ha detto chiaramente che non crede in questi espropri.

Prütz: nel senato ci sono tre opinioni diverse, i tre partiti di governo hanno un'opinione diversa in merito alla questione. E non ci saranno obiezioni da parte del Senato nei confronti dell'iniziativa di legge, perché tutti e tre i partiti del Senato dovranno essere d’accordo nel respingere la petizione e a quel punto andremo davanti alla Corte Costituzionale. Non lo faranno.

DLF: la SPD, o il sindaco, tuttavia, ritengono che Berlino sia una città già altamente indebitata che non può permettersi una simile socializzazione degli appartamenti. Ci sarebbero da pagare miliardi di euro di indennizzi.

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Prütz: pensiamo che il risarcimento sarà ben al di sotto del valore di mercato. Ci aspettiamo dai 7 ai 14 miliardi, il Land Berlino dovrà farsene carico fino al 20 %, ci sarebbero da versare tra i 2 e i 2,5 miliardi e mezzo di capitale proprio e il resto verrebbe finanziato attraverso un prestito di una nuova società di edilizia popolare, e questo credito verrebbe ripagato con i canoni mensili. Abbiamo anche calcolato che gli affitti potrebbero diminuire di circa 80-90 centesimi al metro quadrato. Quindi, nessun problema per il bilancio statale di Berlino.

DLF: ma da dove dovrebbero venire questi miliardi? Berlino già ora dipende dalla perequazione finanziaria regionale, un Land come la Baviera dovrebbe davvero finanziare gli espropri a Berlino?

Prütz: non credo che 1 o 2 miliardi di euro sarebbero un grosso problema. Si tratta di denaro di cui Berlino effettivamente dispone, e come ho detto, il resto viene preso in prestito da una nuova società per l’edilizia residenziale, quindi non vedo alcun problema. Naturalmente i bavaresi non saranno entusiasti, ma si tratta di una questione regionale, e sarà decisa a Berlino, e in nessun altro luogo.

DLF: il Senato di Berlino ha venduto quegli stessi appartamenti, che Lei ora vorrebbe espropriare, non molto tempo fa, proprio a queste società immobiliari, e ora chiede di farseli restituire ad un prezzo ben al di sotto del valore di mercato, un prezzo fissato dal legislatore - c'è qualcosa di perfido, o la vede in maniera diversa?

Prutz: beh, non è proprio qualcosa di perfido, ma in effetti le cose stanno così, e lei ha ragione, il Senato nel 2003-2004 ha venduto grandi stock di edilizia residenziale pubblica, presumibilmente a causa di una crisi di bilancio. È successo anche in altre città. Oggi tutti dicono che è stato un grande errore, anche all’epoca ci fu una grande protesta contro questa decisione, ma il Senato non volle ascoltarla. E ora, naturalmente, si cerca di riportare indietro lo stato delle cose, vale a dire ammettere l'errore, per questo ora ci si dà molto da fare.

DLF: chi dovrà decidere l'importo dell'indennizzo, che lei ipotizza relativamente basso?

Prütz: il risarcimento naturalmente sarà definito dal tribunale. Supponiamo naturalmente che Deutsche Wohnen, Vonovia, Akelius o come si chiamano, semplicemente non si arrendano senza combattere. Andranno dal giudice, e poi alla fine ci sarà un compromesso, può esserne sicuro.

DLF: Herr Prütz, a Monaco e in altre città della Germania, gli affitti sono ancora molto, molto più alti che a Berlino, e altrove gli espropri non sono un tema, lo sono solo a Berlino. È ancora il vecchio spirito della DDR?

Prütz: no, non è il vecchio spirito della DDR. Berlino è una città di soli inquilini. L'85% della popolazione vive in affitto, da un lato, dall'altro invece, il livello dei salari a Berlino è del 25% piu' basso rispetto, ad esempio, ad Amburgo o a Monaco di Baviera, e le persone sono con le spalle al muro semplicemente perché non possono gestire l'aumento degli affitti - ovvero aumenti del 50% negli ultimi cinque anni.

DLF: manifestazioni di inquilini, lo abbiamo detto all'inizio o sentito, ci sono già oggi in più di 20 città tedesche, i piani per l'esproprio, tuttavia, si vedono solo a Berlino. Pensa che a Berlino ci sia come un terreno di coltura speciale, che non può essere confrontato con il resto del paese?

Prütz: si può fare un paragone senza alcun problema. Riceviamo richieste da tutte le città tedesche, tra l'altro anche richieste internazionali, per presentare la nostra iniziativa. Certo, la situazione legale è diversa: una città come Monaco non può decidere da sola una legge sull'esproprio, a farlo deve essere almeno un Land, ad esempio città come Amburgo o Brema potrebbero anche farlo. La risposta, anche a livello nazionale, alla nostra iniziativa è enorme, a nostro avviso, e non siamo in grado di gestire tutte le richieste.
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