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martedì 22 agosto 2023

Scholz ci ripensa sul riarmo della Germania

A quanto pare il Cancelliere a poco piu' di un anno dalla decisione di destinare 100 miliardi di euro al riarmo tedesco ci avrebbe ripensato e ora quella enorme somma di denaro fuori dal bilancio pubblico, di cui per ora si è speso poco, sarà usata per coprire i costi correnti e operativi della Bundeswehr, cronicamente sottofinanziata. I sogni di gloria del nuovo militarismo germanico sono già finiti? Ne scrive Business Insider

scholz fondo da 100 miliardi di euro per il riarmo


- Un anno fa, il Cancelliere Olaf Scholz (SPD) aveva messo a disposizione della Bundeswehr 100 miliardi di euro per l'acquisto di nuovi aerei, navi e armi e per il riarmo della Germania. Soldi con cui le truppe avrebbero dovuto finalmente potersi permettere ciò che altrimenti sarebbe stato impossibile.

- Ora, però, il governo federale vuole ridurre notevolmente la portata del fondo speciale. Il denaro dovrà essere utilizzato anche per progetti infrastrutturali e per il normale funzionamento delle truppe. Ciò rischia di spegnere le speranze di avere un nuovo equipaggiamento moderno.

- Alla base del cambio di rotta ci sono apparentemente considerazioni sul fatto che le truppe non potrebbero comunque ricevere il denaro in tempo per procurarsi un nuovo equipaggiamento. L'opposizione, tuttavia, trova questo aspetto molto critico.


Quando il Cancelliere Olaf Scholz (SPD) ha annunciato un anno fa, dopo l'inizio della guerra in Ucraina, un fondo speciale da 100 miliardi di euro per il riarmo e la modernizzazione della Bundeswehr, molti ne erano rimasti sorpresi. Dopo decenni di risparmi, si presentava improvvisamente l'opportunità di modernizzare finalmente il malandato arsenale delle truppe tedesche. Nuovi elicotteri, aerei, navi, armi? Tutto questo sembrava finalmente realistico. La promessa di Scholz: "L'obiettivo è una Bundeswehr efficiente che fa progressi, una Bundeswehr che può svolgere la sua missione principale, vale a dire la difesa nazionale e dell'alleanza, perché è sufficientemente equipaggiata".

Ma a distanza di poco più di un anno, di questa idea non è rimasto molto. Al contrario: come emerge da una recente bozza rivista della legge sul finanziamento del bilancio, il governo federale segretamente intende ammorbidire in modo significativo lo scopo del fondo speciale. In sostanza, il denaro non sarà più destinato all'acquisto di nuovi sistemi d'arma moderni, come annunciato, ma anche a tappare i buchi della spesa corrente. La speranza di nuove truppe moderne sembra essere svanita.

Secondo quanto riferito, il Ministro delle Finanze Christian Lindner (FDP) avrebbe presentato mercoledì al consiglio dei ministri le modifiche ai requisiti legali per il fondo speciale. Finora, la legge corrispondente recitava: "I fondi del fondo speciale serviranno a finanziare importanti progetti di equipaggiamento della Bundeswehr, in particolare, misure complesse della durata superiore a un anno". Questa frase verrà ora ammorbidita nei punti cruciali: Non farà piu' riferimento a progetti di equipaggiamento "significativi", ma solo a progetti di equipaggiamento. Anche il post scriptum deve essere eliminato. Il termine "progetti di equipaggiamento", continua, "comprende in particolare misure significative nel campo degli investimenti in armamenti e della relativa ricerca, spese per munizioni, progetti infrastrutturali nonché progetti nei settori dell'informatica, della protezione e della garanzia di accesso a tecnologie chiave e della logistica per la Bundeswehr"

In parole povere: in futuro il fondo speciale sarà utilizzato anche per pagare i costi operativi e infrastrutturali che sono in qualche modo collegati ai progetti di riarmo. Ma essendo così vago, il Ministero della Difesa teme che praticamente qualsiasi spesa possa essere giustificata dalla nuova legge. E poiché ci sono così tanti buchi da tappare nelle truppe dato che i soldi del bilancio normale non sono sufficienti, l'acquisto di nuovi sistemi d'arma rischia di essere una prospettiva lontana.

Tuttavia, Scholz e il ministro delle Finanze Lindner non avrebbero dovuto ignorare che la Bundeswehr, anche sotto il ministro della Difesa federale Boris Pistorius (SPD), non è stata in grado di mettere a terra abbastanza rapidamente i miliardi del fondo speciale. A parte i nuovi jet da combattimento F-35 per un valore di circa otto miliardi di euro e gli elicotteri da trasporto pesanti Chinook per un valore di sette-otto miliardi di euro, la Bundeswehr non ha acquistato nulla di veramente nuovo, anche a più di un anno dalla messa a disposizione del fondo speciale. Invece, ci sono decine di vecchi contratti che sono stati semplicemente rifinanziati attraverso il fondo speciale, perché il denaro non arriva abbastanza velocemente a causa dei complessi processi politici e amministrativi di approvvigionamento.

L'opposizione è comunque sconcertata dalla prevista modifica della legge. "A poco a poco, c'è davvero da preoccuparsi per il nostro Cancelliere. Ancora una volta viene colto da uno dei suoi noti vuoti di memoria", critica il politico in materia di bilancio Ingo Gädechens (CDU). Che continua: "Nel febbraio 2022 aveva promesso un fondo speciale per la Bundeswehr, con il quale si sarebbero dovuti realizzare investimenti urgenti in progetti di riarmo. Ma ora ha dimenticato questa promessa". Il modo in cui il fondo speciale ora viene ammorbidito è "una politica ipocrita da manuale", continua Gädechens.


Leggi anche "Il nuovo ruolo geopolitico della Germania secondo Olaf Scholz"



domenica 28 febbraio 2021

Perché il militarismo franco-tedesco in Libia e in Mali è stato un fallimento

Doveva essere il nucleo del futuro esercito europeo invece il nuovo militarismo franco-tedesco in Libia e in Mali sta raccogliendo solo insuccessi. Se ne sono accorti anche i potenti Think tank berlinesi che in un recente documento hanno messo nero su bianco tutti i fallimenti del nuovo militarismo europeo. Ne scrive Der Spiegel


In Mali, 20 caschi blu sono rimasti feriti quando le milizie locali hanno aperto il fuoco su di loro; in Niger, sette operatori elettorali sono stati uccisi da una mina; a Tripoli, invece, dei terroristi hanno sparato sul convoglio del ministro degli interni, sfuggito per un pelo - sono state due settimane decisamente normali nel Sahara e in Libia.

Nell'ultimo decennio, la Libia, il Mali, il Niger e il Burkina Faso sono scivolati in maniera inesorabile sempre di piu' verso il caos. "Sahelistan" è il nome dato alla parte meridionale della regione, un focolaio di terrorismo, un paradiso per i contrabbandieri, un campo di battaglia per le milizie e le etnie rivali. Il Mediterraneo separa l'Unione Europea dall'anarchia e dalla violenza.

Francia e Germania nella regione sono diplomaticamente molto attive, e i loro soldati già da tempo si trovano in Africa occidentale. Ma uno studio del Think tank Stiftung Wissenschaft und Politik, con sede a Berlino, ha dato una valutazione negativa di questo impegno militare: in Libia siamo al "disastro" mentre in Mali "non vi è stato alcun successo". Mentre i soldati della Bundeswehr a Camp Castor in Mali si nascondono dietro i sacchi di sabbia, le forze militari francesi fanno affidamento sugli alleati sbagliati, nota l'autore dello studio Wolfram Lacher.



Il "Sahelistan" è un focolaio di terrorismo

Il dittatore libico Muammar Gheddafi è stato rovesciato nel 2011 e il suo paese da allora si trova nel pieno di una guerra civile; nel 2012, le forze militari hanno temporaneamente preso il potere a Bamako, in Mali, mentre i ribelli islamisti stavano avanzando da nord. Le truppe francesi sono intervenute e li hanno respinti. I caschi blu sono presenti sul terreno dal 2013, fra di loro ci sono anche 1000 tedeschi, non solo soldati, ma anche operatori umanitari. Parigi, inoltre, ha inviato delle forze speciali per dare la caccia ai terroristi.


Ma tutto ciò finora non è servito a molto:
nel Sahel ogni anno vengono massacrate diverse migliaia di civili, e recentemente sono morti più soldati internazionali lì che in Afghanistan.

"La ragione delle strategie fallimentari o addirittura controproducenti di Germania e Francia in entrambi i paesi in crisi è il fatto che la stabilizzazione in quanto obiettivo da perseguire, fino ad ora ha avuto un ruolo subordinato", scrive Lacher. Secondo le sue conclusioni, infatti, Parigi sembra più preoccupata di condurre una guerra di alto profilo contro il terrorismo in Africa. E le truppe tedesche sono state inviate nell'ambito della missione ONU Minusma, sostiene l'autore, principalmente perché Berlino voleva mostrare al mondo, e alla Francia in particolare, che ora la Germania ha iniziato ad assumersi maggiori responsabilità internazionali. Le azioni di questi due "partner difficili", inoltre, sono fra loro mal coordinate.


L'impegno tedesco in Libia manca di idee e di iniziativa

Nella Libia devastata dalla guerra civile è stata soprattutto la Francia a sprecare la capacità dell'Europa "di influenzare il conflitto", scrive Lacher. Oggi le truppe turche, i militari russi e i mercenari al soldo degli Emirati Arabi Uniti tengono in piedi un equilibrio traballante tra la parte occidentale e quella orientale del paese.

La Francia, critica Lacher, ha inizialmente sostenuto in maniera unilaterale il leader delle milizie orientali Khalifa Haftar, con commandos speciali e ricognizioni, ma anche dal punto di vista diplomatico.

Il presidente Emmanuel Macron per molto tempo ha considerato l'esercito del generale come una forza relativamente disciplinata che combatte gli islamisti. Ha ignorato il fatto che Haftar calpesta i principi democratici e punta apertamente a una vittoria militare sul governo di unità nell'ovest del paese, governo riconosciuto a livello internazionale. Macron, scrive Lacher, ha dato una speranza in chiave internazionale al signore della guerra e lo ha protetto dalle critiche: "La politica francese, all'epoca era quella di dare una possibilità alla guerra di Haftar". L'ultima grande offensiva di quest'ultimo su Tripoli era stata fermata dall'intervento turco.

Nel frattempo, il coinvolgimento tedesco in Libia è rimasto privo di idee e di iniziativa. La Repubblica Federale ha messo a disposizione la sua capitale Berlino come luogo di incontro per i negoziati, ma non ha concretizzato nessuna proposta di mediazione seria. Nel frattempo i mediatori internazionali stanno cercando di dare vita ad un governo congiunto per la Libia.

I tedeschi oziosi, i francesi iperattivi - questo è il quadro che si sta ripetendo anche in Mali. "Barkhane" è il nome del comando francese nel Sahel con circa 5000 uomini. Da lì con i droni e i commando speciali, le truppe francesi danno la caccia ai leader terroristi islamici.

La Francia ha una visione unidimensionale del conflitto in Mali

I tedeschi, invece, addestrano i soldati maliani e per il resto raramente lasciano il loro campo. "Le uniche due vittime della Bundeswehr durante il suo coinvolgimento nella "più pericolosa missione ONU del mondo" sono dovute a un errore di manutenzione che ha portato allo schianto di un elicottero", scrive Lacher.

Lacher tuttavia è molto critico anche nei confronti delle operazioni militari dei francesi. "Barkhane" si affida spesso ai partner sbagliati. Le truppe, ad esempio, hanno stretto alleanze con diverse milizie locali. Gli attacchi aerei a loro sostegno hanno provocato numerose vittime civili. Mentre le milizie hanno usato l'appoggio aereo per regolare dei vecchi conti con i gruppi rivali.

Lacher accusa la leadership francese di avere un'immagine troppo unidimensionale del conflitto. In Mali non c'è un governo ben intenzionato che combatte contro dei ribelli islamici. Non c'è una linea di demarcazione così netta fra le parti: i salafiti sono anche i leader delle comunità locali, il governo di Bamako è ritenuto molto corrotto, ed è intrecciato con le élite regionali che coordinano il traffico di droga attraverso il Sahara. Le operazioni dei francesi, in questo modo, hanno invece alimentato conflitti e rivalità. La situazione in Mali e dintorni è oggi più confusa di quanto "anche gli osservatori più pessimisti" avrebbero mai potuto immaginare, conclude Lacher.

lunedì 1 aprile 2019

L'esercito più forte in Europa occidentale

Secondo Henrik Paulitz della Akademie Bergstraße nel giro di pochi anni la Bundeswehr tedesca è destinata a diventare la forza convenzionale piu' forte in Europa, esclusi probabilmente i russi. Date le dimensioni dell'economia tedesca, infatti, anche se il governo confermasse una spesa per la difesa pari solo all'1.5% del PIL, si tratterebbe comunque di una somma considerevole, vicina ai 60 miliari di euro e probabilmente superiore rispetto a quella degli altri paesi europei nella Nato. Ne scrive Henrik Paulitz in un'analisi molto interessante su Akademie Bergstraße



La Bundeswehr è destinata a diventare il più forte esercito europeo 


Il dibattito attuale continua a ruotare intorno alla presunta catastrofe in termini di capacità operativa della Bundeswehr e al fatto che l'esercito avrebbe a disposizione meno denaro rispetto a quanto necessario e a quanto la Germania aveva promesso alla NATO. Questa narrazione tuttavia tace il fatto che la Bundeswehr probabilmente entro pochi anni sarà di gran lunga l'esercito più forte in Europa occidentale. 

A causa delle "aspettative internazionali" nei confronti della Germania da anni ormai il governo tedesco viene messo sotto pressione affinché rimetta in discussione il suo tradizionale corso politico di "moderazione militare" e porti invece avanti un nuovo corso militarista. [1]


Questa forte pressione già molti anni fa aveva portato a sottoscrivere un impegno nei confronti della NATO per un aumento della "spesa militare" da realizzarsi entro il 2024. Secondo tale accordo la spesa per la difesa dovrebbe essere basata su un benchmark del 2% del PIL, di cui almeno il 20 % in armamenti e in "nuove grandi attrezzature, inclusa la ricerca e lo sviluppo correlato". 

Il 2% non è legalmente vincolante e spesso viene considerato come non realistico. Il ministro della Difesa Ursula von der Leyen nel maggio 2018 tuttavia ha annunciato che il governo tedesco avrebbe aumentato la spesa militare tedesca passando dall'1,2% all'1,5% del PIL entro il 2025. Alla luce delle dimensioni dell'economia tedesca, si tratterebbe di una spesa enorme - stando ai dati di oggi - fino a quasi 60 miliardi di euro. [2]

Il più grande esercito in Europa 

Nell'agosto 2017 l'ex candidato alla Cancelleria Martin Schulz facendo riferimento al controverso obiettivo del 2% dichiarò: "Faremmo della Bundeswehr il più grande esercito d'Europa". [3]

La forza convenzionale più forte in Europa 

L'ex Ministro della Difesa Volker Rühe nel febbraio 2019 ha invece dichiarato in un intervista: "Se intendiamo prendere sul serio la futura divisione dei compiti in Europa, allora la Bundeswehr non dovrà restare solo sulla carta la forza convenzionale più forte in Europa, ma anche nella realtà" 

Inoltre, Rühe ha notato che - contrariamente a quanto viene regolarmente riportato da molti media - la capacità operativa dei carri armati, degli elicotteri da combattimento e dei sottomarini della Bundeswehr non è in discussione. Alla domanda se la Bundeswehr sia ancora una forza combattente, ha risposto: 

"Sì. La struttura si focalizza sulle unità destinate ad entrare in azione. In linea di principio siamo sulla strada giusta. Ci sono molti piu‘ soldi ". [4]

Di gran lunga la più forte potenza europea nella NATO 

Queste non sono solo delle vaghe pretese, ma è già una realtà. Second il prof. Gunther Hellmann dell'università di Francoforte (specializzato in politica estera tedesca ed europea), la Bundeswehr entro sei o otto anni sarà l’esercito più potente d’Europa - esclusa la Russia. 

In un contributo del 13 febbraio 2019 realizzato insieme al Prof. Daniel Jacobi, Hellmann scriveva che il dilemma strategico della Germania si sta acuendo: "prendere il comando, senza tuttavia apparire egemonica". 

La richiesta di attuazione dell'accordo del Galles, cioè aumentare entro il 2024 la spesa per la difesa portandola il più vicino possibile al due per cento del PIL, “in definitiva deve essere intesa come una chiamata indiretta alla leadership, perché così facendo la Germania militarmente si trasformerebbe nella piu’ forte potenza NATO in Europa. Anche se restasse solo all'1,5 % del PIL, come riportato questa settimana a Bruxelles, fondamentalmente non cambierebbe nulla". 

A ciò si aggiunge che la Repubblica federale "come paese quadro, in futuro disporrà dell'intero spettro militare, mentre i partner più piccoli saranno costretti a specializzarsi". [5]

Militarizzazione della Germania 

Il pubblico senza dubbio si sta abituando all'idea astratta che vi siano delle aspettative o degli "obblighi" da adempiere (cioè una pressione dall’esterno da non sottovalutare). 

Le allusioni a un presunto "ruolo di leadership tedesco" non devono tuttavia essere interpretate dall'opinione pubblica come un percorso verso la militarizzazione. In particolare, l’opinione pubblica non deve rendersi conto che la Bundeswehr, in considerazione della spesa attuale per gli armamenti, presto diventerà il più forte esercito in Europa occidentale. 

La Cancelliera Angela Merkel durante il congresso della Bundeswehr tenutosi a maggio a Berlino ha ammonito i membri del Bundestag: "Si è sviluppata una discussione sulla quale tutti noi insieme - mi rivolgo a tutti i parlamentari – dobbiamo stare un po' attenti e fare in modo che il passaggio al 2% del PIL non venga interpretato come una militarizzazione della Germania"[6]

Questi elementi devono essere inseriti nel quadro di una Germania che diventa una potenza geo-politica in grado di garantire l'ordine in Europa, Africa e Medio Oriente. [7]

Leadership: attesa e richiesta 

Sullo sfondo di questi eventi è necessaria e urgente una discussione pubblica. 


Questo anche nel quadro di quanto sottolineato dall’esperto di politica estera e della sicurezza Rolf Mützenich, secondo il quale in futuro la Germania condividerà il destino di altri grandi stati e "sarà oggetto di critica sia per la sua leadership che per la sua riluttanza. Perché non solo all'interno dell'UE, ma anche a livello internazionale, dalla Germania sarà sempre più spesso preteso e/o richiesto un ruolo da leader". [8]

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1 Robin Niblett (Royal Institute of International Affairs/Chatham House): Internationale Erwartungen an Deutschland. Vortrag bei der Auftaktveranstaltung des Weißbuchprozesses 2016. Berlin. 17.02.2015.
2 Reuters: Von der Leyen will Wehretat auf 1,5 Prozent des BIP steigern. 14. Mai 2018.
3 FR: Phrasenprüfer. "Wir würden aus der Bundeswehr die größte Armee Europas machen". 26.08.2017.
4 Der Tagesspiegel: Ex-Verteidigungsminister Volker Rühe. „Guttenberg hat die Bundeswehr zerstört“. 10.02.2019.
5 Gunther Hellmann, Daniel Jacobi: Auswege aus Deutschlands wachsenden strategischen Dilemmata. GoetheUniversität Frankfurt am Main. 13. Februar 2019.
6 Angela Merkel: Rede von Bundeskanzlerin Merkel bei der Bundeswehrtagung am 14. Mai 2018 in Berlin.
7 Henrik Paulitz: Kriegsmacht Deutschland? Informationen und Handlungsempfehlungen zu brandgefährlichen ‚Internationalen Erwartungen an Deutschland‘. Akademie Bergstraße. 2018.
8 Rolf Mützenich: Deutschland: Vom Trittbrettfahrer zur Führungsmacht wider Willen? Zeitschrift für Außenund Sicherheitspolitik ZfAS, Sonderheft 6, 2015, S. 275-287.


mercoledì 3 ottobre 2018

Il nuovo militarismo di Berlino

Nel giorno in cui si celebra la riunificazione tedesca, questo blog propone una riflessione sul nuovo militarismo tedesco. Un ottimo Georg Rammer su Ossietzky, una rivista pacifista e anti-militarista, analizza gli sforzi del governo di Berlino per dotare la Germania di una Bundeswehr in grado di agire su scala globale con l'obiettivo di difendere gli interessi della grande potenza esportatrice. Da Ossietzky.net


L'egemonia tedesca in Europa, da molti paesi temuta sin dal 1989, ormai è una realtà. Il campione mondiale dell'export impone nell'UE una rigorosa politica di austerità e nel proprio interesse garantisce il sostegno agli investitori e al libero commercio. Tuttavia per garantire alle imprese tedesche un ambiente favorevole agli investimenti e l'accesso a materie prime a basso costo è necessaria un'adeguata garanzia militare. Da un punto di vista critico, queste attività possono essere considerate elementi costitutivi del nuovo imperialismo tedesco.

Il governo federale e l'industria della difesa su questo tema possono già registrare un successo: da parte della popolazione tedesca c'è poca resistenza nei confronti del riarmo. Anche se in realtà molti sondaggi da anni ci ripetono che in Germania ci sarebbe un'ampia maggioranza contraria alle missioni militari e sempre secondo i tedeschi a minacciare la pace sarebbero molto piu' gli Stati Uniti che non la Russia. Nonostante ciò il ministero diretto dalla signora Von der Leyen e la Grande Coalizione continuano a perseguire una politica di militarizzazione, riarmo e di atti minacciosi nei confronti della Russia. Recentemente il Ministero della Difesa ha infatti presentato un nuovo "Concetto per la Bundeswehr" (Ministero della Difesa federale, 20 luglio 2018). L'obiettivo del documento è fornire una risposta al "profondo cambiamento nella situazione di sicurezza in Europa e nel mondo" ed esprimere "la volontà della Germania di assumere maggiori responsabilità a livello globale" (p.4). "Nel mondo", qui espresso in senso letterale, le missioni dell'esercito tedesco in futuro comprenderanno un concetto di sicurezza globale esteso anche nell'ambito dei sistemi informatici e spaziali.

Il documento del ministero sottolinea l'importanza sia delle missioni all'estero che della difesa nazionale e dell'alleanza. Ma chi sarebbe - dopo il crollo del sistema socialista, del Patto di Varsavia e dell'Unione Sovietica -  il vero nemico dal quale il paese e la NATO devono difendersi? La Russia non viene menzionata da nessuna parte. Probabilmente non è nemmeno necessario, perché evidentemente gli autori ritengono che il nemico di cui si parla nel documento quando si fa riferimento alla "minaccia ibrida" - sovversione e disinformazione, propaganda e attacchi dal cyberspazio (p.22) - sia già ampiamente ancorato nella mente dell'opinione pubblica. Dobbiamo perciò' creare una "resilienza" contro questi attacchi, cioé una protezione per la nostra capacità di agire. Il potenziale di minaccia dell'avversario, con la sua strategia globale ibrida ed estremamente agile, sarà la sfida centrale. Mancano tuttavia informazioni più concrete.

La Bundeswehr in ogni caso è già pronta. In Georgia, che a nord ha un lungo confine con la Russia, in agosto si sono svolte manovre di addestramento con 3.000 soldati provenienti da 13 paesi, tra cui la Germania. A luglio 19 paesi della NATO hanno partecipato alla manovra navale »Sea Breeze« nei pressi di Odessa, in Ucraina. A novembre, la Bundeswehr, con 8.000 soldati e 100 carri armati parteciperà alla più grande manovra della NATO dalla fine della Guerra Fredda - in Norvegia, un paese che nell'estremo nord ha un confine comune con la Russia. Trenta paesi fra NATO e paesi partner dell'alleanza forniranno un totale di 40.000 militari per intimidire il nemico.

Quest'anno nel complesso è previsto che 12.000 soldati tedeschi prendano parte alle esercitazioni della NATO nella parte settentrionale e orientale del territorio dell'alleanza, tre volte in più rispetto al 2017. L'obiettivo è la "deterrenza della Russia", come si legge dall'inizio dell'anno su diversi giornali. Inoltre i battaglioni multinazionali di stanza in Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia e Lituania sono già sotto la guida della Bundeswehr. La Bundeswehr dal 2019 prenderà inoltre il comando della forza di risposta rapida della NATO. Diverse manovre della NATO come "Sabre Strike", "Flaming Thunder" o "Iron Wolf" dovrebbero, secondo Ntv (19.2.18), inviare un chiaro segnale di deterrenza a Putin.

Dobbiamo ricordarlo: nella guerra di annientamento contro l'Unione Sovietica, i soldati tedeschi hanno bombardato, fucilato e fatto morire di fame 27 milioni di persone. Evidentemente la sicurezza della Russia non fa parte della ragione di stato tedesca.

Se fino a qualche anno fa lo si diceva con un certo imbarazzo, oggi il ministro della difesa lo sottolinea con orgoglio: la Germania rivendica la leadership nell'UE, sia economica che politica. La Bundeswehr dovrà pertanto essere in grado di affermare la sua guida nelle operazioni multinazionali. Gli interessi tedeschi determineranno in maniera chiara la missione e i compiti dei militari. Oltre alla protezione della sovranità dello stato, l'interesse verterà sulla salvaguardia delle rotte commerciali e di approvvigionamento di una Germania povera di risorse, ma molto forte nell'export. Per questa ragione, come sottolineato dal documento del ministero, dal 1991 i militari tedeschi hanno gestito più di 60 missioni in tutto il mondo (pagina 14).

Oltre a queste missioni estere, in futuro sarà necessario occuparsi dei "compiti di ristabilimento dell'ordine" anche nei paesi amici, nel caso in cui la sicurezza pubblica (degli investitori o della popolazione?) non dovesse essere piu' garantita (p.25). In queste "regioni fragili" (p.28), in certe condizioni potrebbe essere necessario creare autorità politiche e organizzazioni al fine di"rafforzare" i "partner" attraverso "consulenze militari e una cooperazione negli armamenti". Come è noto già oggi lo si fa nei paesi africani.

Non c'è da sorprendersi se la Germania ha boicottato l'accordo ONU sul divieto di proliferazione delle armi nucleari firmato da 122 Stati. Nel Concetto del ministero della difesa viene infatti sottolineata l'importanza di una partecipazione al nucleare. La Germania vorrebbe pertanto aggiungersi alla lista delle potenze nucleari mettendo a disposizione dei sistemi di lancio per i missili, immagazzinando armi nucleari nel paese e usando la bomba in caso di guerra. Naturalmente tutto ciò non è affatto compatibile con il divieto imposto dalle Nazioni Unite.

"La Bundeswehr dovrà essere [...] effettiva in tutte le dimensioni e ad ogni livello di intensità" (p.50). In questo modo non solo si mira a raggiungere il successo dell'azione militare, ma anche alla possibilità di aprire una varietà di opzioni ai "decisori politici" (p.36). Potere politico da raggiungere attraverso una superiorità militare. Del disarmo, della priorità da dare alla risoluzione pacifica dei conflitti o della necessità di osservare la situazione mondiale con gli occhi del nemico, nel documento non se ne parla.

Questo concetto sembra piu' che altro un guazzabuglio tecnocratico. Nessun pensiero alle possibili cause dei numerosi conflitti nel mondo o alla possibilità di evitarli e gestirli pacificamente. Sembra banale, ma è molto pericoloso: chi ha solo un martello, in ogni problema vedrà un chiodo. Il documento del governo è un pamphlet ideologico. Le affermazioni, i pregiudizi e le immagini di un nemico auto-creato sono imposte come dei fatti al fine di ottenere il risultato desiderato: riarmo e militarizzazione. Si sta preparando il terreno a delle "soluzioni" militariste.
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