martedì 4 luglio 2017

I 3 fronti tedeschi

Ottimo riassunto di German Foreign Policy sulla politica estera di Berlino. Come nella prima guerra mondiale i tedeschi sono impegnati su 3 fronti: sul fronte occidentale Merkel sta cercando di isolare Trump all'interno del G20; sul fronte orientale prosegue lo scontro, anche militare, con la Russia, che di fatto cancella quello che restava della Ostpolitik avviata da Brandt; mentre sul fronte europeo la Germania è impegnata a domare la resistenza del cosiddetto "Gruppo di Visegrad". Sullo sfondo ovviamente restano le ambizioni egemoniche di Berlino. Da German Foreign Policy


Guerra di potere per il gas

Con alcune dichiarazioni insolitamente taglienti il governo federale tedesco nei giorni scorsi ha preso posizione contro gli Stati Uniti. L'occasione è stata l'approvazione da parte del Senato americano di una legge che prevede un rafforzamento delle sanzioni nei confronti della Russia. Diversamente dalle sanzioni precedentemente approvate, questo provvedimento non era stato preventivamente discusso con Berlino e contiene un passaggio che va esplicitamente contro l'ampliamento a due ulteriori condotte del gasdotto Nord Stream, come previsto dal progetto realizzato dal consorzio internazionale di cui fanno parte la russa Gazprom e le tedesche Wintershall (BASF) e Uniper (E.ON). Nel provvedimento approvato Washington dichiara esplicitamente la sua opposizione al gasdotto "Nord Stream 2". Se la proposta, che deve ancora essere approvata alla Camera, dovesse diventare legge, allora le aziende che partecipano al progetto Nord Stream 2 potrebbero temere delle sanzioni in America. A ciò' si aggiunge il fatto che il provvedimento prevede un sensibile aumento dell'export di gas americano ottenuto dal Fracking "allo scopo di creare posti di lavoro in America". Il provvedimento lascia intuire che in futuro il gas di scisto debba essere esportato anche in Europa - al posto del gas russo.

Inaccettabile

In passato il governo federale quando le proposte di Washington danneggiavano gli interessi economici tedeschi era solito reagire con iniziative diplomatiche, questa volta invece il Ministro degli Esteri Gabriel ha pubblicamente assunto una posizione molto forte contro la proposta di legge. "Non possiamo accettare la minaccia di sanzioni extraterritoriali illegali contro imprese europee che partecipano allo sviluppo dell'approvvigionamento energetico europeo", ha detto Gabriel in una dichiarazione congiunta con il Cancelliere austriaco Christian Kern subito dopo l'approvazione del disegno di legge da parte del Senato americano. L'operazione porta ad una "dimensione nuova e completamente negativa nelle relazioni euro-americane". E' in gioco "la competitività della nostra industria ad alta intensità energetica". "L'approvvigionamento energetico dell'Europa è una questione europea", hanno commentato Gabriel e Kern: "chi ci deve consegnare l'energia e in che modo, lo decidiamo noi". [2] La presa di posizione di Gabriel è apertamente sostenuta anche dalla Cancelliera Angela Merkel. Washington procede in maniera "ostinata e sorprendente", ha detto il portavoce del governo Steffen Siebert. [3] Se Washington dovesse andare avanti con il suo piano, allora saremmo costretti a prendere contromisure, si dice a Berlino.

L'antagonista di Trump

Anche con l'ultima presa di posizione Berlino continua a portare avanti il riposizionamento della Germania nei confronti degli Stati Uniti, manovra iniziata subito dopo la vittoria elettorale di Donald Trump. Alla fine di maggio la Cancelliera aveva detto "noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani"; le sue dichiarazioni, sia a Berlino che a Bruxelles, avevano incontrato un'approvazione generale. Il Ministro degli Esteri Gabriel aveva addirittura diagnosticato "la fine degli Stati Uniti come nazione importante". Allo stesso tempo Berlino cerca di sfruttare la presidenza del G20 per sostenere le proprie ambizioni di leadership globale. La Cancelliera Merkel nelle scorse settimane ha viaggiato in alcuni paesi del G20 per promuovere le posizioni tedesche in tema di commercio internazionale e politica climatica in vista del vertice G20 di Amburgo. Recentemente è anche riuscita ad ottenere l'appoggio di Argentina e Messico. Al vertice, secondo il giudizio lapidario di un commentatore, "sarà considerata, che lo voglia o meno, come l'avversaria di Trump" [6]. Il Ministro degli Esteri Gabriel, in maniera alquanto dispregiativa, recentemente ha iniziato ad etichettare con il termine "trumpizzazione" le aggressioni in politica estera -  un passo che nel mondo della diplomazia e nei confronti di uno stretto alleato è alquanto insolito, per usare un eufemismo, ma che lascia chiaramente trasparire le ambizioni egemoniche globali di Berlino.

In marcia contro la Russia

Contemporaneamente Berlino minaccia una intensificazione dello scontro con la Russia. Mentre il governo federale la scorsa settimana si è pronunciato contro Washington, il Presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier venerdì in un'intervista ha ribadito che "non possiamo aspettarci un riavvicinamento fra l'Europa e la Russia"; al contrario, è molto più' probabile un peggioramento delle relazioni fra le due parti: "se Mosca dovesse tentare di influenzare le elezioni politiche tedesche", allora "la possibilità di trovare un accordo diminuirebbero drasticamente". [8] Il governo federale ritiene necessario e giusto mantenere la Russia sotto pressione, anche dal punto di vista militare. Il prossimo fine settimana terminerà la piu' recente manovra Nato in Europa orientale, addestramento che prevedeva una forte partecipazione tedesca e che aveva l'obiettivo di verificare le capacità di difesa dell'Estonia e della Lettonia contro un nemico fittizio - che di fatto in questo caso è proprio la Russia. Un ruolo centrale è svolto dal corpo multinazionale del nord-est nella polacca Stettino, che funge da comando centrale per la gestione delle forze di terra coinvolte, il cui comando delle operazioni è stato assegnato al generale tedesco Manfred Hofmann. Anche i soldati tedeschi di stanza in Lituania presso Rukla prendono parte all'esercitazione.

La base della potenza mondiale

Berlino sta inoltre aumentando la pressione all'interno dell'UE sui quei paesi che rifiutano i piani tedeschi per l'Europa. Nelle scorse settimane la Commissione Europea ha infatti annunciato un'azione legale nei confronti di Polonia, Rep. Ceca, Ungheria e Slovacchia, in quanto questi paesi non sarebbero disponibili ad accogliere i profughi dalla Grecia e dall'Italia e in questo modo si rifiutano di applicare un provvedimento approvato dalla maggioranza dei ministri degli interni dell'UE nel settembre 2015. La Rep. Ceca, la Slovacchia, l'Ungheria e la Romania all'epoca avevano votato contro il provvedimento; Slovacchia ed Ungheria hanno poi presentato un ricorso alla Corte europea contro l'obbligo di dover accettare i rifugiati. Il processo e le iniziative della Commissione Europea dovranno chiarire se gli stati membri dell'UE possono essere costretti ad adottare misure che essi rifiutano; il processo in corso viene considerato come un precedente in merito alla limitazione delle competenze nazionali in materia di politica interna. Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria si sono unite in una libera alleanza di paesi chiamata "Gruppo di Visegrad" e si oppongono - sempre sulla base di una visione reazionaria - all'egemonia tedesca. La battaglia per la creazione di un potenza mondiale spinge Berlino a contrapporsi non solo a Washington e a Mosca, ma anche ad uno scontro con l'opposizione interna all'UE - vale a dire 3 fronti aperti. 

[1] An Nord Stream 2 sind zudem die österreichische OMV, die französische ENGIE und die britisch-niederländische Shell beteiligt. Aus juristischen Gründen ist Nord Stream 2 inzwischen im alleinigen Besitz von Gazprom; die involvierten Konzerne aus den erwähnten EU-Staaten werden offiziell als Finanzinvestoren geführt. S. dazu Die Umgehung der Ukraine.
[2] Außenminister Gabriel und der österreichische Bundeskanzler Kern zu den Russland-Sanktionen durch den US-Senat. Pressemitteilung des Auswärtigen Amts 15.06.2017.
[3] Alle gegen Russland-Sanktionen der USA. www.tagesschau.de 16.06.2017.
[4] S. dazu Das Ende einer Ära.
[5] S. dazu Der Anti-Trump (II).
[6] Majid Sattar: Da waren es nur noch sechs. Frankfurter Allgemeine Zeitung 29.05.2017.
[7] S. dazu Der Anti-Trump.

[8] "Ich bin gut angekommen". Frankfurter Allgemeine Zeitung 16.06.2017.

domenica 2 luglio 2017

Lidl fra i grandi vincitori della crisi greca

La Grecia sempre piu' terra di conquista per i grandi gruppi tedeschi, dopo gli aeroporti, i porti e le infrastrutture finite in mani tedesche, questa volta è Lidl, il gigante della grande distribuzione del Baden Wuerttenberg ad approfittare della interminabile crisi greca. La catena di discount di Neckarsulm, con la sua politica dei bassi prezzi, ha messo fuori mercato piccoli e grandi negozi locali ed ha conquistato una posizione dominante nelle zone piu' redditizie. L'espansionismo economico tedesco nei paesi in crisi prosegue indisturbato. Da kontextwochenzeitung.de


Uno dei piu' grandi vincitori della crisi greca arriva proprio dalla Germania. "Conviene ogni giorno", cosi' LIDL si pubblicizza ovunque - sembra pero' che convenga più' che altro all'azienda stessa. Dall'inizio della crisi nel 2008 la catena di discount di Neckarsulm, nella zona fra la metropoli di Salonicco nel nord e il Peloponneso nel sud, secondo fonti ben informate, avrebbe avuto un aumento del fatturato anno su anno in doppia cifra.

In filiali completamente rinnovate, come quella nella provincia settentrionale di Drama, una zona con 30.000 abitanti, i clienti già oggi possono comprare nel negozio del futuro. La superficie di vendita, come il volume dei carrelli per la spesa, è più' che raddoppiata. Soffitti alti, corridoi ampi, molta luce. Della iniziale sensazione di squallore con mucchi di cartoni vuoti e scatolette in disordine qui non è rimasto nulla. Il gigante tedesco con il suo concetto di distribuzione attacca sia il piccolo e simpatico negozio di frutta e verdura dal nome caratteristico Oporopantopoleio, che le catene di supermercati locali. La concorrenza francese ha ammainato le vele già 3 anni fa. Il gigante globale Carrefour all'epoca aveva deciso di lasciare al partner locale Marinopoulos i suoi punti vendita. Che nel frattempo ha gettato la spugna e ha chiuso tutti i punti vendita nel paese. Le rovina dei negozi della catena di supermercati Marinoupolous restano ai bordi delle arterie stradali in quasi tutte le città.

"Sempre piu' conveniente"

La catena di Neckarsulm si presenta ovunque in ottima salute. Il logo giallo-blu è saldamente ancorato in ogni villaggio. Soprattutto nelle regioni turistiche, come nella regione di Chalkidiki nella Grecia del nord, le filiali Lidl sono onnipresenti. Oltre alla gente del posto ci sono molti turisti che vanno a rifornirsi di cibo. Nei grandi parcheggi durante l'alta stagione si trovano auto con targa rumena, bulgara e serba. La densità dei punti vendita qui raggiunge i livelli tedeschi. Le condizioni di partenza nel 1999 erano tutto fuorché semplici. A partire dal nome della catena, impronunciabile per la lingua greca. Molti dicono "Lind" o piu' semplicemente "dai tedeschi". Gli errori iniziali, come ad esempio quello di far pagare le buste di plastica ai clienti, sono stati rapidamente superati. "Sempre piu' conveniente" - con questo slogan, che spesso non corrisponde alla realtà, è arrivata la svolta. L'altro gigante tedesco dei discount, Aldi, qualche anno piu' tardi ha tentato il passo verso la Grecia - ma poco dopo si è dovuto arrendere. Lidl probabilmente aveva già una presenza troppo forte nel paese per poter lasciare al suo rivale una posizione redditizia. Nel frattempo la catena di Neckarsulm ha iniziato a comportarsi come se capisse veramente la crisi economica greca e ha scelto di chiedere ai suoi clienti di dare un contributo. All'uscita di ogni filiale c'è un carrello della spesa che i clienti possono riempire con uno dei prodotti appena acquistati. Alla fine di ogni giornata i bisognosi ricevono i beni donati.

Per i critici della globalizzazione l'assortimento del gigante giallo-blu resta una manna dal cielo. Tonnellate di bottiglie di acqua minerale italiana arrivano nei negozi con prezzi da dumping e chi ha voglia di acquistare un wuerstel tedesco lo trova tranquillamente nel frigorifero. Con i marchi propri greci Lidl cerca di soddisfare i gusti dei clienti normali. In generale vale sempre: quanto piu' esotica è la merce, tanto piu' alto sarà il prezzo. Cosi' il cliente per i prodotti cosmetici oppure per gli alimentari importati paga chiaramente di piu' che nelle filiali tedesche - e questo a fronte di un potere di acquisto nettamente inferiore. Nella frutta e verdura invece Lidl batte senza pietà tutta la concorrenza sul prezzo. Cetrioli, pomodori, cipolle ma anche le angurie sono molto piu' economiche della concorrenza. Con i suoi "distributori di pane" il discounter di Neckarsulm aggredisce anche le panetterie tradizionali. Con una certa spavalderia hanno chiamato la loro stazione per la produzione di pane "Fournos", che di fatto è un forno: tuttavia i pezzi di pasta di pane congelati e pre-prodotti hanno in comune con il pane uscito dal forno a legna di una panetteria tradizionale greca piu' o meno quello che il cantante di schlaeger Costa Cordalis potrebbe avere con un vero suonatore di Lyra. 

Forse solo dei concetti di marketing innovativi potrebbero avere successo contro il gigante tedesco. Chi si vuole tagliare i capelli dal barbiere Paschalis, nel centro di Drama, riceve un chilo di pesche gratis. "Garantisco che arrivano dal mio orto", conferma il barbiere dal rasoio affilato. Che Lidl sia tedesca per Paschalis non fa differenza. Va addirittura dal "sultano Erdogan", nella vicina Turchia, per rifornirsi di lame  e lamette per rasoi a buon mercato. "Sono sempre piu' convenienti", dice Paschalis. E' una frase in qualche modo familiare.

sabato 1 luglio 2017

Di certi partner non ci si puo' fidare

Puntuale arriva il solito pistolotto della Frankfurter Allgemeine Zeitung in chiave anti-italiana, questa volta l'occasione è il salvataggio delle banche venete. Holger Steltzner, condirettore del prestigioso quotidiano di Francoforte, non ha dubbi: di Roma non ci si puo' fidare, ognuno deve garantire per sé, nessun debito comune! Dalla FAZ.net


"Faremo in modo che la responsabilità resti laddove essa appartiene. Opportunità e rischi non possono essere separati". Il contribuente non dovrà piu' garantire per le banche in difficoltà.

Questa promessa era stata fatta dal Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble (CDU) all'epoca dell'introduzione dell'unione bancaria. Ma l'Italia non sembra preoccuparsene. Roma alla prima occasione per l'applicazione della nuova normativa ha salvato con il denaro pubblico la banca degli scandali Monte dei Paschi. Ora sarà sempre il contribuente italiano, in contrasto con le regole dell'unione bancaria, a pagare i 17 miliardi di Euro necessari per le 2 banche regionali.

Ogni paese piega le leggi ai propri interessi

La motivazione è bizzarra in quanto capovolge completamente gli insegnamenti della crisi bancaria. Se in passato erano i contribuenti a dover garantire per i bonus dei banchieri, perché gli istituti avevano una rilevanza sistemica, oggi invece Roma puo' salvare le piccole banche proprio perché queste non hanno una rilevanza sistemica.

E cosa dice Schäuble? Vede delle lacune nelle regole. In realtà nell'unione monetaria ognuno piega le regole secondo i propri interessi. Roma non riconosce le regole comuni, pero' chiede una maggiore responsabilità condivisa. Si tratta di un'aberrazione. Con certi partner serve sola una cosa: la responsabilità individuale.

Stanno celebrando l'Europa tedesca

Secondo Eric Bonse a Strasburgo si sta solo celebrando l'Europa tedesca, proprio quella che Helmut Kohl non avrebbe mai voluto. Dal blog Lost in Europe 


L'Ue vorrebbe far dimenticare la sua crisi permanente. E la cerimonia di stato per il funerale dell'ex Cancelliere Kohl alla fine è arrivata come previsto. Viene celebrato come una messa solenne per l'Europa tedesca - proprio quella che Kohl non voleva.

L'ex Cancelliere Kohl è morto - i nostri piccoli politici europei lo celebrano come un "grande europeo". Anche la Cancelliera Merkel si unisce al coro. Ma Kohl avrebbe voluto un'Europa completamente diversa da quella poi realizzata da Angela Merkel.

"Sta distruggendo la mia Europa", diceva Kohl nel 2011. E lo diceva in uno dei tanti momenti difficili durante la crisi dell'Euro. Merkel all'epoca si faceva dettare la linea dalle agenzie di rating e dagli speculatori.

"La mia Europa" - era per Kohl molto importante. Sicuramente con la riunificazione ha reso piu' forte la Germania e ha rafforzato il nazionalismo - soprattutto nei Balcani, con conseguenze fatali.

Ma l'ex Cancelliere aveva capito che l'annessione della DDR non poteva essere fatta gratuitamente. Ha cercato di ignorare le potenze occidentali ma poi è dovuto andare incontro alle richieste della Russia e soprattutto a quelle della Francia. 

Se l'introduzione dell'Euro sia stata il "prezzo da pagare" per la riunificazione, ancora oggi non ci è chiaro. L'ex presidente francese Mitterand ha tuttavia sfruttato l'opportunità, e Kohl ha colpito. 

Sicuramente l'Euro fu introdotto alle condizioni tedesche, "3.0 ist 3.0", tuonava il ministro delle Finanze Waigel. Ma Kohl sapeva bene che la nuova moneta non poteva funzionare senza una unione politica. 

Voleva una unione anche politica - al contrario di Merkel, che ha completamente dimenticato questo obiettivo. La Francia per lui era il partner indispensabile - e non un'opzione fastidiosa come invece sembra essere per Merkel.

A Kohl non sarebbe mai venuto in mente di usare i paesi piu' piccoli come la Finlandia o l'Olanda per schierarli contro la Francia, come Merkel e il suo fedele assistente Schäuble hanno fatto durante tutta l'Eurocrisi.

Non avrebbe mai capito perché Merkel si è dovuta appoggiare ai britannici per costruire il suo potere all'interno dell'UE. Non voleva un'Europa tedesca, ma una Germania europea. 

Oggi abbiamo già dimenticato quale sia la differenza...

Steinmeier: Russia ed Europa sono sempre più distanti

Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung il riassunto di una importante intervista al Presidente della Repubblica. Steinmeier diffida Mosca dall'intromettersi nelle prossime elezioni presidenziali e dà un consiglio all'America di Trump. L'intervista conferma quanto la Germania di Merkel e Steinmeier sia sempre piu' impegnata in una nuova politica di potenza che rinnega la tradizione della "Ostpolitik" tanto cara alla socialdemocrazia tedesca di Willy Brandt. Grazie Claudio per l'ottima traduzione! Dalla FAZ.net


ll Presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier ha messo in guardia la Russia da un eventuale tentativo di intromissione nelle elezioni presidenziali che si terranno l'autunno prossimo. “Se da parte di Mosca si dovesse verificare un tentativo di influenzare le elezioni, i rapporti diventerebbero giocoforza più tesi. Ciò sarebbe controproducente per entrambi”, ha detto Steinmeier in un'intervista alla FAZ, tracciando in questo modo un'immagine critica dei rapporti tra Europa e Russia. Ormai è una quindicina d'anni che l'estraniamento tra le due parti è in aumento. Secondo Steinmeier la Russia oggigiorno ricerca la propria identità in ciò che la differenzia dall'Europa (e in generale dalla società occidentale) piuttosto che in ciò che la accomuna. In particolare la situazione si sarebbe aggravata nel 2014 con l'annessione della Crimea e con le azioni militari russe nell'Ucraina orientale. Il Presidente della Repubblica si è anche mostrato convinto che “in considerazione di ciò andrebbero esclusi al momento improvvisi ravvicinamenti tra Europa e Russia”. 

Secondo Steinmeier la situazione politica americana può essere cambiata solo dall'interno. “Una cosa è chiara: se ci sarà un'inversione di rotta rispetto rispetto all'evoluzione cui noi stiamo assistendo in questo momento sarà esclusivamente ad opera dei cittadini americani”. Il Presidente della Repubblica ha anche esternato la propria convinzione che non tutto dipenda dal Presidente americano. “Posso solo suggerire di non concentrarsi esclusivamente su Donald Trump quando si vanno a guardare gli Stati Uniti”. Steinmeier ha anche detto di aver recentemente parlato con alcuni deputati del Congresso americano. “La mia impressione è che a lungo andare gli Americani faranno fatica ad accettare che nel loro Paese le decisioni vengano prese per decreto e che le istituzioni democratiche non siano più interpellate”. 

Il Presidente della Repubblica ha preso ostentatamente le difese delle forze armate. “Io ho fiducia nei loro confronti, e anche l'80% dei Tedeschi la pensa come me”. Dopo l'arresto di un ufficiale che aveva con tutta evidenza progettato un attentato terroristico e che conduceva una doppia vita come profugo, il Ministro della Difesa Ursula von der Leyen (CDU) ha sollevato un “problema di condotta” all'interno dell'esercito. Steinmeier ha dunque detto che nel caso concreto del tenente Franco A. si ha a che fare con l'accusa di un reato grave. “Non c'è nulla da minimizzare o edulcorare. I comportamenti perseguibili dalla legge vanno sanzionati dentro e all'infuori delle forze armate”. I recenti episodi sono inquietanti “ma secondo la mia opinione non sono sintomatici dell'intero corpo armato”.

Steinmeier ha anche fatto intendere che il cambio di carica dopo decenni trascorsi in funzioni ben differenti si è rivelato “ancor più grande di quanto inizialmente atteso”. Ha però anche aggiunto che dopo circa cento giorni si è “ben ambientato” a Palazzo Bellevue.

1- Residenza del Presidente della Repubblica sita nel quartiere Tiergarten a Berlino

mercoledì 21 giugno 2017

And the winner is...Audi Diesel A8 4.2 TDI!

Un altro primato per l'industria automobilistica tedesca. Nei test effettuati durante la circolazione stradale, la Deutsche Umwelthilfe (DUH), associazione per la difesa dell'ambiente e dei consumatori, ha riscontrato su di una Audi Diesel A8 4.2 TDI, il piu' alto livello di emissioni di ossido di azoto di tutti i tempi. Si tratta di un auto omologata dal Ministero dei Trasporti tedesco come Euro 6, con emissioni su strada tra le 15 e le 20 volte superiori rispetto a quelle ammesse. Un risultato spiegabile solo con l'installazione dei famosi software per la manipolazione delle emissioni. Dal sito della DUH


La Deutsche Umwelthilfe (DUH), grazie alle misurazioni su strada eseguite dal suo Istituto di controllo delle emissioni ed effettuate su di una Audi Diesel A8 4.2 TDI, auto appartenente alla categoria Euro 6, ha riscontrato il più alto livello di emissioni di ossido di azoto mai rilevato fino ad ora. L'auto è una limousine di lusso immatricolata 2 anni e mezzo fà il cui costo iniziale era di circa 150.000 Euro e che nel corso di 10 misurazioni ha mostrato un valore medio di emissioni del pericoloso ossido di azoto (NOx) di circa 1.422 mg Nox/km, il valore massimo ha raggiunto i 1.938 mg NOX/km. Il valore accettato nei test per le auto della categoria Euro 6 è di circa 80 mg/km. Le emissioni inquinanti di ossido di azoto di questo presunto diesel pulito di lusso superano addirittura le emissioni reali dei diesel Euro 4 prodotti 15 anni fà.

"L'amministratore di Audi Stadler ci ha di fatto fornito il miglior argomento per escludere ogni deroga al divieto di circolazione per i diesel dell'attuale categoria Euro 6. La casa automobilistica bavarese è di fatto direttamente responsabile per l'aria particolarmente inquinata di Monaco. Audi ha truffato i suoi clienti ed ha installato sulle sue berline di lusso della categoria A5 dei dispositivi per la manipolazione delle emissioni. Anche sulle A8 da noi analizzate, dei valori cosi' elevati possono essere spiegati solo con l'utilizzo dei dispositivi di manipolazione. Se la tecnologia utilizzata sull'A8 è illegale, sarà la procura a deciderlo. E' semplicemente assurdo che per questo tipo di auto venga richiesta una deroga al divieto di circolazione per i diesel in vigore dal 2018. Le berline top di gamma di Audi inondano le città tedesche con quantità record di gas di scarico e con il pericolosissimo ossido di azoto. Il Ministro federale dei trasporti Alexander Dobrindt dovrebbe piuttosto garantire che siano gli uffici competenti del ministero a ritirare i certificati di omologazione per questa e tutte le Audi diesel simili appartenenti alla categoria Euro 6", cosi' ha detto Jürgen Resch, presidente federale della DUH.

Già verso la fine di maggio 2017 la DUH aveva pubblicato i valori relativi ad un test su strada effettuato su di un modello attuale Euro 6 di BMW (750d). La berlina su strada superava di ben 8.1 volte il valore massimo per le emissioni di ossido di azoto ammesso durante i test. Nel febbraio 2017 sempre la DUH aveva rilevato su di una Mercedes Klasse S Euro 6 (S 350), durante la circolazione stradale, un valore di ossido di azoto di 5.2 volte superiore rispetto ai valori ammessi. Il fatto che i costruttori premium tedeschi non forniscano auto "pulite" ai capi di governo e agli amministratori delegati delle grandi aziende, ci mostra chiaramente quanto poco credibili siano le dichiarazioni di queste aziende in merito ai temi della sostenibilità e alla loro responsabilità per la tutela dell'ambiente e della salute. 

martedì 20 giugno 2017

Il nuovo militarismo europeo

La Commissione Europea la settimana scorsa ha presentato il suo piano per una ulteriore integrazione delle forze armate europee. La motivazione ufficiale sarebbe quella di rendere piu' efficiente la spesa militare europea ma è evidente quali sono le nuove ambizioni egemoniche e militariste di Bruxelles e Berlino: un esercito europeo finalmente in grado di intervenire per imporre gli interessi europei nel mondo. Da German Foreign Policy


Miliardi per le armi

La Commissione europea mercoledì' scorso ha presentato il piano per un nuovo "Fondo di Difesa UE" il quale avrà il compito di concentrare su di sé una parte delle spese per il riarmo degli stati europei. Da diversi anni Bruxelles si lamenta del fatto che gli stati europei, invece di unirsi per poter risparmiare i costi di sviluppo, portano avanti progetti militari paralleli che in gran parte prevedono l'acquisto o lo sviluppo di armi identiche. Cosi' gli stati UE dispongono di 37 diversi modelli di trasporto delle truppe, mentre gli Stati Uniti ne possiedono solo 9; 12 aerei cisterna europei si contrappongono ai 4 degli Stati Uniti. Se si vuole aumentare l'efficienza della spesa militare è necessario che la situazione cambi, e alla svelta. Il Fondo Europeo di Difesa, cosi' come delineato dalla Commissione, intende promuovere, attraverso delle sovvenzioni, progetti militari multinazionali all'interno dell'UE. Cosi' lo sviluppo di prototipi di armi sarà sovvenzionato per il 20% del suo costo, a condizione che vi prendano parte almeno 3 aziende e 2 stati membri. Fino al 2020 ci sono 500 milioni di euro disponibili; dal 2021 sarà disponibile un miliardo di euro all'anno. In futuro potranno essere investiti fino a 5 miliardi di euro in progetti di difesa multinazionali e quindi in una tendenziale fusione degli eserciti europei. Inoltre, la Commissione UE vuole promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove armi - fino al 2020 con oltre 90 milioni di euro, dal 2021 con mezzo miliardo di euro all'anno.

Potere militare

Allo stesso tempo la Commissione ha presentato un "Documento di riflessione" che si occupa del "futuro della difesa europea". Il documento dovrebbe dare un contributo ai progetti di militarizzazione dell'UE. Il "documento di riflessione" presenta tre diversi scenari. Il primo scenario descrive piu' o meno lo stato attuale e include una graduale espansione della cooperazione fra le forze armate all'interno dell'UE nonché una continuazione delle missioni all'estero sul livello attuale. Il secondo scenario prevede una collaborazione molto piu' stretta fra gli eserciti nazionali e la loro fusione selettiva; l'UE, cosi' è scritto nel documento, "potrebbe accrescere la capacità di proporsi come una potenza militare". [1] In questo modo potrà raggiungere "l'autonomia strategica" e sarà in grado sia di "agire accanto ai suoi principali alleati" ma anche, se necessario, "sarà in condizione di agire da sola". Nel terzo scenario, l'UE dal 2025 dovrebbe disporre della capacità di condurre operazioni di combattimento di qualsiasi natura; non ci sarebbe un vero e proprio esercito UE, ma Bruxelles avrebbe il controllo delle truppe che potrebbe schierare in ogni momento.

"Un ruolo cruciale nel mondo"

I concetti alla base del "Fondo di difesa" e del "Documento di riflessione" sono una tappa ulteriore nel processo di militarizzazione a cui Francia e Germania hanno dato avvio la scorsa estate con l'adozione ufficiale il 28 giugno 2016 del documento sulla "Strategia globale per una politica di sicurezza all'interno e all'esterno dell'UE". [2] Piu' recentemente gli stati dell'UE a 27 - senza la Gran Bretagna - il 25 di marzo con la "Dichiarazione di Roma" in occasione del sessantesimo anniversario della firma dei trattati europei, si sono impegnati a trasformare l'UE, entro i prossimi 10 anni, "affinché sia in condizione di poter giocare un ruolo cruciale nel mondo" .[3] A tal scopo è necessario che i paesi membri si impegnino apertamente "per rafforzare la sicurezza e la difesa comune". I passi successivi alla discussione che si terrà durante il vertice del 22-23 giugno sono già in programma. L'Estonia, che assumerà la presidenza dell'UE nel mese di luglio, "non avrà altra scelta che affrontare i problemi fondamentali legati all'impostazione di una politica di sicurezza interna ed esterna all'UE", è scritto in una recente analisi della Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) [4]. E questo riguarda prima di tutto la necessità di creare un "libro bianco dell'UE per la sicurezza e la difesa". Poichè l'Estonia da anni a livello nazionale è impegnata nel settore dell'IT, potrebbe essere arrivato il momento di porre particolare attenzione sullo sviluppo della capacità dell'UE di condurre una guerra cibernetica.

Le prossime tappe

Berlino continua a fare pressione e dà il benvenuto alla "proposta della Commissione UE per il futuro della difesa europea", ha fatto sapere il Ministro della Difesa Ursula von der Leyen lo scorso mercoledì: dobbiamo "sfruttare lo slancio attuale" per "riempire di contenuti i prossimi appuntamenti nella seconda metà del 2017" [5]. Nel frattempo il governo federale porta avanti l'integrazione delle forze armate di stati esteri all'interno della Bundeswehr. Dopo l'accordo di febbraio, con il quale vengono incluse unità delle forze armate della Romania e della Repubblica Ceca all'interno delle truppe tedesche, le autorità militari competenti della Repubblica Ceca verso la fine di maggio hanno organizzato una visita in Germania per concretizzare i piani di integrazione. Gli osservatori si aspettano che unità appartenenti ad altri stati nel prossimo futuro vengano subordinate alla Bundeswehr; Carlo Masala, docente di politica internazionale presso l'Università della Bundeswehr di Monaco di Baviera, ritiene particolarmente indicate le truppe dei paesi scandinavi visto che già ora fanno ampio uso di armi di produzione tedesca. L'integrazione delle truppe straniere, che non è necessariamente limitata alla UE - Berlino ha infatti avviato una stretta cooperazione militare con la Norvegia [6] - secondo Masala è "un passo in avanti verso una maggiore indipendenza militare dell'Europa". [7]

"Interventismo globale"

Berlino di conseguenza è alla ricerca di un modo per trasformare la politica estera e militare dell'UE. Se l'UE "potesse decidere a maggioranza sulle questioni di politica estera, sarebbe finalmente capace di agire anche sui temi difficili e critici", ha recentemente affermato il presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Wolfgang Ischinger. [8] I veti nazionali dovrebbero cadere anche in caso di una guerra condotta dall'UE, ha invece affermato mercoledi' scorso Manfred Weber (CSU), il capo-gruppo del Partito Popolare Europeo all'Europarlamento: in futuro le truppe europee "dovrebbero poter essere inviate in guerra con il solo voto del Parlamento Europeo" .[9] Dobbiamo "costruire un'Europa assertiva e in grado di imporsi", ha detto Weber a sostegno della sua posizione. A corollario di cio' è "necessario costruire la consapevolezza della nostra identità europea": oggi "non si tratta piu' di avere una cultura dominante tedesca, ma di avere una cultura guida europea. Sarà nostro compito difendere questa cultura guida europea, e se possibile, affermarla a livello globale".


[1] European Commission: Reflection Paper on the Future of European Defence. Brussels, 7 June 2017.
[2] S. dazu Die Europäische Kriegsunion und Strategische Autonomie.
[3] S. dazu "Eine entscheidende Rolle in der Welt".
[4] Annegret Bendiek: Das neue "Europa der Sicherheit". SWP-Aktuell 37, Mai 2017.
[5] Europäische Verteidigungsunion: "Den Schwung jetzt nutzen". www.bmvg.de 07.06.2017.
[6] S. dazu Unter deutschem Kommando.
[7] Elisabeth Braw: Germany Is Quietly Building a European Army Under Its Command. foreignpolicy.com 22.05.2017.
[8] "Mit Abrissbirne durchs Bauwerk der westlichen Werte getobt". www.br.de 29.05.2017.
[9] Robin Alexander, Thomas Vitzthum: "Wir müssen die europäische Leitkultur verteidigen". www.welt.de 07.06.2017.