Klaus-Peter Willsch parlamentare CDU e membro della commissione per l'economia al Bundestag, intervistato da Deutsche Wirtschafts Nachrichten sul tema dei salvataggi bancari mette i paletti per le banche italiane: non possiamo accettare che a pagare il conto siano i contribuenti tedeschi tramite il fondo ESM. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de
Klaus-Peter Willsch, parlamentare della CDU ed esperto di finanza si aspetta che il conto per il salvataggio delle banche Italiane tramite il fondo ESM alla fine sarà il contribuente tedesco a doverlo pagare.
DWN: Banca Monte dei Paschi sarà salvata con il denaro pubblico, in questo modo pero' saranno violate le nuove regole in vigore dallo scorso anno. Queste prevedono che in caso di un fallimento bancario imminente siano chiamati in causa prima di tutto gli azionisti e i creditori. Come valuta in questo scenario il bail-out di una banca?
Klaus-Peter Willsch: sono da sempre convinto che in una economia di mercato la ricapitalizzazione di una banca spetti prima di tutto agli azionisti e poi ai creditori. Se cio' non bastasse e la banca ha una rilevanza sistemica, allora puo' intervenire lo stato, in questo caso l'Italia. In caso contrario la banca deve entrare in una procedura concorsuale. Con le nuove regole sui fallimenti bancari si intendeva spezzare il circolo vizioso fra il rischio di fallimento delle banche e quello degli stati. Ora siamo arrivati al test verità - e ancora una volta si cerca di aggirare la norma. Nell'ambito della catena di responsabilità prevista dalle nuove leggi ad essere responsabili sono prima di tutto gli azionisti e poi i creditori per un importo pari all'8% del totale degli attivi della banca da ristrutturare. Ma questo probabilmente non accadrà. Monte dei Paschi di Siena nel 2015 aveva un bilancio di 169,237 miliardi di Euro. La banca avrebbe potuto ottenere in questo modo piu' di 13.5 miliardi - quindi molto piu' della ricapitalizzazione richiesta dalla BCE (8.8 miliardi).
DWN: considera utili e sensate le nuove regole europee concordate nell'ambito delle ristrutturazioni bancarie?
Klaus-Peter Willsch: solo se alla fine della catena di responsabilità c'è lo stato in cui ha sede la banca. Se alla fine deve intervenire l'ESM, e quindi indirettamente il contribuente tedesco, si tratterebbe allora di far pagare a qualcun'altro gli errori fatti da una banca italiana. Già verso la fine dell'anno c'erano state voci di una possibile richiesta all'ESM da parte dell'Italia di un piano per il salvataggio delle banche.
DWN: sin dal trattato di Maastricht gli accordi sono stati ripetutamente violati. Pensa sia possibile costruire una unione bancaria e monetaria senza un quadro giuridico vincolante?
Klaus-Peter Willsch: forse nel breve e medio periodo, ma nel lungo periodo sicuramente no.
DWN: la crisi bancaria italiana potrebbe compromettere la coesione dell'unione monetaria nella sua forma attuale? E se si', per quali ragioni?
Klaus-Peter Willsch: non posso fare una valutazione e non voglio parlare troppo presto. E' necessario distinguere fra le cause e gli effetti. Se i problemi per un lungo periodo non trovano una soluzione, alla fine anche una piccola scintilla puo' scatenare un incendio.
DWN: senza una messa in comune del debito, garantita in buona parte dalla Germania, l'Eurozona ha una reale possibilità di sopravvivere?
Klaus-Peter Willsch: già nel 2011 avevo proposto un Euro 2.0 per il quale ogni paese membro avrebbe dovuto riqualificarsi. Chi vuole una messa in comune del debito, deve dirlo apertamente ai cittadini. Di fatto i debiti sono già stati messi in comune. I debiti contratti dovranno essere ripagati "nel giorno di poi nell'anno di mai". Alla fine tutti potranno spostare il peso del debito su qualcun'altro.
DWN: che cosa pensa dell'idea di mettere i debiti in un fondo comune europeo, in modo da alleviare i membri piu' indebitati. Oppure, pensa che il debito - in questo caso italiano - sia ancora sostenibile?
Klaus-Peter Willsch: se i debiti sono ancora sostenibili lo devono decidere gli obbligazionisti. Piu' bassa è la sostenibilità del debito maggiore sarà il tasso di interesse richiesto. L'unico mezzo efficace contro un eccesso di indebitamento sono gli alti tassi di interesse. Purtroppo il tasso di interesse come unico criterio obiettivo è stato disattivato da Draghi. Un fondo comune per il rimborso del debito creerebbe solo gli incentivi sbagliati per la creazione di ulteriore debito in quanto i vecchi debiti verrebbero semplicemente cancellati.
DWN: un ragionamento spesso utilizzato in Italia è il seguente: l'Euro è troppo forte per l'Italia, per questa ragione le aziende italiane non sono piu' competitive e quindi finiscono in bancarotta, di conseguenza non possono rimborsare i debiti e mettono le banche in difficoltà, a loro volta le banche in crisi sono un problema per l'Euro. Cosa pensa di questa analisi?
Klaus-Peter Willsch: da quando le economie del sud-Europa non hanno piu' la possibilità di svalutare la propria moneta, la competitività di quei paesi ne ha duramente risentito. Da questo punto di vista l'argomentazione è plausibile. Ma da questo ragionamento è necessario anche trarre le dovute consequenze: o si migliora la competitività dell'economia oppure si sceglie di lasciare l'Euro. Per la Germania la pressione svalutativa dei paesi del sud, nel periodo precedente all'Euro, è sempre stata uno stimolo per portare sui mercati prodotti e processi qualitativamente migliori.
DWN: Merkel ha coniato la famosa frase: "Se l'euro fallisce, fallisce l'Europa." E' d'accordo?
Klaus-Peter Willsch: l'Europa è molto piu' di una valuta. Considero questa frase fatale come il "Wir schaffen das“.
DWN: pensa che Draghi riuscirà a far uscire l'Euro dalla crisi con ulteriori massicci acquisti di obbligazioni e con una duratura politica dei bassi tassi di interesse? Oppure il denaro a buon mercato alla fine farà piu' male che bene?
Klaus-Peter Willsch: il danno è di gran lunga maggiore dei benefici, che io non riesco a individuare. Non c'è alcuna crisi del credito. Il piccolo risparmiatore al contrario viene espropriato. Allo stesso modo i piani previdenziali di molti privati che si erano affidati alle assicurazioni sulla vita e ai piani di risparmio sono di fatto annientati.
DWN: lei pensa che UE e BCE, in considerazione delle prossime elezioni in Francia, Germania e Olanda vogliano evitare ad ogni modo il fallimento di MPS o di altre banche italiane?
Klaus-Peter Willsch: a me sembra probabile. Di solito è molto piu' facile procastinare un problema che trovargli una soluzione. Coloro che oggi hanno la responsabilità preferiscono evitare di prendere una decisione e scelgono di passare il problema alla generazione dei figli e dei nipoti.