lunedì 5 giugno 2017

Heiner Flassbeck: Germania più palla al piede che locomotiva dell'economia mondiale

Merkel vorrebbe avere la leadership "dell'occidente libero" e diventare la Cancelliera d'Europa, peccato che la Germania con il suo mercantilismo e i suoi avanzi commerciali sia ormai da molti anni la palla al piede dell'economia mondiale. Heiner Flassbeck risponde al famoso "discorso della tenda della birra" di Merkel e alle ambizioni egemoniche della Cancelliera d'Europa. Da Makroskop.de


Non sarebbe piu' possibile, secondo le parole della Cancelliera conservatrice, pronunciate in una tradizionale tenda della birra bavarese, data la totale imprevedibilità del nuovo presidente americano, anch'egli conservatore, fare affidamento sugli Stati Uniti. Per gli europei sarebbe arrivato il momento di prendere il loro destino nelle proprie mani. Ma chi prenderà per la mano chi, e chi vuole veramente esser preso per mano? In ogni caso la risposta degli altri paesi europei alla pretesa tedesca di assumere la leadership è stata molto debole. E questo dovrebbe far riflettere la Germania.

Perché parlare di "Europa" come sostituto degli Stati Uniti è facile a dirsi, ma molto piu' difficile a farsi. Alla fine in Europa da oltre 10 anni c'è una crisi economica la cui fine non è ancora in vista. La cui origine è sicuramente da ricercarsi in Germania. E la cui soluzione è resa impossibile dalle assurde raccomandazioni politiche tedesche. Perché proprio ora i paesi europei che durante la crisi hanno dovuto subire i diktat tedeschi dovrebbero mettersi in cammino con la Germania per risolvere i problemi europei o addirittura quelli mondiali? Perché proprio ora i paesi europei, quando Merkel mostra chiaramente a Trump di non volerne sapere di riconoscere la rilevanza del problema degli avanzi commerciali tedeschi, dovrebbero accettare di salire sulla stessa barca della Cancelliera?

La vendetta per l'arroganza tedesca

Alla fine c'è sempre un conto da pagare per le proprie azioni. E ora arriva la vendetta per aver cercato con ogni mezzo, a partire dalla svolta conservatrice rosso-verde dei primi anni 2000, la propria salvezza all'interno dell'unione monetaria volendo percorrere da soli la strada della competitività. Una strada che non solo va contro le regole fondamentali di una tale unione, ma che ha trasformato la Germania in una potenza egemone europea estremamente impopolare. Ora arriva la vendetta per l'arroganza tedesca, vendetta per aver cercato di convincere gli altri paesi europei - contro l'evidenza dei fatti - che la Germania è il paese europeo più' produttivo, con i migliori prodotti e gli imprenditori piu' capaci. E ora trova vendetta l'insensibilità tedesca con la quale il Ministro delle Finanze di Berlino non ha voluto tenere conto del voto democratico di un piccolo paese, e contro ogni evidenza ha spinto questo paese in una enorme crisi economica e sociale. 

L'Europa oggi evocata da Merkel non esiste piu'. Non solo la sua rilevanza globale è stata decimata dall'uscita del Regno Unito. Non solo a causa della sua eclatante debolezza economica è diventata poco credibile come modello globale. Ma è stata colpita duramente, e questo è il problema centrale, dal modo in cui proprio il "paese modello d'Europa" ha abusato dell'unione monetaria per perseguire i propri obiettivi, e cioè proprio il progetto che avrebbe dovuto coronare l'unificazione europea.

Le difficoltà che la Germania ha con l'assumere per sé il ruolo di paese guida in Europa o addirittura in occidente arrivano da lontano. Ci fu un tempo in cui si discuteva seriamente su quale paese e in quale situazione avrebbe potuto assumere un ruolo di leadership economica. Era il periodo in cui fu fondato il G7, all'epoca era ancora diffusa una solida conoscenza delle relazioni macroeconomiche complessive e in quegli anni la signora Merkel si occupava ancora di risolvere problemi di fisica nella DDR. Per la leadership economica all'epoca fu stabilito il termine locomotiva. Chi voleva e poteva essere la locomotiva dell'economia mondiale, doveva averne anche l'ambizione morale.

Chi vuole guidare deve anche essere capace di agire

Fino ad ora solo una volta nella sua storia la Germania ha accettato questo ruolo assumendone tutte le responsabilità connesse: nel 1978 sotto Helmut Schmidt. La Germania decise infatti di stimolare la sua economia per mezzo di una politica fiscale espansiva (decisione che poco dopo fu' depotenziata dal rialzo dei tassi operato dalla Bundesbank) e fu proprio allora che la Germania ebbe per la prima volta e per un breve periodo un disavanzo delle partite correnti. Evento che per la CDU/CSU e la loro clientela, come per la FDP, equivaleva piu' o meno alla fine del mondo. Per questa ragione il governo di Helmut Schmidt fu liquidato alla svelta dopo una svolta "spirituale e morale" della FDP.

Negli anni successivi furono solo gli Stati Uniti, grazie ai loro elevati deficit delle partite correnti, a far uscire l'economia mondiale dalle varie crisi economiche. Scelta che di conseguenza li ha portati ad essere l'autorità morale guida in materia di politica economica mondiale. La Germania, in tutti questi anni, quando ci si iniziava a chiedere chi poteva essere la nuova locomotiva dell'economia mondiale, correva subito a nascondersi nell'angolo. Quando gli americani frustrati per la passività dei paesi partner decidono di rifiutare questo posizione, non si puo' certo solo alzare la mano e reclamare questo ruolo per sé.

Chi vuole condurre una locomotiva deve anche mostrare le sue abilità di pilota. Se si prepara ad assumere la leadership mondiale il paese che piu' di ogni altro al mondo ha contribuito a frenare l'economia mondiale con le sue politiche mercantiliste, allora gli altri paesi la prenderanno come una barzelletta. Se i giornalisti tedeschi ossequiosi come Christian Wernicke sulla SZ pontificano sui "piani mondiali" di Merkel, questo significa che probabilmente non hanno compreso né gli aspetti economici né quelli politici del mondo in cui vivono.

In circostanze normali alla fine di un tale commento ci si dovrebbe chiedere: come è possibile che la Cancelliera tedesca pronunci sciocchezze simili sull'economia mondiale, senza che - proprio prima delle elezioni - nessuno dell'opposizione salga sulle barricate reclamando una leadership vera per la Germania? Ma questo non lo si deve piu' chiedere nel nostro paese. Sappiamo per esperienza che il partito che, oltre alla CDU, avrebbe l'ambizione di poter esprimere un Cancelliere, semplicemente non ha una propria opinione sui temi importanti di questo mondo. L'eredità di Helmut Schmidt la vorrebbero tutta per loro, della sua disponibilità ad essere un leader e ad agire in una situazione critica però non vogliono proprio saperne.

domenica 4 giugno 2017

E se il "piano segreto" di Merkel fosse solo un trucco da campagna elettorale?

Albrecht Müller è un'economista, giornalista ed ex deputato SPD al Bundestag nonché fondatore delle NachDenkSeiten. Alcuni giorni fà ha pubblicato un commento molto interessante sul famoso "discorso del tendone della birra" di Merkel: si tratterebbe più' che altro di campagna elettorale, un modo abbastanza semplice per restare al centro del dibattito e intestarsi l'anti-trumpismo sottraendolo a Schulz, ma anche un'uscita ben studiata all'interno di una strategia internazionale volta ad isolare Trump. Dalle NachDenkSeiten.de


1) Merkel probabilmente vuole sfruttare il forte antiamericanismo ancora presente in Germania. Cerca di raccogliere consenso fra gli appartenenti ai movimenti per la pace e fra i simpatizzanti della destra. E non va allo scontro con i molti sostenitori degli Stati Uniti, spesso apolitici, perché il suo avversario sono gli USA di Trump, non gli Stati Uniti nel loro complesso, non l'America "buona". Le foto e i video insieme ad Obama nella "Giornata della Chiesa Protestante" lo rendono ben visibile. 

2) Merkel fa leva  sull'orgoglio nazionale. La Germania come "potenza egemone" in Europa, Merkel il leader di questo paese egemone - accidenti, non è poco. Cosi' facendo riesce anche a fermare quei sostenitori della CDU/CSU che potrebbero votare per AfD.

3) Merkel a 4 mesi dalle elezioni si mette al centro del dibattito. Si trasforma nel leader d'opinione assoluto. Per farlo usa un conflitto, nel caso concreto con gli Stati Uniti di Trump e ci mostra la direzione da seguire nel lungo periodo. Accendere lo scontro, avere una forte leadership d'opinione, provocare emozioni, dare un orientamento di lungo periodo - queste sono le condizioni essenziali per un successo elettorale.

Alcuni commenti aggiuntivi sull'argomento

a) che Merkel intenda mettere in campo una nuova "dottrina geostrategica" che implica un allontanamento dagli Stati Uniti è altamente improbabile. Angela Merkel è personalmente ancora molto ben collegata con gli Stati Uniti. E' supportata senza riserve ed in maniera convinta da una parte molto consistenze degli Stati Uniti, appoggio ben visibile durante la partecipazione di Obama alla "Giornata della Chiesa Protestante". Merkel si trova evidentemente a suo agio con quella parte degli Stati Uniti che non sostiene Trump, con la NATO guidata dagli USA e probabilmente anche con una larga parte dell'amministrazione americana. 

b) il conflitto con gli "Stati Uniti di Trump" potrebbe essere addirittura parte di un accordo. Merkel in questo modo potrebbe contribuire ad isolare ulteriormente Trump e a fare in modo che ci si possa sbarazzare di lui. L'attacco di Merkel permette al New York Times e al Washington Post di esagerare lo scontro in corso e di poter parlare di uno "spostamento tettonico".

c) la "potenza egemone nell'Europa continentale" - come puo' essere? Egemonia nella Nato - come esattamente? Sono gli Stati Uniti a dominare la politica e le operazioni militari della NATO. Sono loro a definire i vertici militari dell'organizzazione. Il segretario generale della NATO Stoltenberg è un uomo degli USA o dell'Europa? Sono stati la Germania e gli europei ad inviare la maggior parte delle truppe ai confini con la Russia contribuendo in questo modo a dare un senso di sicurezza ai baltici e ai polacchi? Chi ha iniziato? E' la Germania oppure sono gli Stati Uniti ad avere la fiducia dei paesi baltici e di altri stati nell'Europa del sud e del sud-est? Chi ha investito 5 miliardi di dollari nell'operazione per il cambio di regime in Ucraina? Frau Merkel ha investito su Klitschko, gli Stati Uniti nel presidente attuale. 

d) e l'influenza degli USA e degli atlantisti sui media europei e sulle altre élite, soprattutto quelle tedesche? E' improvvisamente scomparsa? Gli Stati Uniti hanno tolto le mani dalla Commissione Europea solo perché Trump si comporta in maniera imprevedibile? E i servizi segreti e la loro cooperazione?

e) e le guerre in medio ed estremo oriente e in Africa? Ora saranno condotte in maniera separata dagli USA e dall'Europa? E le basi militari degli Stati Uniti in Europa, in Germania, in Kossovo, in Turchia, in Italia - sono tutte scomparse? Gli attacchi con i droni tele-guidati da Ramstein e i comandi militari di Stoccarda e Wiesbaden - questi li prendiamo in consegna da dopo domani? Ci sono così tanti aspetti ancora da definire che ogni speculazione dovrebbe essere evitata.

f) "Donald Trump potrebbe passare alla storia come il presidente che dopo 70 anni rischia di mettere in discussione la supremazia degli Stati Uniti nell'Europa centrale" - non sono d'accordo con questa valutazione di Jens Berger. Quello a cui stiamo assistendo è solo un passaggio in una guerra di potere interna agli Stati Uniti. Quando questa in un modo o nell'altro sarà terminata e le elezioni tedesche saranno passate, allora il mondo sarà molto diverso e Angela Merkel non dovrà piu' tenere nessun discorso "della tenda della birra" e anche la FAS e Der Spiegel non dovranno piu' scrivere articoli come questi.

h) c'è un potere molto forte che si muove nell'ombra e che davanti al dibattito sull'egemonia tedesca in Europa sicuramente si sta fregando le mani: l'industria degli armamenti. Trae vantaggio dagli obiettivi da superpotenza che la Germania e l'Europa si sono dati. Nessuno parla piu' della fine della Nato, ora si parla addirittura di 2 organizzazioni militari - e questo sicuramente aiuta a riempire il portafoglio ordini. Nessuno discute piu' di come poter fermare il conflitto fra est e ovest da poco scoppiato con la Russia. Deve solo essere gestito sotto una nuova dirigenza.

mercoledì 31 maggio 2017

La fine di un'era

Per German Foreign Policy la svolta di Merkel non è solo campagna elettorale a buon mercato e deve essere presa molto sul serio. Si tratta di un passo preparato da tempo, che ha un largo consenso nella politica e nell'establishment tedesco e che si iscrive nella storia tedesca degli ultimi due secoli: creare uno spazio economico europeo che permetta alla Germania di sfidare alla pari gli americani. Da German Foreign Policy


Una relazione alla pari

Con la sua richiesta di trasformare l'UE in un potere indipendente sulla scena politica mondiale, la Cancelliera Angela Merkel ha raccolto gli applausi dell'establishment politico tedesco. Merkel ha preparato sistematicamente la mossa. Già il giorno dopo le elezioni americane aveva subito cercato di sfruttare a proprio vantaggio lo smarrimento internazionale per le affermazioni razziste e scioviniste di Trump fatte durante la campagna elettorale dichiarando che avrebbe "offerto" al nuovo presidente americano "una stretta cooperazione", ma solo "se fondata su determinati valori". [1] E in effetti in quei giorni la Cancelliera veniva celebrata come "il leader dell'occidente liberale" e come l'antitesi positiva al presidente degli Stati Uniti. [2] Ora Merkel cerca di usare a proprio vantaggio la politica estera alquanto grezza di Trump e le sue apparizioni goffe sulla scena internazionale e chiede per l'UE una propria politica di potenza indipendente dalle relazioni transatlantiche. "I tempi in cui potevamo fare completo affidamento sugli altri sono passati", ha affermato Merkel domenica. "Noi europei dobbiamo prendere nelle nostre mani il nostro destino". [3] Con questa mossa la richiesta sempre piu' frequente di trasformare in una relazione alla pari il rapporto fra la Germania e l'UE da un lato e l'America dall'altro, è stata fatta propria dalla Cancelliera.

Niente piu' codardia

L'appello di Merkel in linea di principio è condiviso dai leader politici di tutti i partiti del Bundestag. "La giusta risposta a Donald Trump è una cooperazione piu' forte dei paesi europei a tutti i livelli", ha dichiarato il leader della SPD Martin Schulz. [4] Il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel (SPD) ha diagnosticato "un cambiamento dei rapporti di forza nel mondo" e "l'uscita di scena degli Stati Uniti come paese guida": "l'occidente è solo un po' più' piccolo" [5]. Il segretario generale della SPD Katarina Barley sostiene invece la necessità di forzare ancora di piu' la mano con gli Stati Uniti: "la Cancelliera negli scontri diretti con Trump piega sempre le gambe", non puo' andare avanti cosi'. [6] Per i Verdi, il responsabile della politica estera Jürgen Trittin, chiede una netta presa di distanza da Washington: "un nazionalista non puo' essere certo un partner in un mondo che chiede sempre piu' cooperazione internazionale". Katja Kipping, segretario della Linke, chiede di "porre fine all'atteggiamento codardo nei confronti  degli Stati Uniti". [7]

Diametralmente opposti

Le ambizioni egemoniche tedesche sono recepite con la massima attenzione dall'establishment americano e ottengono una certa approvazione in una parte dell'UE. "Questa sembra essere la fine di un'era, un'era in cui gli Stati Uniti guidavano e gli europei seguivano", citazione di Ivo H. Daalder un ex-ambasciatore americano presso la Nato, che prosegue: "oggi gli Stati Uniti su molte questioni centrali si muovono in una direzione che sembra completamente opposta a quella in cui si muove l'Europa" [8]. Merkel trae le conseguenze di rivendicazioni di potere sempre più' divergenti. Il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker si allinea alla Cancelliera: "si tratta di fare in modo che l'Europa possa prendere nelle proprie mani il proprio destino", ha detto il suo portavoce. I presidenti dei  gruppi socialdemocratici e liberali al Parlamento europeo, Gianni Pittella e Guy Verhofstad, appoggiano la linea di Berlino. "Noi europei dobbiamo finalmente renderci conto che il nostro futuro è nelle nostre mani", dichiara Pittella: gli USA restano ancora "un partner essenziale, ma non piu' il primo alleato su ogni questione". Verhofstadt da parte sua aggiunge che "è giunto il momento per l'Europa di reinventarsi e serrare i ranghi" .[9]

La guerra come possibilità

Il dibattito mediatico sulle conseguenze pratiche scaturite da una richiesta aperta di un proprio potere politico era già iniziato nel fine settimana.  Ci sono "buone possibilità" nel commercio internazionale, scrive ad esempio Die Welt: Bruxelles sta preparando accordi di libero scambio con 20 paesi che in caso di successo potrebbero collaborare piu' strettamente con l'UE, distanziandosi ancora di piu' dagli Stati Uniti. [10] La situazione è piu' complessa in ambito militare: "sulla difesa l'Europa ha molta strada da fare", scrive la FAZ, "ma tuttavia questa lunga strada è una possibilità per riunire il continente". [11] In realtà Berlino sta portando avanti da tempo in maniera energica il riarmo dell'UE [12]; nell'establishment politico e militare ci sono già state diverse proposte per una bomba atomica tedesca (german-foreign-policy.com berichtete [13]). Giovedi' poi è prevista la prima visita ufficiale a Berlino del Ministro della Difesa francese Sylvie Goulard. Berlino e Parigi fanno da tempo pressione affinché gli eserciti europei possano essere ulteriormente integrati fra loro; Goulard riferendosi allo smarrimento internazionale causato dalle recenti uscite in Europa di Trump dichiara: "in un momento in cui vogliamo fare dei passi avanti per l'Europa e per la sua difesa, questo è un incentivo sicuramente benvenuto". [14]

Da 175 anni

Lo sforzo per una relazione alla pari con gli Stati Uniti fa parte dei progetti piu' vecchi della politica estera espansionistica tedesca. Era già stata formulato "dal padre dell'economia nazionale tedesca" Friedrich List, che già negli anni '40 del diciannovesimo secolo - molto prima della fondazione dell'impero tedesco - prevedeva per il futuro una dura rivalità fra un'alleanza continentale europea e gli Stati Uniti (german-foreign-policy.com berichtete [15]). Una "unione doganale nella Mitteleuropa" dovrebbe mettere l'Europa in condizione di competere con gli Stati Uniti, era scritto invece nel 1903 nell'appello per la fondazione della molto influente "Mitteleuropäischen Wirtschaftsverein". [16] Solo "un blocco economico chiuso da Bordeaux fino a Sofia" potrebbe dare "all'Europa la struttura economica necessaria di cui ha bisogno per imporre la sua importanza nel mondo" - non da ultimo per potersi affermare contro gli Stati Uniti, sosteneva il presidente di IG-Farben Carl Duisberg in un discorso tenuto davanti ai dirigenti delle aziende tedesche nel 1931. [17] L'economista nazionalsocialista Werner Daitz nel maggio del 1940 scriveva che "solo un grande spazio economico continentale" potrebbe mettere la Germania nelle condizioni "di sfidare con successo gli enormi blocchi economici del Nord e Sud-America, il blocco dello Yen, e quello che resta del blocco della Sterlina". [18] 

Il prossimo rivale

Mai fino ad ora, dopo il 1945, la Germania era mai andata cosi' vicino ad avere una relazione alla pari con gli Stati Uniti. Al G20 di Amburgo la Cancelliera Merkel, "che lo voglia o no, sarà percepita come la principale antagonista di Trump", scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung. [19] Ma agli "europei" è chiaro, prosegue l'articolo, "che un vuoto americano non farebbe altro che accelerare l'ascesa della Cina al ruolo di potenza mondiale". Cosi' già sappiamo chi sarà il prossimo rivale a causa del quale le crescenti ambizioni egemoniche della potenza tedesco-europea potrebbero sentirsi limitate.

[1] S. dazu Ein wesentlicher Teil des Westens.
[2] S. dazu Make Europe Great Again.
[3] Majid Sattar: Da waren es nur noch sechs. Frankfurter Allgemeine Zeitung 29.05.2017.
[4] Martin Schulz wirft Trump politische Erpressung vor. www.zeit.de 29.05.2017.
[5] "Der Westen ist ein Stück kleiner geworden". www.zeit.de 29.05.2017.
[6], [7] "Es ist keine Kunst im Bierzelt über Trump zu schimpfen". www.handelsblatt.com 29.05.2017.
[8] Alison Smale, Steven Erlanger: Merkel, After Discordant G-7 Meeting, Is Looking Past Trump. www.nytimes.com 28.05.2017.
[9] Daniel Brössler, Robert Roßmann: EU stützt Merkel gegen Trump. www.sueddeutsche.de 29.05.2017.
[10] Christoph B. Schiltz: Wo ein Europa ohne die USA wirklich funktionieren kann. www.welt.de 29.05.2017.
[11] Thomas Gutschker: Trump, der Fremde. www.faz.net 27.05.2017.
[12] S. dazu Unter deutschem Kommando und Auf dem Weg zum Hauptquartier.
[13] S. dazu Der Schock als Chance und Griff nach der Bombe.
[14] French minister says Trump speech 'spur' to European defence. www.brecorder.com 29.05.2017.
[15] Friedrich List: Das nationale System der Politischen Ökonomie. Stuttgart 1841. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 50-58. S. dazu Europas Fahnenträger.
[16] Julius Wolf: Materialien betreffend einen mitteleuropäischen Wirtschaftsverein. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 137-146.
[17] Carl Duisberg: Gegenwarts- und Zukunftsprobleme der deutschen Industrie. Rede auf der Tagung "Wirtschaft in Not" des Bayerischen Industriellen-Verbandes am 24. März 1931. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 581f.
[18] Werner Daitz: Denkschrift: Errichtung eines Reichskommissariat für Grossraumwirtschaft. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 668-670.
[19] Majid Sattar: Da waren es nur noch sechs. Frankfurter Allgemeine Zeitung 29.05.2017.

martedì 30 maggio 2017

I piani segreti di Merkel per l'Europa: siamo testimoni di una svolta storica oppure è solo campagna elettorale a basso costo?

Commento molto interessante di Jens Berger sulle NachDenkSeiten il quale si chiede che cosa c'è dietro il discorso di domenica di Merkel: siamo di fronte ad una svolta storica oppure Merkel sta solo facendo campagna elettorale a spese dell'europeista Schulz? Dietro la narrazione partigiana dei media mainstream tedeschi, allineati sulle posizioni Merkeliane, potrebbe nascondersi una svolta storica, e cioé: la fine della sudditanza tedesca nei confronti degli Stati Uniti. Dalle nachdenkseiten.de


Chiunque in questi giorni abbia seguito i media mainstream, avrà sicuramente assistito ad una interpretazione molto tedesca degli ultimi eventi: un macho un po' folle ha conquistato la Casa Bianca ed è sul punto di rovinare il mondo. Messa con le spalle al muro, la Cancelliera Merkel riprende con forza la sua leadership e assume il comando delle operazioni per dare vita ad una nuova e forte Europa senza gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Cosi' ha parlato Angela Merkel durante il suo discorso sotto il tendone della birra in Baviera e cosi' lo hanno raccontato i media. Come si colloca in questo scenario il "piano segreto di Merkel per l'Europa" di cui la FAS ha parlato nel fine settimana? Un piano segreto chiaramente pronto da tempo e che ora viene proposto come "una reazione spontanea" agli ultimi eventi? Almeno su questo punto dobbiamo porci delle domande. E' possibile che lo scontro diplomatico con Trump arrivi al momento giusto per trasformare la Germania nella potenza egemone dell'Europa continentale? Questa sarebbe l'altra possibile interpretazione degli ultimi eventi, che qui vorrei discutere.

"Uno dei compiti principali della NATO era quello di inserire la Germania all'interno di un quadro internazionale che le impedisse di trasformarsi ancora una volta in una minaccia per la pace, come era accaduto durante la prima e la seconda guerra mondiale. Nelle parole del primo Segretario Generale, la NATO nasceva "per tenere i russi fuori, gli americani dentro e i tedeschi sotto". E ora Merkel dà l'impressione che gli americani non siano piu' veramente dentro e che la Germania e l'Europa intendano avere un ruolo molto piu' sostanziale e indipendente rispetto a quello avuto negli ultimi 70 anni." Henry Farrell dal Washington Post di lunedì

Il Washington Post e il New York Times, che parla di uno "spostamento tettonico", sono sostanzialmente unanimi nella loro valutazione delle recenti dichiarazioni della Cancelliera. Merkel, domenica in un tendone della birra a Monaco di Baviera, avrebbe sepolto le relazioni transatlantiche. "I tempi in cui potevamo fare completo affidamento sugli altri sono finti". Il riferimento è alle presunte incomprensioni avvenute durante il vertice Nato di Bruxelles e il vertice G-7 di Taormina, rivenduti dai media come un insuccesso. 

Perché? Che Trump avrebbe insistito per una maggiore spesa militare degli europei e che in tema di politica climatica non avrebbe approvato una mozione non concordata in precedenza, era chiaro fin dall'inizio: entrambi i temi soprattutto per ragioni di politica interna. Il resto era cosmesi. Prima Trump ha dato uno spintone al presidente di un paese che in Germania nessuno conosce , e poi ha fatto sapere, con un'affermazione dal punto di vista contenutistico ineccepibile, che gli avanzi commerciali tedeschi sono un problema...i nostri media hanno teatralmente trasformato la formulazione riportando che "la Germania sarebbe molto cattiva", ma anche questo fa parte del copione.

Mentre Merkel annunciava la sua nuova dottrina geostrategica nel tendone della birra a Monaco, usciva contemporaneamente sulla testata principale del conservatorismo tedesco, la „Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung“, l'articolo un po' strano di un insider, in cui si parlava "della visione di Merkel" per un "piano segreto per l'Europa". Introdotto dal vertice internazionale apparentemente fallito e dal discorso bavarese di Merkel, la FAS delineava le misure, in parte ancora non concrete, con cui la Cancelliera vorrebbe prendere "nelle proprie mani il destino d'Europa", come formulato nell'articolo in maniera esageratamente prosaica. Partendo dalla gestione dei rifugiati, passando ad una piu' stretta cooperazione degli eserciti dell'Europa continentale, fino ad un modello di finanziamento che prevede di utilizzare il denaro proveniente dall'IVA per aiutare quei paesi che faranno le cosiddette "riforme", o alla presa della BCE da parte dell'uomo fidato di Merkel Jens Weidmann, il documento, apparentemente non cosi' segreto, contiene diversi punti da considerare in maniera critica, la cui combinazione potrebbe consolidare le suggestive ambizioni egemoniche tedesche nell'Europa continentale.

E questa è anche l'altra interpretazione della storia: dopo che la Gran Bretagna ha preso congedo dall'UE e gli Stati Uniti hanno perduto l'iniziativa con un presidente internamente sotto pressione e sul piano diplomatico internazionale alquanto goffo, la Germania intende sfruttare la situazione per trasformarsi nella potenza egemone del continente. Le probabilità sono buone: l'influenza della Russia è stata marginalizzata ed il paese è stato trasformato in una minaccia comune contro la quale soprattutto i paesi dell'Europa dell'est hanno bisogno di un protettore. L'Europa del sud, per via del debito estero, è già nelle mani della Germania. La Gran Bretagna e gli USA si muovono in maniera incerta nel mondo mentre la Francia - come voluto "dal caso" - ha un nuovo presidente ancora senza esperienza che fa affidamento sulla Germania e che senza dubbio ha un'affinità con la base ideologica neoliberista tedesca. Si tratta di un'occasione storica.

Cosi' l'ultima settimana si è sviluppata esattamente secondo i piani della Cancelliera. Divide et impera. Stati Uniti e Gran Bretagna si isolano sempre di piu', la Russia resta là fuori come una presunta minaccia e l'Europa è sempre piu' tedesca. In verità sarebbe la Germania a dover essere sempre piu' europea. Mentre i nostri media ogni giorno si lamentano per il motto di Trump "America first", sotto i nostri occhi  prende forma un "Germany first", che di fatto puo' essere definito da un punto di vista geo-strategico come uno spostamento tettonico, come una svolta storica, oppure come una cesura. Se si prende per buona questa interpretazione, invece di quella ufficiale, risulta evidente il fallimento di Trump, che sicuramente provoca una grande irritazione nelle elite transatlantiche americane. Donald Trump potrebbe passare alla storia come il presidente degli Stati Uniti che dopo 70 anni di leadership incontrastata ha messo in discussione la supremazia americana in Europa.

Naturalmente un tale scossone politico non deve  trasformarsi necessariamente in uno svantaggio. Se l'Europa dovesse liberarsi dalle grinfie della aggressiva politica estera americana, ci sarebbe ovviamente un motivo per festeggiare. Tuttavia appare alquanto problematico il fatto che la nuova egemonia tedesca coincida con un duro scontro con la Russia, la seconda grande potenza sul terreno europeo. E questo è molto preoccupante, soprattutto perché questa costellazione in passato ha portato a crisi e guerre. Inoltre è da considerarsi problematico che l'Europa si avvii verso un nuovo "periodo tedesco" affidandosi ad una ideologia che per la stragrande maggioranza delle persone porta piu' svantaggi che vantaggi - il neoliberismo.

lunedì 29 maggio 2017

La Cancelliera d'Europa (ovvero il piano segreto di Merkel per l'Europa)

Dopo l'insuccesso del G7, gli spin doctor di Merkel, ormai in piena campagna elettorale, per cercare di trasformare il passo falso di Taormina in un successo da rivendere in politica interna consegnano alla Frankfurter Allgemeine Zeitung un presunto piano segreto per ridefinire l'Europa, ovviamente secondo gli interessi tedeschi. Dalla Faz.net. 


La politica sui profughi ha la priorità

I piani europei di Merkel, secondo le informazioni di questo giornale, riguardano diversi aspetti. La vera priorità è anche il tema piu' difficile da risolvere: la questione dei profughi, sulla quale a Taormina non si è riuscito a trovare un accordo con Trump. Negli uffici della Cancelleria si ritiene centrale per il futuro dell'Unione Europea riuscire a fermare la via di fuga attraverso il Mediterraneo. Quando Merkel in marzo è volata al Cairo e a Tunisi, probabilmente ha potuto osservare dal finestrino dell'aero quanto siano vicini la Sicilia e l'Etna al continente africano. Ma la soluzione è strettamente legata alla stabilizzazione della Libia, il paese da cui provengono gli attentatori di Manchester. E qui la prospettiva è piuttosto triste.

Buone prospettive per la difesa

Nella difesa comune ci sono invece le prospettive migliori. Per la difesa Merkel vuole spendere piu' soldi e lascia al suo ministro Ursula von der Leyen la possibilità di portare avanti con la massima tranquillità i programmi di cooperazione fra gli eserciti. Alle unità comuni con l'Olanda, la Francia e la Polonia, si sono aggiunte quelle con la Repubblica Ceca e la Romania. A Bruxelles si sta realizzando un comando comune per le operazioni militari. Con l'uscita dei britannici sono stati rimossi tutti i freni, e la doppia minaccia di Trump e della Russia ha causato una nuova apertura negli est-europei. Da quando  non si puo' piu' fare affidamento sullo scudo americano, l'uomo forte della Polonia, Jaroslaw Kaczynski, ha già incontrato 2 volte personalmente Merkel.

La terza parte della riflessione riguarda il futuro dell'economia e dell'unione monetaria. 

Il dibattito sugli Eurobond aiuta Merkel

Il dibattito sugli Eurobond puo' tornare molto utile per i piani di Merkel, anche se il tema continua a causarle molti pensieri. L'idea che gli stati membri possano essere reciprocamente responsabili per i debiti comuni, da tempo è stata sepolta sotto una pietra. "Sono contrario alla messa in comune dei debiti pregressi", ha detto il nuovo presidente francese Emmanuel Macron durante la sua prima visita a Berlino. Già ora la Francia paga sul suo debito dei tassi molto bassi, e con gli Eurobond dovrebbe accollarsi la seconda piu' grande quota di garanzia. I riflessi difensivi scatenati dal tema, potrebbero invece tornare utili alla Cancelliera per le negoziazioni future: cio' che i capi di governo e di stato decideranno e che in termini di condivisione del debito si collocherà al di sotto della soglia di allarme degli Eurobond, ai critici sembrerà come un'opzione meno dannosa.

In sostanza si tratta di un bilancio comune per la zona Euro collegato ad un Ministro delle Finanze comune. E' un desiderio di Macron, e anche il Ministro Schäuble lo aveva già proposto. Non è ancora chiaro tuttavia come sarà speso il denaro e da dove dovrebbe arrivare: si parla  di un premio per quei paesi che intraprendono le riforme strutturali, oppure per ammortizzare gli shock economici. Un Gerhard Schröder che durante una crisi volesse riformare il mercato del lavoro del suo paese, probabilmente non dovrebbe piu' elemosinare un ammorbidimento dei criteri di Maastricht. Il denaro arriverebbe da Bruxelles.

Per quanto riguarda il finanziamento, si parla di una quota dell'IVA, della non ancora adottata tassa sulle transazioni finanziarie o della velenosa proposta di Schäuble di tassare gli automobilisti. L'altra variante è: per finanziare gli investimenti il governo economico dell'Eurozona potrebbe anche emettere titoli di debito. A garantire sarebbero tutti i paesi membri, non solo la Germania. La Cancelliera, da quanto si sente dire, ha una certa simpatia per queste proposte. Una tale costruzione sarebbe alquanto diversa, cosi' assicurano i suoi collaboratori, dai classici Eurobond, che Merkel rifiuta ("finché vivo"). Anche il suo Ministro delle Finanze tiene la porta aperta. Non saremo noi a "far fallire un aumento degli investimenti", ha detto il ministro.

E' possibile una modifica dei trattati

La Cancelliera prende addirittura in considerazione una modifica dei trattati europei - una novità, da quando circa dieci anni fà dalle ceneri della Costituzione Europea è stato messo insieme il Trattato di Lisbona. "Dal punto di vista tedesco è possibile una modifica dei trattati". E questo è l'obiettivo: utilizzare i tempi tranquilli per rendere l'unione monetaria piu' resistente alle crisi. Se questo potrà essere raggiunto senza una crisi acuta, è un altro discorso. Tanto piu' che Merkel sa che dietro gli stessi termini si nascondono idee alquanto diverse: piu' controllo di bilancio da un lato, piu' investimenti dall'altro.

Dopo le elezioni federali di settembre la Cancelliera sarà disponibile per compromessi che invece potrebbero ostacolarla durante la campagna elettorale. Una parte di questo pacchetto potrebbe essere anche la presidenza della BCE: se vuole che il tedesco Jens Weidmann sia il successore di Mario Draghi, cosa che Merkel desidera, dovrà fare concessioni altrove. Al contrario, la candidatura di Weidmann è probabilmente utile per placare quei critici che non approvano il nuovo euro-entusiasmo di Merkel.

Ma il piano di Merkel ha anche un secondo obiettivo: aiutare il nuovo presidente francese ad avere successo - non ad ogni costo, ma fino al punto in cui sarà compatibile con gli interessi tedeschi. Nessuno vuole che fra cinque anni la nazionalista Marine Le Pen governi il paese vicino, si dice negli ambienti di Merkel. Questo significa prima di tutto: molte parole amichevoli, affinché fra 3 settimane Macron possa ottenere anche una maggioranza parlamentare. Poi stare a guardare i passi del presidente, senza eccedere con le lezioncine dall'esterno. E alla fine mettere nero su bianco un piano comune.

Qui ho capito il fascino che può' avere l'Europa

In questo quadro si è aggiunta la prima visita fatta dal nuovo Ministro dell'Economia e delle Finanze francese, Bruno Le Maire, al suo collega Schäuble. Le Maire, un amico dichiarato della Germania, era già stato Ministro durante il primo picco della crisi Euro ai tempi di Nicolas Sarkozy, sul tema ha anche scritto un libro, in cui Merkel ha un ruolo importante. Ora con Schäuble ha messo in piedi un gruppo di lavoro, che già da luglio inizierà a scrivere proposte di riforma della zona Euro - compresi i primi passi per un sistema di tassazione e riscossione unitario.

Mentre i due capi di dipartimento si presentavano alla stampa in maniera congiunta, Merkel discuteva di Europa con gli studenti a Berlin-Pankov. Anche in questa occasione ha dato libero sfogo al suo nuovo euro-entusiasmo. "Qui ho capito veramente il fascino che l'Europa puo' esercitare", ha detto - e ha promesso, "di voler tenere in considerazione sempre di piu' i desideri e i sogni dei giovani nelle sue politiche".

Per il candidato della SPD Martin Schulz la situazione è sempre piu' difficile. Come ex-presidente del Parlamento UE non voleva portare il tema al centro della sua campagna elettorale. Ora invece ha deciso di riprendere l'argomento e la prossima settimana terrà al Ministero degli Esteri un discorso programmatico sull'Europa. Ma probabilmente Schulz arriva troppo tardi. Con la sua nuova retorica Merkel è già riuscita a radunare intorno a sé gli europeisti moderati, e Schulz probabilmente non riuscirà ad ottenere il voto degli euro-scettici. E non potrà certo presentarsi ai vertici internazionali come il domatore di Donald Trump, un nemico comune è molto utile per l'unità in Europa, visto che al candidato della SPD manca una carica pubblica.

giovedì 25 maggio 2017

Hans Werner Sinn: nessun debito comune!

Hans Werner Sinn su WirtschaftsWoche commenta i progetti europei del neoeletto Macron. Le proposte francesi sono pericolose e dividono l'Europa, i tedeschi non devono fidarsi perché alla fine l'obiettivo dei francesi e dei sud-europei è sempre lo stesso: l'unione di trasferimento a spese dei tedeschi. Da WirtschaftsWoche


C'è grande gioia in Europa per il risultato delle elezioni francesi - ma cio' non dovrebbe autorizzare gli europei, specialmente i tedeschi, a spegnere il cervello. Il nuovo presidente Macron vorrebbe un parlamento ed un bilancio autonomo dell'Eurozona con una propria capacità di tassazione e la possibilità di emettere obbligazioni coperte da una garanzia comune. Inoltre, tramite un'assicurazione comune sui depositi bancari e un'indennità di disoccupazione europea vorrebbe creare un flusso di cassa dal nord verso il sud Europa. Questo ovviamente nel peculiare interesse dell'economia francese, visto che molti clienti delle industrie e delle banche francesi si trovano nel sud-Europa.

Il Ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel e il candidato alla Cancelleria della SPD Martin Schulz si sono accodati a queste richieste, la Cancelliera e il suo Ministro delle Finanze sembrano un po' meno entusiasti. Sottolineano giustamente che tali cambiamenti sono possibili solo con una modifica dei trattati UE. In questo pero' sottostimano le difficoltà giuridiche connesse. Si tratterebbe niente di meno che del trasferimento a un'organizzazione internazionale di una parte dei poteri di bilancio detenuti dal Bundestag. Si tratta di una violazione della Costituzione della Repubblica Federale.

L'articolo 110 della Costituzione tedesca indica infatti che la legge finanziaria appartiene ai diritti democratici inalienabili del Bundestag, ed è una di quelle "garanzie eterne" che non possono essere modificate dal Bundestag stesso. Una tale modifica richiederebbe una fondamentale rifondazione della Repubblica Tedesca, realizzabile solo attraverso una nuova assemblea costituente oppure con un referendum popolare.

Ci sono anche molti aspetti economici che giocano a sfavore delle richieste di Macron. Una unione bancaria "à la française" implicherebbe una garanza dei paesi del nord, primo fra tutti ovviamente la Germania, su di una considerevole parte dei depositi nei paesi in crisi del sud e in Irlanda, che ammontano a circa 3.690 miliardi di euro. Non solo scaricherebbe sulle banche e sui contribuenti tedeschi un'enorme mole di rischi, per i quali ovviamente non riceverebbero nulla in cambio, ma metterebbe le banche del sud in condizione di raccogliere depositi a tassi molto bassi, che poi sarebbero investiti in progetti rischiosi, ma in ultima analisi non redditizi: i profitti finirebbero per essere privatizzati mentre le perdite sarebbero scaricate sulla garanzia europea comune. La crisi americana delle banche di deposito e prestito ("Savings & Loan"), scoppiata negli anni '80 a causa dell'attrattività esercitata dall'assicurazione comune dei depositi, e che tra il 1986 e il 1995 ha provocato il fallimento di oltre 1000 istituti bancari, potrebbe facilmente ripetersi in Europa. 

Le proposte di Macron dividono l'Europa

Un'assicurazione comune contro la disoccupazione costerebbe molto denaro e aprirebbe porte e cancelli ad ogni forma di manipolazione. Per la politica sarebbe molto forte l'incentivo a scaricare su quest'assicurazione il costo del supporto economico alle aree svantaggiate, nella misura in cui i criteri per l'assegnazione dell'indennità, da stabilire necessariamente a livello europeo, sarebbero interpretati a livello nazionale in maniera molto blanda o addirittura fraudolenta. Per far percepire il piu' a lungo possibile l'indennità di disoccupazione, si potrebbe perfino scegliere di posticipare l'età di pensionamento dei lavoratori.

Un altro possibile abuso da temere sarebbe quello sulle tasse comuni. Se a livello nazionale dovesse affermarsi una politica tollerante con l'evasione fiscale, allora sarebbe il governo comune dell'Eurozona a dover istituire dei propri uffici per la riscossione dei tributi nei singoli paesi membri. Ma anche in questo caso non ci sarebbe nessuna garanzia contro una gestione dei funzionari secondo le usanze nazionali. 

Nessun debito comune!

Sarebbe particolarmente problematico se il Ministro delle Finanze europeo potesse finanziare in anticipo il proprio bilancio tramite l'emissione di titoli di debito coperti da una garanzia comune. Si tratterebbe di un aumento della pressione fiscale anticipato, estremamente pericoloso, perché incontrerebbe poca resistenza presso i contribuenti, in quanto inizialmente non ne percepirebbero il peso fiscale. La creazione di un debito comune europeo, come mostra la terribile esperienza degli Stati Uniti d'America nei primi decenni della loro esistenza, è un modo sicuro per arrivare ad una duro conflitto sulla responsabilità per una montagna di debito ormai fuori controllo.

No, in questo modo non si puo' costruire l'Europa. Chi non riesce a convivere con la moneta unica deve poter uscire, lasciar svalutare la propria valuta e in questo modo ripristinare la propria competitività. La grande opera di riunificazione del dopoguerra a cui si deve la pace e la prosperità non è l'Euro, ma l'Unione Europea.

Le proposte di Macron dividono l'Europa, e lo fanno al suono dell'inno europeo.

mercoledì 24 maggio 2017

La farsa di Schäuble

Telepolis pubblica un articolo molto interessante di Eric Bonse sui negoziati per gli aiuti finanziari alla Grecia. Siamo in una situazione peggiore rispetto all'estate del 2015, perché in Germania è iniziata la campagna elettorale e Schäuble non vuole perdere la faccia con gli elettori tedeschi: quanto piu' duro sarà con i greci, tanto piu' probabile sarà una vittoria della CDU alle elezioni di settembre. La farsa andrà avanti ancora un po'. Da Telepolis.


Si sta ripetendo lo stesso dramma del debito greco del 2015 - questa volta pero' solo come una farsa? Nel corso del vertice dell'Eurogruppo di lunedi' il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha fatto di tutto per dare questa impressione. L'uomo della linea dura della CDU non solo ha frenato sulla possibilità di concedere nuovi aiuti e sulla necessità di accordare un taglio del debito.

Ma ha anche scherzato sul FMI e sul Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel. Con i suoi modi unici. 

Il FMI è troppo pessimista sulla Grecia e vorrebbe fare previsioni sulla crescita per i prossimi 40 anni, ha scherzato il Ministro della CDU. Al contrario di Sigmar Gabriel, che come il FMI chiede una riduzione del debito, lui non avrebbe un'idea precisa. "Non posso negoziare misure ulteriori, perché non ho un mandato su questo tema", ha detto Schäuble durante la conferenza. "Questo a volte viene dimenticato, anche da parte dei membri del governo federale".

Gli altri ministri tuttavia non erano in vena di battute. Desideravano solo chiudere una volta per tutte il difficile dossier: dopo mesi di discussioni fra i creditori - tra Schäuble e il FMI - ora si sta cercando una soluzione per far partecipare il FMI al terzo programma di aiuti, possibilmente senza far arrabbiare Schäuble.

"E' arrivato il momento per il FMI di salire a bordo", ha sollecitato il capo dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Le condizioni per una partecipazione del FMI devono essere decise nelle prossime settimane. Ma non sarà una discussione facile. Perché proprio il FMI ha posto come condizione per una sua partecipazione la proroga delle scadenze e la riduzione dei tassi di interesse sul debito greco, condizioni che Schäuble nega con veemenza. Dall'altro lato, la Germania non vuole pagare ulteriori aiuti alla Grecia se il FMI non viene coinvolto nel programma di aiuti. 

Chi sarà in grado di sciogliere questo nodo gordiano, anche dopo lunghe ore di discussioni, ai ministri lunedi' sera non era ancora chiaro. La sola cosa chiara è che la Grecia è a corto di tempo: nel mese di luglio Atene dovrà rimborsare piu' di 7 miliardi di prestiti in scadenza. Senza una nuova iniezione di denaro non sarà possibile.

La crisi ricorda il 2015, quando il paese rimase per mesi sull'orlo del fallimento. In un certo senso la situazione oggi è ancora piu' complicata. Perchè in Germania è appena iniziata la campagna elettorale; per questa ragione Schäuble e Gabriel hanno trasferito il loro scontro nello spazio pubblico. Per il momento Angela Merkel si tiene fuori.

Ad essere considerato imprevedibile questa volta è il FMI. Perché nessuno sa se e quando gli Stati Uniti, che a Washington dettano la linea del fondo, daranno il via libera alla partecipazione al programma di aiuti in corso. Il presidente americano Trump potrebbe essere tentato di far rimbalzare il problema sugli europei, temono gli insider di Bruxelles.

La speranza al contrario sembra essere il nuovo Presidente francese Macron. Lunedi ha spedito a Berlino il suo nuovo Ministro delle Finanze Bruno Le Maire per un colloquio amichevole con Schäuble. Ha telefonato anche al primo ministro greco Alexis Tsipras - e gli ha assicurato il suo sostegno nel negoziato sul debito.

Tuttavia questa "offensiva del charme" non sembra aver avuto particolarmente successo. Anche il commissario per gli affari monetari Pierre Moscovici, come La Maire un francese, non ha ottenuto grandi risultati. L'Eurogruppo si trova in fase di "avvicinamento alla pista di atterraggio", ha detto lunedì' con tono ottimista. Alla fine della giornata sembrava piu' che altro una atterraggio di fortuna.

Eurogruppo: un comitato disfunzionale che serve solo a posticipare gli aiuti

La responsabilità è di Schäuble, che da mesi inganna l'Eurogruppo. Ma nel fare cio' ha diversi complici volenterosi. Oltre al presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem, che discute il suo approccio con Schäuble fin nel piu' piccolo dettaglio, c'è il Ministro delle Finanze slovacco Peter Kazimir. Anch'egli spinge per posticipare nel tempo ogni taglio del debito per Atene.

Se aggiungiamo poi anche gli indecisi che si nascondono dietro Schäuble, allora è chiaro che l'Eurogruppo è un organo disfunzionale, che non riesce ad organizzare agli aiuti, ma che serve solo a ritardarli. Anche il FMI è sul banco degli accusati, perché non riesce a trarre le conclusioni dalle sue analisi. E queste mostrano chiaramente che la politica dell'austerità in Grecia ha fallito.

Ma invece di correggere la caduta libera, l'Eurogruppo vuole sempre di piu'. Le discussioni di lunedì ruotavano principalmente intorno a un tema: per quanto tempo ancora sarà possibile imporre ad Atene una politica di austerità? Quanto piu' a lungo si pretende un avanzo primario (budget prima del servizio del debito) del 3.5% del PIL, tanto piu' bassa sarà la quota di debiti che i creditori dovranno condonare ai greci - questa è la dura logica.

E quanto piu' la crescita futura sarà giudicata in maniera generosa, tanto piu' facile sarà convincere il FMI della "sostenibilità" dell'insostenibile debito greco. 

Se il presidente del FMI Christine Lagarde si farà convincere da questi trucchi contabili è tutto da vedere. Certo è che la tattica attendista di Schäuble rende piu' difficile la ripresa economica in Grecia, mentre aumenta le possibilità di un successo elettorale della CDU/CSU. Per questo la farsa probabilmente andrà avanti ancora un po'.

domenica 21 maggio 2017

Salonicco sta diventando tedesca

Dopo la gestione dell'aeroporto di Salonicco e di altri importanti aeroporti regionali, i tedeschi si sono aggiudicati anche la gestione del porto della seconda città greca. TAZ racconta la rabbia dei sindacati greci per questa forma di neocolonialismo finanziario. L'Euro serve anche e soprattutto a questo. Da Taz.de


Dalle finestre dei ristoranti dell'aeroporto si puo' vedere il tremolio dell'aria sopra i piazzali di manovra nel caldo del mezzogiorno greco. Il calore è soffocante e solo pochi viaggiatori si sono avvicinati ai ristoranti per il pranzo. Dimitris Nanouris con il dito mi mostra la costa. Li', vicino Salonicco, la seconda città greca per grandezza, è in corso l'ampliamento di una pista di partenza ed atterraggio dell'aeroporto Macedonia. Il progetto è stato finanziato dallo stato greco e dall'UE con 246 milioni di euro e servirà ad attrarre piu' turisti nella regione. "Questa nuova struttura sarà immediatamente data in gestione a un privato", ci dice Nanouris.

L'investitore è la società tedesca Fraport, che oltre a gestire il grande aeroporto di Francoforte partecipa alla gestione di altri nove aeroporti in tutto il mondo. La Troika composta dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal FMI ha infatti obbligato Atene a privatizzare molte società pubbliche e a rimborsare con gli introiti di queste cessioni una parte del debito estero.



Nella lista ci sono 14 dei 37 aeroporti regionali greci. Fraport nel 2014 ha vinto la gara indetta dal fondo greco per le privatizzazioni "Hellenic Republic Asset Development Fund" (HRADF). La società tedesca ha pagato circa 1.2 miliardi di euro per poter gestire nei prossimi 40 anni i 14 aeroporti.

La concessione è uno dei piu' grandi progetti di privatizzazione nella super-indebitata Grecia. Fanno parte dell'accordo anche promesse di investimento per 330 milioni di euro fino al 2020. Vale a dire 5.9 milioni di euro l'anno per ogni aeroporto. In aggiunta lo stato greco dovrebbe ricevere 22.9 milioni di euro all'anno e il 28.5% del risultato operativo netto della controllata greca Fraport Greece.

"Avremmo potuto finanziarcelo da soli"

Dimitris Nanouris pensa che non sia stato un buon affare e per questo motivo si batte contro la privatizzazione. E' il segretario del sindacato dei lavoratori aeroportuali e in questo accordo con Fraport vede solo una svendita dell'infrastruttura. Nanouris, 54 anni, elettricista, lavora da 27 anni all'aeroporto. "Gli aeroporti non valgono 1.2 miliardi di euro, in realtà il loro valore è di almeno 10 miliardi", sostiene. Fraport puo' realizzare gli investimenti promessi anche solo con i ricavi dell'aeroporto.

Nanouris non mette in discussione il fatto che l'aeroporto abbia bisogno di investimenti. L'aeroporto Macedonia sta invecchiando rapidamente. L'aria condizionata non funziona, l'area di attesa è troppo piccola. Fraport vuole costruire un nuovo terminal e rinnovare quello vecchio. "Gli investimenti avremmo potuto anche auto-finanziarceli", è convinto Nanouris. L'aeroporto ha 6.5 milioni di passeggeri all'anno ed è anche profittevole - esattamente come quasi tutti gli altri aeroporti. "Per gli aeroporti non profittevoli sarà ancora la Grecia a dover pagare", dice Nanouris.

Invece degli investimenti promessi, fino ad ora abbiamo visto solo aumenti delle tasse, si lamenta il sindacalista. Fraport ha aumentato l'affitto dei negozi del 500%. Le singole agenzie di viaggio e le compagnie di autonoleggio hanno già dovuto chiudere. Fraport ha aumentato anche i diritti aeroportuali per ogni biglietto - da 12 a 13 euro,  e nel medio termine la tassa dovrebbe essere aumentata fino a 18 euro.

Per Nanouris lo scandalo è nell'aumento della spesa per il grande negozio duty-free. Lo stato greco aveva un contratto con un fornitore che fino ad ora pagava all'aeroporto il 5% del fatturato. Fraport ha aumentato il contributo al 23%. "Lo stato greco è costretto a pagare la differenza del 18%. Una cosa del genere accade solo in Grecia", racconta Nanouris. Ad una richiesta di informazioni della TAZ, Fraport Greece non ha voluto commentare.

Proprio la Germania

Altre accuse sono arrivate nel 2016 dalla rete no-global di Attac. Il contratto di concessione prevede che sia lo stato greco a dover indennizzare i dipendenti aeroportuali che Fraport non intende impiegare. In caso di incidente sul lavoro è sempre lo stato greco a dover pagare gli indennizzi, stesse condizioni anche nel caso di modifiche alla legge che causino un aumento dei costi operativi oppure in caso di sciopero.

Che l'investitore sia tedesco per Nanouris ha un retrogusto particolarmente amaro. Per i greci la Germania resta il sostenitore delle dure misure di austerità che hanno colpito l'economica ellenica. "Lo stato tedesco si sta comprando lo stato greco", dice Nanouris riferendosi alla partecipazione del 31% del Land Hessen nella società Fraport. Le società tedesche stanno acquistando anche hotel nelle vicinanze. "I turisti arrivano in aeroporti tedeschi, soggiornano in hotel tedeschi e alla Grecia non resta niente".

Il percorso verso il prossimo obiettivo degli investimenti tedeschi passa lungo la strada costiera intorno al golfo di Salonicco. Sul vasto lungomare passeggiano coppiette, sullo sfondo le gigantesche gru del porto. Fino a poco tempo fà anche questo porto era nella lista delle privatizzazioni della HRDAF. Alla fine di aprile un consorzio internazionale si è aggiudicato un contratto da 232 milioni di euro valido fino al 2051 per una partecipazione del 67% nel capitale. Il consorzio è guidato dal fondo tedesco Invest Equity Partners.

L'area del porto sul Meditarraneo si estende per oltre 1.5 chilometri quadrati. Su di un'area dismessa nei pressi del terminal container c'è Triantafillos Afentoulidis. L'ingegnere civile 47-enne lavora al porto dal 2002. Anche lui è sindacalista, anche lui è contro la privatizzazione e anche lui pensa che il patrimonio dello stato sia stato venduto sotto-prezzo. Lo mostra il bacino portuale. "Qui deve essere realizzato un nuovo bacino per le grandi navi porta-container, il terreno è già stato scavato". Nel 2013 il progetto era stato bloccato. Nel 2014 la HRDAF aveva avviato la gara per la privatizzazione. "Aspettate l'investitore privato", hanno detto i gestori del porto, "farà tutto molto meglio".

Le gru sui moli sono relitti

C'è stato un tempo in cui il porto avrebbe potuto gestire il progetto autonomamente. In effetti la Thessaloniki Port Authority l'anno scorso ha fatto 14 milioni di euro di profitti dopo le imposte. "Per anni il porto non ha speso i profitti per poter finanziare gli investimenti. Poi è arrivato lo stato che ci ha rubato i nostri soldi per ripagare i debiti", rimprovera Afentoulidis. Mediante il pagamento di alti dividendi al porto sono stati sottratti 80 milioni di Euro.

Che cosa era successo? Dal 1999 il porto di Salonicco è una società per azioni. Lo stato possiede circa il 75%, il resto è flottante. Ogni anno la società portuale paga un dividendo. Che per il 2011 è stato di circa 40 centesimi per azione. Nel 2011 il porto è stato inserito nella lista delle privatizzazioni della HRDAF - e i pagamenti di dividendi sono aumentati. Nel 2012 il dividendo è stato di 1.5 €. Nel 2013 c'è stato un extra-dividendo di 3.4 € e in aggiunta un dividendo ordinario di 60 centesimi per azione. Con 10 milioni di azioni equivaleva a circa 40 milioni di Euro. L'anno successivo gli azionisti - principalmente lo stato greco - hanno potuto beneficiare di un dividendo di 1.95 € - sebbene il porto nel 2014 non abbia fatto alcun profitto. 

I dividendi eccezionalmente alti sono stati utilizzati dal governo per il servizio del debito, sostiene Afentoulidis. Il denaro per gli investimenti semplicemente non c'è piu'. L'autorità portuale non ha risposto ad una richiesta di informazioni della Taz.

Anche qui gli investimenti sono assolutamente necessari. Le gru sui moli sono relitti del dopoguerra, negli edifici amministrativi gli intonaci vengono giu' dai muri. Ora sarà la tedesca Invest Equity a dover investire insieme ai suoi partner.

"Non si parla da nessuna parte dei diritti dei lavoratori"

Afentoulidis è scettico. Per la necessaria espansione del porto, secondo un piano redatto dall'autorità portuale, è necessaria una somma di 309 milioni di Euro. Il consorzio pero' dovrebbe investire solo 180 milioni di Euro. La nuova darsena, invece dei 600 metri del piano originale, dovrebbe essere lunga solo 400 metri e in grado di accogliere meno navi di quelle previste. E gli investitori non sono obbligati a continuare l'espansione del porto. "Allora perché abbiamo bisogno di una privatizzazione?", chiede Afentoulidis in maniera ironica.

Il sindacato teme un peggioramento delle condizioni di lavoro. Nella gara per la privatizzazione ci sono tutte le normative possibili. "Ma non si parla da nessuna parte dei diritti dei lavoratori". Lo stipendio dei lavoratori del porto è già stato tagliato del 35%.

L'entusiasmo per l'ingresso nel porto di una società tedesca anche in questo caso è ai minimi. Afentoulidis ci dice: "i tedeschi devono mostrare di volerci trattare come dei partner. Fino ad ora ci hanno trattato come una colonia". Afentoulidis e il sindacalista dell'aeroporto Nanouris non hanno ancora abbandonato la lotta contro la privatizzazione. Al Parlamento Europeo ci sarà un'audizione, i ricorsi costituzionali sono ancora pendenti nelle corti di giustizia greche. 

Nel frattempo Atene, con la concessione di nuovi crediti, si è impegnata a portare avanti la privatizzazione. Fra le altre cose, anche l'acquedotto di Salonicco dovrà finire sotto il martello delle privatizzazioni. Nella lista delle privatizzazioni ci sono anche un porto per gli yacht e un grande tratto di spiaggia vicino alla città. Se anche per questi beni ci saranno dei potenziali acquirenti tedeschi, ancora non si sa.