L'intervista a Deutschlandfunk di Eckhardt Rehberg, membro della commissione bilancio al Bundestag per la CDU, non lascia alcun dubbio sulla posizione del tedeschi in merito alle riforme europee. Il messaggio per il giovane presidente francese è chiaro: Macron non l'ha ancora capito ma sull'utilizzo dei soldi tedeschi si continuerà a decidere a Berlino. Chi vuole avere i soldi dei tedeschi dovrà accettare le condizioni imposte dal Bundestag, mentre la garanzia comune sui depositi si farà nel giorno di poi dell'anno di mai. Da Deutschlandfunk.de
DLF: Herr Rehberg, quale messaggio dovrebbe portare con sé Macron da Berlino?
Rehberg: Macron dovrebbe portare con sé il messaggio che in molti ambiti in cui ci si puo' aspettare un valore aggiunto da una collaborazione a livello europeo, è necessario sostenere l'approfondimento dell'Unione Europea - i temi relativi alle politiche di sicurezza, alla difesa delle frontiere esterne, alla tassazione delle imprese, alla politica digitale comune, oppure alla politica comune in maniera di asilo. Siamo invece scettici in merito alle sue proposte e a quelle della Commissione UE dello scorso dicembre - che devono essere viste nello stesso contesto - relative allo sviluppo del fondo monetario europeo e dell'unione bancaria.
DLF: che cosa la preoccupa di questi piani?
Rehberg: quando io ad esempio guardo alle proposte di Macron e della Commissione UE sul tema del fondo monetario europeo, vedo che i diritti di partecipazione dei parlamenti, del Bundestag tedesco, che sono garantiti dalle sentenze della Corte Costituzionale tedesca, non vengono nemmeno presi in considerazione. La legge di bilancio del parlamento tedesco oggi dice che è necessario coinvolgere il Bundestag in ogni transazione dell'ESM e ci aspettiamo, come è indicato anche nel contratto di coalizione, che i diritti di partecipazione del parlamento tedesco e della commissione bilancio del Bundestag non vengano ridotti. E non è possibile che la Commissione UE voglia avviare un percorso di modifica dei trattati che escluda i parlamenti nazionali. Vorremmo essere coinvolti. Alla fine si tratta dei soldi dei contribuenti tedeschi.
DLF: ma l'Europa puo' davvero uscire dalla crisi attuale tenendo tutto nelle mani dei singoli stati dell'UE senza trasferire almeno alcune delle competenze alle istituzioni europee?
Rehberg: dipende della condizioni quadro, e la Commissione UE ad esempio non ha dato buona prova di sé in materia di monitoraggio del patto di stabilità. Ci sono state circa 100 infrazioni e nessuna è stata sanzionata. Non abbiamo nulla ad esempio contro un fondo monetario europeo, che sia indipendente dalla Commissione UE, come accade per la BCE o per la Banca Europea per gli Investimenti. Ma se ci sono fondi nazionali, bisogna dare ai parlamenti e ai governi nazionali il diritto di esprimersi.
DLF: Herr Macron non ha capito?
Rehberg: Herr Macron, se guardo alle sue idee originali, avremmo dovuto creare un nuovo budget per la zona euro, senza condizioni, senza regole, senza criteri. Diciamo sì alla solidarietà europea, ma solo con regole e condizioni.
DLF: la domanda è ovvia e si ripropone: se guardiamo a quello che è successo durante la crisi finanziaria ed economica, allora la situazione non è pressante? Un bilancio separato dell'UE avrebbe un senso, un bilancio con il quale le istituzioni europee potrebbero reagire a specifiche situazioni di crisi negli stati membri dell'UE.
Rehberg: il meccanismo europeo di stabilità ha dimostrato di funzionare, ed è necessario porsi una domanda fondamentale: chi è responsabile per la stabilità economica e la competitività dei paesi?. A nostro avviso si tratta di una responsabilità essenzialmente nazionale e non è possibile che con questo denaro si finisca per impedire le riforme di cui alcuni paesi hanno bisogno. Senza regole, senza condizioni, secondo l'Unione non si potrà utilizzare il denaro dei contribuenti tedeschi. E se parliamo degli ordini di grandezza - ne nomino solo uno - se dovessimo creare un euro-budget per la zona euro di 100 miliardi di euro, la Germania dovrebbe contribuire con circa 30 miliardi. Sarebbe denaro che dovrebbe provenire dal bilancio federale e dovremmo decidere di ridurre gli investimenti nelle infrastrutture digitali, o nelle scuole tedesche e cosi' via. Queste sono le decisioni che alla fine dovremmo prendere.
DLF: signor Rehber, vuole frenare anche sul tema dell'unione bancaria?
Rehberg: Ja! Penso che considerando lo stato attuale di molte banche europee, ancora piene di prestiti inesigibili, sia inaccettabile voler portare avanti un'assicurazione comune sui depositi. Difficilmente riusciremmo a spiegarlo al risparmiatore tedesco. Non siamo contrari ad una garanzia comune sui depositi, ma prima è necessario eliminare i crediti inesigibili o almeno ridurli in maniera consistente. Dopo questa riduzione potremmo iniziare a parlare di un'assicurazione comune sui depositi.
DLF: e questo potrebbe durare anche anni?
Rehberg: ci vorranno anni, perché penso che non sia politicamente sostenibile, con il nostro sistema bancario fondato su tre pilastri, le casse di risparmio, le banche popolari e soprattutto le banche private, dovremmo garantire il 40, il 50 o il 60% dei crediti inesigibili nei loro bilanci.
DLF: Herr Rehberg, allora possiamo affermare che rifiuta tutte le proposte fatte da Macron in materia di politica economica e finanziaria, almeno nei loro elementi centrali?
Rehberg: no, non è un rifiuto. Soprattutto laddove vediamo un valore aggiunto nell'affrontare le questioni a livello europeo, in quel caso ci stiamo. E vorrei anche sottolineare: io vengo dalla Germania del nord. C'è una lettera di otto ministri delle finanze, in particolare del nord Europa, che sottolineano di non condividere diversi aspetti delle proposte di Macron e della Commissione di Juncker. Dobbiamo fare attenzione: l'Europa non è solo Francia e Germania. L'Europa è composta da 27 stati dell'UE e 17 stati dell'eurozona. E' sempre stata una buona cosa coinvolgere anche i piccoli paesi.
DLF: Herr Macron è un uomo con una certa reputazione. Si è guadagnato l'immagine del riformatore, dell'innovatore carismatico, un uomo che puo' far uscire l'UE dal suo letargo. Queste aspettative sono troppo alte?
Rehberg: se ci si concentra sui temi giusti - ne menziono alcuni: difesa europea comune, migrazione, confini esterni - abbiamo una montagna di lavoro da fare davanti a noi. Pertanto a mio avviso bisognerebbe concentrarsi sul possibile, sul necessario, e non su una visione qualsiasi che una larga parte d'Europa vede in maniera critica.