Wolfgang Münchau su Der Spiegel, in un grande slancio di ottimismo ricorda ai tedeschi: il 2012 non è stato un bell'anno, il 2013 sarà peggio. Buon Natale!
Un altro anno di crisi è finito allo stesso modo in cui iniziato: con uno stato d'animo migliore rispetto alla situazione reale. Che cosa ci possiamo aspettare per il 2013? Le bugie dei politici nei prossimi mesi si riveleranno per quello che sono.
Le ragioni della calma autunnale sui mercati è senza dubbio l'annuncio di Mario Draghi di questa estate e l'intenzione della BCE di acquistare titoli di stato in maniera illimitata. In molti hanno visto in questo annuncio la fine della crisi.
La BCE per ora ha solo fatto "Buh" e non ha acquistato nessun titolo. Ma per i mercati è stato sufficiente l'annuncio. In estate un investitore mi ha detto che non sapeva piu' come scommettere contro l'Euro: Draghi gli aveva reso la vita difficile. Complimenti! E' stata la mossa di un maestro della politica monetaria.
Ma se ci stropicciamo gli occhi e ci chiediamo che cosa effettivamente nel corso di questo anno sia cambiato, si arriva esattamente alla conclusione opposta. A causa della recessione la sostenibilità dei debiti privati e pubblici in molte parti della zona Euro è peggiorata. La crisi Euro dopo tutto non è stata partorita dalla mente degli speculatori. Sappiamo dalla storia economica e dall'applicazione della logica elementare che una unione monetaria non puo' funzionare se ci sono grandi differenze fra le diverse economie reali, se non ci sono trasferimenti di denaro e senza la messa in comune dei debiti. Qualcosa nell'impalcatura dovrà crollare.
Anche la sorveglianza bancaria, su cui nelle scorse settimane ci si è riusciti a mettere d'accordo, non cambierà molto. Ogni paese continuerà a garantire per il proprio settore bancario. Per la Spagna significa: il riallineamento durerà ancora molto, molto tempo, piu' a lungo che in Giappone - e li' la crisi va avanti da oltre 20 anni.
Accanto ai problemi strutturali, che resteranno ancora, per il 2013 vedo altri due meccanismi di fondo che renderanno difficile la situazione nella zona Euro. Il primo e piu' importante è l'effetto della politica di risparmio sulla congiuntura e indirettamente sul livello di indebitamento. I modelli di previsione attuali hanno radicalmente sottovalutato gli effetti di una politica di austerity in una fase recessiva. Già da 5 anni questi modelli pronosticano per la Grecia un'inversione di tendenza a partire dall'anno successivo. Anche per quest'anno dicono la stessa cosa.
Questi modelli hanno fallito perché tutta una serie di stabilizzatori non sta funzionando: tutti gli stati stanno contemporaneamente risparmiando; il settore finanziario è in difficoltà; la politica monetaria ha esaurito il suo spazio di azione.
La crisi tornerà il prossimo anno.
Il secondo pericolo riguarda la spirale di svalutazione globale. E questo aumenterà gli effetti dei programmi di risparmio congiunturali. La banca centrale americana (FED) ha recentemente annunciato di voler lasciare i tassi vicini allo zero, fino a quando la quota di disoccupazione non sarà scesa al 6.5 %. E' la prima volta che una banca centrale definisce il suo obiettivo in termini di disoccupazione. Un annuncio cosi' chiaro in Europa sarebbe impensabile.
Ma la Fed sta dettando il trend. Mark Carney, il governatore della Bank of England appena nominato, pensa ad un obiettivo in termini di PIL nominale. Cio' spingerebbe la banca centrale a generare inflazione, se la crescita reale dovesse essere troppo bassa - come ora. E il capo di governo giapponese appena eletto, Shinzo Abe, pretende che la banca centrale acquisti titoli pubblici per aumentare l'inflazione. Ovunque intorno a noi la politica monetaria viene allentata, solo nella zona Euro questo non succede.
La BCE invece deve continuare a rendere omaggio al solito obiettivo della stabilità dei prezzi. Cosi' è scritto nei trattati europei. Quotidianamente la Bundesbank e tutti i piu' importanti editoriali tedeschi la esortano in questa direzione. Le conseguenze di questa discrepanza di politica monetaria fra BCE e tutte le altre banche centrali non sono ancora state percepite dai mercati. Mi aspetto una forte rivalutazione dell'Euro, che aggraverà ulteriormente la situazione economica dell'Eurozona.
La Spagna non solo dovrà ridurre il debito e allo stesso tempo riallinearsi alle altre economie, ma dovrà fare tutto questo sotto il peso di un cambio che si rafforza. Per uscire dalla trappola dell'indebitamento la Spagna ha bisogno di un taglio del debito, di trasferimenti di denaro oppure di una svalutazione della moneta. Poiché la Germania rifiuta le prime 2 varianti e la BCE la terza, per la Spagna non è possibile alcun riallineamento.
Secondo le mie previsioni la crisi tornerà il prossimo anno - probabilmente prima delle elezioni politiche per il Bundestag. Non sono affatto certo che la Grecia riuscirà ad applicare politicamente e giuridicamente le proprie riforme. Spagna e Portogallo sono allo stesso modo in pericolo. E in Italia il 2013 sarà sicuramente un anno critico.
Ricorderemo con nostalgia il 2012...