Jens Weidmann, nell'ultima intervista del 2012 alla conservatrice Wirtschaftswoche conferma la sua visione: la difesa della stabilità monetaria è il solo obiettivo della BCE, tutto il resto è secondario. Da Wirtschaftswoche.de.
Il presidente Weidmann chiede una politica monetaria senza compromessi. Se la stabilità dei prezzi dovesse essere in pericolo, si dovrà tirare la briglia, anche se ad alcuni paesi non dovesse piacere.
WiWo: Herr Wedimann, la cancelliera Merkel con un cauto ottimismo sostiene che nella eurocrisi il peggio è alle spalle. E' d'accordo?
JW: Abbiamo fatto un bel pezzo di strada, ma non dobbiamo sottovaluture la strada ancora da fare. Il processo di aggiustamento nei paesi in crisi non è ancora concluso e i lavori per la definizione di un quadro istituzionale nell'unione monetaria devono andare avanti. Soprattutto si deve ancora chiarire se i nuovi accordi, come il Fiskalpakt, saranno applicati.
WiWo: Lei vede un miglioramento delle economie in crisi?
JW: Ci sono luci. L'approccio "aiuti a certe condizioni" mostra successi: la competitività in molti paesi è migliorata, i deficit delle partite correnti e nei bilanci pubblici si sono ridotti. Cio' avviene in un contesto di recessione, il che non significa che dietro non ci siano anche miglioramenti strutturali. A un estremo dello spettro c'è l'Irlanda, all'altro la Grecia. Poiché davanti a noi c'è ancora un lungo cammino, non dobbiamo indebolire gli incentivi per il raggiungimento delle condizioni concordate.
WiWo: Non indebolirli ulteriormente?
JW: Le misure di aiuto finanziario con il tempo sono diventate sempre piu' generose. Cio' ha ridotto la pressione ad affrontare con decisione i problemi di competitività e di bilancio pubblico.
WiWo: Come farà la Grecia a tornare competitiva e a camminare sulle proprie gambe?
JW: Con il processo di adeguamento dovremo raggiungere esattamente questo obiettivo. Alla fine ogni economia dovrà essere in grado di reggersi sulle proprie gambe, senza trasferimenti dall'esterno. Una economia non puo' consumare costantemente piu' di quanto essa stessa produca. Se la politica europea dovesse decidere di ignorare questo principio e finanziare in maniera duratura uno stato membro, allora dovremmo essere consapevoli delle conseguenze.
WiWo: Questo è tecnocraticamente vero, ma funzionerà anche politicamente? L'irrompere sulla scena di Berlusconi, secondo cui la Germania starebbe conducendo una terza guerra mondiale, mostrano che la moneta unica in realtà divide i paesi.
JW: Chi utilizza gli altri come capro espiatorio vuole solo sfuggire dalle proprie responsabilità. Naturalmente gli adeguamenti economici rappresentano una grande sfida per la politica e soprattutto per le economie coinvolte. Ma i confini di accettazione politica non esistono solamente nei paesi in crisi.
WiWo: La sua scala va dall'Irlanda fino alla Grecia. Dove si trova l'Italia?
JW: L'Italia soffre di bassa crescita, scarsa produttitività e mancanza di innovazione. Ma con il governo Monti il paese si è dato degli ambiziosi obiettivi di riforma per poter riconquistare la fiducia degli investitori, e ha avuto successo. Sarebbe fatale, se si avesse l'impressione che questo nuovo corso puo' essere messo in discussione dopo le elezioni
WiWo: Chi vota Berlusconi rende un salvataggio piu' probabile?
WiWo: Non vorrei speculare sul risultato delle elezioni. Il governo attuale ha riconosciuto il bisogno di riforme, che sono state avviate in importanti ambiti. Se il processo di riforma dovesse fermarsi, l'Italia perderebbe la fiducia degli investitori.
JW: Ma se i tassi dovessero salire e non ci fosse un governo in grado di gestire la situazione, tutto comincierebbe di nuovo da capo, oppure?
WiWo: Ci sono troppi "se, allora" E' chiaro che è nell'interesse dell'Italia evitare tutto cio'. Non sarà piu' permesso esercitare pressione sulla banca centrale. In quanto autorità monetaria, deve essere chiaro che dobbiamo esclusivamente osservare il nostro obiettivo primario: la stabilità monetaria. Non siamo qui per ripulire dai fallimenti della politica.
WiWo: Su questo c'è consenso all'interno della BCE?
JW: Questo è chiaramente il nostro mandato.
WiWo: La BCE è il sorvegliante degli stati oppure il suo finanziatore?
JW: Il ruolo del finanziatore è vietato, quello di sorvegliante lo svolge molto bene l'unione monetaria. Se noi banchieri centrali iniziassimo a comportarci come i domatori dei governi nazionali regolarmente eletti, allora giustamente ci si dovrebbe chiedere se la banca centrale non abbia ampiamente superato il suo mandato.
WiWo: L'annuncio del programma di acquisto (OMT) ha portato un po' di tranquillità, i suoi colleghi lo hanno festeggiato come un grande successo.
JW: Naturalmente i banchieri centrali con i loro annunci possono influenzare i mercati nel breve periodo. Ma la domanda è la seguente: si tratta del giusto metro per valutare il successo della nostra azione? Ci troviamo su un piano inclinato, dove il freno previsto dal sistema, la condizionalità, sarà molto difficile da azionare. La pressione dei mercati aumenta quando un paese si allontana dal suo programma di riforme. O ci si rifiuta di acquistare e si prende in considerazione l'escalation della crisi, oppure si lascia cadere la condizionalità. Dobbiamo interpretare il nostro mandato in maniera restrittiva, e non trovarci in una tale situazione.
WiWo: Basta un annuncio per calmare i mercati?
JW: Anche se un annuncio fosse sufficiente, non cambierei la mia opinione sul programma
WiWo: Che cosa la disturba nel programma di acquisto?
JW: Prima di tutto il programma contiene la disponibilità a redistribuire fra i contribuenti dei singoli paesi i rischi illimitati di insolvenza. In una unione monetaria con 17 stati sovrani cio' dovrebbe essere deciso dai parlamenti nazionali. Come banca centrale dovremmo inoltre tenerci a distanza da ogni forma di finanziamento monetario degli stati. Infine c'è l'azzardo morale: lo zelo riformatore dei governi si riduce quando con le nostre misure eliminiamo la pressione ad agire.
WiWo: La BCE irrigidirà di nuovo la politica monetaria - anche in presenza di rischi per la stabilità finanziaria?
JW: Il nostro compito principale è occuparci della stabilità dei prezzi. Se dovesse crescere il pericolo di inflazione, saremmo costretti ad agire. Cio' potrebbe avere effetti anche sulla stabilità finanziaria. Vediamo che alcuni stati si stanno ancora finanziando a breve termine. Le condizioni del loro bilancio pubblico sono legate al livello dei tassi a breve. Ma il fatto che la politica finanziaria si trovi in questo stato di dipendenza, non signfica che la politica monetaria dovrà sottrarsi al suo compito principale, la stabilità dei prezzi.
WiWo: Questo significa in parole semplici: se la BCE dovesse alzare i tassi, per combattere l'inflazione, porterebbe gli stati di nuovo in deficit e la crisi del debito ricomincerebbe dall'inizio.
JW: Grazie alle riforme le condizioni del bilancio dovrebbero migliorare radicalmente. E se l'accesso al mercato dei capitali si facesse piu' difficile, con l'ESM ci sarebbe un meccanismo di salvataggio, creato proprio con questo obiettivo. Di fondo i diversi paesi dovrebbero trovarsi nella condizione di poter andare d'accordo con la stessa politica monetaria. Strutture economiche competitive e finanze pubbliche solide sono un presupposto per una unione monetaria stabile. La politica monetaria non puo' creare queste condizioni. Sarebbe eccessivo. E questo era chiaro fin dall'inizio dell'unione monetaria.
WiWo: Un convoglio di navi viene sempre influenzato dalla piu' lenta.
JW: L'immagine è sbagliata. Non si tratta di andare tutti alla stessa velocità, ma del fatto che tutti dovranno essere in grado di navigare, per non rischiare di affondare alla prossima emergenza - e quindi dover chiamare la banca centrale per restare a galla. Nell'unione monetaria sarà sempre cosi', alcune economie saranno piu' dinamiche di altre.
WiWo: Sembra invece che la Germania continui ad andare avanti, mentre gli altri si allontanano
JW: In questo preciso momento le distanze stanno aumentando, perchè i paesi periferici sono frenati dalle misure di consolidamento fiscale. Ma questo dovrà necessariamente cambiare - molti hanno già dimenticato che alcuni anni fa la Germania era il fanalino di coda. Dall'altro lato l'Europa non è un'isola. Facciamo concorrenza al mondo intero. La soluzione non puo' essere frenare il paese piu' competitivo. Per usare un'altra immagine: non si dovrebbe mettere un peso al piede del giocatore piu' forte di una squadra.
WiWo: Abbiamo imparato che l'unione monetaria non funziona, perchè le differenze di competitività e forza economica sono molto grandi. Adesso arriva la politica e dice: dobbiamo lavorare in maniera piu' stretta, e tutto funzionerà. Nessuno vuole una politica economica e fiscale comune, e nessuna politica di bilancio unitaria.
WiWo: Condivido la sua affermazione, manca la disponibilità politica e il sostegno del popolo per rinunciare alla sovranità. Almeno in quei paesi che chiedono una maggiore condivisione delle garanzie. Io percio' non vedo il grande salto in direzione della unione fiscale. Questo significa tuttavia tornare a cio' che avevamo concordato alla fondazione dell'unione monetaria: il trattato di Maastricht dove ogni stato membro è responsabile per se stesso. Dovremmo tuttavia essere molto attenti a mettere in comune i rischi, senza aver messo in discussione la sovranità nazionale. Perchè se il potere di controllo e le garanzie offerte non sono allineate, le fondamenta stesse dell'unione monetaria saranno compromesse.
WiWo: La BCE diverrà un superpotere se dal 2014 non si occuperà piu' solamente di stabilità dei prezzi ma anche del controllo delle 200 banche piu' importanti?
JW: Prima di tutto, noi della Bundesbank consideriamo l'unione bancaria un passo giusto e importante, per rendere piu' solido il quadro istituzionale dell'unione monetaria del futuro. Si tratta fra l'altro di sciogliere, attraverso un controllo piu' severo, lo stretto collegamento fra le finanze di un paese e le condizioni del sistema bancario locale. Di fronte ad una decisione cosi' importante, l'approfondimento delle condizioni dovrebbe essere piu' importante della velocità. Dal nostro punto di vista è importante evitare conflitti di interesse fra il controllo bancario e la politica monetaria. E' un punto importante che non vedo ancora risolto.
JW: La commissione prevista puo' risolvere il problema?
WiWo: In futuro per il controllo bancario dovranno esserci 3 organismi: in primo luogo la Commissione di vigilanza, con sede presso la BCE e con il compito di preparare le decisioni del consiglio BCE. Il consiglio BCE dovrà solamente accettare o bocciare queste decisioni, senza poterle modificare. Lo trovo strano: se ne sono responsabile politicamente, devo essere anche nella condizione di definire il provvedimento. Non è abbastanza: se il consiglio BCE dovesse respingere una proposta del Comitato di controllo, e un paese non è d'accordo, allora entrerebbe in scena un terzo organismo: il comitato di mediazione (Vermittlungsausschuss). Decide con maggioranza semplice. Le sue decisioni non possono essere vincolanti - a causa del diritto EU in vigore il consiglio BCE deve essere sempre l'ultimo organo decisore.
WiWo: Suona come una costruzione priva di senso, ma molto complicata. Perchè si fa questo?
JW: Si cerca, senza un corretto fondamento giuridico, di creare una muraglia cinese fra i compiti di politica monetaria e quelli di controllo. Di fatto è solo una parete giapponese o un paravento. Sarebbe preferibile a mio parere, attraverso un cambiamento dei trattati, istituire una robusta separazione fra i compiti di politica monetaria e le strutture di controllo bancario.
WiWo: Questa separazione della BCE è solo teoria: a cosa serve la muraglia cinese nei piani operativi, se poi i controllori del sistema bancario e della politca monetaria si incontrano alla mensa durante il pranzo?
JW: Uno scambio di opinioni e la condivisione della conoscenza sono sempre ben voluti. Per questo la Bundesbank già oggi fa parte del controllo bancario. Il problema sorge potenzialmente quando lo stesso organismo diventa responsabile per due ambiti decisionali vincolanti. Inoltre il sistema tedesco ha un vantaggio in quanto la Bundesbank assicura una vigilanza continua mentre la BaFin di Bonn prende decisioni sovrane.
WiWo: I francesi vorrebbero iniziare già dall'inizio del prossimo anno (2013). Ci si è messi d'accordo sul marzo 2014. Sarà sufficiente questo per creare un'autorità di controllo funzionante con personale sufficiente?
JW: Le necessità pratiche relative al controllo, anche se dovesse occuparsi solo dei grandi istituti sistemici, non devono essere sottovalutate. I controllori dovranno conoscere le lingue, i sistemi legislativi nazionali, le strutture delle imprese e le particolarità dei diversi mercati nazionali. E dovranno portare una grande conoscenza nel sistema di controllo. Per questo il controllo degli istituti sistemici potrà essere efficace solo con un forte collegamento con gli attuali controllori nazionali.
WiWo: Che cosa succede se l'autorità europea di controllo dovesse riconoscere che una banca ha bisogno di ulteriore capitale?
JW: La banca dovrà trovare il capitale. Se non ci riuscirà, dovrà essere ristrutturata o dismessa. Per questi casi abbiamo bisogno di un meccanismo europeo di ristrutturazione. Dovrà assicurarsi che prima di tutto siano gli azionisti della banca interessata a garantire, poi gli obbligazionisti, poi uno dei fondi finanziati dalle banche, e poi alla fine e solo in casi straordinari il contribuente. Dobbiamo creare questo meccanismo rapidamente, senza di esso l'unione bancaria è incompleta. E anche allora l'unione bancaria non dovrà essere la scusa per spostare a livello europeo le eredità nazionali. I buchi, attualmente nascosti nei bilanci delle banche, dovranno essere ricondotti alla errata gestione nazionale e agli errori dei controllori nazionali e percio' dovranno essere coperti dagli azionisti e dagli obbligazionisti delle rispettive banche o eventualmente dal contribuente nazionale.
WiWo: Ha senso aver introdotto il criterio secondo cui la BCE è responsabile a partire dai bilanci superiori ai 30 miliardi di Euro?
JW: Dopo tutto è un criterio con il quale si possono separare facilmente le banche da controllare a livello europeo dalle altre. Tuttavia si sarebbe potuto restringere il cerchio a meno delle 200 banche previste. Secondo i piani, la BCE avrà la facoltà di controllare anche istituti minori, se lo ritiene opportuno.
WiWo: Il compromesso è il primo passo verso una unione bancaria europea. Il prossimo sarà una garanzia comune sui depositi, con la quale il risparmiatore tedesco sarà chiamato a garantire anche per le banche spagnole?
JW: No, il prossimo passo sarà un meccanismo di ristrutturazione europeo. Non ritengo necessaria un'assicurazione sui depositi. Ad una ulteriore garanzia, dovrebbero corrispondere ulteriori diritti di accesso nelle finanze e nella politica economica dei paesi.
WiWo: Non pensa sia ingiusto che le banche abbiano degli alti costi di rifinanziamento solo perché provengono da un paese con finanze pubbliche non solide?
JW: Giusto o ingiusto come nella responsabilità civile delle auto, se lei abita in una regione con molti incidenti. Per gli stati ci sono rischi di insolvenza diversi. Che il rischio di insolvenza pubblica e la forza economica si rispecchino anche nei bilanci delle banche e nei loro costi di rifinanziamento, non è uno sviluppo sbagliato, ma logico. La conseguenza non puo essere che questi rischi siano negati oppure suddivisi in tutta Europa. Piuttosto è necessario obbligare gli stati ad applicare le regole, ad avere bilanci solidi e a ripristinare la loro competitività. Bisogna affrontare le cause delle differenze di competitività, non i sintomi, che invece sono visibili nei bilanci bancari.
WiWo: Presto nuovi paesi entreranno nell'Euro, e allora i rappresentanti nel consiglio BCE dovranno rotare. A un certo punto la Germania non sarà nel consiglio, proprio quando si dovrà decidere.
JW: Considero una tale critica eccessiva. Sarebbe meglio, invece di parlare del sistema di voto, se l'Eurosistema potesse tornare ai suoi veri compiti: una politica monetaria finalizzata alla stabilità dei prezzi. La distribuzione dei rischi è un compito della politica fiscale, che per fare questo è legittimata democraticamente e alla fine dovrà giustificarsi davanti agli elettori
WiWo: Questo è un capitolo dal libro di testo dei banchieri centrali. Ma in realtà i rischi vengono condivisi, e il nostro rappresentante resta fuori dalla porta.
JW: Si tratta della partecipazione al voto, alla discussione sono presenti tutti i membri del consiglio BCE. E la preoccupazione che agita molti - quali conseguenze avrebbero le misure dei banchieri centrali per noi come contribuenti e per la stabilità dei prezzi - non si possono lenire certo con un diverso sistema di voto.
WiWo: Su certe decisioni si è trovato isolato nel consiglio BCE. Perchè non è riuscito ad imporsi?
JW: In un dibattito sul ruolo della politica monetaria molti fattori sono in campo: senza dubbio la tradizione, con la quale si è stati formati. E non ci si puo' sempre liberare dalle influenze delle condizioni economiche del proprio paese. C'è una certa differenza, se nel proprio paese il 50 % dei giovani è disoccupato oppure vi è la piena occupazione. Nella discussione tuttavia non ho l'impressione che i miei argomenti non siano stati compresi. Molte delle mie preoccupazioni sono condivise dai colleghi nel consiglio BCE.
WiWo: Ma nelle votazioni lei resta da solo!
JW: Non accade certo per tutte le votazioni. Se si tratta di misure che possono essere considerate finanziamento agli stati, penso sia molto importante avere un atteggiamento intransigente. Ma anche allora, vedo che la maggioranza in seno al consiglio direttivo accoglie concetti che io stesso avevo proposto.
WiWo: E quando lei chiederà di riassorbire la montagna di liquidità offerta ai mercati, gli altri diranno: meglio il 5% di inflazione che il 5% di disoccupazione?
JW: In questo modo lei presume che i miei colleghi non si attengono al nostro mandato. Tutti noi ci sentiamo vincolati dal nostro mandato di difesa della stabilità dei prezzi. E secondo le nostre previsioni piu' recenti il tasso di inflazione nei prossimi 2 anni dovrebbe restare sotto il 2%. Per poter garantire la stabilità dei prezzi, dovremo poter irrigidire la politica monetaria eccessivamente espansiva. Ma nessuno puo' dire quando sarà arrivato il momento per questo.
WiWo: E il padre di famiglia dell'Assia Weidmann, come si difende dall'inflazione? Ha già comprato oro?
JW: No, non ho comprato oro. Per inciso, le mie opzioni di investimento sono deliberatamente molto limitate, in modo da evitare ogni forma di possibile conflitto di interessi.
WiWo: Suona rassicurante. Ma la Bundesbank è stata accusata di fomentare disordini con il suo allarmismo.
JW: Le nostre posizioni sono ben fondate, il popolo tedesco è ben informato, e apprezza la chiarezza della condotta della Bundesbank. In una situazione così insolita, in cui il consiglio BCE opera ai confini del suo mandato, devono esserci anche delle differenze di opinione - non siamo un Politburo.
WiWo: La politica tuttavia si lamenta di lei
JW: Una volta un politico mi ha detto che entrambe le fazioni nel consiglio BCE sono come delle guide di montagna. E quando si vedono litigare fra loro due guide, tutta la cordata ha paura e ansia. Gli ho risposto: trovo singolare che la politica, che invece dovrebbe guidare e prendere decisioni, si sia messa in fila dietro di noi e si lasci guidare da noi. E se questo dovesse accadere, è un bene che le guide in un territorio inesplorato si mettano a discutere. Sempre meglio che scegliere in maniera decisa una strada che porta al baratro.