mercoledì 13 marzo 2013

Prosegue il successo di „Alternative für Deutschland“


Grande interesse per la prima uscita pubblica di „Alternative für Deutschland“, il partito Eurocritico che si oppone agli Eurosalvataggi e propone di inserire nei trattati europei una clausola per l'uscita dalla moneta unica. Da FAZ.net
La prima uscita pubblica di „Alternative für Deutschland“ attira oltre 1200 persone. Con la loro critica i professori di economia hanno toccato un nervo scoperto nell'insoddisfazione del ceto medio.

Prima che il pubblico si riversasse nella sala comunale di Oberursel, i fondatori del nuovo partito hanno tenuto una conferenza stampa. Per un movimento che ha un sito internet da appena una settimana, l'interesse è grande. Circa due dozzine di giornalisti sono qui per sapere qualcosa in piu' sul nuovo partito „Alternative für Deutschland“. Davanti alla porta c'è una troupe televisiva italiana a fare le riprese. Nella sala rivestita di legno ci sono altre troupe televisive, i radioreporter tengono i loro registratori sotto il naso di Bernd Lucke. Lo snello professore di economia di Amburgo, che nonostante i suoi 50 anni ha ancora il viso di un ragazzino, risponde con pazienza alle domande.

Il vostro partito non danneggia l'ideale europeo? "L'Europa sta affondando", ha risposto. E l'Euro ne è responsabile. La moneta unica non è un fattore di pace, piuttosto un elemento di divisione. Nell'Europa del sud ha rovinato l'economia, perché i paesi non piu' competitivi non possono svalutare. Nel nord, soprattutto alla Germania, sono stati imposti enormi rischi per i programmi di aiuto miliardari. "A questa moneta e a questa Europa non c'è alcuna alternativa, dicono i governi e le opposizioni, che su questo tema hanno una politica unica. Ma un'alternativa c'è sempre" secondo Lucke: la dissoluzione dell'Euro e il ritorno alle monete nazionali, o a zone monetarie piu' piccole.

Il giornalista Konrad Adam, co-fondatore del partito, ha attaccato la presunta mancanza di alternative: "Pensiamo che la mancanza di alternative sia falsa e pericolosa, perché ci priva dei nostri diritti". L'ex capo della Cancelleria di stato nel Land Hessen, Alexander Gauland, come Lucke dopo molti anni ha lasciato la CDU, attacca: "Chi parla di "Euro come una comunità di destini", cerca solo di tenere in piedi una valuta che non funziona".

Il partito è ancora piccolo e giovane, ma Lucke è sorprendentemente fiducioso. "Le leggi devono essere rispettate, ma dobbiamo inserire un diritto di uscita nei trattati EU". Questa modifica "dovrebbe essere negoziata con i partner europei". E' innegabile: "se l'Euro dovesse dissolversi ci sarebbero delle turbolenze economiche, queste potrebbero anche costarci care". Si dovrebbe "discutere di una suddivisione solidale dei costi fra i partner". Ma se i "leader politici europei decidono di restare testardamente nell'Euro, gli squilibri continueranno a crescere e si arriverà ad una rottura disordinata". In questo modo anche il mercato unico potrebbe essere a rischio, se alcuni stati decidessero di alzare di nuovo le barriere doganali. "Sarebbe sicuramente peggio di un'uscita ordinata", secondo Lucke, il quale riesce ad affrontare ipotesi cosi' difficili con grande calma e cortesia tipicamente anseatica.

Il suo collega Joachim Starbatty, professore di economia, assiste invece con piu' temperamento. L'uscita dall'Euro renderà solamente visibili i costi per l'indebitamento già accumulati. Con gli Eurosalvataggi non si stanno salvando i paesi, ma le banche. La Grecia è in recessione da 6 anni, Italia e Spagna da 3 anni. "Dobbiamo passare dai salvataggi bancari a quelli statali". E la fine dell'Euro con una svalutazione sarebbe la sola possibilità. Sul fatto che una rivalutazione della valuta tedesca non danneggi l'export, insiste la giornalista del „Wall Street Journal“. Una rivalutazione non sarebbe un grande problema, aggiunge Starbatty. "La Germania è da sempre un paese con una valuta orientata all'apprezzamento". Dopo la guerra erano necessari 4.2 marchi per un dollaro, negli ultimi tempi il cambio era sceso a 1.3 dollari.

Per l'economia tedesca i forti apprezzamenti del Marco non sono mai stati un problema, ci spingevano verso l'innovazione. Per la popolazione una rivalutazione significava un guadagno in termini di potere di acquisto. "L'ex ministro dell'economia Karl Schiller lo chiamava dividendo sociale". Dal 2000 il potere di acquisto delle masse non è cresciuto, al contrario i profitti delle aziende del Dax sono cresciuti enormemente. L'economista di Tubingen con cio' vuole dire che l'Euro ha aiutato enormemente l'industria dell'export, ma non ha promosso il benessere generale. "Guardate alla Svizzera, nonostante un forte apprezzamento l'economia è in espansione e la quota dei disoccupati è vicina al 2.5 %", ha esclamato Starbatty.

A tratti la conferenza stampa è sembrata un seminario teorico di politica monetaria all'Università. In politica Lucke non ha molta esperienza, per sua stessa ammissione. Ma il sostegno dei cittadini gli dà coraggio. "Siamo un movimento di base", dice. Il partito ha iniziato con 55 sostenitori, di cui oltre la metà hanno un titolo di professore. Nel frattempo i membri sono già oltre 2000, dopo appena una settimana dall'annuncio pubblico.

Il programma di „Alternative für Deutschland“ ha 3 punti fondamentali: chiede di fermare gli Eurosalvataggi, critica "l'eccessiva burocrazia e il deficit democratico dell'EU" e infine intende "fermare la degenerazione e il declino del parlamentarismo e della cultura democratica". Dato che i parlamenti europei in seguito agli Eurosalvataggi sono stati privati dei loro poteri e ridotti a pure comparse. Un ulteriore punto programmatico di cui Lucke ha parlato è la semplificazione "dell'ipercomplicato diritto tributario tedesco".

C'è ancora un certo scetticismo sulla possibilità per il nuovo e piccolo partito di partecipare alle elezioni federali di settembre. Lucke vorrebbe raccogliere in 2 mesi in ogni Land 2000 firme  per poter essere ammesso alle elezioni. "Riusciremo con il vostro lavoro. Qui ci sono già 1200 persone, con voi otterremo le firme necessarie".

Il team televisivo italiano osserva con grande attenzione che cosa sta nascendo. L'Euroscetticismo è arrivato da tempo anche nei paesi core.

Ricchezza e povertà in Germania


Jakob Augstein, commentatore progressista, su Der Spiegel attacca il rapporto del governo sulla povertà in Germania: hanno provato ad abbellire i dati ma non ci sono riusciti, le diseguaglianze sono troppo evidenti. Da Der Spiegel.
Il governo federale ha cercato di abbellire il "Rapporto sulla povertà" - tuttavia i dati ci mostrano ugualmente la miseria sociale nel nostro paese. Dieci anni dopo il lancio dell'Agenda 2010, dell'economia sociale di mercato non c'è piu' traccia.

"La ristrutturazione dello stato sociale e il suo rinnovamento sono diventati inevitabili. Non si tratta di dare il colpo di grazia, piuttosto di conservare l'essenza dello stato sociale".   Parole pronunciate da Gerhard Schröder nel suo discorso del 14 marzo 2003 con il quale annunciava l'Agenda 2010.

Dieci anni dopo è chiaro: l'obiettivo è stato mancato, lo stato sociale colpito duramente. La Germania sta diventando una società di classe. Dovremo riabituarci al concetto. Sono finiti i tempi in cui il capitalismo sociale faceva almeno credere possibile il "benessere per tutti" (Ludwig Erhard). L'era dell'economia sociale di mercato è finita.

C'è stato un grande esproprio. Ma in Germania non sono stati i ricchi ad essere espropriati. Piuttosto il popolo.

Il "Rapporto del governo federale sulla ricchezza e la povertà in Germania", presentato la scorsa settimana (qui un riassunto e qui una verifica dei fatti) ce ne dà una testimonianza. Bisogna guardare da vicino per decifrare il triste messaggio. Nei mesi che hanno preceduto la pubblicazione il governo si è sforzato molto per abbellirlo e manipolarlo.

Ma in verità non hanno potuto fare nulla per cambiarlo: la Germania è un paese con grandi ingiustizie. Nel 1970 il decile piu' alto dei tedeschi dell'ovest possedeva il 44% delle attività finanziarie nette. Nel 2011 erano il 66%. Le imposte sui salari, i redditi e i consumi - sostenute dalla massa - sono pari all'80% del totale delle entrate fiscali, le imposte sui redditi d'impresa e i profitti sono solo il 12%. Quasi 8 milioni di tedeschi ricevono un cosidetto basso salario (Niedriglöhn). 12 milioni di individui vivono al limite o sotto la soglia di povertà. Il 25% degli occupati in Germania ha un lavoro precario: lavoro interinale, lavoro a tempo, contratti d'opera, tirocini. Il 50% dei nuovi posti vacanti è a tempo determinato.

Chi ne approfitta si crea la propria rappresentazione della realtà

Si potrebbe andare avanti con altre statistiche, alcune sono nel rapporto, altre sono state compilate dagli scienziati sociali. Ma tutto cio' in realtà è risaputo da tempo. La maggioranza delle persone continua ad alzare le spalle con indifferenza. "Resta aperta una sola domanda: perché non c'è nessuna resistenza nei confronti dei redditi troppo elevati o verso gli aumenti di ricchezza eccessivi?", si chiede lo storico Hans-Ulrich Wehler.

Wehler dovrebbe conoscere la risposta: che cosa sono i numeri rispetto agli interessi? E che cos'è la verità rispetto alle strutture del potere? L'industria, i partiti di governo, una larga parte dei media, ricercatori e istituti di ricerca docili - tutti aiutano a negare i fatti, a relativizzare, a ignorare. Il cartello di chi ne approfitta è cosi' forte che non si deve piu' nemmeno prendere in considerazione la realtà dei fatti. Hanno creato una nuova realtà.

E quando non si hanno piu' argomenti, arriva l'affermazione: il denaro non rende veramente felici. Come recentemente ha detto il deputato Matthias Zimmer (CDU) durante il dibattito al Bundestag: "l'intero dibattito viene condotto pensando solo ai fattori materiali".

Un sistema della menzogna

Nel frattempo possiamo assistere al declino di questa società con i nostri occhi. Le scuole cadono a pezzi, le città si sgretolano, le strade sono fatiscenti, agli incroci ci sono persone che tirano fuori dalla spazzatura i vuoti a rendere. Ma ci hanno insegnato a non fidarci piu' dei nostri occhi e a considerare le ingiustizie necessarie e le assurdità ragionevoli. Tutto serve ad uno scopo: lasciar fluire verso l'alto i redditi che vengono prodotti in basso e allo stesso tempo fare il possibile per nascondere quello che accade. Le leggi, la struttura delle tasse, i valori - il sistema.

E' un sistema della menzogna. Gli ideologi del liberalismo parlano volentieri di obiettivi da raggiungere. Ma non viviamo in una società meritocratica, piuttosto in uno stato corporativo. Nel suo discorso sull'Agenda, 10 anni fa Schröder aveva detto: "Non è accettabile che in Germania le possibilità di iscriversi ad un liceo siano per un giovane della borghesia da 6 a 10 volte piu' alte rispetto a quelle di un giovane proveniente da un famiglia di lavoratori". Ed oggi Sigmar Gabriel al Bundestag ancora una volta ha detto: "Lo stato sociale deve fare in modo che le origini non diventino un destino. Non vogliamo che siano le origini a determinare il destino degli individui".

Gli obiettivi di politica sociale sono stati mancati. Quelli di politica economica raggiunti. L'agenda politica introdotta da Schröder e portata avanti da Merkel, ha rafforza l'economia tedesca, ma ha indebolito i tedeschi.

Il rapporto sulla povertà nel suo punto piu' sconvolgente mostra quante poche illusioni si facciano ancora i cittadini sulla realtà tedesca. Quando si chiedono le cause della ricchezza nella società, un quarto nomina le capacità e il duro lavoro. Un numero molto piu' grande la riconduce alle origini (46 %) o alla rete sociale (39 %). Quelli molto delusi considerano la disonestà (30%) e le ingiustizie del sistema economico (25%) come le ragioni principali del benessere economico.

Che cosa è piu' spaventoso: il realismo delle persone oppure la loro passività?
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martedì 12 marzo 2013

C'è bisogno di una "Agenda 2020"?


Schröder non si rende conto dei danni fatti con la sua "Agenda 2010". Convinto della bontà dei suoi provvedimenti e supportato dagli applausi dei conservatori propone nuove riforme per garantire la competitività tedesca. Un commento di Claus Heinrich da Tagesschau
Le ferite causate da Gerhard Schröder con la sua "Agenda 2010" non si sono ancora rimarginate, che ora per il decimo anniversario della riforma propone un supplemento e lo chiama "Agenda 2020". L'ex Cancelliere è in stato confusionale? Non è stato Schröder a portare il suo partito, la SPD, ai limiti della propria identità e ai confini della sopravvivenza? Schröder è personalmente corresponsabile per cio' di cui oggi la SPD si lamenta a gran voce:  la svalutazione e lo svilimento del lavoro onesto.

Alle riforme del mercato del lavoro del 2003 mancavano i paracarri. Chi dopo decenni di duro lavoro si trova ad essere disoccupato, dopo solo 12 mesi finisce al livello dei sussidi sociali - Hartz IV. Cio' è umiliante. Milioni di posti di lavoro a tempo pieno sono stati smontati in tanti piccoli e sottopagati Minijobs, Part time e lavori interinali.

Molte persone che lavorano 40 ore la settimana e anche di piu' ricevono sussidi con il denaro dei contribuenti per poter  sopravvivere. Sociale è quello che crea posti di lavoro? Per niente! Aufstocker (lavoratori che ricevono un sussidio), Ein-Euro-Job, privatizzazione del collocamento - la lista dei peccati di Schröder, Clement e Steinmeier è lunga. Hanno relativizzato i presunti successi di questa politica e sostenuto il suo ruolo decisivo nell'aver accompagnato durante gli anni zero l'economia tedesca verso un cambiamento strutturale. Quale sia stato esattamente il ruolo di questa riforma nella riduzione della disoccupazione strutturale, nessuno lo puo' dire esattamente. Una cosa è certa: il bilancio dell'Agenda ha molte ombre.

Solo con un grande sforzo, il nuovo segretario della SPD Sigmar Gabriel, dopo il prezzo pagato alle elezioni del 2009 per la politica di Schröder, ha potuto salvare l'essenza del marchio della socialdemocrazia: la giustizia sociale. Le risposte programmatiche si chiamano ad esempio salario minimo e regole per limitare il lavoro temporaneo. Ci si chiede: perché non lo hanno fatto subito? In ogni caso: il partito si é riconciliato solo in parte con se stesso, i sindacati e i tanti elettori delusi. Lo stesso candidato indisciplinato alla Cancellieria Peer Steinbrück ha evitato la parola troppo carica di significati "Agenda".

Un po' di umiltà e di autocritica farebbe bene anche all'ex Cancelliere. Al contrario sembra pieno di orgoglio. Sguazza fra gli applausi della parte sbagliata: funzionari economici, professori liberisti ed editorialisti schierati. Per far loro piacere propone addirittura un'Agenda 2020.

Una provocazione, che tuttavia sembra condividere. Non chiede solamente piu' denaro per l'istruzione e le scuole materne. Questo lo fanno tutti. Prepara i tedeschi a considerarsi finalmente un paese di immigrazione. Abbiamo bisogno di immigrati per poter avere successo nella competizione internazionale di lungo periodo. Questa è una risposta completamente diversa alla sfida demografica rispetto alla pensione a 70 anni e all'abolizione della tutela contro i licenziamenti, proposte dei professori liberali.

Con l'immigrazione e contro l'impoverimento - sarebbe un bel tema ad esempio per la noiosa campagna elettorale. Peccato che Schröder questi pensieri interessanti abbia deciso di metterli sotto l'etichetta consumata "Agenda". Possibilità sprecata?

10 anni di Agenda 2010


A dieci anni dalla presentazione dell'Agenda 2010 dei rosso-verdi, Bild.de intervista l'ex Cancelliere Gerhard Schröder. Il dibattito sugli effetti delle riforme resta aperto. Da Bild.de

Dieci anni fa, il 14 marzo 2003, il cancelliere Gerhard Schröder annuncio' al Bundestag l'Agenda 2010 - secondo molti esperti alla base della crescita odierna e della competitività della Germania. Bild ha intervistato l'ex Cancelliere

BILD: Immaginava allora di dover perdere il suo posto di Cancelliere a causa delle riforme, Herr Schröder?

Gerhard Schröder: Guidare politicamente un paese significa anche correre il rischio di non essere rieletti a causa di una decisione necessaria. Bisogna avere il coraggio. Nella politica di oggi sembra mancare. Una cosa è certa: allora l'Agenda era indispensabile, nel vero senso del termine!

Senza l'Agenda la Germania si sarebbe trovata in emergenza?

C'era il pericolo. La situazione economica stava peggiorando, avevamo 5 milioni di disoccupati. Per questo motivo dovevamo modificare i sistemi di sicurezza sociale, affinché potessero restare sostenibili per il contribuente. Dovevamo rendere l'economia piu' competitiva, perché i posti di lavoro si creano solo se riusciamo ad esportare i nostri prodotti. E abbiamo speso di piu' per l'istruzione, solo per lo sviluppo delle scuole a tempo pieno 4 miliardi di Euro.

Qual'è stata la parte piu' importante dell'Agenda?

Abbiamo creato un nuovo equilibrio fra la responsabilità individuale per la propria vita e l'aiuto dello stato. Ciascuno deve fare il possibile per se stesso. Lo stato in cambio deve aiutare affinché un disoccupato possa tornare indipendente e trovare un lavoro ragionevolmente pagato, ad esempio con la formazione. Questo pensavamo con il motto "esigere e promuovere".

Lei sapeva quale ondata di proteste avrebbe causato?

Era chiaro che questa decisione sarebbe stata dolorosa per molte persone. Ma non c'era modo di sottrarsi. Sapevamo anche che gli effetti positivi della decisione sarebbero arrivati dopo anni. In questo spazio di tempo puo' venire meno la legittimazione democratica di una politica. Soprattutto se ogni elezione regionale viene considerata come una piccola elezione federale.

Nell'est erano in migliaia con le "manifestazioni del lunedi'" a protestare contro la sua politica. Ne fu colpito?

Certo, naturalmente! Fui molto colpito. Ma le manifestazioni rappresentano l'essenza della democrazia. E' comprensibile che le persone coinvolte decidano di manifestare in strada.

Hartz IV doveva essere una misura provvisoria. Ma la maggior parte degli oltre 4 milioni di destinatari riceve gli aiuti per mesi o addirittura anni. Il concetto "esigere e promuovere" è fallito?

No. Milioni di persone sono tornate sul mercato del lavoro. Coloro che ancora ricevono i sussidi, dovranno essere formati affinché possano avere una possibilità sul mercato del lavoro. E coloro che sono in grado di lavorare, ma si rifiutano, devono fare i conti con le sanzioni. Questa è una buona cosa.

Lei ha contribuito all'estensione massiccia del lavoro interinale. Un errore?

Naturalmente abbiamo fatto degli errori. Non esiste una politica perfetta. Bisogna riconoscere gli errori e fare il possibile per correggerli. E in tema di lavoro a tempo servono delle correzioni. Un lavoratore a tempo non deve guadagnare meno del suo collega con un posto fisso. A proposito: abbiamo cercato di introdurre il salario orario minimo, parallelamente all'Agenda, ma non avevamo la maggioranza nella camera federale (Bundesrat). Chi lavora, deve poter vivere del suo lavoro manuale o intellettuale. Non si puo' certo dare ad una parrucchiera meno di 4 € l'ora. Considero 8.5 € l'ora un salario minimo adeguato.

Il suo lavoro di riforma è stato sufficientemente valorizzato nel nostro paese?

Non mi posso lamentare per una mancanza di apprezzamento nei confronti dell'Agenda. Si dice anche che le riforme abbiano avuto successo. Lo si vede adesso: la Germania è uscita dalla crisi meglio degli altri paesi europei.

Vale anche per il suo partito, la SPD?

Il rapporto fra il mio partito e l'Agenda resta sempre un po' difficile. E rimarrà tale.

Perché?

La SPD non è mai soddisfatta - anche se è stata lei a fare le riforme. Per questo motivo ne sono un membro e restero' tale per tutta la vita. Il motore che spinge la SPD è rendere migliore la società. Per questa ragione non potrà mai sentirsi soddisfatta con lo status quo. Alla SPD mancherà sempre qualcosa.

La Germania ha bisogno di un'agenda 2020?

Si'. La Germania potrà difendere il suo vantaggio nei confronti delle potenze economiche emergenti come il Brasile e la Cina solo se lavoreremo duramente sulla nostra competitività. Solo se ce la facciamo, avremo lavoro a sufficienza, potremo pagare le pensioni, ci potranno essere strade e scuole buone.

Che cosa propone?

Abbiamo bisogno di piu' denaro per la ricerca e l'istruzione. Abbiamo bisogno di piu' scuole a tempo pieno, per dare maggiori possibilità a chi a casa non ha delle buone condizioni. A causa del nostro basso tasso di crescita abbiamo troppi pochi operai specializzati. Per questo l'istruzione e l'educazione sono cosi' importanti.

La carenza di forza lavoro qualificata dovrà essere colmata con l'immigrazione?

L'incredibile dibattito se siamo un paese di immigrazione oppure no ci ha danneggiato notevolmente. Possiamo essere soddisfatti se lavoratori qualificati decideranno di emigrare da noi. E' chiaro da molto tempo: a causa del declino demografico abbiamo bisogno di immigrati.

Le piacerebbe partecipare alla redazione di un'Agenda 2020?

No, dovranno farlo coloro che sono ai vertici del paese. Non è il compito di un pensionato. Tuttavia è importante non dimenticare una cosa: i sistemi sociali in una società che sta invecchiando, statisticamente non potranno essere mantenuti. Per questo avremo sempre bisogno del coraggio di cambiare.

lunedì 11 marzo 2013

Dai poveri ai ricchi, da chi rispetta le regole a chi le infrange


Secondo Holger Steltzner, condirettore di FAZ, i salvataggi Euro vanno nella direzione sbagliata. Lo mostrano i dati sulla  distribuzione dei patrimoni nei paesi europei. Dati che invece la BCE vorrebbe tenere nascosti, almeno fino al prossimo salvataggio. Da FAZ.net 
Distribuzione dei patrimoni privati in Europa in migliaia di Euro per ogni abitante adulto. Valori medi (rosso) e mediana (blu). Il coefficiente di Gini a destra indica le diseguaglianze. Fonte: Credit Suisse

I dati della BCE sui patrimoni privati mostreranno quello che molti già sanno benissimo: nella crisi Euro la redistribuzione non è dai ricchi ai poveri, ma da chi rispetta le regole a chi le infrange.

Perché la BCE vuole pubblicare i risultati del suo studio sulla distribuzione della ricchezza in Europa solo dopo la decisione sugli aiuti a Cipro? A quanto pare la BCE teme le proteste nei paesi donatori; se perfino le cifre ufficiali della BCE dovessero mostrare che i presunti ricchi tedeschi, austriaci, olandesi o finlandesi non devono tirare fuori i loro soldi per salvare i poveri ciprioti. E cosa dovrebbero pensare i poveri slovacchi o estoni, che già da tempo stanno pagando per i ben piu' ricchi debitori europei come ad esempio gli spagnoli, i greci, i portoghesi e gli irlandesi? I dati sulla distribuzione dei patrimoni della BCE mostreranno quello che molti già sanno, ma che gli Eurosalvatori preferiscono tacere: nella crisi Euro la redistribuzione non è dai ricchi ai poveri, ma da chi rispetta le regole a chi non lo fa.

La BCE aspetta a diffondere i dati anche perché essa stessa è diventata un attore politico. Idealmente vorrebbe pubblicare i dati sulla distribuzione dei patrimoni solo se accompagnati da istruzioni politicamente corrette per la loro interpretazione. E cio' danneggia la sua credibilità. Anche perché a differenza del governo tedesco e del FMI, non vorrebbe far partecipare i creditori delle banche cipriote al pacchetto di aiuti per Cipro. In questo modo la BCE conferma la percezione generale, secondo cui le banche e gli investitori vengono salvati - a spese dei contribuenti nei paesi donatori.

Le differenze sono maggiori proprio nei paesi in cui i sistemi sociali sono piu' forti

Se la BCE fosse neutrale, potrebbe semplicemente riportare la distribuzione dei patrimoni in Europa cosi' come si presenta. Secondo i dati di Credit Suisse, i lussemburghesi, i francesi, i belgi, gli italiani e gli austriaci sono in media piu' ricchi dei tedeschi, con un vantaggio sorprendentemente ampio dei francesi e uno prevedibile dei lussemburghesi. Particolarmente interessante è il fatto che in Francia, Germania e Olanda la ricchezza è distribuita in maniera ineguale; proprio nei paesi in cui i sistemi sociali sono cosi' ben sviluppati.

In Francia negli ultimi anni i salari sono cresciuti con forza, e lo stato ha ancora un ruolo molto importante nell'economia; entrambi i fattori sono decisivi nella mancanza di competitività dell'economia francese. Inoltre in Francia la quota di case di proprietà è sensibilmente piu' alta, mentre le tasse sui beni immobili e sui patrimoni sono elevate. Misure che i rosso-verdi vorrebbero introdurre anche nel nostro paese. Tuttavia le ineguaglianze nella distribuzione dei patrimoni restano le stesse della fredda e neoliberale, ma  economicamente forte Germania.

domenica 10 marzo 2013

Intervista a Konrad Adam di "Alternative für Deutschland"


WirtschaftsWoche, il settimanale di economia piu' diffuso, intervista Konrad Adam, uno dei leader della nuova formazione eurocritica „Alternative für Deutschland“. Da WirtschaftsWoche.
Il pubblicista Konrad Adam è uno dei fondatori del nuovo partito „Alternative für Deutschland“. Il movimento guidato dai professori di economia che alle elezioni politiche vuole competere contro il partito unico degli Eurosalvataggi. Non sarà pero' un movimento monotematico.

Wiwo: I nuovi partiti in Germania da tempo vengono considerati senza grandi possibilità di successo, soprattutto se cercano di fare concorrenza alla CDU-CSU. Con „Alternative für Deutschland“ lei e i suoi colleghi tuttavia ci state provando. Perchè?

Konrad Adam: Per noi è stata decisiva l'impressione che con gli Eurosalvataggi si fosse superato un limite che non doveva essere superato, senza chiedere il parere dei cittadini. A tale proposito ci affidiamo a quanto detto dalla Corte Costituzionale sul tema. Si sta decidendo su un argomento di grande importanza, e su questo siamo d'accordo con la Cancelliera. Tuttavia  in Parlamento non è ancora rappresentato un sentimento di scetticismo cosi' diffuso. Tutti i partiti su questo argomento hanno la stessa posizione: siamo per i salvataggi. E questo lo troviamo sbagliato.

C'è stata una causa scatenante che vi ha portato a questa decisione?

Si', è stata la deliberata e pianificata violazione del Trattato di Maastricht. I criteri nel corso del tempo sono stati ignorati da tutti i firmatari. Non si puo' certo dire dall'oggi al domani all'elettore: "Pesce di aprile, le vecchie regole non valgono piu', da oggi ce ne sono di nuove che ci siamo date fra di noi, senza chiedere la vostra opinione", è un modo di procedere inaudito e senza precedenti. Se non vogliamo che questa violazione diventi la prassi a livello internazionale, dobbiamo agire ora.

Da chi è partita l'iniziativa per il vostro movimento?

Ci sono stati diversi contatti, tuttora attivi. Durante l'ultimo anno il livello di rischio è salito. E questo ci ha portato ad una conclusione: nonostante tutte le difficoltà, su cui non ci facciamo alcuna illusione, è necessario osare. Sono uno di quelli che già da tempo sbatteva i piedi per terra. L'iniziativa è partita prima di tutto da Bernd Lucke, con il quale abbiamo lavorato molto, ma anche dal mio vecchio amico Alexander Gauland. E molti altri hanno dato il loro contributo. C'è inoltre un gran numero di persone che considerano la nostra causa giusta, ma che per diverse ragioni si rifiutano di entrare in un partito formale.

Sarete presenti alle elezioni federali del settembre 2013?

L'abbiamo in programma e faremo il possibile per superare gli ostacoli. Facciamo naturalmente i conti con la resistenza dei partiti politici concorrenti.

Svilupperete un programma politico che si occupa anche di altre questioni europee problematiche?

Sicuramente. Non vogliamo restare un partito con un solo tema. La nostra priorità è la preoccupazione per la moneta -  e per me personalmente ancora piu' importante - la proccupazione per il futuro della democrazia. Se il cittadino va a votare, vuole avere anche una scelta. Al momento per i motivi sopra menzionati non ce l'ha.

Dove vi posizionate nello spettro politico?

Io credo che la suddivisione fra destra, sinistra e centro non possa piu' spiegare molto. A causa dell'azione della Cancelliera queste parole sono diventate cosi' sfumate che ormai ci dicono poco. Abbiamo consapevolmente rinunciato al nome "Centro civile" e scelto al suo posto „Alternative“. Al centro sono in molti ad affollarsi.

In passato „alternativ“ era una parola per la sinistra e i movimenti ecologisti.

Personalmente, poiché mi considero un liberale-conservatore, da sempre ho una grande simpatia per le tematiche ambientali dei Verdi. Non riesco ancora a capire perché Helmut Kohl abbia escluso questo tema.

Vuole diventare segretario del partito?

No

Sarete in grado di inserire nel partito nuove strutture, diverse da quelle dei partiti tradizionali?

Su questo ancora non abbiamo deciso. Naturalmente abbiamo bisogno di un'organizzazione e senza un minimo di gerarchia non riusciremo a sopravvivere. Fino ad ora la nostra struttura preliminare è stata volutamente piatta. Abbiamo 3 portavoce, Bernd Lucke, Dagmar Metzger e il sottoscritto, a questi si aggiungono 3 membri di una commissione etica. Io credo che dovremmo mantenere un'organizzazione piatta e consapevolmente democratica anche in futuro.

Uno dei vostri sostenitori, Hans Olaf Henkel, è legato anche ai "Freie Wähler". Pensa ad alleanze elettorali o a collaborazioni simili con i "Freie Wähler".

Non si puo' escludere. Alle elezioni regionali in Niedersachsen abbiamo corso con i "Freie Wähler" perché sapevamo quanto difficile fosse la fondazione di un nuovo partito. Il risultato è stato deludente e l'esperienza ambivalmente. I "Freie Wähler" sono giustamente felici per le loro radici comunali. Dicono pero': ci interessiamo per la palestra locale, restiamo fuori dai temi di Berlino e di Bruessel. E' una posizione legittima, ma difficilmente conciliabile con i nostri temi. Se i "Freie Wähler"  sull'argomento non si mostreranno aperti, vedo grandi difficoltà per una ulteriore forma di collaborazione.

I "Freie Wähler"  sotto la guida di Hubert Aiwangers hanno fondato un'associazione federale.

Adesso avrà il compito di convinvere i circoli locali dei "Freie Wähler" di quanto siano importanti i grandi temi. Non saranno decisivi il livello comunale e quello regionale, piuttosto il livello federale e sempre piu' quello europeo.

I "Freie Wähler" e i "Pirati" sono cresciuti dal basso, il vostro partito invece nasce dall'alto. Una formazione fondata da professori di fama, giornalisti e alti funzionari.

Siamo solo all'inizio. Ma non siamo certo un partito nato dall'alto. Io sono pensionato

Ma come giornalista non certo sconosciuto

Abbiamo una piccola imprenditrice di Leipzig, varie persone dal settore IT che hanno appena aperto la loro attività. C'è una certa sovrarappresentazione dei professori di economia, ma è dovuto al tema trattato. Per ottenere l'attenzione delle masse, cercheremo di avere una militanza piu' ampia e rappresentativa. Abbiamo gettato una rete molto ampia.

Brüderle: è possibile che l'Italia esca dall'euro


Rainer Brüderle, candidato FDP alla Cancelleria, dopo aver votato a favore di tutti gli eurosalvataggi, torna a fare campagna elettorale a basso costo bulleggiando gli eurodeboli: è possibile che l'Italia esca dall'Euro. Da Reuters Deutschland


Dopo le elezioni in Italia il candidato FDP Rainer Brüderle ritiene possibile un'uscita dell'Italia dall'Eurozona.

E' possibile "che escano", ha detto Brüderle giovedì sera sulla ZDF. L'Italia deve decidere se intende adeguarsi alla moneta unica. "E se non intende farlo, devono trarre le necessarie conseguenze", ha aggiunto il capogruppo della FDP. La decisione resta esclusivamente nelle mani dell'Italia.

Restiamo fermamente convinti che l'euro sia un importante strumento di sviluppo europeo, ha detto Brüderle, aggiungendo tuttavia: "Non dovranno necessariamente restare tutti i membri che ci sono oggi". Le regole del gioco devono essere rispettate. L'alternativa ad un'uscita dall'Euro potrà esserci solo se l'Italia adotterà misure drastiche. I problemi principali del paese restano la mancanza di competitività, il lungo stallo delle riforme e una mancanza di capacità di agire del governo.

Cosi' in Italia la spesa pubblica non è stata ancora ridotta in termini nominali e il mercato del lavoro non è stato ancora reso piu' flessibile, ha criticato Brüderle. La Germania con le riforme Hartz IV ha sostenuto un percorso molto difficile. "Anche l'Italia dovrà farlo", ha continuato. "Non fare nulla e lamentarsi solamente per quello che non va, è troppo facile".

In generale Brüderle ha avvertito: "La crisi non è ancora superata". Il limite della resistenza tedesca è stato già toccato: non è possibile che i lavoratori tedeschi con le loro tasse possano pagare per gli errori commessi in tutti i paesi d'Europa. "Non possiamo farlo. Il bilancio pubblico tedesco non puo' diventare il self-service di tutta l'Europa", ha detto Brüderle.

Anche il ministro degli esteri lussemburghese Jean Asselborn, durante la trasmissione ZDF "Maybrit Illner", si è mostrato preoccupato per la situazione italiana: "se un paese come l'Italia diventasse ingovernabile, per l'Italia e l'Euro sarebbe una situazione molto difficile". Bisogna anche riflettere sui motivi del successo elettorale dei populisti. L'Europa non puo' essere associata solo con l'austerità.