sabato 18 aprile 2020

Jörg Meuthen: se italiani, francesi e spagnoli sono piu' ricchi dei tedeschi, perché dovremmo pagare per i loro debiti?

Questo non è il blog di AfD in lingua italiana, ma ogni tanto vale la pena andare a sbirciare cosa scrivono i vertici di AfD, vale a dire il partito che in Germania nella battaglia contro gli eurobond probabilmente detta la linea alla FdP, alla CDU e alla CSU.  Il leader di AfD Jörg Meuthen su FB



Cari lettori, per favore provate a fare una stima: qual'è la ricchezza mediana del tedesco "medio" (adulto) (cioè quella esattamente nel mezzo tra la metà più povera e più ricca del nostro paese)?

E qual'è invece la ricchezza mediana dell'italiano, dello spagnolo, e del francese?

Allora deve essere proprio vero che il tedesco medio è molto più ricco degli altri europei, giusto? Dopotutto, ce lo hanno inculcato per anni: da una parte i ricchi tedeschi, dall'altra gli altri europei piu' poveri (in parte). Poveri europei che, nonostante la loro povertà, hanno anche finanziato la nostra prosperità acquistando i nostri prodotti.

E ora in questi tempi di Corona-virus, è arrivato il momento di dare finalmente qualcosa in cambio e di mostrare la nostra solidarietà, non è vero, soccorritori europei riuniti?

Quindi ora per dare una risposta alla domanda posta. Ci sono varie statistiche su questo argomento, ma tutte, senza eccezioni, puntano nella stessa direzione. Ora citerò una statistica che è persino usata su Wikipedia (nota per essere piuttosto di sinistra).

Secondo queste statistiche, l'italiano medio ha un patrimonio netto mediano, dedotti i suoi debiti, di circa 84.500 euro.

Lo spagnolo ha un patrimonio mediano netto di circa 87.700 euro.

Il francese addirittura ha una fortuna mediana corrispondente a circa 93.700 euro.

Tutti questi importi, ovviamente, non sono nulla in confronto al presunto "ricco" tedesco: questo egoista che si occupa solo del proprio benessere, può dire di avere accumulato solo circa 32.500 euro.

Sì, avete letto bene, non manca uno zero e non è uno scherzo: in tutti i paesi citati, la ricchezza pro-capite mediana è più di due volte, e nel caso della Francia, è quasi tre volte più alta che in Germania.

Chi non ci crede, vada a leggersi la colonna mediana (tenere presente che i valori indicati sono in dollari USA, mentre i valori menzionati sopra sono già stati convertiti in euro):

Non ci hanno forse sempre detto che siamo noi tedeschi a trarre i maggiori benefici dall'euro? Come è possibile che siamo rimasti cosi' indietro rispetto ai paesi la cui performance economica è inferiore rispetto alla nostra?

Oltre ad alcuni fattori - come ad esempio un livello di tassazione più basso rispetto alla Germania (motivo per cui questi paesi hanno piu' debito pubblico di noi, che ora vorrebbero scaricare su di noi!) - ad essere responsabili per questa situazione sono stati gli errori di progettazione dell'euro, che ora gravano su di noi.

Proprio all'inizio della mia carriera professionale, quando ero consulente presso il Ministero delle finanze dell'Assia, avevo messo in guardia molto chiaramente dalle enormi difficoltà che sarebbero sorte con questa valuta e che il Trattato di Maastricht non valeva nemmeno la carta su cui era scritto.

In quella fase, avevo anche sperimentato personalmente come Theo Waigel, ovviamente proprio come lo era Helmut Kohl, si era completamente disinteressato alla politica monetaria, avviando una campagna per l'introduzione dell'euro.

L'euro, insieme ad altri effetti estremamente spiacevoli, fa in modo che, ad esempio, noi tedeschi fortemente orientati all'export, garantiamo ai paesi abituati ad una valuta debole nel sud del nostro continente (ma anche sostanzialmente a tutti coloro che vogliono utilizzare il sistema per se stessi) una struttura di scoperto di conto corrente completamente illimitata e anche completamente non garantita all'interno del quadro dei sistemi di pagamento dell'eurozona. 

Questo scoperto illimitato, tuttavia, non viene chiamato "scoperto illimitato" ma "saldo Target II".

Ed è così che funziona: se, ad esempio, un italiano acquista una nuova auto da uno dei nostri produttori tedeschi, non c'è un flusso di denaro che passa direttamente da un conto bancario italiano a un conto bancario tedesco, ma la tedesca Bundesbank, che deve inviare l'importo al produttore in Germania, riceve un messaggio dalla BCE secondo il quale ora ha un credito corrispondente nei confronti della banca centrale italiana. È così facile!

Ed è così facile spennare un paese orientato all'export. L'importo totale dei crediti nei confronti degli altri paesi, già maturato, è quasi di 1 trilione (!) di euro. Niente di tutto ciò, nemmeno un centesimo, sarà recuperabile se l'eurozona dovesse rompersi.

Ora, dopo la crisi finanziaria e la crisi greca, abbiamo già la prossima crisi (c'erano davvero così tante crisi ai tempi del D-Mark?), e ancora una volta sarà a spese nostre. In maniera spudorata e in parte con parole che ricordano la retorica di guerra, i paesi citati all'inizio chiedono a noi tedeschi di garantire la prossima orgia del debito appena iniziata.

In Germania, a dare sostegno a questo progetto ci sono prima di tutto i politici dell'area verde e di sinistra che probabilmente non otterranno molto dall'usare il loro lavoro in favore di altri paesi - paesi in cui la ricchezza pro capite è più alta e l'età pensionabile è più bassa. Quanto si può essere ciechi? (...)

E' arrivato il momento di avere una valuta in grado di aiutare il nostro paese invece di danneggiarlo. E' il momento di porre fine al prolungamento dell'insolvenza degli stati a spese dei paesi del nord. Tempo per #AfD.


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venerdì 17 aprile 2020

Heiner Flassbeck - Le gravi responsabilità della Germania nella crisi economica del sud Europa

"Se gli sforzi in termini di austerità dello stato italiano non hanno funzionato, la responsabilità diretta è dei paesi in surplus del nordChi non se ne accorge e fa finta che tutto dipende solo dalla volontà politica del paese in questione...difetta della necessaria competenza, e forse anche della necessaria comprensione", scrive il grande economista tedesco Heiner Flassbeck, il quale poi si chiede: "I paesi del nord proveranno ancora una volta a scaricare sui paesi del sud il prezzo del loro dumping salariale e dei conseguenti avanzi delle partite correnti?". Un ottimo Heiner Flassbeck da Makroskop.eu



"In caso di necessità, l'audacia si fa saggezza", scriveva Niccolò Machiavelli - e aveva ragione. Nei momenti di bisogno emerge l'animo delle persone e si capisce di chi ci si può fidare e di chi no. Diventa evidente anche chi ha la capacità intellettuale di andare oltre le proprie ombre e di mettere in discussione i propri dogmi. Germania, Paesi Bassi e Austria mostrano di non disporre dell'audacia che si fa saggezza. Ci sarà una vendetta amara. 

Per sapere esattamente di cosa si tratta, basta ascoltare l'intervista rilasciata ieri dal Ministro dell'economia Altmaier. Ancora una volta è chiaro che solo quelli che in Europa "negli ultimi anni hanno veramente fatto uno sforzo" ora potranno avere l'opportunità di farsi prestare senza problemi i soldi di cui hanno bisogno per combattere la crisi causata dal Coronavirus e senza dover subire alcun aumento in termini di tassi di interesse. Altmaier lo ha detto letteralmente: 

"Lo stato ... siamo tutti noi. Ma grazie al pareggio di bilancio e al consolidamento delle finanze pubbliche degli ultimi anni, abbiamo creato le condizioni grazie alle quali ora possiamo prendere soldi in prestito, soldi che ci permettono di aumentare temporaneamente la spesa pubblica in maniera significativa in modo da salvare le imprese e quindi salvare i posti di lavoro e con essi la prosperità del Paese ". 

Al contrario, questo significa solo che "gli altri" che non si sono comportati esattamente in questo modo, ora non potranno mettere mano al portafoglio perché non hanno le risorse per farlo. Non hanno creato le condizioni per salvare la loro economia. 


E i media tedeschi – e non poteva andare diversamente - sono saltati su questo carro governativo. In una trasmissione speciale della ZDF di questa settimana (dal minuto 11) sono stati ripetutamente menzionati i paesi "più deboli" del sud e i paesi "economicamente forti" del nord, i quali dovrebbero garantire per i paesi del sud. Su Ntv, invece, non si vergognano affatto di parlare addirittura della "tossicodipendenza da debito" del sud. Ma anche Die Zeit scrive che i paesi tenuti a galla dalla BCE potrebbero "fallire" se i tassi di interesse non restassero per sempre bassi. 

La debolezza della logica dei "forti" 

"Debole" e "forte" sembrano essere delle categorie quasi naturali. I paesi considerati deboli sono quelli che dopo la crisi finanziaria del 2008/2009 non sono riusciti a consolidare i loro bilanci nazionali e a ridurre il loro debito pubblico. E questo nonostante il fatto che un paese come l'Italia abbia compiuto i maggiori sforzi in termini di austerità rispetto a qualsiasi altro paese europeo. "Forti" sarebbero invece quei paesi che come Austria, Paesi Bassi e Germania, hanno usato il "bel tempo" per prepararsi a un'emergenza come quella attuale. 

Tutto ciò, a voler essere precisi, è la visione alquanto ristretta dei tedeschi, una visione che non ha assolutamente nulla a che fare con la logica macroeconomica e quindi non ha nulla a che fare con la realtà nell'Unione monetaria. È anche un'impressionante prova di totale fallimento intellettuale. L'errore di fondo per molti anni è stato il rifiuto da parte della politica tedesca e dei media tedeschi di prendere atto dell'importanza e delle conseguenze causate dal surplus delle partite correnti tedesche. La possibilità o meno di ridurre i disavanzi pubblici, nella attuale situazione economica globale, dipende quasi esclusivamente dalla possibilità o meno di accumulare avanzi delle partite correnti. 

Proprio su questo punto c'è una restrizione logica sotto forma di un gioco a somma zero, perché non tutti i paesi del mondo possono avere contemporaneamente un avanzo delle partite correnti. L'unione monetaria nel suo complesso non può accumulare delle enormi eccedenze delle partite correnti perché cosi’ facendo provocherebbe delle contro-reazioni nel resto del mondo, in particolare negli Stati Uniti. L'euro si apprezzerebbe e così si impedirebbe una strategia di accumulo delle eccedenze delle partite correnti delle stesse dimensioni che la Germania e i Paesi Bassi hanno avuto per anni. Proprio perché ogni paese in surplus ha bisogno dei paesi in deficit, non dovrebbe essere permessa l'arroganza dei paesi in avanzo. La categorizzazione in forte e debole è priva di senso sin dalle fondamenta. 

La stessa logica si applica all'argomento della competitività (ad esempio, Wolfgang Reitzle su WELT). Si sostiene, infatti, che i paesi del sud avrebbero perso competitività e si fa finta che questa sia la loro unica colpa. Chiunque capisca che l’unione monetaria non può continuare ad avere grandi eccedenze delle partite correnti nei confronti del resto del mondo, comprenderà anche quanto è assurda l'idea secondo la quale tutti i paesi avrebbero dovuto e potuto migliorare la loro competitività nel quadro dell'unione monetaria. Questa idea tuttavia non è diventata più logica nel corso degli anni solo per il fatto di essere stata ripetuta come se fosse una preghiera dalla maggior parte dei politici tedeschi, soprattutto da Angela Merkel, oppure perché è stata presa sul serio e considerata una strategia di politica economica per l'Europa e continua ad esserlo ancora oggi. 

Proprio perché, per motivi logici, non tutti i membri dell'unione monetaria possono diventare contemporaneamente più competitivi, i paesi del nord dell'unione monetaria avevano necessariamente bisogno della perdita di competitività dei paesi del sud, altrimenti non avrebbero mai potuto aumentare la propria competitività in maniera così forte. E come è stato possibile? Contrariamente alle regole economiche dell'eurozona, i paesi del nord non hanno aumentato i loro salari quanto sarebbe stato appropriato, dato l'obiettivo di inflazione concordato in maniera congiunta. Se tutti i paesi sin dall'inizio avessero tentato di attuare la stessa politica di contenimento dei salari, l'unione monetaria ben presto si sarebbe trovata in una situazione deflazionistica e nessun paese avrebbe migliorato la propria competitività. L'affermazione sulla competitività (chi la aumenta si comporta correttamente, chi la reduce si comporta in modo sbagliato) è assurda, come lo è quella sui saldi delle partite correnti (i paesi in surplus fanno bene, i paesi in deficit fanno male). 

Aziende che risparmiano e maniaci del surplus come partner commerciali 

Poiché per ragioni logiche il governo può risparmiare e consolidare le finanze pubbliche solo se un altro settore è pronto a sostenerne il debito, i paesi con un deficit delle partite correnti ora si trovano in una situazione senza speranza. Il disavanzo delle partite correnti significa che un paese "assorbe" le eccedenze di risparmio di un altro paese attraverso l'indebitamento (sia del settore privato che dello stato). In altre parole: il divario in termini di domanda del paese in deficit viene ampliato dai paesi in surplus. Tuttavia, poiché quasi ovunque nel mondo il settore delle imprese private è diventato un risparmiatore netto e nessuno stato democratico può costringere le sue società private a indebitarsi, un paese in deficit, i cui partner commerciali stanno facendo tutto il possibile per mantenere o addirittura espandere le eccedenze delle proprie partite correnti, non avrà più alcuna possibilità di limitare il proprio deficit di bilancio publico. 

E ciò significa nient'altro che i paesi in surplus del nord sono direttamente responsabili del fatto che gli sforzi in termini di austerità dello stato italiano non abbiano funzionato. Chiunque non se ne accorga e fa finta che ciò dipenda solo dalla volontà politica del paese in questione, e dal fatto che ci sia o meno un consolidamento delle finanze, difetta della competenza necessaria, e forse anche della necessaria comprensione. Se un paese del sud ha come partner commerciale i maniaci del surplus commerciale del nord e si trova insieme a loro in una unione monetaria, dovrà sperare che nei paesi del nord o almeno nella Commissione europea ci sia un numero sufficiente di persone intelligenti in grado di capire queste connessioni e di sostenere i paesi in deficit. In caso contrario, il paese è perduto, soprattutto in una crisi economica globale come quella attuale. 

Debiti elevati, sempre e ovunque 

Un'altra conseguenza puramente logica di questa crisi sfugge anche alla maggior parte degli osservatori. Si sostiene, ad esempio, che un rapporto debito/PIL al 100 % sarà problematico come lo sarebbe stato all'inizio di quest'anno (sempre che lo sia mai stato). Per l’Italia si calcola già un 180 % e ci si sorprende per questo numero enorme. Il numero comunque ci dice molto poco, ma anche secondo la dottrina dominante, ci potrebbe dire solo qualcosa in relazione al dato corrispondente per gli altri paesi. 

Se, sulla scia della crisi globale causata dal corona-virus, il rapporto debito pubblico/PIL dovesse aumentare di 30 o 40 punti percentuali in quasi tutti i paesi, la valutazione a livello macroeconomico del livello di indebitamento di un paese riguarderà il confronto con gli altri paesi, ma non il confronto dei semplici numeri di un determinato paese con delle norme valide in precedenza. Anche l’UE dovrà capirlo, in relazione alla sua norma sul rapporto al 60% fra debito e Pil. Chiunque insista sul fatto che dopo questa crisi tutti i paesi dovranno tornare a questo standard - il Ministro federale dell'economia (vedi l'intervista sopra) sembra davvero crederci - commetterà un grave errore. 

Anche nel Trattato di Maastricht non c'è mai stata una giustificazione sostanziale per un rapporto debito/pil al 60%. Il tentativo di costringere l'intera zona euro a ridurre i deficit pubblici verso l’obiettivo del 60% dopo la crisi causata dal Coronavirus non avrà alcuna possibilità di successo a causa del ruolo di risparmiatore netto assunto dal settore delle imprese private. Piuttosto, qualsiasi tentativo in questa direzione rafforzerà ulteriormente il desiderio di risparmio del settore delle imprese e delle famiglie, in quanto renderanno ancora piu’ difficile qualsiasi sviluppo macroeconomico positivo dopo la crisi e quindi ogni singolo operatore economico cercherà di difendere il proprio denaro. I paesi del nord proveranno ancora una volta a scaricare sui paesi del sud il prezzo del dumping salariale e dei conseguenti avanzi delle partite correnti frutto del loro tentativo di voler apparire buoni e forti? 

Si tratta di qualcosa evidentemente assurdo, e chi proverà a farlo avrà l'Europa sulla propria coscienza. Se ciò dovesse accadere, i paesi del sud, compresa la Francia, dovranno insistere affinché i nordici "virtuosi" escano dall'euro per sostenere le conseguenze delle loro misure di austerità sotto forma di una valuta forte che si aprezza e di una disoccupazione di massa. 

Anche la politica monetaria rimane tabù 

La Bank of England ha recentemente annunciato che in via temporanea, cioè per superare il periodo della crisi, finanzierà direttamente lo stato, in modo che non sia piu’ necessario percorrere la strada che porta al mercato dei capitali. Questo atteggiamento pragmatico della banca centrale inglese, esplicitamente indicato come una misura anti-crisi, ci mostra ancora una volta che osare durante una crisi può essere saggio. D'altra parte, nella zona euro, e in particolare in Germania, è ancora un tabù parlare del ruolo della politica monetaria e del fatto che la politica monetaria deve e ovviamente finanzierà gli Stati durante la crisi. 

Ancora una volta, il dogma dell'indipendenza della banca centrale e della autoresponsabilità della politica finanziaria ostacolano un approccio sobrio e appropriato. Invece di discutere dei corona-bonds, i ministri delle finanze dovrebbero essere così audaci e affermare che la BCE farà in modo che tutti i paesi possano prendere in prestito esattamente allo stesso tasso di interesse perché non c'è alcun merito proveniente dal passato che possa dare agli attori sul mercato dei capitali il diritto di classificare i paesi in base ad una qualsiasi scala e di farli giocare l’uno contro l'altro, in modo da arricchirsi con questo gioco. Poiché non c'è né buono né cattivo, né forte né debole, avrebbero dovuto dire: abbiamo deciso di fare esattamente ciò che è necessario, ovvero dare a tutti i paesi dell'Unione monetaria la possibilità di aiutare le persone in un momento così straordinariamente difficile e di proteggerle dalle conseguenze economiche di un disastro naturale.
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lunedì 13 aprile 2020

Der Elefant im Raum - Voci dalla stampa tedesca sui corona-bonds

Prosegue sulla stampa tedesca il dibattito sugli Eurobonds e sui limiti della solidarietà in Europa, fra i quotidiani schierati decisamente in favore dei titoli di stato europei c'è la TAZ, di orientamento ambientalista ed europeista, che con l'ottima Petra Reski, giornalista e scrittrice italo-tedesca, si schiera a fianco dei paesi del sud e titola: "Non piantiamo in asso l'Italia".

                                                                                                                                  
Petra Reski sulla TAZ attacca duramente il fronte calvinista del nord: "Ancor più bigotto suona il fatto che nel ripugnante dibattito sui coronabond siano proprio Germania e Olanda a fare fronte comune – queste non solo sono le nazioni che, dopo l’Italia, hanno la maggiore presenza di clan sul proprio territorio, ma non prevedono neppure un tetto massimo per i pagamenti in contanti. Così facendo, praticamente, esse pubblicizzano il riciclaggio di denaro sporco nei loro Paesi. Che si tratti proprio delle nazioni che vigilano sulle finanze europee, appare come un’ironia della sorte. Un’ironia che vuole che l’Olanda interpreti il ruolo del poliziotto cattivo: sebbene il suo modello affaristico sia sostanzialmente quello del dumping fiscale, ha la sfacciataggine di tratteggiarsi come il frontman dell’austerità, tramite un ministro delle Finanze che in passato è stato un consulente aziendale e oggi pretende di esaminare i conti dei Paesi del Sud Europa per controllare se anch’essi abbiano risparmiato in modo sufficientemente rigoroso. In un’impresa come questa, senza correre il rischio di arrossire, possono riuscire solo i calvinisti."
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Posizione piu' sfumata quella di Die Zeit che con l'ottimo Mark Schieritz tesse le lodi di Christine Lagarde, l'unica che sta facendo qualcosa di concreto mentre la politica europea continua a chiacchierare, ma conferma la sua opposizione all'unione di trasferimento:


Scrive Schieritz su Die Zeit: "quindi, mentre i politici stanno ancora discutendo per trovare una risposta adeguata alla crisi, la presidente della banca centrale Christine Lagarde ha già risposto con i fatti" 


E prosegue: "l'intervento della banca centrale ha separato la dimensione finanziaria della crisi da quella istituzionale. Risolvendo il problema del finanziamento, Lagarde ha dato ai politici il tempo necessario per preparare con cura i prossimi passi. Non deve essere considerata una brutta notizia. Perché in questa crisi è giusto aiutare paesi come l'Italia, ma serebbe ugualmente problematico un automatismo che ci porta verso l'unione di trasferimento permanente, come richiesto da alcuni politici, specialmente nell'Europa del sud

Ciò richiederebbe un grado di statualità che l'Europa non ha ancora raggiunto. Se si desidera mettere in comune il debito, si dovrà anche rinunciare al controllo sui bilanci. Il trasferimento di sovranità necessario dovrà essere ottenuto attraverso lo scontro politico e in seguito imposto. In altre parole, questa crisi ha avviato un necessario dibattito sul futuro dell'unione monetaria, ma non può anticiparne il risultato."

Anche la Süddeutsche Zeitung conferma la sua linea europeista e giudica totalmente inadeguato l'accordo raggiunto la settimana scorsa dall'Eurogruppo e chiede al ministro Scholz di fare di piu':


"Il vero messaggio dei ministri delle finanze europei è quindi tra le righe. Olaf Scholz e i suoi colleghi hanno messo il destino dell'Europa nelle mani della Banca centrale europea. Alla fine, sarà lei a dover acquistare i titoli di Stato e a onorare la sua grande promessa di salvare l'euro - a qualsiasi prezzo".

Deutschlandfunk.de, importante radio pubblica, prosegue nella sua linea tendenzialmente europeista, con un'apprezzabile opera di informazione che va oltre il solito conformismo filo-governativo. 


Dlf.de riporta un importante passaggio di Eckard Rehberg, portavoce in materia di politica di bilancio del gruppo parlamentare dell'Unione al Bundestag, senza dubbio uno dei falchi dell'Unione:

“Consiglio vivamente a tutti coloro che hanno in mente i corona-bonds di leggere l'articolo 125 dei trattati UE, che esclude la responsabilità condivisa. E in Germania consiglio a tutti i politici di esaminare la Legge fondamentale e di esaminare le sentenze della Corte costituzionale federale. Chiunque parli di Eurobond in Germania sta mettendo in discussione la sovranità del Bundestag in materia di bilancio - e ciò non è conforme con la nostra Costituzione"

Sempre DLF intervista Elmar Brok uno dei pochi ribelli, forse l'unico, che dalle file della CDU ha il coraggio di chiedere un maggiore impegno della Germania in favore dei corona-bonds:


"Brok: Sì, credo che la decisione dei ministri delle finanze sia un passo importante, dal momento che la Banca centrale europea ha già adottato le misure necessarie per manifestare la solidarietà europea, ma allo stesso tempo bisogna mettere in chiaro che è anche nell'interesse della Germania uscire insieme agli altri paesi da una crisi di cui nessuno è responsabile. Anche in Germania ci sarà una ripresa economica se  i paesi in cui esportiamo gran parte dei nostri beni torneranno a funzionare, se resteranno in funzione le catene di approvvigionamento, se resteranno in piedi le catene di creazione del valore. Una ripresa tedesca dopo la crisi sarà possibile solo con l'Europa." (...)

"Brok: No, i corona-bonds hanno un obiettivo specifico, e sono per un tempo limitato e non servono a mettere in comune dei vecchi debiti già contratti. Gli Eurobond fanno in modo che l'intero debito venga messo in comune e reso unitario e fanno in modo che ciò avvenga anche in futuro senza alcuna limitazione. Ma questo non è il caso, in quanto i corona-bonds sarebbero una misura unica e limitata nel tempo per raggiungere un obiettivo, come lo era stato il piano Marshall all'epoca. E qui, per esempio, dobbiamo anche riflettere se questo denaro può essere dato solo agli stati, oppure anche alle istituzioni e alle aziende, e in alcuni casi possa funzionare come un revolving fund, in modo che le società o coloro che presentano le domande di aiuto in seguito possano rimborsare, in questo modo, non considerandolo unicamente come denaro regalato. E soprattutto, dobbiamo anche vedere che questo non è qualcosa dal quale solo gli altri paesi attingerebbero. Chi sa in Germania, ad esempio, che l'Italia è un contribuente netto all'interno dell'UE? Chi lo sa che la Francia dà un contributo netto all'UE? In Germania l'impressione è che a pagare siamo solo noi, che paghiamo tutto da soli. Questa è solo una sciocchezza e dobbiamo vederne le connessioni. L'Italia dodici anni fa non è stata coinvolta nella crisi finanziaria perché, a differenza delle banche tedesche, le banche italiane non avevano partecipato a questo rally finanziario. Allora non hanno chiesto denaro. L'Italia e la Francia non hanno ricevuto aiuti europei. Anche questo deve essere ricordato".

Toni invece molto diversi sull'altra corazzata pubblica dell'informazione filo-governativa totalmente appiattita sulla linea dettata da Berlino, la Deutsche Welle, vale a dire la centrale del conformismo mediatico Made in Berlin. Per la commentatrice i paesi del sud sarebbero troppo pressanti e in questo modo danneggerebbero la posizione tedesca nel negoziato.


Scrive infatti la commentatrice: "Ma la solidarietà, come la definisce il sud, non può essere forzata e può danneggiare il nord". 

E prosegue: "Il ricatto non è un mezzo. Questo tentativo è comprensibile, ma il piede di porco politico utilizzato è sbagliato. Minacciare la caduta immediata dell'UE se non arriveranno immediatamente miliardi di euro di debiti condivisi per aiutare l'Italia e la Spagna è una mossa rozza e pericolosa. Ciò metterà i paesi del nord con le spalle al muro, risveglierà i riflessi difensivi tra i loro elettori e alla fine metterà in pericolo la stabilità dei paesi più forti. Questa non è persuasione, ma ricatto.

La creazione di un fondo per la ricostruzione finanziato con il debito comune come se fosse una fonte di denaro inesauribile e quasi incontrollabile è uno strumento pericoloso. Qualcosa del genere deve essere attentamente considerato e progettato. Chi dovrebbe controllarne l'utilizzo? Chi si occuperà del rimborso? E l'UE potrebbe impedire a un primo ministro italiano di nome Salvini di finanziare il suo stato populista? Una volta che i debiti comuni sono stati fatti il divieto sarebbe comunque infranto. Il nord potrebbe quindi effettivamente trovarsi nella condizione di dover finanziare le finanze pubbliche del sud su base permanente - fatto che prima o poi finirebbe per fare a pezzi l'Unione europea." (...)

"I paesi più ricchi, nel loro interesse, non si rifiuteranno di contribuire ad un fondo per la ricostruzione dopo il corona-virus. Ma bisogna arrivare ad un accordo secondo il libero arbitrio, per questo Italia e Spagna dovrebbero abbassare i toni. Perché puntare la pistola sul petto dei partner e chiedere: "Ora, per favore, sii solidale!" minaccia la coesione dell'UE, esattamente come una mancanza di solidarietà."



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sabato 11 aprile 2020

H. W. Sinn: con gli eurobonds una valanga di debiti e alla fine avremo solo odio e conflitti

Prosegue sulla stampa tedesca il dibattito sui limiti della solidarietà in Europa. Il grande economista tedesco Hans Werner Sinn, anche se ormai è in pensione e quindi può dire tutto quello che gli passa per la testa, in una recente intervista anticipa alcune delle condizioni che il conservatorismo tedesco potrebbe richiedere agli italiani prima di dare l'ok ad un eventuale piano di salvataggio: patrimoniale, ristrutturazione del debito pubblico  e ripristino dei meccanismi di mercato per i titoli di stato europei. H.W. Sinn intervistato da Focus


(...) Ora si parla dei cosiddetti coronabonds a livello europeo per sostenere l'Italia durante la crisi, fra le altre cose. Si tratterebbe di una condivisione del debito da cui lei ci ha sempre messo in guardia...

Sinn: I Coronabonds prima di tutto non sono a supporto dell'Italia, ma vanno in aiuto delle banche francesi, che detengono un numero particolarmente elevato di titoli di stato italiani. Distruggono il mercato europeo dei capitali perché mettono fuori gioco il meccanismo dei tassi di interesse. E minano il merito di credito tedesco, con il risultato che il nostro vantaggio in termini di tassi di interesse nei confronti degli Stati Uniti diminuisce. Lo si può già vedere chiaramente nel declino degli spread transatlantici. A lungo termine, queste politiche ci porteranno inevitabilmente una valanga di debiti che non lascerà altro che odio e conflitto, come era accaduto con la messa in comune dei debiti da parte di Alexander Hamilton negli Stati Uniti. I fallimenti di massa dei singoli stati negli anni successivi al 1835 sono il risultato diretto della politica di socializzazione del debito da lui iniziata.


Cosa propone allora?

Sinn: per sostenere l'Italia, penso che sarebbe meglio donare dei soldi allo stato italiano, e in particolare dei soldi per i suoi ospedali, in modo che possano acquistare il materiale necessario per le cure in Cina o dove è possibile farlo. Ogni singolo tedesco dovrebbe donare come può, e anche lo stato tedesco, nella sua piena libertà e senza aspettare il coordinamento con gli altri paesi europei, dovrebbe fare un dono generoso ai nostri fratelli italiani.

L'euro sopravviverà a questa crisi?

Sinn: lo spero, ma non al prezzo di una messa in comune dei debiti. Non ne vale la pena.

Un pacchetto di salvataggio qui, un'iniezione finanziaria lì. I governi di tutto il mondo sono già passati alla modalità del "qualunque cosa serva". Il debito sovrano, che è già elevato in tutto il mondo, sta raggiungendo proporzioni esorbitanti. Il nostro sistema economico quanto potrà ancora resistere?

Sinn: Grazie allo Schwarze Null degli ultimi anni, la Germania ha ancora margini di manovra, gli altri no. Ora sta diventando evidente che per disciplinare il debito non servono i divieti, ma lo si può fare solo attraverso il mercato. Se esageri con il  debito, dovrai pagare interessi piu' alti ai creditori. Solo questo meccanismo li riporta alla ragione. Spero che impareremo qualcosa dal tentativo della BCE di minare questa fondamentale legge di mercato. La BCE è responsabile per la creazione di questa valanga di debito. Con questa sua politica di riduzione degli spread, ha minato i patti sul debito stretti dai parlamenti. In questo modo ha violato il suo mandato.

Si attende un taglio del debito prima o poi?

Sinn:  penso che sarebbe meglio se fossero i contribuenti degli altri paesi a rimborsare o a garantire il debito. È proprio così: o in futuro si chiederà ai contribuenti di passare dalla cassa, oppure coloro che hanno speculato dovranno rinunciare a una parte dei loro crediti. La rinuncia a un taglio del debito fatto a spese dei contribuenti sarebbe una dinamite sociale che potrebbe far esplodere l'UE. Dalla seconda guerra mondiale, nel mondo, ci sono stati oltre 180 tagli al debito pubblico. Il mondo non è morto per questo. (...)


giovedì 9 aprile 2020

Voci dalla stampa tedesca sugli Eurobond

Frammentazione alquanto prevedibile nella linea editoriale adottata dalla stampa tedesca per affrontare il dibattito sugli eurobond. Al fronte dei contrari appartiene sicuramente Die Welt che da diversi giorni ormai porta avanti la sua linea secondo la quale con i titoli di stato comuni i soldi degli onesti e operosi contribuenti tedeschi finirebbero nelle mani della mafia italiana:

"Frau Merkel non cedere" titola il quotidiano di Amburgo, che poi scrive: "La solidarietà in Europa è un'importante categoria, ma anche la sovranità nazionale e la responsabilità dei politici nazionali nei confronti degli elettori del loro paese sono fondamentali". Prosegue  Die Welt: "deve essere chiaro che gli aiuti all'Italia - paese in cui la mafia a livello nazionale è molto forte e sta solo aspettando una nuova manna da Bruxelles - dovranno essere spesi esclusivamente nel settore sanitario e non finire nel sistema sociale e fiscale italiano". Conclude il quotidiano: "E, naturalmente, anche gli italiani dovranno essere controllati da Bruxelles e dimostrare che stanno usando i soldi correttamente"

Anche la FAZ resta decisamente scettica e teme che i corona-bond si trasformino nel Vaso di Pandora e siano l'inizio della tanto temuta unione di trasferimento:


Scrive infatti il quotidiano di Francoforte: "I sostenitori di tali obbligazioni sanno benissimo che se venissero introdotti come una forma di aiuto di emergenza, cambierebbero per sempre l'architettura della zona euro. Questo probabilmente non è nemmeno l'obiettivo minimo di molti sostenitori". Prosegue il commento della FAZ: "l'affermazione difensiva di chi sostiene che rimarrà un caso eccezionale mostra perfettamente l'ingenuità politica....chi apre il vaso di Pandora non sarà piu' in grado di chiuderlo".

Anche la BILD, che qualche giorno fa parlava addirittura dei "fratelli italiani" rema contro gli eurobond e con un commento rivolto al governo di Berlino si chiede "chi sarà alla fine a dover pagare il conto per gli aiuti a Italia e Spagna?"


Scrive il tabloid di Amburgo: "In considerazione delle ingenti somme, il governo federale deve fare ciò che altrimenti sarebbe riluttante a fare: dire chiaramente ai contribuenti quanto costerà loro il salvataggio di Italia, Spagna e Co. E se possiamo permettercelo".

Linea invece piu' pragmatica e sempre piè europeista quella adottata negli ultimi giorni dal quotidiano della grande industria e della finanza Handelsblatt, in un importante commento di mercoledi il quotidiano titola infatti: "In gioco c'è la moneta unica"


Il quotidiano di Duesseldorf attacca addirittura il ministro delle finanze olandese: "Un governo responsabile spiega al popolo e ai suoi rappresentanti parlamentari che la prosperità e la coesione europea e quella del singolo paese sono fra loro reciprocamente dipendenti. Uno non può esistere senza l'altro

Nessun paese può solo beneficiare dell'unione monetaria, senza contribuire ai suoi costi in tempi di crisi. Coloro che non vogliono comprenderlo stanno volontariamente mettendo a rischio la moneta unica europea".

Sempre su Handelsblatt di oggi una importante intervista al grande imprenditore Wuerth, aperto sostenitore degli eurobonds, il quotidiano infatti titola: "quello che sta succedendo a Berlino in merito all'Europa è una catastrofe", il miliardario in favore di una forte "unità politica" e di un programma da "trilioni di eurobond"


Contro gli eurobond ma decisamente in favore di un ESM senza condizioni il quotidiano liberal di Amburgo Die Zeit, peraltro diretto da un italiano, che titola: "Solidarietà sì, ma niente eurobonds!".


Scrive il prestigioso quotidiano di Amburgo in un commento: "Ogni mancanza di empatia sarebbe fuori luogo in considerazione dell'orrore causato dal corona-virus in Italia. Gli italiani in effetti hanno bisogno della nostra solidarietà attraverso gli aiuti d'emergenza e i prestiti dal fondo europeo ESM per salvare il loro sistma sanitario e le loro aziende o per pagare la cassa integrazione. Per favore siate generosi e non arroganti! E se i soldi non dovessero bastare, i partner dovranno aggiungere altri mezzi. L'Europa deve trovare un accordo su tutti gli aiuti necessari entro questa settimana. Deve esserci per i paesi che piu' stanno soffrendo. Dopotutto, può colpire tutti in maniera particolarmente grave, anche i tedeschi che da sempre tendono ad essere arroganti"

Anche Der Spiegel nel dibattito si posiziona in favore della solidarietà europea, titola infatti un importante commento sul prestigioso settimanale di Amburgo:  "La Germania egoista, meschina e vigliacca"


Scrive il settimanale: "Non c'è un'alternativa ai corona-bond in questa crisi. Ma invece di dirlo onestamente ed apertamente agli elettori, la Cancelliera fa capire che c'è qualcosa che non va. Che alla fine a pagare saranno i laboriosi contribuenti tedeschi perché apparentemente gli italiani non sono mai stati in grado di gestire il denaro. La Cancelliera ha usato questa narrativa così spesso che qualsiasi concessione agli spagnoli e agli italiani sembrerebbe una sconfitta. Non avrebbe mai dovuto spingersi cosi' lontano".








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martedì 7 aprile 2020

I crediti Target della Bundesbank verso il trilione di euro

Mentre a Berlino la politica si sforza di concedere qualche decina di miliardi di euro di prestiti condizionati attraverso il MES e fa di tutto per non perdere la faccia davanti agli elettori tedeschi, i crediti Target della Bundesbank nel solo mese di marzo e dopo appena un mese di crisi sono cresciuti di 113,6 miliardi di euro raggiungendo i 935 miliardi. Secondo la Bundesbank il trilione è dietro l'angolo.  Da Handelsblatt.de


Con l'ampliamento del programma di acquisto di obbligazioni da parte della BCE, i crediti della Bundesbank nei confronti del sistema di pagamento delle banche centrali dell'eurozona si avvicina alla soglia del trilione. L'indicatore, noto con il nome tecnico di saldo Target-2, a marzo è aumentato di 113,6 miliardi di euro raggiungendo i 935,1 miliardi di euro complessivi, il livello più alto da giugno 2019, come annunciato martedì dalla Bundesbank.

I saldi Target 2 mostrano le passività e i crediti fra le banche centrali nazionali emersi nell'ambito delle transazioni transfrontaliere fra i diversi istituti di credito, che nella zona euro vengono gestiti tramite il sistema di compensazione Target. La Germania è il principale creditore.

Alcuni esperti considerano i saldi Target un pericolo: temono che la Bundesbank possa subire delle perdite su quei crediti nel caso di una rottura dell'area valutaria. Altri economisti invece pensano che queste paure siano esagerate.

La Bundesbank riconduce l'aumento del saldo Target-2 di marzo a diversi fattori: "Fra questi ci sono i consueti effetti tecnici alquanto pronunciati legati alla fine del trimestre", afferma la banca centrale tedesca. "Inoltre, anche gli effetti delle misure di politica monetaria, in particolare l'estensione del programma di acquisto titoli, hanno contribuito all'aumento." La Bundesbank, infatti, si aspetta che i crediti della Bundesbank nell'ambito del sistema di pagamento fra le banche centrali dell'euro continuino ad aumentare: "Nel medio termine, la politica monetaria e le condizioni di mercato restano decisive".

La Banca centrale europea (BCE) a marzo ha comprato titoli di stato dell'eurozona per un valore di 33,75 miliardi di EUR nell'ambito del suo programma di acquisto titoli attivo dal 2015. Le obbligazioni italiane da sole hanno rappresentato circa il 35 % degli acquisti complessivi. Per il paese duramente colpito dalla crisi causata dal coronavirus, è significativamente molto più di quanto stabilito dalle regole della BCE. Con gli acquisti le autorità monetarie tengono sotto controllo i rendimenti delle obbligazioni. In tal modo, fanno in modo che i paesi dell'eurozona possano continuare a rifinanziarsi sul mercato dei capitali ad un costo relativamente basso.
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Le perplessità della SPD nella disputa sui Coronabond: perché alla fine il governo tedesco potrebbe dire di sì

Questo blog è lieto di rilanciare un'ottima traduzione appena ricevuta da Carsten sul dibattito in corso nella SPD in merito ai Coronabond. L'autore, l'ottimo Michael Wendl, sindacalista, sociologo e giornalista, manifesta un certo ottimismo in quanto il dibattito all'interno della SPD sta facendo passi in avanti e alla fine il governo e la Cancelliera potrebbero accettare un'emissione unica e limitata nel tempo finalizzata a combattere gli effetti economici della pandemia. Da Makroskop.de, grazie Carsten per l'ottima traduzione!





A causa della Coronacrisi, la vecchia disputa sugli Eurobond - ora Coronabond – si riaccende. La SPD non è contraria all'idea, solo Olaf Scholz ha ancora delle riserve.



I Coronabond sono titoli di stato comuni di tutti i paesi dell'euro. Gli Eurobond vengono emessi a un gruppo selezionato di banche europee, che li depositano presso la BCE come garanzia per prendere in prestito denaro dalla banca centrale. A tale proposito, la BCE finanzia gli Stati nazionali tramite le banche commerciali e la creazione di credito del sistema bancario a due livelli.

Il vantaggio principale degli Eurobond è che sono emessi a un tasso di interesse uniforme. Ciò impedisce i cosiddetti spread, le differenze tra i tassi di interesse nazionali, che sono costantemente più elevati nei paesi fortemente indebitati. I titoli di stato sono negoziati sui mercati finanziari. Se si prevede che un paese non sarà in grado di riscattare i suoi titoli di Stato in conformità con il contratto, i prezzi di questi titoli diminuiranno e i rendimenti aumenteranno. Questo è il motivo per cui la BCE acquista costantemente titoli di Stato sui mercati secondari, il che li toglierà dal mercato e i loro prezzi non potranno più scendere. Ciò rende la BCE il creditore dei paesi interessati. Da un punto di vista legale, è controverso se questa pratica violi il principio di non salvataggio della legge europea.

Gli Eurobond impediscono tali aumenti dei tassi di interesse e quindi facilitano il finanziamento pubblico attraverso le obbligazioni. Questo è un motivo importante per cui il governo tedesco rifiuta gli Eurobond, perché la raccolta di titoli di stato per finanziare compiti governativi contraddice gli specifici principi tedeschi della gestione parsimoniosa del bilancio. Per applicare i principi tedeschi, i mercati finanziari devono disciplinare i governi nazionali con l'aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato. La "democrazia conforme al mercato" della Merkel.

Gli Eurobond sono visti come uno strumento per aumentare i prestiti da parte dei paesi indebitati e quindi una deviazione dalle politiche attuate nell'UE. Il potere dei mercati finanziari sulla politica sarebbe notevolmente ridotto dalle obbligazioni comuni. Di conseguenza, in caso di crisi di lunga durata e indebitamento eccessivo nei paesi, i prestiti alla BCE possono essere annullati attraverso la riduzione del debito. Un'idea assolutamente horror per i politici tedeschi.

L'ordoliberalismo come centro ideologico di resistenza

Il fatto che la maggior parte dei politici non ha familiarità con i metodi di finanziamento dello stato tramite le obbligazioni ha un certo ruolo. I prestiti pubblici sono visti come prestiti privati. Questa incompetenza macroeconomica porta a un'elevata dipendenza dai consiglieri dei ministeri, che a loro volta chiedono il parere dei consigli consultivi scientifici del ministero della finanza e dell'economia, la maggior parte dei quali è occupata da economisti ordoliberali o neoclassici. Dal punto di vista di questi economisti, il debito pubblico al di sopra della norma del 60% del rispettivo PIL dovrebbe essere respinto.

L'ordoliberalismo, che è ancora popolare in Germania, non è strettamente una scienza economica, ma un'ideologia che prescrive i principi di un'attività economica che si presume siano ragionevoli. Questa si chiama politica di regolamentazione. Lo stato stabilisce un quadro politico per l'attività economica individuale. Gli interventi statali in questo quadro macroeconomico sono concepibili come misure in una crisi economica. In questo caso, vengono utilizzati i metodi di gestione economica anticiclica, che si affermarono negli anni '60/70 come gestione anticiclica globale. Alla fine della crisi, la strategia di consolidamento del bilancio e austerità viene nuovamente implementata.

Il pensiero ordoliberale come ideologia delle virtù economiche porta anche alla legittimazione della punizione per comportamento illecito, che è stata dimostrata spietatamente e con successo nei confronti della Grecia.

Questa ideologia ordoliberale, che ha trovato i suoi grandi eroi in Walter Eucken e Ludwig Erhard, si è consolidata a seguito del successo economico del modello di esportazione tedesco. La gestione economica del bilancio unita a una politica salariale moderata e una politica monetaria restrittiva da parte della Bundesbank hanno causato un'inflazione inferiore alla media in Germania dagli anni '50, aumentando così la posizione competitiva internazionale. Di conseguenza, il capitalismo tedesco del dopoguerra è stato trasfigurato in un modello generale di successo ed è attraente persino nella SPD e nei sindacati. I Coronabond contraddicono questi "principi tedeschi" ed esperienze.

La perplessità della SPD

Dopo le dimissioni di Oskar Lafontaine al più tardi nel marzo 1999, questa comprensione della politica di regolamentazione - anche se è stata gestita solo pragmaticamente e senza alcun ragionamento teorico - ha determinato il pensiero politico-economico della SPD. Ciò vale anche per le questioni relative all'Unione europea e all'unione monetaria. Il declino del pensiero keynesiano standard nel contesto della sintesi neoclassica è iniziato nella SPD negli anni '80 e ha successivamente portato all'appiattimento del livello delle discussioni di politica economica.

Di conseguenza, le dimensioni macroeconomiche non sono più state prese in considerazione e i metodi per creare denaro attraverso i prestiti e gli strumenti della politica monetaria della BCE o il pensiero in termini di contesti economico-bilaterali sono in gran parte sconosciuti nella SPD. Ciò significava che la politica economica e finanziaria antisociale nell'era Schröder era stata accettata senza resistenza fino al 2009 e che la SPD aveva contribuito a far rispettare il pareggio di bilancio nel 2009. Durante questo periodo non vi furono discussioni di politica economica nel partito. La crisi dei mercati finanziari del 2008/09 non ha praticamente cambiato nulla.

Gli economisti vicini alla SPD, che sono in gran parte organizzati nell’Associazione Keynes, vivevano ai margini del partito e il loro consiglio non aveva un ruolo. La burocrazia ministeriale e i consigli consultivi economicamente liberali dei ministeri hanno fornito consulenza ai ministri dell'economia e delle finanze socialdemocratiche.

Anche per questi motivi, l'Unione europea e l'unione monetaria sono principalmente un progetto moralmente carico, i cui problemi economici, disuguaglianze e restrizioni non sono visti o attribuiti a una mancanza di empatia per l'Europa.

Tuttavia, il "capo economista" del ministro delle finanze di Schäuble, Ludger Schuknecht, un duro Ordoliberale, Olaf Scholz lo licenziò e lo sostituì con Jakob von Weizsäcker, che non è un Ordoliberale. Come deputato al Parlamento europeo, era aperto all'introduzione di Eurobond.

È stato quindi iniziato un cambio di rotta nel Ministero delle finanze, che attualmente è stato rafforzato più volte. Innanzitutto attraverso un Position Paper di alcuni deputati di sinistra del Bundestag, in cui sono stati richiesti programmi di investimento e un corso macroeconomico. In secondo luogo, attraverso l'elezione della nuova leadership del partito, in particolare da Norbert Walter-Borjans. In terzo luogo, attraverso il programma di investimento congiunto di DGB (l’organizzazione capo dei sindacati tedeschi) e BDA (la confindustria tedesca), che è stato preparato dall'IMK (istituto di ricerca economica) e dall'Institute of German Business (IW) (istituto di economia vicino al BDA). A ciò si aggiunge l'elezione di Gustav Horn, direttore scientifico dell'IMK fino ad aprile 2010, nel consiglio di amministrazione dell’SPD.

Questi eventi hanno aumentato l'influenza degli economisti keynesiani nel partito nel suo insieme. Horn è a capo di un comitato consultivo economico della SPD, in cui gli economisti keynesiani e i deputati di sinistra del Bundestag dovrebbero lavorare insieme. C'è anche un rappresentante dello stesso Ministero delle Finanze.

Come riporta la SZ (Süddeutsche Zeitung) nell’edizione del 1 ° aprile, vi è attualmente un accenno di cambiamento di direzione riguardo all'emissione di titoli di stato europei. Questo non sarà portato avanti da Scholz. Scholz sicuramente conosce i vantaggi degli Eurobond - per questo ha consulenti che vengono nuovamente consigliati. Scholz sa anche che una posizione aperta per gli Eurobond danneggerà la sua popolarità in Germania. L'opinione pubblica o il pensiero pubblico economico quotidiano in Germania considerano gli Eurobond come se la Germania dovesse essere sicuramente responsabile per i debiti di altri paesi.

Ciò è evidentemente sbagliato, ma determina il discorso nazionale sui Coronabond. Scholz ritiene pertanto che il governo federale nel suo insieme - e quindi Angela Merkel a seguito dell'aumento della pressione europea - accetterà i Coronabond come un'eccezione una tantum.

Forza e coraggio!
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