domenica 13 gennaio 2013

Steinbrück sulla crisi Euro


Peer Steinbrück, candidato SPD alla cancelleria, al minimo nei sondaggi, torna ad incalzare Merkel e la CDU sul tema dei salvataggi Euro e della solidarietà continentale, il solo tema su cui puo' sperare di scalfire l'immagine di leader affidabile e vincente che la cancelliera è riuscita a costruire. Da SPD.de e Welt.de
Il punto di vista sulla crisi Euro del candidato SPD alla Cancelleria: la crisi di debito è diventata molto costosa e ha distrutto la fiducia. Steinbrück avverte: la coesione sociale in Europa potrebbe venire meno. Particolarmente pericolosa è la disoccupazione giovanile nei paesi in crisi Spagna, Grecia, Italia o Portogallo.

Il 30 gennaio 2010 "Die Welt" aveva commentato: "Condannati all'aiuto". E con cio' si riferiva alla comunità degli stati europei, non da ultimo al governo federale, in riferimento alla Grecia.

Da allora sono passati oltre 1000 giorni, quasi 3 anni. Sono stati anni turbolenti per l'Europa e la moneta unica. Abbiamo assistito a decine di vertici europei, diverse sedute notturne e visto i risultati raggiunti con i salvataggi. La "crisi Euro" ci ha tenuto costantemente compagnia. La speranza di inizio 2013, che il peggio possa essere già alle spalle, è tuttavia prematura.

Il proseguimento della crisi internazionale e finanziaria in Europa, durante la quale per diversi paesi membri è stato difficile avere accesso al mercato dei capitali a condizioni sostenibili, ha diverse cause.

In primo luogo, in alcuni paesi l'eccessivo indebitamento ha fatto dubitare gli investitori sul merito di credito degli stati. Anche se questo nuovo debito è in gran parte conseguenza della stabilizzazione bancaria e dei programmi congiunturali seguiti alla crisi finanziaria ed economica.

In secondo luogo, l'Unione monetaria fino al 2009 con gli strumenti di cui disponeva non è stata in condizione di riconoscere e correggere gli sviluppi economici sbagliati -  le divergenze di competitività in Europa. Se l'Unione monetaria prima che la crisi iniziasse, avesse avuto a disposizione degli indicatori, gli squilibri fra gli stati Euro sarebbero stati riconosciuti come un problema in una fase ancora precoce.

Banche in difficoltà anche per il 2013.

La terza e a lungo sottovalutata causa della crisi sono le banche in difficoltà e  un settore bancario europeo non ancora consolidato. Le banche sistemiche europee sono riuscite senza eccezioni a farsi salvare dagli stati. In questo modo hanno aperto dei canali di infezione verso il bilancio pubblico, fatto che ha alimentato ogni volta la spirale della crisi.

Le 2 cause della crisi sopra menzionate anche nel 2013 resteranno sull'agenda dei problemi da risolvere. E ci danno la dimensione sociale e politica di questa crisi, che ha costi molto maggiori rispetto ai salvataggi. Costa fiducia, la munizione piu' importante della politica, perchè i cittadini non credono piu' che i costi della crisi saranno suddivisi equamente.

E questa crisi costerà anche ai tedeschi del denaro. Il governo federale ha considerato questo punto un tabu', offuscato e nascosto per troppo tempo. Dalla dichiarazione "Nemmeno un centesimo per la Grecia" di inizio 2010, i costi potenziali per la Germania in caso di insolvenza della Grecia hanno raggiunto i 79 miliardi di Euro.

Nel caso peggiore saranno 1.2 trilioni di Euro

I rischi complessivi assunti con le politiche di salvataggio sono ancora piu' grandi: 211 miliardi di Euro per l'EFSF, 190 miliardi di Euro per l'ESM e 750 miliardi di crediti Target della Bundesbank. A questi si aggiungono i 57 miliardi di Euro come quota della Bundesbank nella BCE e gli acquisti di titoli già effettuati da parte della BCE. Insieme sono circa 1.2 trilioni di Euro. Questo è quanto accadrebbe nel caso peggiore. Senza dubbio la Germania già da tempo si trova in una Unione di Garanzie (Haftungsunion).

Il governo dovrà prima o poi finirla di fare la danza del velo su questa verità. Presto arriveranno nuovi oneri a gravare sul bilancio federale: da un nuovo taglio del debito in Grecia e dalla ricapitalizzazione delle banche tramite il fondo ESM garantito dal denaro dei contribuenti.

La strategia del comprare tempo con molto denaro non ha funzionato. E sebbene la Germania sia ancora un'isola di felicità, la situazione economica in Europa è peggiorata, non certo migliorata. Le prospettive di crescita per il 2013 sono tutt'altro che rosee, e questo riguarda anche la Germania. Le cause sono evidenti: aver concentrato l'intera gestione della crisi sul consolidamento dei bilanci pubblici, ha portato ad una somministrazione eccessiva della medicina delle riforme.

Poca concretezza

Certo, l'inasprimento del Patto di Stabilità e Crescita e il suo completamento con il Fiskalpakt sono stati passi giusti e importanti. Gli squilibri nelle politiche di gestione della crisi nascono dai timidi tentativi, accanto agli sforzi per migliorare il contesto macroeconomico in Europa, fatti per gestire le conseguenze sociali del consolidamento.

Si è fatto troppo poco per migliorare la coordinazione delle politiche economiche fra i paesi membri dell'Unione monetaria. C'è stata una lunga serie di decisioni e accordi, piu' patti per la crescita, una strategia EU 2020 e un patto Euro-Plus: ma di cio' molto poco viene concretamente portato avanti, per non parlare della coordinazione necessaria affinché gli impulsi economici per aumentare l'occupazione possano avere effetto. Si distruggono le speranze, mentre da un'altra parte le regole per la riduzione del debito si applicano con durezza. 

Quello che all'Europa manca, anche dopo il vertice del Consiglio Europeo in dicembre, è un coordinamento coerente e vincolante delle politiche economiche, fiscali e sociali con un chiaro obiettivo di crescita e benessere. Cio' che è stato raggiunto è troppo poco, e con notevoli costi per la società. 

I giovani perdono la speranza

La situazione dei paesi in crisi Spagna, Grecia, Italia o Portogallo non è migliorata, al contrario da 3 anni continua a peggiorare. Nel frattempo in tutta Europa abbiamo a che fare con una generazione considerata perduta e che al momento non crede piu' nell'Europa.

Molti giovani Greci, Spagnoli, Portoghesi o Italiani sono altamente qualificati. Ma hanno perso la speranza in un futuro migliore e la fiducia nelle istituzioni democratiche dei loro paesi. L'Europa ai loro occhi non è una prospettiva, piuttosto la causa dei problemi. 

Cio' è fatale, e i numeri sono scioccanti. La disoccupazione giovanile nell'area Euro è del 23 %. Sono oltre 8 milioni di giovani disoccupati. Prima dell'inizio della crisi nel 2007 in nessun paese si superava il 25%.

Oggi in 7 paesi è superiore al 25%, in 4 paesi superiore al 30% e in 2 paesi sopra il 50% - in Grecia e Spagna. Secondo uno studio di Ernst&Young nel 2013 ci saranno in Europa oltre 20 milioni di disoccupati, 4 milioni in piu' del 2010. Cosa possono significare questi numeri per la sostanza democratica dell'Europa, e per la sua capacità di attrazione è facile da calcolare.

Sarà sempre piu chiaro - e questo è il punto centrale del dilemma - che concentrarsi solamente sugli aridi dati dei bilanci pubblici non farà terminare la crisi. Lo squilibrio nella gestione della crisi deve essere superato, perchè i danni per la democrazia e la pace sociale  in Europa sono già immensi. 

Svanisce la coesione sociale

Nel corso del necessario processo di riduzione dei debiti abbiamo a che fare con un calo della coesione sociale, che raggiunge le fondamenta stesse del progetto europeo. La politica si trova in una crisi di legittimazione quando duri tagli e cure obbligate peggiorano le condizioni di vita di milioni di individui. Mentre le banche, allo stesso tempo, stanno beneficiando di una garanzia implicita dello stato a spese del contribuente.

Soprattutto in Grecia la situazione diventa sempre piu drammatica: l'economia greca è in recessione dal 2009 e anche per l'anno in corso le previsioni sono pessimistiche e indicano una recessione del 6.5%.

Il cappio al collo dell'economia greca è sempre piu' stretto e non sembra esserci alcuna via di uscita. E tutto questo nonostante la popolazione stia già soffrendo enormemente: se i risparmi fatti in Grecia fossero stati applicati nelle stesse proporzioni in Germania, avremmo avuto tagli per oltre 150 miliardi di Euro, piu' di un terzo del bilancio federale.

L'arroganza tedesca nei confronti della popolazione greca non è opportuna. Anche perchè il governo federale tedesco negli ultimi 3 anni ha fatto 100 miliardi di nuovo debito.

Depressione causata da un'austerità unilaterale

Le politiche di austerità hanno spinto la Grecia in una depressione sociale. E questo è pericoloso. Il tasso di suicidio in Grecia negli ultimi 3 anni è raddoppiato. Le donne incinte vagano da un ospedale all'altro alla ricerca di qualcuno che senza assicurazione sociale, che non possono piu' permettersi, possa aiutarle a far nascere i loro figli.

Chi va in ospedale deve portarsi la biancheria da casa e da poco i dottori garantiscono le cure solo in cambio di denaro contante. Mancano apparecchiature mediche come in un paese in via di sviluppo, e la commissione EU mette in guardia sulle condizioni igieniche degli ospedali e dal pericolo di infezioni. 

Queste storie chiariscono che una intera società si trova in un trauma collettivo e che il collante sociale sta scomparendo. Le forze di destra radicale nei sondaggi sono al 12%, la terza forza politica. La Grecia è il primo paese che i profughi raggiungono dall'Africa o dal medio oriente.

Amnesty International ipotizza che nelle strade di Atene si trovino fino a 100.000 profughi immigrati irregolari. Le condizioni di accoglienza nei centri per i profughi in Grecia sono miserabili, tanto che dal 2011 il governo federale tedesco non spedisce piu' indietro i rifugiati. La rete di sicurezza sociale in Grecia è crollata e non esiste piu' una comunità solidale.

In equilibrio e insieme

Politicamente non si deve  mai essere ciechi verso la coesione sociale - non solo in Germania ma anche in Europa. La politica economica è anche una politica sociale, e pertanto la gestione della crisi deve tenere in considerazione l'insieme: un modello europeo di benessere, buon vicinato e la qualità di una civilizzazione che nel mondo è irraggiungibile. Niente di meno di cio'.

Il superamento della crisi e dei suoi enormi costi, in Europa come in Germania, potrà avere successo solo con l'unione delle forze, una strategia coerente e la convinzione che tutto questo sforzo valga la pena. Per far tornare l'Europa in equilibrio è necessario che tutti lavorino insieme. I nostri vicini europei si augurano una Germania forte.

Ma sono in molti ad avere qualcosa contro una Germania forte che con il suo peso economico e con il suo influsso politico guida verso decisioni con cui gli altri paesi piu' deboli non possono convivere. C'è bisogno piuttosto di una Germania che usi la sua forza economica e la sua responsabilità europea per avere un continente solidale. E questo in ultima istanza è nell'interesse nazionale, poiché alla nostra economia trainata dall'export e ai suoi posti di lavoro potrà andare bene solo fino a quando i nostri vicini saranno in buone condizioni.

E' la dimensione sociale della crisi che nella politica tedesca è stata sottovalutata. Chi non sa dove vuole andare con l'Europa e la sua società, chi non ha un'idea di un un'Europa sociale e pacifica non puo' fare un racconto della sua politica. Non la puo' spiegare e percio si concentra solo sulle nude cifre. E questo per l'Europa è troppo poco. 

Peer Steinbrück

8 commenti:

  1. Una preghiera per l'amministratore del blog: ma non si riesce ad organizzare un incursione informatica sui siti del PD e di SEL affinchè i loro iscritti leggano l'analisi politica della SPD tedesca? SPD non un organizzazione sovversiva marxista-leninista, ma gli equivalenti tedeschi del PD.

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. Non ho pretese verso il Bettola uomo. Mi riferivo a quella che una vooolta si chiamava la base. Informare i naviganti non il comandante.

    RispondiElimina
  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina