martedì 7 aprile 2020

Alice Weidel: "I corona-bonds non sono né solidali, né legali"

Anche Alice Weidel, leader di AfD, risponde indirettamente all'appello lanciato dalle "truppe Calendate" sulla stampa tedesca: per Weidel i corona-bonds non sono né solidali né legali e soprattutto sono una truffa da rispedire al mittente. Dal profilo FB di Alice Weidel


Il dibattito altamente emotivo sui cosiddetti corona-bonds non è altro che il tentativo disonesto e inappropriato di abusare della crisi al fine di introdurre gli euro-bonds dalla porta di servizio, dopo che la stessa operazione era già fallita piu' volte e per buone ragioni. La messa in comune del debito pubblico attraverso delle obbligazioni comuni contraddice il testo e lo spirito dei trattatai sull'euro. I corona-bonds, come lo erano gli eurobonds, non sono né solidali, né legali.

Non sono in alcun modo necessari e sono altrettanto superflui, come lo è il "pacchetto di stimolo" europeo finanziato dal debito per superare la crisi causata dal corona-virus. Anche i paesi fortemente indebitati del Sud-Europa, infatti, hanno sufficienti possibilità di prendere denaro a prestito sul mercato dei capitali a condizioni favorevoli. Traggono vantaggio dalla fiducia dei mercati nel merito creditizio dell'economia tedesca, nonché dai bassi tassi di interesse manipolati della BCE, per i quali i risparmiatori e i pensionati tedeschi stanno già pagando con delle gravi perdite in termini di benessere.

Ci troveremmo davvero all'opposto del concetto di solidarietà se di fronte a paesi in cui la ricchezza media delle famiglie è diverse volte superiore rispetto a quella delle famiglie tedesche, ora ci si aspettasse che attraverso gli euro-bond i contribuenti tedeschi si dovessero fare carico di debiti aggiuntivi anziché dei propri. Il governo federale è invitato a non cedere a nessun tentativo di ricatto di natura morale oppure fondato sulla storia politica e di continuare a respingere in maniera coerente la fregatura dei "corona-bonds"!
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domenica 5 aprile 2020

Perchè l'unione di trasferimento è già realtà e perché il governo tedesco non può spiegarlo agli elettori

"In un momento come quello attuale in cui così tante persone temono non solo per la loro salute e per quella dei loro genitori, ma anche per il loro lavoro e per la loro sopravvivenza economica, non sarebbe certo una buona idea quella di annunciare ufficialmente ai tedeschi che parole così belle come "Europa" e "Solidarietà” significano anche che alla fine probabilmente dovranno pagare per i danni fatti dagli altri" scrive Ferdinand Knauss su Tichys Einblick. E questo sembrerebbe il problema principale del governo tedesco: salvare la faccia davanti agli elettori, senza aprire un autostrada elettorale ai partiti che si trovano a destra dell'Unione, vale a dire FDP e AfD. Ne scrive Tichys Einblick, rivista online vicina appunto ad AfD e alla FDP.


Nessuno in realtà può essere seriamente sorpreso dall'immagine che l'UE sta dando di sé in questa crisi. Quando il bisogno si fa grande, quando potrebbe trattarsi di una questione di vita o di morte, le decisioni devono essere prese rapidamente e quindi le competenze dovrebbero essere chiare e inequivocabili. Non puoi fare summit di continuo. (...)

Ma l'UE, a differenza dei sogni di alcuni esaltati, non è una repubblica e probabilmente non lo sarà mai, e quindi non ci sarà mai un leader che ti dice cosa fare in una situazione di difficoltà. In questa crisi così reale, pertanto, non bisogna pensare male della Commissione europea o della confederazione degli Stati. In realtà non è così scandaloso che in questa crisi, come è accaduto in tutte quelle del recente passato, nella crisi finanziaria e dell'euro, nonché nella cosiddetta crisi dei rifugiati e anche nel caso delle guerre in Siria e in Libia, l'Unione Europea  in definitiva sia rimasta dietro la nebbia delle frasi su di un presunto terreno condiviso fra i vari paesi, restando tuttavia incapace di agire fino a quando gli Stati membri non hanno poi trovato un accordo. È scandaloso, no, ma alquanto  preoccupante o addirittura spaventoso il fatto che i circoli ai vertici della politica e gli opinion leader che dettano i temi sui quali discutere apparentemente si aspettino questa unità da una confederazione di stati con 27 o 26 stati membri. Ma forse stanno solo fingendo.

Queste aspettative e queste affermazioni sono alquanto presuntuose. E se nella classe politica e fra i leader d'opinione europei esiste ancora un po' di capacità di apprendimento, allora la lezione che ci arriva da questa grande crisi dovrebbe essere proprio questa. "Conosci te stesso!", l'iscrizione che si trova sull'oracolo di Delfi, vale a dire uno dei fondamenti spirituali della civiltà occidentale. Gli europei, in particolare quelli che a Bruxelles e nelle capitali hanno delle responsabilità politiche e giornalistiche, dovrebbero riconoscere ciò che la loro Unione può essere, e cosa invece non può essere. Coloro che arrivano troppo tardi a fare questa riflessione saranno puniti dalla vita.

I più grandi maestri dell'auto-illusione e dell'inganno nei confronti del loro popolo tuttavia risiedono a Berlino. Nella videoconferenza del Consiglio europeo (perché non ci avevano pensato anche prima del Corona-virus? Si potevano risparmiare molti soldi dei contribuenti e tonnellate di Co2), il governo tedesco si è messo di traverso sulla strada che porta ai cosiddetti corona-bonds. Certo, sarebbe solo un altro nome per gli eurobonds di cui si era già discusso a lungo durante la crisi greca e che anche allora erano stati respinti da Merkel. E certo, questo significherebbe l'ingresso in una unione fondata sulla garanzia comune sui debiti.

Ma questa unione fondata sulla responsabilità condivisa (Haftungsunion) è già ampiamente presente nella realtà dei fatti. E avviene per la via traversa della BCE, che acquista titoli di stato sul mercato secondario e di fatto indirettamente sta praticando il finanziamento pubblico. Ora nella crisi causata dal Coronavirus, la BCE ha già provveduto ad eliminare autonomamente gli ultimi ostacoli. Può acquistare i titoli di stato di alcuni paesi membri senza dover limitare le quote. E tutti gli altri stati, o in definitiva i loro cittadini, ne saranno garanti attraverso il bilancio della BCE. Al contrario, non c'è stata alcuna protesta da parte di Berlino. E anche i criteri di stabilità dell'Unione monetaria non vengono piu' applicati. Se ciò accadrà per un periodo di tempo limitato o meno, in definitiva è irrilevante. In ogni caso, nessuno avrebbe potuto far rispettare quei criteri a causa della mancanza di sanzioni.

Ma se il governo federale rifiuta la messa in comune dei debiti da realizzare attraverso i cosiddetti corona-bonds, non si tratta che di uno scontro fittizio. Evidentemente, sta ancora fingendo di difendere la non garanzia dei tedeschi. Ma non può sparare altro che fumogeni. A causa dell'unione monetaria, di fatto ci troviamo già sulla stessa barca insieme a  tutti i paesi membri. Non esiste nei fatti un'opzione di uscita, anche perché l'intera classe politica si è incatenata all'euro in una sorta di lealtà dei Nibelunghi.

Se la cancelliera e l'intera classe politica fossero onesti con se stessi e con i loro cittadini, verso i quali hanno una responsabilità, avrebbero fatto in modo che vi fossero dei rapporti chiari e quindi avrebbero accettato i corona-bonds. Con questo accordo, la Germania a Bruxelles avrebbe  almeno potuto portare a casa qualche concessione. Se fosse onesta Merkel sarebbe dovuta andare in televisione davanti ai suoi cittadini e dire: “Volevamo questa UE e l'euro - e voi eravate d'accordo, o almeno lo avete permesso. Non abbiamo mai affrontato il compito scomodo di considerare l'UE come il forum per una lotta in difesa dei vostri interessi materiali, come invece hanno fatto gli altri. Adesso è troppo tardi per farlo. Ora è già qui, l'unione di trasferimento, e voi in un modo o nell'altro dovrete pagare".

Ma invece alla gente si preferisce continuare a raccontare la fiaba della non garanzia. Nella speranza che la maggior parte di loro non capisca che prima Mario Draghi e ora Christine Lagarde, con modalità alquanto misteriose, li hanno messi a garantire. Soprattutto in un momento come quello attuale in cui così tante persone temono non solo per la loro salute e per quella dei loro genitori, ma anche per il loro lavoro e per la loro esistenza economica, non sarebbe certo una buona idea quella di annunciare ufficialmente ai tedeschi che parole così belle come "Europa" e "Solidarietà” significano anche che alla fine dovranno pagare per i danni fatti dagli altri.

Se i veli dovessero essere sollevati e gli effetti sulla prosperità in Germania diventassero evidenti, è probabile che la delusione dei tedeschi sarebbe decisamente maggiore. È improbabile che il loro entusiasmo per l'Europa possa durare piu' a lungo della crisi causata dal coronavirus.


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sabato 4 aprile 2020

Thomas Mayer - Chi ci chiede di fare gli Eurobonds non ha capito nulla dell'euro

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, su "Die Welt" replica indirettamente all'appello delle "truppe Calendate" e ci spiega perché dal punto di vista tedesco, chi si ostina a chiedere gli eurobonds probabilmente non ha ancora capito la natura dell'euro: un progetto che secondo Mayer resta molto piu' simile ad un accordo di cambio fisso che non ad una moneta unica. Ne scrive Thomas Mayer su Die Welt


Lo scorso settembre, il Consiglio della BCE ha deciso di riprendere il programma di acquisto dei titoli di stato con 20 miliardi di euro di acquisti mensili. Il 12 marzo, il board della banca centrale ha annunciato che il programma sarebbe stato aumentato a 120 miliardi di euro per il 2020 e il 18 marzo si è aggiunto un "programma pandemico per l'acquisto di obbligazioni " pari a 750 miliardi di euro.


Cosi' quest'anno la BCE, attraverso l'acquisto di obbligazioni, avrà messo a disposizione dell'economia e dei paesi dell'eurozona 1,11 trilioni di euro. Se si includono anche i generosi programmi di prestito per le banche, si potrebbe pensare che a nessun paese dell'eurozona alla fine dovrebbe mancare il denaro per combattere la pandemia da corona-virus.

Tuttavia, c'è una lunga lista di capi di stato ed economisti che chiedono l'emissione di titoli di stato con una garanzia condivisa da parte di tutti i paesi dell'euro. La vecchia proposta degli eurobonds viene ora nuovamente riscaldata e rilanciata sotto il nuovo nome di Corona-Bonds

Il cambio di nome ci rivela che si sta cercando di utilizzare la crisi per moralizzare la politica. Al di là delle reali necessità, si sta esercitando una irresistibile pressione sui politici piu' refrattari ed ostinati per convincerli ad accettare i corona-bonds, oppure per accedere al Meccanismo europeo di stabilità (MES) senza alcuna condizionalità.

I tedeschi e i cittadini di altri paesi vicini che ancora si oppongono alla messa in comune dei debiti vengono rappresentati come dei cattivi europei e dei cattivi vicini di casa. I politici italiani chiedono i corona-bonds sulla stampa tedesca, ma i media italiani ignorano l'accettazione dei pazienti italiani nelle unità di terapia intensiva tedesche.

È solo una questione di tempo prima che i politici tedeschi vengano ritratti con il baffo di Hitler e la fascia al braccio con la svastica, come era già accaduto nella crisi greca. Alla fine non saranno in grado di resistere alla pressione.

Ma come, argomenteranno i sostenitori e gli attivisti dei Corona Bonds, gli altri paesi del mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, non ci stanno mostrando la strada da percorrere? I governi centrali emettono obbligazioni per combattere la pandemia e sostenere l'economia, e la banca centrale assicura che tali obbligazioni possano essere vendute ad un basso tasso di interesse.

L'Unione monetaria europea dovrebbe prenderli ad esempio. Ciò che tuttavia viene taciuto è il fatto che esiste una differenza significativa tra i paesi con una loro valuta nazionale e la zona euro. Lì sono gli elettori a determinare fino a che punto lo stato e la banca centrale possono arrivare.

Nell'area dell'euro, tuttavia, i singoli paesi possono beneficiare degli acquisti di obbligazioni della BCE e dei titoli di stato condivisi e trasferire i costi di tale condotta ad altri paesi. Per limitare questo effetto, il meccanismo europeo di stabilità (MES) finora ha fornito gli aiuti solo a determinate condizioni e prima dello scoppio della pandemia di corona-virus, la BCE suddivideva i suoi acquisti sulla base della quota di capitale dei diversi paesi.

Ora la BCE vorrebbe rendere la distribuzione degli acquisti "flessibile" in modo da poter fornire maggiori aiuti ai paesi particolarmente indebitati. La Commissione europea ha sospeso le regole del Patto di stabilità e ora si argomenta che il denaro debba fluire attraverso l'emissione di euro-bonds senza condizionalità.

Le conseguenze possono essere illustrate in maniera seguente: un gruppo di colleghi va in un ristorante. Tutti ordinano ciò che vogliono e alla fine il conto viene suddiviso in importi uguali. Se ne approfitterà chi ha fatto l'ordine piu' costoso, ci perde chi è stato piu' umile.

Tutti quindi avranno un incentivo a rendere il conto il più salato possibile. Quando però arriverà il conto, il gruppo potrebbe scoprire che tutti insieme non hanno abbastanza soldi per pagare il conto.

Milton Friedman e il "problema del peso"

Sarebbe tuttavia ingenuo pensare che i mercati finanziari non vedrebbero nella messa in comune del debito un incentivo a spendere piu' denaro. I tassi di interesse ovviamente non aumenterebbero fino a quando sarebbero limitati dagli acquisti di obbligazioni da parte della BCE. Ma gli attori del mercato valutario trarrebbero le dovute conseguenze dalla monetizzazione dei debiti eccessivi.

Negli anni '70, Milton Friedman aveva usato l'esempio del peso messicano per descrivere come potevano reagire i mercati valutari. Il peso era stato ancorato al dollaro dal governo messicano. Nel tempo, tuttavia, si era sviluppato un differenziale in termini di tassi di interesse in favore del peso.

Sembrava che gli attori di mercato potessero realizzare profitti senza rischi investendo in pesos e finanziandosi in dollari. A causa delle politiche inflazionistiche del governo messicano, tuttavia, l'aggancio al dollaro alla fine è venuto meno e il peso all'improvviso si è deprezzato.

Il crollo improvviso della valuta entrò nella letteratura economica come il "problema del peso". Potremmo sperimentare il suo ritorno come il "problema dell'euro".

Gli investitori  pertanto dovrebbero prepararsi a un forte deprezzamento dell'euro. L'euro dalla metà dello scorso anno ha perso il 25 % del suo valore nei confronti  dell'oro. Se ci fosse l'impressione che la creazione di moneta da parte della BCE per finanziare il debito dell'eurozona stesse sfuggendo di mano, è probabile che l'euro potrebbe seguire il destino del peso messicano.



giovedì 2 aprile 2020

Jörg Meuthen e AfD contro gli eurobonds e l'unione di trasferimento

Questo non è il blog di AfD in lingua italiana, tuttavia vale la pena andare a leggere quello che scrive sugli eurobonds uno dei leader storici di AfD, Jörg Meuthen, e cioè l'anima piu' professorale e liberale di AfD dell'ovest. Per Meuthen gli eurobonds sarebbero una truffa ai danni del popolo tedesco, che si andrebbe ad aggiungere ai giganteschi saldi Target della Bundesbank e ai 10 anni di tassi a zero della BCE a guida italo-francese. I politici di Berlino sanno bene di non poter fare delle concessioni ai sud-europei sugli eurobond, se lo facessero perderebbero la faccia davanti agli elettori e aprirebbero un'autostrada elettorale alla temutissima AfD. Dal profilo FB di Jörg Meuthen



Cari lettori, in piu' occasioni ho avuto modo di commentare le competenze economiche di Robert Habeck: di fatto inconsistenti.

Cosa si dovrebbe pensare di un "verde" che con una certa convinzione raccomanda agli albergatori e ai ristoratori in grave difficoltà a causa del coronavirus di sostituire le caldaie dei loro riscaldamenti spendendo cosi' un sacco di soldi in questi tempi di grande incertezza? (..)

Ma c'è un'altra decisione molto diversa, e molto più importante per la Germania, che d'altra parte non può essere presa dai singoli, ma che deve essere presa dalla politica, e cioè la questione riguardante la responsabilità condivisa sul debito degli altri paesi europei.

Le forze di sinistra, di cui i "Verdi" da sempre fanno parte, la chiedono da tempo. Non puoi certo aspettarti che noi - contribuenti tedeschi decisamente esausti - alla fine si debba garantire anche per i debiti fatti dagli altri paesi europei.

Se tu ora caro lettore, ti stai chiedendo come sia possibile sostenere sciocchezze simili chiaramente dirette contro gli interessi del nostro paese e quindi anche contro ognuno di noi, allora ti renderai conto: la ragionevelezza non c'entra nulla, ciò ha solo a che fare con l'ideologia della redistribuzione di sinistra e internazionalista.

E questa è esattamente l'ideologia di Robert Habeck, rappresentata perfettamente dai suoi "Verdi" eco-sociali. E ancora una volta viene dimostrato dalla proposta di Habeck di introdurre finalmente nell'UE i cosiddetti "corona-bonds".

Questa sinistra semplicemente non molla la presa: dato che finora non sono stati capaci di introdurre gli "eurobonds", vale a dire obbligazioni degli stati UE per le quali tutti i contribuenti alla fine saranno responsabili con la loro capacità contributiva, superando la resistenza dei paesi del nord dell'UE più orientati alla stabilità, ora provano a far passare queste stesse obbligazioni attraverso la porta posteriore della crisi acuta causata dal coronavirus.

Questo punto però non migliora la proposta e dimostra ancora una volta che i cosiddetti "Verdi" sono completamente inadatti quando si tratta di dare una rappresentanza agli interessi della Germania - al contrario, stanno attivamente cercando di danneggiare i nostri interessi: questo partito vuole costringere la Germania ad entrare in una unione fondata sulla responsabilità condivisa sui debiti europei.

Nonostante tutta l'avversione per questa assurdità Verde, a onor del vero bisogna raccontare le cose come stanno: sfortunatamente, nella realtà dei fatti, già da tempo esiste una unione fondata sulla responsabilità condivisa, che tuttavia non viene presentata apertamente al pubblico come invece sarebbe opportuno fare.

Questa unione fondata sulle garanzie condivise di fatto riguarda l'euro, cioè la valuta comune di 19 dei 27 paesi dell'UE. I difetti di progettazione di questa valuta comune implicano che, contrariamente alle promesse elettorali fatte all'epoca dalla CDU e dalla CSU, noi tedeschi ormai da tempo siamo responsabili per i debiti degli altri paesi dell'eurozona.

Ciò è diventato chiaro durante la crisi greca e in seguito nella forma del cosiddetto "meccanismo europeo di stabilità" (MES), e secondo il testo di questo trattato nessuno può dire esattamente quale somma effettivamente noi stiamo garantendo per gli altri paesi.

Oltre a questa gravosa garanzia, bisogna aggiungere altre due dimensioni:

in primo luogo, le enormi perdite sui tassi di interesse subite dai risparmiatori tedeschi, dovute esclusivamente al fatto che la BCE sta proteggendo dal fallimento i paesi fortemente indebitati della zona euro.

Dall'altro lato, invece, il cosiddetto saldo Target II: dietro questo termine tecnocratico ci sono dei crediti nei confronti di altri paesi dell'eurozona derivanti dalla gestione corrente delle attività economiche fra gli attori nei diversi paesi partecipanti - crediti che in caso di emergenza non sarebbero esigibili.

Alla fine di febbraio, questi crediti ammontavano a 821.562.576.196,62 euro, una somma difficile anche solo da immaginare - non siamo lontani dalla soglia del trilione.

Quindi siamo chiari: di fatto, nella realtà, l'unione fondata sulla condivisione della responsabilità tanto desiderata da Habeck e dai suoi "Verdi" esiste già da tempo, ma questo partito abbagliato, data la sua profonda incompetenza economica, vorrebbe legare ancora di piu' le mani e i piedi dei tedeschi.

È giunto il momento per gli elettori tedeschi di punire i "Verdi" ovunque ciò sia possibile. È giunto il momento di rappresentare gli interessi del nostro paese e di non agire contro di loro. È giunto il momento di #AfD.


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lunedì 30 marzo 2020

La profonda insostenibilità politica dell'unione di trasferimento - 10 Articoli

Questo umile blog di provincia nasce nel gennaio 2012 per tradurre in italiano il dibattito tedesco sulla crisi dell'euro e per raccontare la profonda insostenibilità politica dell'unione di trasferimento nell'elettorato tedesco. La situazione da allora non è cambiata molto, per questo VdG propone una piccola selezione di 10 articoli che nel corso degli anni ci hanno spiegato la posizione del governo e dell'elettorato tedesco sul tema dell'unione di trasferimento.




"La Baviera è la più grande istituzione caritatevole in Germania"


Hast du mal nen Euro?


Da Meseberg verso l'unione di trasferimento


Der Spiegel: dell'eurobudget di Macron praticamente non è rimasto nulla


Intervista a Lindner della FDP sull'unione di trasferimento


Roland Berger: "meglio la fine dell'euro che l'unione di trasferimento"


Il vero obiettivo della "unioncina di trasferimento" di cui si parla a Berlino


Hans Werner Sinn: nessun debito comune!



Il coro di Nein


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Da Berlino segnali di forte scetticismo sugli Eurobonds

I politici di Berlino dopo aver raccontato 10 anni di bugie sul presunto lassismo dei mediterranei come unica causa della crisi dell'euro, non hanno nessuna intenzione di perdere la faccia davanti ai loro elettori, proprio ora che a destra c'è un forte concorrente. Il rischio sarebbe proprio quello di aprire un nuovo fronte elettorale con la temutissima AfD. Si dovrà quindi trovare un modo per nascondere agli occhi degli elettori del nord l'unione di trasferimento, senza quindi far perdere la faccia ai politici di Berlino, e soprattutto salvaguardando la moneta unica, la vera gallina dalle uova d'oro per l'industria dell'export tedesca e la base su cui fondare una ambiziosa Weltpolitik.


La Oldenburger Onlinezeitung ci fa sapere che al Ministero dell'economia permane un forte scetticismo sul tema degli eurobond:

Al Ministero dell'economia resta soggetto a forti riserve il piano per la concessione di prestiti senza condizionalità da parte del fondo ESM nell'ambito della crisi causata dal coronavirus. "La solidarietà in Europa è importante, dobbiamo restare uniti, ma una messa in comune dei debiti e una confusione sulla responsabilità sarebbe pericolosa", ha dichiarato il Segretario di Stato per gli Affari economici Thomas Bareiß (CDU), ad "Handelsblatt" (edizione di martedì). La concessione di prestiti del MES "per una buona ragione, finora è sempre stata legata a delle condizionalità specifiche". 

"Non possiamo dall'oggi al domani superare questa regola", ha continuato il Segretario di Stato per gli affari economici. Tanto piu' che la Banca centrale europea (BCE) ha già fatto "annunci di vasta portata". I ministri delle finanze dell'euro stanno attualmente discutendo quale forma potrebbe assumere un aiuto aggiuntivo, ha affermato Bareiß. Non ha voluto anticipare quali. (...) 


Handelsblatt riporta invece lo scetticismo dei 5 Saggi economici (consiglieri del governo) in merito alla possibilità di concedere prestiti senza condizionalità, i cosiddetti saggi chiedono invece l'intervendo del MES affiancato dal programma OMT:

Secondo i 5 saggi economici (Wirtschaftsweise), anche dopo il recente pacchetto di salvataggio della BCE non si sarebbero ancora esaurite le possibilità di intervento delle autorità moneterie.

In una prima fase, tuttavia, i paesi dell'eurozona dovranno inviare "un segnale chiaro" per "rendere disponibili" fondi aggiuntivi, se necessario, ad esempio si dovrà ricorrere al fondo di salvataggio ESM, secondo quanto scritto in un rapporto speciale elaborato dai 5 saggi economici in merito all'impatto economico causato dalla pandemia di coronavirus e pubblicato questo lunedì.

La BCE garantirebbe la liquidità sufficiente e gli acquisti supplementari di obbligazioni. "In collaborazione con il MES, la banca centrale sarebbe quindi in grado di acquistare in modo specifico obbligazioni dei singoli paesi nell'ambito delle Outright Monetary Transactions (OMT)", continua il rapporto.

Il cosiddetto programma OMT era stato adottato dalla BCE nel 2012 al culmine della crisi del debito. Non è mai stato usato prima. All'epoca il solo annuncio era stato sufficiente per calmare i mercati finanziari.

L'OMT consente alle autorità monetarie in caso di emergenza di acquistare in maniera specifica i titoli di Stato di un paese sovraindebitato.

La BCE recentemente ha messo a punto un ampio pacchetto di salvataggio che prevede ulteriori acquisti di obbligazioni per 750 miliardi di EUR entro la fine del 2020. Questo programma, chiamato PEPP, presenta minori condizionalità rispetto all'OMT.

La potenza di fuoco del PEPP è stata rafforzata in quanto la banca centrale ha ormai superato determinati massimali di acquisto.

I saggi economici criticano l'attuale condotta delle autorità monetarie: “Dato che la BCE non sta mettendo a disposizione tutte le informazioni pertinenti, è difficile determinare fino a che punto la BCE possa espandere il suo programma di acquisto di titoli di Stato senza violare i limiti che essa stessa si era auto-imposta", afferma il rapporto.

In definitiva, potrebbero esserci ulteriori ricorsi contro la loro condotta dinanzi alla Corte europea di giustizia e alla Corte costituzionale federale.

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domenica 29 marzo 2020

Perché anche nel pieno della crisi Berlino rifiuta l'aiuto della Cina

Nonostante una evidente mancanza di materiale protettivo e di mascherine, il governo di Berlino rifiuta categoricamente ogni aiuto da parte della Repubblica popolare cinese, mentre sulla stampa che conta parte una campagna per stigmatizzare gli aiuti e gli interventi cinesi nell'Europa del sud. Anche nel pieno della crisi causata dal coronavirus, il governo di Berlino si percepisce come un attore geopolitico autonomo in grado di sfidare i cinesi sul terreno dell'egemonia mondiale. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


(...) Offerta ignorata

Secondo quanto riportato dalla stampa, il presidente cinese Xi Jinping, nell'ambito della lotta al virus Covid 19, avrebbe offerto il suo aiuto anche alla cancelliera Angela Merkel. Lo sfondo è quello di un paese, la Germania, con il terzo maggior numero di infezioni in Europa, dopo Italia e Spagna. Se nella Repubblica Federale ce ne fosse "necessità", Pechino ovviamente sarebbe "pronta ad aiutare, nei limiti delle nostre capacità", avrebbe detto Xi: le crisi sanitarie sono "sfide comuni per l'umanità"; "unità e cooperazione" sono "le armi più potenti" contro di esse. [3] La Repubblica popolare cinese potrebbe anche immaginare di cooperare con la Germania in altri campi, come ad esempio lo sviluppo di vaccini. Finora da Berlino non è arrivata alcuna risposta all'offerta. La Germania è l'unico paese in Europa ad aver effettivamente rifiutato il sostegno di Pechino, almeno fino ad oggi.

"Non una singola mascherina"

Ciò è ancora piu' degno di nota perché in Germania c'è una palese carenza di materiali e di dispositivi di protezione. Nel frattempo, oltre l'80 percento dei medici tedeschi si lamenta della mancanza di dispositivi di protezione come mascherine respiratorie o tute protettive. Dato che il mercato mondiale si è praticamente svuotato, la sua organizzazione già diverse settimane fa si era rivolta al governo federale per avere supporto, spiega Walter Plassmann, presidente dell'Associazione delle casse mediche di Amburgo, il quale recentemente ha dichiarato: "non è successo nulla. Non abbiamo ottenuto nessuna mascherina". [4] La situazione negli ospedali è simile, anche lì mancano mascherine respiratorie e tute protettive. Il ministro della sanità del Nord Rhein-Westfalia, Karl-Josef Laumann, recentemente ha ordinato un milione di mascherine; tuttavia ne sarebbero arrivate solo 20.000, riferiva la stampa alla fine della scorsa settimana. Il Nordrhein-Westfalen è lo stato più colpito dalla pandemia; nella sola Heinsberg, l'epicentro dell'epidemia di Covid 19 della regione, sarebbero necessarie giornalmente almeno 7.500 mascherine protettive per bocca e naso e 2.200 maschere FFP2 [5]. C'è anche una carenza di attrezzature speciali come i ventilatori, ma anche di materiali semplici come i disinfettanti. I produttori stanno esaurendo le materie prime per la loro fabbricazione. [6]

"Ben preparato"

Da tempo vengono formulate gravi accuse nei confronti del governo federale, in particolare contro il ministro della sanità Jens Spahn. Spahn alla fine di gennaio e anche in seguito aveva ripetutamente dichiarato che il governo federale era "ben preparato" per tutti i casi immaginabili e possibili. Il suo ministero tuttavia non ha fatto nulla per ovviare alla prevedibile carenza di indumenti protettivi, nei confronti della quale l'Organizzazione mondiale della sanità aveva ufficialmente messo in guardia già il 7 febbraio. Documentato, ad esempio, è il caso di un imprenditore la cui azienda produce mascherine e indumenti protettivi per gli ospedali. L'uomo con diverse lettere aveva fatto presente al Ministero della Salute il rischio di una imminente carenza. Nell'occasione l'imprenditore aveva offerto al ministero la possibilità di riservare 1,5 milioni di mascherine facciali e 200.000 maschere respiratorie per gli ospedali tedeschi, nonostante l'enorme domanda globale, aveva concluso la sua lettera con una nota: "Mi appello a Lei, non sottovaluti il problema di questo virus". [7] L'imprenditore afferma di non aver ricevuto alcuna risposta da Berlino. A sua volta, il Ministero respinge qualsiasi responsabilità: "L'approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale" in Germania è coordinato attraverso l'ufficio acquisti della Bundeswehr.

Campagna di propaganda

Mentre il governo federale continua a ignorare l'offerta di aiuto cinese nonostante la palese mancanza di dispositivi di protezione, i principali media tedeschi hanno iniziato a screditare sistematicamente le consegne di aiuti da parte di Pechino agli altri paesi europei. Un importante quotidiano tedesco, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, ad esempio, afferma che "l'aiuto fornito con dei grandi gesti" semplicemente fa "parte di una campagna di propaganda" con cui Pechino vuole distrarre dal fatto che in realtà la Cina è stata "la causa della crisi". [8] Un altro giornale (Tagesspiegel) afferma: "L'immagine di paese causa della pandemia, ora dovrebbe essere sostituita dall'immagine del paese soccorritore." [9] I partner della cooperazione cinese in Europa vengono deliberatamente presi di mira dalla stampa. Ad esempio, WirschaftsWoche scrive che se "la narrazione della Cina come grande soccorritore... dovesse prevalere", è "perché i cinesi trovano alleati in Europa a cui piace lavorare su questo mito". Uno di questi "alleati" sarebbe il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, che "nel suo paese" è già stato ridefinito il  "Ministro cinese" [10].

Lotta per il potere contro Pechino

In effetti, i commenti dei media citati e il precedente rifiuto di Berlino di accettare aiuti dalla Cina fanno parte della grande lotta globale per l'egemonia mondiale, a cui la Repubblica Federale non si sottrae nemmeno durante la crisi causata dal coronavirus. Il governo federale invece vi si sta preparando, a prescindere dalla crisi.
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[1] Michael Peel, Tom Hancock, Valerie Hopkins, Miles Johnson: China ramps up coronavirus help to Europe. ft.com 18.03.2020.
[2] Alan Crawford, Peter Martin: 'Health Silk Road:'ssx China showers Europe with coronavirus aid as both spar with Trump. fortune.com 19.03.2020.
[3] Stuart Lau: Coronavirus: Xi Jinping calls leaders of France, Spain, Germany and Serbia with offers of support. scmp.com 21.03.2020.
[4] Cornelia Stolze: "Wir haben gemahnt, und keiner hat uns gehört". spiegel.de 19.03.2020.
[5] Lukas Eberle, Hubert Gude: "Liefert irgendwas!" spiegel.de 20.03.2020.
[6] Hersteller von Desinfektionsmitteln starten Hilferuf: Ethanol wird knapp. rnd.de 22.03.2020.
[7] Cornelia Stolze: "Wir haben gemahnt, und keiner hat uns gehört". spiegel.de 19.03.2020.
[8] Friederike Böge, Stephan Löwenstein, Michael Martens, Matthias Rüb: Vom Verursacher der Krise zum Retter in der Not? Frankfurter Allgemeine Zeitung 18.03.2020.
[9] Gloria Geyer: Wie sich China in der Corona-Krise Einfluss in Europa sichert. tagesspiegel.de 19.03.2020.

[10] Silke Wettach: China wirft die Propaganda-Maschine an. wiwo.de 19.03.2020.
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