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domenica 24 maggio 2020

Marcel Fratzscher - Perché la sentenza della Corte di Karlsruhe è sbagliata

Il grande economista tedesco Marcel Fratzscher, direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung di Berlino, su Handelsblatt risponde a H. W. Sinn e ci spiega perché c'è bisogno di un chiarimento profondo e definitivo fra la Corte di Karlsruhe e la BCE e perché a questo punto l'unico modo per uscire dallo scontro istituzionale è una modifica dei trattati europei. Auguri! Marcel Fratzscher risponde a Sinn su Handelsblatt

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Dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca sull'operato della BCE, la Commissione europea sta esaminando la possibilità di aprire una procedura di infrazione contro la Germania. Ciò dimostra ancora una volta quanto sia stata esplosiva questa sentenza. Oltre a tre gravi errori economici, la sentenza contiene anche dei punti critici legittimi che devono essere affrontati quanto prima per poter disinnescare questo conflitto strisciante che rischia di esplodere da un momento all'altro, senza tuttavia indebolire ulteriormente l'euro.

Il punto critico di fondo sollevato dalla Corte costituzionale federale è che il programma per l'acquisto di obbligazioni PSPP della BCE non soddisfa il requisito della proporzionalità. La Corte lamenta il fatto che il programma della BCE comporterebbe dei costi sproporzionati per i risparmiatori, per alcune aziende e per altri gruppi e aiuterebbe in maniera eccessiva i governi nel rifinanziamento del loro debito pubblico.

Questa accusa mostra una comprensione dell'economia decisamente insufficiente. Una banca centrale può adempiere al proprio mandato di perseguire la stabilità dei prezzi in maniera sostenibile solo se l'occupazione è elevata, la crescita è solida e il sistema finanziario è stabile. In altre parole, una banca centrale non sarà mai in grado di adempiere al proprio mandato se dovessero prosperare le aziende zombie, i risparmiatori vengono espropriati e il sistema bancario crolla.

L'accusa quindi è una contraddizione in termini. In breve: per la Bundesbank o la BCE sarà abbastanza facile dimostrare la proporzionalità della politica monetaria, come del resto già fanno nelle loro previsioni trimestrali.

Il secondo punto debole nel verdetto della Corte di Karlsruhe è la richiesta fatta alla BCE di non perseguire ad ogni costo l'obiettivo della stabilità dei prezzi previsto dai trattati UE, ma di considerare se in ogni singolo caso vale davvero la pena tentare di raggiungere questo obiettivo. Si tratta alla fine di un invito a violare il mandato della banca centrale. Dopotutto, secondo i trattati europei, la stabilità dei prezzi è l'unico mandato primario della BCE.

Ci sono anche altre banche centrali, come ad esempio la banca centrale americana, che oltre alla stabilità dei prezzi, hanno l'obiettivo di perseguire la piena occupazione. La revisione della sua strategia, prevista per quest'anno, offrirà sicuramente alla BCE la possibilità di affrontare alcune delle critiche formulate da Karlsruhe. Ma un cambiamento fondamentale del suo mandato richiederebbe un adeguamento dei trattati europei.

Il terzo punto debole è la richiesta che la BCE giudichi gli effetti redistribuivi della sua politica monetaria, non solo all'interno dei singoli paesi, ma anche fra i paesi dell'eurozona. Questa sentenza non è la prima sentenza con la quale la Corte costituzionale federale si lamenta del fatto che la BCE sta assumendo dei rischi quasi fiscali e che implicitamente sta mettendo in carico alla Germania dei rischi relativi ad altri paesi. Una tale condivisione del rischio è un elemento necessario in qualsiasi unione economica e monetaria, dalla quale alla fine traggono vantaggio tutti i partecipanti, poiché ciò riduce i rischi per tutti i membri.

La Corte costituzionale federale ha ragione quando dice che attraverso la sua politica monetaria la BCE si sta facendo carico di molti di questi rischi, acquistando titoli di Stato e offrendo molta liquidità alle banche, in particolare dei paesi più deboli. In effetti, se l'area dell'euro avesse un'unione fiscale adeguata e un mercato dei capitali unico, la BCE dovrebbe assumersi minori rischi.

La più grande contraddizione dei molti critici della BCE tedeschi è che vorrebbero ridurre la capacità di agire della BCE, ma allo stesso tempo rifiutano le misure necessarie per creare una unione fiscale e un mercato dei capitali. Molti dei critici della BCE, sono anche fra coloro che ora stanno attaccando il programma di ricostruzione europeo proposto dalla cancelliera Merkel e dal presidente francese Macron per alleviare il peso che grava sulla BCE.

L'UE e il governo federale devono affrontare con urgenza questo conflitto con la Corte costituzionale federale. Questo conflitto strisciante ha causato enormi danni alla BCE. Perché in Germania la critica della Corte costituzionale viene condivisa da una larga parte dell'opinione pubblica, dei media e anche da alcuni economisti.

Il risultato è che in Germania a soffrirne enormemente è la fiducia nella BCE e in definitiva ne soffre anche la sua capacità di perseguire con successo una politica monetaria di lungo periodo. Gran parte delle critiche alla BCE possono essere considerate fondamentalmente sbagliate - e anche io la penso così - ma il conflitto alla fine dovrà essere chiarito per non causare ulteriori danni alla BCE e all'euro.

La giusta conclusione dopo la sentenza di Karlsruhe non dovrebbe essere l'abbandono da parte della BCE della sua posizione in materia di politica monetaria. Sarà invece necessario modificare i trattati europei che definiscono esplicitamente il mandato, gli strumenti politici consentiti e il quadro delle azioni della BCE.

Altrettanto importante è una riforma dell'unione economica e monetaria, attraverso strumenti fiscali comuni a livello europeo e il completamento del mercato interno. Entrambi i passaggi sono estremamente difficili da implementare. Il fallimento sarebbe catastrofico e potrebbe mettere in pericolo l'euro stesso.

sabato 23 maggio 2020

H. W. Sinn: perché la sentenza della Corte di Karlsruhe è giusta

Secondo Hans Werner Sinn la sentenza della Corte di Karlsruhe sugli acquisti di titoli di stato è giusta e soprattutto ribadisce un principio molto importante: l'integrazione europea non deve essere portata avanti né dalla BCE né dalla Corte di giustizia europea, ma dai parlamenti e dai governi nazionali. Poi dà un suggerimento al governo di Berlino: state attenti, perché i francesi vogliono salvare le loro banche e fare l'unione di trasferimento con i soldi dei tedeschi, ma non sono disposti a condividere la loro bomba atomica e il loro esercito. Prima parte del confronto fra i due grandi economisti tedeschi H. W. Sinn e Marcel Fratzscher su Handelsblatt



Le proteste di molti commentatori nei confronti della sentenza della Corte costituzionale tedesca, che accusa la Corte di giustizia europea di essere andata oltre il proprio mandato, ci mostrano che in questo caso i desideri e la realtà del diritto si confondono fra di loro con grande facilità. La gerarchia tra i tribunali non si applica in generale, ma solo in alcune aree.

Esiste chiaramente per le questioni di politica monetaria, ma non in altri ambiti politici, in particolare non per la debordante politica di salvataggio fiscale che la BCE ha perseguito negli ultimi anni tramite la stampa di moneta. Ai sensi dell'articolo 5 del trattato sull'Unione, infatti, la BCE avrebbe dovuto ricevere un'autorizzazione specifica a farlo. Ma non è accaduto.

Non si puo' in alcun modo sostenere che l'UE con le sue istituzioni sia sovrana, come ritiene ad esempio la presidente della Commissione. Dal punto di vista dei trattati, infatti, l'Europa si trova ancora molto distante dalla statalità forse desiderabile che darebbe alla BCE e alla Corte di giustizia europea un livello di potere paragonabile a quello di altri paesi o altre confederazioni del mondo.

Gli stati nazionali in Europa sono ancora i padroni dei trattati e in base a questi trattati, i massimi tribunali di Danimarca e Repubblica Ceca in altre occasioni sono riusciti a dichiarare ultra-vires alcune sentenze della Corte di giustizia europea.

E quando si parla della disputa sugli acquisti dei titoli di stato, bisogna considerare che la Fed non ha mai acquistato i titoli di stato dei singoli stati americani, che invece in Europa sono l'oggetto della discordia. Quando la California, il Minnesota e l'Illinois sono stati sull'orlo della bancarotta, la Fed non è andata in loro soccorso. Al contrario, nell'eurozona la BCE ha consentito alle banche centrali nazionali di acquisire un terzo dei titoli di stato nazionali in circolazione.

Ciò ha salvato i detentori di questi titoli di stato da una perdita patrimoniale e, nonostante l'elevato livello di debito, ha garantito agli Stati dei bassi tassi di interesse che hanno poi portato a un indebitamento molto piu' alto. Nel fare ciò, tuttavia, la BCE non ha sostenuto la politica economica come invece le sarebbe stato permesso, ma l'ha contrastata minando i vari patti fiscali e debitori che erano stati conclusi per contrastare il debito pubblico crescente.

Anche se lo volesse il Bundestag non sarebbe nemmeno in grado di approvare con una maggioranza dei due terzi dei voti un trattato che consenta alla BCE di praticare una politica di salvataggio degli stati che implichi delle perdite prevedibili per i contribuenti dell'eurozona. La Repubblica federale tedesca piuttosto dovrebbe essere prima rifondata e poi bisognerebbe adottare anche una nuova costituzione tramite un referendum. L'UE e la Corte di Giustizia non hanno minimamente i mezzi per poterlo imporre legalmente.

Non sarebbe inoltre di grande aiuto l'avvio da parte dell'UE di una procedura di infrazione nei confronti della Germania, perché il governo tedesco non sarebbe in alcun modo tenuto a pagare una sanzione dell'UE per aver ignorato una sentenza della Corte di giustizia che invece la Corte costituzionale tedesca considera illegale. E naturalmente il caso non potrebbe essere portato davanti alla Corte di giustizia perché sarebbe l'oggetto del procedimento stesso (nemo judex in causa sua). Le conseguenze per la sopravvivenza dell'UE sarebbero devastanti.

La sentenza della Corte costituzionale federale era necessaria per chiarire a tutti i soggetti coinvolti che l'Europa è una comunità legale che non può continuare a svilupparsi attraverso l'ampia giurisprudenza della Corte di giustizia europea e nemmeno tramite le decisioni di un organo tecnocratico come il Consiglio direttivo della BCE, ma solo tramite gli stati nazionali.

Questi stati sovrani dovrebbero pertanto aiutarsi a vicenda e aiutare i paesi che sono stati particolarmente colpiti dalla crisi. Prima di tutto l'Italia, che ha avuto il maggior numero di morti ed è stata la prima ad essere colpita dall'epidemia. Oltre alle misure unilaterali di aiuto, che ciascuno Stato può decidere autonomamente e liberamente, gli Stati dovrebbero aumentare il bilancio dell'UE al fine di garantire un'assistenza speciale ai cittadini di questo paese e ai suoi ospedali.

E se ciò non bastasse, secondo le regole del Club di Parigi, si potrebbe decidere una moratoria sul debito in favore dell'Italia, come nel caso della Grecia, collegata al controllo dei capitali, sopratutto per contenere l'enorme fuga dei capitali dall'Italia verso la Germania e gli Stati Uniti osservabile sin da marzo.

Al di là di ciò, gli stati europei dovrebbero comunque sforzarsi di trovare un accordo per formare un'unione politica che realizzi effettivamente la sovranità desiderata. E questa non dovrebbe avere al primo posto la messa in comune dei portafogli, ma la condivisione degli eserciti europei con tutto ciò che ne consegue. Una semplice unione fiscale bloccherebbe la strada verso l'unione politica, perché mentre alcuni darebbero i soldi, altri invece terrebbero per sé la carta vincente della forza militare.

venerdì 8 maggio 2020

Verso la "Deeskalation"

Nei palazzacci del potere politico e finanziario la parola d'ordine del momento è "depotenziare" il recente verdetto della Corte costituzionale. Perché come scrive la FAZ, alla fine, "nessuna delle istituzioni coinvolte, né la BCE, né la Bundesbank, né il governo federale, ha davvero interesse a ingigantire il caso". Ne scrivono la Faz.net, la Süddeutsche Zeitung e Handelsblatt 



(...) Che succede ora? La BCE farà quello che la Corte costituzionale federale le ha chiesto di fare? Oppure cercherà di trincerarsi dietro il fatto che in linea di principio - come istituzione europea - c'è solo la Corte di giustizia europea a poterle chiedere di dare spiegazioni? Diversamente, d'ora in poi, tutti i tribunali dei singoli paesi si sentirebbero in diritto di esprimersi sulla banca centrale.

"Nessuna delle istituzioni coinvolte, né la BCE, né la Bundesbank, né il governo federale, del resto, hanno un qualche interesse a ingigantire il caso", si diceva mercoledì nei circoli vicini alla banca centrale. La spiegazione richiesta, peraltro, dal punto di vista tecnico è facile da preparare. Inoltre, ciò che la corte di Karlsruhe ha chiesto rientra nel campo delle "responsabilità" della banca centrale, un campo già chiaro, e il caso sollevato non influisce sulla sua indipendenza in termini di spazio di azione. Il presidente della BCE Christine Lagarde, lei stessa un avvocato, ha assunto la "responsabilità del procedimento": cercherà una soluzione accettabile per tutti.

Non è ancora chiaro tuttavia come saranno divisi i ruoli tra Bundesbank e BCE. Sarà la BCE a redarre le spiegazioni richieste, mentre poi sarà la Bundesbank a inoltrarlo al Bundestag e al governo - per evitare un rapporto di comunicazione diretta tra la BCE e il governo?

Anche le grandi banche tedesche sono del parere che la BCE alla fine cederà e presenterà la dichiarazione richiesta. Ad ogni modo, gli economisti di Deutsche Bank e Commerzbank non hanno dubbi. Nella sua prima lettura della sentenza, la banca centrale sembra lasciare aperta la possiblità di presentare la prova della proporzionalità richiesta dalla Corte costituzionale federale, ha dichiarato Jörg Krämer, capo economista della Commerzbank: "Mi aspetto tuttavia che alla fine lo farà". Stefan Schneider, capo economista per la Germania di Deutsche Bank, ha dichiarato: "In definitiva, si tratta solo di un documento formale che certifichi una ponderazione della proporzionalità".

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(...) Ma la vera grande questione è una: chi dovrà rispondere a questa richiesta? Alla BCE sono convinti che la Corte costituzionale tedesca non abbia nulla da dire alle autorità monetarie europee. Cosa accadrebbe se altre corti costituzionali nazionali stabilissero delle linee guida per le autorità monetarie? La Corte di giustizia europea (CGE) è la sola ad avere il diritto di decidere se la BCE sta violando i trattati in vigore.

La BCE di conseguenza ha reagito con una certa freddezza. Ha preso nota della decisione della Corte costituzionale federale, facendo riferimento alla sentenza della Corte di giustizia europea del 2018. I giudici lussemburghesi, infatti, avevano dato il via libera alla banca centrale europea per il suo programma di acquisto di obbligazioni degli anni passati, con il quale finora sono stati acquistati titoli per 2,3 trilioni.

La BCE si trova in mezzo a un guado. Da un lato, non si vuole far cucinare a fuoco lento dai giudici tedeschi, dall'altro, l'Euro-Tower non ha alcun interesse a intensificare il conflitto con l'opinione pubblica tedesca. Ignorare semplicemente la sentenza, pertanto, non sembrerebbe essere un'opzione ragionevole. Allo stesso tempo, la Corte costituzionale federale ha chiarito che la Bundesbank potrà partecipare agli acquisti di obbligazioni solo se la BCE fornisce una giustificazione coerente con le indicazioni di Karlsruhe. Quindi la Bundesbank dovrà fare un'opera di convincimento per spingere la BCE a fornire le informazioni in suo nome? Oppure la Bundesbank lo farà da sola, facendo riferimento alla BCE? La comunicazione a questo punto diventa un esercizio acrobatico.

La Corte di giustizia europea aveva giudicato legittimo il programma di acquisto 

C'è già materiale a sufficienza per soddisfare i desideri dei giudici tedeschi: "Si potrebbe fare riferimento, ad esempio, alle vecchie relazioni mensili, ai discorsi e alle interviste con le quali la BCE spiegava le sue misure", afferma Stefan Bielmeier, capo economista di DZ Bank. E ciò dovrebbe essere possibile entro il termine di tre mesi stabilito dalla Corte costituzionale federale. Questo dossier dovrebbe quindi essere portato a conoscenza anche del Bundestag e del Bundesrat - ma con quali conseguenze? Chi sarà alla fine a dover verificare se il dossier soddisfa i requisiti dei giudici supremi tedeschi? In linea di principio, un simile test di proporzionalità sarebbe di competenza della Corte di giustizia europea, ma naturalmente la Corte costituzionale potrebbe rientrare in gioco se un tale ricorso fosse ripresentato in Germania. Un ricorso, ad esempio, contro una ulteriore partecipazione della Bundesbank agli acquisti di titoli di stato, oppure contro l'attuale programma di emergenza anti-crisi, sulla base del quale la BCE acquisterà titoli di stato per 750 miliardi di euro da qui alla fine dell'anno.

C'è il rischio di fare confusione, soprattutto perché gli effetti della politica monetaria e della politica economica non sono così facili da distinguere, come invece chiede la corte costituzionale nella sentenza. "Non è del tutto chiaro dove finisce la politica monetaria e dove inizia la politica economica", afferma Katharina Utermöhl, economista del gruppo assicurativo Allianz. "Non è possibile tracciare un confine con esattezza". Sulla stessa linea anche il giurista costituzionale Alexander Thiele dell'Università di Gottinga, secondo il quale le normali decisioni di politica monetaria - come i tassi di interesse - hanno degli effetti significativi in termini di politica economica, simili a quelli menzionati dalla Corte costituzionale per quanto riguarda gli acquisti di obbligazioni: a partire da quando una misura è sproporzionata?

"Discorsi, conferenze stampa e saggi per la Corte non sembrano essere sufficienti "

Queste tematiche vengono discusse anche all'interno della BCE. Ce ne è traccia nei documenti di lavoro e di ricerca, nei discorsi dei membri del Consiglio di amministrazione e nelle conferenze stampa settimanali. A tale proposito, si trovano anche queste considerazioni, ma non nelle decisioni contro le quali si è indirizzato il ricorso dei critici della BCE. "Interpreto il giudizio nel modo seguente: è necessario spiegare la proporzionalità delle decisioni pubblicate dal Consiglio direttivo", afferma Volker Wieland, professore di economia monetaria alla Goethe-Universität di Francoforte e membro del Consiglio dei Saggi economici, presente martedi' in aula durante la pronuncia del verdetto. "Discorsi, conferenze stampa e saggi per la corte non sono sufficienti".

Insieme all'economista di Friburgo Lars Feld, anche Wieland è stato uno dei saggi economici ascoltati dalla Corte durante la scorsa estate. I suoi commenti sono stati recentemente pubblicati sotto forma di documento di lavoro. Secondo le sue dichiarazioni, infatti, egli non ritiene che gli acquisti di obbligazioni vadano oltre il mandato della banca centrale. Wieland, che da tempo non considera più appropriata in termini di estensione e durata la politica monetaria ultra-espansiva della BCE, sottolinea la "discrezione" con cui la banca centrale continua ad operare. Gli acquisti di obbligazioni sostanzialmente sarebbero una "misura di politica monetaria adeguata", dato che non vi sarebbe piu' spazio per una ulteriore riduzione dei tassi di interesse.

Il dilemma in cui ora si trovano la Bundesbank e la BCE non è facilmente risolvibile. Per il futuro, tuttavia, la BCE potrebbe semplicemente agire diversamente e documentare le proprie considerazioni emerse durante le riunioni del Consiglio. "Christine Lagarde, come parte della sua revisione della strategia, ha annunciato di voler ascoltare molti piu' pareri", afferma Wieland. In questo processo, la BCE potrebbe includere le richieste formulate nella sentenza e impegnarsi a spiegare esplicitamente le proprie considerazioni sui benefici e sui costi della politica monetaria. "E ciò avrebbe senso", secondo Wieland. "Ci sono anche molte cose che la BCE potrebbe imparare dalle altre banche centrali".

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(...) Il Bundestag discute i doveri di informazione della Bundesbank in merito alla BCE

Al Bundestag nel frattempo, la sentenza della Corte costituzionale sugli acquisti di titoli di Stato da parte della BCE, ha scatenato un dibattito frenetico su come attuare il controllo delle attività della Banca centrale europea richiesto dalla Corte di Karlsruhe. Secondo la Reuters, infatti, i giuristi del Bundestag chiedono una nuova legge che il Parlamento dovrebbe utilizzare per richiedere e ottenere maggiori informazioni dalla Bundesbank in merito alle attività della BCE. Dopo le discussioni delle Commissioni Finanze, Bilancio ed Europa di mercoledì scorso sulla sentenza della Corte costituzionale, è emerso, secondo le informazioni provenienti dagli ambienti parlamentari, che si preferisce cercare un contatto con la Bundesbank come membro dell'eurosistema, invece di puntare direttamente alla BCE.

"Una possibilità potrebbe essere quella di un obbligo di informazione da parte della Bundesbank nei confronti del Bundestag tedesco", ha dichiarato all'agenzia di stampa Reuters Katja Leikert, vice-capogruppo parlamentare della CDU-CSU. "Il governo federale dovrebbe anche coinvolgere maggiormente il Bundestag nelle decisioni di politica monetaria". Grazie alla sentenza, in ogni caso sono, ne escono rafforzati i diritti del Bundestag in materia.

"La BCE è obbligata a fornire informazioni ad un solo parlamento, cioè al Parlamento europeo", ha avvertito il responsabile per la politica europea dei Verdi, Franziska Brantner. Pertanto, anche lei chiede che si passi attraverso la Bundesbank. In ogni caso, l'indipendenza della BCE e della Bundesbank dovrà essere preservata. Brantner ha anche chiesto al Parlamento di rafforzare i suoi diritti di partecipazione in materia di politica europea ai sensi dell'articolo 23 della Legge fondamentale



mercoledì 12 dicembre 2018

Die Welt: un affronto ai giudici di Karlsruhe

La Corte di Giustizia europea ieri si è pronunciata in favore del QE della BCE e ne ha ribadito la piena legittimità, in netto contrasto con la posizione della corte costituzionale tedesca di Karlsruhe che nell'estate del 2017 aveva espresso dei forti dubbi sulla liceità dell'acquisto di titoli da parte della BCE. Per Die Welt si tratterebbe di un affronto ai giudici supremi tedeschi di Karlsruhe. Ne parlano Anja Ettel e Holger Zschäpitz su Die Welt


2,1 trilioni di euro. E' la cifra che la Banca centrale europea (BCE) ha investito per comprare i titoli di stato europei sin dal lancio del suo controverso programma di acquisto di obbligazioni. La domanda che da allora smuove le menti delle persone, specialmente in Germania, è se la BCE si sia spinta troppo oltre. Ha superato il suo mandato violando il divieto di finanziare gli stati? 

La risposta dei giudici della Corte di giustizia europea (CGE) su questo punto è molto chiara. No, dicono i migliori giuristi in Europa, seguendo la raccomandazione dell'avvocato generale della Corte, il belga Melchior Wathelet. 

"Il programma di QE della BCE è conforme alla legge", scrive in un punto centrale della sentenza la Corte di giustizia europea. La BCE, con l'avvio del cosiddetto Quantitative Easing (QE) non ha né superato il proprio mandato, né violato il divieto di finanziamento statale. 

Ancora una volta i giudici di massimo livello si sono allineati alla posizione dell'avvocato generale della CGCE, il quale in ottobre aveva già dettagliatamente spiegato perché il programma di QE a suo avviso era legale. 

Sconfitta per l'euroscettico Bernd Lucke 

L'inequivocabile verdetto è una sconfitta per la cerchia di eurodeputati vicini al fondatore di AfD, Bernd Lucke, che nel 2015 aveva presentato presso la Corte costituzionale federale di Karlsruhe un ricorso contro il programma di QE. Sebbene i giudici di Karlsruhe nella motivazione della loro sentenza avessero sollevato dei forti dubbi sulla legittimità degli acquisti da parte della BCE, avevano voluto reindirizzare il caso alle loro controparti di Strasburgo. 

A differenza dei giudici di Karlsruhe, la Corte di giustizia non ha alcun dubbio sul programma di QE. Questo conferisce alla BCE una licenza quasi illimitata per inserire in maniera permanente fra i propri strumenti l'acquisto in grandi volumi di obbligazioni. 

"È una valutazione molto generosa di ciò che la BCE è autorizzata a fare", si lamenta il professore di finanza e avvocato di Berlino Markus Kerber, uno dei querelanti. "Stiamo spianando la strada a un'istituzione senza limiti". 

Il verdetto tuttavia giunge in un momento in cui la BCE effettivamente ha quasi terminato il suo programma. Dalla fine dell'anno, infatti, non dovrebbero esserci più acquisti di obbligazioni. Attualmente, le autorità monetarie continuano ad acquistare titoli per un volume pari a 15 miliardi di euro al mese. 

Tuttavia, anche a gennaio la vera fine del QE sarà ancora lontana. La BCE continuerà infatti a sostituire i titoli in scadenza. Per quale importo e fino a quando, il presidente della BCE Mario Draghi ancora non lo ha deciso. 

Il verdetto è un affronto a Karlsruhe 

Tenendo in considerazione la durata del programma attuale, il verdetto è arrivato molto in ritardo. Il lodo giudiziario di Strasburgo, tuttavia, sarà di massima rilevanza per la futura politica monetaria. Al più tardi quando si presenterà la prossima recessione e si tornerà a sollevare la necessità di un allentamento monetario, il QE potrebbe essere rapidamente riattivato. 

E anche se non dovesse trattarsi di rilanciare il programma, sarà di grande importanza per affrontare la pesante eredità accumulata finora nei libri della BCE. Alla luce della sentenza della Corte di giustizia, le autorità monetarie dell'eurozona potranno infatti adottare un approccio rilassato per ridurre i titoli di Stato presenti nei loro bilanci. Nessuno li esorterà, almeno per quanto riguarda i più alti giudici d'Europa, a fare in fretta. Al contrario, nella sentenza della Corte di Giustizia si afferma esplicitamente che le autorità monetarie sono autorizzate a detenere i titoli di Stato fino a scadenza e che questo è completamente privo di problemi. 

Il verdetto è anche un chiaro affronto ai giudici di Karlsruhe. Nell'estate del 2017, questi avevano infatti espresso delle forti riserve sul programma di QE e si erano chiesti se gli acquisti di titoli di Stato su larga scala fossero ancora di competenza della banca centrale. 

I giudici di Karlsruhe avevano individuato dei "motivi importanti" secondo i quali il divieto di finanziamento degli stati sarebbe stato violato e per questa ragione si erano rivolti alla Corte di giustizia. In una precedente sentenza, i giudici di Karlsruhe avevano anche osservato che solo in caso di assoluta emergenza le autorità monetarie sono autorizzate a detenere le obbligazioni fino alla scadenza del titolo. "È una provocazione nei confronti della Corte costituzionale federale", afferma Kerber. 

Oltre a Kerber e Lucke, al ricorso presso la corte costituzionale tedesca avevano presto parte anche il politico della CSU Peter Gauweiler e l'imprenditore Patrick Adenauer.
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venerdì 13 luglio 2018

Cosi' parlò Peter Gauweiler

La Corte di Giustizia Europea si dovrà pronunciare a breve sulla legittimità del programma di acquisto titoli della BCE. A presentare ricorso alla Corte Costituzionale tedesca era stato un gruppo di economisti e politici tedeschi di spicco, fra questi il politico di lungo corso della CSU Peter Gauweiler. La Corte Costituzionale tedesca circa un anno fa, pur esprimendo dei forti dubbi, aveva chiesto alla Corte di Giustizia Europea di pronunciarsi sul tema. Nei giorni scorsi anche il governo tedesco si è schierato con la BCE e quindi dal Lussemburgo non dovrebbero arrivare sorprese. Vale tuttavia la pena leggere gli argomenti che Peter Gauweiler, uno degli autori del ricorso, ha presentato pochi giorni fa presso la Corte di Giustizia Europea. Peter Gauweiler su The European


Il programma di acquisto titoli della BCE ufficialmente denominato Public Sector Asset Purchase Programme (PSPP) e che eufemisticamente è stato rinominato „Quantitative Easing“ (QE) è incompatibile sia con i trattati dell'Unione Europea che con la Costituzione tedesca. Viola il divieto di finanziamento monetario degli stati e va contro i precetti democratici stabiliti dalla Costituzione tedesca. Senza alcuna legittimazione democratica e al di fuori del controllo dei Parlamenti i paesi sovra-indebitati hanno scaricato dei rischi enormi sulla Germania. La Corte di giustizia è ora chiamata a far rispettare le leggi europee in merito alle competenze illegittimamente pretese dalla BCE e quindi a riportare questi giganti del potere finanziario sul terreno della democrazia. E' scandaloso che il governo federale appoggi il comportamento illegale della BCE.

La BCE nell'ambito del suo programma di acquisto titoli di stato dell'eurozona ha creato dal nulla, solo per questo scopo, enormi di quantità di denaro. Il volume complessivo del programma è superiore ai 2.5 trilioni di euro. In questo modo l'offerta complessiva di moneta della banca centrale è stata raddoppiata. Ciò nel lungo periodo puo' portare a un aumento dell'inflazione che la BCE non sarà piu' in grado di tenere sotto controllo in quanto la crescita della massa monetaria è di difficile inversione.

Sebbene la BCE acquisti titoli di stato di tutti i paesi dell'eurozona, il programma di acquisto è soprattutto un programma di assistenza finanziaria agli Stati sovraindebitati, in particolare Spagna, Francia e non da ultima l'Italia. I politici di questi paesi sono quindi incentivati a fare ulteriori debiti a spese di terzi. Grazie alla politica della BCE hanno avuto una riduzione degli oneri finanziari per somme miliardarie a 3 cifre, mentre ai risparmiatori tedeschi la politica dei tassi a zero è già costata piu' di 400 miliardi di euro.

Il finanziamento degli stati da parte delle banche centrali è illegale. Nel trattato di Maastricht è stato espressamente vietato al fine di garantire a tutti i paesi della zona euro finanze solide e per contrastarne il sovraindebitamento. In questo quadro, insieme ai criteri di stabilità, dovrebbero crearsi le condizioni per un sistema monetario stabile. Dopo la violazione dei criteri di stabilità da parte di numerosi paesi europei e da parte della Commissione europea, è ora arrivato il turno della BCE e della sua violazione del divieto di finanziare monetariamente il debito pubblico. La Corte di Giustizia deve fermare tutto cio'.

Il programma di acquisto titoli viola anche la sovranità del Bundestag in materia di bilancio: con gli acquisti di titoli di stato la BCE mette nel suo bilancio dei rischi esorbitanti e alla fine sarà il contribuente tedesco a dover sopportare la parte maggiore delle perdite derivanti. I rappresentanti politici tedeschi, tuttavia, sono stati di fatto eliminati dai processi decisionali pertinenti. Tutto cio' è incompatibile con il principio della democrazia. La Corte Costituzionale tedesca non solo condivide queste preoccupazioni ma ha espressamente dichiarato che il programma di acquisto puo' essere accettato solo se la Corte Europea attraverso una interpretazione dei trattati europei vincolante per la BCE, garantisce che non  ci sarà una responsabilità condivisa. Ora spetta alla Corte di Giustizia escludere che vi possa essere una garanzia comune.

Il governo tedesco ha presentato alla Corte di Giustizia una presa di posizione con la quale di fatto ostacola la Corte Costituzionale tedesca. Invece di sostenere la Corte Costituzionale, il governo tedesco ha scelto di difendere la BCE. Sarebbe invece compito del governo federale agire attivamente affinché gli organi europei non oltrepassino le loro competenze e non adottino misure che vanno a gravare sul bilancio federale senza la previa approvazione del Bundestag. Con la sua presa di posizione il governo federale rivela che nonostante tutte le dichiarazioni ufficiali non è interessato a contrastare efficacemente la politica di sovraindebitamento di alcuni stati dell'eurozona. Ancora una volta ci mostra che sta facendo l'opposto di cio' che era stato promesso agli elettori prima della fondazione dell'unione monetaria.