I tedeschi sempre piu' ipnotizzati dalla magia nera dello zero nero, lo Schwarze Null, con un Ministro delle Finanze che qualcuno ha ribattezzato Schäuble 2.0 e che di fatto sta perdendo un'occasione storica per la socialdemocrazia tedesca. Ne parla Paul Steinhardt su Makroskop.de
Olaf Scholz non può essere certo accusato di non far seguire le azioni alle parole. Non solo si è impegnato a proseguire con lo "Schwarze Null“, ma secondo quanto scrive Handelsblatt, da qui al 2022 vorrebbe ridurre anche gli investimenti pubblici per evitare di avere un deficit di bilancio.
Cio' è troppo anche per Handelsblatt e per questa ragione il giornalista ipotizza che tralasciare gli investimenti annunciati nell'accordo di coalizione in materia di "istruzione, ricerca, università e digitalizzazione, nel medio termine avrebbe delle conseguenze disastrose". Critica il fatto che "la nuova grande coalizione riprenda il lavoro esattamente laddove quella vecchia aveva terminato", proseguendo l'opera "di assottigliamento delle fondamenta su cui il finanziamento dello stato sociale si basa" (qui)
Non c'è alcun dubbio sul fatto che senza un massiccio aumento degli investimenti pubblici non è pensabile che in Germania lo "stock di capitale" possa crescere senza ulteriori contraccolpi per i lavoratori o per l'istruzione dei bambini, oppure per il reddito dei pensionati o sul livello della cura garantita ai malati e alle persone bisognose.
Non è pensabile - come invece rispondono all'ufficio stampa del Ministero delle Finanze - che "per la gestione dei cambiamenti strutturali di lungo periodo, come gli effetti del cambiamento demografico sul sistema pensionistico e sanitario" lo "schuldenbremse tedesco" possa essere considerato "una norma costituzionale ragionevole".
Quanto tutto cio' sia privo di senso, lo mostra il progetto di bilancio di Scholz. Se in Germania anche per i liberisti c'è una forte mancanza di investimenti pubblici ed è urgente una correzione per non mettere a rischio il futuro economico del paese, allora tali investimenti, zero nero o no, devono essere fatti. E nessuno dubita seriamente del fatto che questi investimenti possano essere realizzati - sono perfino raccomandati dal FMI e dalla BCE. Tali investimenti nei fatti sono impediti solo dalla credenza molto tedesca che il bilancio di uno stato sia soggetto alle stesse restrizioni che caratterizzano il bilancio di una famiglia o di un'impresa.
Come ho sostenuto altrove, questa convinzione deve essere finalmente riconsiderata come un mito, se vogliamo porre fine alla disastrosa politica economica della Germania.
Anche Handelsblatt crede a questo mito. Lo schwarze Null "non è un feticcio, piuttosto un succcesso", scrive il quotidiano economico. Chiunque in considerazione della crisi degli investimenti pubblici "stia chiedendo di indebitarsi di piu' per fare piu' investimenti", dovrebbe "rileggere con piu' attenzione Keynes", scrive l'autore con una certa convinzione.
Cosa ci sarebbe da fare allora, se hai letto Keynes e lo hai capito? Bene, in primo luogo, scrive Handelsblatt, ci si renderebbe conto che in un momento congiunturalmente buono come quello attuale non c'è bisogno di fare ulteriore deficit di bilancio ma c'è bisogno di una riorganizzazione: via dal consumo, verso gli investimenti.
"Perché già dal 2014 la spesa sociale ha mostrato una dinamica pericolosa. Al momento lo stato centrale destina piu' della metà delle sue uscite alla spesa sociale, la tendenza è crescente. Gli investimenti nello stesso periodo sono rimasti al massimo stabili".
Ecco di nuovo il mito della necessità di rinunciare ai consumi per fare investimenti. Ma se parliamo del settore privato, la presunta relazione non funziona. Chi ha letto Keynes, sa che ridurre il consumo significa ridurre la domanda complessiva. Ma le aziende, i cui prodotti saranno meno richiesti, non faranno investimenti ma cercheranno di aggiustare la loro capacità produttiva a una domanda piu' bassa. Quindi la proposta riduzione della spesa sociale servirà solo ad abbassare il PIL e ad aumentare la disoccupazione.
Uno sguardo ai saldi settoriali tedeschi è sufficiente per dimostrare empiricamente queste affermazioni. Come abbiamo già affermato, in Germania le imprese e le famiglie stanno risparmiando. Ma se gli squilibri del commercio estero sono dannosi per i nostri patner commerciali, l'eccedenza del settore privato logicamente avrà bisogno del deficit pubblico. Chi in questa situazione continua a parlare esclusivamente della sostenibilità del debito pubblico, mostra solo una cosa: con la storia della casalinga sveva oppure del rispettabile uomo d'affari di Amburgo ha preso un grosso abbaglio.
Quanto questa ideologia sia cieca lo mostra Jan Dams su Die Welt, il quale ha parole di elogio per Olaf Scholz, in quanto "avrebbe difeso i soldi dei contribuenti". Non ci sarebbe "capacità disponibile per costruire", scrive il giornalista, perché "in passato lo stato ha risparmiato molto". Non sembra pero' arrivare all'idea che lo stato potrebbe anche investire per aumentare la capacità disponibile per le costruzioni.
Ma cio' non aiuta. Quando si tratta della razionalità economica nell'interesse della maggioranza delle persone nella nostra comunità, ora come in futuro, non dobbiamo avere paura di dire e ripetere, se necessario: i deficit di bilancio pubblico sono il segno di una politica fiscale sana - mentre lo "Schwarze Null" causa dei gravi danni alla nostra comunità e a quella dei nostri vicini.