Un blog per raccontare in italiano il dibattito tedesco sulla crisi dell'euro e le nuove ambizioni di Berlino, ma anche per mostrare qualche aspetto meno conosciuto, ma non secondario, del grande miracolo economico tedesco. Traduco in italiano articoli di economia e politica pubblicati sulle principali testate online tedesche.
martedì 18 aprile 2023
La guerra in Ucraina, il riarmo tedesco e lo straordinario successo di Rheinmetall
venerdì 7 aprile 2023
Heiner Flassbeck - Le gravi responsabilità della BCE nel crollo del settore immobiliare tedesco
Il settore delle costruzioni in Germania sta crollando ad un ritmo superiore rispetto a quanto avvenuto negli anni della crisi finanziaria, il grande economista tedesco Heiner Flassbeck ci spiega cosa sta accadendo e quali sono le gravi responsabilità della politica restrittiva della BCE. Ne scrive Heiner Flassbeck su relevante-oekonomik.com/
Heiner Flassbeck |
L'Ufficio Federale di Statistica la scorsa settimana ha comunicato che i nuovi ordini (corretti per i prezzi) nel settore delle costruzioni nel gennaio 2023 sono stati di ben il 21% inferiori rispetto al livello dell'anno precedente (Figura 1). "L'ultima volta che si era registrato un calo maggiore ad inizio anno era stato nel gennaio 2009 (-21,8% rispetto al gennaio 2008)", ha dichiarato l'Ufficio di statistica. Da marzo dello scorso anno, la domanda totale nel settore edile è crollata del 24%.
Osservando le cifre (destagionalizzate) mese per mese, si nota che il crollo sta interessando tutti i settori nell'industria delle costruzioni. L'ingegneria civile (Figura 2), dominata dai contratti governativi, ha avuto una traiettoria ascendente fino al 2018, ha ristagnato in gran parte tra il 2019 e il 2022 e ora continua a scendere.
Figura 3 |
Figura 4 |
Questo aumento dei prezzi, anch'esso speculativo e caratterizzato da vari shock dell'offerta, già di per sé avrebbe rallentato l'industria delle costruzioni spingendo verso un graduale calo dell'attività edilizia, come già evidente nell'edilizia residenziale dalla fine del 2020. Ma il rapido crollo avvenuto a partire dalla primavera del 2022 non può essere spiegato solo dall'andamento dei costi di costruzione.
Figura 5 |
Figura 6 |
Il quadro della domanda nel settore delle costruzioni trova riscontro nel fatto che i prezzi degli immobili residenziali (Figure 5 e 6) nel quarto trimestre dell'anno scorso sono scesi del 3,6%, un calo significativo - su di una tale dimensione per la prima volta dal 2007, quando nel primo trimestre erano scesi del 3,8%. La situazione è quindi cambiata radicalmente e rapidamente, anche guardando a questo indicatore.
Inoltre, si può notare che sono soprattutto gli immobili residenziali esistenti e non quelli di nuova costruzione ad essere crollati a un ritmo molto sostenuto. Ciò è da associare ad una correzione dell'inflazione speculativa, da accogliere con favore. Questo sviluppo tuttavia - come lo scoppio di una bolla dei prezzi - rischia di frenare la propensione all'investimento: se i prezzi degli asset scendono, molti proprietari di case si sentiranno più poveri e più esitanti di prima nell'intraprendere una conversione ecologica della loro proprietà. Anche i potenziali acquirenti di immobili, per i quali il calo dei prezzi in realtà è un fatto positivo e lascia spazio al finanziamento di investimenti ecologicamente sensati negli immobili esistenti, potrebbero essere trattenuti: potrebbero infatti esitare prima di acquistare nella speranza che i prezzi scendano ulteriormente, oppure per il timore di acquistare un immobile il cui valore successivamente potrebbe ulteriorimente scendere mentre sono vincolati a dei tassi di interesse contrattualmente concordati e relativamente elevati.
Tra l'altro, già nel febbraio 2022, la BCE stava seriamente considerando (secondo Isabel Schnabel) la possibilità di tenere maggiormente in considerazione il prezzo degli immobili, cioè il prezzo di un asset, nelle decisioni di politica monetaria. Questa mossa è stata rilevante in quanto l'indice dei prezzi al consumo, il metro di misura della politica monetaria, riguarda essenzialmente i prezzi dei flussi, cioè dei beni che vengono consumati e utilizzati. Ad esempio, i prezzi delle azioni - anche i prezzi degli asset - non hanno alcun ruolo nel calcolo dell'indice dei prezzi al consumo. Nella misura in cui i prezzi degli immobili si ripercuotono sugli affitti (e sul costo delle abitazioni occupate dai proprietari), hanno sempre svolto e continuano a svolgere un ruolo nell'indice nazionale dei prezzi al consumo.
I costi degli alloggi occupati dai proprietari, tuttavia, non sono inclusi nell'indice armonizzato su cui si basa la BCE. E questa è stata ovviamente una spina nel fianco di Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della BCE: "Quando si tratta di chiedere se le condizioni della nostra forward guidance sono soddisfatte, il Presidente ha sempre chiarito che alla fine questa valutazione non è meccanicamente legata alle proiezioni, ma è un giudizio del Consiglio direttivo. E qui dovrebbero entrare in gioco i prezzi delle abitazioni".
Al momento, Isabel Schnabel non ha ancora dichiarato di voler prendere in considerazione, nella sua valutazione dell'attuale andamento dei prezzi, il calo dei prezzi degli immobili con la stessa serietà con cui teneva conto dello stesso aumento dei prezzi un anno fa. Ciò alimenta l'impressione che l'approccio basato sui dati, che la BCE recentemente ha enfatizzato con forza come base per le sue decisioni di politica monetaria, non venga fatto in maniera sistematica, ma piuttosto che i dati empirici siano a volte inclusi nella valutazione della situazione e a volte no, a seconda che sostengano la posizione "desiderata" del momento o piuttosto la contrastino.
Le responsabilità della politica monetaria
Se si guarda alla costellazione complessiva della domanda di abitazioni, dei costi di costruzione e dei prezzi delle case, non c'è dubbio che la politica monetaria sia in buona parte responsabile del crollo del settore delle costruzioni e del mercato immobiliare. Non è una novità: i tassi di interesse erano già aumentati nel 2005 e nel 2006, ponendo fine all'espansione dell'industria delle costruzioni, in particolare dell'edilizia residenziale, come si evince dalla Figura 7, in cui vengono riportati i nuovi ordini per l'edilizia residenziale nel principale settore delle costruzioni, affiancati al tasso di interesse di riferimento della BCE. Oggi, tuttavia, parliamo di una dimensione diversa del problema. Questa volta, i tassi di interesse sono saliti in pochissimo tempo partendo da zero perché la BCE ha ritenuto di dover combattere un aumento temporaneo dei prezzi, la cui origine era chiaramente da ricercare negli eventi globali.
Gli investitori i cui investimenti hanno un rendimento atteso inferiore rispetto al tasso d'interesse non hanno modo di sottrarsi alla pressione dei tassi d'interesse fissati per contratto o alla pressione di investire i propri fondi in titoli sicuri, invece che in progetti d'investimento nell'economia reale alquanto incerti. Questo vale sia per le imprese che per le famiglie. Le persone le cui aspettative di reddito non consentono di sostenere un tasso di interesse più elevato devono rinunciare all'acquisto o alla costruzione di una casa.
Questa correlazione si applica anche agli investimenti industriali piu' in generale. Gli ordini interni ricevuti dai produttori di beni strumentali si sono indeboliti a partire dall'estate del 2021 e sono in netto calo dal primo trimestre del 2022 (Figura 8).
Per comprendere il grave pericolo che ciò rappresenta se combinato con l'attuale politica monetaria, è necessario considerare l'andamento precedente: la leggera ripresa che in Germania la domanda interna di beni di investimento aveva avuto dopo la crisi dell'euro, durata fino al 2018, si era già conclusa prima della pandemia - la domanda di investimenti inizialmente ha ristagnato ed è poi scesa per tutto il 2019. A partire da marzo 2020 è crollata a causa della pandemia, per poi risalire ai livelli di inizio anno. Nella prima metà del 2021 si era registrata una ripresa, tanto che la domanda di investimenti ha raggiunto un livello che proseguiva la fase ascendente durata almeno fino al 2018. Ma poi la situazione è precipitata di nuovo. La guerra in Ucraina, con tutte le sue conseguenze sul settore energetico, e le grandi incertezze innescate hanno fatto crollare nuovamente la disponibilità a investire.
E nel bel mezzo di questa fase di debolezza, la politica monetaria europea è passata ad una fase fortemente restrittiva. La differenza con l'andamento degli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria è notevole: allora, l'aumento dei tassi d'interesse, più lento e meno esteso, era stato preceduto da una ripresa degli investimenti durata due anni, protrattasi anche durante il rialzo dei tassi d'interesse, prima che la crisi finanziaria la interrompesse bruscamente, così come il rialzo dei tassi d'interesse. Prima dell'inizio dell'attuale inasprimento della politica monetaria, invece, in Germania non si era registrata alcuna ripresa degli investimenti, al massimo una faticosa ripresa della domanda di investimenti avvenuta dopo lo shock pandemico, che lo shock della guerra in Ucraina però aveva prontamente ucciso.
La politica monetaria della BCE tuttavia non può essere guidata solo dalla costellazione economica del suo membro piu' grande. Qual è dunque la situazione della domanda di investimenti nell'Unione Monetaria Europea nel suo complesso? Purtroppo l'indicatore "nuovi ordini" a livello di statistiche europee non esiste. Dobbiamo quindi accontentarci delle statistiche sulla produzione. Tuttavia, quest'ultima non sempre corre parallela in termini temporali rispetto ai nuovi ordini.
Negli ultimi tre anni, in particolare, non è stato possibile evadere tempestivamente gli ordini a causa della pandemia e dei colli di bottiglia legati alla guerra. A tale proposito, il crollo della domanda verso la situazione estrema attuale, ancora non si è riflettuto sulla produzione, come dimostra l'esempio dell'attività edilizia (Figura 9).
Politica macro o politica strutturale
Ogni medico, prima di intraprenderla, deve considerare gli effetti collaterali della terapia proposta. Operazione riuscita, paziente morto: non è un concetto sensato. La BCE rischia di infilarsi in un vicolo cieco da cui difficilmente riuscirà a venirne fuori. Immaginiamo che le attuali tensioni internazionali portino a ulteriori strozzature dell'offerta, compresa la corrispondente speculazione sui mercati delle materie prime, tali da fare in modo che l'aumento dei prezzi riprenda velocità. La BCE in quel caso continuerebbe il suo percorso e addirittura lo inasprirebbe? Dovrebbe farlo se non vuole perdere la faccia rispetto alle sue precedenti motivazioni politiche. Il risultato per l'economia reale sarebbe però disastroso, perché una forte recessione sarebbe a quel punto inevitabile in tutta Europa. Se la BCE se ne rendesse conto, dovrebbe prendere la strada opposta. Ma come potrebbe giustificare questa scelta?
Resta il fatto che chi non considera in modo differenziato le cause dell'andamento dei prezzi e non reagisce ad esse in maniera differenziata, ma ritiene tutti i settori ugualmente responsabili per gli shock imprevedibili, sta applicando il metodo della mazza di legno sul livello dei tassi di interesse, oltre a distruggere la volontà di affrontare gli investimenti in capitale fisso.
Non è forse questo il cambiamento strutturale che si voleva ottenere?
Non dobbiamo forse ridimensionare alcune attività economiche, come continuano a dirci, se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi climatici? Sì, probabilmente è così. Ma se è il risultato di una politica monetaria sbagliata e avviene mediante uno shock, avrà esattamente l'effetto opposto. Poiché sempre più persone avranno paura per il proprio posto di lavoro, e diventerà sempre più difficile per i politici chiedere la disponibilità a impegnarsi nel cambiamento strutturale necessario per raggiungere gli obiettivi climatici.
Il necessario cambiamento strutturale deve essere guidato dai giusti segnali di prezzo, ma non può essere il prodotto accidentale di una medicina di politica monetaria i cui effetti collaterali sono peggiori della malattia stessa. Il cambiamento strutturale guidato dai prezzi, come abbiamo descritto qui recentemente, deve essere affiancato da una redistribuzione in favore degli strati più poveri della popolazione, perché altrimenti lo Stato non ha la legittimità per attuare i suoi obiettivi. Ma deve anche essere accompagnata da una politica macroeconomica che faccia della piena occupazione il suo obiettivo primario e che, in questo modo, riesca a contenere il giustificato timore nei confronti del cambiamento strutturale in modo da riuscire ad ottenere la maggioranza necessaria per poter applicare questa politica nel quadro di una democrazia.
giovedì 6 aprile 2023
Deregolamentazione, flessibilizzazione e liberalizzazione, cosi' Bruxelles ha imposto il nuovo corso neoliberista ai lavoratori della periferia
mercoledì 5 aprile 2023
Seymour Hersh - Depistaggio e insabbiamento da parte dei servizi segreti americani per coprire i veri responsabili dell'attacco a Nord Stream 2
Secondo il grande giornalista americano Seymour Hersh sarebbe in corso una manovra dei servizi segreti americani per imboccare i media occidentali e coprire i veri responsabili degli attacchi al gasdotto Nord Stream 2. Le rivelazioni di Seymour Hersh rilanciate dalle Nachdenseiten
Poco dopo la pubblicazione delle rivelazioni di Seymour Hersh sul sabotaggio di Nord Stream, il New York Times ha lanciato la sua versione della storia degli attachi che i media tedeschi hanno prontamente rilanciato. Ora non si parla più della versione di Hersh, ma del gruppo privato filo-ucraino che sarebbe partito per Bornholm su una barca a vela. Per Hersh, si tratta di un'evidente manovra di depistaggio per coprire l'operazione statunitense.
L'insabbiamento"
di Seymour Hersh
Sei settimane fa ho pubblicato un rapporto che indicava il Presidente Joe Biden come colui che aveva ordinato la misteriosa distruzione del Nord Stream 2 - un nuovo gasdotto da 11 miliardi di dollari progettato per raddoppiare il volume di gas naturale importato dalla Russia verso la Germania. La storia ha avuto molto seguito in Germania e in Europa occidentale, ma è stata messa a tacere dai media statunitensi. Due settimane fa, le agenzie di intelligence statunitensi e tedesche hanno ulteriormente tentato di oscurare la mia storia fornendo false notizie al New York Times e al settimanale tedesco Die Zeit. Questo per cercare di mascherare la notizia secondo cui Biden e gli agenti statunitensi si erano resi responsabili della distruzione del gasdotto.
Gli addetti stampa della Casa Bianca e della CIA hanno negato categoricamente che l'America potesse essere responsabile dell'esplosione degli oleodotti e con queste smentite pro-forma l'organo di stampa della Casa Bianca si è mostrato soddisfatto. Non risulta che uno solo dei giornalisti accreditati in loco abbia chiesto al portavoce dell'amministrazione se Biden avesse fatto ciò che qualsiasi capo di Stato serio avrebbe fatto: affidare ufficialmente ai servizi segreti americani il compito di condurre un'indagine approfondita, utilizzando tutte le proprie risorse, per scoprire chi ha commesso il crimine nel Mar Baltico. Secondo un informatore negli ambienti dell'intelligence, il presidente non l'ha ancora fatto e non intende farlo. Perché no? Perché conosce già la risposta.
Sarah Miller - esperta di energia e redattrice presso Energy Intelligence, una società che pubblica importanti riviste specializzate - in un'intervista
mi ha spiegato perché la storia del gasdotto ha fatto notizia in Germania e nell'Europa occidentale: "L'esplosione dei gasdotti Nord Stream a settembre ha portato a un ulteriore aumento del prezzo del gas naturale, che era già almeno sei volte il livello pre-crisi", ha detto. "Nord Stream è stato fatto saltare a fine settembre. Un mese dopo, in ottobre, il prezzo del gas in Germania ha raggiunto un picco dieci volte superiore ai livelli pre-crisi.
I prezzi dell'elettricità sono aumentati in tutta Europa e i governi hanno speso fino a 800 miliardi di euro, secondo alcune stime, per proteggere le famiglie e le imprese dagli effetti dell'aumento. I prezzi del gas, che hanno riflettuto l'inverno mite in Europa, ora sono scesi a circa un quarto del picco di ottobre, ma sono ancora tra il doppio e il triplo dei livelli pre-crisi e più di tre volte i prezzi attuali degli Stati Uniti. Nell'ultimo anno, i produttori tedeschi e di altri Paesi europei hanno chiuso i loro processi a maggior consumo di energia, come la produzione di fertilizzanti e di vetro, e non è chiaro quando, se mai accadrà, queste attività saranno riaperte. L'Europa si sta affannando ad aggiungere capacità solare ed eolica, ma quessto potrebbe arrivare troppo tardi per salvare gran parte dell'industria tedesca". (Miller scrive un blog su Medium).
All'inizio di marzo, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ricevuto a Washington il Cancelliere tedesco Olaf Scholz. L'agenda prevedeva due appuntamenti pubblici: un breve e formale scambio di convenevoli davanti alla stampa della Casa Bianca, dove non sono state ammesse domande, e un'intervista alla CNN con Scholz in cui le accuse relative all'oleodotto sono state omesse. Il Cancelliere quindi è volato a Washington senza essere accompagnato dalla stampa tedesca, senza che fosse prevista una cena ufficiale o una conferenza stampa, come avviene di solito per incontri così importanti.
Invece, in seguito è stato riferito che la conversazione tra Biden e Scholz è durata 80 minuti, la maggior parte dei quali trascorsi tra di loro. In seguito, nessuno dei due governi ha rilasciato una dichiarazione o uno scritto, ma mi è stato riferito da una persona che ha accesso agli ambienti diplomatici che la conversazione ha riguardato anche la storia delle rivelazioni in merito agli attacchi agli oleodotti. Di conseguenza, ad alcuni attori della CIA è stato chiesto di collaborare con l'intelligence tedesca per preparare una storia di copertura che avrebbe fornito alla stampa statunitense e tedesca una versione alternativa della distruzione di Nord Stream 2. Secondo le parole della comunità di intelligence, la CIA avrebbe avuto il compito di cercare di dissipare l'ipotesi secondo la quale Biden aveva ordinato la distruzione dei gasdotti.
A questo punto si deve aggiungere che il Cancelliere Scholz - se ne fosse a conoscenza o meno prima della distruzione del gasdotto, la questione è ancora aperta - è stato chiaramente complice, fin dall'autunno, dell'insabbiamento dell'operazione nel Mar Baltico da parte dell'amministrazione Biden, sostenendo questa azione.
La CIA ha fatto il suo lavoro e con l'aiuto dell'intelligence tedesca ha messo insieme una storia su un'operazione spontanea e non ufficiale per distruggere gli oleodotti e le ha diffuse nei media. La bufala è culminata in un articolo del New York Times del 7 marzo che citava un funzionario americano anonimo. Il 7 marzo il New York Times, infatti, ha pubblicato un articolo che citava un funzionario americano anonimo, in cui si affermava che "nuove informazioni suggeriscono" che un "gruppo filo-ucraino" potrebbe essere coinvolto nella distruzione dell'oleodotto; lo stesso giorno un articolo dell'edizione online di Die Zeit, il settimanale più letto in Germania, affermava che gli investigatori tedeschi avevano rintracciato una barca a vela di lusso presa a noleggio, partita dal porto tedesco di Rostock il 6 settembre e diretta all'isola di Bornholm, al largo della Danimarca. L'isola si trova a pochi chilometri dall'area in cui sono stati distrutti gli oleodotti il 26 settembre.
Lo yacht sarebbe stato noleggiato da proprietari ucraini, e l'equipaggio sarebbe stato composto da un gruppo di sei persone: un capitano, due sommozzatori, due assistenti subacquei e un medico. I passaporti falsi hanno avuto un ruolo importante. (Holger Stark, l'autore del servizio di Zeit, mi ha detto, dopo la pubblicazione del suo articolo, di aver seguito per mesi l'indagine penale sullo yacht e la sua posizione e che lui e il giornale hanno deciso di pubblicare rapidamente ciò che già sapevano quando sono venuti a conoscenza del servizio del New York Times. Non aveva avuto contatti con i servizi segreti tedeschi).
Entrambi i rapporti hanno chiarito che c'era, come ha detto il Times, "ancora molto che non si sapeva". Le nuove informazioni, tuttavia, avrebbero reso i funzionari governativi "ottimisti" sulla possibilità di identificare i responsabili. Secondo diversi alti funzionari di Washington e della Germania, tuttavia, ci vorrà del tempo. Il messaggio quindi è il seguente: la stampa e l'opinione pubblica dovrebbero smettere di fare domande e lasciare che gli investigatori vadano al fondo della questione indisturbati. Cosa che però non sarebbe mai accaduta. Il giornalista di lungo corso Stark, che dirige l'unità di ricerca investigativa di Die Zeit, si è spinto oltre, osservando che alcuni "nell'intelligence internazionale" non escludevano che la storia dello yacht fosse solo "un'operazione di false flag". E in effetti lo era.
"Si trattava di una frottola dell'intelligence americana che è stata trasmessa ai tedeschi e che aveva lo scopo di screditare la vostra storia", mi ha detto un informatore negli ambienti dell'intelligence americana. Gli esperti di disinformazione della CIA sanno bene che uno stratagemma propagandistico funziona solo quando incontra il desiderio disperato di una storia che possa sopprimere o sostituire una verità non desiderata. E la verità, in questo caso, è che il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden avrebbe autorizzato la distruzione degli oleodotti e potrebbe avere problemi a fare luce su questo fatto proprio nel momento in cui la Germania e i suoi vicini dell'Europa occidentale stanno soffrendo per la chiusura delle aziende a causa degli alti costi dell'energia.
Ironia della sorte, la prova schiacciante della debolezza del racconto del New York Times è venuta da uno dei tre giornalisti del Times indicati come autori della storia. Pochi giorni dopo la pubblicazione dell'articolo, infatti, il giornalista Julian Barnes è stato intervistato nel popolare podcast del Times:
Intervistatore: Chi è stato esattamente il responsabile di questo attacco? E come avete fatto lei e i suoi colleghi a scoprirlo?
Giornalista: Beh, durante gran parte della ricerca non abbiamo necessariamente fatto le domande giuste.
Intervistatore: Hmm. E quali erano le domande giuste?
Reporter: Beh, logicamente ci siamo concentrati prima sugli Stati.
Intervistatore: Hmm.
Reporter: Abbiamo analizzato alcuni Paesi: è stata la Russia? C'era dietro lo Stato ucraino? Siamo finiti in un vicolo cieco dopo l'altro. E non abbiamo trovato nessuno che ci dicesse che c'erano prove credibili che indicavano un governo. Così i miei colleghi Adam Entous, Adam Goldman e io abbiamo iniziato a porci diverse domande. Potrebbe trattarsi dell'azione di un attore non legato ad uno Stato? Potrebbe essere stato compiuto da un gruppo che non lavora per un governo?
Intervistatore: Una sorta di sabotatori freelance. Dove vi ha portato questa nuova linea di indagine?
Reporter: Per prima cosa ci siamo chiesti: chi potrebbero essere questi sabotatori? O con chi potrebbero essere in combutta? Potrebbero essere sabotatori filorussi? O altri sabotatori? E più ne parlavamo con funzionari che avevano accesso alle informazioni di intelligence, più questa teoria prendeva piede.
Il mio primo sospetto che potessero essere sabotatori filorussi si è rivelato sbagliato. Siamo giunti alla conclusione che molto probabilmente si trattava di un gruppo filo-ucraino.
Intervistatore: Quindi un gruppo di persone ha fatto questo lavoro per l'Ucraina? Come siete arrivati a questa conclusione?
Reporter: Per essere chiari, non ne sappiamo quasi nulla. Questo gruppo rimane misterioso. E rimane un mistero anche per i funzionari del governo americano con cui abbiamo parlato. Tutto ciò che sanno è che le persone coinvolte sono ucraine, russe o un misto. Sanno che non hanno nulla a che fare con il governo ucraino. Ma sanno anche che sono anti-Putin e pro-Ucraina.
Intervistatore: Quindi, dopo tutte queste ricerche, avete scoperto che i colpevoli sono un gruppo di persone che vogliono la stessa cosa dell'Ucraina, ma non sono ufficialmente collegate al governo ucraino. Mi interesserebbe sapere quanto è sicuro di questo?
Reporter: Beh, i servizi segreti al momento dicono che non sono collegati al governo ucraino. E anche se i funzionari ci dicono che il presidente ucraino e i suoi principali consiglieri non sono collegati, non possiamo comunque essere sicuri che sia vero o che qualcun altro non ne sia a conoscenza.
Dunque i giornalisti del Times a Washington dipendono da funzionari della Casa Bianca "che hanno accesso a informazioni riservate". Ma le informazioni che hanno ricevuto provenivano originariamente da un gruppo di esperti in manovre di insabbiamento e propaganda della CIA, la cui missione era proprio quella di fornire ai giornali una storia diversiva - e di proteggere un Presidente che aveva preso una decisione poco saggia e che ora sta mentendo al riguardo.
martedì 4 aprile 2023
Wolfgang Streeck - Germans to the front! (parte seconda)
"Nel complesso, dopo le elezioni americane di metà mandato, sembra esserci stato uno sforzo congiunto da parte degli Stati Uniti e della NATO per portare la Germania nella guerra...una Germania che negli episodi del Nord Stream e del Leopard 2 è stata sufficientemente umiliata in maniera pubblica da aver capito che, se non vuole essere messa alle strette dagli Stati Uniti, deve essere pronta a guidare l'Europa per suo conto" scrive il grande intellettuale tedesco Wolfgang Streeck. Per Streeck potrebbe essere proprio la Germania, sotto la pressione americana, a prendere la leadership nella guerra in Ucraina. Ne scrive Wolfgang Streeck su Makroskop.de
La leadership tedesca ovvero il nuovo desiderio di eroismo
Per la coalizione di governo tedesca, ma anche per l'amministrazione Biden, una questione cruciale in merito all'assegnazione alla Germania della leadership è se il pacifismo postbellico del Paese è ancora abbastanza forte da ostacolarla. Forse non è più così. L'abolizione del servizio di leva sembra aver reso più facile - non diversamente dagli Stati Uniti - considerare le guerre come un mezzo appropriato al servizio del bene: a differenza di quanto accade in Ucraina, in Germania i figli, gli amici, i mariti non corrono il rischio di dover partire per la guerra.
In gran parte delle giovani generazioni, c'è un idealismo morale che copre il crudo materialismo dell'uccidere e del morire. All'interno e intorno ai Verdi tedeschi, dall'inizio della guerra è emersa una sorta di nuova voglia di eroismo in una generazione che fino a poco tempo fa era considerata decisamente post-eroica. Non ci sono più i genitori, e nemmeno i nonni che possono raccontare in prima persona la vita e la morte in trincea. Si sogna apparentemente un tipo di guerra sterilizzata, rigorosamente secondo la Convenzione dell'Aia, almeno da parte nostra: non più una questione di guerra e di pace, ma di colpa e di espiazione, con l'obiettivo finale, che vale centinaia di migliaia di vite, di mettere Putin sotto processo.
Forse sono in gioco anche fattori specificamente tedeschi. Nella generazione verde, più che altrove in Europa, il nazionalismo come fonte di integrazione sociale è stato sostituito da un manicheismo pervasivo che divide il mondo, sia tra i Paesi che al loro interno, in due campi: il bene e il male. È giunto il momento di esaminare e comprendere questo cambiamento nello Zeitgeist tedesco, apparentemente avvenuto in modo insidioso e in gran parte inosservato. Le sue implicazioni politiche potrebbero includere il fatto che, diversamente da un mondo di nazioni, non ci può essere una pace basata su un equilibrio di forze e interessi, bensì una lotta senza quartiere contro le forze del male, definite sommariamente "fascismo", essenzialmente le stesse a livello internazionale e nazionale.
La somiglianza con le idee politiche americane è inconfondibile, sia con i neocon che con i democratici idealisti, incarnati ad esempio da Hilary Clinton. A sinistra dello spettro politico tedesco, la sindrome sembra essere particolarmente pronunciata, laddove in passato sarebbe stata la base naturale di un movimento contro la guerra e per la pace o almeno per il cessate il fuoco. Oggi, invece, nemmeno la Linke si è sentita in grado di appoggiare la manifestazione per la pace organizzata da Sahra Wagenknecht e Alice Schwarzer il 25 febbraio scorso, anche a rischio di spaccare il partito cessandone l'esistenza in quanto forza politica.
Nel dopoguerra, inoltre, i tedeschi hanno avuto a lungo la tendenza ad ascoltare con simpatia i non tedeschi che imputavano loro presunti deficit morali collettivi e chiedevano loro, in una forma o nell'altra, una certa umiltà. Non c'è altra spiegazione per la straordinaria popolarità del già citato ambasciatore ucraino in Germania, Andrey Melnyk, fan sfegatato del terrorista, collaborazionista nazista e criminale di guerra Stepan Bandera e del suo collega alla guida dei nazionalisti ucraini nel periodo tra le due guerre e sotto l'occupazione tedesca, anch'egli di nome Andrey Melnyk. Su Twitter, Melnyk ha incessantemente rimproverato i politici tedeschi, dal presidente tedesco Steinmeier in giù, di non essersi sufficientemente schierati con l'Ucraina, con un linguaggio che avrebbe portato alla revoca del suo accreditamento in qualsiasi altro Paese. Non passava una settimana senza che Melnyk venisse invitato a uno dei regolari talk show televisivi in cui accusava ripetutamente i politici tedeschi di una cospirazione genocida con la Russia contro il popolo ucraino.
Anche dopo l'ascesa alla carica di viceministro degli Esteri del suo Paese nell'autunno del 2022, Melnyk ha continuato a svolgere un ruolo di primo piano nel dibattito tedesco sugli obblighi del Paese nei confronti dell'Ucraina. Ad esempio, in riferimento a un articolo della Süddeutsche Zeitung in cui Jürgen Habermas, troppo misurato e tardivo agli occhi di molti, aveva sostenuto la necessità di un cessate il fuoco in Ucraina per consentire i negoziati di pace ha twittato:
"Che anche Jürgen Habermas sia così sfacciatamente al servizio di Putin mi lascia senza parole. È una vergogna per la filosofia tedesca. Immanuel Kant e Georg Friedrich Hegel si rivolterebbero nella tomba dalla vergogna".
(Un altro esempio del tono della discussione pubblica tedesca è il tweet di un giovane, alquanto mediocre, probabilmente impegnato in un tour finalizzato al marketing, il cosiddetto commediante Sebastian Bielendorfer: "Sahra Wagenknecht è semplicemente il guscio vuoto di un ammasso di cellule intellettualmente e umanamente completamente degenerato. Non dovrebbe essere invitata ai talk show, dovrebbe essere curata". Un giorno dopo: "Twitter ha cancellato il tweet. Deplorevole. La verità rimane").
Nel complesso, dopo le elezioni americane di metà mandato, sembra esserci stato uno sforzo congiunto da parte degli Stati Uniti e della NATO per portare la Germania nella guerra, facendolo in modo sempre più esteso e attivo. Altri Paesi europei nell'ultimo anno hanno imparato a mandare avanti la Germania in modo da poter restare loro stessi ai margini (Paesi Bassi) oppure per poter perseguire i propri interessi con maggiori possibilità di successo (Polonia e Paesi baltici). La Germania, a sua volta, stanca di essere spinta in avanti da altri, potrebbe essere sempre più propensa a spingere in avanti se stessa. Già nel 2022, i principali rappresentanti della socialdemocrazia, tra cui il nuovo leader del partito Lars Klingbeil, parlavano apertamente del fatto che la Germania dovesse assumere un ruolo di leadership in Europa e che fosse pronta a farlo.
È importante notare che in questo contesto la Francia non viene più menzionata. Dopo aver finto per troppo tempo di non essere coinvolta, la Francia ora potrebbe essere sempre più trattata come tale da una Germania messa alle strette. Il possibile ruolo che la Germania potrebbe assumere in questo processo sarebbe quello di un subappaltatore politico e militare privilegiato degli Stati Uniti - una Germania che negli episodi del Nord Stream e del Leopard 2 è stata sufficientemente umiliata in maniera pubblica da aver capito che, se non vuole essere messa alle strette dagli Stati Uniti, deve essere pronta a guidare l'Europa per suo conto. In questo ruolo, la Germania però riceverebbe gli ordini da Washington attraverso Bruxelles, intendendo con Bruxelles non l'UE ma la NATO, una catena di comando emergente visualizzata dalla disposizione dei posti alle conferenze di Ramstein, con Stati Uniti, Ucraina e Germania in testa. In tale funzione evolutiva, la Germania però avrebbe il compito di racimolare e pagare le armi che le forze ucraine ritengono necessarie per la vittoria finale - con il rischio, qualora questa non si concretizzi, di essere ritenuta colpevole, al posto degli Stati Uniti, di incompetenza, vigliaccheria, avarizia e, naturalmente, simpatia per il nemico.
Col tempo, la partecipazione indiretta della Germania alla guerra potrebbe diventare sempre più diretta e svilupparsi in modo simile al suo ruolo di fornitore di armi. Già oggi un numero considerevole di soldati ucraini viene addestrato in Germania, nelle basi americane ma sempre più anche in quelle della Bundeswehr, e non pochi tedeschi, per lo più di destra, combattono nelle legioni internazionali con l'esercito ucraino. Presto i Leopard, una volta arrivati sul campo di battaglia, dovranno essere revisionati e riparati, il che potrebbe richiedere il loro ritorno in Germania. Rheinmetall ha annunciato che aprirà in Ucraina una fabbrica per costruire circa 400 carri armati Leopard all'anno, apparentemente partendo dal presupposto che la guerra durerà abbastanza a lungo da permettere ai carri armati prodotti in Ucraina di essere messi in servizio per i propri scopi e rendere la fabbrica redditizia. Naturalmente, la fabbrica dovrà essere protetta da difese aeree - preferibilmente, presumibilmente, da squadre tedesche esperte. Per quanto riguarda i velivoli da combattimento, la cosa più sicura è che siano posizionati lontano dai campi di battaglia, magari in Renania, dove esistono già le strutture necessarie per la loro manutenzione. Gli esperti di diritto internazionale discuteranno se tale supporto renda o meno un Paese belligerante, ma alla fine sarà la Cina, e non un tribunale, a decidere quali azioni la Russia potrà intraprendere in risposta.
Per l'Unità dell'Occidente
La visita a sorpresa di Scholz a Washington il 4 marzo, durante la quale nessuna delle due parti ha rivelato informazioni su ciò che è stato discusso in privato durante gli ottanta minuti di colloquio con Biden, potrebbe essere servita a Biden per dare una lezione a Scholz e spiegargli cosa ci si aspetta dalla Germania se vuole essere un alleato affidabile dell'Occidente, dal punto di vista politico, materiale e militare. Questo poteva anche essere il momento per ancorare il governo tedesco alla "narrazione" che i servizi segreti americani hanno sviluppato per contrastare il Rapporto Hersh. Ai tedeschi potrebbe essere stato detto che questo è il risultato preliminare ufficiale della loro indagine, con l'obiettivo di sottoporli a un altro test quia-absurdum per scoprire quanto sono disposti ad accettare per il bene dell'unità dell'"Occidente".
Forse si è parlato anche di cosa fare quando non si potrà più nascondere la saggezza alquanto banale espressa da tutti gli esperti militari, vale a dire che una guerra di terra può essere vinta solo sul terreno. Al più tardi, allora, si dovrà affrontare la questione di come rimpiazzare i molti soldati ucraini morti, feriti o che hanno disertato. Forse è arrivata l'ora di un "esercito europeo", addestrato dalla Bundeswehr ed equipaggiato a spese dei tedeschi con prodotti di qualità di Rheinmetall e altri? Seguendo il modello del primo esercito europeo, le legioni romane multinazionali, le truppe potrebbero essere reclutate come volontari nei Paesi dell'Europa dell'Est o tra i potenziali immigrati di altri Paesi, ai quali verrebbe concessa la cittadinanza europea dopo il servizio. I comandanti sul campo di battaglia, essenziali anche nell'era dell'intelligenza artificiale, potrebbero avere due passaporti, il loro primo e un altro ucraino rilasciato di recente. Poiché gli ucraini, secondo la von der Leyen, stanno dando la loro vita per i nostri "valori", la Germania non sarebbe costretta a reintrodurre il servizio militare obbligatorio, rischiando così di perdere il sostegno popolare per la sua partecipazione alla guerra. D'altra parte, non si sa mai, soprattutto in tempo di guerra.
C'è naturalmente un'altra strada percorribile che vede la Germania come franchisee europeo degli Stati Uniti. Le richieste sempre più pressanti e incessanti del governo ucraino di avere un numero sempre maggiore di armi sembrano aver portato a una certa esasperazione da parte degli americani nei confronti del loro alleato ucraino. Soprattutto perché la volontà del Congresso di continuare a finanziare la guerra sta diminuendo. Sullo sfondo, potrebbe esserci anche il ricordo della richiesta pubblica del Presidente Selenskiy di avviare una rappresaglia nucleare da parte degli Stati Uniti per un presunto missile russo atterrato sul suolo polacco, che poi si è rivelato essere un missile ucraino errante. A ciò si aggiunge la richiesta pubblica di bombe a grappolo che potrebbe essere scaturita dalla momentanea esuberanza per il successo del Leopard 2. Il fatto che il resoconto alternativo della distruzione dei gasdotti Nord Stream, apparentemente fabbricato dall'intelligence americana, contenga un riferimento all'Ucraina può essere interpretato come un segnale di avvertimento al governo di Kiev.
Ritirandosi dal comando operativo della guerra in Ucraina e consegnandolo alla Germania, gli Stati Uniti potrebbero risparmiarsi l'imbarazzo di dover dire a Kiev che il sostegno occidentale ai suoi obiettivi bellici più ambiziosi non è illimitato. La Germania, da parte sua, potrebbe provare a fare quello che a volte fanno gli agenti quando il loro capo non può controllare nel dettaglio come svolgere la propria missione. Se la Germania assumesse la guida europea della NATO su richiesta degli Stati Uniti, potrebbe trovarsi nella posizione di resistere ai tentativi ucraini di trascinarla sempre piu' a fondo nella guerra e di cercare qualcosa di simile a un accordo sulla falsariga degli accordi di Minsk, oltre al semplice congelamento del conflitto. Aiutando gli Stati Uniti a liquidare in maniera parziale la loro posizione in Ucraina, potrebbero fare loro un favore e riaccendere una bella amicizia.
Se la Germania sarà effettivamente in grado di farlo dipenderà non da ultimo anche dalla capacità di raffreddare il nuovo entusiasmo per la guerra che coinvolge soprattutto la parte verde dell'opinione pubblica tedesca. Baerbock e i suoi sostenitori denunceranno come tradimento e disprezzo per la volontà del popolo ucraino tutto ciò che non porterà a un cambio di regime a Mosca. Resta da vedere se gli spiriti che sono stati evocati per provocare l'inversione di tendenza potranno essere eliminati nel breve termine. La retorica del primo anno di guerra potrebbe aver escluso per un certo periodo di tempo qualsiasi tentativo di pacificazione che esclude una vittoria totale, il che nel breve termine renderebbe impossibile porre fine al massacro, anche se gli Stati Uniti perdessero interesse in tal senso.
Inoltre, facendo saltare i gasdotti, la Germania probabilmente è stata deliberatamente privata dell'opportunità di offrire alla Russia la ripresa delle forniture di gas in cambio della sua partecipazione a qualcosa di simile a un processo di pace - per non parlare della vasta gamma di sanzioni economiche definite dagli Stati Uniti.
Durante la rivolta dei Boxer nel 1900, la Forza di spedizione europea, guidata da Sir Edward Hobart Seymour, ammiraglio della Royal Navy, era in viaggio da Tientsin a Pechino. Poco prima di raggiungere la destinazione, incontrò una forte resistenza cinese. Nel momento del bisogno, l'ammiraglio Seymour diede l'ordine al comandante del contingente tedesco, il capitano von Usedom: "The Germans to the front!". La tradizione militare tedesca con orgoglio considera questo episodio come un momento di supremo riconoscimento internazionale dell'abilità militare tedesca. A volte la storia si ripete.